venerdì 7 marzo 2025

Toglida te il male ...

Is 58,9-14 e Lc 5,27-32

4° Giorno di Quaresima: quali sono gli effetti di una vera penitenza? La vita di carità con tutti, in particolare coi più deboli. Quando finalmente passiamo da una pratica individuale, ritualistica e devozionistica di penitenza alla vita di comunione, gli effetti positivi sono sempre più grandi. Questo cambiamento ti condurrà a fare esperienza della penitenza che si realizza nella fedeltà di Dio alle sue promesse e non come il frutto dello sforzo personale e della volontà, "perché la bocca del Signore ha parlato". La vera penitenza ti porterà a fare esperienza di una comunione fraterna, di una fratellanza e condivisione in cui sperimentare che le promesse di Dio sono credibili e che Dio  è fedele.

Occorre cercare la giustizia

Is 58,1-9 e Mt 9,14-15

3° giorno di Quaresima: oggi prendo come spunto di cammino: "sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi".
La Parola del profeta si rivolga ad un popolo che ritiene di stare ricercando Dio: “mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie”, ma tutto si riduce a una pratica religiosa, che è sorda rispetto alla vera ricerca di Dio e incapace di dare soluzione all’ingiustizia e alla povertà. Si può forse dire che come non è possibile amare Dio che non vedi, se non ami il prossimo che vedi, così non si può pensare che un digiuno o una elemosina sia la risposta all"ingiustizia e alla povertà se il tuo credere non è comunione con la povertà del tuo prossimo.

giovedì 6 marzo 2025

La via del bene e della vita

Dt 30,15-20 e Lc 9,22-25

2 giorno di Quaresima: Con le ceneri abbiamo iniziato la Quaresima, oggi prendo come spunto di cammino: "Lui è la tua vita la lunghezza dei tuoi giorni ..."

Questi nostri giorni sono da abitare anche se difficili, violenti, pieni di contraddizioni e gravidi di falsità. Non possiamo smettere di sperare nel bene  e che il bene sarà l'unica realtà a rimanere. Anche a noi è chiesto di “essere confronto” con il bene e il male ... con la morte. Anche ha noi è chiesto di fare delle scelte in questo tempo di Quaresima e di guerra, non una scelta di campo tra amici e nemici, ma tra la vita e la morte, tra la pace e la guerra. Oggi scegliere la via della vita vuol dire, accoglienza, rispetto e perdono, cioè avere il coraggio di intraprendere la via della pace.

mercoledì 5 marzo 2025

... laceratevi il cuore e non le vesti ...

Gl 2,12-18 e Mt 6,1-6.16-18

Una espressione di una forza straordinaria che se vogliamo intenderla oggi, per noi risuona così: "saresti disposto ad aprire la porta del tuo cuore a Cristo?"
Strapparsi le vesti, per quel tempo si rifaceva a una antica tradizione ebraica associata al lutto, al dolore e alla perdita (strappare un affetto, separarlo da se stessi ...). A volte, lo strappo delle vesti era accompagnato da altri segni di umiltà e di dolore, come radersi la testa, gettarsi addosso la polvere o indossare un sacco; strapparsi i vestiti era un'espressione pubblica e forte di dolore, a questo segno esteriore corrisponde lo strappare da noi il peccato e a seguire, il pentimento del cuore. Il profeta Gioele parla appunto del cuore "Stracciate il vostro cuore e non le vostre vesti". Dio che vede il cuore richiede più di un rituale esterno.
Questo gesto estremamente forte, è accompagnato da una invito/promessa: "Tornate al vostro Dio ..."

Il cuore lacerato, il cuore strappato in realtà è il gesto di penitenza attraverso il quale tutto di noi si apre all'incontro con il Signore. Tutto ciò che è il nostro essere può essere "strappato", lacerato per essere preparato all'incontro con Dio. Questo è anche oggi il messaggio cristiano, di cui, forse anche noi, ne siamo intimoriti. Non so, forse temiamo di dover cambiare completamente la nostra esistenza ...
Ci hanno insegnato, fin da piccoli, che per essere cristiani dovevamo comportarci bene e non commettere peccati, allora Cristo sarebbe venuto ad abitare dentro di noi; ma non così...
Cristo viene in noi solamente se siamo disposti ad aprire il cuore, allora il nostro vivere cambia e ci trasforma, perché non ama più il peccato, ma Gesù ... se lacero, apro il cuore è per Gesù ... non per un gesto di penitenza formale o liturgica ... questa apertura è il tornare al Signore...

Ritorniamo all’Altissimo: cioè facciamo un cammino verso il Signore perché la conversione è ritornare alla casa del Padre e abbandonare la terra di umiliazione per essere reintegrati nella propria dignità di figli. Ritornare, abbandonare, pregare, ci pone di fronte in modo risoluto all'essere determinati; è importantissimo accogliere questa parola come un comando. Il ritornare al Signore: è un movimento interiore che coinvolge l’intimo sentire e il nostro attaccamento alle realtà terrene. L’inizio del nostro "ritornare" è abbandonare i peccati; quando ci distacchiamo dal peccato e ritorniamo al Signore, noi incontriamo la sua legge, nella sua Parola che viene accolta nella nostra vita.

Iniziamo la quaresima, che con oggi ha di nuovo inizio, e chissà se raggiungerà qualche risultato, ma ormai noi sappiamo già tutto! Siamo bravissimi ... noi ...
Conosciamo il colore viola della penitenza, sappiamo essere sobri, austeri, anche nella liturgia. Le parole principali sono:cammino, penitenza, conversione, digiuno, astinenza, preghiera, carità ecc... 

Ma basta tutto questo per iniziare questo cammino?
Abbiamo a disposizione 40 giorni ... come i 40 come gli anni nel deserto, che Israele ha avuto a propria disposizione per riavvicinarsi a Dio, per camminare con Dio ... e  riscoprire viva la sua presenza, per riascoltare la sua Parola. HO VOGLIA DI CAMMINARE, DI STARE CON DIO? Ho voglia di camminare con chi oggi cammina nella storia, carico della fatica di una meta da raggiungere ... ma consapevoli di camminare con accanto Dio? Siamo pellegrini di Speranza?
Sono 40 come i giorni trascorsi da Gesù nel deserto: un deserto che diventa luogo di preghiera, HO VOGLIA DI PREGARE? Allargando lo sguardo e l'orizzonte della mia vita? La preghiera mirende più sinodale, né sono convinto?
Sono i 40 giorni di incontro di Mosè con Dio, giorni di vita interiore, per riscoprire la nostra  personale chiamata a vivere la proposta di Dio per noi e il suo progetto d’amore per l’umanità. HO VOGLIA DI ESSERE DI DIO, AL SUO SERVIZIO? Servi di un progetto: vivere il vangelo e annunciare la vita eterna.

Ecco, sono 40 giorni anche per noi, oggi!
Ed è il tempo giusto, favorevole, opportuno per riavvicinarci a Dio e per avvicinarmi alla famiglia, ai colleghi di lavoro, ai compegni di classe e alla comunità.
Ho 40 giorni ... giorno per giorno vediamo di non sprecare neanche uno!
Accogliamo spunti, riflessioni, gesti, occasioni ... una cosa al giorno per dare un senso per ogni giorno ... Ogni giorno pubblicherò UNO SPUNTO, UN GESTO, UN PENSIERO, UN ...QUALCOSA, CHE POSSA AIUTARE A DARE UN SENSO DI CAMMINO, DI PREGHIERA E DI SERVIZIO DI AMORE all'itinerario quaresimale.

Il camminare dice il papa “fa pensare al lungo viaggio del popolo d’Israele verso la terra promessa” e aggiunge che “qui sorge un primo richiamo alla conversione, perché siamo tutti pellegrini nella vita”. Il cammino della vita ci offre gratuitamente spazio di conversione.
Il Papa evidenzia che questo viaggio si fa insieme e spiega che “i cristiani sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari”, è necessario “camminare insieme, essere sinodali” perché “questa è la vocazione della Chiesa”. La nostra vocazione è la comunione.

In conclusione, il Santo Padre afferma che bisogna compiere “questo cammino insieme nella speranza di una promessa”, in quella “speranza che non delude” (Rm 5,5).
Al termine di tutto la speranza è la vita eterna.

... laceratevi il cuore e non le vesti ...

Gl 2,12-18 e Mt 6,1-6.16-18

Una espressione di una forza straordinaria che se vogliamo intenderla oggi, per noi risuoba così: "saresti disposto ad aprire la porta del tuo cuore a Cristo?"
Il cuore lacerato, il cuore strappato in realtà è il gesto di penitenza attraverso il quale tutto di noi si apre all'incontro con il Signore. Tutto ciò che è ilnostro essere può essere "strappato", lacerato per essere sostituito dall'incontro con Dio. Questo è anche oggi il messaggio cristiano, di cui, forse anche noi, ne siamo intimoriti. Non so, forse temiamo di dover cambiare completamente la nostra esistenza ... Ci hanno insegnato fin da piccoli che per essere cristiano dovevo comportarmi bene e non commettevo peccati allora Cristo veniva ad abitare dentro me; ma non così... Cristo viene in me solo se sono disposto ad aprire il mio cuore, allora il mio vivere cambia e si trasforma, perché non ama più il peccato, ma Gesù ... se lacero, apro il cuore è per Gesù ... non per un gesto di penitenza ...

martedì 4 marzo 2025

Gioia di essere amati

Sir 35,1-15 e Mc 10,28-31

Siracide ci invita guardare con animo gioioso la realtà e a interagire con gioia, fiduciosi che non perderemo nulla, anzi sperimenteremo come Il Signore è uno che "ripaga ecrestituise sette volte tanto". Ma attenzione, che il nostro donare non abbia un secondo fine, perché il Signore non lo si può corrompere con doni, perché non li accetterà. Nell'insieme questo brano ci invita a riconoscere a gioia della gratuità: "Glorifica il Signore con occhio contento"; "Mostra lieto il tuo volto"; "Con gioia consacra la tua decima"; "e con occhio contento...". Ma perché  e da dove nasce questa gioia? È la conseguenza della paternità di Dio, egli ama tutti i suoi figli senza fare preferenze. Che bello sentirsi amati dal Padre! Senza questo sentirci amati non ci doneremo con gioia, non staremo lontani dall’ingiustizia, non adempiremo a dei precetti, e nemmeno faremo sforzi di volontà.

lunedì 3 marzo 2025

Ritorna al Signore ...

Sir 17,20-28 e Mc 10,17-27

Ritorna all’Altissimo, più che volgiti; cioè fai un cammino verso il Signore perché la conversione è ritornare alla casa del Padre e abbandonare la terra di umiliazione per essere reintegrati nella propria dignità di figli. Ritorna, abbandona, prega, ci poe di fronte in modo risoluto all'essere determinati; è importantissimo accogliere questa parola come un comando. Il ritorna letteralmente è volgiti verso il Signore: è un movimento interiore che coinvolge l’intimo sentire e il pensiero fortemente attratti dalle realtà terrene. L’inizio del nostro "ritornare" è abbandonare i peccati; quando ci distacchiamo dal peccato e ritorniamo al Signore, noi incontriamo la sua legge, nella sua Parola che viene accolta nella nostra vita.

domenica 2 marzo 2025

La bocca parla della pienezza del cuore ....

Sir 27,5-8 Sal 91 1Cor 15,54-58 Lc 6,39-45

Prima di avviarci nel cammino di questa Parola domenicale, oggi vi invito alla preghiera:
Parla, Signore, e libera gli occhi del nostro cuore
da travi e pagliuzze,
da pulviscoli e cataratte interiori.
Parla, Signore, e guida il nostro cuore
oltre noi stessi e i nostri blocchi.
Parla, Signore, e riempi di te la nostra interiorità.
La vita ci attraversi, e nulla in noi si opponga.
La tua vita ci attraversi, e nulla in noi ne rallenti la sua opera.
Tu, vita del Padre, attraversaci, per essere come te, come te, Vangelo di Dio per questa nostra storia. Amen.


L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. Ma questo è il frutto di una pienezza che strabocca, esonda, straripa ... ma a differenza dei fiumi non fa danno.
Un tesoro che l'evangelista Luca riconosce come disponibilità e ricchezza della comunità credente, della Chiesa nel suo nascere.
Ecco allora che la prima domanda che ci poniamo è proprio questa: Perché l’evangelista Luca ci fornisce questi detti? C’è un nesso tra questi detti?
Una sottolineatura importantissima è che queste parole, questi discorsi, Gesù li rivolge a chi sta ascoltando, a dei discepoli. Ed è una premessa importante. Il Vangelo oggi non ci racconta parabole, non ci fa entrare in qualche opera di potenza di Gesù, ma ci affida e ci offre suggerimenti di vita, preziosi consigli, ci indica orizzonti apparentemente al di là delle nostre possibilità.
Quindi la prima domanda da farci è: Noi siamo disposti ad ascoltare?
Siamo disposti a farci penetrare dalla sua parola?
A lasciarci mettere seriamente a nudo, di fronte a noi stessi, alle emozioni che ci attraversano, ai mondi che ci vivono dentro, alle scelte abituali che quasi senza accorgercene facciamo?
E ... siamo veramente disposti ad ascoltare queste parole comprendendole ora per noi?
•    Ecco allora che la Parola del Signore vuole liberarci gli occhi e il cuore da travi e pagliuzze ... ma che sorpresa accorgerci di quante ce ne sono, ma non è una operazione impossibile.
•    Ecco allora che la Parola del Signore vuole guidare il nostro cuore oltre noi stessi e i nostri blocchi, oltre il nostro umano limite e fragilità. Non per umiliarmi ma per farci desiderare e sperare e non lasciarci imbrigliare dal nostro limite.
•    Ecco allora che la Parola del Signore vuole riempire di Dio la nostra interiorità, per consolare la nostra solitudine esistenziale.
Con la sua Parola Gesù vuole entrare nel nostro cuore, vuole attraversarci come se in un turbine di Vangelo tutto di noi ne fosse coinvolto. Ecco allora che ogni parola è il modo in cui Dio vuole ricostruire la nostra umanità e innalzare in noi una cattedrale alla sua stessa presenza.
Ma se Gesù entra nel nostro cuore per parlarci, lo fa per entrare nel nostro mondo interiore che si affaccia sulla realtà di oggi, sul nostro quotidiano.
Gesù entra così in contatto con il nostro mondo interiore fatto di cecità, di travi e pagliuzze, di improvvisazione e superficialità, di frutti buoni e frutti cattivi, di parole che entrano in contatto con quanto il nostro cuore contiene.
Questa settimana cosa abbiamo buttato dentro il cuore? Sì, certamente, nel cuore risuonano la Parola di Dio e la preghiera, ma anche quante cose che sono veleno che uccide, o di lame che feriscono … nostro malgrado.  Ma è proprio lì dove Gesù attraversandoci ci conduce, sempre più dentro di noi e al tesoro di bene che custodiamo
Di fronte alla sua Parola il discepolo impara  ascoltando, e rilasciando la Parola che a questo punto non sono più le sue parole ma il tesoro di bene che Dio è in ciascuno di noi.
Lasciamo che sia la Parola a liberare i nostri occhi, a essere il tesoro che permette alla vita di attraversarci e renderci alberi buoni, che danno frutti buoni.

sabato 1 marzo 2025

Nel cuore della creazione

Sir 17,1-13 e Mc 10,13-16

Tutto il creato, opera di Dio, è in funzione dell'uomo,che deve agire non come un padrone, ma come colui che abita una casa. Il mondo si presenta la casa dell'uomo, si presenta come un dono che rendere possibile la vita di ciascuno. Siracide si rende conto di dovere comunicare la conoscenza di questo universo all'umanità, visto che l'uomo è fatto di terra, e ritorna alla terra nella sua mortalità; il suo tempo è contato, eppure è immagine di Dio. La sua vocazione è quindi riconosce l'opera di Dio e imparare e vivere i comandamenti della legge che il Signore ha posto nel mondo. Tutto questo per rendere evidente il rispetto della giustizia e la cura del prossimo" ... quasi quasi: "Ama Dio e ama il prossimo".

venerdì 28 febbraio 2025

Un vero amico

Sir 6,5-17 e Mc 10,1-12

La fede cristiana considera l’amicizia apice della comunione d’amore! Per questo possiamo ripensare il brano di Siracide, che di per sé si presenta alquanto negativo nei confronti dell’amicizia, eccetto i versetti 14-17, dove si parla dell’ “amico fedele”.
Una lettura più attenta del brano porta a considerare gli “amici” che scompaiono al sopraggiunge di un evento o di una prova. Se vale questa interpretazione, è possibile dire che la vera amicizia è quella che si manifesta come pienezza di comunione proprio quando l’esistenza entra nell'esperienza più profonda cioè quando si confronta con la fragilità e il limite. Nella parole di Siracide possiamo giustamente leggere l’amicizia come la relazione più profonda della vicenda umana e cristiana, perché è comunione con Gesù, il solo “l’amico” è capace di stare in piena comunione con ciascuno di noi.

giovedì 27 febbraio 2025

E se ci guida la superbia ...

Sir 5,1-10 e Mc 9,41-50

Chi confida "eccessivamente" in sé stesso crede di poter dare approvazione alle proprie azioni o ai propri progetti, grazie alle proprie forze o addirittura piegare verso di sé il volere di Dio, fino alla approvazione di sé davanti all'onnipotente. É una forma di sottile superbia che si esprime nella presunzione umana. Una presunzione che alimenta l'ascesa di sé stessi e l'accrescere dell'inclinazione al possesso. Siracusa ricorda  all'uomo che il peccato ha origine nell presunzione e nell’autoreferenzialità che colloca il proprio io al di sopra di tutto e lo pone come criterio di discernimento del bene e del male. La conversione invece è un cammino continuo di superamento del proprio egoismo e della propria superbia per diventare uomini e donne secondo Dio.

mercoledì 26 febbraio 2025

Figli della Sapienza

Sir 4,12-22 e Mc 9,38-40

Siracide esorta alla ricerca dell’armonia nella vita personale e sociale, evitando gli eccessi, la precipitazione e la forzatura degli eventi. Questa condotta non nasce da sè, ma è conseguenza della Sapienza di Dio nell'uomo: “La sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano. Chi l’ama, ama la vita”. Questa mattina posso renderti grazie, Signore, per il semplice appartenere a te, per il piacere di sentirmi amato e custodito da te nel mio esistere. Amo la vita, Signore, e tu sei la vita, presente e in tutte le cose umane come nel ritmo dei giorni e nella meraviglia del creato. Ti rendiamo grazie, per la Sapienza che riempie tutte le cose, che sono tue ma che sento anche mie.

martedì 25 febbraio 2025

Tentati dalla tentazione

Sir 2,1-13 e Mc 9,30-37

Il libro del Siracide sembra voler consigliare il modo per maturare gli atteggiamenti migliori per svolgere il proprio servizio presso il Signore. Stiamo parlando di un vero proprio ministero legato al tempio, ma non solo inteso nelle cose rituali da fare, ma di servizio come un vero percorso di elevazione personale e spirituale.
Per comprendere il senso della tentazione occorre entrare nella logica biblica dell'essere messi alla "prova". Siracide invita, dunque, a non desistere nel momento della stanchezza ma a perseverare nel proposito, perché nella prova, il discepolo ne uscirà rafforzato. La tentazione conduce a vagliare le situazioni limite del servire, mettendo in guardia dall'adeguarsi a coloro che non seguono la via di Dio.

lunedì 24 febbraio 2025

La sapienza è donata

Sir 1,1-10 e Mc 9,14-29

La sapienza, cioè la possibilità di comprendere il senso, la bellezza e bontà delle realtà create, cioè giungere alla pienezza della conoscenza, non è frutto di speculazione intellettiva, ma nella fede si evidenzia come un dono: una gratuità nella relazione di chi è amato da Dio, e ama Dio. Rispetto alla presunzione e all’orgoglio che lo spirito del mondo diffonde con larghezza, la Parola di Dio di oggi ci mostra un sapere umile e mite. L’umiltà non consiste nella svalutazione di noi stessi, ma nel riconoscimento della propria piccolezza e fragilità: l’umiltà ci  fa distogliere lo sguardo da noi stessi per rivolgerlo a colui che può tutto.

domenica 23 febbraio 2025

Un amore im-possibile

1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38

Avete ascoltato il Vangelo? No? Allora fermatevi un attimo e provate a rileggerlo.
Che belle parole! Ecco nella nostra "ipocrisia" o limitata possibilità nell'amore, siamo capaci di dire: "che belle parole!" Ma poi ci fermiamo a questa esclamazione e non vogliamo andare oltre ...
Di fronte a queste parole di Gesú non possono non venire in mente tutte le volte, le infinite volte, in cui non sono proprio riuscito ad amare. Già… proprio così!
Perché non so voi, ma anche se nell’amore di cui Gesù ci parla in questa pagina di Vangelo ci credo veramente, credo anche che Gesù, in quei diciotto imperativi, traccia una via e indica un ideale a cui tendere e verso cui tendere cioè, camminare tra alti e bassi, tra successi e sconfitte…
Devo ammettere che se anche, in fondo non uccido, non faccio del male, anzi, tendo a giustificare il male ricevuto, a comprendere chi lo compie, questo non basta... rispetto all'amore mancato, quello che non abbiamo espresso e generato.
Il vero problema non è amare i nemici, ma non amarli ...
Credo che nell'imperativo di Gesù ci sia il desiderio di farci prendere voscienza che siamo macchine capaci di generare amore, ma se non ci mettiamo in moto, con le sue "parole", l'amore resta una astrazione, una possibilità non realizzata.
Ma perchè bisogna amare come dice Gesù?
Perché non posso accontentarmi di amare come umanamente riesco a fare? In quelle poche occasioni e con quelle particolari persone?
Perché non amare cercando di farlo senza perderci, realizzando una parità che ci permetta di voler bene a qualcuno, a patto che questo non tolga nulla alla nostra vita, alla nostra libertà e non ci ponga obblighi. Altrimenti, nel caso. Ci pensiamo un attimino ...
Tutti gli imperativi usati da Gesù richiedono una condizione di partenza: la gratuità. Ma questa gratuità rappresenta il limite rispetto al quale si inizia ad amare realmente.
Ma perché amare nella gratuità? Che senso ha?
Gesù ha un’unica risposta.
Amare nella gratuità significa che il mio amore non è motivato da qualcosa, non poggia su tante elucubrazioni, ragionamenti, pensieri.
Ha un’unica ragione, ed è una ragione di fede, in ciò che Gesù mi dice. Perché è il Padre che insegna a Gesù a essere gratuità, ad amare in perdita: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi".
D'altronde con noi e per noi, Gesù non ha fatto uguale, ha dato tutto sé stesso, a perso tutto se stesso ...
Tutto ciò che avremo perso per amore ci tornerà, alla fine, come un grande credito di conoscenza di Dio, cioè di esperienza di Lui; ci farà vivere la sua stessa vita, che è una vita che non passa.
La logica fiori di logica è che il nostro vero guadagno! Il vero guadagno consisterà in ciò che avremmo saputo perdere, sarà l’amore gratuito che avremo saputo dare: più perdiamo, e più guadagniamo. Se la logica umana comporta di ragionare in parità, la logica di Gesú è umanamente illogica. 
Allora quale è stata la prina reazione all'ascolto del Vangelo? Occorre partire da lì!
Prendiamo un impegno: proviamo a crederci insieme. Proviamo vivere credendo che quell’amore vissuto da Gesù e chiesto a noi sia uno stile di vita veramente possibile, anche per noi.

sabato 22 febbraio 2025

Presbiteri

1Pt 5,1-4 e Mt 16,13-19

Le parole di Pietro nella lettera sono rivolte alla Chiesa, alla comunità, non certo a una categoria di persone caratterizzate dall'età avanzata. L'esportazione è per gli "anziani" per i "presbiteri" ovvero per i responsabili della comunità: coloro che sono investiti del compito di guida. Tale compito corrisponde all'immagine del pastore. Anche Pietro si colloca nella loro condizione, testimone sia del compito affidato, come anche dell’esperienza personale circa le sofferenze del Signore Gesù, e quindi anche “partecipe della gloria che deve manifestarsi”. Pietro infatti, vede nella Chiesa lo spazio di presenza e di vita di Gesù e del mistero pasquale, uniti in un tuttuno. Queste parole di Pietro sono importanti, perché aiutano coloro che sono gli anziani a conoscere qual è il vero ministero dei "presbiteri", e come bisogna svolgerlo.

venerdì 21 febbraio 2025

La terra comune

Gen 11,1-9 e Mc 8,34-9,1

Che bella prospettiva … L’umanità che si riunisce in un’unica fraternità, nello stesso culto, con la stessa lingua. È il cammino di unità cui tendiamo! E invece nel racconto di Genesi, Dio si pone di traverso e punisce questo obiettivo. La spiegazione di questa non comprensibile reazione di Dio, sta nel fatto che l’umano tenta di raggiungere Dio, cosa impossibile e irrealizzabile … nessuno può vedere, toccare Dio.
La strada della fraternità ovvero della fratellanza non è l’omologazione e uniformità, ma la comunione della diversità. Costruire la Torre è quasi un principio di imperialismo politico ed economico ma nulla ha a che fare con la fratellanza universale. E neppure un ideale religioso serve a questa fraternità, che diversamente si fonda sul nostro essere fatti di terra tutti quanti.

giovedì 20 febbraio 2025

Un arco nel cielo

Gen 9,1-13 e Mc 8,27-33

Dopo il diluvio la nuova benedizione di Dio, invoca la fecondità e la moltiplicazione come anche la responsabilità sulla vita di ogni uomo immagine di Dio. Dopo che Dio ha deciso che distruggere la creazione non serve, Dio ripropone nella benedizione l'alleanza, "berit", sancita con ogni essere vivente e il segno dell’alleanza sarà l’arcobaleno. L'alleanza riscritta con Noè ricalca le parole di quella adamica: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra"; le parole di Dio sono una promessa di vita e di fecondità, nonostante il peccato dell’uomo che comunque segna radicalmente questa nuova creazione, infatti dopo il diluvio il rapporto tra l'uomo e la creazione non è come prima, come pure è nuovo il discorso sulla sacralità della vita e del sangue. È evidente il riferimento alla storia di Caino, che colpiì a morte suo fratello.


mercoledì 19 febbraio 2025

La fine dell'ira di Dio

Gen 8,6-13.20-22 e Mc 8,22-26

Il corvo, e la colomba sono inviati come esploratori, che annunciano la fine dell’ira di Dio; le acque si sono ritirate, e anche che la vita è ritornata a rifiorire sulla terra. Quando la colomba non torna più all’arca è il segno che ha trovato un luogo da abitare, e questo apre di nuovo la possibilità all’uomo di abitare la terra, la nuova creazione e pronta. Noè come primo atto della nuova creazione offre sacrifici di ringraziamento e di comunione a Dio che gradisce e benedice. Da ora in poi Dio coltiva sentimenti di compassione che lo inducono a promettere che non maledirà mai più la terra per colpa dell'uomo.

martedì 18 febbraio 2025

Il regno di Dio: l'Eden

Gen 6,5-8; 7,1-5.10 e Mc 8,14-21

L'uomo si è lasciato affascinare, avvicinare conquistare dal male. Mangiare dell'albero ha generato la coscienza, ma con la coscienza del bene e del male l'umanita ha acquistato anche la libertà di compiere il bene o il male. Tutto questo rwppresenta uno sconvolgimento originario, un cataclisma di ció che in origine era la "creazione", ciò che noi chiamiamo appunto "il progetto di Dio". Oltre alla minaccia di distruggere l'umano, Dio introduce nella creazione un principio redentivo: la grazia! Egli pone la condizione e possibilità di incontrare l'uomo nella esperienza di misericordia. Non si tratta di una indulgenza o di un atto unilaterale ma del riconoscersi agli occhi di Dio cioè di esserci per lui, di corrispondere a un amore gratuito: è la vicenda di Noè, di Abramo, di Mosè, di Ruth, di Anna la madre di Samuele, del re Davide e di Maria, la “piena di grazia”. Ogni grazia realizzata, è una Nuova Alleanza, un ritorno in Eden, ... il Regno di Dio.

lunedì 17 febbraio 2025

Caino e Abele

Gen 4,1-15.25 e Mc 8,11-13

In una esperienza di originalità e di peccato difficile da collocare, il testo di Genesi ci pone di fronte alla vicenda dei figli di Adamo ed Eva. Quasi a dirci ciò che nasce dalla nostra umanità. Nasce Caino il primogenito, Kain, “l’ottenuto, l’acquistato”; che già nel nome esprime la nostra necessaria concretezza e pesantezza, quel figlio che però, subito, suscita in Eva gioia e gratitudine a Dio. Poi nasce Abele, Avel, il “soffio”, la “vanità”; ciò che è inconsistente e vacuo; di Abele non si commenta nulla. Il rapporto di fratellanza diviene scenaa della dilatazione dell'originalità, capace di esprimere la relazione tra umanità e peccato: uccidere il proprio fratello ha molto di originale e di archetipo; poiché ogni uccisione tra gli umani è l’uccisione del proprio fratello.


domenica 16 febbraio 2025

La vera beatitudine ... la vera felicità

Ger 17,5-8; Salmo 1; 1 Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26

Di fronte alla fatica, di fronte alle difficoltà del quotidiano e alle delusioni della vita non si estingue il desiderio di felicità.

Gesù in questo vangelo, chiamato le Beatitudini, sembra voler agganciare la nostra attenzione a partire dalla nostra fragilità che tutti sperimentiamo: povertà, fame, tristezza e persecuzione. Ma lo fa superando l'idea della magra consolazione, e in verità propone una ricompensa per i più illusoria: "Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo".

L'impressione comune è che i beati secondo Gesù raccolgono ben poco, come ricompensa rispetto a certuni che pur non hanno nulla a che fare con il regno di Dio, ma la cui sazietà, benessere e godimento sono sotto gli occhi di tutti, e sembra vivano già la loro ricompensa.

Ma di quale beatitudine ci parla Gesù?

Non credo sia una beatitudine una felicità legata alla materialità della vita, come pure non credo sia, una beatitudine spirituale o puramente sentimentale, credo che Gesù si riferisca alla beatitudine/felicità come nostra realizzazione umana.

Gesù scende dal Monte e si ferma in mezzo alla gente e prima di guarirli dai loro mali e di incontrare i loro bisogni condivide con loro una Parola capace di dar loro uno sguardo nuovo sulla loro stessa vita.

Sarò beato veramente quando avrò realizzato la mia esistenza umana, ma questa esistenza passa nel tempo, non occupa del tempo, nel tempo è creatura, ma la sua pienezza è nel cielo, nel Padre.

La nostra beatitudine ha a che fare con la nostra umanità:

Beati noi, Signore, non perché poveri o affamati, non perché ammalati o perseguitati…

Beati noi, quando nella povertà scegliamo di continuare a credere nella condivisione,

nella malattia non permettiamo al dolore di isolarci dalla vita, nell’incomprensione, anche grave, non permettiamo alla rabbia o allo scoraggiamento di scegliere per noi.

La beatitudine/felicità non è un premio ma un esercizio esistenziale, quando questo esercizio esprime il meglio e il di più della nostra umanità. Quando di fronte al contrasto della morte e della vita non desideriamo altro se non continuare a essere discepoli del Vangelo.

Si ne sono convinto la beatitudine è un esercizio di quotidianità. Benedetti e felici, beati, sono coloro che mettendo Dio al centro ogni giorno, che affondando nel suo cuore le proprie radici, guardano con occhi e cuore nuovo la vita, portano frutto, generando il nuovo, ricomprendendo ogni giorno la storia e le sue domande, non si lasciano inaridire dai deserti, scelgono di vivere ogni situazione da risorti.

Nella Bibbia c’è un’unica grande beatitudine con la quale si possono riassumere tutte le innumerevoli beatitudini di, ovvero quella di conoscere il Signore: "Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli".

Questa è la nostra vocazione, la nostra gioia più grande: conoscere Lui. Questa è la nostra beatitudine.

sabato 15 febbraio 2025

Conoscenza come quella di Dio

Gen 3,9-24 e Mc 8,1-10

"Uomo dove sei?". È la domanda di Dio di fronte alla mia caduta. Dio mi chiede dove sono finito, che cosa sto coltivando di me, di che cosa mi sto nutrendo. Una domanda che riconduce alla coscienza e alla consapevolezza e conoscenza di sé stessi: “torna in te, torna sul sentiero che ti realizza, che fa di te chi devi essere!”. La mia rosposta, dopo il deragliamento, quando mi accorgo di aver sbagliato, gela il sangue, mi sale dentro cercando conforto ma non ne trova ... il mio sbaglio mi fa male: "ho avuto paura ..."
Ma il male ha come ricompensa solo il male. E la paura è la conseguenza più esplicita del male.

venerdì 14 febbraio 2025

Mistero sempre nuovo

At 13,46-49 e Lc 10,1-9
Santi Cirillo e Metodio

I pagani nella narrazione di Atti, sono una moltitudine desiderosa di ascoltare la Parola, ed ecco che di fonte a Paolo e Barnaba si dimostrano subito interessati e desiderosi di conoscere quel messaggio attraente per loro, ed effettivamente la loro aspettativa non viene delusa, perché scoprono che la salvezza del Signore verrà portata attraverso loro "sino all’estremità della terra". Dei Giudei invece ci viene detto che la loro gelosia li spinge ad autoescludersi. Da qui raccogliamo l'affermazione di Atti: "Ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani"; ecco la nuova strada della fede. Nuove strade di comprensione del mistero di Dio non devono per forza metterci a disagio e neppure essere scartate a priori. È nel confronto con il mondo che ci circonda che  si può rinnovare la Chiesa, ed è proprio da una dinamica di confronto che la Chiesa annuncia ed evangelizza.



giovedì 13 febbraio 2025

Non si esiste bene nella solitudine

Gen 2,18-25 e Mc 7,24-30

L’uomo non può esistere come solitudine! La differenza rispetto a tutta la realtà creata è l'alito di vita, quel soffio dello Spirito di Dio che lo rende un essere vivente, e che fa dell'uomo l'immagine e somiglianza di una comunione. L’umano è razionale, e in questo relazionarsi esprime la sua consapevolezza rispetto al trascorrere del tempo.. al potersi soffermarsi nel passato, a poter sognare il futuro. Gli altri esseri viventi non lo possono fare, essi vivono sempre e solo il presente. L’umano è cosciente, sente la differenza tra il bene e il male, e può sceglierlo! Può realizzarsi, o perdersi. L'umano-comunione per portare a compimento il proprio processo di umanizzazione è nella necessità  esistenziale di essere in relazione. Questa relazione diventa poi unione, effusione di carni - "una carne sola" -;  solo quando sono capace di vivere in pienezza la relazione con l’altro esisto come umanità realizzata.

mercoledì 12 febbraio 2025

Un secondo racconto

Gen 2,4-9.15-17 e Mc 7,14-23

Perchè ci sono due racconti della creazione? Secondo la tradizione piu accreditata, questo è il racconto più antico dei due: un unico giorno, in cui Dio fece il cielo e la terra, e compare subito l’uomo che risulta quindi il compimento immediato dell"opera della creazione. Dio plasma l’uomo, l’Adam, l’Adamo, che significa “Uomo” in ebraico. Ma non un uomo in quanto maschio, come siamo abituati a collegare, ma uomo in quanto umano. Adamo, ovvero Adam perché dall’Adamah, che è la “terra”, è plasmato: lui è il “terroso”, proprio a ribadire questo rapporto con la terra. Ma non è solo terra, non è solo carne animato, non è solo sensi e percezione. Ha in sé un qualcosa che lo rende simile a Dio, ha il ruach di Dio, il “soffio”, la vita!

martedì 11 febbraio 2025

Maschio e femmina li creò

 Gen 1,20-2,4 e Mc 7,1-13

Al principio “ordinativo” della creazione, nel primo capitolo di Genesi, si associa la creazione degli esseri viventi secondo la loro specie.
A partire dal quinto  giorno l'opera di Dio si compie nel popolare il mondo, partendo dall’acqua e dal cielo, di esseri viventi ciascuno secondo la sua specie. Questa espressione la troviamo dieci volte nel capitolo, come segno di pienezza e completezza della creazione stessa. Ma non per l’uomo. Anche l’umano è creato da Dio, ma in maniera differente. E l’umano non è creato secondo la sua specie, ma è creato maschio e femmina: un unico principio su due facce, un’immagine su due lati. «Maschio e femmina li creò». Una diversità che custodisce in se stessa, in modo originario la comunione.

lunedì 10 febbraio 2025

Creazione un'atto presente

Gen 1,1-19 e Mc 6,53-56

La tradizione ebraica inizia la mettendo  come "Bereshit" - in principio -, il cielo e la terra, il concreto e l’etereo; rappresentano i due fulcro della vita umana. L'attrazione verso l’alto e quello che ci spinge verso il basso. Rappresentano il suo universo di sogni e desideri e la realtà ancorata al suolo. La terra appare segnata dal caos, il "tohu" in ebraico, e dall’oscurità, "hoshek". E Dio mette mano, giorno per giorno, ad ordinare. L’opera della creazione diventa così un’opera di sistemazione e di senso di ciò che esiste.  Dio fa tutto questo in tre modi: dicendo, separando e generando. La parola è in sé stessa atto creativo che mette ordine nel caos ponendo un principio generativo originario e autonomo nella realtà stessa, il processo iniziato non ha bisogno di essere ripetuto, ma continua ad avvenire.

domenica 9 febbraio 2025

Tutti pescatori ... pescati ...

Is 6,1-2a.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

L'evangelista Luca è veramente un abile narratore capace di coinvolgerci nelle vicende umane di Gesù e anche dei primi chiamati. È bello vedere come Luca trasforma un falegname in pescatore e dei pescatori in apostoli di Dio.
Come è possibile scegliere di seguire il maestro di Galilea, un falegname, un uomo dei monti, originario di una terra povera e rozza ...; perché è evidente l'impatto di Gesù rispetto al suo parlare, al suo fare segni e miracoli, al suo proporsi come novità rispetto al rapporto con Dio e con i fratelli ... In realtà sulla riva del lago sta succedendo qualcosa di straordinario, di unico ... Dio stesso si fa accanto all'uomo, e vive con lui ... Dio entra a fare parte delle vicende della quotidiana fatica, delle delusioni e dei fallimenti che troppo spesso rappresentano lo spazio della nostra vita: fatiche sterili e inutili che non portano da nessuna parte. Ma è proprio in quelle esperienze che Dio vuole essere, ed il suo esserci rappresenta il nuovo orizzonte di speranza al quale si affaccia il la vita di Simone e di tutti noi.
«Simone, prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca!». Quante volte questa frase l'abbiamo ascoltata e immediatamente censurata, certi che fosse un invito a provetti seminaristi o canditati novizi di una qualche congrega di religiosi.

In realtà l'invito di Gesù è estremamente concreto: dopo una notte di fatica inutile, e di sfiducia, risuona come una proposta assurda, e come un appello ad accogliere la parola e a fidarsi di quella parola che è di Dio. Quella proposta è assurda proprio perché è di Dio che chiede un atto di fede, di fiducia in lui.
Questo vangelo ci pone di fronte a:
1 - ad andare, al largo, contro ogni logica e ogni dato di fatto, accantonando le nostre certezze; al coraggio di andare cristianamente rispetto a scelte di vita, opinioni e orientamenti politici che non hanno per nulla a che fare con il Vangelo.
2 - alla possibilità di stupirci di un’esperienza che porterà frutto quando meno ce lo aspettiamo; essere una minoranza in un modo che cambia sotto i nostri occhi quale frutto di grazia rappresenta? 
3 - alla delusione massima che è nella realtà quotidiana, lì dove la fatica è sterile; ma proprio per questo ciascuno di noi è testimone di una ricchezza non sua ma di Gesù.

La nostra vita di tutti i giorni è forse diversa? Le vicende attuali sono forse meno faticose e drammatiche? La storia che viviamo, al di là degli allucinanti proclami rappresenta un orizzonte di speranza e di pace, più sicuro rispetto ai tempi passati lontani e meno lontani?

No, ma proprio per questo la parola del vangelo chiama anche noi, proprio noi, tutti noi, a vivere vite non condizionate dal bisogno di certezza. La Parola ci manda per vivere in modo differente; per far sì che la vita sia audace, essenziale, capace di sperare contro ogni speranza.

Quest'anno giubilare della speranza deve essere luce in questo nostro tempo tenebroso, pieno di paura e di incertezze per il futuro.

Vieni, Signore Gesù,
accostati a noi e spingici
a scegliere la vita vera,
a giocarci in nome della fiducia,
a staccarci dalle sicurezze.
Insegnaci a fidarci
della tua parola che, sempre,
spalanca orizzonti immensi.
Insegnaci ad andare, con te,
oltre ciò che già
stringiamo tra le mani
e ci blocca in porti sicuri.
Amen.

sabato 8 febbraio 2025

Conclusione della lettera

Eb 13,15-17.20-21 e Mc 6,30-34

Una solenne benedizione conclude la lettera agli Ebrei. Leggendola si è come coinvolti nella circolarità virtuosa d’amore che vede Dio chinarsi verso di noi, e nel sacrificio di Gesù ci riporta in alto verso la vita eterna. Invochiamo Dio perché possiamo compiere la sua volontà. Chiediamo a Dio di operare in noi ciò che a Lui è gradito per mezzo di Gesù. Egli è il tramite della nostra salvezza, nessuno va al Padre se non attraverso Lui. Preghiamo allora anche noi Dio Padre con la stessa intensita e volontà che la lettera agli Ebrei vuole suscitare, in modo che tutto ciò che saremo, e che vivremo, in questo giorno e in tutti gli altri sia secondo Dio. Amen

venerdì 7 febbraio 2025

Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!

Eb 13,1-8 e Mc 6,14-29

L’autore della Lettera agli Ebrei, ci  ricorda i nostri doveri più importanti, le cose da non tralasciare mai: l’amore fraterno, l’ospitalità, la vicinanza, la solidarietà con chi è carcerato e chi viene maltrattato. Ci ricorda ancora l’importanza della fedeltà nuziale, condanna l’adulterio, ci esorta a non fare cattivo uso del nostro corpo. L’autore ci propone di vivere senza avarizia, senza attaccamento alle cose terrene, senza bramosia, accontentandoci di ciò che abbiamo. La lettera, passa da un senso teologico molto alto a un senso pratico della vita del credente, mettendo in rilievo la comunione con il precetto fondamentale del Signore che è l'amore fraterno. È questo precetto del Signore che orienta e da senso pieno alla nostra esistenza, ponendola in un orizzonte ricco di speranza.


giovedì 6 febbraio 2025

L'origine delle cose nuove

Eb 12,18-19.21-24 e Mc 6,7-13

Se prima era così,  ora è una cosa nuova. Il brano della Lettera agli Ebrei si focalizza sulla novità che è possibile, per noi, a partire da Gesù attraverso il sacrificio della sua vita. Se ne passato Dio era un giudice distante che dettava le leggi da rispettare, per obbligo e per paura. Dopo la venuta di Gesù, per i credenti in lui, si è aperta la possibilità di accostarsi a cose meravigliose e insperate. Dopo Gesù, è divenuto per noi possibile partecipare alla condizione  dei primogeniti, cioè accostarci a Dio in forza di un vincolo di sangue, che genera una comunione gioiosa per la vita eterna. Ma tutto questo è meraviglioso perché  non è una promessa futura, ma «voi vi siete accostati al Monte Sion, alla Gerusalemme celeste..» e così via.., quindi già fin da ora questa novità è una certezza che Gesù ci ha conquistato.


mercoledì 5 febbraio 2025

Dio è Padre che corregge ...

Eb 12,4-7.11-15 e Mc 6,1-6

La vita di tutti i giorni è lo spazio privilegiato in cui facciamo esperienza del nostro limite è anche delle progressioni umane. È in questa dinamica che agisce e si sperimenta anche l'agire di Dio. Dio non è astratto o apersonale, ma il mistero di Dio e la sua rivelazione hanno a che fare con il senso più intimo del nostro esistere singolare rispetto all'universale: un esistere personale, individuale, unico e speciale; immerso in un universale che tutto comprende. È in questa percezione che dobbiamo calare l'intuizione di Ebrei, quando ci propone Dio come un Padre che corregge i suoi figli e come la correzione è segno di amore e occasione di crescita in umanità. Occorre stupirsi di questa modalità in cui incontriamo Dio, perché è spazio di fede, altrimenti il nostro credere diventa una ripetizione stanca di liturgie e riti che lentamente si spegne e diventa un’abitudine, un’abitudine socio-culturale.

martedì 4 febbraio 2025

Gesù origine e compimento della fede

Eb 12,1-4 e Mc 5,21-43

I testimoni della fede non sono semplicemente modelli del passato, ma sono compagni dell'esperienza umana, essi sono accanto a noi, per sostenerci nel nostro cammino. Come dire, c'è un legame tra loro e noi che si genera proprio nell'atto di fede. Tutto ci porta a considerare come la fede non è frutto di razionalità o di convincimento, ma il nostro camminare nella fede, il portare a compimento la nostra corsa, deriva dal nostro essere con Gesù;  viene dal pensare a come Gesù sopportò ogni cosa: la croce, le offese, il disonore. Gesù ci riuscì perché, ci viene detto, i suoi occhi erano fissi sulla gioia che gli era dinanzi..., Gesú credeva in cio che vedeva davanti a se. Fissiamo allora anche i nostri occhi in quella stessa gioia e saremo capaci di affrontare, con fede, qualsiasi prova. 

lunedì 3 febbraio 2025

Cosa opera la fede?

Eb 11,32-40 e Mc 5,1-20

Grazie alla fede, i padri del popolo di Israele ottennero cose incredibili, e superarono i limiti della loro vita. Dio trasformò la debolezza in forza, nel momento in cui si affidarono completamente a lui. Il Signore si serve delle fragilità dei deboli per confondere i forti, e fa crescere l’umanità attraverso quelle che noi consideriamo le imperfezioni. Questo cammino di perfezione nella fede non si esaurisce nella vita personale dei singoli, ma essendo coinvolto nella storia di salvezza, tutti ci include, anche noi e chi verrà dopo di noi. Per questo l’agire dei padri, sebbene gradito a Dio per la loro fede, potrà raggiungere la pienezza della perfezione solo quando tutti gli uomini, di tutti i tempi, avranno dato il loro contributo al cammino della storia della salvezza. Questo essere tutti strettamente legati tra noi è la comunione dei Santi.

domenica 2 febbraio 2025

La luce illumina

Ml 3,1-4 Sal 23 Eb 2,14-18 Lc 2,22-40

Festa delle luci, fin dal passato in questa giornata si benedivano i ceri che servivano ad illuminare le nostre Chiese, e sempre in questa giornata si ricorda l'offrirsi a Dio delle persone consacrate che rinnovano la loro totale adesione a Cristo, entrando così in pieno nella festa della presentazione al tempio di Gesù. Con le immagini siamo condotti anche noi ad entrare nel tempio di Gerusalemme ... Saliamo le imponenti scalinate, varchiamo le porte e siamo condotti fino al cortile interno circondato dalle alte colonne che sorreggevano il portico di Salomone, da cui si accede nei vasti cortili lastricati che immettevano nella zona più sacra del tempio di Gerusalemme. Tutto questo ci parla di spazio, tempo e di ambiente sacro ... abitato da Dio ...
In questo contenitore di sacralità si deve compiere la presentazione e il riscatto dei primogeniti, secondo la legge di Mosè ... e questo anche per Gesú, e per i suoi genitori.
Di tutto ciò che potremmo immaginare, l'evangelista Luca non ci racconta nulla se non di un incontro particolare con un vecchio profeta d'un tempo ormai svanito e con una vecchia donna anch'essa profetessa. Quasi a dirci che la profezia ormai ha compiuto il suo compito, ha raggiunto il suo fine, ha riconosciuto il mistero da sempre annunciato: Gesù Cristo, messia e salvatore. Ora questo Cristo è luce che tutto illumina con sé stesso nel condurci a vedere Dio. Di fronte a questa luce tutto scompare, anche la sacralità maestosa del tempio e dei suoi sacrifici, resta solo u. Abbraccio tra un bambino e un vecchio, e lo stupore di un padre e di una madre.

Un bambino di cui ...
Si dice essere luce per rivelare Dio alle genti e gloria del suo popolo. La missione a cui è destinato quel bambino è fare sbocciare la rivelazione custodita nell’antico popolo dell’Alleanza, per allargarsi a tutti i popoli nella novità del vangelo.

Un percorso di drammaticità ...
Simeone lo dice con parole chiare e nette: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione — e anche a te una spada trafiggerà l’anima —, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Non si può incontrare Gesù e rimanere gli stessi: l’incontro con Lui innesca un profondo cambiamento, una nuova nascita. Ebbene, da come ciascuno accoglierà o rifiuterà questo INCONTRO, prenderanno forma e consistenza i pensieri del cuore, e si rivelerà che tipo di persona ciascuno di noi sia; chi vogliamo diventare, cosa abbiamo a cuore.

OBBEDIENTI: Maria e Giuseppe sono immersi in una piena obbedienza alla tradizione, di rispetto per le Leggi di Israele, ma non per il gusto di conservazione, come spesso trasformiamo il senso religioso in tradizionalismo, essi in realtà sono testimoni di un Dio che si sottomette alle tradizioni degli uomini, per trasformare la tradizione nella sorgente di novita che Gesù rappresenta.

DONARSI: un gesto che si ripeterà infinite volte nella vita di Gesù. Egli è dono al Padre che ne fa dono all’umanità. E in questa logica del dono, oggi, desideriamo fortemente fare della nostra piccola vita un’offerta a Dio. Da lui l’abbiamo ricevuta, a lui vogliamo donarla.

ILLUMINATI: Gesù è la luce che illumina ogni uomo, la luce delle nazioni. In realtà Gesù non emana luce, non ha nessuna caratteristica che lo distingua da qualunque altro, se non il suo rapporto con il Padre, la sua relazione illumina  e aiuta a vedere di quanta luce abbiamo bisogno in questo mondo! Portiamo luce perché siamo accesi, come le candele che oggi benediciamo.

sabato 1 febbraio 2025

Per fede, nella fede e con la fede ...

Eb 11,1-2.8-19 e Mc 4,35-41

La fede è "fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede". La fede di Abramo e di quelli dopo di lui, tratteggia le fondamenra della nostra speranza. La fede ci permette di vivere ogni giorno camminando da pellegrini e da stranieri sulla terra, tenendo sempre lo sguardo puntato alla città celeste «dalle salde fondamenta», che li attendeva. Dio vuole che ci fidiamo di lui, e che fissiamo la nostra attenzione a ciò che ci è stato promesso. Vuole che anche noi impariamo a vedere con gli occhi quello che non si vede, perché le promesse di Cristo devono essere per noi più vere della realtà.

venerdì 31 gennaio 2025

Forti della memoria

Eb 10,32-39 e Mc 4,26-34

I sentimenti che ci legano e la nostra fede sono spesso tiepidi rispetto al calore che animava le prime comunità cristiane, e questo oggi, leggendo questo brano della Lettera agli Ebrei. Così è assolutamente necessario per ciascuno di noi, di tornare a fare memoria viva dell’incontro con la luce di Cristo, per riscaldare e illuminare di nuovo ogni cosa nelle nostre vite e ritrovare la gioia vera del cammino. Forse in questo tentativo di memoria scopriremo di aver dato Gesù per scontato, o forse per la prima volta ci sentiremo realmente attratti da lui. Sarà solo in quel momento che situazioni come persecuzioni, carcere e sofferenze, non ci intimoriranno più ma sarà tutto occasione di rinnovato slancio nella vita personale e comunitaria.

giovedì 30 gennaio 2025

Il vero santuario è il Padre

Eb 10,19-25 e Mc 4,21-25

Abbandonarsi a qualcuno, avere fiducia è possibile solo quando la relazione è vera, quando si è realmente coinvolti. Gesù col suo sacrificio, segno di un vero amore, ha reso possibile per ognuno di noi la relazione intima con Dio Padre. Grazie a Gesù abbiamo capito che la salveza, cioè essere giustificati deriva semplicemente da un Padre amorevole. Dio non è più il giudice distaccato e lontano da riverire e servire, ma attraverso Gesù Dio aquista la sua piena paternita, ma questo è pisibile solo se ci accostiamo a Dio Padre con cuore sincero. La relazione è la via per vivere in pienezza la fede. La relazione è la via privilegiata per tener viva la speranza e così coltivare la pienezza della fede.

mercoledì 29 gennaio 2025

Un mix sacrificale

Eb 10,11-18 e Mc 4,1-20

Ogni giorno celebro l'offerta del sacrificio di Cristo, e a volte anche più e più volte al giorno ... Ci si sente un poco sacerdoti dell'antica legge, in cui i ripetuti sacrifici non cancellarono i peccati ... In realtà solo a pensarci ci si accorge che il celebrare non è una semplice ripetizione ma realizzare nel tempo l'essere alla destra di Dio. Ciò che la maggior parte dei credenti non comprende è proprio ciò che realizza il sacrificio di Cristo nel sacrificio celebrato nel tempo e come questo nostro celebrare è proprio Cristo alla destra di Dio. Noi invece ci ostiniamo ad applicare suffragi e a contabilizzare peccato e salvezza. Ma dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato!

martedì 28 gennaio 2025

Il nuovo ed unico sacrificio

Eb 10,1-10 e Mc 3,31-35

Tutta la Lettera agli Ebrei vuole fare comprendere come l’avvento di Cristo nel mondo fa prendere consapevolezza dei sacrifici Antichi che i sacerdoti compiono, perché lui stesso, mandato dal Padre, sarà il solo ed unico Sacrifico in grado di cambiare le sorti dell’uomo. Il corpo stesso gli è stato daro per essere sacrificato sulla croce e compiere così la volontà del Padre, che con la morte del Figlio ha abolito tutti i molti sacrifici con il nuovo sacrificio, offerto per sempre per la nostra salvezza. Finisce il tempo Antico della preparazione e della profezia, finisce l’Antica liturgia del Tempio e si compie la profezia Nuova: “Un corpo mi hai preparato …. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”.

lunedì 27 gennaio 2025

Perché la morte è redenzione

Eb 9,15.24-28 e Mc 3,22-30

Può essere incomprensibile per noi entrare nel contenuto di questa pagina di Ebrei, se non abbiamo consapevolezza del senso dei sacrifici, anche cruenti e di sangue, in cui la vittima veniva uccisa e la sua vita era espiazione dei peccati. Ecco che la morte di Gesú diviene quindi espiazione dei peccati e si carica di tutto il senso sacrificale che inaugura un patto nuovo. Sono tutte situazioni che non trovano in noi uno spazio di accoglienza, sono irrilevanti nella nostra mentalità globalizzata, ma è bene conoscerle per poter comprendere come la vicenda di Gesù si inserisce e rielabora tutta la ritualità giudaica e del Tempio. Il suo sacrificio, la sua offerta, è avvenuta una volta per tutte, Cristo indatti si è fatto uomo ed è morto «una volta sola» come ogni uomo, ma nel suo caso questa unicità ha un valore assoluto e irripetibile.

domenica 26 gennaio 2025

Un libro ... ma non solo

Ne 8,2-4.5-6.8-10 Sal 18 1Cor 12,12-30 Lc 1,1-4; 4,14-21

Inquadramento
La Bibbia è il “libro più presente e meno letto” nelle nostre case ... dovrebbe essere alle fondamenta della nostra fede; eppure, lo trattiamo con sufficienza, dimenticanza, quasi fosse un elemento di decoro caro quanto pressoché invisibile. Quando va bene lo utilizziamo ben poco, tanto da accontentarci di una mezza paginetta di lettura domenicale a Messa – per chi ci va –, ma il libro originale lo sfogliano ben in pochi. A questo libro è legato un immaginario religioso presente nella vita di molti italiani benché quasi del tutto ignorato dal discorso pubblico, tra media e cultura. In base a un sondaggio del Censis nel novembre 2024, il 15,3% di “cattolici praticanti” la Bibbia in quanto tale è ancora un libro degno di nota. Ma dei praticanti che ormai sono il 10% di chi si riconosce ancora cattolico, cioè il 71,1% degli italiani.
Un anno di Grazia già iniziato.
Nelle parole e nell'agire di Gesù, il suo carisma sacerdotale, profetico e regale, annunciano la piena realizzazione dell'anno di grazia dell'anno giubilare. Gesù non sta raccontando una parabola, e neppure annunciando una profezia di compimento, egli dice che lì a Nazareth, quel giorno si è compiuta la scrittura e che quel compimento è per sempre. Quel rotolo di Isaia da profezia diviene realtà concreta ... non è semplicemente qualcosa di importante, non è solo una parola scritta, non è solo memoria e promessa, ma quel giorno a Nazaret la parola per quello che realmente è, si realizza in potenza e continua a essere realtà, di cui forse ci siamo un po’ dimenticati.
La concretezza della parola
È straordinario quello che accade davanti alla Legge quando Esdra la porta davanti al popolo, apre il libro e lo legge. Provate a leggere la prima lettura e a immaginarvi in quella folla, a sentirvi parte di quel popolo ritornato dall’esilio ... Provate e provare la gioia della libertà dopo la schiavitù. Provate a lasciarvi attraversare dalla gratitudine per quel Dio che aveva riportato il suo popolo a casa, e ora poteva essere nuovamente lodato, pregato, adorato.
La parola accade, è viva.
Accade nella storia e, pronunciata, si fa evento. La Parola quando può raggiungerci ci tocca e ci trasforma, perché è potenza che attraversa anima e materia.
Ciò che dice il Signore non è un auspicio o una rivendicazione di giustizia che dobbiamo cercare, ma sottolinea e precisa che la profezia di Isaia si è compiuta: vuole dire che non è successo semplicemente qualcosa, magari di bello, ma che tutto quello che è accaduto è un compimento. Qualcosa, cioè, che ha raggiunto la sua pienezza, ha raggiunto il suo scopo, il suo obiettivo, il regno di Dio è vicino, per questo la Parola si è compiuta. Allora, da tutto questo, possiamo trarre un primo elemento, ovvero che all’inizio c’è un compimento. Se il regno di Dio è vicino allora per i poveri vero l'annuncio di gioia, a proclamare la pace, la libertà, la salvezza, la vita ... il compiersi della profezia innesca un principio che si innerva e prende forma nella realtà.
Si è compiuta, non siamo più nel tempo dell’attesa, dell’incertezza, ma siamo nell’oggi della salvezza.

sabato 25 gennaio 2025

Conversione (tensione) di san Paolo

At 22,3-16 e Mc 16,15-18

Paolo non può tacere quello che ha “visto e udito”, soprattutto quella luce che lo ha avvolto sulla via di Damasco e la voce del Signore Gesù che gli ha parlato. Ciò che Paolo vuole fare capire ai Giudei è che il Dio di cui parla è senza alcun dubbio lo stesso “Dio dei nostri padri”. È quel Dio che lo ha “predestinato”, letteralmente “preso per mano e scelto per una missione”: quella di “vedere il Giusto e di ascoltare una parola dalla sua bocca”. Ciò che Paolo racconta e vive attraverso la sua esperienza personale è la conseguenza di un incontro unico e particolare che però appartiene all'universalità della storia della salvezza, in cui tutti siamo immersi. Paolo vive l’obbedienza che genera  una tensione tra il particolare e l’universale.  


venerdì 24 gennaio 2025

Una alleanza migliore!

 Eb 8,6-13 e Mc 3,13-19

Il concetto di alleanza, si pone nel contesto di una relazione di reciprocità che possa riconoscerla. Diversamente un'alleanza è inutile e il termine non dice nulla di interessante e vincolante. L'alleanza ha senso nella storia di Israele, proprio perché  viene tradita, durante l'esodo, e in forza della legge di Mosè l'alleanza viene riproposta e spesso disattesa dal popolo. Ora in Gesù la proposta di una alleanza si rinnova e questa volta il mediatore della Nuova Alleanza sarà lui stesso, il Figlio di Dio. La scrittura testimonia che non sarà l’istruzione a garantire l'osservanza del patto, ma la legge di Dio, ma l'Alleanza nuova, sarà impressa nel cuore di ogni uomo. Questa è la Nuova Alleanza, e questa porterà al perdono dei nostri peccati: Dio dimenticherà la nostra dimenticanza di lui.

giovedì 23 gennaio 2025

Che cosa offre Gesù sacerdote ...

Eb 7,25-8,6 e Mc 3,7-12

Gesù sacerdote non ha fatto sacrifici sull’altare per propiziarsi Dio, e neppure per ottenere favori e grazie, ma ha fatto di sé un altare e una offerta mediante l’obbedienza alla volontà del Padre; ha sacrificato sé stesso per redimere l’umanità dal peccato. La redenzione dal peccato, rappresenta oggi il punto più critico, essendo venuta meno la coscienza del peccato, e avendo l’uomo sospeso il senso di Dio e la sua paternità.
Il peccato è ben oltre l'agire morale; il peccato rivela ed esprime la libera volontà di rinnegare il bene, il vero e il bello dell'essere di Dio di cui la natura umana è partecipe. 
Cristo può salvare perché offre alla nostra libertà l'occasione e la possibilità per avvicinarci di nuovo al Padre.

mercoledì 22 gennaio 2025

Ontologicanente come Melkisedek

Eb 7,1-3.15-17 e Mc 3,1-6

Quante volte abbiamo sentito storpiare la lettura di questo nome, senza però mai prendere coscienza di chi si sta parlando: Melchìsedek, una figura dell'Antico Testamento unica nel suo genere, sacerdote e re di Salem, che entra di forza nella vicenda di Abramo, e lo benedisse. Il nome Melchìsedek significa in ebraico “re, eterno sacerdote di giustizia (e) di pace” (Salem). Di lui si dice che non ha origine da padre o madre, non ha una tradizione genealogica né si conosce il suo principio o la sua fine. Un sacerdote, e sacerdozio che precede quello di Aronne ... con Melchisedek raggiungiamo l'origine del sacerdozio rispetto allo ruolo sacrale nella rivelazione del mistero di Dio. La sua sacralità non appartiene al mondo degli uomini ma è da Dio stesso, che lofa esistere come sacerdote. 

martedì 21 gennaio 2025

Eredi della promessa

Eb 6,10-20 e Mc 2,23-28

La Scrittura attesta che Dio è entrato nella storia dell’uomo dal momento della sua creazione, e che questa sua creatura rimarrà sempre nello sguardo del Padre. Come nello sguardo di Dio fu  Abramo, nostro padre nella fede, a cui fece la promessa solenne di dargli una discendenza numerosa come le stelle del cielo; a quella promessa Dio mise il suo sigillo, fece un giuramento a cui mai verrà meno. Lo stesso giuramento costituisce la promessa come irrevocabile, perché la parola di Dio è in tutto e per tutto verità. Questo, per tutti noi, rappresenta la nostra certezza, la nostra ancora di salvezza, di cui essere sempre certi e ci fa sentire saldi nell’esistenza. Di questa promessa ne è la garanzia, Gesù, divenuto sommo sacerdote, re e profeta.

lunedì 20 gennaio 2025

Cristo sacerdote sommo

Eb 5,1-10 e Mc 2,18-22

Per cercare di aprire questa parte della Lettera agli Ebrei è necessario entrare nel ruolo del sommo sacerdote, che è quello che officia i riti ed offre i doni e i sacrifici per i peccati. La sua dignità e il suo essere sacro gli derivano da Dio, perché il sacerdote non ha in sé la possibilità in quanto è umano e pure lui pieno di debolezza; solo con lo Spirito del Signore è in grado di riconoscere la sua fragilità e provare il sentimento della compassione. Così lo stesso Gesù Cristo fu sommo sacerdote perché gli fu conferito da Dio. Questo non fece di Gesù un privilegiato, ma la sua prova fu quella di vivere tutte le fragilità e i dramma umani, ultimo quello della morte in croce. Cristo visse da uomo e con gli uomini, e tutta la sua esistenza fu quella di vita sacerdotale in obbedienza al Padre.

domenica 19 gennaio 2025

Sei giare di pietra per un vino nuovo

Is 62,1-5   Sal 95   1Cor 12,4-11   Gv 2,1-12

Con questa domenica entriamo nel tempo liturgico normalissimo, ma anche straordinario che attraversa la normalità dei nostri giorni. Ed è proprio alla ferialità dei giorni a cui fa riferimento il vangelo di Giovanni di questa domenica. In realtà siamo tre giorni dopo, altri quattro che erano già passati. Un riferimento non casuale per dire il giorno della festa ... il giorno di Dio ... il giorno dell'alleanza. Dall'introduzione ci si può infatti chiedere: “il terzo giorno” rispetto a cosa? Certamente non nel senso cronologico dello sfogliare il calendario.
In realtà l'evangelista Giovanni ci vuole dire che ciò che accade a Cana di Galilea sono eventi da terzo giorno.
Il terzo giorno per l’evangelista è il giorno nuovo, il giorno della risurrezione, del sepolcro vuoto … è il nuovo giorno, per cui gli eventi di Cana sono esattamente ciò che accade quando nella nostra vita c’è il Risorto, e con lui lo Spirito.
Noi di solito, presi dalla foga della narrazione corriamo immediatamente al "segno", in realtà pensiamo al miracolo ..., ma in questo modo svuotiamo il segno dell'acqua che diventa vino e tutto ciò che rappresenta.
Siamo a una festa di nozze ...; le nozze sono immagine e "segno" dell'alleanza  tra Dio e Israele; le nozze sono il segno della consegna reciproca nell'amore e nel dono di se stessi; queste nozze sono il segno di un patto che segna la storia di riscatto e salvezza, fatta di promesse e di riconciliazione con Dio e di tradimenti del suo popolo; le nozze sono segno di una abbondanza insperata, non dovuta che rinnova la vita. In queste nozze succede di tutto, al punto che ci fu gioia grande, speranza futura ed entusiasmo, come anche incomprensione e dubbio. Ma poi c’è lui con i suoi gesti, semplicemente lui. Ma prima dovettero fare esperienza di carenza di vino … il vino finì. La gioia finì. La festa finì. E fu notte, paura, disorientamento. Fermiamoci un attimo a rileggere oggi, in questo nostro tempo questo "segno di Cana". Che fine ha fatto il vino? Che fine ha fatto la gioia, la speranza, l’entusiasmo, la determinazione, la resilienza? Che fine ha fatto ciò che permette la gioia, speranza, entusiasmo, determinazione e la perseveranza nel dare spessore alla nostra vita?

Forse ci siamo scordati che il vino non è un miracolo e basta, ma il vino è segno di quel nuovo vino che è il suo sangue per la nuova ed eterna alleanza. Ma se dimentichiamo questo, dimentichiamo che la gioia non è frutto delle nostre mani ma del esserci solamente di Lui. Se abbiamo finito il vino, non basta andare a comprarne altro con giusti o scaltri compromessi, ... sarà sempre un vino triste e scarso ... pronto a finire presto, lo consumiamo senza accorgercene, lo diamo per scontato, o permettiamo ad altro, ad altri, ad altre, a noi stessi di prosciugarlo: relazioni tossiche, aggressività, depressione, disfattismo, individualismo, autoreferenzialità, pessimismo, egocentrismo… Alla fine non avremo più vino perché abbiamo semplicemente messo Dio alla porta, esodandolo dalla nostra quotidianità. Oggi a noi il compito di portare acqua che possa diventare vino, portiamo noi stessi in un incontro con il Signore che fecondi e trasformi la nostra vita. Oggi siamo invitati a una festa che è quella delle nostre nozze con il Signore, oggi è il terzo giorno, il giorno quello della risurrezione, il tempo nuovo dello Spirito che non tramonta. Lo Spirito del Risorto, può se vogliamo riconsegnarci alla vita, riempiendo le nostre giare di pietra di vino nuovo e buono, riempiendole della sua presenza viva.

sabato 18 gennaio 2025

Abbiamo origine nella sua parola

Eb 4,12-16 e Mc 2,13-17

La parola di Dio è la parola della Genesi, quella ch, ha creato tutte le cose del mondo. Questo rende la parola di Dio certamente viva, e capace di entrare all’interno delle sue creature nel percorrere le strade che portano all’anima e allo spirito, ed anche nel corpo materiale dell’uomo stesso e nei suoi pensieri. Il testo dice che «non è possibile nascondersi» dal nostro Creatore. Siamo usciti dalla sua bocca e gli apparteniamo. Siamo creature la cui fragilità si manifesta nella lontananza da Dio, nella ricerca di una libertà che è solamente una illusione. In tutto questo non siamo stati abbandonati, ma invece il Dio creatore ci ha soccorso donandoci suo Figlio.

venerdì 17 gennaio 2025

Un riposo attivo

Eb 4,1-5.11 e Mc 2,1-12

Dio il settimo giorno si riposò, che non significa che si distaccò o si astiene da compiere delle attività, anzi, lo contemplò, guardando ciò che aveva fatto con amore. Il giorno del riposo é il tempo del godimento della pienezza; riposarsi in realtà è lasciare l’ansia, l’affanno, la stanchezza del fare, per contemplare ciò che è vero e bello. Non è staccarsi dalla realtà ma viverla nel concreto, restando uniti a lei e tra di noi. Il riposo di Dio è la contemplazione, l’adorazione, l’abbandono a Lui. Affrettiamoci, perché il tempo è prezioso e va usato bene! Affrettiamoci a entrare in questo riposo di Dio.

giovedì 16 gennaio 2025

In rete con Dio

Eb 3,7-14 e Mc 1,40-45

Allontanarsi da Dio è la tentazione antica che Israele ha vissuto nel deserto, quando costruì il vitello d’oro. Per non cedere alla tentazione dell’allontanamento da Dio, abbiamo una grande possibilità che deriva dell’aiuto fraterno: la fraternità,  l'amicizia generata nella comunità sono un'àncora vera e propria per non allontanarmi da Dio. Ecco che la comunità porta in sé stessa una forza speciale di vicendevole e quotidiano aiuto a vivere la fede; ma oggigiorno la tentazione non è un idolo di metallo prezioso, ma l'individualismo, l'indifferenza e la solitudine esistenziale. In questa nostra civiltà in rete e dalle relazioni digitali, Dio è escluso perché non è in rete, non ha account ..., e da lui ci siamo allontanati, lo abbiamo esodato. La Comunità di fede può eserere una rete sussidiaria.

mercoledì 15 gennaio 2025

Vera fratellanza di sangue

Eb 2 14-18 e Mc 1,29-39

Cristo è diventato veramente un tutt'uno con noi rivelandosi nel tempo, nella storia e  nella natura umana fatta di carne e sangue - parole che dicono la condizione umana -, e solo in forza di questa condivisione intima può ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo. Il diavolo è la personificazione e la fonte del Male, e il male che non possiamo ridurre a sola moralità di azioni,  è condizione prima di schiavitù, di mancanza di libertà e di pienezza di esistenza. Ecco che Gesù si prende cura di noi, della stirpe di Abramo ... - nostro padre nella fede -, quindi di tutti popoli, cioè di tutti i suoi figli: ... innumerevoli come le stelle del cielo e come i granelli di sabbia sulla riva del mare.Cio che si genera tra Gesù e noi è un rapporto di amicizia che è vera fratellanza di sangue ...

martedì 14 gennaio 2025

La grande convenienza

Eb 2,5-12 e Mc 1,21-28

La lettera agli Ebrei introduce la figura di Gesù, Figlio di Dio, e anche uomo. È a Lui che Dio sottomette tutte le cose, non agli angeli. È Dio che si china sull’uomo, ma che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? È Dio che si ricorda dell’uomo e se ne prende cura. Lo fa in maniera speciale, un modo molto umano, prima donandogli tutto, poi togliendogli, anche la paura della morte. Tutto questo nell'ottica di una grande "convenienza", cioè l'unica cosa giusta, buona. Cioè, è bene, è buono che Gesù salvi l’uomo dalla morte, anche se attraverso la sua sofferenza.

lunedì 13 gennaio 2025

Un nuovo inizio ... buon anno ...

Eb 1,1-6 e Mc 1,14-20

La Lettera agli Ebrei pur riflettendo il pensiero di Paolo, non siamo sicuri che lui ne sia l'autore. Viene introdotta e presentata la figura di Gesù, che viene da subito definito “Figlio” che è più importante degli angeli, è irradiazione stessa del Padre. La lettera interrompe la "normalità del tempo antico" introducendo una cosa che prima non c’era e adesso c’è, un inizio nuovo. Dio ha come messo un punto e ha ricominciato. Dalla venuta del Figlio cambia tutto, dal rapporto con Gesù, che è un rapporto tra Dio e uomo, ma anche tra uomo e uomo, cambia tutto. Quando io faccio esperienza di questo inizio nuovo, cambia tutto pure per me.

domenica 12 gennaio 2025

Battezzare significa immergersi

Is 40,1-5.9-11   Sal 103   Tt 2,11-14;3,4-7    Lc 3,15-16.21-22

Battezzare significa immergersi ... ovvero andare a fondo. Ecco che battezzare vuol dire andare a fondo. È l’uomo che va a fondo della realtà umana. E lì incontriamo il Signore.
Spesso ancora oggi il battesimo non è una scelta di fede o di sequela matura di Gesù Cristo; non comporta una conversione significativa della vita e neppure una scelta di sequela, al punto che nemmeno nella cresima ci si arriva senza alcuna consapevolezza.
Il battesimo è spesso un gesto di tradizione, per cui si pensa al battesimo come qualcosa che ha a che fare con la festa per la nascita e con l’ingresso sociale nella comunità. È un approccio sbagliato, e certamente incompleto che non corrisponde alla sua natura del sacramento che si celebra.
Ma questa è prima di tutto l’esperienza che i genitori hanno, e ciò che cercano, il coinvolgimento familiare, gli amici e i legami relazionali e affettivi, che confluiscono pure in certi casi nella scelta del padrino, che diviene una sorta di pubblico protettore e garante sociale del bambino.
Il battesimo non ha nulla a che fare con tutto ciò ..., ma occorre partire del desiderio di essere liberati dal male (... e del male occorre averne coscienza e consapevolezza, perchè il male significa morte), questa liberazione passa attraverso l'unione con Cristo, all’immersione nella sua morte e all’emersione nella sua risurrezione, perché, se uno non rinasce dall’alto (da Dio o in Dio),  non può vedere il suo regno, cfr Gv 3,3.
Il battesimo comporta l'immergersi nella realtà.
Gesù quando riceve il battesimo è in mezzo alla gente comune, la sua stessa gente, questa condizione non è uno sfondo ma è la componente essenziale dell’evento. Prima di immergersi nell’acqua, Gesù si ‘immerge’ nella folla, si unisce ad essa assumendo pienamente la condizione umana, condividendo tutto, eccetto il peccato.
Ma per noi cosa significa immergersi?
In questi anni ho cercato di farvi immergere nella realtà della nostra comunità cercando dispingervi a  rigenerare quel tessuto di relazione, accoglienza e familiarità che non si respirava più... Di fronte all'immobilismo e al tradizionalismo occorre risorgere, riemergere con Gesù e come lui ha fatto ... facendosi annuncio del nuovo ... di Dio Padre.
Ho cercato di immergervi nelle emergenze della vita di tutti i giorni:
- dalla emergenza energetica;
- alle sciagure dell'alluvione e delle frane;
- alla responsabilità nell'economia della Chiesa/parrocchia e del sostegno del clero;
- come anche al dramma della guerra non solo in Ucraina; 
- al problema concreto dell'educazione e della nostra scuola parrocchiale;
- e in questo avvento e natale all'emergenza dell'esodo dei cristiani dalla Terra Santa e dell'oriente in generale ...
Riemergere, significa impegno concreto per rendere la realtà degna del nostro essere figli di Dio, ... E' triste sentire parrocchiani immaturi, chiusi nei propri interessi e tornaconti, ridurre la mia proposta pastorale alla richiesta di soldi.
Immergersi significa prendere adulto contatto con la carne dell'uomo, con le miserie, significa riconscere la nostra condizione disumana, ... perché questo ha fatto Gesú, manifestando non solo se stesso ma il senso e la logica della sua missione. Gesù vuole condividere la vita, la quotidianità  a non si limita a compiere un'azione socialmente utile. Lui pone al centro del suo agire la preghiera, il coinvolgersi insieme al Padre e nello Spirito Santo, ecco che il nostro riemergere deve essere pieno di comunione, di Eucaristia e di azioni spiritualmente riempite, e non solo di chiacchere che finiscono per essere solo delle maldicenze, cioè del male.
La festa del Battesimo del Signore è allora un'occasione per rinnovare con gratitudine e convinzione le promesse del nostro Battesimo, impegnandoci a vivere quotidianamente in coerenza con esso, immergendoci ed emergendo. Magari ci può aiutare . Questo festeggiare anche la data del nostro battesimo.


Preghiera di aiuto ...

Facci sentire amati,
Signore Gesù,
di quell’amore di cui
tu stesso sei stato amato.

Facci sentire
raggiunti dalla gratuità,
trasformati dal perdono,
spinti dalla tua radicalità.

Amiamo accontentarci del “già”,
ma tu, Dio amore,
insegnaci a credere nel “non ancora”.
Amen.