1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38
Avete ascoltato il Vangelo? No? Allora fermatevi un attimo e provate a rileggerlo.
Che belle parole! Ecco nella nostra "ipocrisia" o limitata possibilità nell'amore, siamo capaci di dire: "che belle parole!" Ma poi ci fermiamo a questa esclamazione e non vogliamo andare oltre ...
Di fronte a queste parole di Gesú non possono non venire in mente tutte le volte, le infinite volte, in cui non sono proprio riuscito ad amare. Già… proprio così!
Perché non so voi, ma anche se nell’amore di cui Gesù ci parla in questa pagina di Vangelo ci credo veramente, credo anche che Gesù, in quei diciotto imperativi, traccia una via e indica un ideale a cui tendere e verso cui tendere cioè, camminare tra alti e bassi, tra successi e sconfitte…
Devo ammettere che se anche, in fondo non uccido, non faccio del male, anzi, tendo a giustificare il male ricevuto, a comprendere chi lo compie, questo non basta... rispetto all'amore mancato, quello che non abbiamo espresso e generato.
Il vero problema non è amare i nemici, ma non amarli ...
Credo che nell'imperativo di Gesù ci sia il desiderio di farci prendere voscienza che siamo macchine capaci di generare amore, ma se non ci mettiamo in moto, con le sue "parole", l'amore resta una astrazione, una possibilità non realizzata.
Ma perchè bisogna amare come dice Gesù?
Perché non posso accontentarmi di amare come umanamente riesco a fare? In quelle poche occasioni e con quelle particolari persone?
Perché non amare cercando di farlo senza perderci, realizzando una parità che ci permetta di voler bene a qualcuno, a patto che questo non tolga nulla alla nostra vita, alla nostra libertà e non ci ponga obblighi. Altrimenti, nel caso. Ci pensiamo un attimino ...
Tutti gli imperativi usati da Gesù richiedono una condizione di partenza: la gratuità. Ma questa gratuità rappresenta il limite rispetto al quale si inizia ad amare realmente.
Ma perché amare nella gratuità? Che senso ha?
Gesù ha un’unica risposta.
Amare nella gratuità significa che il mio amore non è motivato da qualcosa, non poggia su tante elucubrazioni, ragionamenti, pensieri.
Ha un’unica ragione, ed è una ragione di fede, in ciò che Gesù mi dice. Perché è il Padre che insegna a Gesù a essere gratuità, ad amare in perdita: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi".
D'altronde con noi e per noi, Gesù non ha fatto uguale, ha dato tutto sé stesso, a perso tutto se stesso ...
Tutto ciò che avremo perso per amore ci tornerà, alla fine, come un grande credito di conoscenza di Dio, cioè di esperienza di Lui; ci farà vivere la sua stessa vita, che è una vita che non passa.
La logica fiori di logica è che il nostro vero guadagno! Il vero guadagno consisterà in ciò che avremmo saputo perdere, sarà l’amore gratuito che avremo saputo dare: più perdiamo, e più guadagniamo. Se la logica umana comporta di ragionare in parità, la logica di Gesú è umanamente illogica.
Allora quale è stata la prina reazione all'ascolto del Vangelo? Occorre partire da lì!
Prendiamo un impegno: proviamo a crederci insieme. Proviamo vivere credendo che quell’amore vissuto da Gesù e chiesto a noi sia uno stile di vita veramente possibile, anche per noi.
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