martedì 30 settembre 2025

Vocazione universale di Gerusalemme

Zac 8,20-23 e Lc 9,51-56

Nelle parole del profeta Zaccaria emerge il pensiero universale di Dio: la speranza che l'unità delle genti superi ogni divisione e nazionalismo. Il pastore universale, del cosmo e delle genti vuole radunare la folla dispersa, non per omologarla e uniformala, ma per fare comunione della molteplicità dei colori delle persone, dei dialetti, delle lingue e le diverse tradizioni. Dio attrae con il suo amore incondizionato, ed ama ogni suo figlio, nella sua diversità. “Anch’io voglio venire!”. Queste sono le parole che escono dal cuore di chi ha trovato ciò che aspettava da sempre. Inizia così il cammino che rappresenta il vero ritorno rspetto all’esilio ... «Dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo..» Questa frase racchiude il mistero di Dio rivelato e la responsabilità dei credenti di far toccare il mantello dell’amore di Dio.

lunedì 29 settembre 2025

Santi Arcangeli: forza e amore

Ap 12,7-12 e  Gv 1,47-51

L'immagine ci invita a considerare il pellegrinaggio della vita nella sua fatica e come tutti i viaggi esistenziali rivela anche pericoli e imprevisti, come anche il cadere negli abissi del male. Pretendere di trovare la strada da soli e/o di fare questo cammino senza l’aiuto che viene dal Cielo è una presunzione della modernità. Certamente ci troviamo sempre coinvolti nella grande battaglia della vita, la grande battaglia tra il bene e il male, tra la morte e la vita. L'immagine dell'Apocalisse cerca di accostarci al mistero; lo stesso versetto 12 non ci nasconde la durezza e la violenza di tale conflitto, che da una parte è già stato vinto, ma dall’altra si trova davanti il male, ma l’importante è che ognuno di noi e noi tutti insieme la combattiamo non con le nostre forze, ma con la forza dell'amore e del bene.

domenica 28 settembre 2025

C’era un uomo ricco, e poi c’era un povero di nome Lazzaro.

Am 6,1.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

C’era un uomo ricco, e poi c’era un povero di nome Lazzaro... È così che inizia il Vangelo di questa domenica. È un inizio che potrebbe, senza ombra di dubbio, essere adeguato alla nostra realtà di oggi. Ecco i tre uomini più ricchi del mondo di oggi: Elon Musk (Tesla e SpaceX - internet ovunque), Jeff Bezos (Amazon) e Mark Zuckerberg (Meta - Facebook). Questo non per dire che sono cattivi ... ma per dire che la ricchezza è possesso ... Oggi ricchezza significa internet, social, piattaforme digitali, condizionamento politico, culturale e sociale ...
Un mondo dove i ricchi (pochi) lo sono sempre di meno e i poveri (troppi) lo sono sempre di più. Poveri al punto di non solo non possedere nulla, ma poveri al punto di essere assoggettati a chi detiene la ricchezza. Un mondo di poveri posseduti e condizionati.
E anche il banchetto sembra il club ristretto di alcuni magnate, esclusivo e a numero chiuso, dove tra una portata e l'altra la ricchezza viene spartita in ragione della forza economica di ciascuno. Il banchetto immagine della volontà di Dio di fare famiglia e tenere insieme nella fraternità gli uomini, è oggi lo spazio della arrogante ostentazione della ricchezza esclusiva.

A CHI E' RIVOLTA LA PARABOLA?
La parabola non è una favola ma ci vuole raggiungere per suscitare in noi una consapevolezza circa: ricchezza e povertà, vita terrena e l'aldilà. Nella parabola emerge chiaramente che Dio sta dalla parte dei poveri. Gli ultimi sono i suoi preferiti. Ci dice che anche noi discepoli del Signore dobbiamo scegliere i poveri ... sempre!
Non si dice nulla dei meriti o delle virtù di Lazzaro, semplicemente ciò che importa a Gesù, invece, è sottolineare che Dio difende gli ultimi e prende la parte dei poveri. Allo stesso modo non si dice nulla riguardo alla cattiveria del ricco. Infatti il ricco non è negli inferi perché ricco, ma perché ha ignorato il povero lazzaro.

IL RISCHIO DELLA RICCHEZZA!
Questo è il centro della parabola: la ricchezza è una malattia contagiosa, se ti infetta, ti trasforma ...  il ricco infatti è condannato per la sua totale indifferenza. Il ricco e il povero sono vicini, vicinissimi, ma il primo nemmeno si accorge dell'altro. il rischio della ricchezza è l'indifferenza!
Anche noi, purtroppo, spesso viviamo immersi nei nostri piccoli o grandi problemi, nelle nostre piccole o grandi ricchezze e siamo miopi e indifferenti, al punto che la ricchezza, il possedere ci snatura umanamente e ci rende disumani.

Una storia di Bruno Ferrero

Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi.
Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva.
Al momento di pagare porse all'angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio.
L'angelo sorrise e disse: "Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore".
"Come?", si stupì il riccone.
"Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato", rispose l'angelo.



Liberaci, Signore, dall'indifferenza che ci acceca
e dalla superficialità che ci anestetizza.
Allenaci a riconoscere il Tuo Volto
nel volto del povero.
Insegnaci a condividere quello che abbiamo
e quello che siamo.
Donaci una fede inquieta,
una speranza coraggiosa
e una carità appassionata.
Amen.

sabato 27 settembre 2025

La misura di Gerusalemme

Zc 2,5-9.14-15 e Lc 9,43-45

Profezia e fede si intrecciano e diventano per il nostro tempo, per questi giorni, attesa e compimento, consolazione e di speranza. L’espressione è molto calorosa, rievoca il linguaggio antico. Il Signore prende dimora a Gerusalemme e i popoli troveranno in lui rifugio e protezione. L’amore di Dio è grande, privo di barriere - non ci saranno mura intorno a Gerusalemme -, tutti siamo chiamati a farne parte: fidiamoci! Apriamo senza riserve il nostro cuore e lasciamo che il Signore prenda la sua dimora nella nostra vita, cambi i nostri lutti in gioia, ci consoli, ci renda felici. Gerusalemme è "misura" cioé strumento di validazione; è un simbolo che rappresenta la realtà profetica e nello stesso tempo è segno che la realizza efficacemente: "perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te"... "Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te".

venerdì 26 settembre 2025

... in questo luogo porrò la pace!

 Ag 1,15-2,9 e  Lc 9,18-22

L’elemento che caratterizza i primi versetti del secondo capitolo è la parola coraggio, ripetuta in più di un’occasione. Il profeta esorta il popolo al coraggio della fede.  Come è possibile oggi attualizzare e interpretare questo tema del coraggio? Il coraggio di avvicinare e amare il fratello, sempre e comunque; il coraggio della giustizia deterrente nei confronti dei prepotenti e a favore degli oppressi; il coraggio di tutelare l’ambiente e il creato; il coraggio dell’identità e appartenenza, in cui il sentirsi cristiano implica il vivere una vita nella sequela di Cristo.Il coraggio di costruire la pace lì dove tutto sembra distruggerla. 

giovedì 25 settembre 2025

Una casa per la gloria ... di Dio

Ag 1,1-8 e Lc 9,7-9

Terminato il periodo della deportazione a Babilonia, rientrati gli esiliati, a Gerusalemme non c'è ancora nessuna iniziativa per ricostruire il tempio distrutto e devastato ...
Il cuore della predicazione di Aggeo è il tentativo esplicito di mettere in evidenza come desideri, progetti, azioni dei singoli e del popolo sono espressione di un chiaro egocentrismo in cui l’Io è al centro di tutto: nelle relazioni, nella famiglia, nel lavoro, perfino nel dolore. Questo atteggiamento attraversa tutta la storia umana e di Israele, ed è a questa evidenza che il profeta richiama il suo popolo ad una conversione spirituale che ponga Dio al centro e quindi rioccupare il punto focale della vita: una presenza (la gloria) vitale non formale o puramente religiosa.

mercoledì 24 settembre 2025

Dio resta fedele

Esd 9,5-9 e Lc 9,1-6

Ad Esdra ritornato dall'esilio in Babilonia viene raccontato del fatto che, tanti israeliti, avevano peccato gravemente sposando donne pagane. Esdra era profondamente amareggiato, afflitto e costernato da quanto gli avevano riportato: si raccolse in preghiera, restò prostrato, umile e penitente fin all’offerta della sera. E qui si rivolge a Dio, Esdra, si carica del peccato di tutti, non fa prediche, non addita nessuno, si inginocchia e pentito prega: è questa la vera comunione; ed il Signore, per la preghiera di uno, perdona tutto il suo popolo. Poi Esdra riconosce che il ritorno in Giuda, a Gerusalemme, è grazia di Dio. Niente è per loro merito, tutto è per grazia del Signore, egli prende consapevolezza della grande opera del Signore, del suo “soffio” che fa brillare gli occhi e ci dona sollievo: Dio è fedele!

martedì 23 settembre 2025

Un Tempio ricostruito per tutti

Esd 6,7-8.12.14-20 e Lc 8,19-21

Una parte del popolo di Dio esiliato in Babilonia ha fatto ritorno in Israele grazie a re Ciro di Persia, ed ora, sempre grazie ad un altro re persiano, Dario, gli israeliti stanno completando la ricostruzione del tempio del Signore. Siamo ancora una volta di fronte ad un pagano, che riconosce il volere del Dio degli ebrei, li sostiene con beni materiali affinché possano completare quella casa di Dio. Il tempio viene chiamato “la casa di Dio”! Nella ricostruzione della sua casa, si realizza in parte il progetto del Signore di abitare con gli uomini. Tutto procede affinché si realizzi il progetto di Dio, si ricostituisca la sua famiglia; ma ogni azione di ricostruzione è una pietra viva, è una persona che la gioia della ricostruzione. Il tempio è ricostruito! Andremo con gioia alla casa del Signore!

lunedì 22 settembre 2025

Imparare dalla storia

Esd 1,1-6 e Lc 8,16-18

Questo brano si apre facendo riferimento ad una profezia di Geremìa, una profezia, che riguarda Ciro, re di Persia, un pagano che per ispirazione divina libererà il popolo ebraico dall’esilio in Babilonia. L’azione di Ciro, un’azione umana, radicata nella storia, diventa azione divina e via verso la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Il Tempio rappresenta la concretezza della volontà di ricostruire spiritualmente il popolo di Dio. Il Tempio e la ricostruzione rappresentano l’identità della comunità. Umano e divinosi intrecciano e anche se Ciro non si convertirà, non diventerà mai un seguace della religione ebraica, eppure riconoscerà l’esistenza di israele, e i diritti di questo Dio e del suo popolo. È un segnale grandioso di dialogo interreligioso, di comunione fra i popoli e culture diverse! C'è da imparare!


domenica 21 settembre 2025

Come amministrare

Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

Questa parabola lascia un poco perplessi i lettori; sembra oscura, in realtà è chiara: il Signore elogiò l’amministratore che cominciò a donare. Un amministratore, accusato dalla sua avidità eccessiva ormai insostenibile, trasforma la sua rovina nel nuovo tipo di rapporto, quello del dono fatto ai debitori del suo padrone. Ha usato dei beni del suo padrone per ribaltare la sua condizione di solitudine, e isolamento in cui la sua avidità l’aveva relegato. Lo fa evidentemente solo per opportunismo, ma in realtà la vera astuzia è proprio questa: comprendere che proprio di questo abbiamo bisogno, di qualcuno che ci aiuti a portare il peso della nostra vita. È significativo che per crearsi degli amici l’amministratore condoni i debiti ai debitori del suo padrone, cioè alleggerisca il peso da cui i debitori erano schiacciati. Questa è dunque la strada, condonarsi reciprocamente i pesi, aiutarsi a portarsi, alleggerirsi la vita. Tale astuzia illustra il tema della misericordia, caro a Luca: a chi perdona, sarà perdonato; a chi dà, sarà dato.


sabato 20 settembre 2025

Ultimi ordini

1Tm 6,13-16 e Lc 6,20-26

Siamo verso la conclusione della lettera e Paolo sembra sentire il bisogno di raccomandare ciò che è essenziale e necessario: il suo ruolo di testimone di Cristo. Questa relazione personale con il Signore indicherà la strada da intraprendere e percorrere. Ciò che sta a cuore a Paolo viene ora espresso con forza e senza tanti giri di parole: "ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento". Questi pochi versetti ci portano a riflettere sul nostro modo di realizzare l'appartenenza a Cristo e sulla strada intrapresa. Quante scorciatoie, siamo disposto ad accettare per opera dell'orgoglio e dell'autoreferenzialità.

venerdì 19 settembre 2025

Tu uomo di Dio ...

1Tm 6,2-12 e Lc 8,1-3

Anche noi che ci professiamo cristiani, ci professiamo testimoni della Sua parola, ma poi tutto viene messo in discussione nel momento in cui riflettiamo sui nostri atteggiamenti. Quanti piccoli e grandi interessi, le nostre compiacenze, e a volte la sete di potere, di ostentazione di superiorità ci conducono fuori strada ci offuscano nel corrispondere all'uomo di Dio. Quante volte la mia lingua taglia più della spada! E allora ecco la vergogna e quel senso di sconfitta. Ma, allo stesso tempo, sperimento la straordinaria potenza delle parole di Paolo: "Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza ... e combatti la buona battaglia della vita.

giovedì 18 settembre 2025

Il servizio della giovinezza

1Tm 4,12-16 e Lc 7,36-50

La comunità di Corinto è affidata da Paolo al giocare Timoteo, una comunità vivace, ma anche conflittuale, problematiche che rischiano di compromettere il ruolo di responsabile che gli è stato affidato. Paolo lo incoraggi e lo istruisce con consigli pratici e spirituali,  circa il comportamento da tenere. Ma proprio questa situazione ci interroga sul ruolo dei giovani nella comunità: non solo, quando affidiamo loro certi compiti, magari non ci preoccupiamo di accompagnarli e sostenerli, e corriamo così il rischio di giudicarli. Soprattutto quando si trovano a doversi confrontare con ambiti nuovi e inesplorati. Ma anche il modo di come educare i giovani a rivestire dei ruoli comunitari.

mercoledì 17 settembre 2025

La casa che è la Chiesa

1Tm 3,14-16 e Lc 7,31-35

Nelle parole di Paolo a Timoteo abbiamo la sintesi semplice e immediata dell'esperienza della fede dell"Apostolo: la Chiesa è come la  “casa” di Dio, non è una struttura in pietra o in legno, non un tempio magnifico e solenne, ma l'assemblea di uomini e donne uniti, in comunione con Cristo. È in questa casa/Chiesa che si rende concreto il mistero di Cristo: la sua umanità; la sua divinità; il suo esserci vivo e la sua passione e compassione con noi; la sua risurrezione. Una casa nella quale sia possibile sperimentare il sostegno e l’affetto reciproco, il luogo delle relazioni vere e profonde; gratuite e ricche di speranza. Eppure non sempre è così, ma questa casa vissuta da Paolo, deve per forza esistere da qualche parte.

martedì 16 settembre 2025

Il ministero è vita concreta

1Tm 3,1-13 e Lc 7,11-17

Paolo molto attentamente, da fine psicologo, sottolinea lo stile di vita, che un vescovo o un diacono devono avere, piuttosto che la conformità alle regole imposte dal loro ruolo. Questo perché ciò che è di primaria imporganza è la realtà umana, sentimenti, valori, intenzioni, ricchezze e fragilità che esprimono il ministero, e la testimonianza di una vita illuminata e trasformata dal Vangelo. In realtà dovrebbe essere così per tutti i cristiani, la luce della Parola dovrebbe illuminare ogni passo, rendendo l’uomo nuovo, quotidianamente. Purtroppo non è cosi, ma spesso capita di predicare bene, e di razzolare male.


lunedì 15 settembre 2025

Obbediente ...

Eb 5,7-9 e Gv 19,25-27

Due versetti densi di obbedienza: Obbedienza di Gesù al Padre e obbedienza dell’uomo a Gesù. Obbedire,ascoltare sono in questo caso la stessa parola. Un ascolto obbediente..un’obbedienza ascoltante. Senza l’obbedienza sembra di capire che l’ascolto è impossibile. Il Signore imparò ad obbedire "nei giorni della sua vita terrena ... offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime". Si può intendere i giorni della passione come pure che Gesù si fece obbediente in tutti i giorni della sua vita terrena. Perché si rese simile in tutto a noi uomini, ma diversamente da noi, ha supplicato Dio tutti i giorni della sua vita, per essere sempre secondo Dio, e per il suo pieno abbandono a Dio, venne esaudito.



domenica 14 settembre 2025

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Nm 21,4b-9 opp. Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17

Il 13 settembre 335 venne dedicata a Gerusalemme la chiesa della risurrezione e del Martyrium. Il giorno seguente con solenne cerimonia si fece l’ostensione della croce, che l’imperatrice Elena aveva ritrovato il 14 settembre 320.

Ieri era  il mio compleanno, oggi è quello di Papa Leone …

 

Oggi inizia la festa dell’Esaltazione della croce.

Celebriamo il suo essere segno: segno di un amore che ci spinge oltre, segno di un dono che nessuno avrebbe mai potuto neppure immaginare, segno di un Dio che si è fatto talmente vicino a noi e al nostro peccato da unire definitivamente terra e cielo. Noi oggi celebriamo l’amore che “dalla croce” abbiamo ricevuto.

Ovviamente domenica scorsa Gesù ci ha detto: “chi non prenderà propria croce e mi segue, non può essere mio discepolo”.

Ecco allora che cosa rappresenta la croce?

La sua vita per me (la croce) diventa la mia vita proprio quando la croce di Cristo entra nella mia condizione di esistenza. Se contempliamo la croce, se scegliamo consapevolmente di dire sì al Maestro crocifisso allora di quella croce dobbiamo imparare le logiche. Quali sono le logiche della croce?

A) intima relazione con Gesù, stare in sintonia con il cielo e con la realtà del mondo. CIELO E TERRA

La sua parola e i segni della sua grazia, i sacramenti sono il cielo che ci tutta e di cui diventiamo partecipi.

Lo sguardo sulla realtà, la cura di questo spazio vitale, delle relazioni, delle cose del creato ...tutto questo è mondo. Il disinteresse, l’indifferenza … tutto questo mi esilia dal mondo. Mi priva di compassione.

B) accoglienza: tutti sotto il legno della croce, ci insegna la dimensione dell'accoglienza, della comunità: "quando sarò elevato attirerò tutti me.

La vera accoglienza è fantasia, tenera non rigida e schematica, è comprensiva, è aperta al superamento delle nostalgie passate che ci bloccano nella crescita come figlio Dio.

C) la croce è fatica è sacrificio, é cammino insieme. È la fatica di essere gli uni per gli altri.

È sacrificio come l'Eucaristia che celebriamo, un sacrificio da cui sgorga la vita. Ma è anche cammino su una via stretta della Gerusalemme di quaggiù che ci prepara a incamminarci nella Gerusalemme del cielo.

Grazie a quella croce che oggi celebriamo, possiamo sentire che la salvezza non disdegna la fragilità, che non disdegna la morte, ma la attraversa, esattamente come ha fatto Gesù di Nazaret.

Beh… tutte, tutti noi, oggi possiamo guardare la croce, qualsiasi croce e dirci che c’è un Dio che per amore, e solo per amore, si è offerto e si offre per noi: non chiede contraccambio, non impone dazi, non ha bisogno di nessuna dimostrazione di fedeltà, né di prove da superare. 

Se si vuole seguire il Signore, allora, non bisogna fare calcoli per misurare le proprie potenzialità, ma bisogna solo alzare lo sguardo e guardare la misura infinita d’amore che è stata rivelata nella croce del Signore.

sabato 13 settembre 2025

Graziato e salvato

1Tm 1,15-17 e Lc 6,43-49

Paolo riconosce che nella sua vita si è pienamente realizzata grandezza della misericordia e della magnanimità di Gesù, lui rappresenta un esempio per tutti i peccatori che, ancora, non hanno conosciuto Cristo. La sua vita diventa la concretezza dell'annuncio del Vangelo. Lui che, da persecutore è diventato annunciatore, è la dimostrazione che tutti possono cambiare, ma ci vuole coraggio; il coraggio di lasciarsi incontrare da Gesú e di lasciare che Gesù da quell'incontro ti cambi la vita.


venerdì 12 settembre 2025

Il dirompente che accade

1Tm 1,1-2.12-14 e Lc 6,39-42

Paolo prima di incontrare il Signore era un uomo che giudicava tutti e tutto, e nello stesso tempo un bestemmiatore, un violento, ma soprattutto un persecutore di Gesù Cristo. Poi, all’improvviso,  qualcosa di inaspettato, dirompente e sconvolgente è accaduto. Qualcosa che  travolge la sua vita: la misericordia di Dio. Paolo si sente amato, nonostante tutto, ma in modo particolare sperimenta la fiducia del Signore nei suoi confronti. Una fiducia che si concretizza nell’apostolato. Per lui inizia un periodo di introspezione profonda, che può diventare anche per ciascuno di noi occasione di un’analisi sincerz e profonda della nostra vita di sequela a Lui al Signore. 


giovedì 11 settembre 2025

La liturgia della vita

Col 3,12-17 e Lc 6,27-38

Ciò che permette di vivere, nella comunità, un clima di pace e gioia, e di imitare il comportamento di Dio in Cristo é l'amore che caratterizza il popolo dell’alleanza, cioè il dono per eccellenza che tiene unite le membra del corpo: "scelti da Dio e amati".
All’apice di questo amore c’è l’essere stati chiamati in un solo corpo, per questo la fonte ed il culmine del nostro essere popolo, è l’Eucaristia, il rendimento di grazie che, detto da Paolo, pare una supplica: “e rendete grazie”!
È l’Eucaristia la fonte e insieme il culmine di tutta l’evangelizzazione, poiché il suo fine è la comunità degli uomini con Cristo e in lui con il Padre e con lo Spirito Santo. 

mercoledì 10 settembre 2025

La nostra vita in Cristo

Col 3,1-11 e Lc 6,20-26

In realtà non si tratta di disprezzare le realtà terrene, ma riconoscere un modo nuovo di pensare e di vivere. Apparentemente, il battesimo sembra non cambiare nulla; in realtà vivono, in maniera misteriosa, uniti a Cristo, e siamo parte della sua risurrezione. È per questo che Paolo suggerisce in quale modo vivere sulla parola e sull’esempio di Cristo, cercando "le cose di lassù". 
Per Paolo, è l’unione con Cristo, nel battesimo, che permette di diventare uomini nuovi, e non semplicemente la buona volontà; è la continua conoscenza di Cristo che rende sempre possibile diventare nuovi, con una visione positiva dell’altro. Mi chiede di guardare il mio prossimo con il cuore tenero di chi accoglie senza giudicare, di chi ha come metro di misura la misericordia, perché l’altro è “luogo sacro”, perché Cristo, che vive in me e nell’altro, fa morire l’uomo vecchio e fa nascere il desiderio di cercare "le cose di lassù".

martedì 9 settembre 2025

Vivere in Lui e non in altro

Col 2,6-15 e Lc 6,12-19

Nella sua lettera Paolo afferma il primato assoluto di Cristo, Figlio di Dio, su tutto l’universo e su tutte le creature: la salvezza ci è donata da Gesù Cristo, il Signore. Con il Battesimo, vera circoncisione, i credenti, partecipano alla morte e risurrezione di Cristo, e imparano che la vita è la condizione in cui restare saldi nella fede. Ma quali sono i segni concreti del Battesimo, della circoncisione? In quale modo ho plasmato la mia esistenza e la rendo una esistenza cristiana? Questa è la fede che ho respirato fin della mia indanzia: la gratitudine a Dio sempre a che nell’inquietudine; la dignità della mia umanità; l'amore che Dio ci ha donato e ci dona continuamente. Essere uniti a Cristo nel battesimo significa vivere di lui e non di altro.


lunedì 8 settembre 2025

Natività di Maria ... attesa e compimento

Mi 5,1-4 e Mt 1,1-16.18-23

Il profeta Michea che è un contemporaneo di Isaia, in questo passo egli dedica la sua attenzione non a Gerusalemme, ma a Betlemme, la città di origine del Re Davide. A distanza di anni - dal Re Davide -, non era ancora compiuta l'attesa del discendente che  avrebbe dato origine a un nuovo inizio: da Betlemme verrà il Salvatore.
Siamo di fronte a un testo profetico non è esplicito, che noi ricomprendiamo alla luce del NT. Michea esalta e predice il Messia; enfatizza la sua patria, ma questa attesa e questo accadere si colloca nel progredire del tempo e della storia di Israele, non c'è un termine prefissato. Ora però la storia freme verso il futuro compimento e colui che nascerà porterà la vera pace. Un compimento non solo storico, e una pace frutto dello stesso compimento profetico, l'ingiustizia e la guerra deve finire.

domenica 7 settembre 2025

Scommettere tutto ... tutto su Gesù

Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33

Leggo e medito il Vangelo e sento molte scelte distanti dalle sue vie. Non penso solo alla mia vita, ma anche al mondo che mi circonda. E penso a noi credenti e alla nostra Chiesa, alle nostre comunità parrocchiali e non solo. È un Dio marginale quello in cui diciamo di credere. Un Dio che nella vita non ha una preferenza, ma ha una irrilevanza ... quasi irreversibile. Lo stiamo emarginando dimenticando. 
Ma noi oggi, scegliendo di credere in Gesù, abbiamo davvero fatto i conti con le radicali esigenze del Vangelo. Quando abbiamo misurato, che cosa abbiamo misurato?
Quando abbiamo scelto di diventare discepoli del Risorto, che cosa abbiamo veramente scelto?
Che cosa significa e che cosa comporta concretamente credere in quel Maestro di Galilea?
Costruire una torre, gettare fondamenta nella vita cristiana significa lasciarci impastare di Vangelo, lasciarsi orientare dalle sue vie, lasciarsi cambiare dai suoi valori. I suoi… non i nostri!
Ma quello che sentiamo attorno a noi è poco e spesso imbastardito da comode giustificazioni.
Sogniamo e costruiamo il futuro, consapevoli, capaci di riconoscere e condividere limiti e fragilità, ma con lo sguardo al cielo, cioè con gli occhi pieni di attesa e desiderio di mistero?
Ecco che la sequela è un nuovo inizio, è una nuova partenza. È qualcosa che cambia la vita e non si è più come prima.
Vogliamo scommettere tutto su Gesù?
questo è il problema rispetto al quale  noi discepoli moderni rischiano di impantanarsi ... non siamo più abituati a cambiare, anche perché siamo estremamente interconnessi con la realtà in cui viviamo... e questo ci limita nelle scelte e nella libertà.
Cambiare soprattutto le priorità, come già abbiamo visto nel Vangelo di domenica scorsa: chi segue il Signore, chi va con Lui a Gerusalemme, non può più perdersi alla ricerca di una gloria e interessi personali, di valori effimeri.
Tutto questo cambiamento oggi corrisponde al nuovo modo di vivere e di INVESTIRE TUTTO SU DI LUI ...
Assumendosi il rischio ...
con questa priorità si entra nel ruolo del discepolo, chi non assume questa conformazione della vita non è suo discepolo, non può pensare di esserlo, dice Gesù: «… non può essere mio discepolo!».

Prima te, Signore, e la tua Parola, 
poi noi e i nostri personalissimi bisogni.
Prima le tue vie, prima la tua vita, 
poi noi e le nostre continue insoddisfazioni.
Sia questa la nostra fede! 
Questa è la nostra risposta.


sabato 6 settembre 2025

Il suo corpo nostra riconciliazione

Col 1,21-23 e Lc 6,1-5

Paolo ci dice che la morte di Cristo ha riconciliato tutti gli uomini, tutti partecipi della stessa eredità, del medesimo corpo, e diventati creature nuove a immagine di Cristo. Cristo attraverso la sua carne, segna la nostra carne e permette agli uomini di conoscere e sperimentare cosa significa essere santi e immacolati, irreprensibili dinanzi a lui.
Accogliendo il Vangelo tutti i giorni si diviene santi in un cammino che ha Cristo come meta, come guida  e come modello. L’inizio di questo cammino è prendere coscienza che la strada è già stata tracciata da Cristo, a noi decidere di percorrerla.

venerdì 5 settembre 2025

L'inno di Colossesi una eterna poesia

Col 1,15-20 e Lc 5,33-39

Il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin hanno parlato anche della possibilità di vivere oltre i 150 anni. Xi dice: "ora le persone a 70 anni sono ancora giovani; (...) la gente viveva oltre i 70 anni, ma oggi a 70 anni…sei ancora un bambino" ... forse serpeggia in lorola paura del dover morire.
Ma guarda po', chi è ateo e non crede si pone il problema della propria eternalizzazione.
Ma questa "eternità" è a discapito degli altri ed è solo un porolungamento faticoso. Ma per chi crede in Cristo e nel suo mistero che rivela Dio stesso, si percepisce l'eternità come ben altro: un Dio-amore che nel suo figlio mi rivela il suo infinito amore e mi fa scoprire la bellezza di una vita vissuta: in Lui, per mezzo di Lui ed in vista di Lui, nel per sempre.

giovedì 4 settembre 2025

Tenerezza di un affidamento

Col 1,9-14 e Lc 5,1-11

La preghiera di Paolo per i Colossesi è una supplica rivolta a Dio come anche per ogni comunità; chiede per essa i doni dello Spirito: conoscenza, speranza, intelligenza spirituale e fortezza, affinché i credenti in Cristo sappiano accogliere la verità del Vangelo, cioè la volontà di Dio e crescere nella fede per corrispondergli nella vita concreta.  È infatti nella concretezza del quotidiano che si "dando frutti in ogni genere di opera buona". Per far frutti è necessario lasciarsi plasmare dall'amore. Paolo affidaca Dio le persone a lui più care della comunità, ma è un affidare che mette al primo posto l’amore di Dio.

mercoledì 3 settembre 2025

San Gregorio magno ... un credente

Col 1,1-8 e Lc 4,38-44

La lettera scritta, tra il 57 ed il 70 d.C., è indirizzata ai Colossesi, ma oggi potrebbe essere indirizzata alle nostre comunità. La comunità di Colossi è reale e concreta, e Paolo scrive a loro ringraziando prima di tutto Dio per la loro fede. Fede fondata sulla verità del Vangelo. E’ Cristo, figlio di Dio Padre, il cuore della lettera anche nella sua parte iniziale, infatti Paolo si dichiara apostolo di Cristo e scrive ai fratelli in Cristo, i quali hanno ricevuto la “Buona novella”. Ecco,  Paolo scrive a dei fratelli in Cristo ... In realtà questa lettera è rivolta ad una sola grande comunità che è la Chiesa - che sia parrocchia, movimento, associazione -, in qualunque posto si trovi, in qualunque posto ci siano dei credenti in Cristo.

martedì 2 settembre 2025

Leggiamo Paolo, ascoltiamo Gesù

1Ts 5,1-6.9-11 e Lc 4,31-37

Gesù lo aveva detto, egli "Verrà all’improvviso, come il ladro viene di notte, nell’ora che non sappiamo”. Ma noi non siamo nelle tenebre; ma come “figli del giorno” siamo illuminati dalla quella stessa parola di Gesù, per cui non abbiamo paura del ladro che viene quando meno ce lo aspettiamo, ma aspettiamo il dolce ladro (lo sposo che torna), il nostro Gesù, notte e giorno, finché venga incontro a noi, a prenderci con sé. È questa parola e comprensione che è all'origine della lettera di Paolo hai Tessalonicesi. L'attesa non è tenebra o paura, ma si riempie di luce, speranza e amore: “Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. “Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.” 

lunedì 1 settembre 2025

Alla resa dei conti

1Ts 4,13-18 e Lc 4,16-30

Quando muore qualcuno veniamo scossi profondamente, le nostre fondamenta tremano. Dove ho posto le mie fondamenta? Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi diventa decisamente coraggioso nell’esortare chi ha perso qualcuno a non essere triste e senza speranza, ma mette tutti di fronte alla fede in Gesù Cristo, la nostra forza e la nostra  roccia, per cui nulla può scuoterci.
Ma la speranza in cosa? nella vita eterna? La speranza è nel Signore Gesù Cristo morto e risorto. Per credere a questa Parola dobbiamo aumentare la nostra esperienza di Gesù, aumentare la familiarità con lui, far crescere la nostra fede e quindi la confirenza con le sue promesse, le sue parole.