Efesini 4,1-6 e Luca 12,54-59
Le parole di Paolo dicono "semplicemente": sono completamente posseduto da Gesù! Essere
del Signore, supera ogni appartenenza e affiliazione, come anche ogni
omologazione. Paolo, mette di fronte alla nostra individualità
narcisista, la presenza di Dio in noi; in ogni uomo, indipendentemente
dalla sua condizione, cultura, religione e moralità, Dio è presente. La
presenza non è una occupazione ma è il mistero insito nella stessa
natura umana capace di esprimere quel dono di Dio che è la vita. Una
vita che sboccia e rivela il mistero di amore che l'ha generata, diviene
una esistenza umile, dolce e magnanima. È da questa condizione che la
vita umana si percepisce come esistere in relazione con Dio e con gli
altri, e nel persegue l'intima unità e comunione con il corpo di Cristo.
Da questa appartenenza nasce ogni genere di discernimento. Fintanto che
il discernere è solo un capire, come se dovessimo fare le previsioni
del tempo (confronta il Vangelo), resterebbe una valutazione staccata dalla
vita. Quando discernere è un atto esistenziale, tutta la nostra
dimensione relazionale con Dio e con gli altri ne viene coinvolta: il
discernere è lo sbocciare della vita, grazie alla propria prigionia in
Cristo.
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