Es 3,13-20 e Mt 11,28-30
Forse la tentazione a cui non riusciamo a sfuggire è riuscire a incasellare Dio. La nostra cultura greco-romana ci ha abituato alla speculazione razionale per cui accostando i testi sacri, non riusciamo non leggerli alla luce di un raziocinio culturale.Come risuonano le espressioni: “Io sono colui che sono”, e il “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”?
In ogni caso, il nome e la relazione costituiscono i punti fermi da Abramo fino a noi per ricondurci a un Dio fedele alle promesse; un Dio vicino e parte della nostra storia; un Dio che cammina con noi. Da qui ogni altra considerazione è frutto di speculazione teologica e riflessioni di storico-culturali. Una cosa torna evidente: è impossibile definire Dio se non in una relazione con lui.
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