Efesini 3,14-21 e Luca 12,49-53
Di
fronte alle sue parole, di fronte ai suoi gesti e al suo modo di fare,
in molti si scandalizzarono. Poco per volta, crebbe nei suoi confronti
una sorta di giudizio, di condanna, di esclusione, e in molti lo
abbandonarono. Gesù percepisce chiaramente che le sue parole, i segni e
la sua stessa vita non sono situazioni "neutre" ma sono come una spada
che divide. Sono l'immersione in una "rivelazione" che chiede e
suggerisce un discernimento della realtà e non solo che propone di
schierarsi per la verità è il bene, ma chiede di bruciare tutto ciò che
di noi - egoismi, autoreferenzialità, esclusivismo - ci impediscono di
aderire realmente al Vangelo, alla sua Parola. Gesù sa bene che il suo
essere "divisivo", il suo generare fuoco che arde e che purifica, ha un
costo altissimo: la sua stessa vita; questo esprime la sua angoscia,
cioè il dolore di chi presagisce la propria morte, e non solo la vede
come inevitabile conclusione, ma percepisce che proprio quel morire darà
senso e significato pieno alle sue parole.
Ogni nostra scelta
quotidiana, ogni nostro gesto verso gli altri e noi stessi, ogni nostra
adesione e appartenenza, ha delle conseguenze nel bene o nel male, ma
certamente ogni nostro lasciarci coinvolgere dalle parole di Gesù, cioè
dal Vangelo, ha la stessa conseguenza che Gesù stesso ha vissuto:
l'urgenza di infiammare il mondo di un amore che supera ogni
passionalità ed esprime comunione e unità; l'immersione nella realtà
della vita per ricercarvi le tracce di verità che Dio padre a larghe
mani ha già seminato. È questo il vero discernimento della vita che
siamo chiamati a fare alla luce della Parola del Signore.
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