mercoledì 16 aprile 2025

Giovedì Santo: Cena del Signore

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Mi piacerebbe condividere tantissimi ricordi del Giovedì Santo e tantissimi contenuti maturati negli anni di sacerdozio, perché questa Messa è la più bella e densa di sentimenti, di significati e di segni che vi possa essere.
Mi limiterò a tre contenuti:
1) IL CAMMINO FATTO
Abbiamo percorso il cammino Quaresimale, non a caso, o almeno nelle mie intenzioni non lo era, ma c'era l'intento di generare in voi domande, attese, riflessioni e soprattutto prendere coscienza della necessità di essere una comunità nuova e non clericale, moralista e precettistica, se non vogliamo aprirci alla novità che pone il vangelo davanti a noi, ogni speranza cade nel vuoto. 
Che la speranza cristiana è Cristo vivo e risorto, ha senso solo a partire da una comunità che vuole fare esperienza della vita nuova che nasce da Gesú, ma solo se sarà una comunità potrà darne vera testimonianza.
Abbiamo vissuto l'incontro con Mons.Castellucci ... giorno di ritiro comunitario sui Pellegrini di Speranza, peccato che certe opportunità non vengono colte o giustamente apprezzate. Ho chiesto in queste domeniche al vescovo Giovanni, di accompagnare il cammino quaresimale, per avere un riferimento non certo di prestigio, ma capace di mostrare la cura del pastore, del Padre, della nostra Chiesa imolese.
Abbiamo vissuto la testimonianza di "Franz e Franziska", nella domenica delle Palme come dimostrazione che la vita di ciascuno è lo spazio della adesione a Cristo, e come tale è via di santità. Tre occasioni generatrici di speranza!

2) I SEGNI PARLANO OLTRE LE PAROLE
I segni di questa celebrazione ci svelano il mistero di un memoriale antico che è la Pasqua degli ebrei e la novità della Pasqua di Gesú. Il racconto della Pasqua ci immerge in una narrazione antica che va alla preistoria umana e si unisce alle vicende di schiavitù e libertà di un popolo nomade ...
Il brano del vangelo mette a nudo i sentimenti di Gesú e del suo amare i suoi amici e fratelli, con umiltà ma soprattutto senza riserve, fino a donarsi e darsi a loro ... consegnarsi a noi!
L'Eucaristia ci svela, nel segno del pane e del vino, il sacrificarsi ... il sacrificio di Gesú, di Dio, un sacrificio che irragionevolmente è spazio di redenzione, di superamento del nulla delle cose, è vittoria sul male, e senso di ciò che esiste.

3) GENESI DI UNA VOCAZIONE
Come terzo spunto vi lascio le parole del Cardinal Pizzaballa circa la vocazione dei Cristiani di terra santa. Ve le lascio come monito e occasione di ripensamento dei nostri stili e dei nostri pensieri, spesso clericali, e conditi con mentalità non proprio cristiane.conservatorici di destra e progressiste di sinistra.
“Stiamo vivendo tempi difficili. Ma non possiamo e non vogliamo fermarci solo a dire quanto duri siano questi tempi. Oggi dobbiamo ricordarci di altro, di ciò che più conta. Noi siamo qui oggi, cristiani locali e pellegrini, tutti insieme, per dire con forza che non abbiamo paura. Siamo figli della luce e della risurrezione, della vita. Noi speriamo e crediamo nell’amore che vince su tutto”.
La vocazione dei figli della luce
“La nostra vocazione oggi è costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza. Questa è e resta la nostra forza e questa sarà sempre la nostra testimonianza, nonostante i nostri tanti limiti. Non scoraggiamoci, dunque. Non perdiamoci d’animo. Non perdiamo la speranza. E non abbiamo paura, ma alziamo lo sguardo con fiducia e rinnoviamo ancora una volta il nostro impegno sincero e concreto di pace e di unità, con salda fiducia nella potenza dell’amore di Cristo”.
Gerusalemme, è il luogo della morte e risurrezione di Cristo, il luogo della riconciliazione, di un amore che salva e che supera i confini di dolore e di morte”, e questa è la vocazione dei cristiani: “Costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza”. Non c’è paura, perché in quanto “figli della luce e della risurrezione, della vita”, si vive nella speranza e nella convinzione che l’amore “vince su tutto”.

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