lunedì 15 dicembre 2025

Un’autorità liberante

Nm 24,2-7.15-17 e Mt 21,23-27

La vita del Tempio era segnata da regole fisse e da liturgie quotidiane calendarizzate, non c'era posto per improvvisazioni e novità. Gesù non solo pretende di insegnare ma offre una nuova interpretazione della Legge antica: scacciando i mercanti del Tempio denuncia la perversa commistione tra sacro e profano. Chi gli ha dato l’autorità per fare questo? Agli occhi della gente Gesù è un profeta, parla e agisce in nome di Dio, con l’autorità che viene da Dio, ma è inutile dirlo se gli interlocutori non sono disposti a riconoscerlo. Oggi noi non riduciamo la Chiesa a un recinto chiuso di regole passate che garantiscono solo ricordi antichi, non perdiamo il quotidiano appuntamenti con lo Spirito che rende nuove tutte le cose, che traccia e indica vie nuove. Occorre una grande libertà interiore per riconoscere la luce che Dio accende nella nostra vita.

domenica 14 dicembre 2025

La gioia vera nasce nella prossimità

Is 35,1-6.8.10 Sal 145 Gc 5,7-10 Mt 11,2-11

 

Vieni, Dio della gioia che brilla tra le lacrime;

vieni, Dio della vita che germoglia nelle steppe;

vieni, Dio della speranza che infrange la disperazione;

vieni, Dio del futuro che va oltre la notte.

Signore Gesù, vieni tra noi

e insegnaci a vedere ciò che i nostri occhi

non riescono più a vedere,

insegnaci a credere in ciò che il nostro cuore

non riesce più a sperare.

Vieni, Signore, vieni

e donaci la gioia profonda di chi

sa di avere in te tutto! Amen

 

Con queste parole entriamo nella III domenica di avvento, conosciuta anche come la domenica della gioia … si chiama infatti (in latino) “domenica gaudete” cioè la domenica in cui rallegrarsima di cosa poi oggi possiamo essere gioiosi?

Tutto attorno a noi progressivamente ci conduce e ci plagia nel ricercare ogni appiglio scenico e sentimentale-affettivo che possa suscitare in noi la gioia, o almeno quello che crediamo possa essere la gioia.

Una gioia che costruiamo col nostro desiderio fragile e che consumiamo con vorace ansiosità di dover essere felici almeno per un minuto ... e allora il Natale svuotato del suo vero mistero, può essere un bel contenitore per tutti i nostri tentativi di vivere la gioia, di aggrapparci a una felicità che non resta fatta ...

Ma la gioia che cosa è realmente?

A questa domanda come possiamo dare una risposta? Dobbiamo rassegnarci a una gioia illusoria?

Possiamo trovare risposta attraverso Giovanni Battista.

Allora che cosa è la vera gioia?

Alla richiesta di Giovanni "sei tu il veniente", Gesù rispose “… cosa avevano visto e cosa avevano ascoltato.”

 

La gioia si vede nelle cose che facciamo ... Siamo capaci di vedere le tracce della Gioia?

La gioia si genera nell'ascolto … Siamo disposti ad ascoltare?

Gesù dice a Giovanni, in un momento particolarmente triste e buio, pieno di Dubbi ... " Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me ..."

- ho visto ciò che Gesù ha fatto: ha dato tutto sè stesso per gli altri;

- ho ascoltato che Gesù parlava e diceva parole non sue ma del Padre.

 

Con Giovanni scopro e riconosco che la vera gioia è rendere felici gli altri nel dono di se stessi.

Ho scoperto che la vera gioia nasce dall’ascolto della parola amore, quando ascolto come si ama, imparo ad amare e amando genero gioia.

A quel punto ogni dubbio scomparve e la gioia si genera in tutti noi come anche in Giovanni in carcere.

La gioia di Gesù è gioia di Dio non diventano storia, non si realizzano senza di noi e senza la nostra povera e incerta fede. La gioia germoglia e si genera nella nostra vita quando Dio riesce ad abitarla e a trasformala.
E allora, facciamogli casa, prepariamogli una buona accoglienza, perché tutto il mondo possa vedere e raccontare le meraviglie che Dio opera in noi sordi, zoppi, ciechi, morti…

Vieni Signore Gesù, toccaci e trasformaci, portaci tu nostra gioia!

sabato 13 dicembre 2025

Elìa ritornerà.

Sir 48,1-4.9-11 e Mt 17,10-13

Chi è Elia? Elia è il primo dei profeti o meglio il prototipo di ogni profeta, il simbolo della profezia. Elia quindi non è semplicemente il Battista, ma tutti coloro che danno voce alla profezia. Elia rappresenta nel cuore della tradizione rabbinica l'attesa e il compimento della promessa messianica. Gesù rilegge questa tradizione applicandola a sé stesso e interpretandola in un modo nuovo in cui il venire di Dio nell’umiltà non passa più attraverso rivoluzioni, armi eviolenza ma attraverso la parola e l'amore.  Sempre nella storia sono sorti profeti a rammentare le infedeltà, a scuotere la nostra conversione, ad avvertirci che non enravamo connessi rispetto alla venuta del Cristo. Oggi possiamo raccogliere la testimonianza di Gesù per ribadire che la sua missione si compie a partire dalle nostre fragilità.

venerdì 12 dicembre 2025

E se non ci vogliamo convertire?

Is 48,17-19 e Mt 11,16-19

Gesù prende spunto da un detto popolare ("Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”), per esprimere il suo disappunto, il suo disagio rispetto all'inerzia della gente che in realtà non vuole percorrere nessuna via di conversione: nè Giovanni e neppure Gesù!
Di fonte alla predicazione del cugino Giovanni, di fronte all'annuncio del regno, molti pongono resistenza e diventano ostili. Si scopre che la conversione nasce %dove il desiderio di cambiamento è radicato nel desiderio di Dio, mentre nella stragrande maggioranza il senso religioso e il "Dio a modo mio", rappresentano una forma di ipocrisia che garantisce il proprio stile di vita rassicurante e immutabile.

giovedì 11 dicembre 2025

Tra grandezza e piccolezza ci sta il regno

Is 41,13-20 e Mt 11,11-15

Giocando sull’opposizione piccolo e grande, il Signore Gesù vuole dire che come già i profeti sussurravano coraggiosamente al cuore di Israele circa la venuta del Messia, mandando in corto circuito ogni giudizio con cui tutti erano soliti valutare le cose di Dio, nello stesso modo noi oggi non pssiamo misurare la sua venuta con i soliti logori termini e adpettative. Se vogliamo riconoscere la venuta del Signore, la sua incarnazione, dobbiamo essere disposti a convertire clamorosamente il nostro modo di sentire e di valutare la realtà. E’ il nostro basso profilo, la nostra piccola realtà, che consente a Dio di operare in noi cose grandi, senza il rischio che ce ne posiamo impadronire o vantare. 

mercoledì 10 dicembre 2025

Stanchi e oppressi ... tutti

Is 40,25-31 e Mt 11,28-30

Di chi stà parlando ..., a chi si rivolge Gesù? È la conclusione di un discorso rivolto a dei discepoli, non quindi a dei frustrati o dei falliti, ma a persone che stanno impiegando tutte le loro energie ed iniziative per essere segno e annuncio del regno dei cieli. Siamo di fronte per una rinnovata chiamata a fare la volontà del Padre: “venite presso di me" ... La sequela si traduce nell’intimità e nella condivisione, come anche nella fatica di quelli che sono “stanchi e oppressi”, quelli che portano i pesi di un annuncio che con fatica altri riconoscono come tali. Quante persone si ritirano lungo il cammino della vita, Gesù ci conosce bene ... Per questo vuole condividere la nostra fatica. 

martedì 9 dicembre 2025

Un "piccolo" guadagno comunitario

Is 40,1-11 e Mt 18,12-14

I piccoli sono tutti coloro che sanno farsi piccoli, cioè nulla presumo e tutto dispongono per essere dimora di Dio. Sono i figli del regno, coloro che convertono quotidianamente la vita alle esigenze del vangelo. Questo essere piccoli fa parte di un discorso di Gesù rivolto ai discepoli. È interessante il risvolto che ne deriva: "il Padre tiene nella sua mano, con cura particolare i suoi figli, e per farlo manda il suo Figlio perché nessuno si smarrisca". Questa visuale matteana la riscontriamo pure in Giovanni, quindi risulta un detto di Gesù non riferito alla sola misericrdia ma una immagine che la comunità delle origine ha applicato a sé stessa. Smarrito è colui che non riesce più a ritrovare la strada, non è più capace di ritornare da solo nella casa di Dio. Rischia di restare fuori. La parabola invita la comunità a non dimenticare nessuno e fare di tutto per ritrovare i fratelli. Interessante, no?

lunedì 8 dicembre 2025

Il nostro SI oltre la paura e l’impossibile

Gen 3,9-15.20   Sal 97   Ef 1,3-6.11-12    Lc 1,26-38

Una notte di veglia, nella quale chi è riuscito ha compreso l’urgenza, la bellezza e la necessità di ascoltare il SILENZIO.

E’ nel silenzio che impariamo, come a Nazareth che l’impossibile diventa possibile …

La nostra esperienza quotidiana è costellata da impossibilità che si nutrono della nostra paura … Ciò che rende “impossibile” il nostro cammino verso Dio non è tanto la sua lontananza, quanto la nostra paura nell’accoglierlo per iniziare qualcosa di nuovo.

La nostra storia nella relazione con Dio è fatta di tanti, troppi impossibili.

 

Maria ci insegna, ci fa capire che da soli noi siamo solo capaci di sterilità non siamo capisci di sfuggire dalle nostre paure … siamo incapaci di veri SI al Padre.

 

Ma Maria ci testimonia che nulla è impossibile a Dio e che possiamo permetterci anche di non avere più paura di nulla …

Con Maria il tempo della paura finisce, si apre il tempo della pienezza. Il tempo nuovo del verbo fatto uomo.

Per questo sconvolgimento Dio sceglie un luogo insignificante, Nazareth perché questo è il suo stile, lo stile del suo Regno, calarsi dentro la quotidianità ordinaria di una giovane donna di un paesino sconosciuto.

Nazareth rappresenta ogni luogo umano in cui l’impossibile diventa possibile e inizia la storia nuova del Dio con noi.

 

Allora occorre:

Riscoprire l’Annunciazione: spesso leggiamo e ascoltiamo questo Vangelo con troppa distrazione, superficialità, ma ciò che queste parole custodiscono sono il dialogo personale e perenne tra Dio e Maria, tra il Padre e ogni uomo o donna che vivono in questo universo.

Dio mi parla e mi chiede di dare spazio al suo verbo … che Cristo abiti in noi … i suoi sentimenti trovino casa in noi, nel nostro quotidiano. 

 

Un angelo che corre da Zaccaria e ora da Maria … oggi anche da me? Gabriele rappresenta la forza e il desiderio di Dio di fare comunione con noi, con me, di condividere, donare la sua salvezza.

Sono consapevole, riesco a sperimentare che la vicinanza passa attraverso la carne, è attraverso quella incarnazione che si apre a noi la vita di Dio.

 

Tutto questo accade in  Galilea: La Galilea, una terra disprezzata e insignificante, evidenzia la rottura delle aspettative umane e la preferenza di Dio per i luoghi e le persone emarginate, per chi è piccolo.

La Galilea è la nostra terra … anche la nostra piccola terra di Massa Lombarda … piccola, complicata, fragile … eppure Gabriele viene anche qui a portare l’annuncio di pace, di vita e di verità … 

 

Maria come Protagonista, ma non è un film, ... ma della vita. Maria è segno della nuova era di collaborazione tra Dio e l’umanità, rappresenta il nostro modello di fede e coraggio.

Maria ci insegna come si risponde SI, alla parola di Dio, al suo verbo che è uomo. Perché diversamente ci stiamo prendendo in giro.

 

La rivoluzione: L’annuncio di un figlio ad una vergine è sconvolgente, agli occhi di tanti è uno scandalo, rompe con le convenzioni culturali, segnando l’inizio di una nuova epoca per l’umanità e per la storia della salvezza.

Il timore di Maria di fronte all’annuncio è legittimo; la sua reazione dimostra la sua umana fragilità e insieme il suo desiderio di affidarsi. Fuori da ogni perbenismo o ipocrisia di facciata.

 

La Missione come conseguenza: La risposta di Maria, “Ecco la serva del Signore si compia in me la tua parola”, è un atto di totale disponibilità, rappresentando un modello di fede e dedizione, sicura certezza della iniziativa di Dio.

Non possiamo stare inermi a guardare il tempo che passa. Maria accoglie e si attiva immediatamente corpo, spirito, vita … tutto di lei freme in Dio.

 

Dopo l’esperienza della veglia mi piacerebbe riuscire a celebrare in cappellina all’oratorio una Messa tutti i lunedì sera con i giovanissimi, giovani, noviziato e Clan…

·           Una Messa a inizio settimana per raccogliere la parola e la sua possibilità di radicarsi in noi e di germinare.

·           Vorrei che i ragazzi e i giovani abbiamo l’occasione di mangiare quel pane che abbiamo adorato per poter custodire anche in noi stessi il verbo di Dio che si fa uomo e si dona a noi.

IL DESIDERIO: conversione e regno

Is 11,1-10   Sal 71   Rm 15,4-9   Mt 3,1-12

Domenica scorsa ci siamo fermati a riflettere sul desiderio che deve riempire il nostro attendere, ora, in questa seconda Domenica di Avvento, il desiderio di accogliere il Signore si realizza e vuole trovate un volto, una persona concreta, così come Giovanni Battista in quel giorno al fiume Giordano riconosce concretamente suo cugino e tutto il suo desiderio di attendere il Messia si riempie di Gesù vero e concreto.
Ma come possiamo noi oggi abbracciare Gesù concretamente e riempire di lui la nostra attesa?
Per Giovanni Battista quel momento fu come un fulmine a ciel sereno ... nella mente si accese una luce e iniziarono a risuonare in lui le parole di Dio, quelle parole ascoltare nel deserto: "...ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".
In quel momento Giovanni capii che chi doveva venire era proprio lui Gesú ... suo cugino.
Emergonodue esigenze:
- il regno di è avvicinato!

Cosa significa convertirsi ... personalmente 
Il cambiamento di stile e di mentalità riguarda gli stili di vita e le esperienze consolidate che abbiamo e viviamo. Quanto vero che continuiamo a radicarci nel si è sempre fatto così, ma indubbiamente è più comodo. Se non fosse che con la nostra rigidità allontaniamo il regno di Dio e gli impediamo di, cioè diventiamo reale impedimento alla sua  realizzazione e perpetuare il nostro essere scribi e farisei.
Esiste infatti una conversione personale in cui io non posso rimanere indifferente alla proposta del regno, non posso vivere una fede astratta o solo spirituale disincarnata, fatta magari solo di ritie di belle poarole. La mia conversione personale si misura nello spendermi per il regno di Dio. Devo decidermi ad immergermi nell'acqua del mio battesimo, della rinascista ... e a fare vivere cose ed esperienze secondo il vangelo ...
Convertirsi personalmente significa credere che posso comprendermi nella profezia di Isaia.

Conversione comunitarua ...
Significa dare alla comunità un'anima e un volto. Ripeto che la comunità non può esprimersi solamente nella formalità dei riti e delle devozioni che esauriscono la loro funzione nell'atto stesso.
Converosione e volto significano intercettare la vita dell'altro, capirne i bisogni e condividerne le attese e le speranze.
Conversioneèla fatica di chiararsi ... cioè orientarsi, piegarsi verso i fratelli ... così come Dio si è convertito a noi nella vicinanza di Gesù che si è fatto e resta compagno di cammino.
La parola di Dio oggi ci dice di imparare da Giovanni cosa significa conversione e come fare ad annjnciare e fare il regno di Dio. Cioè come possiamo riempire l'attesa...
Giovanni ci insegna a rompere il silenzio, egli è voce che scuote il nostro comodo torpore in cui ci rifugiamo le nostre solite cose ripetitive e che ci rassicurano; è voce che non tace di fronte a nessuno, di fronte alleipocrisie e alle vigliaccherie, alnosro non essere coraggiosi. Giovanni sa e attende una Parola che apre un cammino, è porta, luce e verità , per questo non può tacere, perché il suo silenzio sarebbe una porta chiusa, una lampada non accesa, un sentiero interrotto… e per noi una possibilità in meno per incontrare Dio e conoscerlo. Giovannicii segna come i contrare Dio... Co e i contrae suo cugino Gesù. 
Possiamo essere profondamente grati a Giovanni, ai tanti Giovanni della storia che non si stancano di aprire strade nei deserti di umanità, nei nostri deserti.
In gioco c’è il futuro del mondo. In gioco c’è la nostra felicità comune. In gioco c’è la nostra possibilità di incontrare e conoscere Dio faccia a faccia, come amici.
Convertiamoci! Cambiamo la nostra mentalità! Deponiamo le nostre logiche e spalanchiamo la porta a Dio. Lui può renderci figli di Abramo, figli della promessa, donne e uomini ricchi di vita e felici.

sabato 6 dicembre 2025

Una attesa colma di annuncio ...

Is 30,19-21.23-26 e Mt 9,35-10,1.6-8

L’annuncio del Regno da parte di Gesù s’intreccia – e si manifesta – insieme all’opera terapeutica. Ma questa sua missione non può e non vuole farla da solo. Non è solo in prospettiva futura, ma è proprio il suo "essere per" i fratelli che costituisce la modalità nella quale i discepoli sono attivamente coinvolti. Gli apostoli fanno esattamente le stesse cose che egli faceva, è l’incontro con Gesù li rende protagonisti, da Lui viene la carità che gratuitamente hanno ricevuto e che gratuitamente donano.
La loro missione è l’icona di una Chiesa che s’impegna a manifestare l’amore di Dio per tutti e per ciascuno, una Chiesa che annuncia la speranza e si china sulle piaghe dell’umanità. Oggi preghiamo in modo speciale per i pastori della Chiesa perché siano fedeli alla missione ricevuta.

venerdì 5 dicembre 2025

Il grido di chi attende

Is 29,17-24 e Mt 9,27-31

"Figlio di Davide, abbi pietà di noi!" È un grido di speranza e di attesa, è il grido di chi pur non vedendo vede ugualmente per la fede che in un qualche modo da senso alla vita; è un gridare al Messia, a colui che è atteso. L'immagine del Vangelo è piena di attesa perché i ciechi, con il loro gridare quasi inascoltato, sanno di non meritare quello che chiedono, ma sanno e sperano, di poter contare sull’amore gratuito di Gesù.
Al gridare dei ciechi Gesù non da subito risposta; sembrerebbe che il Signore voglia vedere fino a che punto si coinvolgono con Lui.  Oggi chiediamo la grazia di seguire Gesù e il coraggio di gridare con l’umile consapevolezza che solo in Lui possiamo trovare la luce che il cuore desidera; e solo con Lui possiamo ascoltare quella parola che cambia il volto della storia e ci permette di vedere bene.

giovedì 4 dicembre 2025

Dire e fare ... la fede!

Is 26,1-6 e Mt 7,21.24-27

Fare la volontà del Padre ovunque siamo, è la strada tracciata da Gesù per fare di noi dei santi, cioè uomini e donne pienamente realizzate nel loro esistere. Realizzare la nostra umanità significa rendere il tempo della vita coerente con il vangelo, cioè fare di noi una esperienza quotidiana di dono di sé stessi nell'amore e di ascolto di quella Parola che ci rende solidi, forti nella fede. È la nostra vita che deve diventare, quotidianamente una piccola luce che lascia intravedere il mistero di Dio. Oggi chiediamo la grazia di rileggere più attentamente la nostra vita alla luce del Vangelo, forse riusciremo a vedere quali scelte o comportamenti contrastano con la fede che crediamo di testimoniare.


mercoledì 3 dicembre 2025

Quel pane era di Dio

Is 25,6-10 e Mt 15,29-37

Ma sarà poi vero? Sarà possibile che Gesù abbia compiuto un tale miracolo? Ma se questo è il nostro approccio tutto il Vangelo quadriforme può essere messo in discussione circa la sua verità storica e narrativa. Eppure proprio per questo gli evangelisti non hanno avuto timore nel narrare questo segno/miracolo al di fuori di ogni logica e razionalità umana. Oggi potremmo dire che quel pane è arrivato a tutti semplicemente perché Gesù ha insegnato agli apostoli a condividerlo, perché gli uomini imparino così ad aiutarsi tra di loro. Ma anche questa interpretazione non mi soddisfa perché è solo logica e razionalità a che se spirituale. Quel segno miracolo rappresenta un mistero, rappresenta lo stesso Gesù e nello stesso momento il nostro accostarsi a lui: riconoscere Gesù come il nostro Salvatore.

martedì 2 dicembre 2025

Beati … se capaci di vedere e ascoltare!

Is 11,1-10 e Lc 10,21-24

In realtà ciò che vedevano era Gesù, ciò che ascoltano sono le sue parole. Lo sguardo su di lui, il rileggere la sua vita e il risuonare delle due parole diviene condizione essenziale di beatitudine e di conoscenza del mistero di Dio. Vedono e ascoltano la sua persona e la sua preghiera, che ci invitano ad entrare nel mistero di Dio. Noi non impareremo mai a conoscere Dio attraverso i libri di dottrina e catechesi, ma tutto cambierà quando anche noi saremo piccoli e faremo esperienza di umiltà: Dio si nasconde nell’umiltà della nostra condizione umana; occorre desiderare e chiedere la grazia di saper stare in ginocchio dinanzi a Dio, per riconoscerne la presenza nelle più piccole cose della nostra vita.

lunedì 1 dicembre 2025

Io verrò da te ...

Is 2,1-5 e Mt 8,5-11

Gesù “entra” a Cafarnao: non “ci passa” distrattamente, ma ci va dentro, vuole avere a che far con le persone che vi vivono ... E tra queste persone c’è anche questo centurione, un pagano, un invasore d’Israele. Ma non importa, per Gesú è più importante quel servo-amico malato: "Verrò e lo guarirò". Gesù entra, dove trova ospitalità e accoglienza nelle persone e nelle loro storie ... Ecco che questa accoglienza diviene spazio della fede: ciò significa che non c’è lontananza, limite, fragilità, o peccato che ci precludono di far entrare Dio in noi. E anche se sappiamo di non essere degni della sua presenza, Gesù ci ama lo stesso e ugualmente vuole venire per colmarci della sua misericordia: lasciamolo entrare!

domenica 30 novembre 2025

Noè attese con l'ombrello

Is 2,1-5   Sal 121   Rm 13,11-14   Mt 24,37-44

AVVENTO
Il nostro Avvento sarà come una finestra, che di settimana in settimana puliremo così i vetri faranno passare la luce e vedremo come attraverso i vari personaggi di Avvento Dio si avvicina, ci prende e attira a sé.
La finestra pulita permetterà di vedere Gesù che nasce, cioè che è realmente immerso nella realtà che viviamo. Perché dire che Gesù nasce, significa ammettere che esiste e che interagisce con la nostra realtà.
Essere e vivere l'avvento, l'attesa ... non può essere un esercizio di pazienza temporale
e nemmeno l'atteggiamento di chi aspetta un autobus oppure il proprio turno ... Attendere significa lasciarsi avvicinare e coinvolgere con colui che arriva, che è arrivato e che arriverà.

AVVENTO partendo dal desiderio di Dio ... non posso attendere chi non desidero venga a me ... c'è una profonda relazione tra attendere, avvento e desiderio. Il desiderio riempie la mia attesa e mi impedisce di preferire gli occhi chiusi, a volte tranquillizzanti, o le attese vigili ricolme di tensioni ansiogene legate alla vita di tutti i giorni.
E' importante rendersi conto che la venuta del Signore è tale pure in questo nostro tempo stanco e segnato delle infinite guerre che stanno falciando milioni di bambini, ragazzi, giovani, uomini, donne e anziani. Egli viene ponendosi di fronte al nostro libero arbitrio che ci permette di essere protagonisti del suo venire come anche lo siamo della violenza, dei soprusi, della morte, della emarginazione, della povertà e delle ingiustizie.

L'AVVENTO significa uscire da noi stessi e dalle nostre certezze umane e prepotenti sicurezze per andare verso Dio, frequentarlo, imparare le sue vie, camminare per i suoi sentieri. Il che comporta evitare tutto ciò che non viene da Dio e non ci porta a Dio
Ed è qui che possiamo iniziare a comprendere come la vicinanza di Dio a una esplicita manifestazione nel suo farsi carne che ha da subito coinvolto la nostra libertà circa il nostro accoglierlo, il dare senso pieno alla nostra vita ... usare della vita per vivere e agire come Dio. In realtà l'avvento è una grande e gratuita scuola in cui si impara accogliendo Dio nel suo vivere con noi l’arte dell’amore.

SIAMO DISCEPOLI DEL PRINCIPE DELLA PACE. La pace sia il più grande tra i desideri da coltivare in questo prezioso tempo di attesa. Proviamo a sceglierla, proviamo a costruirla, imparando dal Signore, dalla sua vita, dalla sua parola, dai suoi gesti, dal suo essersi fatto carne per noi.

La Finestra della Pace: Apriamo la finestra per far entrare una nuova luce che illuminerà ogni cosa. Puliamo i vetri per non vedere più offuscato. Togliamo le ragnatele e lasciamo entrare una nuova corrente, il vento dell'Avvento, per rinnovare e rinfrescare ogni cosa.
Noè ci dice: svegliatevi, state allerta! Se vedete che sta per piovere, siate preparati e prendete un ombrello. Noè nel suo tempo - come diceva Gesù -, mentre facevano le loro cose, e non si preoccupano dei segni del diluvio ...  e ... perirono tutti ... lui invece diviene un segno di salvezza, la sua arca salvò uomini e animali, maschi e femmine.

Vegliamo dunque sapendo che come il più furbo dei ladri viene il Signore ...quindi si avvicinerà e si svelerà nella normalità del quotidiano ... Questo tempo ci insegna ad attenderlo e come attenderlo: disposti alla sorpresa ma una bella sorpresa!

sabato 29 novembre 2025

Sogni e realtà concatenati

Dn 7,15-27 e Lc 21,34-36

Turbamento ..., bisogno di spiegazione... Daniele sa che quella visione non è soltanto un sogno, ma che in realtà racconta qualcosa, svela verità importanti a cui deve prestare attenzione. Daniele sa che deve comprendere le visioni per compiere ciò che il discernimento degli eventi richiede. Chiede aiuto per decifrare questo sogno così angosciante, per affrontare il turbamento che gli lascia nel cuore questa visione.

Dopo queste situazioni di morte, finalmente il potere sarà dato ai santi dell’Altissimo. Ancora una volta Daniele vede che, per trovare pace e serenità, il popolo di Dio deve passare attraverso la tribolazione e il dolore. Ancora una volta si compie il disegno di salvezza attraverso l’affidamento a Dio.

venerdì 28 novembre 2025

Dopo le bestie ... il Figlio dell’uomo...

Dn 7,2-14 e Lc 21,29-33

Daniele nelle sue visioni (immagini bellissime) rilegge la drammaticità della storia e la tensione del cammino degli uomini verso la fine, quando apparirà il vegliardo. Il “re” potente che libererà il popolo d’Israele dai popoli che lo hanno conquistato e oppresso. Il popolo d’Israele ha in sé, anche oggi, almeno nella componente ortodossa e più osservante, l’aspettativa, la speranza e la certezza che prima o poi arriverà questo liberatore al quale "gli furono dati potere.. E il suo regno non sarà mai distrutto". Alla luce di ciò, è più facile comprendere l’aspettativa riposta e disattesa anche in Gesù. Per noi l'immargine della visione di Daniele vuole esprimere il contenuto dell'attesa della rivelazione di Dio attraverso il contenitore della storia e del tempo dell'uomo. 

giovedì 27 novembre 2025

Quel Dio che tu servi con perseveranza ...

Dn 6,12-28 e Lc 21,20-28

Racconti antichi ma che risuonano in situazioni concrete e reali della nostra quotidianità. L'invidia nei confronti di Daniele, che divine discredito per le qualità e i carismi dell'altro; la discriminazione verso un uomo appartenente a un popolo diverso, quindi non degno di esere considerato sullo stesso, piano degli altri ... I temi che oggi affrontiamo come il problema della integrazione culturale e dello scarto chiedono una profonda riflessione da parte nostra e anche una apertura della mente e del cuore,  che ci ponga in più punti di osservazione. Come Daniele occorre riconoscere che la virtù della perseveranza, cioè l'affidamento e la relazione intima con Dio, permettono di abitare le fragilità e i conflitti con la certezza che Dio ci salva da ogni ingiustizia che subiamo o che procuriamo ai nostri fratelli.

mercoledì 26 novembre 2025

Parole vere e vive

Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28 e Lc 21,12-19


Daniele dice al re Baldassàr - senza mezzi termini -, che egli ha servito déi che non hanno vita, che non hanno potere, che sono finti e senza valore. Gli dice anche che ha ignorato il vero Dio, l’unico vivo e vero, che ha potere sulla sua vita e sul suo destino. Per cui tutto per lui giunge al compimento: "Mene, Tekel, Peres". L'esito di quelle parole corrisponde a dare senso e giudizio alla vita - anche alla nostra -, quando ci viene chiesto di come spendiamo la nostra vita, chi abbiamo adorato e di chi abbiamo ignorato. È una immagine fortissima che stride con un Dio misericordioso e paziente che perdonata e che mi accoglie nel mio limite, ma è proprio questo Dio che da senso al mio esistere.


martedì 25 novembre 2025

Svelare la realtà

Dan 2,31-45 e Lc 21,5-11

Forse anche a noi piacerebbe saper comprendere e interpretare la realtà in cui viviamo e riconoscere come Dio ci parla in modo concreto e diretto … Ma ecco che per chi crede tutto è segno, è la capacità di leggere con, occhi limpidi che sappiano cogliere l’orizzonte di verità, bontà e bellezza che nonostante tutto la realtà pietà in se stessa. Il re Nabucodònosor fa un sogno che gli lascia un grande turbamento, ma solo Daniele gli svela il sogno che la sua interpretazione. Il suo vedere mette in evidenza il limite umano e ugualmente come la fede in Dio apre a sguardi impensabili, capaci di discernere i segni che il Signore.

lunedì 24 novembre 2025

Oltre ogni obbligo, la Legge

Dn 1,1-6.8-20 e Lc 21,1-4

Questo brano di Daniele ci vuole insegnare che la Legge va osservata in ogni circostanza e che la fedeltà alla legge è un punto di forza. La situazione in cui si trova Daniele si ripresenta ai nostri giorni per molti cristiani. Davanti all’obbedienza alla propria fede, ci sono tre alternative: la prima è rinuciare a ogni osservanza abbandonandola; la seconda è accettare dei compromessi che imbrigliano e tolgono coerenza; la terza alternativa è accettare con mitezza, rimanendo in segreto fedeli alla Legge, come fanno Daniele e i suoi compagni. Questa terza possibilità dona speranza e dimostra quanto significhi fidarsi e affidarsi a Dio, lasciare che sia lui a guidare le nostre azioni, a tracciare e accompagnare la strada da percorrere. 

sabato 22 novembre 2025

 2Sam 5,1-3    Sal 121    Col 1,12-20   Lc 23,35-43

 
Domenica prossima inizieremo a dire Gesù viene ...  Viene, nonostante tutto, e nonostante noi. Viene, anche se siamo presi da altro.

Viene, anche se molte cose prosciugano la nostra attenzione.

Viene, anche se il nostro cuore non ha molto spazio da dargli, o forse non ne ha più.

Ma oggi, il suo venire è il metterci di fronte al momento della sua massima debolezza, un Re dell'universo fragile e di nuovo tentato dalla forza e dal potere.

I capi lo deridevano: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto"; ecco senza un minimo di umanità, senza un po’ di compassione ...

Ma è di fronte a tutto questo che la tentazione viene vinta con la debolezza del perdono: "Padre perdonali perché non sanno quello che fanno".

Poi l'evangelista aggiunge: ... il popolo stava a vedere.
È con questa immagine che oggi siamo chiamati a confrontarci, e a cercare d'essere un popolo che non solo sta a guardare passivo, ma un popolo che reagisce, che è attivo ...: noi siamo il suo popolo ... Lui è il nostro re ...

Alla fine di questa storia tutti si scostano da Gesù:
- i capi lo deridono, non hanno un minimo di compassione per un impostore ... Una delle prove che Gesù non è stato il Messia, il Cristo d’Israele, è che il Messia non poteva morire.

- i soldati romani, lo deridevano, “lo schernivano”, si prendono gioco di Lui, una burla, gli si accostavano per porgergli dell’aceto che è l’immagine dell’odio. Nel Salmo 69,22 si dice: "quando avevo sete mi hanno dato l’aceto”; e dicevano “se tu sei il re dei giudei" ..., ecco che di nuovo ritorna questa tentazione, "salva te stesso".

Ma Gesù il nostro Re non è qui per salvare se stesso, ma noi tutti ... egli salva chi è perduto, tutti i perduti ... 

E salva perché è il re!

La scritta della condanna è bellissima anche se con una forte ironia derisoria: "costui è il Re dei giudei", ovvero "il Re dei giudei è questo". È l’unica scritta circa Gesù nella sua vita, ....  per prenderlo in giro. Questo è il Re dei giudei, cioè, che razza di Re è questo! Quindi è un’espressione che indica il massimo disprezzo.

Ma Luca ci conduce subito altrove ... "Uno dei malfattori, umilia e denigra Gesù ... l'altro invece, un criminale e un delinquente riconosce la realtà di Gesù, quella realtà che Gesù è innocente, e si rivolge a Gesù e gli chiede: “Gesù ricordati di me ...”.

Questo ricordare fa parte del linguaggio di tenerezza, di bontà, di amorevolezza ...

Ma mentre il bandito aveva chiesto” ricordati” quando entrerai nel tuo Regno quindi non immediatamente, la risposta di Gesù è immediata: "oggi stesso ..."; quindi non un domani, non nel tempo, ma oggi stesso, immediatamente, sarai con me nel paradiso.

La debolezza diventa un luogo di incontro, il luogo per eccellenza dove ciascuno può farsi raggiungere e salvare, dove riprendere il cammino e rinascere con uno sguardo completamente rinnovato.

Il suo popolo non può stare a guardare ... il  suo popolo, noi siamo convocati per agire, per reagire ... "OGGI"

Oggi sarai con me in paradiso... una bella suggestione, Paradiso è una parola di origine persiana e significa giardino ...
Ecco Gesù morto sarà sepolto nel giardino, dove, dopo tre giorni risorge ... Gesù sta forse dicendo a questo malfattore che sarà unito alla sua stessa morte e risurrezione... sarà con lui nel "giardino..."? Immagine anche di quello stesso giardino della creazione ...
Che merito ha questo bandito, per entrare in paradiso?

Non ne ha nessuno merito, ma ha bisogno, l’amore di Dio guarda i bisogni delle persone. Non esistono per Gesù, per la forza del suo amore, non esistono casi impossibili che l’amore di Dio o l’amore di Gesù non possa risolvere.

Che cosa significa essere suo popolo oggi? Cosa significa ricordarci reciprocamente gli uni degli altri?