domenica 20 ottobre 2024

Servo per amore

Isaia 53,10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

 
Come definire Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, se non due discepoli che stanno prendendo una grossa cantonata. Non sappiamo neppure quanto fossero coscienti della loro richiesta, e delle ricadute.
Da un lato se la loro preoccupazione era rispetto a un regno di questo mondo, restano spiazzati dalle parole di Gesù che in modo sorprendente da concretezza a ciò che vivrà nella passione.
Dall'altro se il regno è quello del cielo, quello futuro, ancora peggio, la risposta di Gesù ribalta ogni aspettativa e ogni ordine di grandezza, il primo l'ultimo è lui.
Forse Giacomo e Giovanni erano completamente fuori strada oppure erano talmente consapevoli del regno di Dio al punto di preoccuparsi del futuro, di quella eternità (che magari chiamiamo paradiso) di cui speravano di farne parte.
Ma l’invito che Gesù fa è di spostare ogni nostra preoccupazione: dalla gloria di un giorno futuro al servizio di oggi, dall’essere primi in paradiso al servire gli ultimi oggi.
Ma perché questi pensieri?
Forse perché il il gruppo sta andando a Gerusalemme e la situazione, il clima si sta scaldando, i rapporti con i sacerdoti, scribi e farisei si erano inaspriti; la gente che lo seguiva ora a volte non c'è più ... la visuale diventa più complessa.
Marco utilizza una rilettura di ciò che accadrà nella passione e lo immerge, anticipando il contenuto in questo salire a Gerusalemme. Certamente il senso di provvisorie è transizione, come anche la drammaticità del momento ritorna per la terza volta nel parlare di Gesù. È in questo contesto che possiamo collocare le singole esperienze umane, sentimenti e reazioni, come anche lo sguardo nuovo che Gesù vuole insegnare, allora ma anche oggi.
Cosa insegna Gesù?
È evidente, esprimere con le scelte della vita la propria vocazione a seguire il maestro nella via che egli stesso ha tracciata: il servire; farsi diacono:
1) essenziale è una vita che si dona, il donare da senso alla vita;
2) non il potere per il potere, ma l'obbedienza, cioè fare la volontà del Padre;
3) essere servizio tiene legati strettamente a Gesù, ci fa prendere la sua forma.
Il servire è lo stile nuovo che deve esprimere la Chiesa è la vita delle Comunità cristiane.
Ecco perché nella Chiesa il servizio è espressione di amore e cura delle relazioni e non fa affidamento a un sistema a una istituzione, ecco perché non può esistere una Chiesa clericale o Tradizionalista, vanitosa (pizzi e merletti) e ostentativa (manifestazioni di forza). La gerarchia nella Chiesa è vera se è servizio.
Ed ecco perché la croce non ci salva in quanto si soffre, ma in forza dell'amore. La croce è immagine di quanto Gesù ama e ci insegna ad amare.
Per cui il servizio che rende come Cristo, non è quello di chi si annulla semplicemente per l’altro, ma quello che sceglie liberamente di consegnarsi all’altro per il suo amore e in questo realizza al massimo sé stesso.
Solo in questa condizione diventiamo immagine di Gesù, per cui in noi rispecchia il servitore il primo e ultimo. Chi vuole può ora pregare con queste parole:

Signore Gesù, fratello e Signore,
vogliamo imparare a servire!
Per noi non è facile.
Per noi non è sempre una priorità.
Se è evitabile lo preferiamo.
Ma tu, giorno dopo giorno,
insegnaci a bere il tuo calice,
anche quando è difficile.
Facci assaporare la vita
che sgorga dal dono gratuito.
Trasforma il nostro cuore
perché i nostri occhi vedano
e riconoscano l’altro.
Liberaci da noi stessi
perché possiamo farci servizio.
Amen.

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