domenica 31 agosto 2025

Introspezione

Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14

L’invito a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei offre a Gesù l’occasione di riflettere e di condividere il proprio pensiero con gli altri invitati. Come spesso accade, Gesù prende spunto da ciò che vede e va oltre, e solleva considerazioni riguardanti la vita, il modo con cui gli uomini stanno al mondo, ciò per cui ci affanniamo inutilmente.
Introspezione:
1) Gesù vede che gli invitati tendono ad occupare i posti, è l’ambizione che abita spesso nel nostro cuore, l’ambizione di primeggiare, di essere preso in considerazione dalla gente, di avere una buona posizione e godere di prestigio.
Gesù sottolinea proprio questa ambizione che ci preclude la logica nuova dove non ci sono i primi e gli ultimi, i vincenti e i perdenti a dare senso alla nostra vita. Il Regno non conosce le logiche del primeggiare ad ogni costo. Chi vive di questo non entra nel banchetto, non vi trova posto … se entri al banchetto del Regno hai già lasciato fuori la logica disumanizzante della restituzione e dello scartare e usare gli altri. Chi entra in questa logica è capace di fare qualcosa di veramente nuovo, di amare gratuitamente.
2) poi Gesù parla di poveri, storpi, zoppi e ciechi, come di coloro che devono essere invitati. La relazione con la fragilità.
Ebbene, proprio questi esclusi, questi marginalizzati, questi ultimi, che non hanno nulla da dare in cambio, sono fonte di beatitudine, sono la porta del Regno.
Perché questa beatitudine è vera? Perché tutto ciò che mi arriverà sarà solo inatteso e fonte di gratitudine …
Infatti, se invito amici e parenti, loro mi ricambieranno il favore; ma se invito chi non ha da restituire, e che nessuno invita, i miei conti rimangono aperti, e solo il Signore troverà il modo di saldarli come sa farlo solo lui.

UMILTÀ E MITEZZA

L’umiltà e la mitezza sono frutti straordinari e gustosi. Quando generano gesti, quei gesti sono capaci di risollevare, di dare vita, di fare spazio a colui o colei a cui sono donati.
Umiltà e mitezza significano  avere il coraggio di dire a noi stessi che le nostre intenzioni profonde hanno bisogno di purificazione; che la nostra vita ha bisogno di avvicinarsi ancora di più al Mite per eccellenza, Gesù; che le nostre scelte hanno bisogno di lasciarsi illuminare dalla sua parola.
Secondo papa Leone XIV, l'umiltà è vista come una virtù fondamentale, che permette di lasciare spazio a Dio e di manifestare la sua forza attraverso la debolezza umana, offrendo così la porta la via per la salvezza e la pace.
 


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