Sir 6,5-17 e Mc 10,1-12
venerdì 28 febbraio 2025
Un vero amico
giovedì 27 febbraio 2025
E se ci guida la superbia ...
Sir 5,1-10 e Mc 9,41-50
mercoledì 26 febbraio 2025
Figli della Sapienza
Sir 4,12-22 e Mc 9,38-40
martedì 25 febbraio 2025
Tentati dalla tentazione
Sir 2,1-13 e Mc 9,30-37
lunedì 24 febbraio 2025
La sapienza è donata
Sir 1,1-10 e Mc 9,14-29
domenica 23 febbraio 2025
Un amore im-possibile
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38
sabato 22 febbraio 2025
Presbiteri
1Pt 5,1-4 e Mt 16,13-19
venerdì 21 febbraio 2025
La terra comune
Gen 11,1-9 e Mc 8,34-9,1
giovedì 20 febbraio 2025
Un arco nel cielo
Gen 9,1-13 e Mc 8,27-33
mercoledì 19 febbraio 2025
La fine dell'ira di Dio
Gen 8,6-13.20-22 e Mc 8,22-26
martedì 18 febbraio 2025
Il regno di Dio: l'Eden
Gen 6,5-8; 7,1-5.10 e Mc 8,14-21
lunedì 17 febbraio 2025
Caino e Abele
Gen 4,1-15.25 e Mc 8,11-13
domenica 16 febbraio 2025
La vera beatitudine ... la vera felicità
Ger 17,5-8; Salmo 1; 1 Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26
Di fronte alla fatica, di fronte alle difficoltà del quotidiano e alle delusioni della vita non si estingue il desiderio di felicità.
Gesù in questo vangelo, chiamato le Beatitudini, sembra voler agganciare la nostra attenzione a partire dalla nostra fragilità che tutti sperimentiamo: povertà, fame, tristezza e persecuzione. Ma lo fa superando l'idea della magra consolazione, e in verità propone una ricompensa per i più illusoria: "Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo".
L'impressione comune è che i beati secondo Gesù raccolgono ben poco, come ricompensa rispetto a certuni che pur non hanno nulla a che fare con il regno di Dio, ma la cui sazietà, benessere e godimento sono sotto gli occhi di tutti, e sembra vivano già la loro ricompensa.
Ma di quale beatitudine ci parla Gesù?
Non credo sia una beatitudine una felicità legata alla materialità della vita, come pure non credo sia, una beatitudine spirituale o puramente sentimentale, credo che Gesù si riferisca alla beatitudine/felicità come nostra realizzazione umana.
Gesù scende dal Monte e si ferma in mezzo alla gente e prima di guarirli dai loro mali e di incontrare i loro bisogni condivide con loro una Parola capace di dar loro uno sguardo nuovo sulla loro stessa vita.
Sarò beato veramente quando avrò realizzato la mia esistenza umana, ma questa esistenza passa nel tempo, non occupa del tempo, nel tempo è creatura, ma la sua pienezza è nel cielo, nel Padre.
La nostra beatitudine ha a che fare con la nostra umanità:
Beati noi, Signore, non perché poveri o affamati, non perché ammalati o perseguitati…
Beati noi, quando nella povertà scegliamo di continuare a credere nella condivisione,
nella malattia non permettiamo al dolore di isolarci dalla vita, nell’incomprensione, anche grave, non permettiamo alla rabbia o allo scoraggiamento di scegliere per noi.
La beatitudine/felicità non è un premio ma un esercizio esistenziale, quando questo esercizio esprime il meglio e il di più della nostra umanità. Quando di fronte al contrasto della morte e della vita non desideriamo altro se non continuare a essere discepoli del Vangelo.
Si ne sono convinto la beatitudine è un esercizio di quotidianità. Benedetti e felici, beati, sono coloro che mettendo Dio al centro ogni giorno, che affondando nel suo cuore le proprie radici, guardano con occhi e cuore nuovo la vita, portano frutto, generando il nuovo, ricomprendendo ogni giorno la storia e le sue domande, non si lasciano inaridire dai deserti, scelgono di vivere ogni situazione da risorti.
Nella Bibbia c’è un’unica grande beatitudine con la quale si possono riassumere tutte le innumerevoli beatitudini di, ovvero quella di conoscere il Signore: "Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli".
Questa è la nostra vocazione, la nostra gioia più grande: conoscere Lui. Questa è la nostra beatitudine.
sabato 15 febbraio 2025
Conoscenza come quella di Dio
Gen 3,9-24 e Mc 8,1-10
venerdì 14 febbraio 2025
Mistero sempre nuovo
At 13,46-49 e Lc 10,1-9
Santi Cirillo e Metodio
I pagani nella narrazione di Atti, sono una moltitudine desiderosa di ascoltare la Parola, ed ecco che di fonte a Paolo e Barnaba si dimostrano subito interessati e desiderosi di conoscere quel messaggio attraente per loro, ed effettivamente la loro aspettativa non viene delusa, perché scoprono che la salvezza del Signore verrà portata attraverso loro "sino all’estremità della terra". Dei Giudei invece ci viene detto che la loro gelosia li spinge ad autoescludersi. Da qui raccogliamo l'affermazione di Atti: "Ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani"; ecco la nuova strada della fede. Nuove strade di comprensione del mistero di Dio non devono per forza metterci a disagio e neppure essere scartate a priori. È nel confronto con il mondo che ci circonda che si può rinnovare la Chiesa, ed è proprio da una dinamica di confronto che la Chiesa annuncia ed evangelizza.
giovedì 13 febbraio 2025
Non si esiste bene nella solitudine
Gen 2,18-25 e Mc 7,24-30
mercoledì 12 febbraio 2025
Un secondo racconto
Gen 2,4-9.15-17 e Mc 7,14-23
Perchè ci sono due racconti della creazione? Secondo la tradizione piu accreditata, questo è il racconto più antico dei due: un unico giorno, in cui Dio fece il cielo e la terra, e compare subito l’uomo che risulta quindi il compimento immediato dell"opera della creazione. Dio plasma l’uomo, l’Adam, l’Adamo, che significa “Uomo” in ebraico. Ma non un uomo in quanto maschio, come siamo abituati a collegare, ma uomo in quanto umano. Adamo, ovvero Adam perché dall’Adamah, che è la “terra”, è plasmato: lui è il “terroso”, proprio a ribadire questo rapporto con la terra. Ma non è solo terra, non è solo carne animato, non è solo sensi e percezione. Ha in sé un qualcosa che lo rende simile a Dio, ha il ruach di Dio, il “soffio”, la vita!
martedì 11 febbraio 2025
Maschio e femmina li creò
Gen 1,20-2,4 e Mc 7,1-13
lunedì 10 febbraio 2025
Creazione un'atto presente
Gen 1,1-19 e Mc 6,53-56
domenica 9 febbraio 2025
Tutti pescatori ... pescati ...
Is 6,1-2a.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11
L'evangelista Luca è veramente un abile narratore capace di coinvolgerci nelle vicende umane di Gesù e anche dei primi chiamati. È bello vedere come Luca trasforma un falegname in pescatore e dei pescatori in apostoli di Dio.Come è possibile scegliere di seguire il maestro di Galilea, un falegname, un uomo dei monti, originario di una terra povera e rozza ...; perché è evidente l'impatto di Gesù rispetto al suo parlare, al suo fare segni e miracoli, al suo proporsi come novità rispetto al rapporto con Dio e con i fratelli ... In realtà sulla riva del lago sta succedendo qualcosa di straordinario, di unico ... Dio stesso si fa accanto all'uomo, e vive con lui ... Dio entra a fare parte delle vicende della quotidiana fatica, delle delusioni e dei fallimenti che troppo spesso rappresentano lo spazio della nostra vita: fatiche sterili e inutili che non portano da nessuna parte. Ma è proprio in quelle esperienze che Dio vuole essere, ed il suo esserci rappresenta il nuovo orizzonte di speranza al quale si affaccia il la vita di Simone e di tutti noi.
«Simone, prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca!». Quante volte questa frase l'abbiamo ascoltata e immediatamente censurata, certi che fosse un invito a provetti seminaristi o canditati novizi di una qualche congrega di religiosi.
In realtà l'invito di Gesù è estremamente concreto: dopo una notte di fatica inutile, e di sfiducia, risuona come una proposta assurda, e come un appello ad accogliere la parola e a fidarsi di quella parola che è di Dio. Quella proposta è assurda proprio perché è di Dio che chiede un atto di fede, di fiducia in lui.
Questo vangelo ci pone di fronte a:
1 - ad andare, al largo, contro ogni logica e ogni dato di fatto, accantonando le nostre certezze; al coraggio di andare cristianamente rispetto a scelte di vita, opinioni e orientamenti politici che non hanno per nulla a che fare con il Vangelo.
2 - alla possibilità di stupirci di un’esperienza che porterà frutto quando meno ce lo aspettiamo; essere una minoranza in un modo che cambia sotto i nostri occhi quale frutto di grazia rappresenta?
3 - alla delusione massima che è nella realtà quotidiana, lì dove la fatica è sterile; ma proprio per questo ciascuno di noi è testimone di una ricchezza non sua ma di Gesù.
La nostra vita di tutti i giorni è forse diversa? Le vicende attuali sono forse meno faticose e drammatiche? La storia che viviamo, al di là degli allucinanti proclami rappresenta un orizzonte di speranza e di pace, più sicuro rispetto ai tempi passati lontani e meno lontani?
No, ma proprio per questo la parola del vangelo chiama anche noi, proprio noi, tutti noi, a vivere vite non condizionate dal bisogno di certezza. La Parola ci manda per vivere in modo differente; per far sì che la vita sia audace, essenziale, capace di sperare contro ogni speranza.
Quest'anno giubilare della speranza deve essere luce in questo nostro tempo tenebroso, pieno di paura e di incertezze per il futuro.
Vieni, Signore Gesù,
accostati a noi e spingici
a scegliere la vita vera,
a giocarci in nome della fiducia,
a staccarci dalle sicurezze.
Insegnaci a fidarci
della tua parola che, sempre,
spalanca orizzonti immensi.
Insegnaci ad andare, con te,
oltre ciò che già
stringiamo tra le mani
e ci blocca in porti sicuri.
Amen.
sabato 8 febbraio 2025
Conclusione della lettera
Eb 13,15-17.20-21 e Mc 6,30-34
venerdì 7 febbraio 2025
Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!
Eb 13,1-8 e Mc 6,14-29
giovedì 6 febbraio 2025
L'origine delle cose nuove
Eb 12,18-19.21-24 e Mc 6,7-13
mercoledì 5 febbraio 2025
Dio è Padre che corregge ...
Eb 12,4-7.11-15 e Mc 6,1-6
martedì 4 febbraio 2025
Gesù origine e compimento della fede
Eb 12,1-4 e Mc 5,21-43
lunedì 3 febbraio 2025
Cosa opera la fede?
Eb 11,32-40 e Mc 5,1-20
domenica 2 febbraio 2025
La luce illumina
Ml 3,1-4 Sal 23 Eb 2,14-18 Lc 2,22-40
In questo contenitore di sacralità si deve compiere la presentazione e il riscatto dei primogeniti, secondo la legge di Mosè ... e questo anche per Gesú, e per i suoi genitori.
Di tutto ciò che potremmo immaginare, l'evangelista Luca non ci racconta nulla se non di un incontro particolare con un vecchio profeta d'un tempo ormai svanito e con una vecchia donna anch'essa profetessa. Quasi a dirci che la profezia ormai ha compiuto il suo compito, ha raggiunto il suo fine, ha riconosciuto il mistero da sempre annunciato: Gesù Cristo, messia e salvatore. Ora questo Cristo è luce che tutto illumina con sé stesso nel condurci a vedere Dio. Di fronte a questa luce tutto scompare, anche la sacralità maestosa del tempio e dei suoi sacrifici, resta solo u. Abbraccio tra un bambino e un vecchio, e lo stupore di un padre e di una madre.
Un bambino di cui ...
Si dice essere luce per rivelare Dio alle genti e gloria del suo popolo. La missione a cui è destinato quel bambino è fare sbocciare la rivelazione custodita nell’antico popolo dell’Alleanza, per allargarsi a tutti i popoli nella novità del vangelo.
Un percorso di drammaticità ...
Simeone lo dice con parole chiare e nette: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione — e anche a te una spada trafiggerà l’anima —, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Non si può incontrare Gesù e rimanere gli stessi: l’incontro con Lui innesca un profondo cambiamento, una nuova nascita. Ebbene, da come ciascuno accoglierà o rifiuterà questo INCONTRO, prenderanno forma e consistenza i pensieri del cuore, e si rivelerà che tipo di persona ciascuno di noi sia; chi vogliamo diventare, cosa abbiamo a cuore.
sabato 1 febbraio 2025
Per fede, nella fede e con la fede ...
Eb 11,1-2.8-19 e Mc 4,35-41