domenica 24 agosto 2025

Aperti al bene

Is 66,18-21   Sal 116    Eb 12,5-7.11-13    Lc 13,22-30

Come possiamo vivere da cristiani in questo nostro tempo?

Il tempo in cui viviamo è un dono di esistenza che occupa tutto lo spazio creato.

Dentro questo spazio cosa significa essere cristiani?

Significa vivere la quotidianità del presente come occasione costante di conversione.

Il presente, l'unico tempo che ancora c’è e già non è scomparso. Convertirci non significa diventare “più bravi”, ma muoverci dalle nostre piccole e grandi miserie verso la misericordia di Dio, dal male che facciamo al bene che lui ci pone nella possibilità di fare come attualizzazione della nostra libertà e responsabilità. Ma questa condizione è ciò che si realizza perfettamente nel banchetto dei salvati.

In quel banchetto ognuno può entrare, anche il disperato, l’immondo e l’incurabile. Unico criterio per entrare è il bisogno. Resta fuori solo chi “sta bene”.

La falsa sicurezza e la presunta giustizia sono l’unico impedimento?

Per entrarvi basta riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio: nessuno si salva per propri meriti, ma tutti siamo salvati da Dio. Il tempo presente è l’anno di grazia che ci è concesso per convertirci dalla nostra (in)giustizia alla sua grazia, la misericordia sempre!

Ma la misericordia non è fatta di semplici parole ma di concretezza, quella che mette al muro ogni ipocrisia. 

Pensiamo ad esempio che al tempo di Gesù il popolo di Israele pensava di essere l’unico a salvarsi, i pagani no. Pensavano che la salvezza fosse un privilegio del solo popolo di Israele; ma alla domanda dell'uomo circa il numero (quanti) sono quelli che si salvano, Gesù risponde con il chi sono quelli che si salvano.

C'è una porta a Betlemme, per entrare in basilica, è la porta dell'umiltà ... ben si adduce a darci una immagine della porta stretta ... per entrare occorre scendere da cavallo e chinarsi ... occorre scendere dalla nostra auto-salvezza e accettare di abbassarci a livello di Dio, che per noi si è abbassato fino al limite dell'umano.

Abbassarsi significa convertire il cuore e la vita, significa essere disposti a rileggere il tempo e la storia con lo sguardo di Dio: la nostra storia, la storia intorno a noi fatta di quotidianità; e la storia di questa nostra terra, oggetto di una promessa di pace.

La Parola di oggi, ci pone di fronte a una visione sconvolgente per ciò che Israele rappresenta per le genti della terra. Nella scrittura e nei Profeti si muove un germoglio vitale che rielabora l'antico canto di liberazione dalla schiavitù e di conquista della terra promessa. Israele diviene un segno e uno strumento di liberazione cosmica necessario per portare tutte le genti a Dio, tutte le nazioni, pur nella loro diversità e conflittualità; diversa ente Israele è fuori, rimane fuori ... dal tempo, dalla storia e dal banchetto... rimasti fuori ... per chi è rimasto fuori la porta sarà chiusa ... questa è la condizione drammatica.

Si rimane fuori quando si è "operatori di ingiustizia!”

Si resta fuori se il rapporto che abbiamo con Gesù non è capace di azioni di amore, di misericordia, di compassione, di perdono, di condivisione generosa.

E’ questo quello che permette la comunione con Dio. Dio non ci chiederà di ripetere la professione di fede, ma se abbiamo amato come lui.

Ci preoccupiamo di partecipare all'eucaristia solo se confessati ... ma poi non siamo capaci di farci pane da condividere, di fare della nostra vita pane, alimento di vita per gli altri. A questo punto possiamo anche metterci le mani nei capelli perché "vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori".


Nessun commento:

Posta un commento