Nm 24,2-7.15-17 e Mt 21,23-27
lunedì 15 dicembre 2025
Un’autorità liberante
domenica 14 dicembre 2025
La gioia vera nasce nella prossimità
Is 35,1-6.8.10 Sal 145 Gc 5,7-10 Mt 11,2-11
Vieni, Dio della gioia che brilla tra le lacrime;
vieni, Dio della vita che germoglia nelle steppe;
vieni, Dio della speranza che infrange la disperazione;
vieni, Dio del futuro che va oltre la notte.
Signore Gesù, vieni tra noi
e insegnaci a vedere ciò che i nostri occhi
non riescono più a vedere,
insegnaci a credere in ciò che il nostro cuore
non riesce più a sperare.
Vieni, Signore, vieni
e donaci la gioia profonda di chi
sa di avere in te tutto! Amen
Con queste parole entriamo nella III domenica di avvento, conosciuta anche come la domenica della gioia … si chiama infatti (in latino) “domenica gaudete” cioè la domenica in cui rallegrarsi … ma di cosa poi oggi possiamo essere gioiosi?
Tutto attorno a noi progressivamente ci conduce e ci plagia nel ricercare ogni appiglio scenico e sentimentale-affettivo che possa suscitare in noi la gioia, o almeno quello che crediamo possa essere la gioia.
Una gioia che costruiamo col nostro desiderio fragile e che consumiamo con vorace ansiosità di dover essere felici almeno per un minuto ... e allora il Natale svuotato del suo vero mistero, può essere un bel contenitore per tutti i nostri tentativi di vivere la gioia, di aggrapparci a una felicità che non resta fatta ...
Ma la gioia che cosa è realmente?
A questa domanda come possiamo dare una risposta? Dobbiamo rassegnarci a una gioia illusoria?
Possiamo trovare risposta attraverso Giovanni Battista.
Allora che cosa è la vera gioia?
Alla richiesta di Giovanni "sei tu il veniente", Gesù rispose “… cosa avevano visto e cosa avevano ascoltato.”
La gioia si vede nelle cose che facciamo ... Siamo capaci di vedere le tracce della Gioia?
La gioia si genera nell'ascolto … Siamo disposti ad ascoltare?
Gesù dice a Giovanni, in un momento particolarmente triste e buio, pieno di Dubbi ... " Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me ..."
- ho visto ciò che Gesù ha fatto: ha dato tutto sè stesso per gli altri;
- ho ascoltato che Gesù parlava e diceva parole non sue ma del Padre.
Con Giovanni scopro e riconosco che la vera gioia è rendere felici gli altri nel dono di se stessi.
Ho scoperto che la vera gioia nasce dall’ascolto della parola amore, quando ascolto come si ama, imparo ad amare e amando genero gioia.
A quel punto ogni dubbio scomparve e la gioia si genera in tutti noi come anche in Giovanni in carcere.
La gioia di Gesù è gioia di Dio non diventano storia, non
si realizzano senza di noi e senza la nostra povera e incerta fede.
La gioia germoglia e si genera nella nostra vita quando Dio riesce ad abitarla
e a trasformala.
E allora, facciamogli casa, prepariamogli una buona accoglienza, perché tutto
il mondo possa vedere e raccontare le meraviglie che Dio opera in noi sordi,
zoppi, ciechi, morti…
Vieni Signore Gesù, toccaci e trasformaci, portaci tu nostra gioia!
sabato 13 dicembre 2025
Elìa ritornerà.
Sir 48,1-4.9-11 e Mt 17,10-13
venerdì 12 dicembre 2025
E se non ci vogliamo convertire?
Is 48,17-19 e Mt 11,16-19
giovedì 11 dicembre 2025
Tra grandezza e piccolezza ci sta il regno
Is 41,13-20 e Mt 11,11-15
Giocando sull’opposizione piccolo e grande, il Signore Gesù vuole dire che come già i profeti sussurravano coraggiosamente al cuore di Israele circa la venuta del Messia, mandando in corto circuito ogni giudizio con cui tutti erano soliti valutare le cose di Dio, nello stesso modo noi oggi non pssiamo misurare la sua venuta con i soliti logori termini e adpettative. Se vogliamo riconoscere la venuta del Signore, la sua incarnazione, dobbiamo essere disposti a convertire clamorosamente il nostro modo di sentire e di valutare la realtà. E’ il nostro basso profilo, la nostra piccola realtà, che consente a Dio di operare in noi cose grandi, senza il rischio che ce ne posiamo impadronire o vantare.mercoledì 10 dicembre 2025
Stanchi e oppressi ... tutti
Is 40,25-31 e Mt 11,28-30
martedì 9 dicembre 2025
Un "piccolo" guadagno comunitario
Is 40,1-11 e Mt 18,12-14
lunedì 8 dicembre 2025
Il nostro SI oltre la paura e l’impossibile
Gen 3,9-15.20 Sal 97 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1,26-38
Una notte di veglia, nella quale chi è riuscito ha compreso l’urgenza, la bellezza e la necessità di ascoltare il SILENZIO.
E’ nel silenzio che impariamo, come a Nazareth che l’impossibile diventa possibile …
La nostra esperienza quotidiana è costellata da impossibilità che si nutrono della nostra paura … Ciò che rende “impossibile” il nostro cammino verso Dio non è tanto la sua lontananza, quanto la nostra paura nell’accoglierlo per iniziare qualcosa di nuovo.
La nostra storia nella relazione con Dio è fatta di tanti, troppi impossibili.
Maria ci insegna, ci fa capire che da soli noi siamo solo capaci di sterilità non siamo capisci di sfuggire dalle nostre paure … siamo incapaci di veri SI al Padre.
Ma Maria ci testimonia che nulla è impossibile a Dio e che possiamo permetterci anche di non avere più paura di nulla …
Con Maria il tempo della paura finisce, si apre il tempo della pienezza. Il tempo nuovo del verbo fatto uomo.
Per questo sconvolgimento Dio sceglie un luogo insignificante, Nazareth perché questo è il suo stile, lo stile del suo Regno, calarsi dentro la quotidianità ordinaria di una giovane donna di un paesino sconosciuto.
Nazareth rappresenta ogni luogo umano in cui l’impossibile diventa possibile e inizia la storia nuova del Dio con noi.
Allora occorre:
Riscoprire l’Annunciazione: spesso leggiamo e ascoltiamo questo Vangelo con troppa distrazione, superficialità, ma ciò che queste parole custodiscono sono il dialogo personale e perenne tra Dio e Maria, tra il Padre e ogni uomo o donna che vivono in questo universo.
Dio mi parla e mi chiede di dare spazio al suo verbo … che Cristo abiti in noi … i suoi sentimenti trovino casa in noi, nel nostro quotidiano.
Un angelo che corre da Zaccaria e ora da Maria … oggi anche da me? Gabriele rappresenta la forza e il desiderio di Dio di fare comunione con noi, con me, di condividere, donare la sua salvezza.
Sono consapevole, riesco a sperimentare che la vicinanza passa attraverso la carne, è attraverso quella incarnazione che si apre a noi la vita di Dio.
Tutto questo accade in Galilea: La Galilea, una terra disprezzata e insignificante, evidenzia la rottura delle aspettative umane e la preferenza di Dio per i luoghi e le persone emarginate, per chi è piccolo.
La Galilea è la nostra terra … anche la nostra piccola terra di Massa Lombarda … piccola, complicata, fragile … eppure Gabriele viene anche qui a portare l’annuncio di pace, di vita e di verità …
Maria come Protagonista, ma non è un film, ... ma della vita. Maria è segno della nuova era di collaborazione tra Dio e l’umanità, rappresenta il nostro modello di fede e coraggio.
Maria ci insegna come si risponde SI, alla parola di Dio, al suo verbo che è uomo. Perché diversamente ci stiamo prendendo in giro.
La rivoluzione: L’annuncio di un figlio ad una vergine è sconvolgente, agli occhi di tanti è uno scandalo, rompe con le convenzioni culturali, segnando l’inizio di una nuova epoca per l’umanità e per la storia della salvezza.
Il timore di Maria di fronte all’annuncio è legittimo; la sua reazione dimostra la sua umana fragilità e insieme il suo desiderio di affidarsi. Fuori da ogni perbenismo o ipocrisia di facciata.
La Missione come conseguenza: La risposta di Maria, “Ecco la serva del Signore si compia in me la tua parola”, è un atto di totale disponibilità, rappresentando un modello di fede e dedizione, sicura certezza della iniziativa di Dio.
Non possiamo stare inermi a guardare il tempo che passa. Maria accoglie e si attiva immediatamente corpo, spirito, vita … tutto di lei freme in Dio.
Dopo l’esperienza della veglia mi piacerebbe riuscire a celebrare in cappellina all’oratorio una Messa tutti i lunedì sera con i giovanissimi, giovani, noviziato e Clan…
· Una Messa a inizio settimana per raccogliere la parola e la sua possibilità di radicarsi in noi e di germinare.
· Vorrei che i ragazzi e i giovani abbiamo l’occasione di mangiare quel pane che abbiamo adorato per poter custodire anche in noi stessi il verbo di Dio che si fa uomo e si dona a noi.
IL DESIDERIO: conversione e regno
Is 11,1-10 Sal 71 Rm 15,4-9 Mt 3,1-12
sabato 6 dicembre 2025
Una attesa colma di annuncio ...
Is 30,19-21.23-26 e Mt 9,35-10,1.6-8
venerdì 5 dicembre 2025
Il grido di chi attende
Is 29,17-24 e Mt 9,27-31
giovedì 4 dicembre 2025
Dire e fare ... la fede!
Is 26,1-6 e Mt 7,21.24-27
mercoledì 3 dicembre 2025
Quel pane era di Dio
Is 25,6-10 e Mt 15,29-37
martedì 2 dicembre 2025
Beati … se capaci di vedere e ascoltare!
Is 11,1-10 e Lc 10,21-24
lunedì 1 dicembre 2025
Io verrò da te ...
Is 2,1-5 e Mt 8,5-11
domenica 30 novembre 2025
Noè attese con l'ombrello
Is 2,1-5 Sal 121 Rm 13,11-14 Mt 24,37-44
AVVENTOIl nostro Avvento sarà come una finestra, che di settimana in settimana puliremo così i vetri faranno passare la luce e vedremo come attraverso i vari personaggi di Avvento Dio si avvicina, ci prende e attira a sé.
La finestra pulita permetterà di vedere Gesù che nasce, cioè che è realmente immerso nella realtà che viviamo. Perché dire che Gesù nasce, significa ammettere che esiste e che interagisce con la nostra realtà.
Essere e vivere l'avvento, l'attesa ... non può essere un esercizio di pazienza temporale
e nemmeno l'atteggiamento di chi aspetta un autobus oppure il proprio turno ... Attendere significa lasciarsi avvicinare e coinvolgere con colui che arriva, che è arrivato e che arriverà.
AVVENTO partendo dal desiderio di Dio ... non posso attendere chi non desidero venga a me ... c'è una profonda relazione tra attendere, avvento e desiderio. Il desiderio riempie la mia attesa e mi impedisce di preferire gli occhi chiusi, a volte tranquillizzanti, o le attese vigili ricolme di tensioni ansiogene legate alla vita di tutti i giorni.
E' importante rendersi conto che la venuta del Signore è tale pure in questo nostro tempo stanco e segnato delle infinite guerre che stanno falciando milioni di bambini, ragazzi, giovani, uomini, donne e anziani. Egli viene ponendosi di fronte al nostro libero arbitrio che ci permette di essere protagonisti del suo venire come anche lo siamo della violenza, dei soprusi, della morte, della emarginazione, della povertà e delle ingiustizie.
L'AVVENTO significa uscire da noi stessi e dalle nostre certezze umane e prepotenti sicurezze per andare verso Dio, frequentarlo, imparare le sue vie, camminare per i suoi sentieri. Il che comporta evitare tutto ciò che non viene da Dio e non ci porta a Dio
Ed è qui che possiamo iniziare a comprendere come la vicinanza di Dio a una esplicita manifestazione nel suo farsi carne che ha da subito coinvolto la nostra libertà circa il nostro accoglierlo, il dare senso pieno alla nostra vita ... usare della vita per vivere e agire come Dio. In realtà l'avvento è una grande e gratuita scuola in cui si impara accogliendo Dio nel suo vivere con noi l’arte dell’amore.
SIAMO DISCEPOLI DEL PRINCIPE DELLA PACE. La pace sia il più grande tra i desideri da coltivare in questo prezioso tempo di attesa. Proviamo a sceglierla, proviamo a costruirla, imparando dal Signore, dalla sua vita, dalla sua parola, dai suoi gesti, dal suo essersi fatto carne per noi.
La Finestra della Pace: Apriamo la finestra per far entrare una nuova luce che illuminerà ogni cosa. Puliamo i vetri per non vedere più offuscato. Togliamo le ragnatele e lasciamo entrare una nuova corrente, il vento dell'Avvento, per rinnovare e rinfrescare ogni cosa.
Noè ci dice: svegliatevi, state allerta! Se vedete che sta per piovere, siate preparati e prendete un ombrello. Noè nel suo tempo - come diceva Gesù -, mentre facevano le loro cose, e non si preoccupano dei segni del diluvio ... e ... perirono tutti ... lui invece diviene un segno di salvezza, la sua arca salvò uomini e animali, maschi e femmine.
Vegliamo dunque sapendo che come il più furbo dei ladri viene il Signore ...quindi si avvicinerà e si svelerà nella normalità del quotidiano ... Questo tempo ci insegna ad attenderlo e come attenderlo: disposti alla sorpresa ma una bella sorpresa!
sabato 29 novembre 2025
Sogni e realtà concatenati
Dn 7,15-27 e Lc 21,34-36
Turbamento ..., bisogno di spiegazione... Daniele sa che quella visione non è soltanto un sogno, ma che in realtà racconta qualcosa, svela verità importanti a cui deve prestare attenzione. Daniele sa che deve comprendere le visioni per compiere ciò che il discernimento degli eventi richiede. Chiede aiuto per decifrare questo sogno così angosciante, per affrontare il turbamento che gli lascia nel cuore questa visione.
venerdì 28 novembre 2025
Dopo le bestie ... il Figlio dell’uomo...
Dn 7,2-14 e Lc 21,29-33
giovedì 27 novembre 2025
Quel Dio che tu servi con perseveranza ...
Dn 6,12-28 e Lc 21,20-28
mercoledì 26 novembre 2025
Parole vere e vive
Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28 e Lc 21,12-19
martedì 25 novembre 2025
Svelare la realtà
Dan 2,31-45 e Lc 21,5-11
lunedì 24 novembre 2025
Oltre ogni obbligo, la Legge
Dn 1,1-6.8-20 e Lc 21,1-4
sabato 22 novembre 2025
2Sam 5,1-3 Sal 121 Col 1,12-20 Lc 23,35-43
Domenica prossima inizieremo a dire Gesù viene ... Viene,
nonostante tutto, e nonostante noi. Viene, anche se siamo presi da altro.
Viene, anche se molte cose prosciugano la nostra attenzione.
Viene, anche se il nostro cuore non ha molto spazio da dargli, o forse non ne ha più.
Ma oggi, il suo venire è il metterci di fronte al momento della sua massima debolezza, un Re dell'universo fragile e di nuovo tentato dalla forza e dal potere.
I capi lo deridevano: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto"; ecco senza un minimo di umanità, senza un po’ di compassione ...
Ma è di fronte a tutto questo che la tentazione viene vinta con la debolezza del perdono: "Padre perdonali perché non sanno quello che fanno".
Poi l'evangelista aggiunge: ... il popolo stava a
vedere.
È con questa immagine che oggi siamo chiamati a confrontarci, e a cercare
d'essere un popolo che non solo sta a guardare passivo, ma un popolo che
reagisce, che è attivo ...: noi siamo il suo popolo ... Lui è il nostro re ...
Alla fine di questa storia tutti si scostano da Gesù:
- i capi lo deridono, non hanno un minimo di compassione per un impostore
... Una delle prove che Gesù non è stato il Messia, il Cristo d’Israele, è
che il Messia non poteva morire.
- i soldati romani, lo deridevano, “lo schernivano”, si prendono gioco di Lui, una burla, gli si accostavano per porgergli dell’aceto che è l’immagine dell’odio. Nel Salmo 69,22 si dice: "quando avevo sete mi hanno dato l’aceto”; e dicevano “se tu sei il re dei giudei" ..., ecco che di nuovo ritorna questa tentazione, "salva te stesso".
Ma Gesù il nostro Re non è qui per salvare se stesso, ma noi tutti ... egli salva chi è perduto, tutti i perduti ...
E salva perché è il re!
La scritta della condanna è bellissima anche se con una forte ironia derisoria: "costui è il Re dei giudei", ovvero "il Re dei giudei è questo". È l’unica scritta circa Gesù nella sua vita, .... per prenderlo in giro. Questo è il Re dei giudei, cioè, che razza di Re è questo! Quindi è un’espressione che indica il massimo disprezzo.
Ma Luca ci conduce subito altrove ... "Uno dei malfattori, umilia e denigra Gesù ... l'altro invece, un criminale e un delinquente riconosce la realtà di Gesù, quella realtà che Gesù è innocente, e si rivolge a Gesù e gli chiede: “Gesù ricordati di me ...”.
Questo ricordare fa parte del linguaggio di tenerezza, di bontà, di amorevolezza ...
Ma mentre il bandito aveva chiesto” ricordati” quando entrerai nel tuo Regno quindi non immediatamente, la risposta di Gesù è immediata: "oggi stesso ..."; quindi non un domani, non nel tempo, ma oggi stesso, immediatamente, sarai con me nel paradiso.
La debolezza diventa un luogo di incontro, il luogo per eccellenza dove ciascuno può farsi raggiungere e salvare, dove riprendere il cammino e rinascere con uno sguardo completamente rinnovato.
Il suo popolo non può stare a guardare ... il suo popolo, noi siamo convocati per agire, per reagire ... "OGGI"
Oggi sarai con me in paradiso... una bella suggestione,
Paradiso è una parola di origine persiana e significa giardino ...
Ecco Gesù morto sarà sepolto nel giardino, dove, dopo tre giorni risorge ...
Gesù sta forse dicendo a questo malfattore che sarà unito alla sua stessa morte
e risurrezione... sarà con lui nel "giardino..."? Immagine anche di
quello stesso giardino della creazione ...
Che merito ha questo bandito, per entrare in paradiso?
Non ne ha nessuno merito, ma ha bisogno, l’amore di Dio guarda i bisogni delle persone. Non esistono per Gesù, per la forza del suo amore, non esistono casi impossibili che l’amore di Dio o l’amore di Gesù non possa risolvere.
Che cosa significa essere suo popolo oggi? Cosa significa ricordarci reciprocamente gli uni degli altri?