Sof 3,14-18 Is 12 Fil 4,4-7 Lc 3,10-18
Viviamo giorni di grande trepidazione. I segni di un tempo corrotto sono sotto gli occhi di tutti, inutile negarli … Guerra, discordia, odio, intrighi, violenza e atrocità …
I segni del male condizionano pesantemente la realtà in cui viviamo … e la plasmano. Anche il nostro essere discepoli di Gesù ne risulta condizionato in questo mondo di profonda indifferenza e di individualismo; anche i discepoli si rivestono di indifferenza e di individualismo. In occidente essere Chiesa non ha infatti più un contenuto comunitario. Nel tempo passato erano le tradizioni a custodire il senso comunitario, ora saltate pure queste ... rimane solo l'individualismo.
Il segno di Giovanni rappresenta la provocazione circa la conversione dell’ordine morale … Tutti di fronte al battesimo, si devono interrogare: "e ora cosa facciamo" …, giustizia, verità … pace ..., sono le parole che emergono in questo confronto collettivo con le parole del Battista.
Con il suo atteggiamento diretto, il Battista entra nelle pieghe della nostra vita, e impatta con tutto ciò che incontra. Austero, radicale, a prima vista persino duro e capace di incutere timore: Giovanni è “un uomo allergico alla doppiezza”: ci fa riflettere, quando guardiamo gli altri dall’alto al basso, pensando di essere migliori di loro; di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli ...
Centrale, è la domanda che risuona tre volte: “Che cosa dobbiamo fare?”
Dentro questa domanda si nasconde innanzitutto un’attesa: l’attesa che si apra una via nuova, qualcosa di nuovo per la nostra vita. Tutti in verità siamo alla ricerca di una vita migliore, di una pienezza che non è mai completamente raggiunta; tutti speriamo in un domani migliore e vero.
Spesso, dietro questa domanda, c’è l’esperienza dell’insoddisfazione: per essere felici ci manca sempre qualcosa, ma non sappiamo cosa. Da qui la domanda: che cosa dobbiamo fare?
Ma in breve ci si accorge che anche neppure la risposta di Giovanni è sufficiente a colmare il bisogno esistenziale che ci portiamo dentro. La risposta di Giovanni non è capace di trasformare radicalmente la realtà, non è sufficiente una moralità risanata a rinnovare il mondo dalla sua ferita mortifera.
Gesù imprime alle parole di Giovanni una forza unica, ciò che dobbiamo fare è iniziare a pensarci dentro relazioni nuove, in cui il primo intento non può essere proteggere o difendere il mio interesse, ma sapere condividere la mia vita.
Solo il Signore è colui che ha il potere, la forza di convertirmi così profondamente, lui solo può “battezzare in Spirito Santo e fuoco". È questa relazione profonda con Gesù che costituisce la conversione personale e della realtà ci permette di riscoprire l'essere figli di Dio e fratelli con tutti gli uomini e donne del mondo.
I segni del male condizionano pesantemente la realtà in cui viviamo … e la plasmano. Anche il nostro essere discepoli di Gesù ne risulta condizionato in questo mondo di profonda indifferenza e di individualismo; anche i discepoli si rivestono di indifferenza e di individualismo. In occidente essere Chiesa non ha infatti più un contenuto comunitario. Nel tempo passato erano le tradizioni a custodire il senso comunitario, ora saltate pure queste ... rimane solo l'individualismo.
Il segno di Giovanni rappresenta la provocazione circa la conversione dell’ordine morale … Tutti di fronte al battesimo, si devono interrogare: "e ora cosa facciamo" …, giustizia, verità … pace ..., sono le parole che emergono in questo confronto collettivo con le parole del Battista.
Con il suo atteggiamento diretto, il Battista entra nelle pieghe della nostra vita, e impatta con tutto ciò che incontra. Austero, radicale, a prima vista persino duro e capace di incutere timore: Giovanni è “un uomo allergico alla doppiezza”: ci fa riflettere, quando guardiamo gli altri dall’alto al basso, pensando di essere migliori di loro; di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli ...
Centrale, è la domanda che risuona tre volte: “Che cosa dobbiamo fare?”
Dentro questa domanda si nasconde innanzitutto un’attesa: l’attesa che si apra una via nuova, qualcosa di nuovo per la nostra vita. Tutti in verità siamo alla ricerca di una vita migliore, di una pienezza che non è mai completamente raggiunta; tutti speriamo in un domani migliore e vero.
Spesso, dietro questa domanda, c’è l’esperienza dell’insoddisfazione: per essere felici ci manca sempre qualcosa, ma non sappiamo cosa. Da qui la domanda: che cosa dobbiamo fare?
Ma in breve ci si accorge che anche neppure la risposta di Giovanni è sufficiente a colmare il bisogno esistenziale che ci portiamo dentro. La risposta di Giovanni non è capace di trasformare radicalmente la realtà, non è sufficiente una moralità risanata a rinnovare il mondo dalla sua ferita mortifera.
Gesù imprime alle parole di Giovanni una forza unica, ciò che dobbiamo fare è iniziare a pensarci dentro relazioni nuove, in cui il primo intento non può essere proteggere o difendere il mio interesse, ma sapere condividere la mia vita.
Solo il Signore è colui che ha il potere, la forza di convertirmi così profondamente, lui solo può “battezzare in Spirito Santo e fuoco". È questa relazione profonda con Gesù che costituisce la conversione personale e della realtà ci permette di riscoprire l'essere figli di Dio e fratelli con tutti gli uomini e donne del mondo.
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