martedì 28 febbraio 2023

La Parola è viva ...

Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-15

Isaia dice queste Parole in un momento difficile della vita del popolo di Israele: sono esiliati in Babilonia. Dio promette loro la liberazione e il ritorno in patria, cosa che a breve accadrà. La storia ci dice che questo è accaduto qualche anno dopo, per opera del  re persiano Ciro. Questi versetti ci preannunciano una presenza forte di Dio nella storia e nella vita, egli regge e governa ogni cosa, e che ciò che progetta si realizza. Come l’acqua e la neve raggiungono lo scopo di fecondare e far germogliare la terra, così la parola di Dio non torna a lui, senza aver compiuto ciò che lui vuole e condotto a buon fine ciò per cui l'ha mandata. Senza questa "acqua", quella della sua Paola, la nostra esistenza si trasformerebbe in un arido e sterile deserto. Ciò che il Isaia vuole rimarcare è la fecondità e l’efficacia della Parola, che trasforma e riempie di senso la nostra vicenda umana.

lunedì 27 febbraio 2023

Già prima di Gesù

Levitico 19,1-2.11-18 e Matteo 25,31-46

Il Levitico è un testo sacro tradisce una esplicita provenienza, era il libro di coloro che essendo della tribù di Levi sono designati all’ufficio di sacerdoti. Nel tempo "Antico", nel tempo dell’alleanza tra Yhwh e il popolo di Israele non si diventava sacerdoti per chiamata, per vocazione, ma semplicemente per nascita, per genealogia. Il tema del libro è: "come devo comportarmi alla presenza del Signore?" Dopo una lunga sequenza di divieti e prescrizioni negative, ecco che in modo originario e totalmente nuovo emerge ciò che per Gesù è il vertice dei comandamenti: "amare il prossimo". Ogni prescrizione negativa sembra solo un modo propedeutico per incamminarsi in quella esperienza assolutamente nuova che è l'amore del prossimo come di se stessi. Amare il prossimo come noi stessi ci suggerisce di scartare ogni idea di male e  di cattiveria, tutto ciò che è disonesto. Amare il prossimo ci invita invece a fare luce nel nostro cuore e cosiderare la via della santità.

domenica 26 febbraio 2023

All'origine la tentazione ... di essere IO

Gen 2,7-9; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4, 1-11

Che cos'è la tentazione? L'immagine del vangelo ci aiuta a capire noi stessi e come agisce la tentazione in noi. Il Diavolo, che possiamo intenderlo sia il male in senso personificato come anche il male in sé stesso ... quel diavolo, quel satana divisore, quel male che ci logora e assedia da dentro ... Ecco proprio Lui, prende Gesù e lo pose in alto, sopra il pinnacolo del Tempio ... dal pulpito più altro della sacralità, si vede tutta Gerusalemme ...
Allora il diavolo disse a Gesù: “Tutto questo è mio! Tutto sarà tuo se ti inginocchi davanti a me!”.
Ma queste parole come anche tutte le altre parole del diavolo non sono vere.
Il diavolo è un abile seduttore ... attenzione perché ciò che è diabolico - o del diavolo - seduce ...
Anche con Adamo ed Eva, il diavolo - il serpente - ha incominciato a parlare con quella voce dolce, e seducente, dicendo che il frutto "era buono da mangiare".
Ma il diavolo è molto di più di un seduttore, egli è il padre della menzogna, è il nostro male, è il male che si genera anche in noi. Lui genera menzogne, è il vero truffatore della nostra vita. Di mestiere fa il truffatore!
Così come ad Adamo ed Eva, voleva fare credere che solo mangiando dell'albero sarebbero diventati come Dio, allo stesso modo, il serpente si rivela in ciò che è, è inganno nella nostra esistenza.
Ad Adamo ed Eva l'ha venduta come la possibilità di conoscere e di essere come Dio, di possedere la vita piena, ma in quel modo li ha truffati, ingannati ... li ha rovinati. La stessa cosa il diavolo, avrebbe voluto farla con Gesù ... E oggi lo fa con noi ... con i suoi discepoli.
Dove si nasconde oggi la minaccia del Diavolo ?
La tentazione più grande che oggi ci minaccia è quella di pensarci persone di fede ma nella solitudine di noi stessi. Essere cristiani senza Chiesa, cristiani senza comunità. Essere cristiani indifferenti, autoreferenziali, auto-salvati.
E' la tremenda tentazione di non essere comunità, di non voler essere Chiesa; la tentazione di impoverire e svuotare le relazioni, al punto di non sentire gli altri come necessari; la tentazione di pensare inutili i gesti che generano vicinanza, accoglienza, affetto, famigliarità e fratellanza.
Questa tentazione ci porterebbe ad essere tutti contro tutti, pur se vicini gli uni gli altri.
A questo punto però occorre chiedersi: “Come posso fare per non lasciarmi ingannare dal diavolo?”
L’atteggiamento giusto ce lo insegna proprio Gesù: “mai dialogare col diavolo!”
Dice il papa: "Che cosa ha fatto Gesù col diavolo? Lo scaccia da sé, non si mette a fare un dialogo. Gesù non ha mai usato una parola propria perché era ben consapevole del pericolo di dialogare col demonio. E così nel suo rispondere, Gesù, si è difeso con la parola di Dio”. Così facendo, Gesù ci dà l’esempio: mai dialogare con lui; non si può dialogare con questo bugiardo, con questo truffatore che cerca la nostra rovina. Non possiamo e non dobbiamo scendere a compromessi, non possiamo dialogare con la nostra ipocrisia, con i nostri tentativi di giustificare noi stessi e le nostre scelte che non sono coerenti col vangelo.
Oggi è estremamente evidente la tentazione di non dare valore al NOI.
Una comunità è un insieme di persone che sentono di costituire un “noi” fatto di legami, di dialoghi, di comunicazione, di condivisione di pensieri, di preoccupazioni, di sogni e esperienze.
Quando si vedono celebrazioni eucaristiche (le Messe) in cui le persone sono sedute le une accanto alle altre senza alcuno scambio personale, senza sapere chi è colui o colei che siede accanto, lì manca il soggetto principale: una comunità che celebra insieme; quella si riduce a una aggregazione spirituale che veicola l’idea che la Chiesa è un erogatore di servizi liturgici per un culto individuale, un grande supermercato.
La nostra comunità deve invece garantire un riconoscersi reciproco, un sapere e custodire e includere gli uni gli altri, solo in questo modo cesserà di essere una comunità anonima; ma ogni persona si sentirà riconosciuta, valorizzata e ritenuta capace di dare il proprio contributo per la comunità e comincerà a sentirla come propria. Nasce in questo modo il senso di appartenenza fatto di legami di comunione; una appartenenza fatta di relazioni, ma di queste relazioni ... io ... ciascuno di noi ha la chiave. A noi la possibilità di sfuggire alla tentazione di chiudere ... di chiuderci dentro, lasciando gli altri fuori …

sabato 25 febbraio 2023

Allora brillerà la tua luce

Isaia 58,9-14 e Luca 5,27-32

Nell'incontro tra la mia vita e la vita dell'altro si genera quella vera solidarietà fraterna che è luce nell'esistenza. Nell'incontro tra la mia vita e la vita dell'altro divento luminoso, e creo la condizione di una comunione e di una unità che rappresenta l'espressione più vera dell'amore come fraternità. È l'esperienaza di fraternità la sorgente della luce nella vita, come Dio stesso è luce. Ed è in questa luce, frutto di vera fratellanza, che gli atti di religione esteriore e i gesti della liturgia diventano autentici. Soltanto così ciascuno di noi può trasfigurare la luce della propria vita in luce di Dio, perché Dio stesso dimorerà  nella nostra vita.

venerdì 24 febbraio 2023

Il digiuno di carità

Isaia 58,1-19 e Matteo 9,14-15

Egli ti dirà Eccomi! Si eccomi a te perchè mi hai invocato, mi hai chiamato e sono venuto a te. Non è il nostro culto a renderci graditi a Dio, ma piuttosto il nostro cuore umile, che cammina per e nella fede. È il cuore che è capace del bene degli altri, che attrae Dio, che lo avvolge come una rete e lo cattura in noi. È questo cuore che è contrasto con l’ipocrisia della nostra religiosità vuota e superficiale. Dio è stanco dei digiuni e delle mortificazioni vissuti solo di facciata, senza vera adesione, senza una autentica offerta di sé stessi. Dio non si nutre di riti falsi o abitudinari. Le offerte che gradisce sono le nostre scelte per il bene dei fratelli. Agiamo per la giustizia, condividiamo quanto abbiamo con chi ha poco o niente, prendiamoci cura di quelli che soffrono. Le indicazioni di Isaia sono precise, sta a noi viverle.

giovedì 23 febbraio 2023

Siamo stati scelti, perché anche noi possiamo scegliere ...

Deuteronomio 30,15-20 e Luca 9,22-25

La predilezione che Dio fa di Abramo e della sua discendenza, si estende ad Isacco, a Giacobbe … e pre sempre, Ecco quella scelta di Dio però non trova una facile evidenza: quattrocento anni di schiavitù; quarant'anni di esodo nel deserto; la deportazione babilonese e poi anche l'occupazione romana e a seguire la distruzione del Tempio e di Gerusalemme fino ad arrivare ai nostri tempi, allo sterminio degli ebrei ecc...
Come comprendere la predilezione dentro la catena degli avvenimenti che sono la vita e la storia di un intero popolo?
Credo che la scelta di Dio non sia un semplice privilegio o una predilezione affettiva. Dio ci accompagna in un percorso di libertà e di responsabilità che costruisce e determina il nostro futuro. La svela che Dio ha fatto di Abramo è la stessa che fa di ciascuno di noi per portarci a pienezza e così entrare nelle nostre scelte di bene e redimere quelle di peccato. Nelle scelte ciascuno è chiamato a dare concretezza alla propria libertà e responsabilità.

mercoledì 22 febbraio 2023

Una quaresima trasfigurante

Gioele 2,12-18; Salmo 50; 2Cor 5,20-6,2; Matteo 6,1-6.16-18

Un'altra Quaresima, un'altra occasione ... opportuna ... per accogliere l'invito di Gesù a ricercare nella preghiera, nella penitenza e nella carità la strada di una reale intimità con Dio, per una più autentica relazione con lui. Ogni digiuno, ogni sacrificio o preghiera in questo tempo di quaresima hanno senso solo se ci aiutano ad approfondire il dialogo quotidiano, semplice, col Signore. La mortificazione fine a sé stessa, fatta per toglierci il senso di colpa causato dal nostro rimorso di coscienza non servono a nulla, ma allontanano Dio da noi perché egli vuole solo il nostro cuore. Ogni gesto, ogni disposizione di questa quaresima deve trovare dentro di noi la sua origine, la sua motivazione e anche il suo esito. Deve cioè mescolarsi con le nostre viscere, con la nostra umanità e fragilità, farsi misericordia; spogliarsi del legalismo e ritrovare al cuore di noi stessi lo stesso amore, la stessa profonda nostalgia di lui che misteriosamente sempre custodiamo in noi.

martedì 21 febbraio 2023

Un dialogo tra sordi

Sir 2,1-13 e Marco 9,30-37

Mentre Gesù introduce alla sua passione di croce, durante il cammino, il gruppo dei discepoli, gli stessi discepoli parlano, tra loro, di altro; di potere, grandezza e prestigio.
Che strano, sembra un dialogo tra sordi come quello che si svolge anche oggi tra la chiesa e il mondo. La chiesa parla di pace, il mondo di guerra; la chiesa parla di accoglienza, il mondo di profitto.
Gesù ci parla e domanda, anche oggi, con chiarezza e semplicità ciò che corrisponde al nostro vero bene, e i discepoli, in risposta hanno paura, non comprendono, tacciono; poi litigano per il “primo posto”. Gesù, attraverso questo dolore, ci insegna che, nel suo Regno, il primato è sinonimo di servizio e che il potere è possibilità nell'accogliere e custodire.

lunedì 20 febbraio 2023

Tutto è possibile a chi crede ...

Sir 1,1-10 e Marco 9,14-29

Che cosa è questo tutto? Sono parole rivolte alla gente, come anche a quei discepoli che hanno visto attraverso la trasfigurazione il mistero di Dio e dell'uomo; sono parole rivolte a quel padre che chiede a Gesù di guarire il figlio posseduto. La nostra esperienza umana passa spesso dalla  consolazione della Trasfigurazione al baratro della mancanza di fede, causata dalla sofferenza. Tutto questo lo esprimiamo con il silenzio ...diventiamo muti. Ma proprio nel momento in cui siamo muti a causa del nostro dolore e al peccato, Gesù ci tocca, ci prende per mano, ci rimette in piedi, ci insegna la forza straordinaria della preghiera. Una forza che si nasconde nella parole del padre del ragazzo muto: “Credo, aiuta la mia incredulità”... Signore, aiutami quando non riesco a credere.

domenica 19 febbraio 2023

Ideale di perfezione

Lv 19 1-2.17-18; Sal 102; 1 Cor 3,16-23; Mt 5,38-48

L'ideale che emerge dalle letture d'oggi, per quanto alto e bello, sembra una utopia, cioè irraggiungibile, irrealizzabile. Al punto che si arrivi anche a pensare: ma può Gesù chiederci qualcosa di irrealizzabile? Questa santità, questa perfezione come si concilia con la fragilità e inadeguatezza della nostra umanità, dei nostri sentimenti, delle nostre scelte? Dove santità e perfezione si concretizzano? In quali relazioni?
Oggi vi condivido un passo di uno scritto di Dietrich Bonhoeffer, La vita comune.

“Infinite volte tutta una comunità cristiana si è spezzata, perché viveva di un ideale…
Dobbiamo essere profondamente delusi degli altri, dei cristiani in generale, se va bene, anche di noi stessi, quant’è vero che Dio vuole condurci a riconoscere la realtà di una vera comunione cristiana…"
Perchè tanti rimangono bruciati, scottati delusi della parrocchia, della comunità credente? Ègiustocoltivare un udeale splendido?

"Il Signore non è Signore di emozioni, ma della verità. Solo la comunità che è profondamente delusa per tutte le manifestazioni spiacevoli connesse con la vita comunitaria, incomincia ad essere ciò che deve essere di fronte a Dio, ad afferrare nella fede le promesse che le sono state fatte.
Quanto prima arriva, per il singolo e per tutta la comunità, l’ora di questa delusione, tanto meglio per tutti."
Solo il passaggio attraverso la delusione ci permette di stare di fronte a Dio e agli altri con ciò che siamo realmente . Allora è importante riconoscere e realizzare anche la delusione della comunità.

"Una comunità che non fosse in grado di sopportare una tale delusione e non le sopravvivesse, che cioè restasse attaccata al suo ideale, quando questo deve essere frantumato, in quello stesso istante perderebbe tutte le promesse di comunione cristiana stabile e, prima o dopo, si scioglierebbe…"
La delusione permette di generare la vera comunione cristiana.

"Chi ama il suo ideale di comunità cristiana più della comunità cristiana stessa, distruggerà ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali.
(...) Chi nella sua fantasia si crea un’immagine di comunità, pretende da Dio, dal prossimo e da se stesso la sua realizzazione.
Egli entra a far parte della comunità di cristiani con pretese proprie, erige una propria legge e giudica secondo questa i fratelli e Dio stesso."
Il nostro rischio é di assumere un atteggiamento duro quasi un rimprovero vivente per tutti gli altri. Rischiamo di divenire i referenti di una comunità cristiana, fatta a nostro uso e consumo, come se noi stessi ne fossimo gli unici artefici. Al punto di considerare fallimento tutto ciò che non corrisponde nostra volontà, e lì dove l’ideale fallisce, ci pare che debba venire meno la comunità. E così rivolgiamo le nostre accuse prima contro i fratelli, poi contro Dio, ed infine accusiamo disperatamente noi stessi.

La Comunità è forse uno dei temi più caldi del nostro essere Chiesa. Ora se è vero che la Comunità è un ideale Cristiano, non possiamo però idealizzarla, cioè “fantasticarla” secondo le nostre presunzioni religiose e o le nostre aspirazione egoistiche.
Dobbiamo essere delusi da qualsiasi forma di “pretesa comunità”.
Anche la nostra comunità allora non è perfetta, non è senza limiti, non è senza  peccati. Prendiamo coscienza che la nostra comunità è fatta di peccatori che cercano insieme la Verità sulla vita e sul senso e sul perché essere Comunità.
Essere perfetti, essere santi significa per noi, imparare, e perseverare nel camminare insieme nel fare comunità, imparando a servire, forzandoci nel donare e tralasciando i “castelli in aria” di una ipotetica Comunità, che non esiste e che non è la Chiesa di Cristo.

In sintesi, Gesù ci invita semplicemente a essere perfetti, non nelle cose che facciamo, ma nell’amore e nel perdono che offriamo al prossimo e riceviamo dai fratelli. In realtà ciò che poteva sembrarci impossibile, Gesù ce lo propone come un cammino in cui con un  passo alla volta, con la mano nella sua mano, attraverso l’ascolto della Parola e la contemplazione della Sua vita, impariamo anche noi a fare lo stesso: essere perfetti perché amiamo i nostri nemici.

sabato 18 febbraio 2023

Narrativa incompleta ...

Ebrei 11 ,1-7 e Marco 9,2-13

Marco ci prova a narrare cosa è accaduto nella trasfigurazione, ma ció che emerge certamente è che neppure questi tre discepoli scelti da Gesú hanno capito ... Possiamo riconoscere questa inadeguatezza nell'immagine del candore delle vesti; dice: ”Era talmente bianco che nessun lavandaio sulla terra …”, è un po’ buffo ma questo mostra l’incapacità di dire ciò che hanno visto nella fede, ciò che i loro occhi hanno visto di Gesù trasfigurato. Poi hanno sentito la voce, che a detto di ascoltare: una parola, questa, molto cara a Israele: é l'inizio dello "Shemà". Forse occorre accettare anche questa comprensione fantasiosa e incompleta per poter accogliere il mistero d'amore che si rivela ora in Gesú e che si compie nella croce, peraltro sempre misteriosa.

venerdì 17 febbraio 2023

La nostra croce …

Genesi 11,1-9 e Marco 8,34-9,1

Che cosa è questa croce di cui caricarsi per mettersi alla sequela del maestro?
Spesso noi la interpretiamo come un ostacolo, una prova, una sofferenza grande e non come uno strumento che Dio ci dona per realizzare fino in fondo la sua volontà. Capire ciò che nella vita di ciascuno diviene strumento, occasione e modo per compiere la volontà di Dio permette di  vivere in unione con la croce di Gesù. Solo connettendo, cioè tenendo insieme la croce con la propria vocazione, ci pone in una libera e serena sequela del maestro.
Che cosa è la croce? È ciò che in noi tocca l’intimità più profonda, svela la nostra umanità e ci pone in relazione con il mondo intero.

giovedì 16 febbraio 2023

Domande della vita

Genesi 9,1-13 e Marco 8,27-33

Gesù in realtà, partendo dalle nostre domande e risposte su di lui, si auto presenta e ci rivela la sua vera identità, la sua natura, il suo essere di Dio e da Dio Padre.
"Ma voi chi dite che io sia?" Questa domanda nasce dalla frequentazione, è conseguenza di una vita vissuta insieme ..., di un cammino che si dispiega per strade, città e villaggi della Galilea. Nasce dal vissuto di Gesù e dei discepoli. Gesù non si fa conosce per il mare di parole intorno a lui, per gli incontri di catechesi, le discussioni, o i progetti pastorali, ma nel vivere con Lui; nella Croce quotidiana che Egli prende e a cui si immola per la salvezza del mondo. Solo dal tempo che staremo con Lui, anche noi riusciremo a rispondere a quella sua domanda esistenziale ...

mercoledì 15 febbraio 2023

I passi del miracolo.

Genesi 8,6-13.20-22 e Marco 8,22-26

Che strano miracolo, come se anche la potenza di Dio facesse "cilecca". Invece è proprio questo che deve sorprenderci e farci capire il modo in cui l'onnipitenza di Dio si accosta alla nostra umanità. Il Signore non vuole accecare nessuno con la sua verità, con la sua luce. Egli è spesso lento e rispettoso della nostra identità, dei nostri tempi, come quando per tre volte chiede a San Pietro: “mi ami”? e alla fine accetta e adotta lui stesso quel “ti voglio bene” che è la massima forma di amore che Pietro può dargli in quel momento. Così fa ora quando prende per mano questo cieco. Condivide con lui un cammino. Fa un primo passo verso il miracolo. E poi un altro. Fino alla guarigione, alla definitiva liberazione dell’uomo cieco. Anche fra di noi possiamo fare come Gesú, iniziare a prenderci per mano.

martedì 14 febbraio 2023

La messe abbondante.

Atti 13,46-49 e Luca 10 1-9

"La messe è molta e gli operai pochi ..." quante volte queste parole le abbiamo forzate, condizionate ... Per noi sembrano sempre, esortazioni per la pastorale vocazionale, e le comprendiamo finalizzate a incrementare il numero dei preti o dei missionari. Ma nel cuore di Gesù, invece, cosa significano ... Gesù vede tanta gente, entra in relazione contanti, ancora di più lo toccano e per di più parlano con lui. È questa moltitudine, è questa la messe abbondante con cui entra in relazione. In realtà il Signore ha sete e fame del loro amore, come oggi ha sete di noi e ci vuole raggiungere ... La messe abbondante è la sovrabbondanza del cuore dell'uomo.
Chiedere al Signore della messe di inviare operai nella sua messe significa chiedere in primo luogo che ciascuno di noi sia un artigiano del "cuore umano", e si lasci coinvolgere dall'amore  di Gesù per essere anche capace di corrispondere alla messe abbondante.

lunedì 13 febbraio 2023

Segni non utili

Genesi 4,1-15.25 e Marco 8,11-13

Un sospiro profondo dice tutto ciò che Gesù riesce ad esprimere; un sospiro profondo che dice tutto ciò che Gesù riconosce dei farisei: mentalità limitate, presuntuose e infantili. In loro non c'è desiderio di verità, né amore, né curiosità autentica, né, soprattutto, alcuna capacità di mettersi in discussione. Prigionieri di loro stessi sono impediti nel vedere in Gesù il messia. Ma noi, noi che abbiamo conosciuto la bellezza e la tenerezza della sua umanità, lasciamolo agire, lasciamolo lavorare, evitiamo di metterlo alla prova, di sottoporlo alle nostre condizioni … sfavorevoli …

domenica 12 febbraio 2023

La bellezza della legge

Sir 15,16-21; Sal 118; 1 Cor 2,6-10; Mt 5, 17-37

In queste domeniche abbiamo meditato le beatitudini come condizione rivoluzionaria della fede cristiana, poi abbiamo preso coscienza di essere noi, come Gesù, sale e luce del mondo; oggi completiamo il discorso per entrare nella nuova logica della legge di Dio non vista solo con lo sguardo moralista ma come condizione di crescita e di umanizzazione.
In questo brano, che sarebbe molto più lungo di quello letto, Gesù ci vuole aiutare a compiere una rilettura della legge mosaica. Quello che fu detto con l'autorità di Mosè è tutto vero, ma non è tutto, non è esaustivo!
Gesù dice di sé di essere venuto per dare compimento e per dare senso completo a una legge che diversamente rischia di essere solo una imposizione legalista.
Una legge in una visione legalista serve solo ad esprimere una osservanza morale a dei principi ritenuti dai più  validi e corretti.
Ma per il discepolo di Gesù la legge esprime e e descrive la modalità di compiere e realizzare la volontà del Padre.
Eccola dove oggi partiamo: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli."
La nostra giustizia ... la giustizia di chi è scriba e fariseo fatta distante leggi che blindato la vita e mettono in uno scrupolo assoluto di essere sempre in errore torto, o dinanzi essere gradutia Dio. È la giustizia di chi giudica sempre gli altri; di chi critica; di chi è rigido e non lascia spazio alle giustificazioni.
La giustizia del discepolo di Gesù, invece, è animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la legge a partire dal bene delle persone e non da obblighi e precetti cui adeguarsi.
Questo processo di superamento del legalismo e di tutta una serie di formalismi che ci suggerisce di essere molto più attenti alla maturazione umana e a non dare nulla per scontato.
Il legalismo ci dice: questo posso, questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso … No: di più, di più.
Gesù ci dice: “non uccidere”... oggi quanto è importante mettere nel cuore questa parola, oggi, di fronte alla guerra, di fronte all'odio che si scatena; di fronte all'indifferenza verso le sofferenze dei fratelli ... in questo mondo di violenza ... La giustizia supera la violenza.
Gesù alla pari dell'uccisione ci chiede di non offendere i nostri fratelli e sorelle, perché le parole ingiuriose - pur con gravità diversa - sono comunque capaci di uccidere. Chi insulta il fratello, lo uccide nel proprio cuore il fratello. Le nostre menzogne sono tossiche e rendono tossiche le nostre relazioni.
E perché non bisogna essere adulteri, infedeli? Forse semplicemente perché l'adulterio ci frantuma nella nostra possibilità di amare, o meglio, frantuma l'amore. L'adulterio, il tradimento è l'abbattimento, l'avvilimento del desiderio ... tradiamo la bellezza dei nostri sogni.
Forse dobbiamo capire come la legge, se compresa nel suo senso di bene, serve a generare nelle nostre relazioni umane uno stile buono a partire dalle nostre famiglie e anche nella nostra comunità parrocchiale. La pienezza della legge, la giustizia superiore, per noi, consiste nel suscitare un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo attivare un circolo virtuoso.

sabato 11 febbraio 2023

Dalmanuta

Genesi 3,9-24 e Marco 8,1-10

Nel Vangelo di Marco, oggi, si racconta che Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, con i discepoli, andò dalle parti di Dalmanuta. È una località misteriosa, non segnata sulle carte geografiche. Idealmente possiamo rileggere questo luogo nell'imnagine dell'approdo di chi segue la strada segnata da Gesù, in un cammino in cui tutto si dona, tutto si moltiplica per il bene dei fratelli e del mondo, per poi proseguire ancora il Signore, in un luogo che alimenta ancora la speranza è il compimento della persona ... "Dalmanuta".
La relazione tra "Dalnanuta" e il miracolo che precede, credo si debba leggere nella compassione e condivisione di Gesù verso la gente, stanca e affamata; come anche la stessa cura che il Signore ha per i suoi compagni e amici, sempre al centro del suo cuore.

venerdì 10 febbraio 2023

Effatà

Genesi 3,1-8 e Marco 7,31-37

Oggi la riflessione corre a Betlemme, a Suor Rita e alle sue consorelle; va alla Scuola "Effatà" e agli oltre 100 bambini sordomuti che stanno cercando di imparare a parlare.
Il miracolo compiuto da Gesù oggi diventa un segno possibile di redenzione di una umanità ferita. Oggi i sordomuti imparano a sentire le vibrazioni attorno a loro e in loro e modulandole parlano: è un miracolo dell'amore e della fede di chi crede nella possibilità di ogni uomo di trasfigurare in sé il mistero di Dio. I nostri sensi ci aprono alla relazione con il mondo esterno e con gli altri, ecco perché Gesù non ci vuole né sordi, né muti, né ciechi… Il suo desiderio è che tutti, in particolare la sua Chiesa, sia capace di ascoltare, parlare e vedere.

giovedì 9 febbraio 2023

Il demonio se ne era andato ...

Genesi 2,18-25 e Marco 7,24-30

Era impensabile, improponibile, improbabile, fuori da ogni discussione e logica che una donna per giunta “pagana” potesse beneficiare della benedizione di Dio… Eppure… per la sua fede ha ottenuto il miracolo ... per la sua fede ha scacciato il demonio ...
Gesù in varie occasioni, in chi è escluso, in chi è lontano o rigettato, spesso trova la vera fede, trova l'autentico amore, trova il riconoscimento della sua identità di vero Dio e vero uomo. Perché quello che Gesú cerca in tutti, noi compresi, non è un’intimità istituzionale, formale, ma un’intimità del cuore, che si nutre di briciole di pane.

mercoledì 8 febbraio 2023

Ascoltate e comprendete ...

Genesi 2,4-9.15-17 e Marco 7,14-23

Per Gesù l'ascolto e la comprensione di ciò che è il "cuore" è prioritario. Scrutare il cuore conduce ciascuno a prendere coscienza e a riconoscere la qualità delle emozioni, la verità dei sentimenti e l'effettiva libertà che sono alla base del vero discernimento della vita. Lo sguardo sul cuore ci permette di superare quelle ipocrisie che sono causa delle nostre immaturità, delle nostre scelte di peccato e soprattutto della nostra immobilità nella fede. Recuperare il "cuore", è la priorità del discepolo di Gesù; recuperare un cuore di carne, un cuore come quello del Signore, un cuore di vero uomo e vero Dio, cioè un cuore capace di amare.

martedì 7 febbraio 2023

Figli tristi della legge

Genesi 1,20-2,4 e Marco 7,1-13

Effettivamente Gesù deve avere realmente toccato in bene o anche provocato la vita di tanti, se da Gerusalemme vengono inviati degli osservatori a interagire a indagare su di lui. Gesù sembra non temere di sfidare le leggi e i precetti che rendono sterile il vivere la fede e la relazione con il Padre del cielo. Per Gesù è prioritario recuperae le persone nel loro protagonismo spirituale. Non si ha fede nel vivere una obbedienza cieca, ma occorre interagire la fede con la vita della gente.
Siamo ancora troppo figli della legge e forse questo Vangelo deve scuoterci un po.

lunedì 6 febbraio 2023

Fare il bene

Genesi 1,1-19 e Marco 6,53-56

Che cosa cerca la gente da Gesù? Cercano il miracolo? Vogliono essere guariti? Chi troveranno, chi veramente cercano? Che cognizione hanno di Lui? Cosa lega Gesù alle persone che lo cercano? Forse non era una vera fede quella che li spingeva a cercarlo, probabilmente era l’affanno, il dolore, la solitudine che non trova soluzioni che spinge molti a cercare  Gesù. Ma  a Gesù sembra interessare solo una cosa: fare del bene per fare il bene, senza un motivo specifico o una convenienza di giustizia.





domenica 5 febbraio 2023

Sale e luce

Is 58, 7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

Quando il discepolo di Gesù capisce la forza rivoluzionaria delle Beatitudini, non può che percepire la forza e il senso di quel “voi siete sale e luce ...”
Quale sale ... e come ...
Quale luce ... e come ...
Gesù ci dice che siamo il sale della Terra ... ma noi lo siamo?
Gesù ci dice che siamo la luce del mondo ... ma noi lo siamo?
Con queste parole che traducono la conseguenza reale delle beatitudini, Gesù ci invita ad uscire: dalla nostra comodità, dalla nostra sicurezza, dalla nostra zona di comfort ... ci invita ad uscire per essere sale e luce: "esci”, esponiti, proponiti, per essere sale"; "esci per essere luce"!
Ecco allora in quale modo posso essere sale e luce?
Fintanto che la mia appartenenza alla Chiesa sarà un auto conservazione della mia convinzione religiosa, al punto che pregare è la mia consolazione; andare a messa una obbedienza al precetto festivo; fare la carità una elemosina misurata e attenta; la catechesi (self services) sono i miei autoconvincimenti; i riti tradizionali la mia ancora di sicurezza; il servizio una forma gratificante di autostima ... con queste caratteristiche non sarò missionario, cioè non faccio mia la missione della Chiesa di vivere e condividere il vangelo nella quotidianità della vita, e per questo non sarò mai sale, perché non avrò nessun sapore se non il mio mediocre sapore ... a non certo il sapore di Cristo!
È la missionarietà della Chiesa che dà sapore e dà luce al mio essere sale della terra e luce per il mondo.
Oggi c'è molto da salare…
Il Vangelo ha una novità incredibile ed applicabile. Non possiamo stare con il nostro sapore mediocre di fronte al mondo quando ci è stato affidato il sapore di Gesù. Gesù ci dice che noi come discepoli abbiamo il compito di dare sapore alla terra e al mondo; Gesù ci affida il sapore della speranza lì dove la speranza viene meno. Noi per quello che abbiamo ricevuto, siamo vita lì dove c'è la cultura della morte.
Ciascuno di noi, ovunque si trova non può lasciare le cose uguali, le deve cambiare, le deve insaporire, deve renderle significative.
Questo non con lo spirito di conquista, quello spirito del nostro passato di cristiano europeo, egocentrico che mette le bandierine come in un risiko; ma con la pazienza di chi sa trasformare le cose da dentro. Aveva ragione papa Benedetto XVI quando dice che il cristianesimo si propaga non per proselitismo ma per attrazione.
Il sale attrae per il buon sapore che induce nei cibi; la luce che in sé è invisibile attrae per la bellezza che rivela. Noi dovremmo essere quella luce che rivela le cose, i volti della gente, la loro unicità, le diversità, la loro bellezza nascosta. Un cristiano valorizza i dettagli, dà dignità a ciò che il mondo scarta, rende visibili gli invisibili della storia. Questa è la nostra missione: quindi ... andiamo ad essere sale e luce.
Saliamo il mondo con la nostra vita, e accogliamo la nostra vocazione di essere sale e luce, siamo il sale nelle mani di Dio per salare il nostro mondo, siamo luce di Dio per rivelare la bellezza che salva.
Abbiamo quindi un compito e una responsabilità per il dono ricevuto: la luce della fede, che è in noi per mezzo di Cristo, non è una cosa di nostra proprietà.
Siamo invece chiamati a farla risplendere nel mondo, a donarla agli altri mediante le nostre opere buone.
… Quanto ha bisogno il mondo della luce del Vangelo che trasforma, guarisce e garantisce la salvezza a chi la accoglie! Questa luce noi dobbiamo portarla con le nostre opere buone.

sabato 4 febbraio 2023

Pastorale ... pastorale!

Ebrei 13,15-17.20-21 e Marco 6,30-34

Anche oggi, fare pastorale significa una "discreta fatica", un impegno notevole. Confidenza, intimità, testimonianza, incontro tutte realta estremamente concrete della missione dei discepoli di Gesú, tutte esperienze per dire che "... Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare".
La fatica apostolica, l'impegno missionario è oggi quanto mai necessario come anche vero e reale, nella nostra civiltà post-cristiana. Le fatiche sono duplici: la fatica della pastorale in uscita rispetto a chi non vive più una fede in comunione con la Chiesa; ma anche una fatica interna per la rigidità di una comunità fissata su tradizioni e prassi che non esprimono più la fede. Di fronte a tutto questo ci vuole una gran pazienza, ed é necessario custodire la vicinanza con Gesú. Custodire l'intimità con lui senza sottrarsi all'urgenza del tempo, ma convertendo e rinnovando l'azione pastorale nel donare semplicemente Cristo.

venerdì 3 febbraio 2023

Domande passate e presenti

Ebrei 13,1-8 e Marco 6,14-29

Marco ribadisce che Gesù non è Giovanni il Battista. Questa sottolineatura sembra mettere in evidenza la confusione o la convinzione pubblica già presente alle origini dell’esperienza Cristiana.
Ma questo è solo narrato un aspetto di fronte alla varietà di opinioni circa Gesù e la sua identità.
La domanda che oggi anche noi dobbiamo farci, seguendo la narrazione di Marco è semplicemente: “Chi è Gesù?”
Lo stesso Giovanni, imprigionato, manderà i suoi discepoli a chiedere a Gesù se era lui il messia.
La domanda: “Chi è Gesù?” Ritorna come esigenza rispetto a ciò che Gesù fa e dice, al suo apparire e al suo esserci.
Il Vangelo di Marco ci offre la lettura della realtà, e come anche allora la persona di Gesù abbia suscitato grande perplessità e interrogativi.
Ora a noi resta solo cercare di dare una risposta di senso per la nostra vita.

giovedì 2 febbraio 2023

Ora lascia ...

Ebrei 2,14-18 e Luca 2,22-40

Ci eravamo appena abituati a vedere Gesù all'inizio del suo ministero pubblico, ma veniamo immediatamente riportati agli avvenimenti della sua nascita. Tra questi eventi l'incontro con il vecchio Simeone é qualcosa di unico. Simeone può ben dire: "ora lascia ... perché ho visto!" Simeone non è solo un testimone qualificato, ma rappresenta un poco ciascuno di noi nella memoria ideale dell'incontro con il Signore. Ogni giorno della nostra vita, ogni momento, ogni esperienza vissuta è condizione reale per incontrare Gesù, di fare risuonare la sua parola, di stringerlo in un caldo abbraccio. Quando questo avviene, che cosa dobbiamo ancora aspettarci e attenderci. Eccoci che quel “ora lasciami
... andare in pace” ... non è solo un passo del vangelo, ma una speranza di noi tutti, almeno di chi ha più di cinquantanni, da ripetere con le labbra ogni giorno.

mercoledì 1 febbraio 2023

Non ti accetto

Ebrei 12,4-7.11-15 e Marco 6,1-6

Dopo il successo raccolto nelle città del lago, ci sembra strano una reazione così fredda nella sua Nazareth. E invece è proprio ciò che accade. D'altronde dopo essere stati snobbati a Cafarnao, non credo che i suoi parenti l'abbiano presa immediatamente bene, anzi, forse hanno pensato di potersi prendere una piccola rivincita: "chi ti credi di essere? Sei solo il figlio del falegname ..."
Capire, accettare e accogliere chi è Gesù ... Un poco come l'esperienza del Battista: riconoscere uno che non conosceva! Anche per noi è importante entrare in una conoscenza che porti nella relazione più intima il mistero di Gesú: vero uomo e vero Dio. Dio incarnato e volto della misericordia del Padre. Il figlio di Maria e Giuseppe venuto nella storia con un cuore di uomo per legare il nostro cuore al cuore del "Padre nostro" che è nei cieli.