Rm 8,12-17 e Lc 13,10-17
Vivere secondo la carne nel pensiero di Paolo e della lettera ai Romani significa essere ripiegati su se stessi, aggrovigliati nei nostri limiti, nelle nostre fragilità ..., affettivamente legati al peccato che ci seduce e ci lusinga. Ma non è solo una questione di agire morale, perché vivere la carne senza lo Spirito che rende la carne figlia di Dio e quindi del Padre, mette accuratamente in ombra il valore più alto di noi stessi, il nostro essere figli anche a partire dalla nostra carne. Ndlla fede possiamo gridare “Abba! Papà!”, perchè lo Spirito ci rende figli e come tali possiamo rivolgerci a Dio, trovando in Lui lo sguardo del padre e l’abbraccio della madre. È un rapporto di quotidiana carnalità, dove l’amore per ciò che siamo supera il giudizio sull’errore, sulla caduta, sulla mancanza, supera ogni considerazione puramente carnale.
Nessun commento:
Posta un commento