domenica 19 gennaio 2025

Sei giare di pietra per un vino nuovo

Is 62,1-5   Sal 95   1Cor 12,4-11   Gv 2,1-12

Con questa domenica entriamo nel tempo liturgico normalissimo, ma anche straordinario che attraversa la normalità dei nostri giorni. Ed è proprio alla ferialità dei giorni a cui fa riferimento il vangelo di Giovanni di questa domenica. In realtà siamo tre giorni dopo, altri quattro che erano già passati. Un riferimento non casuale per dire il giorno della festa ... il giorno di Dio ... il giorno dell'alleanza. Dall'introduzione ci si può infatti chiedere: “il terzo giorno” rispetto a cosa? Certamente non nel senso cronologico dello sfogliare il calendario.
In realtà l'evangelista Giovanni ci vuole dire che ciò che accade a Cana di Galilea sono eventi da terzo giorno.
Il terzo giorno per l’evangelista è il giorno nuovo, il giorno della risurrezione, del sepolcro vuoto … è il nuovo giorno, per cui gli eventi di Cana sono esattamente ciò che accade quando nella nostra vita c’è il Risorto, e con lui lo Spirito.
Noi di solito, presi dalla foga della narrazione corriamo immediatamente al "segno", in realtà pensiamo al miracolo ..., ma in questo modo svuotiamo il segno dell'acqua che diventa vino e tutto ciò che rappresenta.
Siamo a una festa di nozze ...; le nozze sono immagine e "segno" dell'alleanza  tra Dio e Israele; le nozze sono il segno della consegna reciproca nell'amore e nel dono di se stessi; queste nozze sono il segno di un patto che segna la storia di riscatto e salvezza, fatta di promesse e di riconciliazione con Dio e di tradimenti del suo popolo; le nozze sono segno di una abbondanza insperata, non dovuta che rinnova la vita. In queste nozze succede di tutto, al punto che ci fu gioia grande, speranza futura ed entusiasmo, come anche incomprensione e dubbio. Ma poi c’è lui con i suoi gesti, semplicemente lui. Ma prima dovettero fare esperienza di carenza di vino … il vino finì. La gioia finì. La festa finì. E fu notte, paura, disorientamento. Fermiamoci un attimo a rileggere oggi, in questo nostro tempo questo "segno di Cana". Che fine ha fatto il vino? Che fine ha fatto la gioia, la speranza, l’entusiasmo, la determinazione, la resilienza? Che fine ha fatto ciò che permette la gioia, speranza, entusiasmo, determinazione e la perseveranza nel dare spessore alla nostra vita?

Forse ci siamo scordati che il vino non è un miracolo e basta, ma il vino è segno di quel nuovo vino che è il suo sangue per la nuova ed eterna alleanza. Ma se dimentichiamo questo, dimentichiamo che la gioia non è frutto delle nostre mani ma del esserci solamente di Lui. Se abbiamo finito il vino, non basta andare a comprarne altro con giusti o scaltri compromessi, ... sarà sempre un vino triste e scarso ... pronto a finire presto, lo consumiamo senza accorgercene, lo diamo per scontato, o permettiamo ad altro, ad altri, ad altre, a noi stessi di prosciugarlo: relazioni tossiche, aggressività, depressione, disfattismo, individualismo, autoreferenzialità, pessimismo, egocentrismo… Alla fine non avremo più vino perché abbiamo semplicemente messo Dio alla porta, esodandolo dalla nostra quotidianità. Oggi a noi il compito di portare acqua che possa diventare vino, portiamo noi stessi in un incontro con il Signore che fecondi e trasformi la nostra vita. Oggi siamo invitati a una festa che è quella delle nostre nozze con il Signore, oggi è il terzo giorno, il giorno quello della risurrezione, il tempo nuovo dello Spirito che non tramonta. Lo Spirito del Risorto, può se vogliamo riconsegnarci alla vita, riempiendo le nostre giare di pietra di vino nuovo e buono, riempiendole della sua presenza viva.

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