martedì 31 dicembre 2024

Verbo, Vita e Luce.

1Gv 2,18-21 e Gv 1,1-18

Il termine Verbo, cioè logos in greco è ben più ampio del concetto etimologjco di parola, e non si identifica con l'esperienza fonetica, ma è l'esistere della relazione che è comunicazione e creazione della vita stessa.
La Vita è tutto ciò che ci avvolge e ci attraversa. Tutto prende vita dal verbo-logos e si dispiega lungo la Storia e oltre la Storia; è il dono assoluto.
Poi c'è la Luce rivela la vita, e senza luce non c'è vita. Ebbene queste tre parole sono esattamente Gesù. Lui è la Parola, la Vita, la Luce. Ne approfitto oggi per fare gli auguri a tutti voi in questo ultimo giorno di questo 2024. Buon Anno Santo, anno di Grazia 2025

lunedì 30 dicembre 2024

Profetessa di speranza

1Gv 2,12-17 e Lc 2,36-40

Dice Silvano Fausti che Anna rappresenta tutta l’umanità il cui destino è vedere il volto di Dio e riflettere in sé lo stesso volto. Una vita spesa nell'attesa dell'atteso, lei che era rimasta vedova e tutta la sua esistenza è stata una invocazione dalla solitudine dell' amore ... invocando e desiderando quello sposo che solo la può consolare.  Questa finalmente ha la fortuna di vederlo faccia a faccia e di gioire per la presenza dello sposo, come lo sposo gioisce della presenza della sposa. E quindi rappresenta le nozze finali, della Gerusalemme celeste, quando l’umanità si incontrerà con lo sposo; è già predetto in questa vedova.

domenica 29 dicembre 2024

Festa della Sacra Famiglia

1Sam 1,20-22.24-28;  Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

In questa festa della Sacra Famiglia, possiamo riconoscere una questione fondamentale per ciò che a noi cristiani e credenti suggerisce la parola Famiglia: esiste una sacralità specifica nell’essere famiglia.
Non è sacro un tipo di famiglia, o certi rapporti parentali, ma si tratta di riconoscere la sacralità nella famiglia, ovvero che in questa parola, famiglia, c’è una realtà sacra, irriducibile a qualsiasi discussione o a qualsiasi forma. C’è una sacralità nella famiglia che riguarda la vita di fede, che riguarda il nostro vissuto interiore, la dimensione più profonda di noi stessi. Perché famiglia significa rifugio, conforto, significa fecondità e generazione dei figli, significa s da nuova e costruttiva, significa educazione alla prossimità. Nella famiglia è insita la promessa di chi siamo, e il compiersi della nostra vocazione umana e di figli di Dio. Una famiglia in cui orizzonte esistenziale si allarga fino alla genesi della creazione stessa: “e l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”, questo orizzonte sacramentale genera anche la sacralità dell’essere della famiglia. E alla luce del Vangelo di oggi, grazie all’evangelista Luca, riconosciamo la sacralità nella famiglia, nel mistero di un Dio che si è fatto a noi familiare.  
La festa di oggi ci permette di guardare con attenzione e semplicità alla Famiglia di Gesù per come è inserita in un contesto sociale, culturale e religioso della gente del suo tempo e della sua fede. C’è un legame profondissimo naturale ed esplicito, tra Gesù, Maria e Giuseppe; tuttavia, a un certo punto, per Gesù si apre la scoperta della vocazione che porta dentro e scopre per sé un progetto più grande: la chiamata del Padre: «io devo occuparmi delle cose del Padre mio».
La famiglia è molto più che un contenitore affettivo e generativo, la famiglia ha il compito di aprire alla vocazione, alle scelte di vita.
L'evangelista Luca ci racconta non solo un fatto di cronaca familiare ma ci rivela un contenuto teologico relativo alla famiglia.
Di fronte ai drammi delle famiglie frastornate in una cultura soggettivista e indifferente, centrata sull'io e non sul tu e il noi, è necessario recuperare almeno due elementi di sacralità famigliare:
1) LA FAMIGLIA E' UNA NECESSITÀ ANCHE PER DIO. È bello riflettere sul fatto che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia. Proprio per questo, la Santa Famiglia di Nazaret, è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro sicuro punto di riferimento e una sicura ispirazione. Come anche famiglia scuola necessaria di vocazione, e di scoperta di Dio come Padre. La famiglia è la storia da cui proveniamo. Ognuno di noi ha la propria storia, nessuno è nato magicamente, con la bacchetta magica, ognuno di noi ha una storia e la famiglia è la storia da dove noi proveniamo.
È bello vedere Gesù inserito nella trama degli affetti familiari, che nasce e cresce nell’abbraccio e nelle preoccupazioni dei suoi. Questo è importante anche per noi: proveniamo da una storia intessuta di legami d’amore e la persona che siamo oggi non nasce tanto dai beni materiali di cui abbiamo usufruito, ma dall’amore che abbiamo ricevuto dall’amore nel seno della famiglia.
2) LA FAMIGLIA QUOTIDIANA. Ad essere famiglia si impara ogni giorno. Nel Vangelo vediamo che anche nella Santa Famiglia non va tutto bene: ci sono problemi inattesi, angosce, sofferenze. Maria e Giuseppe perdono Gesù e angosciati lo cercano, per poi trovarlo dopo tre giorni, ma hanno bisogno di tempo per imparare a conoscere il loro figlio. Così anche per noi: ogni giorno, in famiglia, bisogna imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà. È la sfida quotidiana, e si vince con il giusto atteggiamento, con le piccole attenzioni, con gesti semplici, curando i dettagli delle nostre relazioni. Per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell’io. È pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli; quando, anziché avere gesti di cura per gli altri, ci fissiamo nei nostri bisogni; quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino; quando ci si accusa a vicenda, ripetendo sempre le solite frasi, dove ognuno vuole aver ragione e alla fine cala un freddo silenzio. La Vergine Maria, sposa di Giuseppe e mamma di Gesù, protegga le nostre famiglie.

sabato 28 dicembre 2024

Nascita e morte

1Gv 1,5-2,2 e Mt 2,13-18

"Thomas Beckett" di Eliot in cui il personaggio dice: noi stiamo festeggiando la nascita di Gesù, è un bambino e facciamo festa per questa nascita, perché la nascita significa vita, vita che giunge, vita che viene, significa la speranza, significa aprire al futuro, ma poi Eliot mette in questa omelia di Becket e dice: nello stesso tempo facciamo memoria della morte di Gesù... che strani noi cristiani, dice... questa paradossalità...come si fa a parlare di una morte e nello stesso tempo però parlare della vita? E' un dramma grande, è un dramma che, io credo, possiamo solo affrontare quando ci siamo dentro, quando noi precipitiamo in questa situazione, in cui il male ci avvolge, il male ci rende preda e non noi ma tanti altri, anche loro avvolti dal male e preda del male sono poi delle persone innocenti, sono deboli, sono degli ultimi che non sanno neanche perché soffrono, perchè...i piccoli bambini innocente ... ieri come oggi?

venerdì 27 dicembre 2024

Giovanni vide e credette

1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8

La vicenda dei discepoli in Giovanni inizia con un incontro in cui Gesù ad Andrea e a un altro discepolo - che potrebbe essere ciascuno di noi -, dice venite e vedete. Il vedere diventa fondamentale nella relazione con Gesù, ma sopratutto il vedere Gesù, e come la sua vita interagisce con la nostra vita. Giovanni è il grande testimone di questa verità, perchè lui come scrive nella sua prima lettera ha visto, ha contemplato, ha udito, ha toccato la carne di Cristo con le sue stesse mani e ha visto e quindi creduto che lui, Gesù, è il figlio di Dio. Il mattino della risurrezione Giovanni crede in ciò che vede e ha veduto.

giovedì 26 dicembre 2024

Natale di Santo Stefano

At 6,8-12;7,54-60 e Mt 10,17-22

Ho cercato il significato di Natale e ho trovato questo: l'italiano "Natale" deriva dal latino cristiano Natāle(m) per ellissi di diem natālem Christi ("giorno di nascita di Cristo"), a sua volta dal latino natālis, derivato da nātus ("nato"), participio perfetto del verbo nāsci ("nascere"). Ecco che jeri abbiamo festeggiato con il colore bianco, la nascita di Gesù, il colore della festa, il colore della purezza di un bambino; oggi celebriamo con il colore rosso, il colore del sangue, il colore del martirio, il colore di una morte cruenta, drammatica, quindi ci rimane proprio difficile dire che è un giorno natalizio. Eppure il Cristianesimo funziona così, ieri Gesù é nato nel mondo, oggi Santo Stefano nasce nel mondo nuovo, cioè Dio viene nel mondo per aprirci al strada verso il mondo nuovo.

mercoledì 25 dicembre 2024

In questa Santa Notte di Speranza ...

Is 9,1-6   Sal 95   Tt 2,11-14   Lc 2,1-14

... Vi annuncio ciò che è nato
Anche noi in questa Notte Santa ci siamo messi in cammino, come pellegrini di speranza, anche noi siamo saliti sul pullman che ha corso verso la sua prima meta, ed ecco che abbiamo aperto la porta di questa casa, della nostra Chiesa e siamo entrati varcando la soglia … Abbiamo così espresso il nostro desiderio di incontrare il Signore Gesù … in questa celebrazione che lo rende presente e che attualizza il suo nascere nel tempo e nella storia passata, e oggi in ciascuno di noi.
In realtà ora è come se fossimo a Betlemme, nella notte santa in cui il figlio di Dio nasce ... siamo lì a Betlemme per vederlo nella grotta, per baciare la terra che lo accolse, e toccare la mangiatoia dove fu adagiato in fasce.
Come fu emozionante la prima volta, trentuno anni fa; e come è sempre una continua meraviglia inginocchiarsi in quel luogo Santo e baciare quella terra ...
Il Vangelo di questa Notte sono parole e immagini che vogliono affermare più che narrare un fatto; sono un mistero inaudito ma che ci coinvolge tutti da sempre: il mistero dell’esistenza, il mistero dell’amore, il mistero di Dio con noi è per noi.
Attenzione non siamo di fronte alla favola del dolce Natale, ma oggi siamo testimoni della sua nascita nei bambini uccisi a Gaza in fila per il pane; nelle famiglie distrutte da anni di guerra civile in Siria; come anche nelle divisioni che costantemente da decenni dilaniano il  Libano; Gesù nasce nella povertà di troppi cristiani che ormai da anni senza lavoro cercano altrove, lontano dalla loro amata Terra Santa possibilità di vita ... Gesù nasce stanotte nelle zolle di questa nostra terra straziata da bombe e misfatti della nostra disumanità ... quel figlio di Dio infatti è nato per sempre nella nostra umanità, lo spazio privilegiato dove vuole essere accolto e incontrato.

... Vi annuncio il Giubileo, un anno di Grazia un tempo Santo
Quest’anno il Natale segna anche l’inizio del Giubileo, che è un anno dedicato proprio alla speranza. E di speranza ne abbiamo estremo bisogno in questo nostro mondo, segnato da così tanta violenza, odio, e ferito da disprezzo, indifferenza e paura. In questo anno la Chiesa ci dice che dobbiamo ritrovare la Speranza.
L’angelo che reca l’annunzio della nascita di Gesù ai pastori dice che a Betlemme è nato un Salvatore e che questo Salvatore è nato “per noi”. Il suo non è un venire generico, che non incontra nessuno. Lui viene per incontrare personalmente ciascuno, perché questa è la salvezza, un incontro personale, una relazione reale e viva. A questo annuncio dell’angelo, deve seguire una risposta. Una decisione: accogliere oppure no l’invito dell’angelo ad andare a vedere il Salvatore. La risposta, infatti, non è scontata. E lungo il cammino, incontreremo tanti fratelli e sorelle, bisognosi di casa e di pane, come noi, e per i quali fare posto e dare speranza. L'Anno Santo sarà ben di più che il condono delle colpe dei peccati, o questione di indulgenze, sarà l'anno in cui o germoglierà in noi la speranza, che è Cristo Signore, o avremo fallito ancora una volta il nostro essere cristiano.

... Vi annuncio che la terra è santa
Ieri mattina ho scritto un messaggio al Cardinale Pizzaballa e gli ho chiesto:
Ciao carissimo … Non è una curiosità … ma quale è il messaggio di Natale che nasce a Gaza?  Per noi distratti da tutto e indifferenti del male?
E lui, reduce dalla visita alla parrocchia di Gaza, mi ha risposto:
Di Serena fiducia nell’azione di Dio, che entra dentro la storia, tragica e drammatica, e salva coloro che lo accolgono dalla disumanità.
Queste parole le rimando anche a voi, perché ciascuno di noi oggi faccia posto nella propria umanità alla nascita del figlio di Dio, e non dimentichiamo nessuno di quei piccoli, poveri e diseredati, per i quali Dio ha voluto farsi uomo e salvare tutto dall'invidia disumana del male cioè dalla morte.

Ecco che ho deciso di farmi promotore di una raccolta fondi in questo tempo di natale per sostenere e permettere ai cristiani di Israele (e Palestina), Libano e Siria di stare nella loro terra. La terra santa deve essere abitata anche da testimoni la cui storia è vita deriva da Gesù... perché è una terra viva e non può essere un museo di reperti. Il Signore mi aiuti, in questo ...


martedì 24 dicembre 2024

La Speranza si profetizza

2Sam 7,1-5.8-12.14.16 e Lc 1,67-79

Ogni parola di questo canto di lode è come un condensato di tutta la Sacra Scrittura, però ha un senso anche se uno non conoscesse tutti i riferimenti. Chiaro, per chi conosce la Scrittura il termine Spirito Santo, profezia, benedizione, la visita di Dio, la promessa a Davide, la salvezza, la misericordia, l’alleanza, il servizio di Dio, il profeta, il preparare le vie, il preparare un popolo ben disposto, ecc. ecc. sono tutti termini che richiamano promesse precise dell’Antico Testamento. Ma sono quelle medesime promesse che rappresentano la speranza realizzazta che ogni mattino a partire dalle lodi a Dio, cantiamo ... ma bisogna anche saperla vedere realizzata.

lunedì 23 dicembre 2024

Speranza che nasce

Mi 3,1-4.23-24 e Lc 1,57-66

Come per Gesù anche la nascita di Giovanni è un evento che accade nello stupore di gente che vive la propria normale quotidianità. Luca, l'evangelista, ci sta raccontando come Dio opera e si rivela nella nostra umanità, perché in realtà gli appartiene. In queste poche righe Giovanni Battista non è l'ardente profeta da ascoltare e seguire ma è un bimbo che nasce portando con sé una grande gioia e una speranza per tutti: il suo nome significa "Dio usa misericordia". Usa misericordia anche a ciascuno di noi.

domenica 22 dicembre 2024

Vieni speranza del mondo

Mi 5,1-4   Sal 79   Eb 10,5-10   Lc 1,39-45

Nel cammino verso il Natale, questa quarta domenica, assume il ruolo determinante: vincere le nostre resistenze rispetto alla speranza. Con Elisabetta, la speranza, il compimento dell'attesa avviene, non tarda a realizzarsi. È incredibile l'immafgine di chi è vecchio, che viene completamente ribaltato nelle speranze della vita ... Giovanni ha scombussolato tutto ciò che per Esisanetta era certo: la vita non aveva piu nulla da offrirti. Elisabetta è segno e l'immagine delle promesse attese, che si realizzano, oltre ogni nostra aspettativa, ma soprattutto della certezza che ogni attesa anche se prolungata corrisponde alla fedeltà di Dio.
Con una frase di Silvano Fausti, accompagniamo questa ultima domenica, questo incontrarsi di Elisabetta con Maria: Elisabetta custodisce e realizza l'attesa di tutto un popolo in cammino nel tempo, Maria custodisce e attualizza l'atteso, colui che viene.
Siamo di fronte alla rappresentazione concreta dell'incontro tra Dio e gli uomini. Il Dio con noi, non è una astrazione della mente o un mito greco rivisitato dalla cultura ebraica, il Dio con noi è il mistero che ci ha creato che si dona a noi per riempire la nostra fragilità della sua bellezza, della sua pienezza cioè della sua stessa esistenza.
In queste settimane, a partire dal profeta Geremia, a seguire con Maria e il Battista, Dio, ancora una volta ci ha detto che è lui il il vero veniente, è lui che libera, che salva, che apre le porte del regno dei cieli; che non siamo noi a raggiungerlo, nel nostro vagare nomade nel tempo e della vita, ma è lui, il re, che viene a visitare il suo popolo, é lui che ci vuole incontrare: lasciamoci trovare!
Compimento della promesse che non tardano a realizzarsi significa accogliere l'atteso, con tutte le conseguenze di essersi lasciati incontrare: la vita di chi sta in ascolto della Parola, di chi la accoglie, è una vita che assume il rischio del incontro, del cambiamento. Chi ascolta non può rimanere come prima. Chi ascolta inevitabilmente si mette nel dinamismo del cammino.
Compimento della promesse significa che anche per noi oggi c'è una promessa di pace e di vita, una promessa che parte da Dio; ma c'è pure il compimento, se tarda attendono, perché certo verrà. Un compimento gravido di speranza così come per Elisanetta e Maria sperimentano la concretezza della speranza nei bambini che portano nel grembo.
Sembra quasi che ci sia voglia da parte di Maria di raccontare ad Elisabetta quel che le è successo: ”non vedo l’ora di dirti una cosa…” Una gioia incontenibile che esplode nel cantico del Magnificat, ma pure una gioia che trova casa nel cuore e nel grembo di Elisabetta: nel gioire ballando di Giovanni nel grembo.
Le attese promesse di Dio, sperate e credute si realizzano come gioia della vita.
A pochi giorni dal Natale, cerchiamo il Dio con noi che è alle porte. Il segno è la gioia di una speranza certa per una umanità in costante attesa.

Vieni, Luce del mondo,
vieni, tu che puoi penetrare gli abissi.
Noi ti attendiamo, e siamo certi
che come scintilla inizierai
a far brillare la storia.
Noi ti attendiamo, e sappiamo
che le tenebre non possono spegnerti.
In te la nostra speranza,
in te ogni nostra certezza,
in te la fiducia nel bene,
in te la possibilità di rinascere sempre.
Vieni, Signore Gesù, abita in noi,
risplendi in noi.
Vieni, Speranza del mondo,
maranathà!


sabato 21 dicembre 2024

La speranza corre veloce

Cant 2,8-14 e Lc 1,39-45

"Maria si alzò e andò in fretta”, è uno stile di vita che non significa fare le cose in fretta ma vuole suggerire il superamento di quell’indugiare che non porta da nessuna parte, quell’indugiare che mi impedisce di “alzarmi” ed anche di aver fretta, quella di amare, di fare il bene. “Il bambino sussultò nel suo grembo”: letteralmente “saltellò”, quasi volesse uscire dal ventre materno. L'incontro con Gesù non può lasciarci inermi, statici, fisicamente e spiritualmente. “Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”: il frutto che porta benedizione è ben altro che il Dio giudice che, evidentemente, continuo a considerare nei miei pensieri. “Beata colei che ha creduto”: Maria, sei grande perché hai creduto, ti sei fidata. Ti chiedo il dono della fede, quella capace di vedere il bene e la salvezza – già attuata, anche per me!

venerdì 20 dicembre 2024

La speranza si condensa nel Si

Is 7,10-14 e Lc 1,26-38

Quante volte abbiamo sentito questo brano, e quante altrettante volte ci siamo lasciati prendere da una dolcezza un po’ superficiale e distratta senza capire che qui ci vengono descritte due realtà fondamentali: la voglia di Dio di stare in maniera definitiva dalla parte degli uomini e la capacità dell’umanità di scegliere Dio e il bene. Sono sempre piuconvinto che Luca abbia dato a questi primi capitoli un particolare stile narrativo ma  che in realtà non voglia svilire il contenuto teologica che sottendono. Nel sì di Maria si  condensano infatti entrambe le prospettive diventando possibilità concreta di scelta per ciascuno, sempre, in ogni tempo. 

giovedì 19 dicembre 2024

Le radici della speranza

Gdc 13,2-7.24-25 e Lc 1,5-25

Con un genere letterario tutto proprio e con dei tratti tipologici ben definiti, Luca cerca di rendere interessante e gradita la narrazione giudaica della storia della salvezza alla mentalità  narrativa ellenistica fatta di miti e rappresentazioni umane del divino.
Protagonisti di questo raccontare sono due anziani Zaccarìa ed Elisabetta. Il primo è un sacerdote, lei, Elisabetta invece è discendente diretta di Aronne. Figure che rappresentano tutto Israele antico, nel tempo è nello spazio, fino al momento in cui il mistero di Dio trova attraverso di loro la possibilità di esprimere quella pienezza del tempo, che rappresenterà il tempo nuovo e il nuovo spazio messianico.

mercoledì 18 dicembre 2024

La speranza nel buio più oscuro

Ger 23,5-8 e  Mt 1,18-24

Maria è incinta e l’evangelista precisa "per opera dello Spirito Santo". Giuseppe non ci crede e si prende un tempo di sospensione, cioè decide di non fare accuse pubbliche nei confronti di Maria. In realtà possiamo pensare che Giuseppe abbia ripudiato Maria, almeno nel suo cuore, anzi più precisamente "nel segreto". Giuseppe è in preda ai pensieri più disfattisti. Per Giuseppe si tratta di una storia decisamente più grande di lui e non comprende, non capisce. Forse non ha il coraggio di far lapidare Maria, perché è giusto, ma nello stesso tempo rischia davvero di morire nella tristezza di pensieri depressivi e malvagi ... Ma Dio abita anche il segreto e i momenti tenebrosi, nei quali continua a tessere la storia della salvezza:: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa".

martedì 17 dicembre 2024

La speranza dentro la nostra carne

Gn 49,2.8-10 e Mt 1,1-17

Non smetterò mai di ripetere che questa pagina di vangelo è tra le più belle in assoluto! Tracciamento un mistero eterno nel limite del tempo, rappresentazione dello spazio e del cosmo che nel generare in sé stesso porta a pienezza l'opera di Dio che crea; io ne rimango sempre affascinato. Poi c'è ancora altro, c'è una componente esistenziale individuale: dietro ad ogni nome c’è una storia di umini e donne che deve essere cara a noi cristiani, perché in questa genealogia scorre il sangue di Dio. Infatti, di Abramo viene detto chi generò, ma non da chi fu generato, perché all’origine della genealogia di Gesù, non c’è Abramo, ma c’è Dio Padre. In Abramo il mistero si rivela, in Abramo inizia una storia che è anche la nostra, di ciascuno; Dio nella carne di ciascuno.

lunedì 16 dicembre 2024

Speranza di cambiare

Nm 24,2-7.15-17 e Mt 21,23-27

Gesù compie gesti e dice cose che si scontrano con il potere religioso costituito, per questo la domanda fatta dai capi del popolo è sulla sua autorita, sul suo potere. Se infatti essi si sentono minacciati nel loro predominio, per Gesú tutto ciò in realtà è nulla. Ciò che per Gesu è importante è il battesimo di conversione, il cambiamento della vita, ma di fronte a questo, è evidente che chi è prigioniero di una struttura di potere non cambia la propria vita. La speranza è alla origine di ogni cambiamento è la forza capace di rovesciare anche la superbia umana di chi si pone in modo autoreferenziale in contrapposizione a Dio.

domenica 15 dicembre 2024

Convertire la realtà

 Sof 3,14-18   Is 12   Fil 4,4-7   Lc 3,10-18

Viviamo giorni di grande trepidazione. I segni di un tempo corrotto sono sotto gli occhi di tutti, inutile negarli … Guerra, discordia, odio, intrighi, violenza e atrocità …
I segni del male condizionano pesantemente la realtà in cui viviamo … e la plasmano. Anche il nostro essere discepoli di Gesù ne risulta condizionato in questo mondo di profonda indifferenza e di individualismo; anche i discepoli si rivestono di indifferenza e di individualismo. In occidente essere Chiesa non ha infatti più un contenuto comunitario. Nel tempo passato erano le tradizioni a custodire il senso comunitario, ora saltate pure queste ... rimane solo l'individualismo.
Il segno di Giovanni rappresenta la provocazione circa la conversione dell’ordine morale … Tutti di fronte al battesimo, si devono interrogare: "e ora cosa facciamo" …, giustizia, verità … pace ..., sono le parole che emergono in questo confronto collettivo con le parole del Battista.
Con il suo atteggiamento diretto, il Battista entra nelle pieghe della nostra vita, e impatta con tutto ciò che incontra. Austero, radicale, a prima vista persino duro e capace di incutere timore: Giovanni è “un uomo allergico alla doppiezza”: ci fa riflettere, quando guardiamo gli altri dall’alto al basso, pensando di essere migliori di loro; di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli ...
Centrale, è la domanda che risuona tre volte: “Che cosa dobbiamo fare?”
Dentro questa domanda si nasconde innanzitutto un’attesa: l’attesa che si apra una via nuova, qualcosa di nuovo per la nostra vita. Tutti in verità siamo alla ricerca di una vita migliore, di una pienezza che non è mai completamente raggiunta; tutti speriamo in un domani migliore e vero.
Spesso, dietro questa domanda, c’è l’esperienza dell’insoddisfazione: per essere felici ci manca sempre qualcosa, ma non sappiamo cosa. Da qui la domanda: che cosa dobbiamo fare?
Ma in breve ci si accorge che anche neppure la risposta di Giovanni è sufficiente a colmare il bisogno esistenziale che ci portiamo dentro. La risposta di Giovanni non è capace di trasformare radicalmente la realtà, non è sufficiente una moralità risanata a rinnovare il mondo dalla sua ferita mortifera. 
Gesù imprime alle parole di Giovanni una forza unica, ciò che dobbiamo fare è iniziare a pensarci dentro relazioni nuove, in cui il primo intento non può essere proteggere o difendere il mio interesse, ma sapere condividere la mia vita.
Solo il Signore è colui che ha il potere, la forza di convertirmi così profondamente, lui solo può “battezzare in Spirito Santo e fuoco". È questa relazione profonda con Gesù che costituisce la conversione personale e della realtà ci permette di riscoprire l'essere figli di Dio e fratelli con tutti gli uomini e donne del mondo.

sabato 14 dicembre 2024

Speranza profetica

Sir 48,1-4.9-11 e Mt 17,10-13

La scrittura non è un libro per illuminati, un libro magico o addirittura un libro di rivelazioni. Il testo è sacro perchè mediante quelle parole calate in quel contesto di storia e tempo, già per quel tempo sono state parole di rivelazione del mistero di Dio; quelle e non altre. Ecco che anche in questo contesto il nostro orizzonte di comprensione va allargato dalla semplice narrazione, cioè resoconto narrativo, al senso che per Gesù imprime in questo dialogo: Chi è Elia? Elia è il primo dei profeti o meglio il prototipo di ogni profeta, il simbolo della profezia. La Profezia è la voce di Dio che ci chiama ad essere fedeli all’alleanza. Sempre nella storia ci sono stati profeti per smascherare le infedeltà, e richiamare a conversione, per dirci quanto siamo in ritardo rispetto alla venuta (continua) di Cristo.

venerdì 13 dicembre 2024

Lo riconosciamo sperando

Is 48,17-19 e Mt 11,16-19

Questa incapacità di comprendere Dio nel suo comunicarsi e condividersi, capita anche a noi, quando facciamo a meno di Dio perché pensiamo di sapere già quel che Dio vuole. Spesso la nostra supponenza è tale che seguiamo solo noi stessi e non ci mettiamo nella sequela di Gesù. Non sempre sappiamo riconoscere la voce di Dio nei fatti della storia e della vita personale. Leggere la vita a partire dalla fede, non è certo facile, ma lasciandoci illuminare dallo Spirito con l’umiltà e la semplicità dèi bambini. Rileggendo anche la nostra vicenda personale, forse ci accorgiamo che Dio si è rivelato in una grave sofferenza o fragilità. 

giovedì 12 dicembre 2024

Speriamo le cose piccole

Is 41,13-20 e Mt 11,11-15

Forse, anche noi ci troviamo a misurare le cose di Dio con un criterio e un giudizio rispetto al quale Gesù opera un intervento che manda in tilt. Proprio in riferimento alla venuta del Signore , siamo saturi di convenzioni religiose e spirituali. Gesù ci conduce a tenere il cuore pronto ad accogliere la sua incarnazione, per fare questo dobbiamo essere disposti a convertire clamorosamente il nostro modo di sentire e di valutare la realtà. Infatti nel nostro valutare sempre ci dimentichiamo che agli occhi di Dio il più piccolo è il più grande e che pertanto la forza dello Spirito non si gioca nei terreni della nostra grandezza ma proprio in quelli della nostra piccolezza. 

mercoledì 11 dicembre 2024

Il giogo di chi spera.

Is 40,25-31 e Mt 11,28-30

Gesù nel Vangelo di oggi dice: prendete il mio giogo sopra di voi; perché il suo giogo non è pesante, non è opprimente. Anzi, Gesù dice che è un giogo dolce. Gesù invita stanchi e oppressi a prendere il suo giogo. Come dire: lasciatevi sottomettere da me, allora troverete ristoro. Ma con fatica vogliamo sottometterci a Dio. Rivendicano libertà e autonomia, non accettiamo il giogo che Gesù  ci propone; ma come conseguenza siamo poi pronti a sottostare a ben altri gioghi, e ci lasciamo imporre ben altri gioghi frutto dell'ingiustizia umana.

martedì 10 dicembre 2024

La speranza è nel trovarsi

Is 40,1-11 e Mt 18,12-14

Una parabola e una immagine inverosimile; una logica da regno dei cieli. Ecco, si, forse è proprio questo il messaggio che Gesú vuole comunicare: non sforzatevi di capire non ci riuscireste e soprattutto vi sembrerebbe tutto irrazionale. Ciò che Gesù vuole farci capire é che ciascuno uomo o donna "è prezioso ai suoi occhi, vale più del più grande dei tesori
Io sarò con te, ovunque andrai" (Isaia 43). Ecco che in questa luce la pecora smarrita, non è una pecora persa corrisponde alla logica del buon pastore che va in cerca di lei per condurla nella sicurezza del gregge.

lunedì 9 dicembre 2024

La speranza tra fede, miracoli e gli amici.

Is 35,1-10 e Lc 5,17-26

Un uomo paralitico, la gente attorno, la fede implicita e la speranza della guarigione ... Rispetto a tutto questo Gesù risponde con immediata misericordia. Senza la fede non possono esserci i miracoli; a Nazaret ad esempio Gesù non fece miracoli proprio per l’incredulità dei suoi compaesani. Gesù compie tanti miracoli e segni, ma tutti accadono nell'incontro tra la potenza che esprime Gesù e la fede di chi chiede il miracolo, oggi la guarigione. Ecco che la guarigione non avviene semplicemente per la fede del paralitico, ma per la fede che scaturisce da una amicizia così forte e densa di speranza che ha portato quel paralitico  davanti a Gesù.

domenica 8 dicembre 2024

Spera pure Maria

Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

Mercoledi scorso il Papa ha ribadito che l'omelia deve durare 8 minuti, non di più ...[esagerato] parlando di questo con un giovane mi diceva: "certamente a te non andrà bene, ma io quando arriviamo all'omelia ... non scolto piu nulla"
- C'è chi legge l'omelia ... ha fatto il suo compitino, legge la sua parte ed è soddisfatto del suo lavorino ... tutto concentrato su se stesso, in questo caso io neppure ascolto;
- C'è poi chi l'omelia la improvvisa totalmente... e si vede... gira e gira e spesso non si arriva a nulla ...
- C'è poi chi ha un percorso mentale e lo svolge tutto ma non si cura di chi ha di fronte ... bambini, adulti, anziani ...
Mi verrebbe da Dire che in questo modo la parola non arriva mai a destinazione ...
Ma la parola dell'Angelo non devono essere state come una omelia, le parole di Gabriele sono le Parole di Dio che raggiungono Maria ... Sono parole per lei, parole che parlano di lei e a lei, parole di Dio pensate da Dio per sua stessa vita ...da quelle parole tutto di Maria cambia ...
La Vergine, ci racconta come quelle parole l'hanno turbata, messa in subbuglio e difficoltà. Ma ci racconta pure come lei si è lasciata coinvolgere da quelle parole, non le ha camuffate ... o ripiegate su di sé, non le ha addomesticate ... ma le ha accolte come speranza di una pienezza che non conosceva ma a cui ha voluto credere.

Oggi questo voler credere alla parola ha un significato particolare per il nostro avvento. Maria diventa infatti segno di speranza incarnata e di amorevole attesa

1) Segno di speranza. Nulla è impossibile a Dio, con queste parole che si chiude l’episodio dell’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria. Una parola parola che vuole riempire il nostro ascolto, la nostra fiducia e poi ci propone un cammino insieme, un agire per una strada, per una storia tutta in salita.
Una salita in cui Maria ci mostra la speranza incarnata e il segno di amorevole dell'attesa.
2) La speranza incarnata è quel bambino che prende vita in lei, e nel suo essee immacolata, cioè tutta bella. Ora quella speranza - Gesù figlio di Dio, figlio di Maria -  ci è  affidata perché la generiamo nel nostro tempo, nella nostra storia ferita dal male.
3) La speranza come amorevole attesa.  Maria ha atteso che quel figlio fosse vivo in lei e che nascesse per tutti noi. Maria ci insegna a vivere la speranza nella nostra carne, concretamente non come religiosità, non come precetti o riti.

Alla luce di questa Parola, Maria ci insegna che di fronte alla parola di Dio ci sono due livelli di lettura: il primo è il senso immediato delle parole, cioè cosa significano quelle parole per noi e per la nostra vita; il secondo è che le parole hanno un valore non solo per quello che significano per me, ma anche per la storia che c’è dietro alle parole.

Aderire all'AC è possibile se ... mi lascio interrogare ...
1) dal primo livello quello immediato cosa significa aderire all'AC nella mia vita ...
2) e dal secondo livello cosa c'è nell'AC che mi fa sentire la Chiesa è la presena di Gesú .

sabato 7 dicembre 2024

Speranza nel mezzo del cambiamento

Is 30,19-21.23-26 e Mt 9,35-10,1.6-8

Tutto sta cambiando, è una constatazione che è sotto gli occhi di tutti, anche nella Chiesa, per come l'abbiamo determinata negli ultimi cinquecento anni. Ad esempio la parrocchia come territorio è una realtà diversa dalla parrocchia come comunità, anche solo per la consistenza numerica. Oggi questo cambiamento è macroscopico, dove sempre più parrocchie sono senza preti, si chiudono conventi e monasteri, e le chiese sono sempre più vuote. Gesù non ci chiede di inventare strategie pastorali e vocazionali, ma di pregare. É la preghiera che ottiene il dono di nuovi operai e dà energia pervivere la speranza cristiana in questo mondo che cambia.

venerdì 6 dicembre 2024

Speranza che il Libano si cambiera in un frutteto

Is 29,17-24 e Mt 9,27-31

Il passo di Isaia di oggi è una vera profezia dove emerge il grido della speranza umana che veicola la volontà di Dio: "Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre". Rispetto a una realtà avvolta o immersa nella tenebra del male la profezia fa emergere il cuore dell'uomo che non si rassegna ma che è sempre in cerca di un riscatto. I due cechi del vangelo sanno bene di che cosa hanno bisogno e la loro fede, seppur fragile, diviene condizione che realizza la loro speranza: La volontà di Dio è che due cechi vedano il volto del suo figlio.


giovedì 5 dicembre 2024

La speranza ha fondamenta rocciose

Is 26,1-6 e Mt 7,21.24-27

Con il suo stile di vita, con le sue scelte e con le sue parole, Gesù ci propone di costruire "la nostra casa" - la vita - sulla roccia del senso: in questa sua proposta possiamo entrare solo se siamo disposti ad accogliere davvero che occorre "fare la volonta del Padre". Cioè possiamo dare senso, concretezza e stabilità alla vita solo se siamo disposti a diminuire e a superare la tentazione di mettere sempre noi stessi come priorità, o come anche usare dell'altro per i nostri fini, o forse anche pensare che il Signore non ci abbia dato abbastanza… Queste e altre tentazioni, sono alla base di ciò che possiamo costruire per noi stessi sulla fragilità e instabilità della "sabbia", cioè l'illusione si essere felici e stare bene mentre in realtà per noi tutto è franoso.

mercoledì 4 dicembre 2024

Speranza di un pane per tutti

Is 25,6-10 e Mt 15,29-37

Ma questo segno o miracolo è avvenuto oppure no! Ad oggi ci si divide tra chi pensa che in quel giorno Gesù ha fatto un miracolo e chi invece pensa che in un qualche modo abbia diviso una certa quantità di pane. Certamente secondo una lettura spurituale quel pane è arrivato a tutti semplicemente perché Gesù ha insegnato agli apostoli a condividerlo. Ma perché non avviliamo l'agire di Dio in noi e nella storia della salvezza, quel pane moltiplicato è veramente segno della speranza di un amore che solo Dio può donare con abbondanza, nutrendoci di sé stesso.

martedì 3 dicembre 2024

Lo Spirito della speranza

Is 11,1-10 e Lc 10,21-24

Che sia anche per noi questa beatitudine detta ai discepoli? "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete" ...  Nell'avvento, alla nostra umanità di discepolo viene chiesto in vario modo di vedere Dio, quel Dio che è venuto, che viene e che verrà. Ma Dio, lo sappiamo bene, non si vede con gli occhi fisici, ma bensì con gli occhi della nostra interiorità. Vedere Dio, conoscerlo fa parte di quel mistero di interiorità e di ricerca che solo chi con coraggio si lascia provocare dalla realtà riesce a vedere. Noi da soli siamo fondamentalmente dei ciechi. Però hai discepoli, Gesú promette la beatitudine di cloro che vedono Dio e lo conoscono. Se siamo onesti con noi stessi, vediamo ciò che non c'è ma che sarebbe stupendo che ci fosse; un desiderio, una speranza più forte e concreta di ogni nostra paura e incertezza.

lunedì 2 dicembre 2024

Sguardi di speranza ...

Is 2,1-5 e Mt 8,5-11

Tutte le genti affluiranno al Monte del del Signore. Una visione profetica che superando il limite della storia proietta il cammino umano in un orizzonte di pienenzza, forse segnato da tanti cedimenti ma che non inverte la sua destinazione: il Monte del Signore ... il santo Monte Sion del cielo.
Come anche lo sguardo di Gesù, che attraverso gli occhi di un centurione - (forse omosessuale, per una certa lettura esegetica) - apre a un orizzonte di coinvolgimento nella ricerca di senso e di Dio che spazia da oriente a occidente, non si vincola dalla elezione esclusiva di Israele. La speranza non si ingabbia ...


domenica 1 dicembre 2024

Profeti di speranza

Ger 33,14-16 Sal 24 1Ts 3,12-4,2 Lc 21,25-28.34-36

Le parole del profeta Geremia rivolte a un Israele sofferente, in un momento estremamente difficile della propria storia continuano a risuonare con una forte carica profetica anche per noi oggi, perché in fondo sono state pronunciate in tempi forse non così dissimili dai nostri, tempi bisognosi di speranza, tempi in cui continuare a credere in una storia capace di generare vita, tempi in cui scegliere di non arrendersi allo scoraggiamento, alla disumanità, tempi in cui resistere scegliendo di fare la differenza.
Il vangelo oggi dice che insieme alle tante difficoltà, vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria". Lo vedrà chi non ha il cuore appesantito e distratto, vede chi non ha il cuore ripiegato su di sé: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”.
Ecco che è necessario allenare il cuore a guardare oltre, il Signore non verrà all’improvviso, non sarà una sorpresa: sarà come un ospite atteso da tutta la vita, giorno dopo giorno. Dove alcuni vedono soltanto sventure, dove si fanno paralizzare dalla paura, altri sanno vedere la possibilità che il Signore si apra un varco, e venga per la nostra liberazione.
Ma chi è colui che allena il cuore, che alza il capo, che prega veglia?
È il profeta ... ecco il segno della speranza. Ciascuno di noi ha la vocazione del profeta!
Il profeta è colui che annuncia la speranza costantemente dentro la storia ...
Il tempo di Avvento può essere allora l’occasione propizia per rianimare il nostro bisogno di parole e gesti di profezia; per una fede che sia viva in questo nostro tempo, è essenziale la profezia.
Abbiamo bisogno di profezia per capire qualcosa di questo nostro tempo, dei suoi cambiamenti e delle sue fratture, delle sue risorse e dei suoi limiti; abbiamo bisogno di uomini e donne che con coraggio e parresia rischiano una parola scomoda, ma generativa e feconda, almeno di pensiero, prima che di azione.
Il tempo di Avvento è propizio alla profezia, perché la Parola ci spinge verso il Natale invitandoci all’ascolto di profeti che hanno smosso e hanno indicato vie percorribili per un’umanità in cammino; è un tempo necessario per non farci sommergere, ogni anno sempre di più, dalla religione del consumo e della polemica, mentre l’attualità bussa con la sua pesantezza che soffocando il bene che resta comunque in noi.
Servono tempi di silenzio e riflessione, di preghiera e di immersione nel proprio io, di docilità allo Spirito e di ‘digiuno’ da troppe chiacchiere a vuoto; servono tempi di superamento di resistenze, di fiducie ricomposte, di sequele da rianimare. Servono maestri e discepoli, essenzialità e sostanza di vita, conseguente, per quanto possibile, ciò che pesa e appesantisce. Può essere il tempo che indirizza al Natale un kairòs per riscoprire la sete di profezia. Il tempo di Avvento ci guida, attraverso la Parola, ad allenare l’orecchio e la vista, il cuore e la ragione, per scorgere lampi di profezia che sappiano, un passo dopo l’altro, farci abitare l’oggi e il domani.
E ciascuno noi come può essere profeta?

sabato 30 novembre 2024

Sant'Andrea Ap.

Rm 10,9-18 e Mt 4,18-22

"Andarono dietro a Gesù e lo seguirono", nel fare questo si evidenzia una immediatezza che non si cura delle conseguenze, non si pone criticamente di fronte a future fatiche, insuccessi e delusioni. Tutto avviene per forza di una parola che ti chiama e tutto si concentra nel fascino di un uomo che per primo ti guarda e a cui tu offri te stesso. Ma perché tutto questo? La chiamara, cioè la vocazione è uno sguardo d'amore che trafigge il cuore di chi si abbandona, di chi si lascia toccare dalla parola; è sempre stimolante l'essere scelti da qualcuno... se poi quel qualcuno è il figlio di Dio ... beh, allora si capisce perchè Andrea e compagni pescatori hanno risposto subito ...

venerdì 29 novembre 2024

Il Signore si avvicina

Ap 20,1-4.11-21,2 e Lc 21,29-33

Silvano Fausti fece una bella riflessione sulla pianta di fico: "Il fico è un albero tra l’altro, che non fa foglie come tutti gli altri alberi che prima fanno i fiori, però i fiori del fico sono già frutti e poi continua a far costantemente frutti anche dopo, praticamente ogni mese tranne che nello stretto inverno e quando c’è lo stretto inverno rimane su qualche fico secco sulla pianta se no si dice “non c’è un fico secco”, cioè è un albero che deve sempre produrre. Come noi in qualunque stagione, in qualunque situazione siamo chiamati per la fede in Cristo a produrre il frutto ...; come il Signore che è il frutto perenne dell'albero della croce.

giovedì 28 novembre 2024

Gerusalemme distrutta

Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9 e Lc 21,20-28

Gerusalemme circondata, la sua caduta, la sua distruzione: fatti che trovano riscontro nel 70 e nel 135 dC. Nel 70 l'imperatore Tito, conquista Gerusalemme e reprimerà la ribellione dei Giudei, distrugge il Tempio e i segni della religione giudaica; nel 135 con l'imperatore Adriano i resti della città verranno rasi al suolo e i Giudei costretti alla diaspora. Questi fatti sono eventi che avvengono per la comunità giudaica e per la comunità giudeo-cristiana dei discepoli di Gesù. Alla luce di questi avvenimenti, le parole di Gesù, di contenuto escatologico e apocalittico, riacquistato senso e, attraverso le stesse viene riletta la storia e vengono recuperate come profezia: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. 
Non è nell'intenzione di Gesù fare previsioni, o dare anticipazioni sul futuro; ma dare criteri di lettura della storia della salvezza, questo credo proprio di si!

mercoledì 27 novembre 2024

Perseveranza e salvezza

Ap 15,1-4 e Lc 21,12-19

La perseveranza non è semplicemente una forma di resistenza ostinata, ma è la capacità di rimanere stabili, in piedi, mentre attorno si scatena la tempesta della vita. Saper fronteggiare i colpi nella lotta è una caratteristica del discepolo di Gesù...
Il Signore ci racconta come ciascuno di noi è collocato nel dispiegarsi della storia della salvezza e nonostante le persecuzioni e i tradimenti, ci chiede di stare saldi, di resistere ..., di non cedere, anche se la lotta è apparentemente sproporzionata, come ha fatto lui.
Ma perché tutto questo? Perché la perseveranza dei figli del regno, rende attuale e concreta la salvezza che Gesù ha realizzato donando se stesso sulla croce.

martedì 26 novembre 2024

Pietre belle e che salvano

Ap 14,14-19 e Lc 21,5-11

La distruzione del Tempio è un argomento triste e delicato per Israele, eppure la profezia di Gesù, o la rilettura storica post evento, che può essere intesa nella pagina di Luca, ci rimanda al valore di questo luogo sacro per eccellenza. Anche oggi, pur in tutto il suo trascorso di storia e vicissitudini, quel luogo non perde la sua sacralità. Questa sacralità tende a difendere il fine profondo di quel luogo: "il rapporto con Dio". Ma proprio questo rapporto oggi trova piena comprensione e luce nel suo sacrificio d’Amore con il quale sta per imprimere una nuova sacralità alla Storia umana.

lunedì 25 novembre 2024

Gesù impara a donare

Ap 14,1-3.4-5 e Lc 21,1-4

Ai tempi di Gesù essere vedova significava perdere ogni diritto, non avere più un'appartenenza ufficiale, significava essere soli non solo sul piano esistenziale ma anche sociale. Gesù la osserva e da lei impara. Come tutti noi anche lui ha imparato dai segni e dagli incontri di ogni giorno. Gesù attento osservatore coglie dalla umanità più vera e più bella gli spunti per la sua missione. Da questa donna, vedova e povera, impara a donare tutto. Gesù farà come la vedova che dona tutto quello che aveva per vivere; quindi non dona qualcosa, ma dona se stessa. 

domenica 24 novembre 2024

Il Re dov’è?

Dn 7,13-14   Sal 92   Ap 1,5-8   Gv 18,33-37

Termine anacronistico, certamente non facile per trasmettere il contenuto biblico che era nell'idea dei discepoli delle prime comunità cristiane.
Per noi moderni il re è come un presidente della repubblica, un monarca di rappresentanza il cui potere è vincolato a forme democratiche di gestione del potere... ai tempi di Gesù è nella mente dei discepoli di dueuemila anni fa, il Re ha un potere assoluto ... spesso un tiranno ... un despota ... tanto che nel corso della storia rivoluzioni e rivolte hanno destituito monarchi  come anche alcuni sono stati decapitati.
Ma nella mente di Gesù il Re rappresenta Dio, è immagine della cura che Dio ha per il suo popolo. Il Re serve al popolo per la sua vita, per la sua pace, per la giustizia, per la sua libertà e il raggiungimento della felicità.

Chiarito questo, oggi partiamo da una domanda, quale sia il re della nostra vita, quale re vogliamo ... oggi sembra nascere una strana tentazione, quella di un Re che sia una guida, un uomo forte e potente, un uomo valoroso, che gli possa garantire ricchezza e sicurezza e protezione contro tanti e diversi benici ... i nazionalismi sono un sintomo allarmante.
Oggi questi uomini del potere hanno istaueato il loro regno, ma nessuno di loro pone al cuore del Regno il bene comune, la liberta e i valori umani e cristiani che fanno crescere la nostra dignità. Da qui l’attesa di un re diverso: da questa drammatica delusione il forse può ancora e di nuovo nascere il desiderio di un Re che si prenda davvero cura del suo popolo?
Parafrasando Pilato, la domanda di senso è: “Sei tu quel re, Gesù?”
Gesù non sembra molto interessato al tema della regalità ... il suo regno non è di questo mondo e non è da questo mondo ... non come le logiche di questo mondo?
Dove é il regno di questo Re?
Dove sono le tracce di questo regno?
Credo che il Regno di cui parla Gesú, 
Oggi sia a Gaza... tra le pietre scalcinate e i bambini impauriti, induriti e feriti da una guerra assurda. 
Credo sia a Beirut tra chi cerca ancora di recuperare qualcosa in una casa, una famiglia, una vita distrutta.
Credo sia in Ucraina e i Russia ... lì dove manca di tutto tutto ma non mancano bombe e missili, non abbiamo soldi per gli affamati, I malati, i diseredati, per tutelare la natura, ma per le armi i soldi ci sono.
Credo sia in Afganistan, ed è un regno al femminile, un regno di donne prigioniere di un burka, di un velo che le separa dal mondo contemporaneo.
Credo sia in Sudan, in Iran e in tutti quei paesi dove non è possibile esse liberi, ma solo privati della propria dignità umana, perché qualcuno pensa che in nome di Dio sia possibile dominare e possedere gli esseri umani.
Il regno di  questo re è li dove l'amore rappresenta ed esprime, nonostante tanti tentativi di reprimere il meglio di ciò che è immagine di Dio, l'uomo


sabato 23 novembre 2024

Dio vivo

Ap 11,4-12 e Lc 20,27-40

Il paradiso, non è una conseguenza logica e di ragionamento con la realtà del tempo e della storia ... sia pure quella personale. Qui sulla terra le cose vanno per un certo senso e in una certa maniera, ma in Paradiso come accadrà come si mettono le cose? Gesu risponde con una bella catechesi catechesi sull'aldilà, sulle realtà ultime, comincia dicendo che in cielo saremo tutti di tutti e tutti di Dio. Dio è il Dio dei vivi non dei morti! E sapete perchè? Perchè tutti vivono per Lui. Basta questo per sapere che esiste la Risurrezione. ... 

venerdì 22 novembre 2024

I mercanti moderni

Ap 10,8-11 e Lc 19,45-48

In questi ultimi Vangeli abbiamo visto Gesù che piange, che sgrida, oggi invece si arrabbia dentro il Tempio. I tratti umani di Gesù esprimono tutto il suo sdegno per aver violato la città di Dio e la casa del padre  ... abbiamo forse anche noi distrutto la sacralità del tempio con le nostre piccole e grandi idolatrie? Quando la nostra vita di fede si riduce a una frequentazione di spazi religiosi, quando riduciamo l’incontro con Dio a riti e la fede a strumento per chiedere ciò che vogliamo, ecco che Gesù ci caccia dal tempio. Interroghiamoci se anche noi finiamo per ridurre le nostre parrocchie a mercato ...

giovedì 21 novembre 2024

Il pianto di Gesù

Ap 5,1-10 e Lc 19,41-44

Il pianto di Gesú manifesta la sua impotenza davanti al rifiuto di una città che da lì a pochi giorni sarà spettatrice della sua morte. Ma quel pianto rivela pure la forza di un amore fedele anche di fronte all’infedeltà. Quel pianto esprime il desiderio di Gesù di generare uno spazio di libertà li dove c’è la schiavitù del peccato, quel pianto vuole scuotere anche il cuore più ostinatamente e chiuso, così da offrire un invito e anche la possibilità che mai sarà revocata per la conversione, che rimane aperta a tutti e per sempre. La parole di Gesù non vogliono essere un giudizio sulla città e una profezia di castigo, ma sono lacrime di dolore di fronte alla ostinazione della ottusità dell'uomo.



mercoledì 20 novembre 2024

Investiamo nel regno

Ap 4,1-11 e Lc 19,11-28

Tutto è in relazione al Regno di Dio che viene, cioè che si realizza e noi ne siamo pienamente coinvolti. Le monete che sono i famosi talenti rappresentano ciò che siamo. Una o dieci, per Dio non fa differenza, siamo noi che facciamo differenza pensando che chi ha  dieci monete valga di più davanti a Dio. Dio non fa differenze, e non ha preferenze; Gesù rispetto alle monete, suggerisce semplicemente di usarle e farle fruttare nel fare la volontà di Dio, cioè essere come vuole lui.

martedì 19 novembre 2024

Il Zaccheo di Francesco.

Ap 3,1-6.14-22 e Lc 19,1-10

Papa Francesco, catechesi su Zaccheo: "Quando nella vita ci capita di puntare in basso anziché in alto, può aiutarci questa grande verità: Dio è fedele nell’amarci, persino ostinato. Ci aiuterà pensare che ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, che crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi, che “fa sempre il tifo” per noi come il più irriducibile dei tifosi. Sempre ci attende con speranza, anche quando ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato. Ma affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale! E’ anzi un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare. Dio, invece, è ostinatamente speranzoso: crede sempre che possiamo rialzarci e non si rassegna a vederci spenti e senza gioia.

lunedì 18 novembre 2024

Vedere il nuovo

Ap 1,1-5;2,1-5 e Lc 18,35-43

"Signore che io veda di nuovo". E Gesù a lui: "Abbi di nuovo la vista". E subito dopo, l’evangelista replica: "Subito ci vide di nuovo". Di nuovo, il termine "nuovo" non passa inosservato. Quindi quel cieco una volta ci vedeva. Ma ora, dopo il tempo della cecità vede di nuovo o forse vede il nuovo, chissà! Cioè ha un modo nuovo di vedere al punto che Gesù, gli permette di seguirlo. Occorre vedre di nuovo per seguire uno che é risorto dai morti.

domenica 17 novembre 2024

Finalmente una buona notizia!

Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18 Mc 13,24-32

Anziché perseverare in un’immagine di tribolazione, tutto viene ribaltato in meglio in un annuncio pieno di speranza e di certezze: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".
Siamo arrivati alla fine dell'anno liturgico; il percorso fatto in queste settimane ci ha condotto al cuore di Gesù, a sentire come sente lui, a comprendere come lui comprende, a piangere voce lui piangere, abbiamo toccato il mistero di Dio attraverso il velo della nostra umanità, e alla fine questo mistero si offre a noi in una consolante prospettiva di pienezza: tutti siamo accompagnati da una parola fedele che non verrà mai meno e che realizzerà il fine della nostra vita.
Anche il più forte tra di noi, in realtà rivela i tratti feriti di una umanità fragile che ha bisogno di certezze, che vuole possedere il suo destino e che non si dà pace rispetto al futuro.
Ma Gesù si dimostra ancora un fine psicologo ... accompagna la lettura dei segni dei riempì e di fronte all'impossibilità di discernere tutto, lui stesso si pone come chiave di lettura del "tutto".
Allora, potremmo dire che nel profondo di questo tempo, limitato e destinato a finire, è seminata la Parola di Dio, capace di generare sempre e ovunque una vita nuova.
Proprio questo nostro tempo, con tutti i drammatici sconvolgimenti che vediamo e che spesso ci lasciano disorientati, se si apre all’ascolto, diventa grembo di nuova vita. Ma lo riconoscerà solo chi avrà imparato a riconoscerlo nel suo venire nel tempo della vita, nel tempo che passa.
In questo tempo, il Signore non viene nella gloria, ma viene nei sacramenti della Chiesa, nel povero e nel sofferente, viene in chi grida il proprio dolore e in chi cerca pietà.
Se le letture e il Vangelo ci invitano a guardare ai segni dei tempi, alle cose che passano, ai tempi ultimi, al venire definitivo di Dio tra noi per fare il resoconto della storia… della storia del mondo e della nostra storia personale, siamo stimolati a guardare il corso attuale con estrema capacità di giudizio, e nello stesso tempo a percepire come in questo cammino umano si cela il mistero di Dio. Una presenza che non rappresenta l'accompagnamento alla fine, ma il compimento del fine.
Il fine verso cui il mondo procede, il fine verso cui la nostra stessa vita va. Il fine di tutto lo scorrere del tempo e del cosmo. Un fine che non ci è noto, ma che non per questo non c’è. O meglio, il fine ci è noto; quello che ignoriamo è il come si compirà. La narrazione del vangelo, ci conduce con immagini, a considerare come tutto sarà completamente sconvolto nel compiersi del fine, nulla rimarrà tale, tutto viene meno circa la nostra esigenza di sicurezza, certezza e stabilità... ma ecco che nella fede si mostra con forza un'ulteriore certezza: la mia parola non passerà ...

Tu, Signore, non passerai
Il mondo che passa ci insegna a guardare il cielo.
La vita che passa ci insegna a guardare te,
a desiderare te, a mettere te al centro di tutto.
Signore Gesù, Signore del tempo,
liberaci da tutto per ritrovarci in te. Amen


sabato 16 novembre 2024

La preghiera che genera la fede

3Gv 1,5-8 e Lc 18,1-8

Mettiamoci in ascolto di questa pagina, e scopriremo una relazione particolare tra preghiera e fede,  una relazione che sta particolarmente a cuore a Gesú. Forse il Signore suppone che in futuro non ci sarebbe stato più nessuno disposto a pregare sempre, senza stancarsi mai? La domanda finale, poi, mette una certa inquietudine. Ma una cosa è evidente: senza preghiera crolla la fede. La relazione si complica in ragione dell'esaudimento della preghiera. Detto questo nella preghiera affidiamo a Dio il compimento di un "bene" che nella fede riconosciamo come sua volontà e non come semplice nostra richiesta.

venerdì 15 novembre 2024

Perdere la vita e guadagnarla

2Gv 1,3-9 e Lc 17,26-37

Chi è che perde la vita per il fatto di averla voluto conservare se non colui che vive esclusivamente per la carne, per se stesso, senza lasciar emergere lo spirito; o peggio ancora, colui che vive pieno di sé, ignorando completamente gli altri? Perché è evidente che la vita nella carne deve perdersi inevitabilmente, e la vita nello spirito, se non viene condivisa, si indebolisce. Perdere la vera significa prendere come modello Gesù che fa della vita lo spazio in cui donare se stesso.

giovedì 14 novembre 2024

Paura del Regno di Dio

Fm 1,7-20 e Lc 17,20-25

Quando verrà il Regno di Dio, si intreccia con la nostra ansiosa attesa della fine del mondo! Ma questo rivela la nostra grande paura del morire e la poca fede nell'eternità. Paura e scarsa fede già evidenti nelle domande rivolte a Gesù. In realtà siamo di fronte a un falso problema, perché,  il Regno di Dio è già arrivato, e Gesù ne é il segno e compimento, e così, se volete, anche la fine del mondo è già arrivata. È già iniziata, e la paura della fine del mondo non dovrebbe appartenerci, perché noi viviamo già della vita eterna. Perché aver paura di morire, quando in realtà siamo già dentro l’eternità?

mercoledì 13 novembre 2024

Guariti e salvati

Tt 3,1-7 e Lc 17,11-19

E noi dove siamo? Dentro o fuori dalla gratitudine indispensabile per essere non solo toccati dalla grazia del Signore, ma essere pure guariti dal male più profondo che è capace di distruggere anche le cose più belle che ci possono essere donate da Dio e dai fratelli. Fino a quando gridiamo a Dio gridiamo a Dio solo perché stiamo soffrendo, certo possiamo sperimentare la sua forza di salvezza, ma solo quando la nostra preghiera diventa inutile, cioè non per necessità e convenienza, allora siamo sicuri di poter contemplare tutta la bellezza del volto di Dio e gustare il frutto della sua provvidenza, e la gratitudine non è un contraccambio ma espressione di amore.

martedì 12 novembre 2024

Il guadagno degli inutili

Tt 2,1-8.11-14 e Lc 17,7-10

Servi inutili, o meglio senza utile. Cioè a gratis. Quando la nostra esistenza si compirà nell'incontro con il Padre, emergerà tutto ciò che abbiamo vissuto per interesse, per avidità e guadagno, e tutto ciò che corrisponde alla vanagloria; in quel momento resterà solo ciò che abbiamo fatto per amore. Forse resteranno poche cose, solo quelle di cui neppure abbiamo memoria tanto sono passate con discrezione. Ma sono quelle cose fatte con spirito di servizio e gratuità. Sono queste poche cose che esprimono le caratteristiche fondamentali della comunità cristiana, un popolo fatto di accettazione e di perdono. Per questo ci vuole la fede che introduce alla conoscenza dell'amore di Dio per noi, in modo da potere non dominare gli altri, ma servirli in gratuità, e non per guadagno.

lunedì 11 novembre 2024

Scandalo, perdono e fede

Tt 1,1-9 e Lc 17,1-6

Una immagine drammatica contiene il giudizio di condanna per chi scandalizzare i "piccoli" del regno di Dio: ... deve essere gettato in mare con al collo una macina da mulino. Ma subito anche il perdono incondizionato. Il sette volte indica infatti un numero illimitato, cioè bisogna perdonare sempre chi si pente. Questo accostamento genera una fortissima tensione e immediatamente l'attenzione viene orientata sulla "qualita" della nostra fede, che se la prendiamo sottogamba corre il rischio di scandalizzare chi ci sta guardando. Ma quale scandalo più grande se non l’assenza di perdono e di misericordia? Ecco che la fede si esprime concretamente nel perdono e realizza l’opera di Dio in noi, questo supera ogni scandalo.

domenica 10 novembre 2024

Lo sguardo attento di Gesù... Dio vede...

1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

Un Vangelo dalle parole di fuoco. Gesù nel tempio, nello spazio più sacro e nel luogo del potere, sta insegnando alla gente. Egli sa perfettamente di essere sotto lo sguardo di tutti, ma non per questo arretra e anzi il suo parlare si fa sempre più forte e senza freni. Sarà questo l’ultimo atto pubblico di insegnamento prima della sua morte, o forse la goccia che fa traboccare il vaso per le varie autorità politiche e religiose.
Tutto il vangelo è fatto di sguardi sulla realtà e quindi sul vedere di Gesù.
Gesù vede ... osserva ... ma ciò che vede di noi non è un giudizio morale ma è lo spazio del suo agire libero e con misericordia ...
Ma che cosa vede?
Vede quelli che mettono le etichette di buoni e cattivi agli altri; vede coloro che caricano i fardelli della legge sulle spalle della gente e loro non li portano; vede quelli che attirano il consenso su di loro per usarlo a loro piacimento, ma in realtà sono persone vuote di senso e di valore; vede la loro smania di primeggiare e la loro rapacità, come anche la loro solitudine nell'apparenza solenne ma che è solo una facciata che nasconde un abisso di desolazione ... un vuoto immenso dove Dio non dimora. Hanno occupato la dimora di Dio il Tempio, ma Dio non abita in loro. Non c'è sentore di amorevolezza e di misericordia in loro e nella loro esperienza di vita.
Ma a questo punto, lo sguardo di Gesù non diventa occasione di denuncia socio-politico e religiosa, ma si dirige tra tutta la gente verso una povera vedova e si posa sulla sua vita, sulla sua persona.
Ora Gesù cosa vede?
Vede una donna, ormai al crepuscolo della vita che non ha più la terra sotto i piedi, che non sa più a chi appoggiarsi per restare in vita.
Ma è proprio questa estrema condizione che permette a questa donna di compuere questo gesto radicale che gli altri non fanno. Gli altri gettano del loro superfluo, le mette a rischio tutto ciò che le resta da vivere. In quei due spiccioli è contenuto un atto esistenziale di consegna totale di sé a Dio, resta svuotatacdi appoggiandosi solo alla fiducia in quel Dio che prometteve provvede.
In quella vedova Gesù rilegge se stesso in quel momento in cui tutto si dona al Padre e ai suoi nemici, due spiccioli di totale abbandono. Ma ci fornisce anche la lettura di noi stessi, del nostro discepolato.
Attratti da Gesù... siamo povere vedove o ricchi e potenti scribi e farisei? 
Il nostro desiderio di vita trova pace e realizzazione in Gesù o si dimena nel cercate un appoggio sulla gloria umana e la soddisfazione che deriva dal mondo?
La vedova rappresenta l'orizzonte di chi cerca Dio. 
Più siamo cresciuti nel suo amore e più ci rendiamo conto che non possiamo usare Dio per noi stessi, ma offrirci a Dio per trovare noi stessi.
Scopriamo che ci si realizza amando e donando ancor prima di essere amati e riempiti di doni. La vedova ci insegna che donare significa investire su Dio indipendentemente da ogni rischio. Ci si rende conto dell'abisso esistenziame di cui siamo fatti, che è lo spazio adeguato per Dio e non per le nostre vuote logiche di gioia e potere.
Ecco allora che ci rendiamo conto che ci vuole un salto radicale di fede: smettere di usare Dio e cominciare a consegnarci a lui. Questo ci porta a coltivare quotidianamente l’umiltà nel dono, donando nel silenzio di gesti che non fanno rumore e seminano il bene nel silenzio. Smettiamo di vivere solo per noi stessi ...  e iniziamo a vivere per lui che è morto e risorto per ciascuno di noi ... direbbe san Paolo. Ed ecco che: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà».


sabato 9 novembre 2024

Il tempio del suo corpo

Ez 47,1-2.8-9.12 e Gv 2, 13-22

Il Tempio di Gerusalemme era uno dei più grandi segni della benedizione di Dio verso il suo popolo. Il Tempio conteneva la solenne Arca dell’Alleanza che era la garanzia della fedeltà di Dio, e delimitava fisicamente lo spazio di ciò che era sacro e del sacrificio. Tutto questo faceva del Tempio lo spazio per accedere a Dio. Gesù fa un esercizio di trasposizione e afferma di esssere lui quello spazio. Cioè in pratica si sostituisce al Tempio, definisce il suo corpo come Tempio. Ora un corpo non resta per sempre, ma un corpo risorto permettevdi avere un tempio e un accesso a Dio che non verrà mai meno.

venerdì 8 novembre 2024

Furbizia nel bene

Fil 3,17-4,1 e Lc 16,1-8

Situazione difficile per quell’uomo ricco che vede sperperati i suoi averi dall'amministratore più fidato. La parabola conclude con una morale disorientante sui figli della luce. Ma chi sono? E chi sono i figli di questo mondo? Non vorrei cadere in una differenza puramente morale, per cui i primi sono i buoni e i secondi i secondi sono i  cattivi. Intanto entrambi sono figli e forse dividere il mondo in bianco e nero, buoni e cattivi, non è nella logica di Gesù è quindi della parabola. Il criterio di giudizio non può essere divisivo, ma è l'amore. In quest’ottica l’amministratore disonesto fa esattamente quello che avrebbe fatto il padrone: dona, ama, perdona e condona. L'elogio è per tutti i figli che quasi spudoratamente sono capaci di fare il bene per tutti coloro che hanno accanto.

giovedì 7 novembre 2024

La gioia di ritrovarci

Fil 3,3-8 e Lc 15,1-10

Com’è la gioia di Dio? E' come quella del pastore che ritrova la pecorella che aveva perso. Ecco, forse anche noi siamo artefici della sua gioia se ci lasciamo ritrovare da lui, abbandonandoci pienamente al suo amore, alla sua grazia. Infatti non basta che Dio ci venga a cercare, occorre anche lasciarsi trovare. Quindi il vero problema non è perdersi ma è farsi ritrovare. E per farlo basta farsi vedere, ecco Gesù guardami come la pecorella perduta del Vangelo, caricami sulle spalle ... Fa tutto Gesù. A noi spetta solo di farci guardare da Lui.

mercoledì 6 novembre 2024

Quando ci si scopre capaci di amare

Fil 2,12-18 e Lc 14,25-33

Amare è seguire Gesù in una follia!!! Abbiamo sempre riletto le parole di questo vangelo sull'amore a padre e alla madre in competizione con l'amore a Gesù. Questa è la logica umana dell'amoreggiare, ma non è amore! Ogni confronto è solo per scuotere la nostra piccolezza! Ma è proprio vero che per seguire Gesù dobbiamo rinunciare ad ogni cosa, a ogni amore. Non ne sono più convinto ... Il calcolo economico non serve ad amare; la forza neppure, ciò che permette di amare e la scelta di vivere amando, in questa scelta non c'è Gesù e il resto, Dio e il resto ... In questa scelta ci sta l'amore come esperienza umana che si esprime concretamente, ma in questa scelta esiste solo un amore che dilaga ovunque lo permettiamo, e questo amore è Dio stesso, è Gesù come amore incarnato!

martedì 5 novembre 2024

Un banchetto di ingrati

Fil 2,5-11 e Lc 14,15-24

Se la parabola è un immagine del compimento del tempo e dell'eternità, allora il Re è Dio, il banchetto è il paradiso e gli invitati sono gli uomini. Essere invitati è decisivo e condizione a prescindere, ma l’ingratitudine purtroppo assume proporzioni infinite e drammatiche. Non presentarsi alla festa è praticamente un suicidio eterno. Gesù ha pensato, e ci propone questa immagine in vista di quel compimento, di quell’ultimo giorno, del giorno senza tramonto, per cui tutto è in corsa sui binari dello spazio e del tempo per portare l’umanità definitivamente con se, verso quel banchetto a cui tutti noi siamo invitati. Quanta stoltezza si genera nel nostro quotidiano e nelle scelte della vita cioè quanta ingratitudine. Eppure Dio dovrebbe conoscere il cuore dell’uomo. Sa che è intasato di ingratitudine. 

lunedì 4 novembre 2024

I nostri banchetti parrocchiali

Fil 2,1-4 e  Lc 14,12-14

Meditando questa parabola emerge come la sua attualizzazione si infrange nella reale condizione di tante nostre comunità parrocchiali, gruppi e associazioni. A volte le parrocchie sono un po' come la festa di nozze del Vangelo: si invitano sempre gli stessi e tutti occupano gelosamente il loro posto. Poi le relazioni complicate, le invidie, le gelosie e le frustrazioni mai elaborate di chi ha cercato di risalire il podio di un ruolo significativo ... tutto questo azzera la gioia della comunità. Insomma bisognerebbe fare proprio come nel Vangelo: far entrare tutti, allargare l'orizzonte, ecco che Gesù vedendo tutte queste dinamiche a tavola trova una soluzione: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici (...), ma al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti".

domenica 3 novembre 2024

Ascolta e ama

Dt 6,2-6   Sal 17   Eb 7,23-28   Mc 12,28-34

Ormai è tutto chiaro, o meglio, ogni discorso sul regno di Dio, ogni incontro con la fragilità degli uomini e donne, ogni confronto è per Gesù occasione per manifestare che Dio Padre ama, che ogni uomo e donna, chiamati all'esistenza, sono amati, ogni sua parola vuole ricondurre tutto all'amore che lui prova per tutto ciò che il Padre gli ha affidato e che lui viene a salvare, cioè rigenerare nella pienezza del suo amare.
È bello pensare che la nostra fede si possa sintetizzare con la parola amore.
Leggendo questa pagina ci rendiamo perfettamente conto di come la fede in Gesù non si esprime in delle leggi o dei precetti, e neppure possiamo ridurla a una moralità della vita o a esperienze di bontà generica o generalizzata.
Se la nostra esperienza di Dio è una sottomissione a un pugno di leggi ... siamo solo degli schiacciati e ci infrangiamo nella condanna che i comandamenti e la legge possono solo lasciarci come prospettiva: nessuno di noi sarà mai adeguato alla legge.
Questo dottore della Legge al di là di ogni malafede legata al tentativo di cogliere in fallo Gesù, mette in evidenza tutta la sua rigidità, tutto il suo mondo rinchiuso in una gabbia di leggi, una gabbia che lo imprigiona e che alla fine rinchiude anche Dio. Il dialogo che questo uomo, in tavola con Gesù mette in evidenza due tipologie, quella di un Israele che si carica di pesi impossibili e quella di Gesù che libera il cuore e la vita permettendo a ogni persona di raggiungere il proprio fine, cioè non essere lontani dal regno di Dio.
É in riferimento a questa teologia del Signore che dovremmo tratteggiare la nostra quotidianità ma soprattutto le nostre relazioni.
Occorre cercare di frequentare Dio e non di stargli a distanza guardandolo dai banchi della chiesa, senza abbracciarlo veramente.
Imparare l'arte di amare così come ci è stato detto e mostrato da Gesù. Nulla ci è stato chiesto da Dio che non sia amore. La nostra vita trova il suo senso nell’amore, nell’amare e nell’essere amati. Tutta la teologia di Gesù si esprime non in un comandamento antico, ma si concretizza nell'amare Dio e amare il nostro vicino, colei e colui che ci sono prossimi, chiunque essi siano.
Ci sembra che amare sia semplice, ma in realtà richiede l'impegno di una vita, non si ama un momento, ma si ama sempre.
Amare richiede pazienza fino all’infinito. Richiede che ogni giorno si impari a ricominciare.
Sono convinto che per quanti possano essere i comandamenti, tutti insieme sarebbero più facili da vivere che vivere amando. Eppure, se riuscissimo a generare atti di amore quotidiani e reciproci, tutto sarebbe molto diverso.
L’amore è una scelta. L’amore abita nella verità di uno sguardo, nella debolezza di un fallimento accolto, nell’accettazione di una fragilità personale, in un gesto di delicatezza non richiesto. L’amore non esiste in astratto, non è nell’aria. L’amore germoglia dai gesti, da scelte consapevoli. Da un cuore, intelligenza e da una volontà impegnati all’unisono nell’inventare gesti e parole che siano amore verso Dio e – con la stessa forza e passione – verso i fratelli tutti. Ecco che amare… è l'unico comandamento di Gesù.

Preghiera di santa Teresa di Calcutta.

Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo,
quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli
Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.
Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,
e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

In sintesi, Signore, dammi qualcuno da amare!


sabato 2 novembre 2024

Memoria e vita

Commemorazione di tutti i defunti

In questa giornata voglio sottolineare la dei nostri cari, non certo come nozione di archivio, ma come condizione di presenta ora, e per sempre.
Storia di Bruno Ferrero
Il signor Tasso era un vero amico, sempre pronto a dare una mano. Era molto vecchio ormai e sapeva bene che presto avrebbe dovuto morire.
Una cosa sola lo tormentava: il dolore che avrebbero provato i suoi amici. Un giorno Volpe diede loro la triste notizia: Tasso era morto.Tutti gli animali del bosco amavano Tasso e si rattristarono profondamente. Così si ritrovarono sempre più spesso a parlare del tempo quando Tasso viveva ancora con loro. Talpa sapeva fare delle belle ghirlande di carta. Raccontò che era stato Tasso a insegnarle come farle.
Ranocchia era un'eccellente pattinatrice. Era stato Tasso a insegnarle i primi passi sul ghiaccio.
Quando era cucciolo. Volpe non riusciva mai a farsi il nodo della cravatta. Tasso gli aveva insegnato come fare. Tasso aveva donato alla Signora Coniglio la ricetta della pizza al luppolo selvatico. La Signora Coniglio raccontò la sua prima lezione di cucina con Tasso. Ogni animale aveva un particolare ricordo di Tasso. A tutti aveva insegnato qualcosa che ora sapevano fare meravigliosamente bene. E grazie a questi magnifici doni, Tasso li aveva uniti gli uni agli altri.

venerdì 1 novembre 2024

Santi col sorriso

 Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12

Spesso papa Francesco ci sconvolge con le sue parole, a volte pungenti e scomode a volte irriverenti ... ma quelle circa la faccia dei cristiani, sono una cruda verità: “Uno che annuncia Cristo non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale". La provocazione dice che i cristiani appaiono spesso tristi. Come potranno credere nel Salvatore se la nostra vita è grigia, triste e spenta di speranza. Bisogna che i discepoli di Cristo abbiano un aspetto da gente salvata, diceva Nietzsche. Ma come si fa a sorridere quando le preoccupazioni, il lavoro, i piccoli contrattempi e i grandi dolori sono così seri nella vita? Tra tutte creature del mondo (non so dell'universo) l'uomo è il solo che è capace di ridere e sorridere... il sorriso è specchio dell'anima e della coscienza, per cui se siamo immagine di Dio, anche Dio ride.

Ecco Dio ride!? Il sorriso è fondamentale: ride colui che sta nei cieli, dice la Bibbia. E ancora: la gioia del Signore è la vostra forza, perché è il sorriso di Dio. La gioia con cui il Creatore contempla ogni sua creazione è il fondamento solido della serenità e della pace di ognuno di noi. Non è irriverente pensare che Dio, il Signore dell'universo, sorrida!

Il sorriso è conseguenza dello sguardo su me stesso. Senza perdere di vista la mia umanità, i miei limiti, che non sono necessariamente un difetto e non vanno presi troppo sul serio. “Saper vedere anche l'aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa” – disse una volta Benedetto XVI – e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante, e direi che è anche necessario sorridere del mistero che è ciascuno di noi.

Sorridere è un atto di umiltà, vuol dire accettare se stessi e il proprio modo di essere, rimanendo in santa pace. Si sorride quando non ci si prende troppo sul serio, perché “la serietà non è una virtù" ma è musoneria e rigidità. È facile essere pesanti e difficile essere leggeri.

Il sorriso è conseguenza della voglia che ho di accogliere. È il sorriso con il quale accolgo chi incontro per caso e le persone con le quali vivo e lavoro. Con affetto e senza prendere troppo sul serio eventuali sbagli o presunti sgarbi. Madre Teresa di Calcutta, ricevendo il Premio Nobel, spiazzò la platea con questo invito: “Sorridete sempre ai vostri familiari. Regalatevi reciprocamente nel vostro tempo in famiglia. Sorridetevi". Il sorriso può essere davvero il segno di riconoscimento caratteristico di un cristiano, distintivo della santità.

«O Signore, liberaci dai santi con la faccia triste», così scriveva la grande mistica Teresa d’Avila. La santità, infatti, non implica un’anima malinconica, severa, e neppure un basso profilo senza energia. Chi cammina in compagnia di Dio è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il contatto con la realtà, sa illuminare gli altri con ardore e speranza. Per questo troviamo spesso un sorriso sulle labbra dei santi.