martedì 31 dicembre 2024

Verbo, Vita e Luce.

1Gv 2,18-21 e Gv 1,1-18

Il termine Verbo, cioè logos in greco è ben più ampio del concetto etimologjco di parola, e non si identifica con l'esperienza fonetica, ma è l'esistere della relazione che è comunicazione e creazione della vita stessa.
La Vita è tutto ciò che ci avvolge e ci attraversa. Tutto prende vita dal verbo-logos e si dispiega lungo la Storia e oltre la Storia; è il dono assoluto.
Poi c'è la Luce rivela la vita, e senza luce non c'è vita. Ebbene queste tre parole sono esattamente Gesù. Lui è la Parola, la Vita, la Luce. Ne approfitto oggi per fare gli auguri a tutti voi in questo ultimo giorno di questo 2024. Buon Anno Santo, anno di Grazia 2025

lunedì 30 dicembre 2024

Profetessa di speranza

1Gv 2,12-17 e Lc 2,36-40

Dice Silvano Fausti che Anna rappresenta tutta l’umanità il cui destino è vedere il volto di Dio e riflettere in sé lo stesso volto. Una vita spesa nell'attesa dell'atteso, lei che era rimasta vedova e tutta la sua esistenza è stata una invocazione dalla solitudine dell' amore ... invocando e desiderando quello sposo che solo la può consolare.  Questa finalmente ha la fortuna di vederlo faccia a faccia e di gioire per la presenza dello sposo, come lo sposo gioisce della presenza della sposa. E quindi rappresenta le nozze finali, della Gerusalemme celeste, quando l’umanità si incontrerà con lo sposo; è già predetto in questa vedova.

domenica 29 dicembre 2024

Festa della Sacra Famiglia

1Sam 1,20-22.24-28;  Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

In questa festa della Sacra Famiglia, possiamo riconoscere una questione fondamentale per ciò che a noi cristiani e credenti suggerisce la parola Famiglia: esiste una sacralità specifica nell’essere famiglia.
Non è sacro un tipo di famiglia, o certi rapporti parentali, ma si tratta di riconoscere la sacralità nella famiglia, ovvero che in questa parola, famiglia, c’è una realtà sacra, irriducibile a qualsiasi discussione o a qualsiasi forma. C’è una sacralità nella famiglia che riguarda la vita di fede, che riguarda il nostro vissuto interiore, la dimensione più profonda di noi stessi. Perché famiglia significa rifugio, conforto, significa fecondità e generazione dei figli, significa s da nuova e costruttiva, significa educazione alla prossimità. Nella famiglia è insita la promessa di chi siamo, e il compiersi della nostra vocazione umana e di figli di Dio. Una famiglia in cui orizzonte esistenziale si allarga fino alla genesi della creazione stessa: “e l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”, questo orizzonte sacramentale genera anche la sacralità dell’essere della famiglia. E alla luce del Vangelo di oggi, grazie all’evangelista Luca, riconosciamo la sacralità nella famiglia, nel mistero di un Dio che si è fatto a noi familiare.  
La festa di oggi ci permette di guardare con attenzione e semplicità alla Famiglia di Gesù per come è inserita in un contesto sociale, culturale e religioso della gente del suo tempo e della sua fede. C’è un legame profondissimo naturale ed esplicito, tra Gesù, Maria e Giuseppe; tuttavia, a un certo punto, per Gesù si apre la scoperta della vocazione che porta dentro e scopre per sé un progetto più grande: la chiamata del Padre: «io devo occuparmi delle cose del Padre mio».
La famiglia è molto più che un contenitore affettivo e generativo, la famiglia ha il compito di aprire alla vocazione, alle scelte di vita.
L'evangelista Luca ci racconta non solo un fatto di cronaca familiare ma ci rivela un contenuto teologico relativo alla famiglia.
Di fronte ai drammi delle famiglie frastornate in una cultura soggettivista e indifferente, centrata sull'io e non sul tu e il noi, è necessario recuperare almeno due elementi di sacralità famigliare:
1) LA FAMIGLIA E' UNA NECESSITÀ ANCHE PER DIO. È bello riflettere sul fatto che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia. Proprio per questo, la Santa Famiglia di Nazaret, è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro sicuro punto di riferimento e una sicura ispirazione. Come anche famiglia scuola necessaria di vocazione, e di scoperta di Dio come Padre. La famiglia è la storia da cui proveniamo. Ognuno di noi ha la propria storia, nessuno è nato magicamente, con la bacchetta magica, ognuno di noi ha una storia e la famiglia è la storia da dove noi proveniamo.
È bello vedere Gesù inserito nella trama degli affetti familiari, che nasce e cresce nell’abbraccio e nelle preoccupazioni dei suoi. Questo è importante anche per noi: proveniamo da una storia intessuta di legami d’amore e la persona che siamo oggi non nasce tanto dai beni materiali di cui abbiamo usufruito, ma dall’amore che abbiamo ricevuto dall’amore nel seno della famiglia.
2) LA FAMIGLIA QUOTIDIANA. Ad essere famiglia si impara ogni giorno. Nel Vangelo vediamo che anche nella Santa Famiglia non va tutto bene: ci sono problemi inattesi, angosce, sofferenze. Maria e Giuseppe perdono Gesù e angosciati lo cercano, per poi trovarlo dopo tre giorni, ma hanno bisogno di tempo per imparare a conoscere il loro figlio. Così anche per noi: ogni giorno, in famiglia, bisogna imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà. È la sfida quotidiana, e si vince con il giusto atteggiamento, con le piccole attenzioni, con gesti semplici, curando i dettagli delle nostre relazioni. Per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell’io. È pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli; quando, anziché avere gesti di cura per gli altri, ci fissiamo nei nostri bisogni; quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino; quando ci si accusa a vicenda, ripetendo sempre le solite frasi, dove ognuno vuole aver ragione e alla fine cala un freddo silenzio. La Vergine Maria, sposa di Giuseppe e mamma di Gesù, protegga le nostre famiglie.

sabato 28 dicembre 2024

Nascita e morte

1Gv 1,5-2,2 e Mt 2,13-18

"Thomas Beckett" di Eliot in cui il personaggio dice: noi stiamo festeggiando la nascita di Gesù, è un bambino e facciamo festa per questa nascita, perché la nascita significa vita, vita che giunge, vita che viene, significa la speranza, significa aprire al futuro, ma poi Eliot mette in questa omelia di Becket e dice: nello stesso tempo facciamo memoria della morte di Gesù... che strani noi cristiani, dice... questa paradossalità...come si fa a parlare di una morte e nello stesso tempo però parlare della vita? E' un dramma grande, è un dramma che, io credo, possiamo solo affrontare quando ci siamo dentro, quando noi precipitiamo in questa situazione, in cui il male ci avvolge, il male ci rende preda e non noi ma tanti altri, anche loro avvolti dal male e preda del male sono poi delle persone innocenti, sono deboli, sono degli ultimi che non sanno neanche perché soffrono, perchè...i piccoli bambini innocente ... ieri come oggi?

venerdì 27 dicembre 2024

Giovanni vide e credette

1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8

La vicenda dei discepoli in Giovanni inizia con un incontro in cui Gesù ad Andrea e a un altro discepolo - che potrebbe essere ciascuno di noi -, dice venite e vedete. Il vedere diventa fondamentale nella relazione con Gesù, ma sopratutto il vedere Gesù, e come la sua vita interagisce con la nostra vita. Giovanni è il grande testimone di questa verità, perchè lui come scrive nella sua prima lettera ha visto, ha contemplato, ha udito, ha toccato la carne di Cristo con le sue stesse mani e ha visto e quindi creduto che lui, Gesù, è il figlio di Dio. Il mattino della risurrezione Giovanni crede in ciò che vede e ha veduto.

giovedì 26 dicembre 2024

Natale di Santo Stefano

At 6,8-12;7,54-60 e Mt 10,17-22

Ho cercato il significato di Natale e ho trovato questo: l'italiano "Natale" deriva dal latino cristiano Natāle(m) per ellissi di diem natālem Christi ("giorno di nascita di Cristo"), a sua volta dal latino natālis, derivato da nātus ("nato"), participio perfetto del verbo nāsci ("nascere"). Ecco che jeri abbiamo festeggiato con il colore bianco, la nascita di Gesù, il colore della festa, il colore della purezza di un bambino; oggi celebriamo con il colore rosso, il colore del sangue, il colore del martirio, il colore di una morte cruenta, drammatica, quindi ci rimane proprio difficile dire che è un giorno natalizio. Eppure il Cristianesimo funziona così, ieri Gesù é nato nel mondo, oggi Santo Stefano nasce nel mondo nuovo, cioè Dio viene nel mondo per aprirci al strada verso il mondo nuovo.

mercoledì 25 dicembre 2024

In questa Santa Notte di Speranza ...

Is 9,1-6   Sal 95   Tt 2,11-14   Lc 2,1-14

... Vi annuncio ciò che è nato
Anche noi in questa Notte Santa ci siamo messi in cammino, come pellegrini di speranza, anche noi siamo saliti sul pullman che ha corso verso la sua prima meta, ed ecco che abbiamo aperto la porta di questa casa, della nostra Chiesa e siamo entrati varcando la soglia … Abbiamo così espresso il nostro desiderio di incontrare il Signore Gesù … in questa celebrazione che lo rende presente e che attualizza il suo nascere nel tempo e nella storia passata, e oggi in ciascuno di noi.
In realtà ora è come se fossimo a Betlemme, nella notte santa in cui il figlio di Dio nasce ... siamo lì a Betlemme per vederlo nella grotta, per baciare la terra che lo accolse, e toccare la mangiatoia dove fu adagiato in fasce.
Come fu emozionante la prima volta, trentuno anni fa; e come è sempre una continua meraviglia inginocchiarsi in quel luogo Santo e baciare quella terra ...
Il Vangelo di questa Notte sono parole e immagini che vogliono affermare più che narrare un fatto; sono un mistero inaudito ma che ci coinvolge tutti da sempre: il mistero dell’esistenza, il mistero dell’amore, il mistero di Dio con noi è per noi.
Attenzione non siamo di fronte alla favola del dolce Natale, ma oggi siamo testimoni della sua nascita nei bambini uccisi a Gaza in fila per il pane; nelle famiglie distrutte da anni di guerra civile in Siria; come anche nelle divisioni che costantemente da decenni dilaniano il  Libano; Gesù nasce nella povertà di troppi cristiani che ormai da anni senza lavoro cercano altrove, lontano dalla loro amata Terra Santa possibilità di vita ... Gesù nasce stanotte nelle zolle di questa nostra terra straziata da bombe e misfatti della nostra disumanità ... quel figlio di Dio infatti è nato per sempre nella nostra umanità, lo spazio privilegiato dove vuole essere accolto e incontrato.

... Vi annuncio il Giubileo, un anno di Grazia un tempo Santo
Quest’anno il Natale segna anche l’inizio del Giubileo, che è un anno dedicato proprio alla speranza. E di speranza ne abbiamo estremo bisogno in questo nostro mondo, segnato da così tanta violenza, odio, e ferito da disprezzo, indifferenza e paura. In questo anno la Chiesa ci dice che dobbiamo ritrovare la Speranza.
L’angelo che reca l’annunzio della nascita di Gesù ai pastori dice che a Betlemme è nato un Salvatore e che questo Salvatore è nato “per noi”. Il suo non è un venire generico, che non incontra nessuno. Lui viene per incontrare personalmente ciascuno, perché questa è la salvezza, un incontro personale, una relazione reale e viva. A questo annuncio dell’angelo, deve seguire una risposta. Una decisione: accogliere oppure no l’invito dell’angelo ad andare a vedere il Salvatore. La risposta, infatti, non è scontata. E lungo il cammino, incontreremo tanti fratelli e sorelle, bisognosi di casa e di pane, come noi, e per i quali fare posto e dare speranza. L'Anno Santo sarà ben di più che il condono delle colpe dei peccati, o questione di indulgenze, sarà l'anno in cui o germoglierà in noi la speranza, che è Cristo Signore, o avremo fallito ancora una volta il nostro essere cristiano.

... Vi annuncio che la terra è santa
Ieri mattina ho scritto un messaggio al Cardinale Pizzaballa e gli ho chiesto:
Ciao carissimo … Non è una curiosità … ma quale è il messaggio di Natale che nasce a Gaza?  Per noi distratti da tutto e indifferenti del male?
E lui, reduce dalla visita alla parrocchia di Gaza, mi ha risposto:
Di Serena fiducia nell’azione di Dio, che entra dentro la storia, tragica e drammatica, e salva coloro che lo accolgono dalla disumanità.
Queste parole le rimando anche a voi, perché ciascuno di noi oggi faccia posto nella propria umanità alla nascita del figlio di Dio, e non dimentichiamo nessuno di quei piccoli, poveri e diseredati, per i quali Dio ha voluto farsi uomo e salvare tutto dall'invidia disumana del male cioè dalla morte.

Ecco che ho deciso di farmi promotore di una raccolta fondi in questo tempo di natale per sostenere e permettere ai cristiani di Israele (e Palestina), Libano e Siria di stare nella loro terra. La terra santa deve essere abitata anche da testimoni la cui storia è vita deriva da Gesù... perché è una terra viva e non può essere un museo di reperti. Il Signore mi aiuti, in questo ...


martedì 24 dicembre 2024

La Speranza si profetizza

2Sam 7,1-5.8-12.14.16 e Lc 1,67-79

Ogni parola di questo canto di lode è come un condensato di tutta la Sacra Scrittura, però ha un senso anche se uno non conoscesse tutti i riferimenti. Chiaro, per chi conosce la Scrittura il termine Spirito Santo, profezia, benedizione, la visita di Dio, la promessa a Davide, la salvezza, la misericordia, l’alleanza, il servizio di Dio, il profeta, il preparare le vie, il preparare un popolo ben disposto, ecc. ecc. sono tutti termini che richiamano promesse precise dell’Antico Testamento. Ma sono quelle medesime promesse che rappresentano la speranza realizzazta che ogni mattino a partire dalle lodi a Dio, cantiamo ... ma bisogna anche saperla vedere realizzata.

lunedì 23 dicembre 2024

Speranza che nasce

Mi 3,1-4.23-24 e Lc 1,57-66

Come per Gesù anche la nascita di Giovanni è un evento che accade nello stupore di gente che vive la propria normale quotidianità. Luca, l'evangelista, ci sta raccontando come Dio opera e si rivela nella nostra umanità, perché in realtà gli appartiene. In queste poche righe Giovanni Battista non è l'ardente profeta da ascoltare e seguire ma è un bimbo che nasce portando con sé una grande gioia e una speranza per tutti: il suo nome significa "Dio usa misericordia". Usa misericordia anche a ciascuno di noi.

domenica 22 dicembre 2024

Vieni speranza del mondo

Mi 5,1-4   Sal 79   Eb 10,5-10   Lc 1,39-45

Nel cammino verso il Natale, questa quarta domenica, assume il ruolo determinante: vincere le nostre resistenze rispetto alla speranza. Con Elisabetta, la speranza, il compimento dell'attesa avviene, non tarda a realizzarsi. È incredibile l'immafgine di chi è vecchio, che viene completamente ribaltato nelle speranze della vita ... Giovanni ha scombussolato tutto ciò che per Esisanetta era certo: la vita non aveva piu nulla da offrirti. Elisabetta è segno e l'immagine delle promesse attese, che si realizzano, oltre ogni nostra aspettativa, ma soprattutto della certezza che ogni attesa anche se prolungata corrisponde alla fedeltà di Dio.
Con una frase di Silvano Fausti, accompagniamo questa ultima domenica, questo incontrarsi di Elisabetta con Maria: Elisabetta custodisce e realizza l'attesa di tutto un popolo in cammino nel tempo, Maria custodisce e attualizza l'atteso, colui che viene.
Siamo di fronte alla rappresentazione concreta dell'incontro tra Dio e gli uomini. Il Dio con noi, non è una astrazione della mente o un mito greco rivisitato dalla cultura ebraica, il Dio con noi è il mistero che ci ha creato che si dona a noi per riempire la nostra fragilità della sua bellezza, della sua pienezza cioè della sua stessa esistenza.
In queste settimane, a partire dal profeta Geremia, a seguire con Maria e il Battista, Dio, ancora una volta ci ha detto che è lui il il vero veniente, è lui che libera, che salva, che apre le porte del regno dei cieli; che non siamo noi a raggiungerlo, nel nostro vagare nomade nel tempo e della vita, ma è lui, il re, che viene a visitare il suo popolo, é lui che ci vuole incontrare: lasciamoci trovare!
Compimento della promesse che non tardano a realizzarsi significa accogliere l'atteso, con tutte le conseguenze di essersi lasciati incontrare: la vita di chi sta in ascolto della Parola, di chi la accoglie, è una vita che assume il rischio del incontro, del cambiamento. Chi ascolta non può rimanere come prima. Chi ascolta inevitabilmente si mette nel dinamismo del cammino.
Compimento della promesse significa che anche per noi oggi c'è una promessa di pace e di vita, una promessa che parte da Dio; ma c'è pure il compimento, se tarda attendono, perché certo verrà. Un compimento gravido di speranza così come per Elisanetta e Maria sperimentano la concretezza della speranza nei bambini che portano nel grembo.
Sembra quasi che ci sia voglia da parte di Maria di raccontare ad Elisabetta quel che le è successo: ”non vedo l’ora di dirti una cosa…” Una gioia incontenibile che esplode nel cantico del Magnificat, ma pure una gioia che trova casa nel cuore e nel grembo di Elisabetta: nel gioire ballando di Giovanni nel grembo.
Le attese promesse di Dio, sperate e credute si realizzano come gioia della vita.
A pochi giorni dal Natale, cerchiamo il Dio con noi che è alle porte. Il segno è la gioia di una speranza certa per una umanità in costante attesa.

Vieni, Luce del mondo,
vieni, tu che puoi penetrare gli abissi.
Noi ti attendiamo, e siamo certi
che come scintilla inizierai
a far brillare la storia.
Noi ti attendiamo, e sappiamo
che le tenebre non possono spegnerti.
In te la nostra speranza,
in te ogni nostra certezza,
in te la fiducia nel bene,
in te la possibilità di rinascere sempre.
Vieni, Signore Gesù, abita in noi,
risplendi in noi.
Vieni, Speranza del mondo,
maranathà!


sabato 21 dicembre 2024

La speranza corre veloce

Cant 2,8-14 e Lc 1,39-45

"Maria si alzò e andò in fretta”, è uno stile di vita che non significa fare le cose in fretta ma vuole suggerire il superamento di quell’indugiare che non porta da nessuna parte, quell’indugiare che mi impedisce di “alzarmi” ed anche di aver fretta, quella di amare, di fare il bene. “Il bambino sussultò nel suo grembo”: letteralmente “saltellò”, quasi volesse uscire dal ventre materno. L'incontro con Gesù non può lasciarci inermi, statici, fisicamente e spiritualmente. “Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”: il frutto che porta benedizione è ben altro che il Dio giudice che, evidentemente, continuo a considerare nei miei pensieri. “Beata colei che ha creduto”: Maria, sei grande perché hai creduto, ti sei fidata. Ti chiedo il dono della fede, quella capace di vedere il bene e la salvezza – già attuata, anche per me!

venerdì 20 dicembre 2024

La speranza si condensa nel Si

Is 7,10-14 e Lc 1,26-38

Quante volte abbiamo sentito questo brano, e quante altrettante volte ci siamo lasciati prendere da una dolcezza un po’ superficiale e distratta senza capire che qui ci vengono descritte due realtà fondamentali: la voglia di Dio di stare in maniera definitiva dalla parte degli uomini e la capacità dell’umanità di scegliere Dio e il bene. Sono sempre piuconvinto che Luca abbia dato a questi primi capitoli un particolare stile narrativo ma  che in realtà non voglia svilire il contenuto teologica che sottendono. Nel sì di Maria si  condensano infatti entrambe le prospettive diventando possibilità concreta di scelta per ciascuno, sempre, in ogni tempo. 

giovedì 19 dicembre 2024

Le radici della speranza

Gdc 13,2-7.24-25 e Lc 1,5-25

Con un genere letterario tutto proprio e con dei tratti tipologici ben definiti, Luca cerca di rendere interessante e gradita la narrazione giudaica della storia della salvezza alla mentalità  narrativa ellenistica fatta di miti e rappresentazioni umane del divino.
Protagonisti di questo raccontare sono due anziani Zaccarìa ed Elisabetta. Il primo è un sacerdote, lei, Elisabetta invece è discendente diretta di Aronne. Figure che rappresentano tutto Israele antico, nel tempo è nello spazio, fino al momento in cui il mistero di Dio trova attraverso di loro la possibilità di esprimere quella pienezza del tempo, che rappresenterà il tempo nuovo e il nuovo spazio messianico.

mercoledì 18 dicembre 2024

La speranza nel buio più oscuro

Ger 23,5-8 e  Mt 1,18-24

Maria è incinta e l’evangelista precisa "per opera dello Spirito Santo". Giuseppe non ci crede e si prende un tempo di sospensione, cioè decide di non fare accuse pubbliche nei confronti di Maria. In realtà possiamo pensare che Giuseppe abbia ripudiato Maria, almeno nel suo cuore, anzi più precisamente "nel segreto". Giuseppe è in preda ai pensieri più disfattisti. Per Giuseppe si tratta di una storia decisamente più grande di lui e non comprende, non capisce. Forse non ha il coraggio di far lapidare Maria, perché è giusto, ma nello stesso tempo rischia davvero di morire nella tristezza di pensieri depressivi e malvagi ... Ma Dio abita anche il segreto e i momenti tenebrosi, nei quali continua a tessere la storia della salvezza:: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa".

martedì 17 dicembre 2024

La speranza dentro la nostra carne

Gn 49,2.8-10 e Mt 1,1-17

Non smetterò mai di ripetere che questa pagina di vangelo è tra le più belle in assoluto! Tracciamento un mistero eterno nel limite del tempo, rappresentazione dello spazio e del cosmo che nel generare in sé stesso porta a pienezza l'opera di Dio che crea; io ne rimango sempre affascinato. Poi c'è ancora altro, c'è una componente esistenziale individuale: dietro ad ogni nome c’è una storia di umini e donne che deve essere cara a noi cristiani, perché in questa genealogia scorre il sangue di Dio. Infatti, di Abramo viene detto chi generò, ma non da chi fu generato, perché all’origine della genealogia di Gesù, non c’è Abramo, ma c’è Dio Padre. In Abramo il mistero si rivela, in Abramo inizia una storia che è anche la nostra, di ciascuno; Dio nella carne di ciascuno.

lunedì 16 dicembre 2024

Speranza di cambiare

Nm 24,2-7.15-17 e Mt 21,23-27

Gesù compie gesti e dice cose che si scontrano con il potere religioso costituito, per questo la domanda fatta dai capi del popolo è sulla sua autorita, sul suo potere. Se infatti essi si sentono minacciati nel loro predominio, per Gesú tutto ciò in realtà è nulla. Ciò che per Gesu è importante è il battesimo di conversione, il cambiamento della vita, ma di fronte a questo, è evidente che chi è prigioniero di una struttura di potere non cambia la propria vita. La speranza è alla origine di ogni cambiamento è la forza capace di rovesciare anche la superbia umana di chi si pone in modo autoreferenziale in contrapposizione a Dio.

domenica 15 dicembre 2024

Convertire la realtà

 Sof 3,14-18   Is 12   Fil 4,4-7   Lc 3,10-18

Viviamo giorni di grande trepidazione. I segni di un tempo corrotto sono sotto gli occhi di tutti, inutile negarli … Guerra, discordia, odio, intrighi, violenza e atrocità …
I segni del male condizionano pesantemente la realtà in cui viviamo … e la plasmano. Anche il nostro essere discepoli di Gesù ne risulta condizionato in questo mondo di profonda indifferenza e di individualismo; anche i discepoli si rivestono di indifferenza e di individualismo. In occidente essere Chiesa non ha infatti più un contenuto comunitario. Nel tempo passato erano le tradizioni a custodire il senso comunitario, ora saltate pure queste ... rimane solo l'individualismo.
Il segno di Giovanni rappresenta la provocazione circa la conversione dell’ordine morale … Tutti di fronte al battesimo, si devono interrogare: "e ora cosa facciamo" …, giustizia, verità … pace ..., sono le parole che emergono in questo confronto collettivo con le parole del Battista.
Con il suo atteggiamento diretto, il Battista entra nelle pieghe della nostra vita, e impatta con tutto ciò che incontra. Austero, radicale, a prima vista persino duro e capace di incutere timore: Giovanni è “un uomo allergico alla doppiezza”: ci fa riflettere, quando guardiamo gli altri dall’alto al basso, pensando di essere migliori di loro; di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli ...
Centrale, è la domanda che risuona tre volte: “Che cosa dobbiamo fare?”
Dentro questa domanda si nasconde innanzitutto un’attesa: l’attesa che si apra una via nuova, qualcosa di nuovo per la nostra vita. Tutti in verità siamo alla ricerca di una vita migliore, di una pienezza che non è mai completamente raggiunta; tutti speriamo in un domani migliore e vero.
Spesso, dietro questa domanda, c’è l’esperienza dell’insoddisfazione: per essere felici ci manca sempre qualcosa, ma non sappiamo cosa. Da qui la domanda: che cosa dobbiamo fare?
Ma in breve ci si accorge che anche neppure la risposta di Giovanni è sufficiente a colmare il bisogno esistenziale che ci portiamo dentro. La risposta di Giovanni non è capace di trasformare radicalmente la realtà, non è sufficiente una moralità risanata a rinnovare il mondo dalla sua ferita mortifera. 
Gesù imprime alle parole di Giovanni una forza unica, ciò che dobbiamo fare è iniziare a pensarci dentro relazioni nuove, in cui il primo intento non può essere proteggere o difendere il mio interesse, ma sapere condividere la mia vita.
Solo il Signore è colui che ha il potere, la forza di convertirmi così profondamente, lui solo può “battezzare in Spirito Santo e fuoco". È questa relazione profonda con Gesù che costituisce la conversione personale e della realtà ci permette di riscoprire l'essere figli di Dio e fratelli con tutti gli uomini e donne del mondo.

sabato 14 dicembre 2024

Speranza profetica

Sir 48,1-4.9-11 e Mt 17,10-13

La scrittura non è un libro per illuminati, un libro magico o addirittura un libro di rivelazioni. Il testo è sacro perchè mediante quelle parole calate in quel contesto di storia e tempo, già per quel tempo sono state parole di rivelazione del mistero di Dio; quelle e non altre. Ecco che anche in questo contesto il nostro orizzonte di comprensione va allargato dalla semplice narrazione, cioè resoconto narrativo, al senso che per Gesù imprime in questo dialogo: Chi è Elia? Elia è il primo dei profeti o meglio il prototipo di ogni profeta, il simbolo della profezia. La Profezia è la voce di Dio che ci chiama ad essere fedeli all’alleanza. Sempre nella storia ci sono stati profeti per smascherare le infedeltà, e richiamare a conversione, per dirci quanto siamo in ritardo rispetto alla venuta (continua) di Cristo.

venerdì 13 dicembre 2024

Lo riconosciamo sperando

Is 48,17-19 e Mt 11,16-19

Questa incapacità di comprendere Dio nel suo comunicarsi e condividersi, capita anche a noi, quando facciamo a meno di Dio perché pensiamo di sapere già quel che Dio vuole. Spesso la nostra supponenza è tale che seguiamo solo noi stessi e non ci mettiamo nella sequela di Gesù. Non sempre sappiamo riconoscere la voce di Dio nei fatti della storia e della vita personale. Leggere la vita a partire dalla fede, non è certo facile, ma lasciandoci illuminare dallo Spirito con l’umiltà e la semplicità dèi bambini. Rileggendo anche la nostra vicenda personale, forse ci accorgiamo che Dio si è rivelato in una grave sofferenza o fragilità. 

giovedì 12 dicembre 2024

Speriamo le cose piccole

Is 41,13-20 e Mt 11,11-15

Forse, anche noi ci troviamo a misurare le cose di Dio con un criterio e un giudizio rispetto al quale Gesù opera un intervento che manda in tilt. Proprio in riferimento alla venuta del Signore , siamo saturi di convenzioni religiose e spirituali. Gesù ci conduce a tenere il cuore pronto ad accogliere la sua incarnazione, per fare questo dobbiamo essere disposti a convertire clamorosamente il nostro modo di sentire e di valutare la realtà. Infatti nel nostro valutare sempre ci dimentichiamo che agli occhi di Dio il più piccolo è il più grande e che pertanto la forza dello Spirito non si gioca nei terreni della nostra grandezza ma proprio in quelli della nostra piccolezza. 

mercoledì 11 dicembre 2024

Il giogo di chi spera.

Is 40,25-31 e Mt 11,28-30

Gesù nel Vangelo di oggi dice: prendete il mio giogo sopra di voi; perché il suo giogo non è pesante, non è opprimente. Anzi, Gesù dice che è un giogo dolce. Gesù invita stanchi e oppressi a prendere il suo giogo. Come dire: lasciatevi sottomettere da me, allora troverete ristoro. Ma con fatica vogliamo sottometterci a Dio. Rivendicano libertà e autonomia, non accettiamo il giogo che Gesù  ci propone; ma come conseguenza siamo poi pronti a sottostare a ben altri gioghi, e ci lasciamo imporre ben altri gioghi frutto dell'ingiustizia umana.

martedì 10 dicembre 2024

La speranza è nel trovarsi

Is 40,1-11 e Mt 18,12-14

Una parabola e una immagine inverosimile; una logica da regno dei cieli. Ecco, si, forse è proprio questo il messaggio che Gesú vuole comunicare: non sforzatevi di capire non ci riuscireste e soprattutto vi sembrerebbe tutto irrazionale. Ciò che Gesù vuole farci capire é che ciascuno uomo o donna "è prezioso ai suoi occhi, vale più del più grande dei tesori
Io sarò con te, ovunque andrai" (Isaia 43). Ecco che in questa luce la pecora smarrita, non è una pecora persa corrisponde alla logica del buon pastore che va in cerca di lei per condurla nella sicurezza del gregge.

lunedì 9 dicembre 2024

La speranza tra fede, miracoli e gli amici.

Is 35,1-10 e Lc 5,17-26

Un uomo paralitico, la gente attorno, la fede implicita e la speranza della guarigione ... Rispetto a tutto questo Gesù risponde con immediata misericordia. Senza la fede non possono esserci i miracoli; a Nazaret ad esempio Gesù non fece miracoli proprio per l’incredulità dei suoi compaesani. Gesù compie tanti miracoli e segni, ma tutti accadono nell'incontro tra la potenza che esprime Gesù e la fede di chi chiede il miracolo, oggi la guarigione. Ecco che la guarigione non avviene semplicemente per la fede del paralitico, ma per la fede che scaturisce da una amicizia così forte e densa di speranza che ha portato quel paralitico  davanti a Gesù.

domenica 8 dicembre 2024

Spera pure Maria

Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

Mercoledi scorso il Papa ha ribadito che l'omelia deve durare 8 minuti, non di più ...[esagerato] parlando di questo con un giovane mi diceva: "certamente a te non andrà bene, ma io quando arriviamo all'omelia ... non scolto piu nulla"
- C'è chi legge l'omelia ... ha fatto il suo compitino, legge la sua parte ed è soddisfatto del suo lavorino ... tutto concentrato su se stesso, in questo caso io neppure ascolto;
- C'è poi chi l'omelia la improvvisa totalmente... e si vede... gira e gira e spesso non si arriva a nulla ...
- C'è poi chi ha un percorso mentale e lo svolge tutto ma non si cura di chi ha di fronte ... bambini, adulti, anziani ...
Mi verrebbe da Dire che in questo modo la parola non arriva mai a destinazione ...
Ma la parola dell'Angelo non devono essere state come una omelia, le parole di Gabriele sono le Parole di Dio che raggiungono Maria ... Sono parole per lei, parole che parlano di lei e a lei, parole di Dio pensate da Dio per sua stessa vita ...da quelle parole tutto di Maria cambia ...
La Vergine, ci racconta come quelle parole l'hanno turbata, messa in subbuglio e difficoltà. Ma ci racconta pure come lei si è lasciata coinvolgere da quelle parole, non le ha camuffate ... o ripiegate su di sé, non le ha addomesticate ... ma le ha accolte come speranza di una pienezza che non conosceva ma a cui ha voluto credere.

Oggi questo voler credere alla parola ha un significato particolare per il nostro avvento. Maria diventa infatti segno di speranza incarnata e di amorevole attesa

1) Segno di speranza. Nulla è impossibile a Dio, con queste parole che si chiude l’episodio dell’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria. Una parola parola che vuole riempire il nostro ascolto, la nostra fiducia e poi ci propone un cammino insieme, un agire per una strada, per una storia tutta in salita.
Una salita in cui Maria ci mostra la speranza incarnata e il segno di amorevole dell'attesa.
2) La speranza incarnata è quel bambino che prende vita in lei, e nel suo essee immacolata, cioè tutta bella. Ora quella speranza - Gesù figlio di Dio, figlio di Maria -  ci è  affidata perché la generiamo nel nostro tempo, nella nostra storia ferita dal male.
3) La speranza come amorevole attesa.  Maria ha atteso che quel figlio fosse vivo in lei e che nascesse per tutti noi. Maria ci insegna a vivere la speranza nella nostra carne, concretamente non come religiosità, non come precetti o riti.

Alla luce di questa Parola, Maria ci insegna che di fronte alla parola di Dio ci sono due livelli di lettura: il primo è il senso immediato delle parole, cioè cosa significano quelle parole per noi e per la nostra vita; il secondo è che le parole hanno un valore non solo per quello che significano per me, ma anche per la storia che c’è dietro alle parole.

Aderire all'AC è possibile se ... mi lascio interrogare ...
1) dal primo livello quello immediato cosa significa aderire all'AC nella mia vita ...
2) e dal secondo livello cosa c'è nell'AC che mi fa sentire la Chiesa è la presena di Gesú .

sabato 7 dicembre 2024

Speranza nel mezzo del cambiamento

Is 30,19-21.23-26 e Mt 9,35-10,1.6-8

Tutto sta cambiando, è una constatazione che è sotto gli occhi di tutti, anche nella Chiesa, per come l'abbiamo determinata negli ultimi cinquecento anni. Ad esempio la parrocchia come territorio è una realtà diversa dalla parrocchia come comunità, anche solo per la consistenza numerica. Oggi questo cambiamento è macroscopico, dove sempre più parrocchie sono senza preti, si chiudono conventi e monasteri, e le chiese sono sempre più vuote. Gesù non ci chiede di inventare strategie pastorali e vocazionali, ma di pregare. É la preghiera che ottiene il dono di nuovi operai e dà energia pervivere la speranza cristiana in questo mondo che cambia.

venerdì 6 dicembre 2024

Speranza che il Libano si cambiera in un frutteto

Is 29,17-24 e Mt 9,27-31

Il passo di Isaia di oggi è una vera profezia dove emerge il grido della speranza umana che veicola la volontà di Dio: "Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre". Rispetto a una realtà avvolta o immersa nella tenebra del male la profezia fa emergere il cuore dell'uomo che non si rassegna ma che è sempre in cerca di un riscatto. I due cechi del vangelo sanno bene di che cosa hanno bisogno e la loro fede, seppur fragile, diviene condizione che realizza la loro speranza: La volontà di Dio è che due cechi vedano il volto del suo figlio.


giovedì 5 dicembre 2024

La speranza ha fondamenta rocciose

Is 26,1-6 e Mt 7,21.24-27

Con il suo stile di vita, con le sue scelte e con le sue parole, Gesù ci propone di costruire "la nostra casa" - la vita - sulla roccia del senso: in questa sua proposta possiamo entrare solo se siamo disposti ad accogliere davvero che occorre "fare la volonta del Padre". Cioè possiamo dare senso, concretezza e stabilità alla vita solo se siamo disposti a diminuire e a superare la tentazione di mettere sempre noi stessi come priorità, o come anche usare dell'altro per i nostri fini, o forse anche pensare che il Signore non ci abbia dato abbastanza… Queste e altre tentazioni, sono alla base di ciò che possiamo costruire per noi stessi sulla fragilità e instabilità della "sabbia", cioè l'illusione si essere felici e stare bene mentre in realtà per noi tutto è franoso.

mercoledì 4 dicembre 2024

Speranza di un pane per tutti

Is 25,6-10 e Mt 15,29-37

Ma questo segno o miracolo è avvenuto oppure no! Ad oggi ci si divide tra chi pensa che in quel giorno Gesù ha fatto un miracolo e chi invece pensa che in un qualche modo abbia diviso una certa quantità di pane. Certamente secondo una lettura spurituale quel pane è arrivato a tutti semplicemente perché Gesù ha insegnato agli apostoli a condividerlo. Ma perché non avviliamo l'agire di Dio in noi e nella storia della salvezza, quel pane moltiplicato è veramente segno della speranza di un amore che solo Dio può donare con abbondanza, nutrendoci di sé stesso.

martedì 3 dicembre 2024

Lo Spirito della speranza

Is 11,1-10 e Lc 10,21-24

Che sia anche per noi questa beatitudine detta ai discepoli? "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete" ...  Nell'avvento, alla nostra umanità di discepolo viene chiesto in vario modo di vedere Dio, quel Dio che è venuto, che viene e che verrà. Ma Dio, lo sappiamo bene, non si vede con gli occhi fisici, ma bensì con gli occhi della nostra interiorità. Vedere Dio, conoscerlo fa parte di quel mistero di interiorità e di ricerca che solo chi con coraggio si lascia provocare dalla realtà riesce a vedere. Noi da soli siamo fondamentalmente dei ciechi. Però hai discepoli, Gesú promette la beatitudine di cloro che vedono Dio e lo conoscono. Se siamo onesti con noi stessi, vediamo ciò che non c'è ma che sarebbe stupendo che ci fosse; un desiderio, una speranza più forte e concreta di ogni nostra paura e incertezza.

lunedì 2 dicembre 2024

Sguardi di speranza ...

Is 2,1-5 e Mt 8,5-11

Tutte le genti affluiranno al Monte del del Signore. Una visione profetica che superando il limite della storia proietta il cammino umano in un orizzonte di pienenzza, forse segnato da tanti cedimenti ma che non inverte la sua destinazione: il Monte del Signore ... il santo Monte Sion del cielo.
Come anche lo sguardo di Gesù, che attraverso gli occhi di un centurione - (forse omosessuale, per una certa lettura esegetica) - apre a un orizzonte di coinvolgimento nella ricerca di senso e di Dio che spazia da oriente a occidente, non si vincola dalla elezione esclusiva di Israele. La speranza non si ingabbia ...


domenica 1 dicembre 2024

Profeti di speranza

Ger 33,14-16 Sal 24 1Ts 3,12-4,2 Lc 21,25-28.34-36

Le parole del profeta Geremia rivolte a un Israele sofferente, in un momento estremamente difficile della propria storia continuano a risuonare con una forte carica profetica anche per noi oggi, perché in fondo sono state pronunciate in tempi forse non così dissimili dai nostri, tempi bisognosi di speranza, tempi in cui continuare a credere in una storia capace di generare vita, tempi in cui scegliere di non arrendersi allo scoraggiamento, alla disumanità, tempi in cui resistere scegliendo di fare la differenza.
Il vangelo oggi dice che insieme alle tante difficoltà, vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria". Lo vedrà chi non ha il cuore appesantito e distratto, vede chi non ha il cuore ripiegato su di sé: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”.
Ecco che è necessario allenare il cuore a guardare oltre, il Signore non verrà all’improvviso, non sarà una sorpresa: sarà come un ospite atteso da tutta la vita, giorno dopo giorno. Dove alcuni vedono soltanto sventure, dove si fanno paralizzare dalla paura, altri sanno vedere la possibilità che il Signore si apra un varco, e venga per la nostra liberazione.
Ma chi è colui che allena il cuore, che alza il capo, che prega veglia?
È il profeta ... ecco il segno della speranza. Ciascuno di noi ha la vocazione del profeta!
Il profeta è colui che annuncia la speranza costantemente dentro la storia ...
Il tempo di Avvento può essere allora l’occasione propizia per rianimare il nostro bisogno di parole e gesti di profezia; per una fede che sia viva in questo nostro tempo, è essenziale la profezia.
Abbiamo bisogno di profezia per capire qualcosa di questo nostro tempo, dei suoi cambiamenti e delle sue fratture, delle sue risorse e dei suoi limiti; abbiamo bisogno di uomini e donne che con coraggio e parresia rischiano una parola scomoda, ma generativa e feconda, almeno di pensiero, prima che di azione.
Il tempo di Avvento è propizio alla profezia, perché la Parola ci spinge verso il Natale invitandoci all’ascolto di profeti che hanno smosso e hanno indicato vie percorribili per un’umanità in cammino; è un tempo necessario per non farci sommergere, ogni anno sempre di più, dalla religione del consumo e della polemica, mentre l’attualità bussa con la sua pesantezza che soffocando il bene che resta comunque in noi.
Servono tempi di silenzio e riflessione, di preghiera e di immersione nel proprio io, di docilità allo Spirito e di ‘digiuno’ da troppe chiacchiere a vuoto; servono tempi di superamento di resistenze, di fiducie ricomposte, di sequele da rianimare. Servono maestri e discepoli, essenzialità e sostanza di vita, conseguente, per quanto possibile, ciò che pesa e appesantisce. Può essere il tempo che indirizza al Natale un kairòs per riscoprire la sete di profezia. Il tempo di Avvento ci guida, attraverso la Parola, ad allenare l’orecchio e la vista, il cuore e la ragione, per scorgere lampi di profezia che sappiano, un passo dopo l’altro, farci abitare l’oggi e il domani.
E ciascuno noi come può essere profeta?