Ne 2,1-8 e Lc 9,57-62
Neemia ci appare come un uomo del cuore ferito, ma non disperato. Il ricordo di Gerusalemme, la città amata e distrutta, una nostalgia profonda, abita in lui radicalmente. Davanti al re, chiede di poter tornare per ricostruire. Il suo è un gesto coraggioso - chiedere al re - e di fiducia - prima di chiedere prega -, non si limita a piangere sulle proprie sventure e sulla distruzione di Gerusalemme, ma si affida alle promesse di Dio. Neemia ci insegna ciò che ogni ciascuno farebbe imparare a vivere: ogni ricostruzione nasce da una ferita consegnata al Signore, e da un cuore che si lascia muovere dallo Spirito.
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