Col 3,1-11 e Lc 6,20-26
martedì 9 settembre 2025
La nostra vita in Cristo
Vivere in Lui e non in altro
Col 2,6-15 e Lc 6,12-19
lunedì 8 settembre 2025
Natività di Maria ... attesa e compimento
Mi 5,1-4 e Mt 1,1-16.18-23
domenica 7 settembre 2025
Scommettere tutto ... tutto su Gesù
Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33
Cambiare soprattutto le priorità, come già abbiamo visto nel Vangelo di domenica scorsa: chi segue il Signore, chi va con Lui a Gerusalemme, non può più perdersi alla ricerca di una gloria e interessi personali, di valori effimeri.
Tutto questo cambiamento oggi corrisponde al nuovo modo di vivere e di INVESTIRE TUTTO SU DI LUI ...
sabato 6 settembre 2025
Il suo corpo nostra riconciliazione
Col 1,21-23 e Lc 6,1-5
venerdì 5 settembre 2025
L'inno di Colossesi una eterna poesia
Col 1,15-20 e Lc 5,33-39
giovedì 4 settembre 2025
Tenerezza di un affidamento
Col 1,9-14 e Lc 5,1-11
mercoledì 3 settembre 2025
San Gregorio magno ... un credente
Col 1,1-8 e Lc 4,38-44
martedì 2 settembre 2025
Leggiamo Paolo, ascoltiamo Gesù
1Ts 5,1-6.9-11 e Lc 4,31-37
lunedì 1 settembre 2025
Alla resa dei conti
domenica 31 agosto 2025
Introspezione
Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14
1) Gesù vede che gli invitati tendono ad occupare i posti, è l’ambizione che abita spesso nel nostro cuore, l’ambizione di primeggiare, di essere preso in considerazione dalla gente, di avere una buona posizione e godere di prestigio.
Gesù sottolinea proprio questa ambizione che ci preclude la logica nuova dove non ci sono i primi e gli ultimi, i vincenti e i perdenti a dare senso alla nostra vita. Il Regno non conosce le logiche del primeggiare ad ogni costo. Chi vive di questo non entra nel banchetto, non vi trova posto … se entri al banchetto del Regno hai già lasciato fuori la logica disumanizzante della restituzione e dello scartare e usare gli altri. Chi entra in questa logica è capace di fare qualcosa di veramente nuovo, di amare gratuitamente.
2) poi Gesù parla di poveri, storpi, zoppi e ciechi, come di coloro che devono essere invitati. La relazione con la fragilità.
Ebbene, proprio questi esclusi, questi marginalizzati, questi ultimi, che non hanno nulla da dare in cambio, sono fonte di beatitudine, sono la porta del Regno.
Perché questa beatitudine è vera? Perché tutto ciò che mi arriverà sarà solo inatteso e fonte di gratitudine …
Infatti, se invito amici e parenti, loro mi ricambieranno il favore; ma se invito chi non ha da restituire, e che nessuno invita, i miei conti rimangono aperti, e solo il Signore troverà il modo di saldarli come sa farlo solo lui.
UMILTÀ E MITEZZA
L’umiltà e la mitezza sono frutti straordinari e gustosi. Quando generano gesti, quei gesti sono capaci di risollevare, di dare vita, di fare spazio a colui o colei a cui sono donati.
Secondo papa Leone XIV, l'umiltà è vista come una virtù fondamentale, che permette di lasciare spazio a Dio e di manifestare la sua forza attraverso la debolezza umana, offrendo così la porta la via per la salvezza e la pace.
sabato 30 agosto 2025
Cura di se stessi
Per amare gli altri occorre partire da sé. Fare di tutto perché la nostra vita sia in pace. Tra i tanti significati del “vivere in pace”, possiamo accostare l’essere in ordine, fare in modo che la vita sia ordinata ed equilibrata. Non si è in pace fino in fondo, se non affrontiamo i nostri disaggi e le ferite; quindi, se rimandiamo il da farsi, se tralasciamo anche le piccole cose che ci competono, come rifare il letto al mattino, monitorare il nostro corpo, pulire e ordinare la casa e le nostre cose. Vivere in pace significa essere attivi, operativi, lottare contro la pigrizia, che di impedisce di occuparci delle nostre cose. Che ci limita rispetto alla fedeltà alle piccole cose per diventarlo anche nelle cose più grandi.
giovedì 28 agosto 2025
Geremia anche oggi
Ger 1,17-19 e Mc 6,17-29
La grande consolazione
1Ts 3,7-13 e Mt 24,42-51
mercoledì 27 agosto 2025
Parole viventi
1Ts 2,9-13 e Mt 23,27-32
martedì 26 agosto 2025
Autorevoli apostoli di Cristo
1Ts 2,1-8 e Mt 23,23-26
lunedì 25 agosto 2025
Bravi Tessalonicesi!
1Ts 1,2-5.8-10 e Mt 23,13-22
domenica 24 agosto 2025
Aperti al bene
Is 66,18-21 Sal 116 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30
Come possiamo vivere da cristiani in questo nostro tempo?
Il tempo in cui viviamo è un dono di esistenza che occupa tutto lo spazio creato.
Dentro questo spazio cosa significa essere cristiani?
Significa vivere la quotidianità del presente come occasione costante di conversione.
Il presente, l'unico tempo che ancora c’è e già non è scomparso. Convertirci non significa diventare “più bravi”, ma muoverci dalle nostre piccole e grandi miserie verso la misericordia di Dio, dal male che facciamo al bene che lui ci pone nella possibilità di fare come attualizzazione della nostra libertà e responsabilità. Ma questa condizione è ciò che si realizza perfettamente nel banchetto dei salvati.
In quel banchetto ognuno può entrare, anche il disperato, l’immondo e l’incurabile. Unico criterio per entrare è il bisogno. Resta fuori solo chi “sta bene”.
La falsa sicurezza e la presunta giustizia sono l’unico impedimento?
Per entrarvi basta riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio: nessuno si salva per propri meriti, ma tutti siamo salvati da Dio. Il tempo presente è l’anno di grazia che ci è concesso per convertirci dalla nostra (in)giustizia alla sua grazia, la misericordia sempre!
Ma la misericordia non è fatta di semplici parole ma di concretezza, quella che mette al muro ogni ipocrisia.
Pensiamo ad esempio che al tempo di Gesù il popolo di Israele pensava di essere l’unico a salvarsi, i pagani no. Pensavano che la salvezza fosse un privilegio del solo popolo di Israele; ma alla domanda dell'uomo circa il numero (quanti) sono quelli che si salvano, Gesù risponde con il chi sono quelli che si salvano.
C'è una porta a Betlemme, per entrare in basilica, è la porta dell'umiltà ... ben si adduce a darci una immagine della porta stretta ... per entrare occorre scendere da cavallo e chinarsi ... occorre scendere dalla nostra auto-salvezza e accettare di abbassarci a livello di Dio, che per noi si è abbassato fino al limite dell'umano.
Abbassarsi significa convertire il cuore e la vita, significa essere disposti a rileggere il tempo e la storia con lo sguardo di Dio: la nostra storia, la storia intorno a noi fatta di quotidianità; e la storia di questa nostra terra, oggetto di una promessa di pace.
La Parola di oggi, ci pone di fronte a una visione sconvolgente per ciò che Israele rappresenta per le genti della terra. Nella scrittura e nei Profeti si muove un germoglio vitale che rielabora l'antico canto di liberazione dalla schiavitù e di conquista della terra promessa. Israele diviene un segno e uno strumento di liberazione cosmica necessario per portare tutte le genti a Dio, tutte le nazioni, pur nella loro diversità e conflittualità; diversa ente Israele è fuori, rimane fuori ... dal tempo, dalla storia e dal banchetto... rimasti fuori ... per chi è rimasto fuori la porta sarà chiusa ... questa è la condizione drammatica.
Si rimane fuori quando si è "operatori di ingiustizia!”
Si resta fuori se il rapporto che abbiamo con Gesù non è capace di azioni di amore, di misericordia, di compassione, di perdono, di condivisione generosa.
E’ questo quello che permette la comunione con Dio. Dio non ci chiederà di ripetere la professione di fede, ma se abbiamo amato come lui.
Ci preoccupiamo di partecipare all'eucaristia solo se confessati ... ma poi non siamo capaci di farci pane da condividere, di fare della nostra vita pane, alimento di vita per gli altri. A questo punto possiamo anche metterci le mani nei capelli perché "vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori".
sabato 23 agosto 2025
Nel grembo di Noemi
Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17 e Mt 23,1-12
venerdì 22 agosto 2025
Camminare facendo la storia
Rt 1,1.3-6.14-16.22 e Mt 22,34-40
giovedì 21 agosto 2025
Fedeltà estrema
Gdc 11,29-39 e Mt 22,1-14
mercoledì 20 agosto 2025
Il re degli alberi ...
Gdc 9,6-15 e Mt 20,1-16
martedì 19 agosto 2025
Va con questa tua forza salva Israele ...
Gdc 6,11-24 e Mt 19,23-30
lunedì 18 agosto 2025
Non ci abbandona mai
Gdc 2,11-19 e Mt 19,16-22
domenica 17 agosto 2025
Un vangelo emblematico
Ger 38,4-6.8-10 Sal 39 Eb 12,1-4 Lc 12,49-53
O mio Dio! Sembra un Gesù angosciato e in preda a una chiara suggestione di ciò che gli sta accadendo attorno ... Umanamente è comprensibile, anche perché come dico da tempo: l'umanità di Gesù è reale a tal punto che diviene veicolo di tutto il mistero di Dio, ma non ne viene modificata, perché umanità è divinità non sono realtà opposte o lo scarto l'una dell'altra, ma espressione e condizione di ciò che è "mistero" nell'eternità e nel tempo. È se la natura umana è del Figlio di Dio ... è il mistero di Dio che si condivide nell'uomo.
Poi certamente mi spiego male, ma sono certo che col tempo il pensiero si affinerà e riuscirò a capire meglio questa mia intuizione.
Anche oggi turbamento e speranza si alternano all'orizzonte del quotidiano. Per noi cristiani, e per i popoli che vivono nella terra, e anche di quella terra che “ospitò” Gesù, ci sarà mai pace?
In tanta parte del mondo c’è guerra, oppressione, persecuzione e morte anche e soprattutto per i cristiani, specie in quelle zone dove vi furono le prime comunità, le prime Chiese.
Perché Dio permette tutto ciò?
Essere cristiani significa seguire quello che ha fatto e vissuto il suo Figlio? Da duemila anni è così… e forse continuerà così fino alla fine dei tempi?
Oppure un giorno le cose cambieranno quando ci saranno i nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia così come ha promesso il Signore Gesù. Ma nel frattempo ...
Nel frattempo la costruzione della pace dipende dalla buona volontà degli uomini, e per fare entrare Dio in questa realtà umana e concreta occorre che noi cristiani, testimoni del Signore abbracciamo la croce perché gli uomini non permettono a Dio di entrare nella loro vita.
Diceva papa Benedetto XVI: "... la pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto. Una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace, che non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico, né tantomeno di astuzie ingannatrici o di abili manipolazioni…. è invece risultato di un processo di purificazione ed elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata".
Purtroppo invece alla luce di quanto anche ieri è accaduto,sembra essere proprio in gioco il tentativo di essere abili "sensali" di interessi nazionali a esprimere o meno ogni possibilità di pace.
Alla fine, sembra essere solo questione di affari ...
Quello che viviamo ci espone al rischio dei totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate e disprezzate, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione.
Gesù ha il desiderio di accendere il fuoco dell’amore sulla terra; ma il nostro presente è sempre una lotta tra desiderio del bene e angoscia per il male, tra pace e scelte difficili. Siamo chiamati a vivere questa conflittualità con discernimento, sapendo che è sempre qui e ora che dobbiamo e possiamo scegliere ciò che è giusto, anche se ci sono dei costi da pagare.
Per Gesú il desiderio del fuoco, della luce, dell’amore che è venuto a portare è il fuoco dello Spirito Santo che scenderà a Pentecoste; è il battesimo dell’acqua e del fuoco di cui parlò il Battista; è il fuoco del giudizio di Dio che è il suo amore che salva il mondo, quindi Gesù ha questo grande desiderio di accendere il fuoco. Contemporaneamente si trova angosciato, perché questo fuoco viene da un battesimo, da un’acqua che sgorga dalla croce. E il senso della croce è la riconciliazione piena attraverso la conoscenza dell’amore di Gesù, il Figlio, il primo uomo che crede all’amore del Padre. Il Figlio ama tutti noi con lo stesso amore con cui ci ama il Padre e per questo anche noi siamo riconciliati. Che bel fuoco ... la speranza è che incendi ancora di più!
sabato 16 agosto 2025
Scegliere ogni giorno
Gs 24,14-29 e Mt 19,13-15
venerdì 15 agosto 2025
Sulle tracce di Maria
Ap 11,19; 12,1-6.10 Sal 44 1Cor 15,20-26 Lc 1,39-56
giovedì 14 agosto 2025
Giosuè succede a Mosè in tutto
Gs 3,7-10.11.13-17 e Mt 18,21-19,1
mercoledì 13 agosto 2025
Mosè non ha mai posseduto la terra
Dt 34,1-12 e Mt 18,15-20
martedì 12 agosto 2025
Starò davanti a te
Dt 31,1-8 e Mt 18,1-5.10.12-14
lunedì 11 agosto 2025
Elezione esclusiva?
Dt 10,12-22 e Mt 17,22-27
domenica 10 agosto 2025
Noi piccolo gregge e tesorieri del Regno
Sap 18,6-9 Sal 32 Eb 11,1-2.8-19 Lc 12,32-48
Oggi Gesú si ferma a dialogare con noi e lo fa con questa pagina di vangelo: il tema è importante; le conseguenze coinvolgono tutta la vita, perché riguarda i fatti attuali e l’eternità beata; riguarda anche il nostro cuore, ci dice dove siamo nella vita, a cosa teniamo veramente, a cosa abbiamo legato il senso della nostra esistenza.
Il brano inizia con una espressione di estrema confidenza e tenerezza: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”.
Predilezione, tenerezza e protezione da parte di Dio nei confronti di una comunità di discepoli che si trova in quel momento difronte alla rivelazione più i attesa del loro maestro: il “piccolo gregge” di cui parla Gesù, a cui il Padre è piaciuto dare il Regno, quale è, ne siamo parte anche noi? Siamo oggetto a che noi della stessa predilezione?
Il vangelo ci propone nelle parole di Gesù frasi brevi e verbi imperativi: “Vendete ciò che possedete”; “... datelo in elemosina”; “Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli”.
E un dinamismo sapienziale: "state pronti con i fianchi cinti e le lampade accese e soprattutto aspettate il padrone di casa…"
Una immagine di paragone è Ulisse che torna a Itaca dopo un lungo viaggio e trova pretendenti al trono e servi infedeli ...
Gesù attinge a una immagine arcaica, ricca di risonanza per chi ascolta, per parlare ed essere compreso dagli uomini del suo tempo: padrone, servi, amministratore, punizione degli infedeli, percosse ...
Ma il cuore di queste parole non è nella paura della punizione o del giudizio, quanto piuttosto nel modo in cui viviamo l'attesa del padrone che deve tornare, attesa che dipende fondamentalmente da dove si trova il nostro tesoro. Perché, come ci ricorda il Signore, dove collochiamo il nostro tesoro si trova anche il nostro cuore. E dov’è adesso il nostro cuore? Sa attendere, o è preso dalla smania dell’incontro con ciò che ama? Con la bramosia del mondo?
La nostra attesa oggi non può essere se non insieme a chi grida pace, giustizia, diritti!
Un grido innocente e inerme di vittime, di bambini, di donne, anziani e fragili. Un grido dal cuore di una umanità umiliata ... questi sono i servi fedeli che attendono l'arrivo del padrone, lo attendono nella vita, lo attendono come vera ricchezza a cui attaccare il cuore. E se ancora ora tarda nella notte non si fanno prendere dal sonno e si tengono pronti per servire il signore che torna dalle nozze.
Ciò che anima l'attesa è la speranza, è scoprire che all’arrivo del padrone, non saranno loro a servirlo, ma lo farà il padrone stesso. Che cosa significa questo? Quale pienezza e compimento realizza?
C'è un gesto di Gesù che esternalizza il suo venire, e consacra l'essere quel piccolo gregge a cui il Padre affida il regno: il Signore, ricurvo sui piedi dei suoi discepoli mentre lava loro i piedi e pronuncia quelle parole indimenticabili: “e dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”.
Questo esempio, infatti, torna anche nel vangelo odierno, dove l’amministratore fidato e prudente viene messo a capo di tutta la casa e deve prendersi cura di tutti coloro che vi abitano, mentre il Signore tarda a venire. Il Signore quindi ci affida questo compito di accudirci reciprocamente “finché egli venga”. Una domanda risuona urgente: Sappiamo essere custodi del nostro fratello, sorella, comunità, contesto di vita, ambiente in cui viviamo?
sabato 9 agosto 2025
Ti farò mia sposa per sempre.
Os 2,16.17.21-22 e Mt 25,1-13
venerdì 8 agosto 2025
Ricordare per essere felici
Dt 4,32-40 e Mt 16,24-28
giovedì 7 agosto 2025
Infedeli e infedeltà
Nm 20,1-13 e Mt 16,13-23
mercoledì 6 agosto 2025
Trasfigurazione
Dn 7,9-10.13-14 e Lc 9,28-36
martedì 5 agosto 2025
Mosè era un uomo amato da Dio
Nm 12,1-13 e Mt 14,22-36
lunedì 4 agosto 2025
Il pane rinnegato
Nm 11,4-15 e Mt 14,13-21
domenica 3 agosto 2025
Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?
Qo 1,2;2,21-23 Sal 89 Col 3,1-5.9-11 Lc 12,13-21
Vi racconto una storia, che credo servirà a ciascuno per rileggere e sdrammatizzare, prima degli eccessi, certe esperienze, anche di vita famigliare
Morendo, un beduino lascia ai suoi tre figli il suo patrimonio: 11 cammelli,
stabilendo che al primo dovesse andare 1/2 del suo patrimonio, al secondo 1/4 e al terzo 1/6. La suddivisione dell’eredità però non è semplice: Chiaramente, essendo 11 un numero dispari, il primo dei tre fratelli presenta subito agli altri un problema: non può prendersi la metà dei cammelli (ovvero 5 cammelli e mezzo) senza ucciderne uno tagliandolo a metà. Ed ecco che iniziano i litigi e gli altri due fratelli si oppongono e vorrebbero il secondo 2,75 cammelli e il terzo fratello 1,83 cammelli ...
Insomma, a queste condizioni la spartizione dell’eredità sembra essere impossibile.
Proprio quando la situazione sembra precipitare, un amico un cammelliere si trova a passare per puro caso e vedendo i tre fratelli accapigliarsi, ne chiede il motivo e…
Dona ai tre fratelli uno dei suoi cammelli. A questo punto i 12 cammelli possono facilmente dividersi tra i tre fratelli. Rispettando le quote previste dal padre, il primo prende 1/2 dei 12 cammelli, ovvero 6. Il secondo 1/4, ovvero 3 e il terzo il suo 1/6, ovvero 2 cammelli. In questo modo, ai tre fratelli vanno 11 cammelli e il cammello avanzato viene restituito all'amico.
È strano ma noi ci scanniamo nelle divisioni tra noi ... diabolicamente, pur essendo fratelli ... per cose che non sono il valore assoluto ... ma sono solo dei cammelli ...
La mia cupidigia, ... è da scemo.
“Stolto”: Nell'analisi testuale risulta che l'evangelista mette in bocca a Gesù una parola greca che significa mente a cui è messo come prefisso l'alfa privativa, da qui il senso di senza mente, privo di senso. Dobbiamo ridare senso e valore alla nostra vita, al di là di ciò che abbiamo, che siamo riusciti a ottenere o costruire. È urgente riconsegnare alle nostre esistenze e a quelle di ogni essere umano, il valore assoluto che nulla può impoverire o annullare. È urgentissimo riuscire a riconoscere come tesoro il nostro essere figli di Dio e essere persone umane. Questo tesoro è sorgente di vera umanità.
Arricchire davanti a Dio, e beni come benedizione.
Ed ecco, il Vangelo mi propone una sorta di precarietà come benedizione e salutare condizione che genera libertà e generosità.
sabato 2 agosto 2025
Il bene comune del giubileo
Lv 25,1.8-17 e Mt 14,1-12
venerdì 1 agosto 2025
Le sacre convocazioni
Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37 e Mt 13,54-58
giovedì 31 luglio 2025
La gloria riempiva la dimora
Es 40,16-21.34-38 e Mt 13,47-53
mercoledì 30 luglio 2025
Come un raggio di sole
Es 34,29-35 e Mt 13,44-46
martedì 29 luglio 2025
Dio è amore
1Gv 4,7-16 e Gv 11,19-27
lunedì 28 luglio 2025
Un Dio d'oro
Es 32,15-24.30-34 e Mt 13,31-35
domenica 27 luglio 2025
"Padre nostro" come ci dice Gesù
Gen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13
sabato 26 luglio 2025
Dove conduce l'alleanza
Es 24,3-8 e Mt 13,24-30
venerdì 25 luglio 2025
Quale tesoro ci appartiene
2Cor 4,7-15 e Mt 20,20-28
giovedì 24 luglio 2025
Segni inequivocabili della presenza
Es 19,1-2.9-11.16-20 e Mt 13,10-17
mercoledì 23 luglio 2025
Oltre ogni prevedibile relazione
Gal 2,19-20 e Gv 15,1-8
martedì 22 luglio 2025
Se siamo di Cristo ... Cristo ci possiede
2Cor 5, 14-17 e Gv 20,1-2.11-18
lunedì 21 luglio 2025
A volte si ritorna troppo indietro ... e fa male
Es 14,5-18 e Mt 12,38-42
domenica 20 luglio 2025
La parte migliore prima di tutto!
Marta, Maria e Abramo ci portano un po’ nel cuore della nostra vita cristiana, e delle nostre comunità. Non so se tra noi c’è chi si ritrova in Abramo, e nello specifico nelle corse e nell’affanno di un Abramo preoccupato di preparare tutto ... non c’è tempo da perdere. Poi c’è Marta, cambiano le situazioni ma non le corse e gli affanni; di cose da fare ce ne sono fin troppe. Ce ne sono sempre troppe…
E infine Maria che prende le distanze, e mettere al centro le “cose giuste”, le più importanti. Ma rallentare ha un prezzo, fermarsi ha conseguenze ...
Forse devo imparare non semplicemente a trovare equilibri tra il fare e il pregare, tra la vita frenetica e attiva e quella riflessiva e contemplativa del mistero, ma scoprire quel cammino che mi porta a scegliere le realtà migliori cioè incontrare e stare con Gesù.
Sia per Abramo che per Marta e Maria, tutto si concentra nell'incontrare Dio. Quale esperienza facciamo di questo incontro? Dove si realizza?
Oggi devo imparare a lavorare su me stesso, per portare equilibrio tra gli opposti, per dare valore alle cose che contano: all’ospitalità come all’ascolto della Parola, alla carità come alla preghiera, a Dio e alla persona, alla sua Chiesa e ai talenti di ognuno.
sabato 19 luglio 2025
Una notte tutta diversa dalle altre
Es 12,37-42 e Mt 12,14-21
venerdì 18 luglio 2025
Yhwh non si può sconfiggere mai
Es 11,10-12,14 e Mt 12,1-8
giovedì 17 luglio 2025
Definire Dio ... è necessario?
Es 3,13-20 e Mt 11,28-30
Forse la tentazione a cui non riusciamo a sfuggire è riuscire a incasellare Dio. La nostra cultura greco-romana ci ha abituato alla speculazione razionale per cui accostando i testi sacri, non riusciamo non leggerli alla luce di un raziocinio culturale.Come risuonano le espressioni: “Io sono colui che sono”, e il “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”?
In ogni caso, il nome e la relazione costituiscono i punti fermi da Abramo fino a noi per ricondurci a un Dio fedele alle promesse; un Dio vicino e parte della nostra storia; un Dio che cammina con noi. Da qui ogni altra considerazione è frutto di speculazione teologica e riflessioni di storico-culturali. Una cosa torna evidente: è impossibile definire Dio se non in una relazione con lui.
mercoledì 16 luglio 2025
Recuperare il liberatore
Es 3,1-6.9-12 e Mt 11,25-27
martedì 15 luglio 2025
Ma chi ha chiamato Yhwh?
Es 2,1-15 e Mt 11,20-24
lunedì 14 luglio 2025
Un segno equivoco nella storia
Nel tempo in cui i figli di Giacobbe si trasferirono in Egitto, crebbero e divennero un popolo, possiamo affermare che ora Israele non è più solo Giacobbe ma, d'identità dello stesso popolo, che da ora inizia l'epopea della conquista della Terra. Tutto inizia con un faraone che non ha conosciuto Giuseppe e con un Dio che si affaccia a vedere il suo popolo che subisce l'avversione degli Egiziano, una ostilità che si esprime contro la vita dei figli maschi di Israele. Ciò che emerge ci deve essere di guida anche oggi, tempo nel quale occorre custodire e difendere soprattutto l'amore per le persone, specialmente le più indifese e deboli, adesso a prescindere.
domenica 13 luglio 2025
Chiesa Samaritana e Locanda
Dt 30,10-14 Sal 18 Col 1,15-20 Lc 10,25-37
Una Chiesa Samaritana che cosa significa?
In realtà si tratta semplicemente di essere discepoli di Gesú... alla scuola del maestro!
Con altre parole: Insegnaci, Signore, la prossimità che risolleva e fa vivere,
che sceglie di farsi carico e non vuole mantenere distanze.
Come il Samaritano, possa il nostro sì a te diventare un sì a favore della prossimità, della cura, della fraternità.
Non è Samaritana se non si comprende che per Gesù non è possibile umanamente essere suoi discepoli a prescindere dalla prossimità ...
Una Chiesa Locanda accogliente che cosa significa?
Essere una Chiesa spazio accogliente e di ospitalità, dove sperimentare concretamente l'esito della missione e la fratellanza nella fraternità, che per il Signore non è impresa impossibile. Quello che Dio chiede non è oltre noi stessi, non è oltre le nostre possibilità.
Chiesa locanda non vuol dire che è un albergo ma che è il luogo dove Gesú buon Samaritano porta e fa curare il malcapitato finito nelle mani dei briganti; la locanda è l’immagine di quella Chiesa che accoglie e si prende cura dei malcapitati della storia e del tempo, è l’immagine di una Chiesa dell’ospitalità che vede nel debole e nel malato la carne di quel Cristo che tanto predica e prega.
Essere locanda significa aprirsi alla missionarietà ovunque.
L’esperienza dell’essere accolti e dell’accogliere è uno degli elementi fondamentali della Chiesa.
Oggi le nostre comunità dovrebbero semplicemente crescere ancor di più in questo senso e in questo stile.