1Gv 2,18-21 e Gv 1,1-18
martedì 31 dicembre 2024
Verbo, Vita e Luce.
lunedì 30 dicembre 2024
Profetessa di speranza
1Gv 2,12-17 e Lc 2,36-40
Dice Silvano Fausti che Anna rappresenta tutta l’umanità il cui destino è vedere il volto di Dio e riflettere in sé lo stesso volto. Una vita spesa nell'attesa dell'atteso, lei che era rimasta vedova e tutta la sua esistenza è stata una invocazione dalla solitudine dell' amore ... invocando e desiderando quello sposo che solo la può consolare. Questa finalmente ha la fortuna di vederlo faccia a faccia e di gioire per la presenza dello sposo, come lo sposo gioisce della presenza della sposa. E quindi rappresenta le nozze finali, della Gerusalemme celeste, quando l’umanità si incontrerà con lo sposo; è già predetto in questa vedova.
domenica 29 dicembre 2024
Festa della Sacra Famiglia
1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52
Non è sacro un tipo di famiglia, o certi rapporti parentali, ma si tratta di riconoscere la sacralità nella famiglia, ovvero che in questa parola, famiglia, c’è una realtà sacra, irriducibile a qualsiasi discussione o a qualsiasi forma. C’è una sacralità nella famiglia che riguarda la vita di fede, che riguarda il nostro vissuto interiore, la dimensione più profonda di noi stessi. Perché famiglia significa rifugio, conforto, significa fecondità e generazione dei figli, significa s da nuova e costruttiva, significa educazione alla prossimità. Nella famiglia è insita la promessa di chi siamo, e il compiersi della nostra vocazione umana e di figli di Dio. Una famiglia in cui orizzonte esistenziale si allarga fino alla genesi della creazione stessa: “e l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”, questo orizzonte sacramentale genera anche la sacralità dell’essere della famiglia. E alla luce del Vangelo di oggi, grazie all’evangelista Luca, riconosciamo la sacralità nella famiglia, nel mistero di un Dio che si è fatto a noi familiare.
La festa di oggi ci permette di guardare con attenzione e semplicità alla Famiglia di Gesù per come è inserita in un contesto sociale, culturale e religioso della gente del suo tempo e della sua fede. C’è un legame profondissimo naturale ed esplicito, tra Gesù, Maria e Giuseppe; tuttavia, a un certo punto, per Gesù si apre la scoperta della vocazione che porta dentro e scopre per sé un progetto più grande: la chiamata del Padre: «io devo occuparmi delle cose del Padre mio».
La famiglia è molto più che un contenitore affettivo e generativo, la famiglia ha il compito di aprire alla vocazione, alle scelte di vita.
L'evangelista Luca ci racconta non solo un fatto di cronaca familiare ma ci rivela un contenuto teologico relativo alla famiglia.
Di fronte ai drammi delle famiglie frastornate in una cultura soggettivista e indifferente, centrata sull'io e non sul tu e il noi, è necessario recuperare almeno due elementi di sacralità famigliare:
1) LA FAMIGLIA E' UNA NECESSITÀ ANCHE PER DIO. È bello riflettere sul fatto che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia. Proprio per questo, la Santa Famiglia di Nazaret, è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro sicuro punto di riferimento e una sicura ispirazione. Come anche famiglia scuola necessaria di vocazione, e di scoperta di Dio come Padre. La famiglia è la storia da cui proveniamo. Ognuno di noi ha la propria storia, nessuno è nato magicamente, con la bacchetta magica, ognuno di noi ha una storia e la famiglia è la storia da dove noi proveniamo.
È bello vedere Gesù inserito nella trama degli affetti familiari, che nasce e cresce nell’abbraccio e nelle preoccupazioni dei suoi. Questo è importante anche per noi: proveniamo da una storia intessuta di legami d’amore e la persona che siamo oggi non nasce tanto dai beni materiali di cui abbiamo usufruito, ma dall’amore che abbiamo ricevuto dall’amore nel seno della famiglia.
2) LA FAMIGLIA QUOTIDIANA. Ad essere famiglia si impara ogni giorno. Nel Vangelo vediamo che anche nella Santa Famiglia non va tutto bene: ci sono problemi inattesi, angosce, sofferenze. Maria e Giuseppe perdono Gesù e angosciati lo cercano, per poi trovarlo dopo tre giorni, ma hanno bisogno di tempo per imparare a conoscere il loro figlio. Così anche per noi: ogni giorno, in famiglia, bisogna imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà. È la sfida quotidiana, e si vince con il giusto atteggiamento, con le piccole attenzioni, con gesti semplici, curando i dettagli delle nostre relazioni. Per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell’io. È pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli; quando, anziché avere gesti di cura per gli altri, ci fissiamo nei nostri bisogni; quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino; quando ci si accusa a vicenda, ripetendo sempre le solite frasi, dove ognuno vuole aver ragione e alla fine cala un freddo silenzio. La Vergine Maria, sposa di Giuseppe e mamma di Gesù, protegga le nostre famiglie.
sabato 28 dicembre 2024
Nascita e morte
1Gv 1,5-2,2 e Mt 2,13-18
venerdì 27 dicembre 2024
Giovanni vide e credette
1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8
giovedì 26 dicembre 2024
Natale di Santo Stefano
At 6,8-12;7,54-60 e Mt 10,17-22
mercoledì 25 dicembre 2024
In questa Santa Notte di Speranza ...
Is 9,1-6 Sal 95 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14
... Vi annuncio ciò che è nato
Anche noi in questa Notte Santa ci siamo messi in cammino, come pellegrini di speranza, anche noi siamo saliti sul pullman che ha corso verso la sua prima meta, ed ecco che abbiamo aperto la porta di questa casa, della nostra Chiesa e siamo entrati varcando la soglia … Abbiamo così espresso il nostro desiderio di incontrare il Signore Gesù … in questa celebrazione che lo rende presente e che attualizza il suo nascere nel tempo e nella storia passata, e oggi in ciascuno di noi.
In realtà ora è come se fossimo a Betlemme, nella notte santa in cui il figlio di Dio nasce ... siamo lì a Betlemme per vederlo nella grotta, per baciare la terra che lo accolse, e toccare la mangiatoia dove fu adagiato in fasce.
Come fu emozionante la prima volta, trentuno anni fa; e come è sempre una continua meraviglia inginocchiarsi in quel luogo Santo e baciare quella terra ...
Il Vangelo di questa Notte sono parole e immagini che vogliono affermare più che narrare un fatto; sono un mistero inaudito ma che ci coinvolge tutti da sempre: il mistero dell’esistenza, il mistero dell’amore, il mistero di Dio con noi è per noi.
Attenzione non siamo di fronte alla favola del dolce Natale, ma oggi siamo testimoni della sua nascita nei bambini uccisi a Gaza in fila per il pane; nelle famiglie distrutte da anni di guerra civile in Siria; come anche nelle divisioni che costantemente da decenni dilaniano il Libano; Gesù nasce nella povertà di troppi cristiani che ormai da anni senza lavoro cercano altrove, lontano dalla loro amata Terra Santa possibilità di vita ... Gesù nasce stanotte nelle zolle di questa nostra terra straziata da bombe e misfatti della nostra disumanità ... quel figlio di Dio infatti è nato per sempre nella nostra umanità, lo spazio privilegiato dove vuole essere accolto e incontrato.
... Vi annuncio il Giubileo, un anno di Grazia un tempo Santo
Quest’anno il Natale segna anche l’inizio del Giubileo, che è un anno dedicato proprio alla speranza. E di speranza ne abbiamo estremo bisogno in questo nostro mondo, segnato da così tanta violenza, odio, e ferito da disprezzo, indifferenza e paura. In questo anno la Chiesa ci dice che dobbiamo ritrovare la Speranza.
L’angelo che reca l’annunzio della nascita di Gesù ai pastori dice che a Betlemme è nato un Salvatore e che questo Salvatore è nato “per noi”. Il suo non è un venire generico, che non incontra nessuno. Lui viene per incontrare personalmente ciascuno, perché questa è la salvezza, un incontro personale, una relazione reale e viva. A questo annuncio dell’angelo, deve seguire una risposta. Una decisione: accogliere oppure no l’invito dell’angelo ad andare a vedere il Salvatore. La risposta, infatti, non è scontata. E lungo il cammino, incontreremo tanti fratelli e sorelle, bisognosi di casa e di pane, come noi, e per i quali fare posto e dare speranza. L'Anno Santo sarà ben di più che il condono delle colpe dei peccati, o questione di indulgenze, sarà l'anno in cui o germoglierà in noi la speranza, che è Cristo Signore, o avremo fallito ancora una volta il nostro essere cristiano.
... Vi annuncio che la terra è santa
Ieri mattina ho scritto un messaggio al Cardinale Pizzaballa e gli ho chiesto:
Ciao carissimo … Non è una curiosità … ma quale è il messaggio di Natale che nasce a Gaza? Per noi distratti da tutto e indifferenti del male?
E lui, reduce dalla visita alla parrocchia di Gaza, mi ha risposto:
Di Serena fiducia nell’azione di Dio, che entra dentro la storia, tragica e drammatica, e salva coloro che lo accolgono dalla disumanità.
Queste parole le rimando anche a voi, perché ciascuno di noi oggi faccia posto nella propria umanità alla nascita del figlio di Dio, e non dimentichiamo nessuno di quei piccoli, poveri e diseredati, per i quali Dio ha voluto farsi uomo e salvare tutto dall'invidia disumana del male cioè dalla morte.
Ecco che ho deciso di farmi promotore di una raccolta fondi in questo tempo di natale per sostenere e permettere ai cristiani di Israele (e Palestina), Libano e Siria di stare nella loro terra. La terra santa deve essere abitata anche da testimoni la cui storia è vita deriva da Gesù... perché è una terra viva e non può essere un museo di reperti. Il Signore mi aiuti, in questo ...
martedì 24 dicembre 2024
La Speranza si profetizza
2Sam 7,1-5.8-12.14.16 e Lc 1,67-79
lunedì 23 dicembre 2024
Speranza che nasce
Mi 3,1-4.23-24 e Lc 1,57-66
domenica 22 dicembre 2024
Vieni speranza del mondo
Mi 5,1-4 Sal 79 Eb 10,5-10 Lc 1,39-45
sabato 21 dicembre 2024
La speranza corre veloce
Cant 2,8-14 e Lc 1,39-45
venerdì 20 dicembre 2024
La speranza si condensa nel Si
Is 7,10-14 e Lc 1,26-38
giovedì 19 dicembre 2024
Le radici della speranza
Gdc 13,2-7.24-25 e Lc 1,5-25
mercoledì 18 dicembre 2024
La speranza nel buio più oscuro
Ger 23,5-8 e Mt 1,18-24
martedì 17 dicembre 2024
La speranza dentro la nostra carne
Gn 49,2.8-10 e Mt 1,1-17
lunedì 16 dicembre 2024
Speranza di cambiare
Nm 24,2-7.15-17 e Mt 21,23-27
domenica 15 dicembre 2024
Convertire la realtà
Sof 3,14-18 Is 12 Fil 4,4-7 Lc 3,10-18
I segni del male condizionano pesantemente la realtà in cui viviamo … e la plasmano. Anche il nostro essere discepoli di Gesù ne risulta condizionato in questo mondo di profonda indifferenza e di individualismo; anche i discepoli si rivestono di indifferenza e di individualismo. In occidente essere Chiesa non ha infatti più un contenuto comunitario. Nel tempo passato erano le tradizioni a custodire il senso comunitario, ora saltate pure queste ... rimane solo l'individualismo.
Il segno di Giovanni rappresenta la provocazione circa la conversione dell’ordine morale … Tutti di fronte al battesimo, si devono interrogare: "e ora cosa facciamo" …, giustizia, verità … pace ..., sono le parole che emergono in questo confronto collettivo con le parole del Battista.
Con il suo atteggiamento diretto, il Battista entra nelle pieghe della nostra vita, e impatta con tutto ciò che incontra. Austero, radicale, a prima vista persino duro e capace di incutere timore: Giovanni è “un uomo allergico alla doppiezza”: ci fa riflettere, quando guardiamo gli altri dall’alto al basso, pensando di essere migliori di loro; di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli ...
Centrale, è la domanda che risuona tre volte: “Che cosa dobbiamo fare?”
Dentro questa domanda si nasconde innanzitutto un’attesa: l’attesa che si apra una via nuova, qualcosa di nuovo per la nostra vita. Tutti in verità siamo alla ricerca di una vita migliore, di una pienezza che non è mai completamente raggiunta; tutti speriamo in un domani migliore e vero.
Spesso, dietro questa domanda, c’è l’esperienza dell’insoddisfazione: per essere felici ci manca sempre qualcosa, ma non sappiamo cosa. Da qui la domanda: che cosa dobbiamo fare?
Ma in breve ci si accorge che anche neppure la risposta di Giovanni è sufficiente a colmare il bisogno esistenziale che ci portiamo dentro. La risposta di Giovanni non è capace di trasformare radicalmente la realtà, non è sufficiente una moralità risanata a rinnovare il mondo dalla sua ferita mortifera.
Gesù imprime alle parole di Giovanni una forza unica, ciò che dobbiamo fare è iniziare a pensarci dentro relazioni nuove, in cui il primo intento non può essere proteggere o difendere il mio interesse, ma sapere condividere la mia vita.
Solo il Signore è colui che ha il potere, la forza di convertirmi così profondamente, lui solo può “battezzare in Spirito Santo e fuoco". È questa relazione profonda con Gesù che costituisce la conversione personale e della realtà ci permette di riscoprire l'essere figli di Dio e fratelli con tutti gli uomini e donne del mondo.
sabato 14 dicembre 2024
Speranza profetica
Sir 48,1-4.9-11 e Mt 17,10-13
venerdì 13 dicembre 2024
Lo riconosciamo sperando
Is 48,17-19 e Mt 11,16-19
giovedì 12 dicembre 2024
Speriamo le cose piccole
Is 41,13-20 e Mt 11,11-15
mercoledì 11 dicembre 2024
Il giogo di chi spera.
Is 40,25-31 e Mt 11,28-30
martedì 10 dicembre 2024
La speranza è nel trovarsi
Is 40,1-11 e Mt 18,12-14
lunedì 9 dicembre 2024
La speranza tra fede, miracoli e gli amici.
Is 35,1-10 e Lc 5,17-26
domenica 8 dicembre 2024
Spera pure Maria
Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
sabato 7 dicembre 2024
Speranza nel mezzo del cambiamento
Is 30,19-21.23-26 e Mt 9,35-10,1.6-8
venerdì 6 dicembre 2024
Speranza che il Libano si cambiera in un frutteto
Is 29,17-24 e Mt 9,27-31
giovedì 5 dicembre 2024
La speranza ha fondamenta rocciose
Is 26,1-6 e Mt 7,21.24-27
mercoledì 4 dicembre 2024
Speranza di un pane per tutti
Is 25,6-10 e Mt 15,29-37
martedì 3 dicembre 2024
Lo Spirito della speranza
Is 11,1-10 e Lc 10,21-24
lunedì 2 dicembre 2024
Sguardi di speranza ...
Is 2,1-5 e Mt 8,5-11
domenica 1 dicembre 2024
Profeti di speranza
Ger 33,14-16 Sal 24 1Ts 3,12-4,2 Lc 21,25-28.34-36
Il tempo di Avvento può essere allora l’occasione propizia per rianimare il nostro bisogno di parole e gesti di profezia; per una fede che sia viva in questo nostro tempo, è essenziale la profezia.
Abbiamo bisogno di profezia per capire qualcosa di questo nostro tempo, dei suoi cambiamenti e delle sue fratture, delle sue risorse e dei suoi limiti; abbiamo bisogno di uomini e donne che con coraggio e parresia rischiano una parola scomoda, ma generativa e feconda, almeno di pensiero, prima che di azione.
Il tempo di Avvento è propizio alla profezia, perché la Parola ci spinge verso il Natale invitandoci all’ascolto di profeti che hanno smosso e hanno indicato vie percorribili per un’umanità in cammino; è un tempo necessario per non farci sommergere, ogni anno sempre di più, dalla religione del consumo e della polemica, mentre l’attualità bussa con la sua pesantezza che soffocando il bene che resta comunque in noi.
Servono tempi di silenzio e riflessione, di preghiera e di immersione nel proprio io, di docilità allo Spirito e di ‘digiuno’ da troppe chiacchiere a vuoto; servono tempi di superamento di resistenze, di fiducie ricomposte, di sequele da rianimare. Servono maestri e discepoli, essenzialità e sostanza di vita, conseguente, per quanto possibile, ciò che pesa e appesantisce. Può essere il tempo che indirizza al Natale un kairòs per riscoprire la sete di profezia. Il tempo di Avvento ci guida, attraverso la Parola, ad allenare l’orecchio e la vista, il cuore e la ragione, per scorgere lampi di profezia che sappiano, un passo dopo l’altro, farci abitare l’oggi e il domani.
E ciascuno noi come può essere profeta?
sabato 30 novembre 2024
Sant'Andrea Ap.
Rm 10,9-18 e Mt 4,18-22
"Andarono dietro a Gesù e lo seguirono", nel fare questo si evidenzia una immediatezza che non si cura delle conseguenze, non si pone criticamente di fronte a future fatiche, insuccessi e delusioni. Tutto avviene per forza di una parola che ti chiama e tutto si concentra nel fascino di un uomo che per primo ti guarda e a cui tu offri te stesso. Ma perché tutto questo? La chiamara, cioè la vocazione è uno sguardo d'amore che trafigge il cuore di chi si abbandona, di chi si lascia toccare dalla parola; è sempre stimolante l'essere scelti da qualcuno... se poi quel qualcuno è il figlio di Dio ... beh, allora si capisce perchè Andrea e compagni pescatori hanno risposto subito ...
venerdì 29 novembre 2024
Il Signore si avvicina
Ap 20,1-4.11-21,2 e Lc 21,29-33
giovedì 28 novembre 2024
Gerusalemme distrutta
Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9 e Lc 21,20-28
mercoledì 27 novembre 2024
Perseveranza e salvezza
Ap 15,1-4 e Lc 21,12-19
martedì 26 novembre 2024
Pietre belle e che salvano
Ap 14,14-19 e Lc 21,5-11
lunedì 25 novembre 2024
Gesù impara a donare
Ap 14,1-3.4-5 e Lc 21,1-4
domenica 24 novembre 2024
Il Re dov’è?
Dn 7,13-14 Sal 92 Ap 1,5-8 Gv 18,33-37
sabato 23 novembre 2024
Dio vivo
venerdì 22 novembre 2024
I mercanti moderni
Ap 10,8-11 e Lc 19,45-48
giovedì 21 novembre 2024
Il pianto di Gesù
Ap 5,1-10 e Lc 19,41-44
Il pianto di Gesú manifesta la sua impotenza davanti al rifiuto di una città che da lì a pochi giorni sarà spettatrice della sua morte. Ma quel pianto rivela pure la forza di un amore fedele anche di fronte all’infedeltà. Quel pianto esprime il desiderio di Gesù di generare uno spazio di libertà li dove c’è la schiavitù del peccato, quel pianto vuole scuotere anche il cuore più ostinatamente e chiuso, così da offrire un invito e anche la possibilità che mai sarà revocata per la conversione, che rimane aperta a tutti e per sempre. La parole di Gesù non vogliono essere un giudizio sulla città e una profezia di castigo, ma sono lacrime di dolore di fronte alla ostinazione della ottusità dell'uomo.
mercoledì 20 novembre 2024
Investiamo nel regno
Ap 4,1-11 e Lc 19,11-28
martedì 19 novembre 2024
Il Zaccheo di Francesco.
Ap 3,1-6.14-22 e Lc 19,1-10
lunedì 18 novembre 2024
Vedere il nuovo
Ap 1,1-5;2,1-5 e Lc 18,35-43
domenica 17 novembre 2024
Finalmente una buona notizia!
Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18 Mc 13,24-32
Anziché perseverare in un’immagine di tribolazione, tutto viene ribaltato in meglio in un annuncio pieno di speranza e di certezze: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".Siamo arrivati alla fine dell'anno liturgico; il percorso fatto in queste settimane ci ha condotto al cuore di Gesù, a sentire come sente lui, a comprendere come lui comprende, a piangere voce lui piangere, abbiamo toccato il mistero di Dio attraverso il velo della nostra umanità, e alla fine questo mistero si offre a noi in una consolante prospettiva di pienezza: tutti siamo accompagnati da una parola fedele che non verrà mai meno e che realizzerà il fine della nostra vita.
Anche il più forte tra di noi, in realtà rivela i tratti feriti di una umanità fragile che ha bisogno di certezze, che vuole possedere il suo destino e che non si dà pace rispetto al futuro.
Ma Gesù si dimostra ancora un fine psicologo ... accompagna la lettura dei segni dei riempì e di fronte all'impossibilità di discernere tutto, lui stesso si pone come chiave di lettura del "tutto".
Allora, potremmo dire che nel profondo di questo tempo, limitato e destinato a finire, è seminata la Parola di Dio, capace di generare sempre e ovunque una vita nuova.
Proprio questo nostro tempo, con tutti i drammatici sconvolgimenti che vediamo e che spesso ci lasciano disorientati, se si apre all’ascolto, diventa grembo di nuova vita. Ma lo riconoscerà solo chi avrà imparato a riconoscerlo nel suo venire nel tempo della vita, nel tempo che passa.
In questo tempo, il Signore non viene nella gloria, ma viene nei sacramenti della Chiesa, nel povero e nel sofferente, viene in chi grida il proprio dolore e in chi cerca pietà.
Se le letture e il Vangelo ci invitano a guardare ai segni dei tempi, alle cose che passano, ai tempi ultimi, al venire definitivo di Dio tra noi per fare il resoconto della storia… della storia del mondo e della nostra storia personale, siamo stimolati a guardare il corso attuale con estrema capacità di giudizio, e nello stesso tempo a percepire come in questo cammino umano si cela il mistero di Dio. Una presenza che non rappresenta l'accompagnamento alla fine, ma il compimento del fine.
Il fine verso cui il mondo procede, il fine verso cui la nostra stessa vita va. Il fine di tutto lo scorrere del tempo e del cosmo. Un fine che non ci è noto, ma che non per questo non c’è. O meglio, il fine ci è noto; quello che ignoriamo è il come si compirà. La narrazione del vangelo, ci conduce con immagini, a considerare come tutto sarà completamente sconvolto nel compiersi del fine, nulla rimarrà tale, tutto viene meno circa la nostra esigenza di sicurezza, certezza e stabilità... ma ecco che nella fede si mostra con forza un'ulteriore certezza: la mia parola non passerà ...
Tu, Signore, non passerai
Il mondo che passa ci insegna a guardare il cielo.
La vita che passa ci insegna a guardare te,
a desiderare te, a mettere te al centro di tutto.
Signore Gesù, Signore del tempo,
liberaci da tutto per ritrovarci in te. Amen
sabato 16 novembre 2024
La preghiera che genera la fede
3Gv 1,5-8 e Lc 18,1-8
venerdì 15 novembre 2024
Perdere la vita e guadagnarla
2Gv 1,3-9 e Lc 17,26-37
giovedì 14 novembre 2024
Paura del Regno di Dio
Fm 1,7-20 e Lc 17,20-25
mercoledì 13 novembre 2024
Guariti e salvati
Tt 3,1-7 e Lc 17,11-19
martedì 12 novembre 2024
Il guadagno degli inutili
Tt 2,1-8.11-14 e Lc 17,7-10
Servi inutili, o meglio senza utile. Cioè a gratis. Quando la nostra esistenza si compirà nell'incontro con il Padre, emergerà tutto ciò che abbiamo vissuto per interesse, per avidità e guadagno, e tutto ciò che corrisponde alla vanagloria; in quel momento resterà solo ciò che abbiamo fatto per amore. Forse resteranno poche cose, solo quelle di cui neppure abbiamo memoria tanto sono passate con discrezione. Ma sono quelle cose fatte con spirito di servizio e gratuità. Sono queste poche cose che esprimono le caratteristiche fondamentali della comunità cristiana, un popolo fatto di accettazione e di perdono. Per questo ci vuole la fede che introduce alla conoscenza dell'amore di Dio per noi, in modo da potere non dominare gli altri, ma servirli in gratuità, e non per guadagno.lunedì 11 novembre 2024
Scandalo, perdono e fede
Tt 1,1-9 e Lc 17,1-6
domenica 10 novembre 2024
Lo sguardo attento di Gesù... Dio vede...
1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44
sabato 9 novembre 2024
Il tempio del suo corpo
Ez 47,1-2.8-9.12 e Gv 2, 13-22
Il Tempio di Gerusalemme era uno dei più grandi segni della benedizione di Dio verso il suo popolo. Il Tempio conteneva la solenne Arca dell’Alleanza che era la garanzia della fedeltà di Dio, e delimitava fisicamente lo spazio di ciò che era sacro e del sacrificio. Tutto questo faceva del Tempio lo spazio per accedere a Dio. Gesù fa un esercizio di trasposizione e afferma di esssere lui quello spazio. Cioè in pratica si sostituisce al Tempio, definisce il suo corpo come Tempio. Ora un corpo non resta per sempre, ma un corpo risorto permettevdi avere un tempio e un accesso a Dio che non verrà mai meno.
venerdì 8 novembre 2024
Furbizia nel bene
Fil 3,17-4,1 e Lc 16,1-8
giovedì 7 novembre 2024
La gioia di ritrovarci
Fil 3,3-8 e Lc 15,1-10
mercoledì 6 novembre 2024
Quando ci si scopre capaci di amare
Fil 2,12-18 e Lc 14,25-33
martedì 5 novembre 2024
Un banchetto di ingrati
Fil 2,5-11 e Lc 14,15-24
lunedì 4 novembre 2024
I nostri banchetti parrocchiali
Fil 2,1-4 e Lc 14,12-14
Meditando questa parabola emerge come la sua attualizzazione si infrange nella reale condizione di tante nostre comunità parrocchiali, gruppi e associazioni. A volte le parrocchie sono un po' come la festa di nozze del Vangelo: si invitano sempre gli stessi e tutti occupano gelosamente il loro posto. Poi le relazioni complicate, le invidie, le gelosie e le frustrazioni mai elaborate di chi ha cercato di risalire il podio di un ruolo significativo ... tutto questo azzera la gioia della comunità. Insomma bisognerebbe fare proprio come nel Vangelo: far entrare tutti, allargare l'orizzonte, ecco che Gesù vedendo tutte queste dinamiche a tavola trova una soluzione: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici (...), ma al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti".
domenica 3 novembre 2024
Ascolta e ama
Dt 6,2-6 Sal 17 Eb 7,23-28 Mc 12,28-34
Ormai è tutto chiaro, o meglio, ogni discorso sul regno di Dio, ogni incontro con la fragilità degli uomini e donne, ogni confronto è per Gesù occasione per manifestare che Dio Padre ama, che ogni uomo e donna, chiamati all'esistenza, sono amati, ogni sua parola vuole ricondurre tutto all'amore che lui prova per tutto ciò che il Padre gli ha affidato e che lui viene a salvare, cioè rigenerare nella pienezza del suo amare.È bello pensare che la nostra fede si possa sintetizzare con la parola amore.
Leggendo questa pagina ci rendiamo perfettamente conto di come la fede in Gesù non si esprime in delle leggi o dei precetti, e neppure possiamo ridurla a una moralità della vita o a esperienze di bontà generica o generalizzata.
Se la nostra esperienza di Dio è una sottomissione a un pugno di leggi ... siamo solo degli schiacciati e ci infrangiamo nella condanna che i comandamenti e la legge possono solo lasciarci come prospettiva: nessuno di noi sarà mai adeguato alla legge.
Questo dottore della Legge al di là di ogni malafede legata al tentativo di cogliere in fallo Gesù, mette in evidenza tutta la sua rigidità, tutto il suo mondo rinchiuso in una gabbia di leggi, una gabbia che lo imprigiona e che alla fine rinchiude anche Dio. Il dialogo che questo uomo, in tavola con Gesù mette in evidenza due tipologie, quella di un Israele che si carica di pesi impossibili e quella di Gesù che libera il cuore e la vita permettendo a ogni persona di raggiungere il proprio fine, cioè non essere lontani dal regno di Dio.
É in riferimento a questa teologia del Signore che dovremmo tratteggiare la nostra quotidianità ma soprattutto le nostre relazioni.
Occorre cercare di frequentare Dio e non di stargli a distanza guardandolo dai banchi della chiesa, senza abbracciarlo veramente.
Imparare l'arte di amare così come ci è stato detto e mostrato da Gesù. Nulla ci è stato chiesto da Dio che non sia amore. La nostra vita trova il suo senso nell’amore, nell’amare e nell’essere amati. Tutta la teologia di Gesù si esprime non in un comandamento antico, ma si concretizza nell'amare Dio e amare il nostro vicino, colei e colui che ci sono prossimi, chiunque essi siano.
Ci sembra che amare sia semplice, ma in realtà richiede l'impegno di una vita, non si ama un momento, ma si ama sempre.
Amare richiede pazienza fino all’infinito. Richiede che ogni giorno si impari a ricominciare.
Sono convinto che per quanti possano essere i comandamenti, tutti insieme sarebbero più facili da vivere che vivere amando. Eppure, se riuscissimo a generare atti di amore quotidiani e reciproci, tutto sarebbe molto diverso.
L’amore è una scelta. L’amore abita nella verità di uno sguardo, nella debolezza di un fallimento accolto, nell’accettazione di una fragilità personale, in un gesto di delicatezza non richiesto. L’amore non esiste in astratto, non è nell’aria. L’amore germoglia dai gesti, da scelte consapevoli. Da un cuore, intelligenza e da una volontà impegnati all’unisono nell’inventare gesti e parole che siano amore verso Dio e – con la stessa forza e passione – verso i fratelli tutti. Ecco che amare… è l'unico comandamento di Gesù.
Preghiera di santa Teresa di Calcutta.
quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli
Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.
Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,
e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.
In sintesi, Signore, dammi qualcuno da amare!
sabato 2 novembre 2024
Memoria e vita
Commemorazione di tutti i defunti
venerdì 1 novembre 2024
Santi col sorriso
Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12
Spesso papa Francesco ci sconvolge con le sue parole, a volte pungenti e scomode a volte irriverenti ... ma quelle circa la faccia dei cristiani, sono una cruda verità: “Uno che annuncia Cristo non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale". La provocazione dice che i cristiani appaiono spesso tristi. Come potranno credere nel Salvatore se la nostra vita è grigia, triste e spenta di speranza. Bisogna che i discepoli di Cristo abbiano un aspetto da gente salvata, diceva Nietzsche. Ma come si fa a sorridere quando le preoccupazioni, il lavoro, i piccoli contrattempi e i grandi dolori sono così seri nella vita? Tra tutte creature del mondo (non so dell'universo) l'uomo è il solo che è capace di ridere e sorridere... il sorriso è specchio dell'anima e della coscienza, per cui se siamo immagine di Dio, anche Dio ride.
Ecco Dio ride!? Il sorriso è fondamentale: ride colui che sta nei cieli, dice la Bibbia. E ancora: la gioia del Signore è la vostra forza, perché è il sorriso di Dio. La gioia con cui il Creatore contempla ogni sua creazione è il fondamento solido della serenità e della pace di ognuno di noi. Non è irriverente pensare che Dio, il Signore dell'universo, sorrida!
Il sorriso è conseguenza dello sguardo su me stesso. Senza perdere di vista la mia umanità, i miei limiti, che non sono necessariamente un difetto e non vanno presi troppo sul serio. “Saper vedere anche l'aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa” – disse una volta Benedetto XVI – e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante, e direi che è anche necessario sorridere del mistero che è ciascuno di noi.
Sorridere è un atto di umiltà, vuol dire accettare se stessi e il proprio modo di essere, rimanendo in santa pace. Si sorride quando non ci si prende troppo sul serio, perché “la serietà non è una virtù" ma è musoneria e rigidità. È facile essere pesanti e difficile essere leggeri.
Il sorriso è conseguenza della voglia che ho di accogliere. È il sorriso con il quale accolgo chi incontro per caso e le persone con le quali vivo e lavoro. Con affetto e senza prendere troppo sul serio eventuali sbagli o presunti sgarbi. Madre Teresa di Calcutta, ricevendo il Premio Nobel, spiazzò la platea con questo invito: “Sorridete sempre ai vostri familiari. Regalatevi reciprocamente nel vostro tempo in famiglia. Sorridetevi". Il sorriso può essere davvero il segno di riconoscimento caratteristico di un cristiano, distintivo della santità.
«O Signore, liberaci dai santi con la faccia triste», così scriveva la grande mistica Teresa d’Avila. La santità, infatti, non implica un’anima malinconica, severa, e neppure un basso profilo senza energia. Chi cammina in compagnia di Dio è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il contatto con la realtà, sa illuminare gli altri con ardore e speranza. Per questo troviamo spesso un sorriso sulle labbra dei santi.