venerdì 24 ottobre 2025

La giustizia si compie in noi

Rm 8,1-11 e Lc 13,1-9

Dividere ciò che è buono da ciò che è cattivo diviene un modo dualista di comprendere la nostra natura umana. Ma cosa succede se partiamo da quella stessa carne duale, nella quale abita anche il figlio di Dio? Leggendo con attenzione non possiamo limitarci a dire che è in Cristo Gesù chi vive secondo lo Spirito, poi ci sono gli altri, che vivono secondo la carne. I primi tendono alla vita e alla pace, gli altri alla morte. Ma in realtà Gesù ha accettato di entrare nella storia contaminata dal peccato che ci rende fragili e incompleti. Si è fatto uomo per condannare il peccato ma non l’uomo che viene invece liberato dal peccato; e per questo ha accettato di essere crocifisso. Lui che poteva essere solo spirito è diventato carne, ossa, muscoli, pelle, pianto e sorriso. Su quella croce che unisce umano e divino, non c’è più spazio per facili dualismi e divisioni. 

Una lotta impari

Rm 7,18-25 e Lc 12,54-59

«Quando voglio fare il bene, il male è accanto a me», e anche se non vogliamo non sfuggiamo da questo sgradevole compagno di viaggio, che offusca l’orizzonte ed è un pessimo consigliere.
Bene e male convivono in noi, anzi il bene non abita in noi, ma solo il suo desiderio, in noi abita il peccato, capace di soggiogarci, al punto da farci pensare di operare il bene. Ma se ci ascoltiamo attentamente scopriamo che divisioni e discordie sono il sintomo di una grande infelicità, che non ci abbandona neanche quando abbiamo vomitato in qualche modo tutta la nostra rabbia. L’unica via possibile di liberazione è il volto di Gesù, che per amore, si è fatto inchiodare ad una croce.

giovedì 23 ottobre 2025

Raccogliamo frutti di santificazione

Rm 6,19-23 e Lc 12,49-53

Ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, grazie al battesimo, possiamo raccogliere il frutto della nostra santificazione. Ma questa nuova vita, convive con la fragilità del peccato che è sempre davanti a noi, anzi ci andiamo spesso a sbattere contro a causa della poca fiducia che abbiamo nei confronti di Dio, di noi stessi e del prossimo. Il peccato infatti si nutre delle nostre fragilità. Dove sono allora i frutti che la grazia donati nel battesimo? I frutti ci sono, ma forse hanno bisogno di essere riscoperti ogni giorno. Che tristezza essere qualcosa in apparenza senza averne la sostanza. E allora è necessaria quella disciplina di vita che introduce nel quotidiano la preghiera; l'ascolto della Parola; il nutrirsi del pane della vita; compiere gesti di carità ... ; solo così il battesimo mostrerà i frutti maturi della nostra santificazione. 

mercoledì 22 ottobre 2025

Schiavi della giustizia

Rm 6,12-18 e Lc 12,39-48

Questo brano ci riporta a ciò  da cui dovremmo ripartire ogni mattina al risveglio: “Noi non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia”. Essere sottomessi alla grazia è come dire che siamo nell’abbraccio di colui che ci salva, come un bimbo tra le braccia di un padre, paterno e materno al contempo. Un abbraccio protettivo e fecondo, non asfissiante e restrittivo. L’obbedienza alla grazia ci rende liberi dalla schiavitù del peccato e ci apre una nuova possibilità: diventare pure noi “strumenti di giustizia”.
Eppure la nostra società fluida ci porta a ritenee che l'obbedienza x una legge sia un limite alla nostra realizzazione. E così il peccato si insinua, con i suoi tentacoli. È comodo pensare che l’obbedienza sia ostile alla nostra realizzazione, forse servirebbe riflettere su cosa significhi veramente obbedire.

martedì 21 ottobre 2025

Sovrabbonda la grazia

Rm 5,12.15.17-19.20-21 e Lc 12,35-38

Nella visione di Paolo è tutta colpa di Adamo se siamo peccatori. Il peccato e la morte sono entrati nel mondo per causa di un solo uomo. Ma in un tempo, come il nostro, dove il senso del peccato svanisce e la morte è relegata a puro fine vita, questa affermazione di Paolo perde ogni referenzialità. Ma è proprio dentro questo svuotamento di significato che il dramma del male rimane e pone nuove domande irrisolte circa il peccato e la morte. In realtà la figura idealizzata del progenitore apre alla corresponsabilità nell'agire del male e alla indifferenza che oggi sperimentiamo nella realtà che viviamo. A maggior ragione se il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda in tutti i nostri lati oscuri,  morte compresa.

lunedì 20 ottobre 2025

Abramo non esitò per incredulità ...

Rm 4,20-25 e Lc 12,13-21

Non credo che ascoltare Dio, riconoscere la sua presenza, accogliere le promesse e fidarsi ... sia stato un itinerario facile e senza cedimenti o fragilità. Questi versetti descrivono come la fede di Abramo nella promessa di Dio, e la sua convinzione che Dio avrebbe portato a compimento ciò che aveva promesso. Quello che è certo è che la fede di Abramo si costruisce e consolida rispetto all'esperienza della fedeltà  di Dio, senza troppi tentennamenti ed, tant’è che si dice che “Dio rispetta la Parola data, “ e che quanto aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.” E l’altra cosa fantastica è che in questa dinamica di fede si inserisce il vivere la comunità come spazio in cui le persone si amano, per cui il bene e la fede di uno diventano ricchezza per tutti, infatti  Paolo dice «E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi», così come l’Amore di Gesù che ha dato tutto di sé per noi ci ha salvati tutti, non solo gli amici suoi contemporanei, ma tutti.

domenica 19 ottobre 2025

La nostra bella preghiera ...

Es 17,8-13   Sal  120   2Tm 3,14-4,2   Lc 18,1-8

 
Il figlio dell'uomo quando verrà troverà troverà la fede della vedova!

Questo è vero per la venuta ultima di Gesù come giudizio finale, ma è ugualmente vero per la venuta puntuale nella nostra quotidianità che è lo spazio dove il male si infrange rispetto al desiderio di bene e alla giustizia.
Si, solo una fede umile, semplice e senza "potere" resterà come segno di una fede capace di infrangere il potere del male.

 

Questa pagina di Vangelo non è semplicemente una esortazione a pregare ma, nell'invito dell'evangelista si nasconde il desiderio di Gesù che non ci scoraggiamo nel nostro tempo rispetto a tutti i giudici di iniquità che sono il simbolo del male e dell'ingiustizia,

Il rapporto tra il male che è sordo al grido dell'umile è del piccolo, risuona in tutti i tempi rispetto all’indifferenza del cuore di coloro che pur potendo non fanno, di chi agisce in forza di un potere ma non compie le opere di Dio: il bene, la giustizia e la misericordia.

 

La vedova del vangelo sembra una donna cocciuta e impertinente, che non si ferma davanti a nulla, ma in realtà è semplicemente una donna. La vedova sa di non valere nulla, di non avere alcuna possibilità se non quella di poter chiedere ..., chiedere con insistenza ... È di fronte a questa insistente nullità che si realizza il "prontamente" di Dio, che non significa subito o immediatamente, ma rappresenta il modo di agire di Dio al tempo opportuno, quando Dio realizza nella storia la salvezza.

 

Ecco che la preghiera si inserisce nel modo in cui Dio porta a salvezza, cioè realizza la giustizia, ci rende giusti, ci rende santi ovvero secondo la sua volontà, e rende giusto tutto ciò che esiste. La preghiera infatti, non è una richiesta spot per chiedere piccole cosucce, ma per allargare il nostro orizzonte di vita nel chiedere di realizzare noi stessi, nell'essere santi, cioè come Dio ci vuole, e per ciò per cui Dio ci chiama ad esistere.

 

sabato 18 ottobre 2025

Annunciare il vangelo a tutte le genti

2Tm 4,10-17 e Lc 10,1-9

Parole dalle quali traspare sofferenza e delusione, Paolo non ha timore a dire che "Dema mi ha abbandonato" e che "Nella mia difesa in tribunale nessuno mi ha assistito, tutti mi hanno abbandonato". L’apostolo, con semplicità e chiarezza, evoca i travagli del suo ministero, ma senza alcun rancore non esitaxa dire che "Nei loro confronti, non se ne tenga conto". In tutto cioche vive, Paolo afferma: "Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero". Questo brano scelto per la festa di San Luca evangelista (discepolo di Paolo) ci predispone ad accogliere la sfida quotidiana di essere discepoli capaci di riprendere ogni giorno la strada dell’annuncio e della testimonianza.

venerdì 17 ottobre 2025

La volontà di Dio ci giustifica

Rm 4,1-8 e  Lc 12,1-7

Un poco alla volta la lettera ai Romani entra in profondità rispetto alla modalità - insolita - con cui Dio giustifica l'uomo: modo illogico e irragionevole se non nella coerenza con la misericordia. La giustificazione cozza con la nostra mentalità produttiva ed efficientista. Il primato della fede, per Paolo consiste proprio nel fidarci di Dio, del suo essere misericordia, e nel farci suoi collaboratori. Noi dobbiamo aprirci a Dio che ci ama a tal punto che la sua volontà mai forzerà la nostra, ma al contrario, vuole essere fermento nella nostra, per renderci giusti.

giovedì 16 ottobre 2025

Gesù pienezza della legge di Dio

Rm 3,21-30 e  Lc 11,47-5

Che meraviglia! Quanto è straordinario l’amore di Dio per ciascuno di noi! La legge di Dio per Paolo diviene lo strumento per camminare lungo la sua strada, per tornare a Lui, per permetterci di "riappropriarci" di quella divinità a immagine della quale siamo stati creati. Ma se ma legge sembra creare distinzione, tra chi la accoglie e accondiscende e chi no, Paolo afferma che, Dio Padre "indipendentemente dalla Legge" ci ha donato direttamente suo figlio Gesù Cristo, che è "la giustizia di Dio": la legge nella pienezza e verità; la legge capace di renderci “giusti”, cioè giustificati "gratuitamente per la sua grazia".

mercoledì 15 ottobre 2025

Liberi in Dio

Rm 2,1-11 e Lc 11,42-46

Il Signore spinge, invita alla conversione "ogni uomo", anzi, qui si dice espressamente "ti spinge alla conversione". È una chiamata in prima persona, come se Paolo fosse, preoccupato che il lettore/ascoltatore si distragga, o che pensi si parli di qualcun altro, per questo lo richiama all’attenzione rendendolo destinatario immediato della lettera. Ciascuno di noi deve comprendere a cosa é diretta tutta l’azione di Dio: non a condannare, ma a far sì che l’uomo lungo il proprio cammino riscopra sempre di più quella somiglianza con Dio, nella quale é stato creato, cioè la "bontà", la "clemenza" che è "magnanimità", perché solo accoglieremo il mistero di Dio in noi riscopriremo il nostro essere creati e umani. Se però liberamente scegliamo di rendere “duro e ostinato” il cuore, non riconoscendo limmagine originaria, Dio non ci obbligherà alla conversione ma ci renderà solo ciò che abbiamo scelto di non realizzare di noi.

martedì 14 ottobre 2025

Cambio non alla pari

Rm 1,16-25 e Lc 11,37-41

Paolo sente il bisogno di affermare di «non mi vergogno del vangelo»? E come si può pensare di potersi vergognare di una “bella notizia”? Ma noi, siamo convinti nel profondo di poter affermare di non vergognarci del Vangelo? Siamo capaci di dimostrare che il vangelo corrisponde alla dinamicità della nostra vita? Oppure siamo fermi, immobili, gente che non cammina, non cresce, non cambia idea e prospettive?
La preoccupazione di Paolo è quella di richiamarci alla verità per dirci: guardate che se vi vergognate avete ribaltato il senso del vangelo, delle Parole di Gesú, avete ribaltato l’ordine delle cose: avete scambiato Dio con l’uomo, avete messo un uomo al posto di Dio, ma in questo scambiare si svuota la buona e bella notizia che è il Vangelo si perde chi siamo veramente, perdiamo in umanità.

lunedì 13 ottobre 2025

Il valore di essere stato scelto

Rm 1,1-7 e Lc 11,29-32

Splendido inizio della Lettera ai Romani: Paolo manifesta immediatamente la necessità di presentarsi, di dirci chi egli è. Ci dice quanto è importante aver chiaro, prima a noi stessi, chi siamo. Paolo parla di sé in terza persona, sembra quasi che nel presentarsi parli di un altro. Ma cio che energe subito è che il suo parlare è sempre intrecciato con l’opera di Dio: si definisce «servo» di Cristo Gesù; egli è «apostolo» non per scelta, ma «per chiamata»; Paolo è «scelto» (e non “ha scelto”). L’agire di Dio in lui è la sua vocazione, e la sua vocazione è «annunciare il vangelo di Dio». I versetti 2, 3 e 4 contengono questo annuncio, e il centro di questo annuncio non è un concetto, non è un’idea, ma è una persona, è Gesù Cristo; il nome di Paolo compare solo all’inizio, poi tutto ci parla di Gesù.

domenica 12 ottobre 2025

Cammino, Gratitudine e fede

 2Re 5,14-17 Sal 97 2Tm 2,8-13 Lc 17,11-19

Mettersi in cammino verso Gerusalemme, va oltre la località geografica, indica ilcamminare verso Dio ... ma non come aporodo ma come condizione della nostra vita: pellegrinaggio di una esistenza nel suo compiersi, nel suo realizzarsi. È questo camminare lo spazio della felicità della realizzazione di sè stessi nell'amore.

Il cammino
Nel camminare di Gesù c'è un incontrarsi con altri che camminano ... è l'incontrocon i 10 lebbrosi che parla a noi del nostro cammino nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo e che ogni giorno frequentiamo, siamo capaci di camminare insieme agli altri, siamo capaci di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni.
Camminare insieme – cioè essere “sinodali” – è anche la vocazione della Chiesa.  Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte e inclusive verso tutti; se riusciamo a lavorare insieme; se abbiamo atteggiamenti accoglienti non solo a parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi. Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo? Li escludiamo perché sono "lebbrisi", segnati dalla fragilità unana, fisica e spirituale!

Il secondo aspetto è ringraziare.
Nel gruppo dei dieci lebbrosi ce n’è uno solo che, vedendosi guarito, torna indietro per ringraziare Gesù e lodare Dio. Gli altri nove vengono risanati, ma poi se ne vanno per la loro strada, dimenticandosi di Colui che li ha guariti.
Dimenticare le grazie che Dio ci dà.
Il samaritano, invece, fa del dono ricevuto l’inizio di un nuovo cammino: ritorna da Chi lo ha sanato, va a conoscere Gesù da vicino, inizia una relazione con Lui.
Il suo atteggiamento di gratitudine non è, allora, un semplice gesto di cortesia, ma l’inizio di un percorso di riconoscenza nei confronti del Signore è di relazione di conoscenza, al punto che Gesù, nel salvarlo lo manda a essere segno di quella salvezza.

9 guariti e 1 salvato
La liberazione dal male, la salute riavuta deve diventare appello per un nuovo rapporto con Dio, essa non è solo un bisogno esaudito, ma diventa una chiamata ascoltata. 
Gesù incalza con una serie di domande: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli
altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori
di questo straniero?» Qui sta la differenza. I primi nove sono stati solo "guariti", il decimo viene invece "salvato"!

Uno su dieci ringrazia per ciò che Dio ci dà
Ogni giorno il discepolo poneva la stessa domanda: "Come posso trovare Dio?".
E ogni giorno riceveva la stessa misteriosa risposta: "Devi desiderarlo".
"Ma io lo desidero con tutto il mio cuore, no? Allora perché non lo trovo?".
Un giorno, il maestro si stava bagnando nel fiume con il discepolo. Spinse la testa del giovane sott’acqua e ve la tenne mentre il poveretto si dibatteva disperatamente per liberarsi.
Il giorno dopo fu il maestro a iniziare la conversazione: "Perché ti dibattevi in quel modo quando ti tenevo la testa sott 'acqua?".
"Come perché?" disse il discepolo indispettito. "Perché cercavo disperatamente aria!"
"Hai risposto bene. Quando ti sarà data la grazia di cercare disperatamente Dio
come cercavi l’aria, allora lo troverai".
Dio si fa sempre trovare da chi lo cerca con cuore sincero...

Il punto è: quanto siamo realmente capaci di gratitudine? Quanto i nostri atteggiamenti profumano di «grazie»?

Chi è capace di gratitudine, sa vivere una relazione con il mondo, con se stesso e con Dio, da persona libera e liberante… veramente risorta!

Grazie, Signore,
nostro Padre e Creatore,
per le tenere e delicate carezze
con cui silenziosamente ci raggiungi.
Per la tua paziente attesa delle nostre risposte;
per quelle mille forme di guarigione interiore
che restituiscono pace al nostro cuore
anche in tempi di bufere.
Grazie, Signore, semplicemente
perché ci sei e perché ci sono. Amen.


sabato 11 ottobre 2025

Li siederò a giudicare

Gl 4,12-21e Lc 11,27-28

Nel profeta Gioele il giorno del giudizio di Dio non tarderà ad arrivare. Il giudizio cadrà su quei popoli che avranno perseguitato Israele, poiché "il Signore è un rifugio per il suo popolo, una fortezza per gli Israeliti". Giosafat, in ebraico, significa "il Signore giudica"; perciò, non è altro che un nome simbolico per indicare il luogo in cui Dio entra in giudizio con le nazioni. Il luogo e l'azione si identificano nella stessa parola che si compie vicino a Gerusalemme. Una visione che porta in sé, e riflette, un monento storico ben particolare. Ma questa immagine si dilata nell'idea escatologica del compimento, rispetto al quale tutti siamo coinvolti. Il giorno del giudizio riguarda il rapporto tra l'umanità e Dio, riguarda la nostra conversione. Il giorno del giudizio può portarci su strade inaspettate e impervie, di cui non ne comprendiamo a pieno il senso, perché il senso di tutto appartiene a Dio.

venerdì 10 ottobre 2025

Viene il giorno del Signore

Gl 1,13-15; 2,1-2 e Lc 11,15-26

Il profeta Gioele parla del giorno del Signore come fosse una “calamità” ancora da venire. Ciò che dobbiamo davvero temere e ciò che ci scuote la vita: la tiepidezza esistenziale e la nostra aridità spirituale. Lo dice lo stesso Gioele: "svegliatevi e piangete"; "restate confusi.. alzate lamenti". Siamo spesso troppo superficiali, al punto di farci smarrire il senso di ciò che è umano. Di fronte a queste fatiche è inevitabile interrogarsi su come sto vivendo la mia vita? Posso davvero contare sulle mie forze e basta? Posso salvarmi da solo? Se da una parte queste domande ci spaventano, in realtà non dobbiamo averne paura, perché da qui nasce il cammino di conversione nel quale non siamo soli. Dio vuole la nostra salvezza.

giovedì 9 ottobre 2025

... sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.

Ml 3,13-20 e Lc 11,5-13

Malachia è l'ultimo profeta prima di Giovanni Battista; passeranno fatti oltre quattrocento anni di silenzio ... L'attesa diviene, sconforto, disimpegno, disillusione, tutto sembra precipitare nel male, nella colpa, nel vizio, nell'immoralità. È in questo abisso che nasce l'attesa messianica. Anche oggi le nostre comunità hanno bisogno di ridestsrsi col fuoco dello Spirito e della Parola del Signore per essere nutrite e illuminate; il pane eucaristico che spezziamo e condividiamo è segno concreto della presenza di Dio che cambia il nostro cuore. Ma se non cambiamo il nostro cuore, se continuiamo ad aggrappiamo alle nostre sicurezze, se rimaniamo chiusi nelle nostre comunità non saremo capaci di riconoscere il Dio che viene ad abitare il nostro cuore e la nostra vita, e non sapremo essere una Chiesa che cammina nel mondo.

mercoledì 8 ottobre 2025

Ninive è salva!

Gio 4,1-11 e  Lc 11,1-4

Dopo tutte le vicende, Giona è a Ninive, e si confronta con un inedito Dio: la profezia di Giona non si realizza, la città non sarà distrutta, Dio ha avuto misericordia.
Giona ha rischiato la vita per andare a preannunciare la distruzione, e questa non avviene. Che figura! Giona non accetta che gli abitanti di Nìnive possano essere perdonati per quanto hanno fatto in passato. Ma se Giona è fermo nel suo sdegno, Dio è ben più saldo nella sua misericordia. Spesso siamo portati a esprimere severi giudizi, sia sugli altri sia circa noi stessi. Ma il metro di misura di Dio è altro ... Possa la misericordia plasmare le nostre vite, e farci ricordare che con Dio combattiamo il male, non le sue vittime.

martedì 7 ottobre 2025

Il bene fatto porta la salvezza di tanti

Gio 3,1-10 e  Lc 10,38-42

Giona parte alla volta di Ninive ed inizia la sua predicazione. Qui scopriamo che Dio non ha scelto male il suo servo, Giona è davvero un bravo profeta e il popolo di Ninive lo ascolta! Il testo ci dice che per attraversare Nìnive occorrono tre giorni, ma quando Giona ha percorso solo un terzo della città, già le persone si convertono. Egli ha dato inizio alla conversione di Nìnive, la città che sembrava perduta, la cui malvagità era salita fino al trono di Dio. Queste poche righe ci provocano profondamente come cristiani: spesso sentiamo che le società in cui viviamo non sono giuste, eppure il libro di Giona ci parla di un mondo che può cambiare se anche solo un uomo risponde alla chiamata del Signore. Il bene fatto da un solo uomo porta la salvezza di tanti, l’obbedienza di uno solo coinvolge molti. Come spesso la Scrittura ci ripete, non dobbiamo temere, il Signore ha scelto con cura la nostra missione, ci ha dato tutto ciò che occorre per portarla a termine, il Signore continua a chiamarci.

lunedì 6 ottobre 2025

Per convertire Ninive occorre Giona

Gio 1,1-2,1.11 e Lc 10,25-37

Giona, un profeta diverso, che sfugge ai nostri schemi profetici, risulta infatti una figura profondamente umana, anche nel suo fugge il più lontano possibile dalla chiamata del Signore ... In realtà la vicenda di Giona, narra le nostre piccole e grandi infedeltà, quando di fronte a Dio temiamo di perdere qualcosa: beni materiali; piaceri; la stima di qualcuno; temiamo il giudizio del mondo e fuggiamo. Eppure Giona non è privo di amore per il Signore, e nel suo fuggire non è disposto ad abbandonare del tutto la sua fede. Ama Dio eppure ha troppa paura per obbedirgli ... umana fragilità! Ma è proprio in questa fragilità che possiamo scoprire che Dio non ha mai smesso di amarci. Spesso nella vita ci capita essere lontano dal Signore che ci ha chiesto di seguirlo, eppure Lui non ci abbandona. 

domenica 5 ottobre 2025

Facci vivere di TE

Ab 1,2-3;2,2-4 Sal 94 2Tm 1,6-8.13-14 Lc 17,5-10

Il gelso era un albero molto diffuso ai tempi di Gesù; le sue radici erano robuste e penetravano in profondità nel terreno, per cui il gelso era considerato un albero longevo, e difficile da estirpare.

Una immagine che se accostata alla richiesta dei discepoli suona in questo modo ... la fede riesce anche lì dove sembrerebbe proprio difficile ... come sradicare un gelso ... e in assurdo trapiantarlo nel mare ...

Oggi questa immagine si accompagna alla nostra quotidianità in cui sembra che il male non si riesca più a sradicare ...

Come può il Signore della vita restare inerme; come può permettere che addirittura nel suo nome qualcuno uccida bambini innocenti, per bombe o per fame!

Per assurdo, Gesù ci sta dicendo che per sradicare il male occorre la nostra piccola e fragile fede ... che in realtà è una forza che non sappiamo giustamente valutare. Il male, a volte, può solo sembrare impossibile da sradicare ... ma …

Siamo di fronte a dei paradossi ...

Alla richiesta, forse legittima, ma ingenua dei discepoli, che contrappongono alla forza del male o del mondo la necessaria forza della fede; anche di noi ... pieni di paura e umanamente fragili ... chiediamo il dono della fede forte, di una fede grande, per vincere il mondo, Gesù invece ci offre l'immagine assurda del Gelso e di un seme piccolo e insignificante, il seme della senape.

Ma è proprio questa fede piccola che in realtà è capace di cose grandi ...

Il gelso, così difficile da estirpare, finisce addirittura nel mare, dove non potrà sopravvivere ... ma la fede sostiene anche l'impossibile, ciò che umanamente è fuori ragione.

Poi succede che anche noi sperimentiamo l'essere servi inutili ..., anche noi nella nostra inutilità sperimentiamo le conseguenze dell'essere figli di Dio ... di avere un padrone come Dio Padre ... Un padrone che sa di avere servi inutili ... ma comunque figli.

Ma è a questi figli che il Padrone fa dono della fede in Lui ... 

Cosa significa avere fede?

Avere fede in Dio significa comprendersi come quel servo nei confronti del suo Signore, sentirsi parte di un vincolo e di un legame basato sulla somiglianza e la pratica del suo amore. Un rapporto questo che rende appunto il credente figlio di Dio.

Perché questo sia possibile, Gesù più volte nel vangelo di Luca ci mette di fronte all'essere come il Padre, cioè ad essere buoni fino in fondo.

Cioè bisogna che l’amore del discepolo raggiunga una qualità il più simile a quella di Dio.

E qual è la qualità dell’amore di Dio? Quella che si esprime in un perdono senza condizioni. (Aiiia)
Gesù propone una fede che è un’alternativa, una risposta diversa al mondo e alla nostra vita: accogliete questa offerta d’amore di Dio e l’amore di Dio vi rende liberi e questo amore si esprime attraverso il perdono incondizionato, diversamente rimanete nella condizione di servi verso il vostro Signore, di schiavi delle logiche del mondo, schiavi della violenza e della vendetta..
“Così anche noi, quando avrete fatto tutto quello che ci è stato ordinato…”,  “siamo semplicemente servi. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare": amare, perdonare.
Noi oggi di fronte a Gesù siamo messi di fronte a una domanda: credi nell’impossibile.

La fede può davvero spostare le montagne?

La fede è un dono tanto prezioso quanto fragile, ha un potenziale infinito ma per crescere e diventare capace di frutto ha bisogno di una cura e attenzione quotidiana, ha bisogno di essere nutrita. La piccolezza e la fragilità del nostro credere, non va abbandonata a se stessa.

Prendiamoci cura della nostra fede! Chiediamo il dono della fede cioè di imparare a vivere di Gesù e come lui.


Fammi vivere di te

La mia fede, Signore Gesù,

è debole e vacillante:

fammi vivere di te!

La mia fede è soffocata,

la soffoco con le mie mille domande:

fammi vivere di te!

La mia fede è indebolita

dal poco tempo che riesco

a dedicare a te e alla tua Parola:

fammi vivere di te!

La mia fede è bloccata da ciò

che vorrei e non vedo:

fammi vivere di te!

Signore Gesù, maestro nel credere,

fammi vivere di te. Amen.

 

I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L'erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.

Le settimane si succedevano sempre più infuocate. Da mesi non cadeva una vera pioggia.
Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiere nella piazza di fronte alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.

All'ora stabilita, la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza.

Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari.

Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bimba seduta compostamente in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

... credere è portare l'ombrello.






sabato 4 ottobre 2025

Il mio vanto è la croce

Gal 6,14-18 e Mt 11,25-30

Oggi festa di San Francesco d'Assisi, la liturgia della Parola ci conduce nell’epilogo della lettera ai Galati, dove in modo molto deciso Paolo affronta il gravoso problema della circoncisione. Siamo allo scontro tra coloro che la raccomandano (giudeizzanti), forse per vantaggi personali, e coloro che si affidano alla dottrina di Paolo per cui la vera circoncisione è essere nuova creatura. Non è una incisione della carne che ti fa figlio di Dio ma la grazia che ti trasforma la vita e ti unisce alla passione stessa di cristo: la croce. Paolo arriva ad affermare che la croce di Cristo è l'unica vera circoncisione della carne; è aderire a Cristo che ci fa nuove creature, è questo aderire che si incide nella carne.

venerdì 3 ottobre 2025

Oltre ogni nostra chiusura … la sua parola

Bar 1,15-22 e Lc 10,13-19


Quante volte nella nostra vita siamo stati così ostinati da non ascoltare la voce di Gesù? Quante volte la voce che ascoltiamo è solo la nostra? Questo non è capitato solo nel passato, perché la nostra autoreferenzialità spesso prevale anche oggi più di quanto immaginiamo. Ma il Signore sembra essere più ostinato di noi, la sua parola non si esaurisce nella nostra tiepida accoglienza, e anche nel lasciarci liberi, sempre, il suo amarci ostinatamente si rivela e nasconde in tutte le pieghe e gli angoli della nostra vita. Al punto che possiamo dire con la parole del profeta Baruc: "Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per l’uomo di Giuda e per gli abitanti di Gerusalemme, ..." ma sempre sperimentiamo la misericordia di Dio, e possiamo dire il nostro sì quotidiano.

giovedì 2 ottobre 2025

Angeli Custodi ...

Es 23,20-23 e  Mt 18,1-5.10

Questa pagina del libro dell’Esodo viene ripresa dal profeta Malachia nel preannunciare l’avvento del Messia e del suo Precursore; ma pure nel Nuovo Testamento le figure angeliche rivestono ruoli ricorrenti e significativi. Anche nel Libro dell’Apocalisse Gesù interloquisce con gli Angeli delle Chiese a cui si rivolge.Nella Sacra Scrittura gli angeli sono i messaggeri di Dio che portano la Parola di Dio la quale è per l’uomo luce al suo cammino. L’angelo custode, al di là di ogni fantasia e sentimentalismo, ha quindi la funzione di renderci sempre presente la parola di Dio per poter discernere ciò che è conforme alla volontà divina e al nostro bene e metterla in pratica. Gli angeli non esercitano un’autorità autonoma ed autoreferenziale ma sono puri mediatori della volontà di Dio a servizio esclusivo del bene di chi è loro affidato in custodia.


mercoledì 1 ottobre 2025

Ricostruire dalle ferite

Ne 2,1-8 e Lc 9,57-62

Neemia ci appare come un uomo del cuore ferito, ma non disperato. Il ricordo di Gerusalemme, la città amata e distrutta, una nostalgia profonda, abita in lui radicalmente. Davanti al re, chiede di poter tornare per ricostruire. Il suo è un gesto coraggioso - chiedere al re - e di fiducia - prima di chiedere prega -, non si limita a piangere sulle proprie sventure e sulla distruzione di Gerusalemme, ma si affida alle promesse di Dio. Neemia ci insegna ciò che ogni ciascuno farebbe imparare a vivere: ogni ricostruzione nasce da una ferita consegnata al Signore, e da un cuore che si lascia muovere dallo Spirito.

martedì 30 settembre 2025

Vocazione universale di Gerusalemme

Zac 8,20-23 e Lc 9,51-56

Nelle parole del profeta Zaccaria emerge il pensiero universale di Dio: la speranza che l'unità delle genti superi ogni divisione e nazionalismo. Il pastore universale, del cosmo e delle genti vuole radunare la folla dispersa, non per omologarla e uniformala, ma per fare comunione della molteplicità dei colori delle persone, dei dialetti, delle lingue e le diverse tradizioni. Dio attrae con il suo amore incondizionato, ed ama ogni suo figlio, nella sua diversità. “Anch’io voglio venire!”. Queste sono le parole che escono dal cuore di chi ha trovato ciò che aspettava da sempre. Inizia così il cammino che rappresenta il vero ritorno rspetto all’esilio ... «Dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo..» Questa frase racchiude il mistero di Dio rivelato e la responsabilità dei credenti di far toccare il mantello dell’amore di Dio.

lunedì 29 settembre 2025

Santi Arcangeli: forza e amore

Ap 12,7-12 e  Gv 1,47-51

L'immagine ci invita a considerare il pellegrinaggio della vita nella sua fatica e come tutti i viaggi esistenziali rivela anche pericoli e imprevisti, come anche il cadere negli abissi del male. Pretendere di trovare la strada da soli e/o di fare questo cammino senza l’aiuto che viene dal Cielo è una presunzione della modernità. Certamente ci troviamo sempre coinvolti nella grande battaglia della vita, la grande battaglia tra il bene e il male, tra la morte e la vita. L'immagine dell'Apocalisse cerca di accostarci al mistero; lo stesso versetto 12 non ci nasconde la durezza e la violenza di tale conflitto, che da una parte è già stato vinto, ma dall’altra si trova davanti il male, ma l’importante è che ognuno di noi e noi tutti insieme la combattiamo non con le nostre forze, ma con la forza dell'amore e del bene.

domenica 28 settembre 2025

C’era un uomo ricco, e poi c’era un povero di nome Lazzaro.

Am 6,1.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

C’era un uomo ricco, e poi c’era un povero di nome Lazzaro... È così che inizia il Vangelo di questa domenica. È un inizio che potrebbe, senza ombra di dubbio, essere adeguato alla nostra realtà di oggi. Ecco i tre uomini più ricchi del mondo di oggi: Elon Musk (Tesla e SpaceX - internet ovunque), Jeff Bezos (Amazon) e Mark Zuckerberg (Meta - Facebook). Questo non per dire che sono cattivi ... ma per dire che la ricchezza è possesso ... Oggi ricchezza significa internet, social, piattaforme digitali, condizionamento politico, culturale e sociale ...
Un mondo dove i ricchi (pochi) lo sono sempre di meno e i poveri (troppi) lo sono sempre di più. Poveri al punto di non solo non possedere nulla, ma poveri al punto di essere assoggettati a chi detiene la ricchezza. Un mondo di poveri posseduti e condizionati.
E anche il banchetto sembra il club ristretto di alcuni magnate, esclusivo e a numero chiuso, dove tra una portata e l'altra la ricchezza viene spartita in ragione della forza economica di ciascuno. Il banchetto immagine della volontà di Dio di fare famiglia e tenere insieme nella fraternità gli uomini, è oggi lo spazio della arrogante ostentazione della ricchezza esclusiva.

A CHI E' RIVOLTA LA PARABOLA?
La parabola non è una favola ma ci vuole raggiungere per suscitare in noi una consapevolezza circa: ricchezza e povertà, vita terrena e l'aldilà. Nella parabola emerge chiaramente che Dio sta dalla parte dei poveri. Gli ultimi sono i suoi preferiti. Ci dice che anche noi discepoli del Signore dobbiamo scegliere i poveri ... sempre!
Non si dice nulla dei meriti o delle virtù di Lazzaro, semplicemente ciò che importa a Gesù, invece, è sottolineare che Dio difende gli ultimi e prende la parte dei poveri. Allo stesso modo non si dice nulla riguardo alla cattiveria del ricco. Infatti il ricco non è negli inferi perché ricco, ma perché ha ignorato il povero lazzaro.

IL RISCHIO DELLA RICCHEZZA!
Questo è il centro della parabola: la ricchezza è una malattia contagiosa, se ti infetta, ti trasforma ...  il ricco infatti è condannato per la sua totale indifferenza. Il ricco e il povero sono vicini, vicinissimi, ma il primo nemmeno si accorge dell'altro. il rischio della ricchezza è l'indifferenza!
Anche noi, purtroppo, spesso viviamo immersi nei nostri piccoli o grandi problemi, nelle nostre piccole o grandi ricchezze e siamo miopi e indifferenti, al punto che la ricchezza, il possedere ci snatura umanamente e ci rende disumani.

Una storia di Bruno Ferrero

Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi.
Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva.
Al momento di pagare porse all'angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio.
L'angelo sorrise e disse: "Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore".
"Come?", si stupì il riccone.
"Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato", rispose l'angelo.



Liberaci, Signore, dall'indifferenza che ci acceca
e dalla superficialità che ci anestetizza.
Allenaci a riconoscere il Tuo Volto
nel volto del povero.
Insegnaci a condividere quello che abbiamo
e quello che siamo.
Donaci una fede inquieta,
una speranza coraggiosa
e una carità appassionata.
Amen.

sabato 27 settembre 2025

La misura di Gerusalemme

Zc 2,5-9.14-15 e Lc 9,43-45

Profezia e fede si intrecciano e diventano per il nostro tempo, per questi giorni, attesa e compimento, consolazione e di speranza. L’espressione è molto calorosa, rievoca il linguaggio antico. Il Signore prende dimora a Gerusalemme e i popoli troveranno in lui rifugio e protezione. L’amore di Dio è grande, privo di barriere - non ci saranno mura intorno a Gerusalemme -, tutti siamo chiamati a farne parte: fidiamoci! Apriamo senza riserve il nostro cuore e lasciamo che il Signore prenda la sua dimora nella nostra vita, cambi i nostri lutti in gioia, ci consoli, ci renda felici. Gerusalemme è "misura" cioé strumento di validazione; è un simbolo che rappresenta la realtà profetica e nello stesso tempo è segno che la realizza efficacemente: "perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te"... "Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te".

venerdì 26 settembre 2025

... in questo luogo porrò la pace!

 Ag 1,15-2,9 e  Lc 9,18-22

L’elemento che caratterizza i primi versetti del secondo capitolo è la parola coraggio, ripetuta in più di un’occasione. Il profeta esorta il popolo al coraggio della fede.  Come è possibile oggi attualizzare e interpretare questo tema del coraggio? Il coraggio di avvicinare e amare il fratello, sempre e comunque; il coraggio della giustizia deterrente nei confronti dei prepotenti e a favore degli oppressi; il coraggio di tutelare l’ambiente e il creato; il coraggio dell’identità e appartenenza, in cui il sentirsi cristiano implica il vivere una vita nella sequela di Cristo.Il coraggio di costruire la pace lì dove tutto sembra distruggerla. 

giovedì 25 settembre 2025

Una casa per la gloria ... di Dio

Ag 1,1-8 e Lc 9,7-9

Terminato il periodo della deportazione a Babilonia, rientrati gli esiliati, a Gerusalemme non c'è ancora nessuna iniziativa per ricostruire il tempio distrutto e devastato ...
Il cuore della predicazione di Aggeo è il tentativo esplicito di mettere in evidenza come desideri, progetti, azioni dei singoli e del popolo sono espressione di un chiaro egocentrismo in cui l’Io è al centro di tutto: nelle relazioni, nella famiglia, nel lavoro, perfino nel dolore. Questo atteggiamento attraversa tutta la storia umana e di Israele, ed è a questa evidenza che il profeta richiama il suo popolo ad una conversione spirituale che ponga Dio al centro e quindi rioccupare il punto focale della vita: una presenza (la gloria) vitale non formale o puramente religiosa.

mercoledì 24 settembre 2025

Dio resta fedele

Esd 9,5-9 e Lc 9,1-6

Ad Esdra ritornato dall'esilio in Babilonia viene raccontato del fatto che, tanti israeliti, avevano peccato gravemente sposando donne pagane. Esdra era profondamente amareggiato, afflitto e costernato da quanto gli avevano riportato: si raccolse in preghiera, restò prostrato, umile e penitente fin all’offerta della sera. E qui si rivolge a Dio, Esdra, si carica del peccato di tutti, non fa prediche, non addita nessuno, si inginocchia e pentito prega: è questa la vera comunione; ed il Signore, per la preghiera di uno, perdona tutto il suo popolo. Poi Esdra riconosce che il ritorno in Giuda, a Gerusalemme, è grazia di Dio. Niente è per loro merito, tutto è per grazia del Signore, egli prende consapevolezza della grande opera del Signore, del suo “soffio” che fa brillare gli occhi e ci dona sollievo: Dio è fedele!

martedì 23 settembre 2025

Un Tempio ricostruito per tutti

Esd 6,7-8.12.14-20 e Lc 8,19-21

Una parte del popolo di Dio esiliato in Babilonia ha fatto ritorno in Israele grazie a re Ciro di Persia, ed ora, sempre grazie ad un altro re persiano, Dario, gli israeliti stanno completando la ricostruzione del tempio del Signore. Siamo ancora una volta di fronte ad un pagano, che riconosce il volere del Dio degli ebrei, li sostiene con beni materiali affinché possano completare quella casa di Dio. Il tempio viene chiamato “la casa di Dio”! Nella ricostruzione della sua casa, si realizza in parte il progetto del Signore di abitare con gli uomini. Tutto procede affinché si realizzi il progetto di Dio, si ricostituisca la sua famiglia; ma ogni azione di ricostruzione è una pietra viva, è una persona che la gioia della ricostruzione. Il tempio è ricostruito! Andremo con gioia alla casa del Signore!

lunedì 22 settembre 2025

Imparare dalla storia

Esd 1,1-6 e Lc 8,16-18

Questo brano si apre facendo riferimento ad una profezia di Geremìa, una profezia, che riguarda Ciro, re di Persia, un pagano che per ispirazione divina libererà il popolo ebraico dall’esilio in Babilonia. L’azione di Ciro, un’azione umana, radicata nella storia, diventa azione divina e via verso la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Il Tempio rappresenta la concretezza della volontà di ricostruire spiritualmente il popolo di Dio. Il Tempio e la ricostruzione rappresentano l’identità della comunità. Umano e divinosi intrecciano e anche se Ciro non si convertirà, non diventerà mai un seguace della religione ebraica, eppure riconoscerà l’esistenza di israele, e i diritti di questo Dio e del suo popolo. È un segnale grandioso di dialogo interreligioso, di comunione fra i popoli e culture diverse! C'è da imparare!


domenica 21 settembre 2025

Come amministrare

Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

Questa parabola lascia un poco perplessi i lettori; sembra oscura, in realtà è chiara: il Signore elogiò l’amministratore che cominciò a donare. Un amministratore, accusato dalla sua avidità eccessiva ormai insostenibile, trasforma la sua rovina nel nuovo tipo di rapporto, quello del dono fatto ai debitori del suo padrone. Ha usato dei beni del suo padrone per ribaltare la sua condizione di solitudine, e isolamento in cui la sua avidità l’aveva relegato. Lo fa evidentemente solo per opportunismo, ma in realtà la vera astuzia è proprio questa: comprendere che proprio di questo abbiamo bisogno, di qualcuno che ci aiuti a portare il peso della nostra vita. È significativo che per crearsi degli amici l’amministratore condoni i debiti ai debitori del suo padrone, cioè alleggerisca il peso da cui i debitori erano schiacciati. Questa è dunque la strada, condonarsi reciprocamente i pesi, aiutarsi a portarsi, alleggerirsi la vita. Tale astuzia illustra il tema della misericordia, caro a Luca: a chi perdona, sarà perdonato; a chi dà, sarà dato.


sabato 20 settembre 2025

Ultimi ordini

1Tm 6,13-16 e Lc 6,20-26

Siamo verso la conclusione della lettera e Paolo sembra sentire il bisogno di raccomandare ciò che è essenziale e necessario: il suo ruolo di testimone di Cristo. Questa relazione personale con il Signore indicherà la strada da intraprendere e percorrere. Ciò che sta a cuore a Paolo viene ora espresso con forza e senza tanti giri di parole: "ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento". Questi pochi versetti ci portano a riflettere sul nostro modo di realizzare l'appartenenza a Cristo e sulla strada intrapresa. Quante scorciatoie, siamo disposto ad accettare per opera dell'orgoglio e dell'autoreferenzialità.

venerdì 19 settembre 2025

Tu uomo di Dio ...

1Tm 6,2-12 e Lc 8,1-3

Anche noi che ci professiamo cristiani, ci professiamo testimoni della Sua parola, ma poi tutto viene messo in discussione nel momento in cui riflettiamo sui nostri atteggiamenti. Quanti piccoli e grandi interessi, le nostre compiacenze, e a volte la sete di potere, di ostentazione di superiorità ci conducono fuori strada ci offuscano nel corrispondere all'uomo di Dio. Quante volte la mia lingua taglia più della spada! E allora ecco la vergogna e quel senso di sconfitta. Ma, allo stesso tempo, sperimento la straordinaria potenza delle parole di Paolo: "Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza ... e combatti la buona battaglia della vita.

giovedì 18 settembre 2025

Il servizio della giovinezza

1Tm 4,12-16 e Lc 7,36-50

La comunità di Corinto è affidata da Paolo al giocare Timoteo, una comunità vivace, ma anche conflittuale, problematiche che rischiano di compromettere il ruolo di responsabile che gli è stato affidato. Paolo lo incoraggi e lo istruisce con consigli pratici e spirituali,  circa il comportamento da tenere. Ma proprio questa situazione ci interroga sul ruolo dei giovani nella comunità: non solo, quando affidiamo loro certi compiti, magari non ci preoccupiamo di accompagnarli e sostenerli, e corriamo così il rischio di giudicarli. Soprattutto quando si trovano a doversi confrontare con ambiti nuovi e inesplorati. Ma anche il modo di come educare i giovani a rivestire dei ruoli comunitari.

mercoledì 17 settembre 2025

La casa che è la Chiesa

1Tm 3,14-16 e Lc 7,31-35

Nelle parole di Paolo a Timoteo abbiamo la sintesi semplice e immediata dell'esperienza della fede dell"Apostolo: la Chiesa è come la  “casa” di Dio, non è una struttura in pietra o in legno, non un tempio magnifico e solenne, ma l'assemblea di uomini e donne uniti, in comunione con Cristo. È in questa casa/Chiesa che si rende concreto il mistero di Cristo: la sua umanità; la sua divinità; il suo esserci vivo e la sua passione e compassione con noi; la sua risurrezione. Una casa nella quale sia possibile sperimentare il sostegno e l’affetto reciproco, il luogo delle relazioni vere e profonde; gratuite e ricche di speranza. Eppure non sempre è così, ma questa casa vissuta da Paolo, deve per forza esistere da qualche parte.

martedì 16 settembre 2025

Il ministero è vita concreta

1Tm 3,1-13 e Lc 7,11-17

Paolo molto attentamente, da fine psicologo, sottolinea lo stile di vita, che un vescovo o un diacono devono avere, piuttosto che la conformità alle regole imposte dal loro ruolo. Questo perché ciò che è di primaria imporganza è la realtà umana, sentimenti, valori, intenzioni, ricchezze e fragilità che esprimono il ministero, e la testimonianza di una vita illuminata e trasformata dal Vangelo. In realtà dovrebbe essere così per tutti i cristiani, la luce della Parola dovrebbe illuminare ogni passo, rendendo l’uomo nuovo, quotidianamente. Purtroppo non è cosi, ma spesso capita di predicare bene, e di razzolare male.


lunedì 15 settembre 2025

Obbediente ...

Eb 5,7-9 e Gv 19,25-27

Due versetti densi di obbedienza: Obbedienza di Gesù al Padre e obbedienza dell’uomo a Gesù. Obbedire,ascoltare sono in questo caso la stessa parola. Un ascolto obbediente..un’obbedienza ascoltante. Senza l’obbedienza sembra di capire che l’ascolto è impossibile. Il Signore imparò ad obbedire "nei giorni della sua vita terrena ... offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime". Si può intendere i giorni della passione come pure che Gesù si fece obbediente in tutti i giorni della sua vita terrena. Perché si rese simile in tutto a noi uomini, ma diversamente da noi, ha supplicato Dio tutti i giorni della sua vita, per essere sempre secondo Dio, e per il suo pieno abbandono a Dio, venne esaudito.



domenica 14 settembre 2025

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Nm 21,4b-9 opp. Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17

Il 13 settembre 335 venne dedicata a Gerusalemme la chiesa della risurrezione e del Martyrium. Il giorno seguente con solenne cerimonia si fece l’ostensione della croce, che l’imperatrice Elena aveva ritrovato il 14 settembre 320.

Ieri era  il mio compleanno, oggi è quello di Papa Leone …

 

Oggi inizia la festa dell’Esaltazione della croce.

Celebriamo il suo essere segno: segno di un amore che ci spinge oltre, segno di un dono che nessuno avrebbe mai potuto neppure immaginare, segno di un Dio che si è fatto talmente vicino a noi e al nostro peccato da unire definitivamente terra e cielo. Noi oggi celebriamo l’amore che “dalla croce” abbiamo ricevuto.

Ovviamente domenica scorsa Gesù ci ha detto: “chi non prenderà propria croce e mi segue, non può essere mio discepolo”.

Ecco allora che cosa rappresenta la croce?

La sua vita per me (la croce) diventa la mia vita proprio quando la croce di Cristo entra nella mia condizione di esistenza. Se contempliamo la croce, se scegliamo consapevolmente di dire sì al Maestro crocifisso allora di quella croce dobbiamo imparare le logiche. Quali sono le logiche della croce?

A) intima relazione con Gesù, stare in sintonia con il cielo e con la realtà del mondo. CIELO E TERRA

La sua parola e i segni della sua grazia, i sacramenti sono il cielo che ci tutta e di cui diventiamo partecipi.

Lo sguardo sulla realtà, la cura di questo spazio vitale, delle relazioni, delle cose del creato ...tutto questo è mondo. Il disinteresse, l’indifferenza … tutto questo mi esilia dal mondo. Mi priva di compassione.

B) accoglienza: tutti sotto il legno della croce, ci insegna la dimensione dell'accoglienza, della comunità: "quando sarò elevato attirerò tutti me.

La vera accoglienza è fantasia, tenera non rigida e schematica, è comprensiva, è aperta al superamento delle nostalgie passate che ci bloccano nella crescita come figlio Dio.

C) la croce è fatica è sacrificio, é cammino insieme. È la fatica di essere gli uni per gli altri.

È sacrificio come l'Eucaristia che celebriamo, un sacrificio da cui sgorga la vita. Ma è anche cammino su una via stretta della Gerusalemme di quaggiù che ci prepara a incamminarci nella Gerusalemme del cielo.

Grazie a quella croce che oggi celebriamo, possiamo sentire che la salvezza non disdegna la fragilità, che non disdegna la morte, ma la attraversa, esattamente come ha fatto Gesù di Nazaret.

Beh… tutte, tutti noi, oggi possiamo guardare la croce, qualsiasi croce e dirci che c’è un Dio che per amore, e solo per amore, si è offerto e si offre per noi: non chiede contraccambio, non impone dazi, non ha bisogno di nessuna dimostrazione di fedeltà, né di prove da superare. 

Se si vuole seguire il Signore, allora, non bisogna fare calcoli per misurare le proprie potenzialità, ma bisogna solo alzare lo sguardo e guardare la misura infinita d’amore che è stata rivelata nella croce del Signore.

sabato 13 settembre 2025

Graziato e salvato

1Tm 1,15-17 e Lc 6,43-49

Paolo riconosce che nella sua vita si è pienamente realizzata grandezza della misericordia e della magnanimità di Gesù, lui rappresenta un esempio per tutti i peccatori che, ancora, non hanno conosciuto Cristo. La sua vita diventa la concretezza dell'annuncio del Vangelo. Lui che, da persecutore è diventato annunciatore, è la dimostrazione che tutti possono cambiare, ma ci vuole coraggio; il coraggio di lasciarsi incontrare da Gesú e di lasciare che Gesù da quell'incontro ti cambi la vita.


venerdì 12 settembre 2025

Il dirompente che accade

1Tm 1,1-2.12-14 e Lc 6,39-42

Paolo prima di incontrare il Signore era un uomo che giudicava tutti e tutto, e nello stesso tempo un bestemmiatore, un violento, ma soprattutto un persecutore di Gesù Cristo. Poi, all’improvviso,  qualcosa di inaspettato, dirompente e sconvolgente è accaduto. Qualcosa che  travolge la sua vita: la misericordia di Dio. Paolo si sente amato, nonostante tutto, ma in modo particolare sperimenta la fiducia del Signore nei suoi confronti. Una fiducia che si concretizza nell’apostolato. Per lui inizia un periodo di introspezione profonda, che può diventare anche per ciascuno di noi occasione di un’analisi sincerz e profonda della nostra vita di sequela a Lui al Signore. 


giovedì 11 settembre 2025

La liturgia della vita

Col 3,12-17 e Lc 6,27-38

Ciò che permette di vivere, nella comunità, un clima di pace e gioia, e di imitare il comportamento di Dio in Cristo é l'amore che caratterizza il popolo dell’alleanza, cioè il dono per eccellenza che tiene unite le membra del corpo: "scelti da Dio e amati".
All’apice di questo amore c’è l’essere stati chiamati in un solo corpo, per questo la fonte ed il culmine del nostro essere popolo, è l’Eucaristia, il rendimento di grazie che, detto da Paolo, pare una supplica: “e rendete grazie”!
È l’Eucaristia la fonte e insieme il culmine di tutta l’evangelizzazione, poiché il suo fine è la comunità degli uomini con Cristo e in lui con il Padre e con lo Spirito Santo. 

mercoledì 10 settembre 2025

La nostra vita in Cristo

Col 3,1-11 e Lc 6,20-26

In realtà non si tratta di disprezzare le realtà terrene, ma riconoscere un modo nuovo di pensare e di vivere. Apparentemente, il battesimo sembra non cambiare nulla; in realtà vivono, in maniera misteriosa, uniti a Cristo, e siamo parte della sua risurrezione. È per questo che Paolo suggerisce in quale modo vivere sulla parola e sull’esempio di Cristo, cercando "le cose di lassù". 
Per Paolo, è l’unione con Cristo, nel battesimo, che permette di diventare uomini nuovi, e non semplicemente la buona volontà; è la continua conoscenza di Cristo che rende sempre possibile diventare nuovi, con una visione positiva dell’altro. Mi chiede di guardare il mio prossimo con il cuore tenero di chi accoglie senza giudicare, di chi ha come metro di misura la misericordia, perché l’altro è “luogo sacro”, perché Cristo, che vive in me e nell’altro, fa morire l’uomo vecchio e fa nascere il desiderio di cercare "le cose di lassù".

martedì 9 settembre 2025

Vivere in Lui e non in altro

Col 2,6-15 e Lc 6,12-19

Nella sua lettera Paolo afferma il primato assoluto di Cristo, Figlio di Dio, su tutto l’universo e su tutte le creature: la salvezza ci è donata da Gesù Cristo, il Signore. Con il Battesimo, vera circoncisione, i credenti, partecipano alla morte e risurrezione di Cristo, e imparano che la vita è la condizione in cui restare saldi nella fede. Ma quali sono i segni concreti del Battesimo, della circoncisione? In quale modo ho plasmato la mia esistenza e la rendo una esistenza cristiana? Questa è la fede che ho respirato fin della mia indanzia: la gratitudine a Dio sempre a che nell’inquietudine; la dignità della mia umanità; l'amore che Dio ci ha donato e ci dona continuamente. Essere uniti a Cristo nel battesimo significa vivere di lui e non di altro.


lunedì 8 settembre 2025

Natività di Maria ... attesa e compimento

Mi 5,1-4 e Mt 1,1-16.18-23

Il profeta Michea che è un contemporaneo di Isaia, in questo passo egli dedica la sua attenzione non a Gerusalemme, ma a Betlemme, la città di origine del Re Davide. A distanza di anni - dal Re Davide -, non era ancora compiuta l'attesa del discendente che  avrebbe dato origine a un nuovo inizio: da Betlemme verrà il Salvatore.
Siamo di fronte a un testo profetico non è esplicito, che noi ricomprendiamo alla luce del NT. Michea esalta e predice il Messia; enfatizza la sua patria, ma questa attesa e questo accadere si colloca nel progredire del tempo e della storia di Israele, non c'è un termine prefissato. Ora però la storia freme verso il futuro compimento e colui che nascerà porterà la vera pace. Un compimento non solo storico, e una pace frutto dello stesso compimento profetico, l'ingiustizia e la guerra deve finire.

domenica 7 settembre 2025

Scommettere tutto ... tutto su Gesù

Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33

Leggo e medito il Vangelo e sento molte scelte distanti dalle sue vie. Non penso solo alla mia vita, ma anche al mondo che mi circonda. E penso a noi credenti e alla nostra Chiesa, alle nostre comunità parrocchiali e non solo. È un Dio marginale quello in cui diciamo di credere. Un Dio che nella vita non ha una preferenza, ma ha una irrilevanza ... quasi irreversibile. Lo stiamo emarginando dimenticando. 
Ma noi oggi, scegliendo di credere in Gesù, abbiamo davvero fatto i conti con le radicali esigenze del Vangelo. Quando abbiamo misurato, che cosa abbiamo misurato?
Quando abbiamo scelto di diventare discepoli del Risorto, che cosa abbiamo veramente scelto?
Che cosa significa e che cosa comporta concretamente credere in quel Maestro di Galilea?
Costruire una torre, gettare fondamenta nella vita cristiana significa lasciarci impastare di Vangelo, lasciarsi orientare dalle sue vie, lasciarsi cambiare dai suoi valori. I suoi… non i nostri!
Ma quello che sentiamo attorno a noi è poco e spesso imbastardito da comode giustificazioni.
Sogniamo e costruiamo il futuro, consapevoli, capaci di riconoscere e condividere limiti e fragilità, ma con lo sguardo al cielo, cioè con gli occhi pieni di attesa e desiderio di mistero?
Ecco che la sequela è un nuovo inizio, è una nuova partenza. È qualcosa che cambia la vita e non si è più come prima.
Vogliamo scommettere tutto su Gesù?
questo è il problema rispetto al quale  noi discepoli moderni rischiano di impantanarsi ... non siamo più abituati a cambiare, anche perché siamo estremamente interconnessi con la realtà in cui viviamo... e questo ci limita nelle scelte e nella libertà.
Cambiare soprattutto le priorità, come già abbiamo visto nel Vangelo di domenica scorsa: chi segue il Signore, chi va con Lui a Gerusalemme, non può più perdersi alla ricerca di una gloria e interessi personali, di valori effimeri.
Tutto questo cambiamento oggi corrisponde al nuovo modo di vivere e di INVESTIRE TUTTO SU DI LUI ...
Assumendosi il rischio ...
con questa priorità si entra nel ruolo del discepolo, chi non assume questa conformazione della vita non è suo discepolo, non può pensare di esserlo, dice Gesù: «… non può essere mio discepolo!».

Prima te, Signore, e la tua Parola, 
poi noi e i nostri personalissimi bisogni.
Prima le tue vie, prima la tua vita, 
poi noi e le nostre continue insoddisfazioni.
Sia questa la nostra fede! 
Questa è la nostra risposta.


sabato 6 settembre 2025

Il suo corpo nostra riconciliazione

Col 1,21-23 e Lc 6,1-5

Paolo ci dice che la morte di Cristo ha riconciliato tutti gli uomini, tutti partecipi della stessa eredità, del medesimo corpo, e diventati creature nuove a immagine di Cristo. Cristo attraverso la sua carne, segna la nostra carne e permette agli uomini di conoscere e sperimentare cosa significa essere santi e immacolati, irreprensibili dinanzi a lui.
Accogliendo il Vangelo tutti i giorni si diviene santi in un cammino che ha Cristo come meta, come guida  e come modello. L’inizio di questo cammino è prendere coscienza che la strada è già stata tracciata da Cristo, a noi decidere di percorrerla.

venerdì 5 settembre 2025

L'inno di Colossesi una eterna poesia

Col 1,15-20 e Lc 5,33-39

Il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin hanno parlato anche della possibilità di vivere oltre i 150 anni. Xi dice: "ora le persone a 70 anni sono ancora giovani; (...) la gente viveva oltre i 70 anni, ma oggi a 70 anni…sei ancora un bambino" ... forse serpeggia in lorola paura del dover morire.
Ma guarda po', chi è ateo e non crede si pone il problema della propria eternalizzazione.
Ma questa "eternità" è a discapito degli altri ed è solo un porolungamento faticoso. Ma per chi crede in Cristo e nel suo mistero che rivela Dio stesso, si percepisce l'eternità come ben altro: un Dio-amore che nel suo figlio mi rivela il suo infinito amore e mi fa scoprire la bellezza di una vita vissuta: in Lui, per mezzo di Lui ed in vista di Lui, nel per sempre.

giovedì 4 settembre 2025

Tenerezza di un affidamento

Col 1,9-14 e Lc 5,1-11

La preghiera di Paolo per i Colossesi è una supplica rivolta a Dio come anche per ogni comunità; chiede per essa i doni dello Spirito: conoscenza, speranza, intelligenza spirituale e fortezza, affinché i credenti in Cristo sappiano accogliere la verità del Vangelo, cioè la volontà di Dio e crescere nella fede per corrispondergli nella vita concreta.  È infatti nella concretezza del quotidiano che si "dando frutti in ogni genere di opera buona". Per far frutti è necessario lasciarsi plasmare dall'amore. Paolo affidaca Dio le persone a lui più care della comunità, ma è un affidare che mette al primo posto l’amore di Dio.

mercoledì 3 settembre 2025

San Gregorio magno ... un credente

Col 1,1-8 e Lc 4,38-44

La lettera scritta, tra il 57 ed il 70 d.C., è indirizzata ai Colossesi, ma oggi potrebbe essere indirizzata alle nostre comunità. La comunità di Colossi è reale e concreta, e Paolo scrive a loro ringraziando prima di tutto Dio per la loro fede. Fede fondata sulla verità del Vangelo. E’ Cristo, figlio di Dio Padre, il cuore della lettera anche nella sua parte iniziale, infatti Paolo si dichiara apostolo di Cristo e scrive ai fratelli in Cristo, i quali hanno ricevuto la “Buona novella”. Ecco,  Paolo scrive a dei fratelli in Cristo ... In realtà questa lettera è rivolta ad una sola grande comunità che è la Chiesa - che sia parrocchia, movimento, associazione -, in qualunque posto si trovi, in qualunque posto ci siano dei credenti in Cristo.

martedì 2 settembre 2025

Leggiamo Paolo, ascoltiamo Gesù

1Ts 5,1-6.9-11 e Lc 4,31-37

Gesù lo aveva detto, egli "Verrà all’improvviso, come il ladro viene di notte, nell’ora che non sappiamo”. Ma noi non siamo nelle tenebre; ma come “figli del giorno” siamo illuminati dalla quella stessa parola di Gesù, per cui non abbiamo paura del ladro che viene quando meno ce lo aspettiamo, ma aspettiamo il dolce ladro (lo sposo che torna), il nostro Gesù, notte e giorno, finché venga incontro a noi, a prenderci con sé. È questa parola e comprensione che è all'origine della lettera di Paolo hai Tessalonicesi. L'attesa non è tenebra o paura, ma si riempie di luce, speranza e amore: “Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. “Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.” 

lunedì 1 settembre 2025

Alla resa dei conti

1Ts 4,13-18 e Lc 4,16-30

Quando muore qualcuno veniamo scossi profondamente, le nostre fondamenta tremano. Dove ho posto le mie fondamenta? Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi diventa decisamente coraggioso nell’esortare chi ha perso qualcuno a non essere triste e senza speranza, ma mette tutti di fronte alla fede in Gesù Cristo, la nostra forza e la nostra  roccia, per cui nulla può scuoterci.
Ma la speranza in cosa? nella vita eterna? La speranza è nel Signore Gesù Cristo morto e risorto. Per credere a questa Parola dobbiamo aumentare la nostra esperienza di Gesù, aumentare la familiarità con lui, far crescere la nostra fede e quindi la confirenza con le sue promesse, le sue parole.

domenica 31 agosto 2025

Introspezione

Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14

L’invito a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei offre a Gesù l’occasione di riflettere e di condividere il proprio pensiero con gli altri invitati. Come spesso accade, Gesù prende spunto da ciò che vede e va oltre, e solleva considerazioni riguardanti la vita, il modo con cui gli uomini stanno al mondo, ciò per cui ci affanniamo inutilmente.
Introspezione:
1) Gesù vede che gli invitati tendono ad occupare i posti, è l’ambizione che abita spesso nel nostro cuore, l’ambizione di primeggiare, di essere preso in considerazione dalla gente, di avere una buona posizione e godere di prestigio.
Gesù sottolinea proprio questa ambizione che ci preclude la logica nuova dove non ci sono i primi e gli ultimi, i vincenti e i perdenti a dare senso alla nostra vita. Il Regno non conosce le logiche del primeggiare ad ogni costo. Chi vive di questo non entra nel banchetto, non vi trova posto … se entri al banchetto del Regno hai già lasciato fuori la logica disumanizzante della restituzione e dello scartare e usare gli altri. Chi entra in questa logica è capace di fare qualcosa di veramente nuovo, di amare gratuitamente.
2) poi Gesù parla di poveri, storpi, zoppi e ciechi, come di coloro che devono essere invitati. La relazione con la fragilità.
Ebbene, proprio questi esclusi, questi marginalizzati, questi ultimi, che non hanno nulla da dare in cambio, sono fonte di beatitudine, sono la porta del Regno.
Perché questa beatitudine è vera? Perché tutto ciò che mi arriverà sarà solo inatteso e fonte di gratitudine …
Infatti, se invito amici e parenti, loro mi ricambieranno il favore; ma se invito chi non ha da restituire, e che nessuno invita, i miei conti rimangono aperti, e solo il Signore troverà il modo di saldarli come sa farlo solo lui.

UMILTÀ E MITEZZA

L’umiltà e la mitezza sono frutti straordinari e gustosi. Quando generano gesti, quei gesti sono capaci di risollevare, di dare vita, di fare spazio a colui o colei a cui sono donati.
Umiltà e mitezza significano  avere il coraggio di dire a noi stessi che le nostre intenzioni profonde hanno bisogno di purificazione; che la nostra vita ha bisogno di avvicinarsi ancora di più al Mite per eccellenza, Gesù; che le nostre scelte hanno bisogno di lasciarsi illuminare dalla sua parola.
Secondo papa Leone XIV, l'umiltà è vista come una virtù fondamentale, che permette di lasciare spazio a Dio e di manifestare la sua forza attraverso la debolezza umana, offrendo così la porta la via per la salvezza e la pace.
 


sabato 30 agosto 2025

Cura di se stessi

1 Ts 4,9-11 e Mt 25,14-30

Per amare gli altri occorre partire da sé. Fare di tutto perché la nostra vita sia in pace. Tra i tanti significati del “vivere in pace”, possiamo accostare l’essere in ordine, fare in modo che la vita sia ordinata ed equilibrata. Non si è in pace fino in fondo, se non affrontiamo i nostri disaggi e le ferite; quindi, se rimandiamo il da farsi, se tralasciamo anche le piccole cose che ci competono, come rifare il letto al mattino, monitorare il nostro corpo, pulire e ordinare la casa e le nostre cose. Vivere in pace significa essere attivi, operativi, lottare contro la pigrizia, che di impedisce di occuparci delle nostre cose. Che ci limita rispetto alla fedeltà alle piccole cose per diventarlo anche nelle cose più grandi.

giovedì 28 agosto 2025

Geremia anche oggi

Ger 1,17-19 e Mc 6,17-29

Dio garantisce la forza al profeta Geremìa, con tre immagini di potenza: la città fortificata, la colonna di ferro e il muro di bronzo. E aggiunge: "Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". La vocazione per Geremia porta con sè un compito estremamente gravoso e drammatico. Egli dovrà annunziare sventure a persone che, rifiutando il messaggio divino, faranno di tutto per rendergli difficile la vita. Egli verrà quindi coinvolto in prima persona nella tragedia del suo popolo, ma non dovrà soccombere alla paura e all'angoscia, perché Dio sarà con lui per proteggerlo. I profeti, oggi non rifiutano di subire le conseguenze dolorose della situazione, ma testimoniano e denunciano con la loro resistenza le terribili conseguenze di una scelta sbagliata fatta sulla pelle di troppi innocenti.