martedì 9 settembre 2025

La nostra vita in Cristo

Col 3,1-11 e Lc 6,20-26

In realtà non si tratta di disprezzare le realtà terrene, ma riconoscere un modo nuovo di pensare e di vivere. Apparentemente, il battesimo sembra non cambiare nulla; in realtà vivono, in maniera misteriosa, uniti a Cristo, e siamo parte della sua risurrezione. È per questo che Paolo suggerisce in quale modo vivere sulla parola e sull’esempio di Cristo, cercando "le cose di lassù". 
Per Paolo, è l’unione con Cristo, nel battesimo, che permette di diventare uomini nuovi, e non semplicemente la buona volontà; è la continua conoscenza di Cristo che rende sempre possibile diventare nuovi, con una visione positiva dell’altro. Mi chiede di guardare il mio prossimo con il cuore tenero di chi accoglie senza giudicare, di chi ha come metro di misura la misericordia, perché l’altro è “luogo sacro”, perché Cristo, che vive in me e nell’altro, fa morire l’uomo vecchio e fa nascere il desiderio di cercare "le cose di lassù".

Vivere in Lui e non in altro

Col 2,6-15 e Lc 6,12-19

Nella sua lettera Paolo afferma il primato assoluto di Cristo, Figlio di Dio, su tutto l’universo e su tutte le creature: la salvezza ci è donata da Gesù Cristo, il Signore. Con il Battesimo, vera circoncisione, i credenti, partecipano alla morte e risurrezione di Cristo, e imparano che la vita è la condizione in cui restare saldi nella fede. Ma quali sono i segni concreti del Battesimo, della circoncisione? In quale modo ho plasmato la mia esistenza e la rendo una esistenza cristiana? Questa è la fede che ho respirato fin della mia indanzia: la gratitudine a Dio sempre a che nell’inquietudine; la dignità della mia umanità; l'amore che Dio ci ha donato e ci dona continuamente. Essere uniti a Cristo nel battesimo significa vivere di lui e non di altro.


lunedì 8 settembre 2025

Natività di Maria ... attesa e compimento

Mi 5,1-4 e Mt 1,1-16.18-23

Il profeta Michea che è un contemporaneo di Isaia, in questo passo egli dedica la sua attenzione non a Gerusalemme, ma a Betlemme, la città di origine del Re Davide. A distanza di anni - dal Re Davide -, non era ancora compiuta l'attesa del discendente che  avrebbe dato origine a un nuovo inizio: da Betlemme verrà il Salvatore.
Siamo di fronte a un testo profetico non è esplicito, che noi ricomprendiamo alla luce del NT. Michea esalta e predice il Messia; enfatizza la sua patria, ma questa attesa e questo accadere si colloca nel progredire del tempo e della storia di Israele, non c'è un termine prefissato. Ora però la storia freme verso il futuro compimento e colui che nascerà porterà la vera pace. Un compimento non solo storico, e una pace frutto dello stesso compimento profetico, l'ingiustizia e la guerra deve finire.

domenica 7 settembre 2025

Scommettere tutto ... tutto su Gesù

Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33

Leggo e medito il Vangelo e sento molte scelte distanti dalle sue vie. Non penso solo alla mia vita, ma anche al mondo che mi circonda. E penso a noi credenti e alla nostra Chiesa, alle nostre comunità parrocchiali e non solo. È un Dio marginale quello in cui diciamo di credere. Un Dio che nella vita non ha una preferenza, ma ha una irrilevanza ... quasi irreversibile. Lo stiamo emarginando dimenticando. 
Ma noi oggi, scegliendo di credere in Gesù, abbiamo davvero fatto i conti con le radicali esigenze del Vangelo. Quando abbiamo misurato, che cosa abbiamo misurato?
Quando abbiamo scelto di diventare discepoli del Risorto, che cosa abbiamo veramente scelto?
Che cosa significa e che cosa comporta concretamente credere in quel Maestro di Galilea?
Costruire una torre, gettare fondamenta nella vita cristiana significa lasciarci impastare di Vangelo, lasciarsi orientare dalle sue vie, lasciarsi cambiare dai suoi valori. I suoi… non i nostri!
Ma quello che sentiamo attorno a noi è poco e spesso imbastardito da comode giustificazioni.
Sogniamo e costruiamo il futuro, consapevoli, capaci di riconoscere e condividere limiti e fragilità, ma con lo sguardo al cielo, cioè con gli occhi pieni di attesa e desiderio di mistero?
Ecco che la sequela è un nuovo inizio, è una nuova partenza. È qualcosa che cambia la vita e non si è più come prima.
Vogliamo scommettere tutto su Gesù?
questo è il problema rispetto al quale  noi discepoli moderni rischiano di impantanarsi ... non siamo più abituati a cambiare, anche perché siamo estremamente interconnessi con la realtà in cui viviamo... e questo ci limita nelle scelte e nella libertà.
Cambiare soprattutto le priorità, come già abbiamo visto nel Vangelo di domenica scorsa: chi segue il Signore, chi va con Lui a Gerusalemme, non può più perdersi alla ricerca di una gloria e interessi personali, di valori effimeri.
Tutto questo cambiamento oggi corrisponde al nuovo modo di vivere e di INVESTIRE TUTTO SU DI LUI ...
Assumendosi il rischio ...
con questa priorità si entra nel ruolo del discepolo, chi non assume questa conformazione della vita non è suo discepolo, non può pensare di esserlo, dice Gesù: «… non può essere mio discepolo!».

Prima te, Signore, e la tua Parola, 
poi noi e i nostri personalissimi bisogni.
Prima le tue vie, prima la tua vita, 
poi noi e le nostre continue insoddisfazioni.
Sia questa la nostra fede! 
Questa è la nostra risposta.


sabato 6 settembre 2025

Il suo corpo nostra riconciliazione

Col 1,21-23 e Lc 6,1-5

Paolo ci dice che la morte di Cristo ha riconciliato tutti gli uomini, tutti partecipi della stessa eredità, del medesimo corpo, e diventati creature nuove a immagine di Cristo. Cristo attraverso la sua carne, segna la nostra carne e permette agli uomini di conoscere e sperimentare cosa significa essere santi e immacolati, irreprensibili dinanzi a lui.
Accogliendo il Vangelo tutti i giorni si diviene santi in un cammino che ha Cristo come meta, come guida  e come modello. L’inizio di questo cammino è prendere coscienza che la strada è già stata tracciata da Cristo, a noi decidere di percorrerla.

venerdì 5 settembre 2025

L'inno di Colossesi una eterna poesia

Col 1,15-20 e Lc 5,33-39

Il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin hanno parlato anche della possibilità di vivere oltre i 150 anni. Xi dice: "ora le persone a 70 anni sono ancora giovani; (...) la gente viveva oltre i 70 anni, ma oggi a 70 anni…sei ancora un bambino" ... forse serpeggia in lorola paura del dover morire.
Ma guarda po', chi è ateo e non crede si pone il problema della propria eternalizzazione.
Ma questa "eternità" è a discapito degli altri ed è solo un porolungamento faticoso. Ma per chi crede in Cristo e nel suo mistero che rivela Dio stesso, si percepisce l'eternità come ben altro: un Dio-amore che nel suo figlio mi rivela il suo infinito amore e mi fa scoprire la bellezza di una vita vissuta: in Lui, per mezzo di Lui ed in vista di Lui, nel per sempre.

giovedì 4 settembre 2025

Tenerezza di un affidamento

Col 1,9-14 e Lc 5,1-11

La preghiera di Paolo per i Colossesi è una supplica rivolta a Dio come anche per ogni comunità; chiede per essa i doni dello Spirito: conoscenza, speranza, intelligenza spirituale e fortezza, affinché i credenti in Cristo sappiano accogliere la verità del Vangelo, cioè la volontà di Dio e crescere nella fede per corrispondergli nella vita concreta.  È infatti nella concretezza del quotidiano che si "dando frutti in ogni genere di opera buona". Per far frutti è necessario lasciarsi plasmare dall'amore. Paolo affidaca Dio le persone a lui più care della comunità, ma è un affidare che mette al primo posto l’amore di Dio.

mercoledì 3 settembre 2025

San Gregorio magno ... un credente

Col 1,1-8 e Lc 4,38-44

La lettera scritta, tra il 57 ed il 70 d.C., è indirizzata ai Colossesi, ma oggi potrebbe essere indirizzata alle nostre comunità. La comunità di Colossi è reale e concreta, e Paolo scrive a loro ringraziando prima di tutto Dio per la loro fede. Fede fondata sulla verità del Vangelo. E’ Cristo, figlio di Dio Padre, il cuore della lettera anche nella sua parte iniziale, infatti Paolo si dichiara apostolo di Cristo e scrive ai fratelli in Cristo, i quali hanno ricevuto la “Buona novella”. Ecco,  Paolo scrive a dei fratelli in Cristo ... In realtà questa lettera è rivolta ad una sola grande comunità che è la Chiesa - che sia parrocchia, movimento, associazione -, in qualunque posto si trovi, in qualunque posto ci siano dei credenti in Cristo.

martedì 2 settembre 2025

Leggiamo Paolo, ascoltiamo Gesù

1Ts 5,1-6.9-11 e Lc 4,31-37

Gesù lo aveva detto, egli "Verrà all’improvviso, come il ladro viene di notte, nell’ora che non sappiamo”. Ma noi non siamo nelle tenebre; ma come “figli del giorno” siamo illuminati dalla quella stessa parola di Gesù, per cui non abbiamo paura del ladro che viene quando meno ce lo aspettiamo, ma aspettiamo il dolce ladro (lo sposo che torna), il nostro Gesù, notte e giorno, finché venga incontro a noi, a prenderci con sé. È questa parola e comprensione che è all'origine della lettera di Paolo hai Tessalonicesi. L'attesa non è tenebra o paura, ma si riempie di luce, speranza e amore: “Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. “Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.” 

lunedì 1 settembre 2025

Alla resa dei conti

1Ts 4,13-18 e Lc 4,16-30

Quando muore qualcuno veniamo scossi profondamente, le nostre fondamenta tremano. Dove ho posto le mie fondamenta? Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi diventa decisamente coraggioso nell’esortare chi ha perso qualcuno a non essere triste e senza speranza, ma mette tutti di fronte alla fede in Gesù Cristo, la nostra forza e la nostra  roccia, per cui nulla può scuoterci.
Ma la speranza in cosa? nella vita eterna? La speranza è nel Signore Gesù Cristo morto e risorto. Per credere a questa Parola dobbiamo aumentare la nostra esperienza di Gesù, aumentare la familiarità con lui, far crescere la nostra fede e quindi la confirenza con le sue promesse, le sue parole.

domenica 31 agosto 2025

Introspezione

Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14

L’invito a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei offre a Gesù l’occasione di riflettere e di condividere il proprio pensiero con gli altri invitati. Come spesso accade, Gesù prende spunto da ciò che vede e va oltre, e solleva considerazioni riguardanti la vita, il modo con cui gli uomini stanno al mondo, ciò per cui ci affanniamo inutilmente.
Introspezione:
1) Gesù vede che gli invitati tendono ad occupare i posti, è l’ambizione che abita spesso nel nostro cuore, l’ambizione di primeggiare, di essere preso in considerazione dalla gente, di avere una buona posizione e godere di prestigio.
Gesù sottolinea proprio questa ambizione che ci preclude la logica nuova dove non ci sono i primi e gli ultimi, i vincenti e i perdenti a dare senso alla nostra vita. Il Regno non conosce le logiche del primeggiare ad ogni costo. Chi vive di questo non entra nel banchetto, non vi trova posto … se entri al banchetto del Regno hai già lasciato fuori la logica disumanizzante della restituzione e dello scartare e usare gli altri. Chi entra in questa logica è capace di fare qualcosa di veramente nuovo, di amare gratuitamente.
2) poi Gesù parla di poveri, storpi, zoppi e ciechi, come di coloro che devono essere invitati. La relazione con la fragilità.
Ebbene, proprio questi esclusi, questi marginalizzati, questi ultimi, che non hanno nulla da dare in cambio, sono fonte di beatitudine, sono la porta del Regno.
Perché questa beatitudine è vera? Perché tutto ciò che mi arriverà sarà solo inatteso e fonte di gratitudine …
Infatti, se invito amici e parenti, loro mi ricambieranno il favore; ma se invito chi non ha da restituire, e che nessuno invita, i miei conti rimangono aperti, e solo il Signore troverà il modo di saldarli come sa farlo solo lui.

UMILTÀ E MITEZZA

L’umiltà e la mitezza sono frutti straordinari e gustosi. Quando generano gesti, quei gesti sono capaci di risollevare, di dare vita, di fare spazio a colui o colei a cui sono donati.
Umiltà e mitezza significano  avere il coraggio di dire a noi stessi che le nostre intenzioni profonde hanno bisogno di purificazione; che la nostra vita ha bisogno di avvicinarsi ancora di più al Mite per eccellenza, Gesù; che le nostre scelte hanno bisogno di lasciarsi illuminare dalla sua parola.
Secondo papa Leone XIV, l'umiltà è vista come una virtù fondamentale, che permette di lasciare spazio a Dio e di manifestare la sua forza attraverso la debolezza umana, offrendo così la porta la via per la salvezza e la pace.
 


sabato 30 agosto 2025

Cura di se stessi

1 Ts 4,9-11 e Mt 25,14-30

Per amare gli altri occorre partire da sé. Fare di tutto perché la nostra vita sia in pace. Tra i tanti significati del “vivere in pace”, possiamo accostare l’essere in ordine, fare in modo che la vita sia ordinata ed equilibrata. Non si è in pace fino in fondo, se non affrontiamo i nostri disaggi e le ferite; quindi, se rimandiamo il da farsi, se tralasciamo anche le piccole cose che ci competono, come rifare il letto al mattino, monitorare il nostro corpo, pulire e ordinare la casa e le nostre cose. Vivere in pace significa essere attivi, operativi, lottare contro la pigrizia, che di impedisce di occuparci delle nostre cose. Che ci limita rispetto alla fedeltà alle piccole cose per diventarlo anche nelle cose più grandi.

giovedì 28 agosto 2025

Geremia anche oggi

Ger 1,17-19 e Mc 6,17-29

Dio garantisce la forza al profeta Geremìa, con tre immagini di potenza: la città fortificata, la colonna di ferro e il muro di bronzo. E aggiunge: "Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". La vocazione per Geremia porta con sè un compito estremamente gravoso e drammatico. Egli dovrà annunziare sventure a persone che, rifiutando il messaggio divino, faranno di tutto per rendergli difficile la vita. Egli verrà quindi coinvolto in prima persona nella tragedia del suo popolo, ma non dovrà soccombere alla paura e all'angoscia, perché Dio sarà con lui per proteggerlo. I profeti, oggi non rifiutano di subire le conseguenze dolorose della situazione, ma testimoniano e denunciano con la loro resistenza le terribili conseguenze di una scelta sbagliata fatta sulla pelle di troppi innocenti.

La grande consolazione

1Ts 3,7-13 e Mt 24,42-51

Vivere intensamente la relazione con Cristo porta Paolo ad esprimere una sovrabbondanza di sentimenti, stupore, gioia e gratitudine. È un Paolo diverso, nuovo … quasi tenero … espressione di una tenerezza paterna.
Le persone che vivono la relazione con Cristo si sentono fratelli e gradualmente vivono gioie, dolori, rimproveri, cadute e rialzate, tutto, proprio tutto come in una relazione affettiva e famigliare. Come espressione conclusiva di tutto questo,  Paolo formula una benedizione che ci invita a crescere e sovrabbondare nell’amore, tra gli amici e verso tutti, per rendere i cuori saldi e irreprensibili nella santità, e smettere quindi di attendere una comunità ideale, ma riconoscendo il bello e il fratello in chi mi è compagno di vita.


mercoledì 27 agosto 2025

Parole viventi

1Ts 2,9-13 e Mt 23,27-32

"Vi abbiamo annunciato il vangelo" ... cioè la parola di Dio, una parola non descrittiva o etichettabile, è una parola che opera, che conduce all'azione. Una parola che smuove, sconvolge, rigenera, pota, ossida, riduce, guarisce, perdona, germoglia, fruttifica, richiama, rinvigorisce... Così, quando ascolto la parola di Dio, vorrei mantenere sempre la tensione per accoglierla non come una parola come un’altra, ma come qualcosa che entra in me e opera come, non so, in quali parti di me, non so, con quali tempi non so, ma che ugualmente opera.  Chiediamo allora al Signore proprio l’umiltà e la modestia di comprendere questa sya Parola che leggiamo perché effettivamente illumini la nostra vita e non resti semplicemente una parola in più che abbiamo ascoltato. 

martedì 26 agosto 2025

Autorevoli apostoli di Cristo

1Ts 2,1-8 e Mt 23,23-26 

Sembra che Paolo voglia dimostrare ai Tessalonicesi che ciò che ha trasmesso è semplicemente il vangelo di Cristo, e che tale annuncio è libero da qualsiasi forma di interesse personale. Da qui la prospettiva e l’invito a "progredire ancora di piu".
Ma cosa muove negli apostoli sentimenti così intimi, così puri per dei perfetti sconosciuti? Quel qualcosa che hanno visto, sentito, provato evidentemente li spinge, li guida con coraggio verso quelle persone che, sono riconosiuti come fratelli, desiderisi di senso e di verità. Paolo testimonia e rende trasparente nella sua vita ciò di cui vive, quindi è notissimo, non è una persona a doppio fondo l’evangelizzatore, non ha secondi interessi: è tutto ciò che dice e vive ciò che dice, nella misura in cui può, perché ciò che dice è la sua vita; se no il Vangelo è una parola vuota.


lunedì 25 agosto 2025

Bravi Tessalonicesi!

1Ts 1,2-5.8-10 e  Mt 23,13-22

Convertirsi dagli idoli; operosi nella fede; forti nel praticare la carità e fermi nella speranza. Tutto parte dagli idoli, dal mio rapporto con l'idolo o con Dio. E' da questa relazione che prende forma la fede, la carità e la speranza. Quali sono allora i miei idoli oggi? forse oggi l'idolo è solo ciò che mi porta ad evadere dalla realtà che sto vivendo. Dio invece cammina con il mio passo, vive nel mio tempo e dentro il mio tempo ora. Questa relazione genera conversione costante, cioè muoverci dalle nostre piccole e grandi miserie verso la misericordia di Dio, dal male che facciamo al bene che lui ci pone nella possibilità di fare come attualizzazione della nostra libertà e responsabilità.

domenica 24 agosto 2025

Aperti al bene

Is 66,18-21   Sal 116    Eb 12,5-7.11-13    Lc 13,22-30

Come possiamo vivere da cristiani in questo nostro tempo?

Il tempo in cui viviamo è un dono di esistenza che occupa tutto lo spazio creato.

Dentro questo spazio cosa significa essere cristiani?

Significa vivere la quotidianità del presente come occasione costante di conversione.

Il presente, l'unico tempo che ancora c’è e già non è scomparso. Convertirci non significa diventare “più bravi”, ma muoverci dalle nostre piccole e grandi miserie verso la misericordia di Dio, dal male che facciamo al bene che lui ci pone nella possibilità di fare come attualizzazione della nostra libertà e responsabilità. Ma questa condizione è ciò che si realizza perfettamente nel banchetto dei salvati.

In quel banchetto ognuno può entrare, anche il disperato, l’immondo e l’incurabile. Unico criterio per entrare è il bisogno. Resta fuori solo chi “sta bene”.

La falsa sicurezza e la presunta giustizia sono l’unico impedimento?

Per entrarvi basta riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio: nessuno si salva per propri meriti, ma tutti siamo salvati da Dio. Il tempo presente è l’anno di grazia che ci è concesso per convertirci dalla nostra (in)giustizia alla sua grazia, la misericordia sempre!

Ma la misericordia non è fatta di semplici parole ma di concretezza, quella che mette al muro ogni ipocrisia. 

Pensiamo ad esempio che al tempo di Gesù il popolo di Israele pensava di essere l’unico a salvarsi, i pagani no. Pensavano che la salvezza fosse un privilegio del solo popolo di Israele; ma alla domanda dell'uomo circa il numero (quanti) sono quelli che si salvano, Gesù risponde con il chi sono quelli che si salvano.

C'è una porta a Betlemme, per entrare in basilica, è la porta dell'umiltà ... ben si adduce a darci una immagine della porta stretta ... per entrare occorre scendere da cavallo e chinarsi ... occorre scendere dalla nostra auto-salvezza e accettare di abbassarci a livello di Dio, che per noi si è abbassato fino al limite dell'umano.

Abbassarsi significa convertire il cuore e la vita, significa essere disposti a rileggere il tempo e la storia con lo sguardo di Dio: la nostra storia, la storia intorno a noi fatta di quotidianità; e la storia di questa nostra terra, oggetto di una promessa di pace.

La Parola di oggi, ci pone di fronte a una visione sconvolgente per ciò che Israele rappresenta per le genti della terra. Nella scrittura e nei Profeti si muove un germoglio vitale che rielabora l'antico canto di liberazione dalla schiavitù e di conquista della terra promessa. Israele diviene un segno e uno strumento di liberazione cosmica necessario per portare tutte le genti a Dio, tutte le nazioni, pur nella loro diversità e conflittualità; diversa ente Israele è fuori, rimane fuori ... dal tempo, dalla storia e dal banchetto... rimasti fuori ... per chi è rimasto fuori la porta sarà chiusa ... questa è la condizione drammatica.

Si rimane fuori quando si è "operatori di ingiustizia!”

Si resta fuori se il rapporto che abbiamo con Gesù non è capace di azioni di amore, di misericordia, di compassione, di perdono, di condivisione generosa.

E’ questo quello che permette la comunione con Dio. Dio non ci chiederà di ripetere la professione di fede, ma se abbiamo amato come lui.

Ci preoccupiamo di partecipare all'eucaristia solo se confessati ... ma poi non siamo capaci di farci pane da condividere, di fare della nostra vita pane, alimento di vita per gli altri. A questo punto possiamo anche metterci le mani nei capelli perché "vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori".


sabato 23 agosto 2025

Nel grembo di Noemi

Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17 e Mt 23,1-12

Distratti dalla apertura del cuore da parte di Booz nei confronti di Rut e del rapido procedere della loro storia, fino al momento in cui Rut diviene sua moglie, passa in secondo piano il gesto di consolante tenerezza di Noemi nei confronti di Obed in figlio nato da Rut e Booz.
"Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio. (...) Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice." Come Noemi, … se Israele prendesse nel proprio grembo i popoli della Terra della Promessa  ...
Signore, donami questa apertura di cuore. Dammi la grazia di accorgermi di chi soffre e la libertà di ascoltarlo. Liberami dal giudizio che divide e disponibile all’ascolto che unisce, insegnami a vederti nel volto di chi è scatato.

venerdì 22 agosto 2025

Camminare facendo la storia

Rt 1,1.3-6.14-16.22 e Mt 22,34-40

Ben più di un racconto, ben più della esaltazione di una storia di vita e di due donne, una ebrea betlemmita e una donna moabita, legate da un vincolo famigliare ferito e da migrazioni ripetute. Questo racconto ci immerge in un fatto che dovrebbe aprirci gli occhi anche oggi: una donna moabita di nome Rut entra, in forza della vita vissuta, nella discendenza della casa di Davide. Noemi, suocera di Rut ha resistito dieci anni in un luogo che non era casa sua, senza suo marito, da sola, unico conforto la moglie vedova di uno dei due figli. Rut,avrebbe potuto tornare a casa sua,ma resta fedele a una relazione a un vincolo a una fraternita non di sangue ma di vita. È infatti nella vita vissuta che Dio opera la sua vicinanza e conduce queste due donne diverse ma unite a tessere una esistenza di riscatto e di salvezza.

giovedì 21 agosto 2025

Fedeltà estrema

Gdc 11,29-39 e Mt 22,1-14

C'è una costante che si ripete nella storia di Israele: un ritorno agli dei pagani, alle lotte, al caos politico, religioso e gerarchico. Eppure il Signore non abbandona il suo popolo, sebbene ne venga abbandonato. Internamente a questa vicissitudine storica, compare il primo e unico sacrificio umano di tutta la Bibbia. Quanto amore, quanto gratuito sacrificio nella figlia di Iefte, una docilità sterile e piena di rassegnazione. Un sacrificio muto di fronte a un Dio muto; solo obbedisnza a un giuramento. A noi non resta che chiederci se sappiamo accettare e accogliere, nella nostra vita ciò che si rivela cone prove e fatiche, o se invece preferiamo scendere a patti, mercanteggiando con i nostri stessi patti e promesse, forzando un amore di Dio che ci viene comunque donato in modo gratuito.

mercoledì 20 agosto 2025

Il re degli alberi ...

Gdc 9,6-15 e Mt 20,1-16

Alla morte di Gedeone, Abimèlech, il figlio avuto da una schiava con l'aiuto dei signori di Sichem, vuole diventare re. Per riuscirvi uccide tutti i suoi fratelli, solo Iotam il minore si salva. Ambizione, cupidigia, desiderio di potere, i sentimenti di Abimèlech sono così umani, eterni e immutabili. Rileggere queste pagine ci fa riflettere sul tempo presente e sugli intrighi di cui umanamente diamo capaci. La "parabola" del re degli alberi ci premette di attualizzare la facile ambizione del rovo che con la scusa del servizio al popolo, si erge a soddisfare la propria cupidigia. 

martedì 19 agosto 2025

Va con questa tua forza salva Israele ...

Gdc 6,11-24 e Mt 19,23-30

Dobbiamo andare, anche con le nostre poche forze, con i nostri dubbi e le nostre paure, perché solo testimoniando la Parola del Signore possiamo salvarci e salvare gli altri. Gedeone, è uno dei Giudici che il Signore suscitò in Israele per salvare il suo popolo, un uomo forte e valoroso; anche se toccato dal dubbio: "... chiede all’angelo dove sia il Signore che ha abbandonato il popolo israelita nelle mani dei nemici, dove siano i suoi prodigi..." Com’è facile immedesimarsi in questa osservazione, come è umano di fronte a tutto il male che l’uomo è capace di fare. Ma di fronte a tutta questa fragilità il Signore corregge il tiro: "non ti mando forse io?"

lunedì 18 agosto 2025

Non ci abbandona mai

Gdc 2,11-19 e Mt 19,16-22

Come può il Signore accendersi d’ira, come può mettere il suo popolo nelle mani dei nemici, ma soprattutto come può la mano del Signore «essere per il male»? Ma poi subito: il Signore non abbandona mai il suo popolo!
Il Signore non ci lascia mai, neanche quando noi abbandoniamo Lui, per questo ha mandato il Figlio. Anche il suo popolo, che lo aveva abbandonato, che si prostrava ad altri idoli, anche questo popolo così irriconoscente, così incapace di restare fedele, non viene abbandonato. Se un tempo erano giudici a realizzare questa vicinanza, oggi sono persone che il Signore ci pone accanto per aiutarci a fare le scelte giuste, per aiutarci nella fatica, nel dolore, nel dubbio.

domenica 17 agosto 2025

Un vangelo emblematico

Ger 38,4-6.8-10  Sal 39   Eb 12,1-4   Lc 12,49-53

O mio Dio! Sembra un Gesù angosciato e in preda a una chiara suggestione di ciò che gli sta accadendo attorno ... Umanamente è comprensibile, anche perché come dico da tempo: l'umanità di Gesù è reale a tal punto che diviene veicolo di tutto il mistero di Dio, ma non ne viene modificata, perché umanità è divinità non sono realtà opposte o lo scarto l'una dell'altra, ma espressione e condizione di ciò che è "mistero" nell'eternità e nel tempo. È se la natura umana è del Figlio di Dio ... è il mistero di Dio che si condivide nell'uomo. 
Poi certamente mi spiego male, ma sono certo che col tempo il pensiero si affinerà e riuscirò a capire meglio questa mia intuizione.

Anche oggi turbamento e speranza si alternano all'orizzonte del quotidiano. Per noi cristiani, e per i popoli che vivono nella terra, e anche di quella terra che “ospitò” Gesù, ci sarà mai pace?

In tanta parte del mondo c’è guerra, oppressione, persecuzione e morte anche e soprattutto per i cristiani, specie in quelle zone dove vi furono le prime comunità, le prime Chiese. 

Perché Dio permette tutto ciò?

Essere cristiani significa seguire quello che ha fatto e vissuto il suo Figlio? Da duemila anni è così… e forse continuerà così fino alla fine dei tempi?

Oppure un giorno le cose cambieranno quando ci saranno i nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia così come ha promesso il Signore Gesù. Ma nel frattempo ...

Nel frattempo la costruzione della pace dipende dalla buona volontà degli uomini, e per fare entrare Dio in questa realtà umana e concreta occorre che noi cristiani, testimoni del Signore abbracciamo la croce perché gli uomini non permettono a Dio di entrare nella loro vita.

Diceva papa Benedetto XVI: "... la pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto. Una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace, che non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico, né tantomeno di astuzie ingannatrici o di abili manipolazioni…. è invece risultato di un processo di purificazione ed elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata".

Purtroppo invece alla luce di quanto anche ieri è accaduto,sembra essere proprio in gioco il tentativo di essere abili "sensali" di interessi nazionali a esprimere o meno ogni possibilità di pace.

Alla fine, sembra essere solo questione di affari ...

Quello che viviamo ci espone al rischio dei totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate e disprezzate, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione.

 

Gesù ha il desiderio di accendere il fuoco dell’amore sulla terra; ma il nostro presente è sempre una lotta tra desiderio del bene e angoscia per il male, tra pace e scelte difficili. Siamo chiamati a vivere questa conflittualità con discernimento, sapendo che è sempre qui e ora che dobbiamo e possiamo scegliere ciò che è giusto, anche se ci sono dei costi da pagare.
Per Gesú  il desiderio del fuoco, della luce, dell’amore che è venuto a portare è il fuoco dello Spirito Santo che scenderà a Pentecoste; è il battesimo dell’acqua e del fuoco di cui parlò il Battista; è il fuoco del giudizio di Dio che è il suo amore che salva il mondo, quindi Gesù ha questo grande desiderio di accendere il fuoco. Contemporaneamente si trova angosciato, perché questo fuoco viene da un battesimo, da un’acqua che sgorga dalla croce. E il senso della croce è la riconciliazione piena attraverso la conoscenza dell’amore di Gesù, il Figlio, il primo uomo che crede all’amore del Padre. Il Figlio ama tutti noi con lo stesso amore con cui ci ama il Padre e per questo anche noi siamo riconciliati. Che bel fuoco ... la speranza è che incendi ancora di più!


sabato 16 agosto 2025

Scegliere ogni giorno

Gs 24,14-29 e Mt 19,13-15

Dopo aver brevemente descritto, nelle prime righe, ciò che il Signore ha compito per gli israeliti, Giosuè chiede al popolo di scegliere quale dio servire. La risposta se Bra essere scontata. Ma Giosuè, non si ferma alla risposta data con la bocca, egli li porta a fare una vera e propria professione di fede: di servizio a Dio, di essere testimoni della scelta compiuta e di ascoltare la voce del Signore nella propria vita. Anche noi dobbiamo andare più a fondo della tradizione che ci ha generato, abbiamo bisogno di “conoscere” Dio; anche noi siamo chiamati ad ascoltare la sua voce ed essere testimoni fedeli della nostra scelta. 

venerdì 15 agosto 2025

Sulle tracce di Maria

Ap 11,19; 12,1-6.10 Sal 44 1Cor 15,20-26 Lc 1,39-56

Circa la conclusione della vita terrena di Maria i testi canonici non ci forniscono indicazioni, sembra quasi che Maria sia spartita dalla narrazione della scrittura. Eppure nei secoli sono ben quattro le dichiarazioni dogmatiche che riguardano la madre di Gesù:
1. Maria Madre di Dio: nel Concilio di Efeso nel 431, afferma che Maria è veramente Madre di Dio.
2. Perpetua Verginità di Maria: nel Concilio di Costantinopoli nel 553.
3. Immacolata Concezione:proclamato da Papa Pio IX l'8 dicembre 1854, Maria è stata concepita senza macchia del peccato originale.
4. Assunzione di Maria: proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre 1950, afferma che Maria, terminato il corso della sua vita terrena, è stata assunta in corpo e anima alla gloria celeste.
Il percorso dogmatico non è una favola a lieto fine, ma un processo di consapevolezza circa la corporeità e l'esistenza stessa di Maria.
Nei vangeli sono rare le citazioni riguardo a Maria e se ci sono sono solo in relazione a Gesù e alla dua vicenda storica-umana e salvifica. Sembrerebbe quasi che i vangeli non recano a raccontare e descrivere qualcosa di così unico e particolare di una creatura umana, quasi che ciò che riguarda il suo destino di eternità potesse essere inteso come una favola. Ma poi la Chiesa, ovvero la comunità recente ha elaborato e prodotto quattro Dogmi ... Nel mezzo di tutto questo processo bimillenario troviamo i testi dei vangeli apocrifi, che con ricchezza di immagini sembrano esaltare a pieno la figura di Maria.
Dobbiamo abituarci a vedere gli scritti apocrifi come un tesoro in cui possiamo trovare preziosi indizi che ci richiamano all’ambiente liturgico-cultuale delleprime comunità credenti. Questi scritti, non riconosciuti ispirati, hanno per secoli accompagnato e alimentato, la liturgia, la poesia, l’arte e la letteratura del primo cristianesimo. Infatti eroe immagini circa l morte e l'assunzione di Maria traggono origine da fonti apocrife.
Fin dai primi secoli i cristiani provenienti dal giudaismo si domandavano come la madre di Dio fosse morta, il luogo della sua sepoltura e che fine avesse fatto il suo corpo.
A questi interrogativi rispondono i testi apocrifi dei “transiti e delle dormitio” dai quali possiamo scoprire indizi che illuminano la vita e la liturgia delle prime comunità cristiane circa il culto della Vergine Madre di Dio, ma non possiamo nascondervi che questi testi tramandano sotto forma di predicazione e di catechesi ciò che la tradizione ha tramandato nelle sue varie forme.
Gli apocrifi sull’assunta hanno un triplice scopo: quello di difendere, confermare e attualizzare il credere Maria come Vergine madre di Dio. Maria è vergine e gli apocrifi difendono questo dato (prima durante e dopo la nascita), rimane vergine fino alla sua morte e assunzione, ed è Madre di Dio, madre di Cristo, per questo ha avuto il privilegio di essere dal figlio custodita nella morte e dopo la morte. Ma tutto ciò che riguarda la sua corporeità ed esistenza, in realtà coinvolge tutti noi, per la nostra umanità, corporeità ed esistenza.

Storia di Bruno Ferrero
Una notte ho fatto un sogno splendido. Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell’aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, molti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: volevano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cammino era lento e penoso. Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avanzava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in modo risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi.
Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato. Guardava in giù, verso quelli che si sforzavano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma.
Maria camminava ancora più veloce di Gesù.
Sapete perché? Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù. Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona alla sua destra.
Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, come aveva fatto lei.
Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spesso, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.

giovedì 14 agosto 2025

Giosuè succede a Mosè in tutto

Gs 3,7-10.11.13-17 e Mt 18,21-19,1

Il brano biblico racconta l’ultima parte dell’esodo del popolo di Israele verso la Terra promessa. Mosè non riuscì a raggiungere la terra di Canaan, al suo posto, venne scelto il giovane Giosuè, a cui fu affidato il compito di fare attraversare il fiume Giordano agli israeliti. Fin dall’inizio si percepise che è Dio stesso che rinnova i segni della sua presenza in mezzo al popolo che si è scelto. Anche oggi, in questi nostri tempi nei quali sembra prevalere l’individualismo e l’egocentrismo, il Signore vuole realizzare la fedeltà all’alleanza fatta con Abramo e la sua discendenza per sempre, alleanza che é con ognuno di noi e, ma anche per tutte le famiglie della terra.

mercoledì 13 agosto 2025

Mosè non ha mai posseduto la terra

Dt 34,1-12 e Mt 18,15-20

Mosè era ad un passo dall’entrare nella terra promessa e.. non l’hai fatto entrare. Era ad un passo dal toccare con mano quanto aveva atteso per una vita, e non è stato possibile? Perché tutto ciò? Prova a dare una risposta, certamente insufficiente! Perché la terra delle Promesse di Yhwh, e la terra Promessa ai padri non è per un possesso personale, ma appartiene a Dio, al creatore dell'universo, che tutto tiene in sé non per possesso ma per esistenza. Sulla terra di esiste con essa e in essa, ma non la si può possiedere come dei padroni. La terra è un dono, una grazia affidata perché dalla terra traiamo esistenza e l'alito di vita, lo Spirito di Dio, è l'esistenza eterna del creatore.

martedì 12 agosto 2025

Starò davanti a te

Dt 31,1-8 e Mt 18,1-5.10.12-14

Come leggere queste pagine di Deuteronomio? Ci sono contenuti storici descrittivi che esprimono una realtà concreta e una vicenda che porta con sénella parola stessa una svolta che si attende da tempo, con tutto il suo carico di drammaticità come la distruzione di popoli e dei nemici. Ci sono contenuti che invece si collocano nel patto di alleanza che Yhwh ha stabilito con Mosè e il popolo. È un intreccio che va letto e compreso e non assolutizzato. La verità biblica, mostra di essere altro rispetto a una razionalità oggettiva, ma va compresa all'interno un cionesto umano e teologico insieme. Per questo le attualizzazioni devono essere estremamente prudenti per non cadere in errori ed orrori.

lunedì 11 agosto 2025

Elezione esclusiva?

Dt 10,12-22 e Mt 17,22-27

Temere, amare, servire e osservare le sue leggi ... tutto questo per il bene, la vita e la felicità del popolo. È in queste parole di Deuteronomio che possiamo inscrivere il contenuto della elezione. Forse occorre che tutti riconosciamo che questi versetti sono scritti per ciascuno di noi. Ognuno di noi, come suo figlio, può sentirsi il prediletto. Ci viene richiesto di circoncidere il cuore, di incidendo per porre un segno indelebile dell'Alleanza. Incidere il cuore per preservando dal male. Se queste parole furono dette per il popolo di Israele nel cammino dalla schiavitu alla libertà, ora risuonano come condizione di felicità per ogni figlio di Dio, figlio di Abramo nella fede...


domenica 10 agosto 2025

Noi piccolo gregge e tesorieri del Regno

Sap 18,6-9   Sal 32    Eb 11,1-2.8-19    Lc 12,32-48

Oggi Gesú si ferma a dialogare con noi e lo fa con questa pagina di vangelo: il tema è importante; le conseguenze coinvolgono tutta la vita, perché riguarda i fatti attuali e l’eternità beata; riguarda anche il nostro cuore, ci dice dove siamo nella vita, a cosa teniamo veramente, a cosa abbiamo legato il senso della nostra esistenza.

Il brano inizia con una espressione di estrema confidenza e tenerezza: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”.

Predilezione, tenerezza e protezione da parte di Dio nei confronti di una comunità di discepoli che si trova in quel momento difronte alla rivelazione più i attesa del loro maestro: il “piccolo gregge” di cui parla Gesù, a cui il Padre è piaciuto dare il Regno, quale è, ne siamo parte anche noi? Siamo oggetto a che noi della stessa predilezione?

Il vangelo ci propone nelle parole di Gesù frasi brevi e verbi imperativi: “Vendete ciò che possedete”; “... datelo in elemosina”; “Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli”.

E un dinamismo sapienziale: "state pronti con i fianchi cinti e le lampade accese e soprattutto aspettate il padrone di casa…"

Una immagine di paragone è Ulisse che torna a Itaca dopo un lungo viaggio e trova pretendenti al trono e servi infedeli ...

Gesù attinge a una immagine arcaica, ricca di risonanza per chi ascolta, per parlare ed essere compreso dagli uomini del suo tempo: padrone, servi, amministratore, punizione degli infedeli, percosse ...

Ma il cuore di queste parole non è nella paura della punizione o del giudizio, quanto piuttosto nel modo in cui viviamo l'attesa del padrone che deve tornare, attesa che dipende fondamentalmente da dove si trova il nostro tesoro. Perché, come ci ricorda il Signore, dove collochiamo il nostro tesoro si trova anche il nostro cuore. E dov’è adesso il nostro cuore? Sa attendere, o è preso dalla smania dell’incontro con ciò che ama? Con la bramosia del mondo?

La nostra attesa oggi non può essere se non insieme a chi grida pace, giustizia, diritti!

Un grido innocente e inerme di vittime, di bambini, di donne, anziani e fragili. Un grido dal cuore di una umanità umiliata ... questi sono i servi fedeli che attendono l'arrivo del padrone, lo attendono nella vita, lo attendono come vera ricchezza a cui attaccare il cuore. E se ancora ora tarda nella notte non si fanno prendere dal sonno e si tengono pronti per servire il signore che torna dalle nozze.

Ciò che anima l'attesa è la speranza, è scoprire che all’arrivo del padrone, non saranno loro a servirlo, ma lo farà il padrone stesso. Che cosa significa questo? Quale pienezza e compimento realizza?

C'è un gesto di Gesù che esternalizza il suo venire, e consacra l'essere quel piccolo gregge a cui il Padre affida il regno: il Signore, ricurvo sui piedi dei suoi discepoli mentre lava loro i piedi e pronuncia quelle parole indimenticabili: “e dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”.

Questo esempio, infatti, torna anche nel vangelo odierno, dove l’amministratore fidato e prudente viene messo a capo di tutta la casa e deve prendersi cura di tutti coloro che vi abitano, mentre il Signore tarda a venire. Il Signore quindi ci affida questo compito di accudirci reciprocamente “finché egli venga”. Una domanda risuona urgente: Sappiamo essere custodi del nostro fratello, sorella, comunità, contesto di vita, ambiente in cui viviamo?

sabato 9 agosto 2025

Ti farò mia sposa per sempre.

Os 2,16.17.21-22 e Mt 25,1-13

Verbi fotissimi: sedurre, condurre, una attrazio e inevitabile che fa pensare a qualcosa di inevitabile, senza forzatura o costruzione; dopotutto si tratta di quello che avviene normalmente nell’innamoramento. Segue il verbo condurre, che significa "accompagnare", cioè condurre con sé in un luogo solitario, deserto, dove, nella pace e nel distacco dal resto del mondo, ci si potrà incontrare in maniera profonda. Questo lessico dell'amore descrive una realtà completanente nuova e ideale, a cui tendere e desiderare. Questa esperienza di Osea vuole far comprendere come nell'amore fedele ciascuno riconoscerà il Signore e troverà la piena realizzazione di sé.


venerdì 8 agosto 2025

Ricordare per essere felici

Dt 4,32-40 e Mt 16,24-28

Stupore e meraviglia sono la reazione ai prodigi e ai segni che Dio ha compiuto per il suo popolo Israele; stupore e meraviglia di fronte alla predilezione per un solo popolo.
Se Dio è sempre fedele, occorre che il popolo ricordi e osservi le sue leggi per ottenere la felicità. Una pedagogia che pone nel ricordo il mezzo per riconoscere attuali i segni di Dio. Ecco allora che il primo passo è riconoscere che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra, poi occorre meditarlo nel cuore ed infine agire. Ma agire come? Osservando le sue leggi e i suoi comandi. Che non vengono proposti per limitare la libertà, ma per renderci felici. Allora diviene evidente che i comandi di Dio hanno l'unico fine di condurre alla felicità, come meta che si raggiunge dopo aver ricordato, riconosciuto, meditato ed osservato.

giovedì 7 agosto 2025

Infedeli e infedeltà

Nm 20,1-13 e Mt 16,13-23

Siamo di fronte al momento apice di criticità tra il Signore e il suo popolo, tale che lo stesso Mosè ne viene travolto. E’ impressionante quanto citato nel salmo 105(106): "Lo irritarono anche alle acque di Meriba e Mosè fu punito per causa loro: poichè avevano amareggiato il suo spirito ed egli aveva parlato senza riflettere". Resta comunque un brano didifficile comprensione, Mosè sembra vacillare, e, come bisogna dedurre, effettivamente pecca, per l’esasperazione che lo invade davanti alla infedeltà del popolo.. C’è chi dice che il suo peccato sia stato quello di non aver parlato alla roccia , ma di averla percossa. Si può concludere che non può darsi la fede se non in quel minimo di umiltà che sappia accogliere l’umiliazione della nostra non-fede.


mercoledì 6 agosto 2025

Trasfigurazione

Dn 7,9-10.13-14 e Lc 9,28-36

Il cammino della vita è tortuoso, talvolta appare impraticabile, corriamo il rischio di fermarci a metà strada. Abbiamo bisogno che la Parola fortifichi la nostra intelligenza e illumini i nostri passi. Abbiamo bisogno della grazia dei sacramenti per vincere il male che si annida nel cuore e nelle pieghe della società. Abbiamo bisogno di una esperienza umana che si chiama Chiesa che insieme tutti ci conduca nei sentieri della vita fino all’incontro con colui che siede sul trono. La vita è un complicato pellegrinaggio che si conclude sulla santa montagna, dove tutto è realizzato e compiuto dalla presenza di Dio, ciò che è mistero e immagine diviene realtà  concreta; ma può anche diventare un viaggio pericoloso che ci fa cadere negli abissi del male. 

martedì 5 agosto 2025

Mosè era un uomo amato da Dio

Nm 12,1-13 e Mt 14,22-36 

Un brano singolare dove sembra emergere la gelosia nei confronti di Mosè, prendono come pretesto nello scontro la sua scelta di aver sposato una donna etiope e non della loro razza ebrea. Anche noi critichiamo scelte e atteggiamenti di chi ci governa, della Chiesa, dei suoi sacerdoti, ma non è spesso solo invidia, gelosia? Siamo pronti a giudicare e ad attaccarci anche alle mezze verità pur di sostenere le nostre idee malsane.
Ma cosa csuccede? Dio stesso difende Mosè!  Dio ha un progetto per ciascuno di noi. Dio infatti ci ama tutti singolarmente. La gelosia oscura questa singolare predilezione; ma quando ci sentiamo amati, quando scopriamo il disegno d’amore che ha Dio per ciascuno di noi, ogni invidia si dissolve.


lunedì 4 agosto 2025

Il pane rinnegato

Nm 11,4-15 e Mt 14,13-21

Per il popolo di Israele, nel lungo cammino verso la terra promessa  la manna diventa un cibo "noioso" al punto che inizia a protestare, per questa ripetitività nauseante.
Dietro a questa lamentela però c’è di più; una sfiducia, forse un pentimento al contrario e una delusione circa la salvezza e la liberazione: ora rimpiangono la loro condizione passata: il deserto li sta inaridendo, e sta maturando in loro l'accusa a Dio, per averli scelti come popolo ... che ora non vuole essere scelto. Quando accade tutto questo, anche oggi, è il campanello d’allarme per tornare ad ascoltare e rimettere Dio al centro della nostra vita.


domenica 3 agosto 2025

Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?

Qo 1,2;2,21-23    Sal 89    Col 3,1-5.9-11     Lc 12,13-21  

Io e mio fratello, divisi da una eredità 
Vi racconto una storia, che credo servirà a ciascuno per rileggere e sdrammatizzare, prima degli eccessi, certe esperienze, anche di vita famigliare 
Morendo, un beduino lascia ai suoi tre figli il suo patrimonio: 11 cammelli, 
stabilendo che al primo dovesse andare 1/2 del suo patrimonio, al secondo 1/4 e al terzo 1/6. La suddivisione dell’eredità però non è semplice: Chiaramente, essendo 11 un numero dispari, il primo dei tre fratelli presenta subito agli altri un problema: non può prendersi la metà dei cammelli (ovvero 5 cammelli e mezzo) senza ucciderne uno tagliandolo a metà. Ed ecco che iniziano i litigi e gli altri due fratelli si oppongono e vorrebbero il secondo 2,75 cammelli e il terzo fratello 1,83 cammelli ...
Insomma, a queste condizioni la spartizione dell’eredità sembra essere impossibile.
Proprio quando la situazione sembra precipitare, un amico un cammelliere si trova a passare per puro caso e vedendo i tre fratelli accapigliarsi, ne chiede il motivo e…
Dona ai tre fratelli uno dei suoi cammelli. A questo punto i 12 cammelli possono facilmente dividersi tra i tre fratelli. Rispettando le quote previste dal padre, il primo prende 1/2 dei 12 cammelli, ovvero 6. Il secondo 1/4, ovvero 3 e il terzo il suo 1/6, ovvero 2 cammelli. In questo modo, ai tre fratelli vanno 11 cammelli e il cammello avanzato viene restituito all'amico.
È strano ma noi ci scanniamo nelle divisioni tra noi ... diabolicamente, pur essendo fratelli ... per cose che non sono il valore assoluto ... ma sono solo dei cammelli ...

La mia cupidigia, ... è da scemo.
“Stolto”: Nell'analisi testuale risulta che l'evangelista mette in bocca a Gesù una parola greca che significa mente a cui è messo come prefisso l'alfa privativa, da qui il senso di senza mente, privo di senso. Dobbiamo ridare senso e valore alla nostra vita, al di là di ciò che abbiamo, che siamo riusciti a ottenere o costruire. È urgente riconsegnare alle nostre esistenze e a quelle di ogni essere umano, il valore assoluto che nulla può impoverire o annullare. È urgentissimo riuscire a riconoscere come tesoro il nostro essere figli di Dio e essere persone umane. Questo tesoro è sorgente di vera umanità.

Arricchire davanti a Dio, e beni come benedizione.
I beni della terra sono una benedizione per tutti e non solo per qualcuno ... Un esempio è il Pane e il segno del pane come cibo di vita eterna. Ma siamo cosi gretti che invece ci accaniamo ad accumulare i nostri piccoli e grandi tesori, tutti i nostri umani «possedimenti»: famiglia, salute, affetti, lavoro, certezze interiori, rettitudine, progetti, futuro, casa.  Ma il valore della nostra vita non dipende da tutto questo! Il valore e il senso dell' esistenza non dipende dall'averli o dal perderli, o dal non essere mai riuscita a procurarmeli, generando crisi di stoma e fragilità psicologica. Eppure anche la nostra società moderna sul possesso dei beni si è giocata tutto.
Ed ecco, il Vangelo mi propone una sorta di precarietà come benedizione e salutare condizione che genera libertà e generosità.
Forse è tempo di cambiare, di cogliere quella sfida della precarietà, lei può insegnarci a vivere. Dobbiamo ridare senso e valore alla nostra vita, e alla vita dei nostri fratelli.


sabato 2 agosto 2025

Il bene comune del giubileo

Lv 25,1.8-17 e Mt 14,1-12

Dopo sette settimane di anni, al cinquantesimo anno, Mosè fece suonare il corno per richiamare tutti gli abitanti della terra e comunicargli l'anno delle liberazione, un anno di giubileo nel quale ognuno sarebbe tornato alla sua terra, alla sua famiglia; un anno dichiarato Santo durante il quale non si doveva  coltivare, non si dovevano fare potature, non si sarebbe vendemmiato. Ci si doveva nutrire solo della raccolta cresciuta spontaneamente nei campi. In realtà l'anno giubilare diviene un tempo in cui prendersi cura in modo particolare di tutti coloro nella necessita. Riflettendo dopo queste righe, mi chiedo: anche oggi, nel periodo in cui viviamo, è proprio cosi? Quale alto valore sociale e quale viene comu e porta in sé?


venerdì 1 agosto 2025

Le sacre convocazioni

Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37 e  Mt 13,54-58

Il culto viene codificato con precisione meticolosa ... tutto è giustificato da Dio che parla a Mosè, dandogli delle indicazioni ben precise, per convocare il popolo alle solennità del Signore. Un vero e proprio calendario, sviluppando per giorni, settimane e mesi le riunioni, il comportamento e i consigli da seguire. Prima e dopo l'ingresso nella Terra della promessa. Credo che oggi dobbiamo porci alcune domande: da un lato chiederci cosa significava tutto ciò, e a seguire se sarebbe ancora una condizione attuale e necessaria. Avrebbe ancora senso celebrare con la medesima intensità? Ma quale senso hanno oggi i nostri gesti cultuali e liturgici? Siamo sicuri che quello che facciamo sia gradito a Dio? E perchè dovremmo continuare a compiere gesti e riti, se non gli stessi?
Credo che l'unica risposta certa sia il memoriale, che nulla ha a che fare con la semplice ripetitività.

giovedì 31 luglio 2025

La gloria riempiva la dimora

Es 40,16-21.34-38 e Mt 13,47-53

"Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato". Tutto ciò che il Signore ordina, Mosè lo esegue affinché tutti possano partecipare, in prima persona, a quell'incontro con Dio, per le generazioni future sulle quali si estende l’alleanza e la benedizione. Tutto ciò che Mosè esegue serve per rendere e presente e attuale, in ogni momento della storia ciò che è racchiuso nella sua esperienza di un mediatore tra Dio e il popolo. Infatti se inizialmente è Mosè che si impegna in prima persona, successivamente questo patto va accolto da ciascuno e insieme a tutta la comunità. Ed ecco che il luogo in cui tutto questo avviene non è puramente ornamentale, ma assume ed espreime la presenza della "gloria".

mercoledì 30 luglio 2025

Come un raggio di sole

Es 34,29-35 e Mt 13,44-46

Più ci avviciniamo al mistero più la luce da raggiante diventa abbagliante, folgorante ed è impossibile sostenerne la vista. In questa immagine riconosciamo alla luce la possibilita esplicita di esprimere e rivelare il mistero di Dio in noi. Aiutaci Signore ad essere testimoni della tua luce, e come Mosè, portatori della verità che prima di essere razionalmente dimostrabile deve essere bella, raggiante, illuminante. Una verità che insegna la giustizia, la carità e la pace. Rendici, o Dio, capaci di riconoscere la luce vera, un raggio di sole, tra le troppe luci di un mondo artificiosamente illuminato.

martedì 29 luglio 2025

Dio è amore

1Gv 4,7-16 e Gv 11,19-27

Dio è amore e ci invita ad amarci gli uni gli altri. L"amare è un comandamento insieme antico e nuovo, e Cristo, né è il modello. Tutti siamo  invitati ad entrare nella logica dell’amore che ha in Dio la sua sorgente. Infatti Dio stesso è, nella sua realtà più profonda, agàpe, “amore”. Si tratta di una constatazione e non di una definizione filosofica. Con questa frase – che è unica nell’intera Bibbia – Giovanni riassume quanto la Storia della salvezza continuamente testimonia: Dio sceglie, Dio perdona, Dio rimane fedele al suo popolo nonostante i tradimenti, e in Gesù Cristo si manifesta come amore che si dona e si lascia crocifiggere.

lunedì 28 luglio 2025

Un Dio d'oro

 Es 32,15-24.30-34 e Mt 13,31-35

L’oro simboleggia la regalità; realizzare un simbolo d’oro significa riconoscere alla preziosità dell'oro le prerogative divine della regalità, della giustizia e della sapienza. Siamo noi uomini che abbiamo attribuito all’oro tutta una serie di valori e caratteristiche che in realtà non  ha, o quanto meno, non meno di altri elementi. Ma dal momento che il popolo di Israele si è fatti un dio d’oro, ha cercato di riempire di valore e di contenuto quell'idolo che diveramente era solo una statua di metallo. Ma ora quello stesso popolo ha commesso il suo peccato più grave ha plagiato la sua immagine e somigkianza con il suo Dio. La preziosità attribuita a qualcosa è solo una mediazione e non un assoluto ... 


domenica 27 luglio 2025

"Padre nostro" come ci dice Gesù

Gen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13

L’unica preghiera insegnata da Gesù, più che un esercizio di dettato fatto agli apostoli - scolari - non vuole condividerli delle parole esatte di Gesù, ma il loro profondo significato.
Del Padre Nostro abbiamo tre versioni, due nei vangeli, Matteo e Luca e una nella Didachè, rleggendole, sono sempre più convinto che le parole riportate dai vangeli corrispondano non tanto a un insegnamento didattico, quanto piuttosto a un modo autorevole di tradurre con gli occhi dei discepoli come Gesù pregava e il contenuto di quella preghiera. Nel Padre nostro possiamo cogliere tutta la dimensione umana del figlio di Dio, per cui  risulta di assoluta importanza che Gesù si rivolgesse a Dio chiamandolo Padre o addirittura .. babbino! Possiamo inoltre chiederci se è così improbabile che volesse rendere glorioso il "suo nome" e centro della attazione della sua esistenza umana? Ma cosa c'è di strano che chiedesse la realizzazione e manifestazione di quel regno di cui parlava? Ed è così impossibile che Gesù nella sua umanità chiedesse al Padre il pane per sostenere la vita, come il pane moltiplicato e l'amore per amare tutti come poi ha fatto nella croce? È privo di fondamento pensare che Gesú abbia chiesto di dargli forza nella tentazione... quella stessa del Getsemani ...
Direi che ciò che il Padre nostro rivela in realtà è l'intimità della vita di Gesú.
Quindi possiamo dire che Gesù ai discepoli che gli chiedono di insegnare loro a pregare, egli dice quello che lui stesso metteva nella sua preghiera: “Quando pregate, dite: “Padre …”. Gesù si rivolge a Dio chiamandolo Padre, perché questo è il rapporto che lui è venuto ad inaugurare con i suoi: la relazione del Padre con il Figlio.


sabato 26 luglio 2025

Dove conduce l'alleanza

Es 24,3-8 e Mt 13,24-30

Il brano ci conduce nella solenne celebrazione in cui viene consacrato il patto di alleanza.
La parola “Tutto” viene utilizzata tante volte a sottolineare la compattezza e l’accordo di tutto il popolo nessuno escluso, in accordo con tutto ciò che Mosè riporta dal suo dialogo con Dio. Grazie Signore che non ti stanchi mai di riportarci nell’alleanza, nel ricostruire laddove c’è smarrimento, nel perdonare i nostri errori. Per Dio l’alleanza è sempre un azzardo con l’uomo, che già tradisce la parola data un attimo prima. E allora perché Dio crede così tanto in noi, cosa vede di così tanto buono in noi? In noi vede la Sua Immagine. Il Suo amore non conosce pentimento. Forse è proprio questo amore ci permette di perderci e di ritrovarci.

venerdì 25 luglio 2025

Quale tesoro ci appartiene

2Cor 4,7-15 e Mt 20,20-28

Il brano di 2 corinzi, ci permette - riflettendo noi stessi in Paolo -, di non scandalizzarsi delle nostre debolezze, ma nell'immagine del vaso di creta, tutto di noi vienne impastato: esperienze di vita, il dramma della tribolazione che paolo descrive con antitesi: sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi. Ma in tutto questo che forma la creta si cela un tesoro. Di che tesoro si tratta? Il tesoro coincide con il vangelo, ossia con il dono incommensurabile dell’essere figli/e del Padre e coeredi, in Gesù, del suo stesso Spirito! È davvero una meraviglia ai nostri occhi che il Signore scelga di agire così nella storia e tra gli uomini!


giovedì 24 luglio 2025

Segni inequivocabili della presenza

Es 19,1-2.9-11.16-20 e Mt 13,10-17

L’immagine del monte riporta sicuramente a un vulcano in piena attività, che fa tremare la terra e dal quale scendono fiumi di lava fumante, avvolti da una densa nube di fumo; di fronte a segni così grandiosi il popolo di Israele rimane in contemplazione nell’attesa dell'esito del dialogo di Mosè con Dio. Il primo risultato è la santificazione del popolo, che significa sentirsi appartenenti a Dio, non poterne fare a meno. Il secondo risultato è il rendere visibile e udibile ciò che non lo è attraverso i sensi. Forse semplicemente, nel segno del monte, trova risonanza la rappresentazioni liturgica che celdbra la presenza di Dio in mezzo a noi, è il ruolo di mediatore di Mosè.

mercoledì 23 luglio 2025

Oltre ogni prevedibile relazione

Gal 2,19-20 e Gv 15,1-8

Paolo condivude ora un discorso esemplare rivolto in particolare ai Galati, in Gal 2,19-20 ricapitola il legame che egli riconosce con Gesù, Figlio di Dio che si è rivelato in lui. Inoltre Paolo ci anticipa il rapporto che si genera tra la legge e la fede di/in Gesù Cristo, capace di giustificare/salvare.
Occorre sottolineare quello che Paolo dichiara: “… la vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. La fede è la fede in Gesù Cristo che mi ha amato. Gesù Cristo mi ama, e mi ha amato e ha dato se stesso per me quando è andato sulla croce! Colui che è morto per me, ora vive per me, alla destra del Padre.

martedì 22 luglio 2025

Se siamo di Cristo ... Cristo ci possiede

2Cor 5, 14-17 e Gv 20,1-2.11-18

Paolo si sente chiamato, o forse anche solo riconosce un rapporto nuovo ed esclusivo, in certo senso rivoluzionario, con Cristo. Ed è proprio in questa nuova dimensione di fede che ci invita ad entrare. Profondamente cristologico, nel pensiero di Paolo al centro c'è Gesù: il Signore di tutti i tempi e ugualmente presente nel quotidiano dell’esistenza di ognuno di noi. Il nostro essere nuove creature si rivela nel modo rinnovato con cui viviamo, ossia gustando la gioia di essere riconciliati rispetto alle troppe divisioni; liberi dalle nostre autoreferenze e autosufficiente. Solo così possiamo ritrovare il senso pieno di ogni istante della nostra esistenza terrena, e del nostro passare in questo tempo mortale, già portatori di eternità e immortalità.

lunedì 21 luglio 2025

A volte si ritorna troppo indietro ... e fa male

Es 14,5-18 e Mt 12,38-42

Il potere sugli altri, oggi come allora, rappresenta un fine esistenziale di molti. Nel racconto di Esodo, è il Faraone che si accorge che sta perdendo una grossa fetta di schiavi, che è il motore dell’economia egiziana, e sta già calcolando le perdite che questo suo errore di valutazione. La reazione a questo punto è rabbia e violenza; uno sforzo enorme di risorse e di soldati per  realizzare una sicura vendetta, e ridurre in obbedienza il popolo ribelle, che vuole fuggire verso la terra promessa. La rabbia e la vendetta portano altra violenza e morte, e tristemente dobbiamo ammettere che sono il linguaggio dell’uomo ancora oggi, attraverso il quale si vogliono regolare i rapporti tra i vari stati nel mondo. Oggi ci sono tanti faraoni con il cuore indurito nel mondo, che decidono la vita e la morte di intere popolazioni. 


domenica 20 luglio 2025

La parte migliore prima di tutto!

Gn 18,1-10 e Lc 10,38-42

Marta, Maria e Abramo ci portano un po’ nel cuore della nostra vita cristiana, e delle nostre comunità. Non so se tra noi c’è chi si ritrova in Abramo, e nello specifico nelle corse e nell’affanno di un Abramo preoccupato di preparare tutto ... non c’è tempo da perdere. Poi c’è Marta, cambiano le situazioni ma non le corse e gli affanni; di cose da fare ce ne sono fin troppe. Ce ne sono sempre troppe…
E infine Maria che prende le distanze, e mettere al centro le “cose giuste”, le più importanti. Ma rallentare ha un prezzo, fermarsi ha conseguenze ...
Forse devo imparare non semplicemente a trovare equilibri tra il fare e il pregare, tra la vita frenetica e attiva e quella riflessiva e contemplativa del mistero, ma scoprire quel cammino che mi porta a scegliere le realtà migliori cioè incontrare e stare con Gesù.
Sia per Abramo che per Marta e Maria, tutto si concentra nell'incontrare Dio. Quale esperienza facciamo di questo incontro? Dove si realizza?
Oggi devo imparare a lavorare su me stesso, per portare equilibrio tra gli opposti, per dare valore alle cose che contano: all’ospitalità come all’ascolto della Parola, alla carità come alla preghiera, a Dio e alla persona, alla sua Chiesa e ai talenti di ognuno.

sabato 19 luglio 2025

Una notte tutta diversa dalle altre

Es 12,37-42 e  Mt 12,14-21

Al termine dei quattrocentotrenta anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dalla terra d’Egitto. Il viaggio fu lungo e pericoloso, non tutti riuscirono ad arrivare in fondo al cammino, molti caddero per strada, stremati dalla fatica o per morte violenta. Tutti erano in cammino dentro il loro presente e proiettati verso il futuro, avendo ben presente la roccia che è Dio: Dio scommette su di loro, e ora ritrovato, piano piano, un passo alla volta, tutti insieme, fianco a fianco, nomadi della storia in un cammino che non deve lasciare nessuno indietro. Anche oggi il deserto sembra di fronte a noi, con tutta la sua inquietudine, ma abbiamo la guida di Gesù e il supporto di tutti i nostri nonni, padri, madri, amici che prima di noi ci hanno condotti a questa "notte di veglia".

venerdì 18 luglio 2025

Yhwh non si può sconfiggere mai

Es 11,10-12,14 e Mt 12,1-8

Il faraone è molto di più di un re ostinato, crudele, determinato nel suo agire, egli è dalla parte sbagliata, dalla parte del potente, dello sfruttatore, dell’assassino degli innocenti. Questa sua condizione non gli lascia che l’alternativa di compiere azioni malvagie contro il popolo di Israele. Di fronte a tanta durezza il Signore dimostra alla comunità di Israele la sua giustizia e la sua potenza. In questo brano il Signore ci insegna ad affidarci alla sua parola, facendola entrare nella nostra quotidianità, in tutti i momenti della giornata, magari in forme diverse, a volte con gesti, altre volte con riti particolari, ma tutto è segno della presenza di Dio al nostro fianco. 

giovedì 17 luglio 2025

Definire Dio ... è necessario?

Es 3,13-20 e Mt 11,28-30

Forse la tentazione a cui non riusciamo a sfuggire è riuscire a incasellare Dio. La nostra cultura greco-romana ci ha abituato alla speculazione razionale per cui accostando i testi sacri, non riusciamo non leggerli alla luce di un raziocinio culturale.
Come risuonano le espressioni: “Io sono colui che sono”, e il “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”?
In ogni caso, il nome e la relazione costituiscono i punti fermi da Abramo fino a noi per ricondurci a un Dio fedele alle promesse; un Dio vicino e parte della nostra storia; un Dio che cammina con noi. Da qui ogni altra considerazione è frutto di speculazione teologica e riflessioni di storico-culturali. Una cosa torna evidente: è impossibile definire Dio se non in una relazione con lui.

mercoledì 16 luglio 2025

Recuperare il liberatore

Es 3,1-6.9-12 e Mt 11,25-27

Mosè trova a Madian il benessere, si sposa, ha un figlio e lavora come pastore curando le bestie del suocero. Sembra essere felice e sereno, ciò che è accaduto in egitto è un lontano ricordo. È in questo nuovo progetto di vita di Mosè che Dio si rivela e si manifesta, a partire dalla curiosità e dallo stupore. DIio si fa riconoscere come il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio dell’alleanza, che rimane fedele in ogni caso alla sua promessa. Nell'insieme della narrazione emerge un dato unico ed esclusivo: Dio chiama Mosè ad una missione, guidare il suo popolo e a tenere ben presente la meta, nonostante le sue fragilità e i suoi limiti. 

martedì 15 luglio 2025

Ma chi ha chiamato Yhwh?

Es 2,1-15 e Mt 11,20-24

Le conseguenze delle azioni istintive e violente di Mosè, sono la fuga, la paura, l’emarginazione, il perdere tutto. L’insegnamento che ci arriva è che il liberatore che il popolo di Israele attende non può essere un violento, la violenza non è la risposta giusta al male subito, questa non è la logica di Dio. Il liberatore non si impone con la propria forza, non è un eroe combattente, ma dovrà essere una persona come tutti gli altri, con i propri difetti e fragilità, e con un’unica caratteristica: essere scelto da Dio e diventare suo strumento, attraverso cui il Signore si manifesterà come colui che libera il popolo di Israele dalla schiavitù.


lunedì 14 luglio 2025

Un segno equivoco nella storia

Es 1,8-14.22 e Mt 10,34-11,1

Nel tempo in cui i figli di Giacobbe si trasferirono in Egitto, crebbero e divennero un popolo, possiamo affermare che ora Israele non è più solo Giacobbe ma, d'identità dello stesso popolo, che da ora inizia l'epopea della conquista della Terra. Tutto inizia con un faraone che non ha conosciuto Giuseppe e con un Dio che si affaccia a vedere il suo popolo che subisce l'avversione degli Egiziano, una ostilità che si esprime contro la vita dei figli maschi di Israele. Ciò che emerge ci deve essere di guida anche oggi, tempo nel quale occorre custodire e difendere soprattutto l'amore per le persone, specialmente le più indifese e deboli, adesso a prescindere.

domenica 13 luglio 2025

Chiesa Samaritana e Locanda

Dt 30,10-14   Sal 18   Col 1,15-20   Lc 10,25-37

Ci sono due situazioni che le parole di Gesù della Parabola risuonano immediatamente nella Chiesa: Samaritana, e Locanda ospitale. Ai tempi di Gesú essere samaritani era una disgrazia, una condizione deprecabile ... oscena, ma per Gesù diventa condizione prediletta e condizione scelta da Dio per coinvolgersi nella storia del popolo di israele, una condizione che diviene prioritaria per configurare la Chiesa.
Una Chiesa Samaritana che cosa significa?
In realtà si tratta semplicemente di essere discepoli di Gesú... alla scuola del maestro!
Con altre parole: Insegnaci, Signore, la prossimità che risolleva e fa vivere,
che sceglie di farsi carico e non vuole mantenere distanze.
Come il Samaritano, possa il nostro sì a te diventare un sì a favore della prossimità, della cura, della fraternità.
Non è Samaritana se non si comprende che per Gesù non è possibile umanamente essere suoi discepoli a prescindere dalla prossimità ...
Una Chiesa Locanda accogliente che cosa significa?
Essere una Chiesa spazio accogliente e di ospitalità, dove sperimentare concretamente l'esito della missione e la fratellanza nella fraternità, che per il Signore non è impresa impossibile. Quello che Dio chiede non è oltre noi stessi, non è oltre le nostre possibilità.
Chiesa locanda non vuol dire che è un albergo ma che è il luogo dove Gesú  buon Samaritano porta e fa curare il malcapitato finito nelle mani dei briganti; la locanda è l’immagine di quella Chiesa che accoglie e si prende cura dei malcapitati della storia e del tempo, è l’immagine di una Chiesa dell’ospitalità che vede nel debole e nel malato la carne di quel Cristo che tanto predica e prega.
Essere locanda significa aprirsi alla missionarietà ovunque.
Erio Castellucci, commentando la pagina dei discepoli di Emmaus ed evidenziando la straordinaria attualità di essa nell’oggi della Chiesa, scrive: “I due discepoli aggiungono un posto a tavola. Non hanno paura di allargare lo spazio della loro casa, non si barricano dietro alla loro porta. Hanno intuito, sentendo parlare Gesù, che quello straniero può solo arricchire la loro vita. Hanno capito, senza forse averlo sentito direttamente da Gesù, quello che aveva detto alla fine del Vangelo di Matteo: “ero straniero e mi avete accolto”.
L’esperienza dell’essere accolti e dell’accogliere è uno degli elementi fondamentali della Chiesa.
Oggi le nostre comunità dovrebbero semplicemente crescere ancor di più in questo senso e in questo stile.