domenica 31 agosto 2025

Introspezione

Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24a; Lc 14,1.7-14

L’invito a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei offre a Gesù l’occasione di riflettere e di condividere il proprio pensiero con gli altri invitati. Come spesso accade, Gesù prende spunto da ciò che vede e va oltre, e solleva considerazioni riguardanti la vita, il modo con cui gli uomini stanno al mondo, ciò per cui ci affanniamo inutilmente.
Introspezione:
1) Gesù vede che gli invitati tendono ad occupare i posti, è l’ambizione che abita spesso nel nostro cuore, l’ambizione di primeggiare, di essere preso in considerazione dalla gente, di avere una buona posizione e godere di prestigio.
Gesù sottolinea proprio questa ambizione che ci preclude la logica nuova dove non ci sono i primi e gli ultimi, i vincenti e i perdenti a dare senso alla nostra vita. Il Regno non conosce le logiche del primeggiare ad ogni costo. Chi vive di questo non entra nel banchetto, non vi trova posto … se entri al banchetto del Regno hai già lasciato fuori la logica disumanizzante della restituzione e dello scartare e usare gli altri. Chi entra in questa logica è capace di fare qualcosa di veramente nuovo, di amare gratuitamente.
2) poi Gesù parla di poveri, storpi, zoppi e ciechi, come di coloro che devono essere invitati. La relazione con la fragilità.
Ebbene, proprio questi esclusi, questi marginalizzati, questi ultimi, che non hanno nulla da dare in cambio, sono fonte di beatitudine, sono la porta del Regno.
Perché questa beatitudine è vera? Perché tutto ciò che mi arriverà sarà solo inatteso e fonte di gratitudine …
Infatti, se invito amici e parenti, loro mi ricambieranno il favore; ma se invito chi non ha da restituire, e che nessuno invita, i miei conti rimangono aperti, e solo il Signore troverà il modo di saldarli come sa farlo solo lui.

UMILTÀ E MITEZZA

L’umiltà e la mitezza sono frutti straordinari e gustosi. Quando generano gesti, quei gesti sono capaci di risollevare, di dare vita, di fare spazio a colui o colei a cui sono donati.
Umiltà e mitezza significano  avere il coraggio di dire a noi stessi che le nostre intenzioni profonde hanno bisogno di purificazione; che la nostra vita ha bisogno di avvicinarsi ancora di più al Mite per eccellenza, Gesù; che le nostre scelte hanno bisogno di lasciarsi illuminare dalla sua parola.
Secondo papa Leone XIV, l'umiltà è vista come una virtù fondamentale, che permette di lasciare spazio a Dio e di manifestare la sua forza attraverso la debolezza umana, offrendo così la porta la via per la salvezza e la pace.
 


sabato 30 agosto 2025

Cura di se stessi

1 Ts 4,9-11 e Mt 25,14-30

Per amare gli altri occorre partire da sé. Fare di tutto perché la nostra vita sia in pace. Tra i tanti significati del “vivere in pace”, possiamo accostare l’essere in ordine, fare in modo che la vita sia ordinata ed equilibrata. Non si è in pace fino in fondo, se non affrontiamo i nostri disaggi e le ferite; quindi, se rimandiamo il da farsi, se tralasciamo anche le piccole cose che ci competono, come rifare il letto al mattino, monitorare il nostro corpo, pulire e ordinare la casa e le nostre cose. Vivere in pace significa essere attivi, operativi, lottare contro la pigrizia, che di impedisce di occuparci delle nostre cose. Che ci limita rispetto alla fedeltà alle piccole cose per diventarlo anche nelle cose più grandi.

giovedì 28 agosto 2025

Geremia anche oggi

Ger 1,17-19 e Mc 6,17-29

Dio garantisce la forza al profeta Geremìa, con tre immagini di potenza: la città fortificata, la colonna di ferro e il muro di bronzo. E aggiunge: "Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". La vocazione per Geremia porta con sè un compito estremamente gravoso e drammatico. Egli dovrà annunziare sventure a persone che, rifiutando il messaggio divino, faranno di tutto per rendergli difficile la vita. Egli verrà quindi coinvolto in prima persona nella tragedia del suo popolo, ma non dovrà soccombere alla paura e all'angoscia, perché Dio sarà con lui per proteggerlo. I profeti, oggi non rifiutano di subire le conseguenze dolorose della situazione, ma testimoniano e denunciano con la loro resistenza le terribili conseguenze di una scelta sbagliata fatta sulla pelle di troppi innocenti.

La grande consolazione

1Ts 3,7-13 e Mt 24,42-51

Vivere intensamente la relazione con Cristo porta Paolo ad esprimere una sovrabbondanza di sentimenti, stupore, gioia e gratitudine. È un Paolo diverso, nuovo … quasi tenero … espressione di una tenerezza paterna.
Le persone che vivono la relazione con Cristo si sentono fratelli e gradualmente vivono gioie, dolori, rimproveri, cadute e rialzate, tutto, proprio tutto come in una relazione affettiva e famigliare. Come espressione conclusiva di tutto questo,  Paolo formula una benedizione che ci invita a crescere e sovrabbondare nell’amore, tra gli amici e verso tutti, per rendere i cuori saldi e irreprensibili nella santità, e smettere quindi di attendere una comunità ideale, ma riconoscendo il bello e il fratello in chi mi è compagno di vita.


mercoledì 27 agosto 2025

Parole viventi

1Ts 2,9-13 e Mt 23,27-32

"Vi abbiamo annunciato il vangelo" ... cioè la parola di Dio, una parola non descrittiva o etichettabile, è una parola che opera, che conduce all'azione. Una parola che smuove, sconvolge, rigenera, pota, ossida, riduce, guarisce, perdona, germoglia, fruttifica, richiama, rinvigorisce... Così, quando ascolto la parola di Dio, vorrei mantenere sempre la tensione per accoglierla non come una parola come un’altra, ma come qualcosa che entra in me e opera come, non so, in quali parti di me, non so, con quali tempi non so, ma che ugualmente opera.  Chiediamo allora al Signore proprio l’umiltà e la modestia di comprendere questa sya Parola che leggiamo perché effettivamente illumini la nostra vita e non resti semplicemente una parola in più che abbiamo ascoltato. 

martedì 26 agosto 2025

Autorevoli apostoli di Cristo

1Ts 2,1-8 e Mt 23,23-26 

Sembra che Paolo voglia dimostrare ai Tessalonicesi che ciò che ha trasmesso è semplicemente il vangelo di Cristo, e che tale annuncio è libero da qualsiasi forma di interesse personale. Da qui la prospettiva e l’invito a "progredire ancora di piu".
Ma cosa muove negli apostoli sentimenti così intimi, così puri per dei perfetti sconosciuti? Quel qualcosa che hanno visto, sentito, provato evidentemente li spinge, li guida con coraggio verso quelle persone che, sono riconosiuti come fratelli, desiderisi di senso e di verità. Paolo testimonia e rende trasparente nella sua vita ciò di cui vive, quindi è notissimo, non è una persona a doppio fondo l’evangelizzatore, non ha secondi interessi: è tutto ciò che dice e vive ciò che dice, nella misura in cui può, perché ciò che dice è la sua vita; se no il Vangelo è una parola vuota.


lunedì 25 agosto 2025

Bravi Tessalonicesi!

1Ts 1,2-5.8-10 e  Mt 23,13-22

Convertirsi dagli idoli; operosi nella fede; forti nel praticare la carità e fermi nella speranza. Tutto parte dagli idoli, dal mio rapporto con l'idolo o con Dio. E' da questa relazione che prende forma la fede, la carità e la speranza. Quali sono allora i miei idoli oggi? forse oggi l'idolo è solo ciò che mi porta ad evadere dalla realtà che sto vivendo. Dio invece cammina con il mio passo, vive nel mio tempo e dentro il mio tempo ora. Questa relazione genera conversione costante, cioè muoverci dalle nostre piccole e grandi miserie verso la misericordia di Dio, dal male che facciamo al bene che lui ci pone nella possibilità di fare come attualizzazione della nostra libertà e responsabilità.

domenica 24 agosto 2025

Aperti al bene

Is 66,18-21   Sal 116    Eb 12,5-7.11-13    Lc 13,22-30

Come possiamo vivere da cristiani in questo nostro tempo?

Il tempo in cui viviamo è un dono di esistenza che occupa tutto lo spazio creato.

Dentro questo spazio cosa significa essere cristiani?

Significa vivere la quotidianità del presente come occasione costante di conversione.

Il presente, l'unico tempo che ancora c’è e già non è scomparso. Convertirci non significa diventare “più bravi”, ma muoverci dalle nostre piccole e grandi miserie verso la misericordia di Dio, dal male che facciamo al bene che lui ci pone nella possibilità di fare come attualizzazione della nostra libertà e responsabilità. Ma questa condizione è ciò che si realizza perfettamente nel banchetto dei salvati.

In quel banchetto ognuno può entrare, anche il disperato, l’immondo e l’incurabile. Unico criterio per entrare è il bisogno. Resta fuori solo chi “sta bene”.

La falsa sicurezza e la presunta giustizia sono l’unico impedimento?

Per entrarvi basta riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio: nessuno si salva per propri meriti, ma tutti siamo salvati da Dio. Il tempo presente è l’anno di grazia che ci è concesso per convertirci dalla nostra (in)giustizia alla sua grazia, la misericordia sempre!

Ma la misericordia non è fatta di semplici parole ma di concretezza, quella che mette al muro ogni ipocrisia. 

Pensiamo ad esempio che al tempo di Gesù il popolo di Israele pensava di essere l’unico a salvarsi, i pagani no. Pensavano che la salvezza fosse un privilegio del solo popolo di Israele; ma alla domanda dell'uomo circa il numero (quanti) sono quelli che si salvano, Gesù risponde con il chi sono quelli che si salvano.

C'è una porta a Betlemme, per entrare in basilica, è la porta dell'umiltà ... ben si adduce a darci una immagine della porta stretta ... per entrare occorre scendere da cavallo e chinarsi ... occorre scendere dalla nostra auto-salvezza e accettare di abbassarci a livello di Dio, che per noi si è abbassato fino al limite dell'umano.

Abbassarsi significa convertire il cuore e la vita, significa essere disposti a rileggere il tempo e la storia con lo sguardo di Dio: la nostra storia, la storia intorno a noi fatta di quotidianità; e la storia di questa nostra terra, oggetto di una promessa di pace.

La Parola di oggi, ci pone di fronte a una visione sconvolgente per ciò che Israele rappresenta per le genti della terra. Nella scrittura e nei Profeti si muove un germoglio vitale che rielabora l'antico canto di liberazione dalla schiavitù e di conquista della terra promessa. Israele diviene un segno e uno strumento di liberazione cosmica necessario per portare tutte le genti a Dio, tutte le nazioni, pur nella loro diversità e conflittualità; diversa ente Israele è fuori, rimane fuori ... dal tempo, dalla storia e dal banchetto... rimasti fuori ... per chi è rimasto fuori la porta sarà chiusa ... questa è la condizione drammatica.

Si rimane fuori quando si è "operatori di ingiustizia!”

Si resta fuori se il rapporto che abbiamo con Gesù non è capace di azioni di amore, di misericordia, di compassione, di perdono, di condivisione generosa.

E’ questo quello che permette la comunione con Dio. Dio non ci chiederà di ripetere la professione di fede, ma se abbiamo amato come lui.

Ci preoccupiamo di partecipare all'eucaristia solo se confessati ... ma poi non siamo capaci di farci pane da condividere, di fare della nostra vita pane, alimento di vita per gli altri. A questo punto possiamo anche metterci le mani nei capelli perché "vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori".


sabato 23 agosto 2025

Nel grembo di Noemi

Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17 e Mt 23,1-12

Distratti dalla apertura del cuore da parte di Booz nei confronti di Rut e del rapido procedere della loro storia, fino al momento in cui Rut diviene sua moglie, passa in secondo piano il gesto di consolante tenerezza di Noemi nei confronti di Obed in figlio nato da Rut e Booz.
"Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio. (...) Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice." Come Noemi, … se Israele prendesse nel proprio grembo i popoli della Terra della Promessa  ...
Signore, donami questa apertura di cuore. Dammi la grazia di accorgermi di chi soffre e la libertà di ascoltarlo. Liberami dal giudizio che divide e disponibile all’ascolto che unisce, insegnami a vederti nel volto di chi è scatato.

venerdì 22 agosto 2025

Camminare facendo la storia

Rt 1,1.3-6.14-16.22 e Mt 22,34-40

Ben più di un racconto, ben più della esaltazione di una storia di vita e di due donne, una ebrea betlemmita e una donna moabita, legate da un vincolo famigliare ferito e da migrazioni ripetute. Questo racconto ci immerge in un fatto che dovrebbe aprirci gli occhi anche oggi: una donna moabita di nome Rut entra, in forza della vita vissuta, nella discendenza della casa di Davide. Noemi, suocera di Rut ha resistito dieci anni in un luogo che non era casa sua, senza suo marito, da sola, unico conforto la moglie vedova di uno dei due figli. Rut,avrebbe potuto tornare a casa sua,ma resta fedele a una relazione a un vincolo a una fraternita non di sangue ma di vita. È infatti nella vita vissuta che Dio opera la sua vicinanza e conduce queste due donne diverse ma unite a tessere una esistenza di riscatto e di salvezza.

giovedì 21 agosto 2025

Fedeltà estrema

Gdc 11,29-39 e Mt 22,1-14

C'è una costante che si ripete nella storia di Israele: un ritorno agli dei pagani, alle lotte, al caos politico, religioso e gerarchico. Eppure il Signore non abbandona il suo popolo, sebbene ne venga abbandonato. Internamente a questa vicissitudine storica, compare il primo e unico sacrificio umano di tutta la Bibbia. Quanto amore, quanto gratuito sacrificio nella figlia di Iefte, una docilità sterile e piena di rassegnazione. Un sacrificio muto di fronte a un Dio muto; solo obbedisnza a un giuramento. A noi non resta che chiederci se sappiamo accettare e accogliere, nella nostra vita ciò che si rivela cone prove e fatiche, o se invece preferiamo scendere a patti, mercanteggiando con i nostri stessi patti e promesse, forzando un amore di Dio che ci viene comunque donato in modo gratuito.

mercoledì 20 agosto 2025

Il re degli alberi ...

Gdc 9,6-15 e Mt 20,1-16

Alla morte di Gedeone, Abimèlech, il figlio avuto da una schiava con l'aiuto dei signori di Sichem, vuole diventare re. Per riuscirvi uccide tutti i suoi fratelli, solo Iotam il minore si salva. Ambizione, cupidigia, desiderio di potere, i sentimenti di Abimèlech sono così umani, eterni e immutabili. Rileggere queste pagine ci fa riflettere sul tempo presente e sugli intrighi di cui umanamente diamo capaci. La "parabola" del re degli alberi ci premette di attualizzare la facile ambizione del rovo che con la scusa del servizio al popolo, si erge a soddisfare la propria cupidigia. 

martedì 19 agosto 2025

Va con questa tua forza salva Israele ...

Gdc 6,11-24 e Mt 19,23-30

Dobbiamo andare, anche con le nostre poche forze, con i nostri dubbi e le nostre paure, perché solo testimoniando la Parola del Signore possiamo salvarci e salvare gli altri. Gedeone, è uno dei Giudici che il Signore suscitò in Israele per salvare il suo popolo, un uomo forte e valoroso; anche se toccato dal dubbio: "... chiede all’angelo dove sia il Signore che ha abbandonato il popolo israelita nelle mani dei nemici, dove siano i suoi prodigi..." Com’è facile immedesimarsi in questa osservazione, come è umano di fronte a tutto il male che l’uomo è capace di fare. Ma di fronte a tutta questa fragilità il Signore corregge il tiro: "non ti mando forse io?"

lunedì 18 agosto 2025

Non ci abbandona mai

Gdc 2,11-19 e Mt 19,16-22

Come può il Signore accendersi d’ira, come può mettere il suo popolo nelle mani dei nemici, ma soprattutto come può la mano del Signore «essere per il male»? Ma poi subito: il Signore non abbandona mai il suo popolo!
Il Signore non ci lascia mai, neanche quando noi abbandoniamo Lui, per questo ha mandato il Figlio. Anche il suo popolo, che lo aveva abbandonato, che si prostrava ad altri idoli, anche questo popolo così irriconoscente, così incapace di restare fedele, non viene abbandonato. Se un tempo erano giudici a realizzare questa vicinanza, oggi sono persone che il Signore ci pone accanto per aiutarci a fare le scelte giuste, per aiutarci nella fatica, nel dolore, nel dubbio.

domenica 17 agosto 2025

Un vangelo emblematico

Ger 38,4-6.8-10  Sal 39   Eb 12,1-4   Lc 12,49-53

O mio Dio! Sembra un Gesù angosciato e in preda a una chiara suggestione di ciò che gli sta accadendo attorno ... Umanamente è comprensibile, anche perché come dico da tempo: l'umanità di Gesù è reale a tal punto che diviene veicolo di tutto il mistero di Dio, ma non ne viene modificata, perché umanità è divinità non sono realtà opposte o lo scarto l'una dell'altra, ma espressione e condizione di ciò che è "mistero" nell'eternità e nel tempo. È se la natura umana è del Figlio di Dio ... è il mistero di Dio che si condivide nell'uomo. 
Poi certamente mi spiego male, ma sono certo che col tempo il pensiero si affinerà e riuscirò a capire meglio questa mia intuizione.

Anche oggi turbamento e speranza si alternano all'orizzonte del quotidiano. Per noi cristiani, e per i popoli che vivono nella terra, e anche di quella terra che “ospitò” Gesù, ci sarà mai pace?

In tanta parte del mondo c’è guerra, oppressione, persecuzione e morte anche e soprattutto per i cristiani, specie in quelle zone dove vi furono le prime comunità, le prime Chiese. 

Perché Dio permette tutto ciò?

Essere cristiani significa seguire quello che ha fatto e vissuto il suo Figlio? Da duemila anni è così… e forse continuerà così fino alla fine dei tempi?

Oppure un giorno le cose cambieranno quando ci saranno i nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia così come ha promesso il Signore Gesù. Ma nel frattempo ...

Nel frattempo la costruzione della pace dipende dalla buona volontà degli uomini, e per fare entrare Dio in questa realtà umana e concreta occorre che noi cristiani, testimoni del Signore abbracciamo la croce perché gli uomini non permettono a Dio di entrare nella loro vita.

Diceva papa Benedetto XVI: "... la pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto. Una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace, che non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico, né tantomeno di astuzie ingannatrici o di abili manipolazioni…. è invece risultato di un processo di purificazione ed elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata".

Purtroppo invece alla luce di quanto anche ieri è accaduto,sembra essere proprio in gioco il tentativo di essere abili "sensali" di interessi nazionali a esprimere o meno ogni possibilità di pace.

Alla fine, sembra essere solo questione di affari ...

Quello che viviamo ci espone al rischio dei totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate e disprezzate, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione.

 

Gesù ha il desiderio di accendere il fuoco dell’amore sulla terra; ma il nostro presente è sempre una lotta tra desiderio del bene e angoscia per il male, tra pace e scelte difficili. Siamo chiamati a vivere questa conflittualità con discernimento, sapendo che è sempre qui e ora che dobbiamo e possiamo scegliere ciò che è giusto, anche se ci sono dei costi da pagare.
Per Gesú  il desiderio del fuoco, della luce, dell’amore che è venuto a portare è il fuoco dello Spirito Santo che scenderà a Pentecoste; è il battesimo dell’acqua e del fuoco di cui parlò il Battista; è il fuoco del giudizio di Dio che è il suo amore che salva il mondo, quindi Gesù ha questo grande desiderio di accendere il fuoco. Contemporaneamente si trova angosciato, perché questo fuoco viene da un battesimo, da un’acqua che sgorga dalla croce. E il senso della croce è la riconciliazione piena attraverso la conoscenza dell’amore di Gesù, il Figlio, il primo uomo che crede all’amore del Padre. Il Figlio ama tutti noi con lo stesso amore con cui ci ama il Padre e per questo anche noi siamo riconciliati. Che bel fuoco ... la speranza è che incendi ancora di più!


sabato 16 agosto 2025

Scegliere ogni giorno

Gs 24,14-29 e Mt 19,13-15

Dopo aver brevemente descritto, nelle prime righe, ciò che il Signore ha compito per gli israeliti, Giosuè chiede al popolo di scegliere quale dio servire. La risposta se Bra essere scontata. Ma Giosuè, non si ferma alla risposta data con la bocca, egli li porta a fare una vera e propria professione di fede: di servizio a Dio, di essere testimoni della scelta compiuta e di ascoltare la voce del Signore nella propria vita. Anche noi dobbiamo andare più a fondo della tradizione che ci ha generato, abbiamo bisogno di “conoscere” Dio; anche noi siamo chiamati ad ascoltare la sua voce ed essere testimoni fedeli della nostra scelta. 

venerdì 15 agosto 2025

Sulle tracce di Maria

Ap 11,19; 12,1-6.10 Sal 44 1Cor 15,20-26 Lc 1,39-56

Circa la conclusione della vita terrena di Maria i testi canonici non ci forniscono indicazioni, sembra quasi che Maria sia spartita dalla narrazione della scrittura. Eppure nei secoli sono ben quattro le dichiarazioni dogmatiche che riguardano la madre di Gesù:
1. Maria Madre di Dio: nel Concilio di Efeso nel 431, afferma che Maria è veramente Madre di Dio.
2. Perpetua Verginità di Maria: nel Concilio di Costantinopoli nel 553.
3. Immacolata Concezione:proclamato da Papa Pio IX l'8 dicembre 1854, Maria è stata concepita senza macchia del peccato originale.
4. Assunzione di Maria: proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre 1950, afferma che Maria, terminato il corso della sua vita terrena, è stata assunta in corpo e anima alla gloria celeste.
Il percorso dogmatico non è una favola a lieto fine, ma un processo di consapevolezza circa la corporeità e l'esistenza stessa di Maria.
Nei vangeli sono rare le citazioni riguardo a Maria e se ci sono sono solo in relazione a Gesù e alla dua vicenda storica-umana e salvifica. Sembrerebbe quasi che i vangeli non recano a raccontare e descrivere qualcosa di così unico e particolare di una creatura umana, quasi che ciò che riguarda il suo destino di eternità potesse essere inteso come una favola. Ma poi la Chiesa, ovvero la comunità recente ha elaborato e prodotto quattro Dogmi ... Nel mezzo di tutto questo processo bimillenario troviamo i testi dei vangeli apocrifi, che con ricchezza di immagini sembrano esaltare a pieno la figura di Maria.
Dobbiamo abituarci a vedere gli scritti apocrifi come un tesoro in cui possiamo trovare preziosi indizi che ci richiamano all’ambiente liturgico-cultuale delleprime comunità credenti. Questi scritti, non riconosciuti ispirati, hanno per secoli accompagnato e alimentato, la liturgia, la poesia, l’arte e la letteratura del primo cristianesimo. Infatti eroe immagini circa l morte e l'assunzione di Maria traggono origine da fonti apocrife.
Fin dai primi secoli i cristiani provenienti dal giudaismo si domandavano come la madre di Dio fosse morta, il luogo della sua sepoltura e che fine avesse fatto il suo corpo.
A questi interrogativi rispondono i testi apocrifi dei “transiti e delle dormitio” dai quali possiamo scoprire indizi che illuminano la vita e la liturgia delle prime comunità cristiane circa il culto della Vergine Madre di Dio, ma non possiamo nascondervi che questi testi tramandano sotto forma di predicazione e di catechesi ciò che la tradizione ha tramandato nelle sue varie forme.
Gli apocrifi sull’assunta hanno un triplice scopo: quello di difendere, confermare e attualizzare il credere Maria come Vergine madre di Dio. Maria è vergine e gli apocrifi difendono questo dato (prima durante e dopo la nascita), rimane vergine fino alla sua morte e assunzione, ed è Madre di Dio, madre di Cristo, per questo ha avuto il privilegio di essere dal figlio custodita nella morte e dopo la morte. Ma tutto ciò che riguarda la sua corporeità ed esistenza, in realtà coinvolge tutti noi, per la nostra umanità, corporeità ed esistenza.

Storia di Bruno Ferrero
Una notte ho fatto un sogno splendido. Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell’aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, molti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: volevano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cammino era lento e penoso. Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avanzava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in modo risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi.
Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato. Guardava in giù, verso quelli che si sforzavano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma.
Maria camminava ancora più veloce di Gesù.
Sapete perché? Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù. Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona alla sua destra.
Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, come aveva fatto lei.
Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spesso, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.

giovedì 14 agosto 2025

Giosuè succede a Mosè in tutto

Gs 3,7-10.11.13-17 e Mt 18,21-19,1

Il brano biblico racconta l’ultima parte dell’esodo del popolo di Israele verso la Terra promessa. Mosè non riuscì a raggiungere la terra di Canaan, al suo posto, venne scelto il giovane Giosuè, a cui fu affidato il compito di fare attraversare il fiume Giordano agli israeliti. Fin dall’inizio si percepise che è Dio stesso che rinnova i segni della sua presenza in mezzo al popolo che si è scelto. Anche oggi, in questi nostri tempi nei quali sembra prevalere l’individualismo e l’egocentrismo, il Signore vuole realizzare la fedeltà all’alleanza fatta con Abramo e la sua discendenza per sempre, alleanza che é con ognuno di noi e, ma anche per tutte le famiglie della terra.

mercoledì 13 agosto 2025

Mosè non ha mai posseduto la terra

Dt 34,1-12 e Mt 18,15-20

Mosè era ad un passo dall’entrare nella terra promessa e.. non l’hai fatto entrare. Era ad un passo dal toccare con mano quanto aveva atteso per una vita, e non è stato possibile? Perché tutto ciò? Prova a dare una risposta, certamente insufficiente! Perché la terra delle Promesse di Yhwh, e la terra Promessa ai padri non è per un possesso personale, ma appartiene a Dio, al creatore dell'universo, che tutto tiene in sé non per possesso ma per esistenza. Sulla terra di esiste con essa e in essa, ma non la si può possiedere come dei padroni. La terra è un dono, una grazia affidata perché dalla terra traiamo esistenza e l'alito di vita, lo Spirito di Dio, è l'esistenza eterna del creatore.

martedì 12 agosto 2025

Starò davanti a te

Dt 31,1-8 e Mt 18,1-5.10.12-14

Come leggere queste pagine di Deuteronomio? Ci sono contenuti storici descrittivi che esprimono una realtà concreta e una vicenda che porta con sénella parola stessa una svolta che si attende da tempo, con tutto il suo carico di drammaticità come la distruzione di popoli e dei nemici. Ci sono contenuti che invece si collocano nel patto di alleanza che Yhwh ha stabilito con Mosè e il popolo. È un intreccio che va letto e compreso e non assolutizzato. La verità biblica, mostra di essere altro rispetto a una razionalità oggettiva, ma va compresa all'interno un cionesto umano e teologico insieme. Per questo le attualizzazioni devono essere estremamente prudenti per non cadere in errori ed orrori.

lunedì 11 agosto 2025

Elezione esclusiva?

Dt 10,12-22 e Mt 17,22-27

Temere, amare, servire e osservare le sue leggi ... tutto questo per il bene, la vita e la felicità del popolo. È in queste parole di Deuteronomio che possiamo inscrivere il contenuto della elezione. Forse occorre che tutti riconosciamo che questi versetti sono scritti per ciascuno di noi. Ognuno di noi, come suo figlio, può sentirsi il prediletto. Ci viene richiesto di circoncidere il cuore, di incidendo per porre un segno indelebile dell'Alleanza. Incidere il cuore per preservando dal male. Se queste parole furono dette per il popolo di Israele nel cammino dalla schiavitu alla libertà, ora risuonano come condizione di felicità per ogni figlio di Dio, figlio di Abramo nella fede...


domenica 10 agosto 2025

Noi piccolo gregge e tesorieri del Regno

Sap 18,6-9   Sal 32    Eb 11,1-2.8-19    Lc 12,32-48

Oggi Gesú si ferma a dialogare con noi e lo fa con questa pagina di vangelo: il tema è importante; le conseguenze coinvolgono tutta la vita, perché riguarda i fatti attuali e l’eternità beata; riguarda anche il nostro cuore, ci dice dove siamo nella vita, a cosa teniamo veramente, a cosa abbiamo legato il senso della nostra esistenza.

Il brano inizia con una espressione di estrema confidenza e tenerezza: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”.

Predilezione, tenerezza e protezione da parte di Dio nei confronti di una comunità di discepoli che si trova in quel momento difronte alla rivelazione più i attesa del loro maestro: il “piccolo gregge” di cui parla Gesù, a cui il Padre è piaciuto dare il Regno, quale è, ne siamo parte anche noi? Siamo oggetto a che noi della stessa predilezione?

Il vangelo ci propone nelle parole di Gesù frasi brevi e verbi imperativi: “Vendete ciò che possedete”; “... datelo in elemosina”; “Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli”.

E un dinamismo sapienziale: "state pronti con i fianchi cinti e le lampade accese e soprattutto aspettate il padrone di casa…"

Una immagine di paragone è Ulisse che torna a Itaca dopo un lungo viaggio e trova pretendenti al trono e servi infedeli ...

Gesù attinge a una immagine arcaica, ricca di risonanza per chi ascolta, per parlare ed essere compreso dagli uomini del suo tempo: padrone, servi, amministratore, punizione degli infedeli, percosse ...

Ma il cuore di queste parole non è nella paura della punizione o del giudizio, quanto piuttosto nel modo in cui viviamo l'attesa del padrone che deve tornare, attesa che dipende fondamentalmente da dove si trova il nostro tesoro. Perché, come ci ricorda il Signore, dove collochiamo il nostro tesoro si trova anche il nostro cuore. E dov’è adesso il nostro cuore? Sa attendere, o è preso dalla smania dell’incontro con ciò che ama? Con la bramosia del mondo?

La nostra attesa oggi non può essere se non insieme a chi grida pace, giustizia, diritti!

Un grido innocente e inerme di vittime, di bambini, di donne, anziani e fragili. Un grido dal cuore di una umanità umiliata ... questi sono i servi fedeli che attendono l'arrivo del padrone, lo attendono nella vita, lo attendono come vera ricchezza a cui attaccare il cuore. E se ancora ora tarda nella notte non si fanno prendere dal sonno e si tengono pronti per servire il signore che torna dalle nozze.

Ciò che anima l'attesa è la speranza, è scoprire che all’arrivo del padrone, non saranno loro a servirlo, ma lo farà il padrone stesso. Che cosa significa questo? Quale pienezza e compimento realizza?

C'è un gesto di Gesù che esternalizza il suo venire, e consacra l'essere quel piccolo gregge a cui il Padre affida il regno: il Signore, ricurvo sui piedi dei suoi discepoli mentre lava loro i piedi e pronuncia quelle parole indimenticabili: “e dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”.

Questo esempio, infatti, torna anche nel vangelo odierno, dove l’amministratore fidato e prudente viene messo a capo di tutta la casa e deve prendersi cura di tutti coloro che vi abitano, mentre il Signore tarda a venire. Il Signore quindi ci affida questo compito di accudirci reciprocamente “finché egli venga”. Una domanda risuona urgente: Sappiamo essere custodi del nostro fratello, sorella, comunità, contesto di vita, ambiente in cui viviamo?

sabato 9 agosto 2025

Ti farò mia sposa per sempre.

Os 2,16.17.21-22 e Mt 25,1-13

Verbi fotissimi: sedurre, condurre, una attrazio e inevitabile che fa pensare a qualcosa di inevitabile, senza forzatura o costruzione; dopotutto si tratta di quello che avviene normalmente nell’innamoramento. Segue il verbo condurre, che significa "accompagnare", cioè condurre con sé in un luogo solitario, deserto, dove, nella pace e nel distacco dal resto del mondo, ci si potrà incontrare in maniera profonda. Questo lessico dell'amore descrive una realtà completanente nuova e ideale, a cui tendere e desiderare. Questa esperienza di Osea vuole far comprendere come nell'amore fedele ciascuno riconoscerà il Signore e troverà la piena realizzazione di sé.


venerdì 8 agosto 2025

Ricordare per essere felici

Dt 4,32-40 e Mt 16,24-28

Stupore e meraviglia sono la reazione ai prodigi e ai segni che Dio ha compiuto per il suo popolo Israele; stupore e meraviglia di fronte alla predilezione per un solo popolo.
Se Dio è sempre fedele, occorre che il popolo ricordi e osservi le sue leggi per ottenere la felicità. Una pedagogia che pone nel ricordo il mezzo per riconoscere attuali i segni di Dio. Ecco allora che il primo passo è riconoscere che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra, poi occorre meditarlo nel cuore ed infine agire. Ma agire come? Osservando le sue leggi e i suoi comandi. Che non vengono proposti per limitare la libertà, ma per renderci felici. Allora diviene evidente che i comandi di Dio hanno l'unico fine di condurre alla felicità, come meta che si raggiunge dopo aver ricordato, riconosciuto, meditato ed osservato.

giovedì 7 agosto 2025

Infedeli e infedeltà

Nm 20,1-13 e Mt 16,13-23

Siamo di fronte al momento apice di criticità tra il Signore e il suo popolo, tale che lo stesso Mosè ne viene travolto. E’ impressionante quanto citato nel salmo 105(106): "Lo irritarono anche alle acque di Meriba e Mosè fu punito per causa loro: poichè avevano amareggiato il suo spirito ed egli aveva parlato senza riflettere". Resta comunque un brano didifficile comprensione, Mosè sembra vacillare, e, come bisogna dedurre, effettivamente pecca, per l’esasperazione che lo invade davanti alla infedeltà del popolo.. C’è chi dice che il suo peccato sia stato quello di non aver parlato alla roccia , ma di averla percossa. Si può concludere che non può darsi la fede se non in quel minimo di umiltà che sappia accogliere l’umiliazione della nostra non-fede.


mercoledì 6 agosto 2025

Trasfigurazione

Dn 7,9-10.13-14 e Lc 9,28-36

Il cammino della vita è tortuoso, talvolta appare impraticabile, corriamo il rischio di fermarci a metà strada. Abbiamo bisogno che la Parola fortifichi la nostra intelligenza e illumini i nostri passi. Abbiamo bisogno della grazia dei sacramenti per vincere il male che si annida nel cuore e nelle pieghe della società. Abbiamo bisogno di una esperienza umana che si chiama Chiesa che insieme tutti ci conduca nei sentieri della vita fino all’incontro con colui che siede sul trono. La vita è un complicato pellegrinaggio che si conclude sulla santa montagna, dove tutto è realizzato e compiuto dalla presenza di Dio, ciò che è mistero e immagine diviene realtà  concreta; ma può anche diventare un viaggio pericoloso che ci fa cadere negli abissi del male. 

martedì 5 agosto 2025

Mosè era un uomo amato da Dio

Nm 12,1-13 e Mt 14,22-36 

Un brano singolare dove sembra emergere la gelosia nei confronti di Mosè, prendono come pretesto nello scontro la sua scelta di aver sposato una donna etiope e non della loro razza ebrea. Anche noi critichiamo scelte e atteggiamenti di chi ci governa, della Chiesa, dei suoi sacerdoti, ma non è spesso solo invidia, gelosia? Siamo pronti a giudicare e ad attaccarci anche alle mezze verità pur di sostenere le nostre idee malsane.
Ma cosa csuccede? Dio stesso difende Mosè!  Dio ha un progetto per ciascuno di noi. Dio infatti ci ama tutti singolarmente. La gelosia oscura questa singolare predilezione; ma quando ci sentiamo amati, quando scopriamo il disegno d’amore che ha Dio per ciascuno di noi, ogni invidia si dissolve.


lunedì 4 agosto 2025

Il pane rinnegato

Nm 11,4-15 e Mt 14,13-21

Per il popolo di Israele, nel lungo cammino verso la terra promessa  la manna diventa un cibo "noioso" al punto che inizia a protestare, per questa ripetitività nauseante.
Dietro a questa lamentela però c’è di più; una sfiducia, forse un pentimento al contrario e una delusione circa la salvezza e la liberazione: ora rimpiangono la loro condizione passata: il deserto li sta inaridendo, e sta maturando in loro l'accusa a Dio, per averli scelti come popolo ... che ora non vuole essere scelto. Quando accade tutto questo, anche oggi, è il campanello d’allarme per tornare ad ascoltare e rimettere Dio al centro della nostra vita.


domenica 3 agosto 2025

Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?

Qo 1,2;2,21-23    Sal 89    Col 3,1-5.9-11     Lc 12,13-21  

Io e mio fratello, divisi da una eredità 
Vi racconto una storia, che credo servirà a ciascuno per rileggere e sdrammatizzare, prima degli eccessi, certe esperienze, anche di vita famigliare 
Morendo, un beduino lascia ai suoi tre figli il suo patrimonio: 11 cammelli, 
stabilendo che al primo dovesse andare 1/2 del suo patrimonio, al secondo 1/4 e al terzo 1/6. La suddivisione dell’eredità però non è semplice: Chiaramente, essendo 11 un numero dispari, il primo dei tre fratelli presenta subito agli altri un problema: non può prendersi la metà dei cammelli (ovvero 5 cammelli e mezzo) senza ucciderne uno tagliandolo a metà. Ed ecco che iniziano i litigi e gli altri due fratelli si oppongono e vorrebbero il secondo 2,75 cammelli e il terzo fratello 1,83 cammelli ...
Insomma, a queste condizioni la spartizione dell’eredità sembra essere impossibile.
Proprio quando la situazione sembra precipitare, un amico un cammelliere si trova a passare per puro caso e vedendo i tre fratelli accapigliarsi, ne chiede il motivo e…
Dona ai tre fratelli uno dei suoi cammelli. A questo punto i 12 cammelli possono facilmente dividersi tra i tre fratelli. Rispettando le quote previste dal padre, il primo prende 1/2 dei 12 cammelli, ovvero 6. Il secondo 1/4, ovvero 3 e il terzo il suo 1/6, ovvero 2 cammelli. In questo modo, ai tre fratelli vanno 11 cammelli e il cammello avanzato viene restituito all'amico.
È strano ma noi ci scanniamo nelle divisioni tra noi ... diabolicamente, pur essendo fratelli ... per cose che non sono il valore assoluto ... ma sono solo dei cammelli ...

La mia cupidigia, ... è da scemo.
“Stolto”: Nell'analisi testuale risulta che l'evangelista mette in bocca a Gesù una parola greca che significa mente a cui è messo come prefisso l'alfa privativa, da qui il senso di senza mente, privo di senso. Dobbiamo ridare senso e valore alla nostra vita, al di là di ciò che abbiamo, che siamo riusciti a ottenere o costruire. È urgente riconsegnare alle nostre esistenze e a quelle di ogni essere umano, il valore assoluto che nulla può impoverire o annullare. È urgentissimo riuscire a riconoscere come tesoro il nostro essere figli di Dio e essere persone umane. Questo tesoro è sorgente di vera umanità.

Arricchire davanti a Dio, e beni come benedizione.
I beni della terra sono una benedizione per tutti e non solo per qualcuno ... Un esempio è il Pane e il segno del pane come cibo di vita eterna. Ma siamo cosi gretti che invece ci accaniamo ad accumulare i nostri piccoli e grandi tesori, tutti i nostri umani «possedimenti»: famiglia, salute, affetti, lavoro, certezze interiori, rettitudine, progetti, futuro, casa.  Ma il valore della nostra vita non dipende da tutto questo! Il valore e il senso dell' esistenza non dipende dall'averli o dal perderli, o dal non essere mai riuscita a procurarmeli, generando crisi di stoma e fragilità psicologica. Eppure anche la nostra società moderna sul possesso dei beni si è giocata tutto.
Ed ecco, il Vangelo mi propone una sorta di precarietà come benedizione e salutare condizione che genera libertà e generosità.
Forse è tempo di cambiare, di cogliere quella sfida della precarietà, lei può insegnarci a vivere. Dobbiamo ridare senso e valore alla nostra vita, e alla vita dei nostri fratelli.


sabato 2 agosto 2025

Il bene comune del giubileo

Lv 25,1.8-17 e Mt 14,1-12

Dopo sette settimane di anni, al cinquantesimo anno, Mosè fece suonare il corno per richiamare tutti gli abitanti della terra e comunicargli l'anno delle liberazione, un anno di giubileo nel quale ognuno sarebbe tornato alla sua terra, alla sua famiglia; un anno dichiarato Santo durante il quale non si doveva  coltivare, non si dovevano fare potature, non si sarebbe vendemmiato. Ci si doveva nutrire solo della raccolta cresciuta spontaneamente nei campi. In realtà l'anno giubilare diviene un tempo in cui prendersi cura in modo particolare di tutti coloro nella necessita. Riflettendo dopo queste righe, mi chiedo: anche oggi, nel periodo in cui viviamo, è proprio cosi? Quale alto valore sociale e quale viene comu e porta in sé?


venerdì 1 agosto 2025

Le sacre convocazioni

Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37 e  Mt 13,54-58

Il culto viene codificato con precisione meticolosa ... tutto è giustificato da Dio che parla a Mosè, dandogli delle indicazioni ben precise, per convocare il popolo alle solennità del Signore. Un vero e proprio calendario, sviluppando per giorni, settimane e mesi le riunioni, il comportamento e i consigli da seguire. Prima e dopo l'ingresso nella Terra della promessa. Credo che oggi dobbiamo porci alcune domande: da un lato chiederci cosa significava tutto ciò, e a seguire se sarebbe ancora una condizione attuale e necessaria. Avrebbe ancora senso celebrare con la medesima intensità? Ma quale senso hanno oggi i nostri gesti cultuali e liturgici? Siamo sicuri che quello che facciamo sia gradito a Dio? E perchè dovremmo continuare a compiere gesti e riti, se non gli stessi?
Credo che l'unica risposta certa sia il memoriale, che nulla ha a che fare con la semplice ripetitività.