venerdì 30 giugno 2023

Ancora un'alleanza

Gen 17,1.9-10.15-22 e Matteo 8,1-4

Sono trascorsi ventiquattro anni da quando Dio si era rivelato ad Abram a Carran, prima di entrare nella Terra di Canan; ora a novantanove anni Dio ancora parla ad Abram per dirgli: "Cammina davanti a me e sii integro".
Camminare ancora? A quella età non è ancora concluso il cammino? Ebbene è in quel momento che Dio rilancia l'alleanza e quanto sembrava giunto a termine, quanto sembrava aver raggiunto la sua pienezza, ora viene rinnovato, con una prospettiva sconvolgente: il cammino non è mai terminato; l’integrità è necessaria per vivere l’alleanza; viene donata una nuova fecondità e una nuova discendenza. Ci sarà un segno nella carne che per sempre testimonierà  la fedeltà di Dio alle sue promesse.
Tutto nell'alleanza con Dio viene riempito di vita, di attesace di speranza ... E tutto ha un nome nuovo: Abramo, Sara ...
Ogni cambiamento apre a una nuova possibilità di vita, anche nella nostra vita, anche nella vita della Chiesa oggi.

giovedì 29 giugno 2023

Solennità dei Santi Pietro e Paolo

At 12,1-11; Sal33; 2 Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19

Perché nel vangelo, Gesù chiede ai discepoli di esprimersi sulla sua identità? Perché insiste nel volersi fare riconoscere? E la risposta di Pietro, quale contenuto esprime: "Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente".
Gesù pone questa domanda circa la sua identità in una città che nell’antichità era legata a riti dionisiaci per il dio Pan. In questo luogo pagano per eccellenza, Gesù si rivela per essere salvezza per tutti, e qui, nel luogo apparentemente meno fecondo, Gesù indica in Pietro il fondamento della Sua Chiesa. La risposta di Simone, rappresenta una sorpresa anche per Gesù! Comunque è questa sua singolarità che piace al maestro al punto di fare di lui la roccia e la congiunzione tra terra e cielo; tra la Chiesa e mondo; tra tempo ed eternità. Ma tutto questo semplicemente possibile quando si entra in intimità, con il Signore, con il maestro Gesù di Nazareth. In questo caso è tutto nella norma!

mercoledì 28 giugno 2023

Dio e Abram rapporto inedito

Genesi 15,1-12.17-18 e Matteo 7,15-20

Come definire il rapporto tra Dio e Abram? Quasi irriverente, ostinato e provocatorio. Abram contesta e m chiede una concretizzazione o una ricompensa del Signore: non ha figli e dunque domanda un erede. Per ben due volte lo puntualizza. Ma che sfacciato! Poi il Signore rinnova ancora la promessa: la discendenza di Abram sarà come le stelle del cielo. A nessun altro uomo Dio aveva mai detto ciò che chiederà e prometterà ad Abramo. Il loro è un vero rapporto, si mostra come l’uomo deve porsi di fronte a Dio, di cosa l’uomo è capace quando si affida alla parola e alle promesse di Dio. Forse, a questo punto Abram capisce anche di aver esagerato.. ed è lì che sperimenta il terrore e l’oscurità. Eppure va avanti con il patto e conclude l’alleanza. Forse a Dio piace quest’uomo che si muove con coraggio anche nel dialogo con il Creatore.

martedì 27 giugno 2023

Abram era molto ricco

Genesi 13,2.5-18 e Matteo 7,6.12-14

Abram di beni, di “roba” ne ha veramente tanta, così tanta che ad un certo punto queste ricchezze diventano il criterio e la motivazione delle scelte della vita: la separazione del clan famigliare. Ma proprio di fronte a questa abbondanza, Dio pone la sua abbondanza, quasi a ricordare ad Abram la vera ricchezza: la sua promessa di Dio.
Tutta la terra che vedi, te la darò per sempre; poi anche la promessa di rendere la discendenza numerosa come la sabbia del mare, cone le stelle del cielo. Abramo aveva ben oltre settantacinque anni, era ricco, non gli mancava nulla, ma si fida e si affida a una promessa che egli stesso non vedrà realizzata. Anche ciascuno di noi ha bisogno di affidarsi a una promessa di Dio. Quale promessa Dio ci ha fatto, nella nostra terra di pellegrinaggio che è la vita. Quale promessa Dio realizza per ciascuno di noi?

lunedì 26 giugno 2023

Lasciare tutto ... di nuovo

Genesi 12,1-9 e Matteo 7,1-5

Abram aveva 75 anni, dopo una vita passata come nomade tra Ur dei Caldei, nei pressi di Babilonia, arrivato a Carran, alle porte della Palestina, di nuovo Abramo sente quelle parole del Dio unico, che lo ha chiamato, affascinato e accompagnato. Di nuovo lasciare tutto ... perché? Abramo resta saldamente legato a una promessa di benedizione: "Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione". Questa promessa si realizzerà in una terra che Dio indicherà. Il lasciare non è un rinunciare, un abbandonare, ma è un cercare con Dio,e lasciarsi condurre verso una pienezza.
Ecco allora che cosa fa Abram? Semina nel cammino altari al Signore! Grosse pietre che stanno a significare un passaggio fisico, ma anche un punto fisso per la storia. Quelle pietre sono la sua consapevolezza, di essere una benedizione per chi vorrà dopo. Quelle pietre sono un segnale per noi. 

domenica 25 giugno 2023

Non abbiate paura ...

Ger 20,10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33

Oggi il Vangelo è preso dal capitolo decimo di Matteo; è il capitolo in cui i discepoli del Signore si confrontano con la missione e con il mondo.
Ed ecco che siamo mandati anche noi ad annunciare il Vangelo, cioè a vivere le parole di Gesú nella quotidianità della vita, in un confronto vero e vitale con la realtà.
Quale è allora la nostra esperienza di annunciatori, san Francesco d'Assisi era arrivato a dire che il vangelo se non con le parole si doveva annunciare con la vita.
Per cui quale è lo sguardo che ho sulla realtà, sulle vicende della vita e della storia?
Quale relazione stabilisco con gli avvenimenti, con i fatti dei quali sono parte?
In un contesto di fragilità e di prove come è stata l'epidemia virale, poi la guerra ora l'alluvione e le frane ... il vangelo che cosa dice? A che cosa serve?
Non è facile vedere la verità delle cose, perché se fosse tutto bianco o nero, allora sarebbe facile, ma nella vita e nella realtà siamo chiamati a confrontarci con una serie di "grigi" che sono ciò che emerge come confronto col quotidiano.
Oggi più che ieri, essere mandati ad annunciare significa raccontare come nella nostra vita abbiamo incontrato l'amore di Dio.
Raccontare questo amore, non è una esperienza sdolcinata ma è narrare un vero "tirocinio" nel quale non è esclusa la paura, la fatica; nel quale ci si può anche sentire inadeguati rispetto alla proposta che il vangelo ci offre.
Secondo il desiderio di Gesù, il vangelo va gridato dai tetti, oppure deve essere detto apertamente, nella luce, altrimenti non è efficace.
Oggi a tutti, Gesù continua a dire, come diceva ai discepoli del suo tempo: “Non abbiate paura!”.
Non dimentichiamo questa parola: sempre, quando noi abbiamo qualche tribolazione, qualche persecuzione, qualche cosa che ci fa soffrire, ascoltiamo la voce di Gesù nel cuore: “Non abbiate paura! Non avere paura, vai avanti! Io sono con te!”.

sabato 24 giugno 2023

Nascita di San Giovanni Battista

Isaia 49,1-6 e Luca 1,57-66.80

M
È evidente che il vangelo è rivoluzionario, proprio rispetto alla cultura dominante. Quando mai mai una cultura sostanzialmente al maschile potrebbe accettare un ruolo così determinante della donna? Il vangelo di Luca inizia con una referenzialità femminile ponderante. Oggi passa la tenerezza, la fecondità, l'accoglienza, l'ospitalità a partire dal femminile. Lo stesso Giovanni Battista che altrove riveste i tratticlassici del profeta eroe celebrato dai testi biblici, oggi si preannuncia come un poeta che racconta la venuta di Gesù, la voce che accoglie la Parola, il precursore che ospita il Messia, il grembo che genera nell'acqua del Battesimo il Salvatore. Cambiano le prospettive: la tenerezza e il femminile cambiano la nostra spiritualità.


venerdì 23 giugno 2023

Mi vanterò della mia debolezza

2 Corinzi 11,18.21-30 e Matteo 6,19-23

Il vanto di Paolo è di quello di essere rimasto fedele in ogni cosa alla missione apostolica affidatagli dal Signore; arrivando a considerare oggetto di vanto anche la propria debolezza, che si è rivelata ed esposta al massimo, nelle difficoltà della vita e della predicazione. La debolezza di Paolo, come la nostra, assume cioè i tratti di uno sgabello per Dio, un vero e proprio punto di appoggio per lo Spirito e la sua forza rigenerante e trasformatrice. Le nostre debolezze e fragilità, possiamo renderle fulcro della leva dello Spirito di Dio.

giovedì 22 giugno 2023

Forse perché non vi amo?

2 Corinzi 11,1-11 e Matteo 6,7-15

In questo brano della lettera sentiamo la partecipazione viscerale di Paolo nell'annunciare il Vangelo ai Corinzi: “ Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!”
All’inizio del discorso, Paolo tenta il confronto con altri super apostoli, ma da subito si rende conto della un’utilità e della vanità delle sue parole.
Ciò che fa la differenza, e che subito Paolo ha notato in se stesso è l’amore per la comunità, per quelle persone e che Gesù gli ha affidato. Da subito infatti, Paolo si rende conto di montare in superbia, e di cedere alla tentazione di farsi forti dei propri mezzi, capacità, competenze. Ciò che apre alla comprensione della realtà è la sua stessa debolezza che diviene il luogo dell’amore a Dio e ai fratelli.

mercoledì 21 giugno 2023

La gratuità

2 Corinzi 9,6-11 e Matteo 6,1-6.16-18

Dare e avere, due parole sintesi di un concetto contabile della partita doppia, che impone un continuo e rigoroso bilanciamento. Nel pensiero di Paolo, in fondo, sono come due facce della stessa medaglia: se si ritiene, infatti che tutto ci sia dovuto (la vita, i beni, gli affetti, il vangelo, la fede, la felicità, la salvezza..), allora il ricevere ha già assunto i tratti del guadagno meritato per gli sforzi fatti. E in coscienza la "partita" è gia bilanciata. Ma una tale “ricompensa” risulta alla fine solo un egoistico possesso, è un possesso da difendere contro le pretese degli altri. Il dare a questo punto è solo questione di superfluo. In questo modo però anche ciò che il vangelo propone inaridisce, si secca e anche lo stesso vangelo diventa una “cosa religiosa” , una tra le altre, finendo per non portare il frutto più atteso, quello della gioia. Nello stile del dare si mostra quindi quel "gratuitamente" che avete abbiamo ricevuto e quel "gratuitamente" che doniamo.

martedì 20 giugno 2023

Le nostre collette

2Cor 8,1-9 e Matteo 5,43-48

Uno degli intenti delle prime comunità cristiane era di  mettere tutto in comune e condividere i beni e le proprietà. Anche la colletta che Paolo propone alle comunità da lui fondate genera questo senso di profonda comunione, che quindi non è solo un ideale.
Le Chiese hanno contribuito, donando oltre le loro possibilità, in particolare quelle della Macedonia. Paolo si aspetta la medesima generosità anche dalla comunità di Corinto.
Quanta necessità c’è anche oggi, non meno di ieri, ed ecco che le collette, le raccolte fatte nelle comunità, se sono il superamento di una elemosina, della spilorceria personale, diventano l'occasione di generare una comunione che supera i confini dello spazio, per essere esperienza di carità economica e per conformarsi Gesù che da ricco che era si è fatto povero per arricchire tutti noi.

lunedì 19 giugno 2023

Il tempo favorevole

2 Corinzi 6,1-10 e Matteo 5,38-42

Ecco il momento favorevole ... ma di cosa sta parlando Paolo?
Paolo pure consapevole della propria fragilità, come anche della generale fragilità umana, vede in essa lo spazio dell'azione gratuita e misericordiosa di Dio. È inquesta certa consapevolezza che egli riconosce il "momento favorevole, eccolo ora il giorno della salvezza".
Oggi Dio guarda a te, ma tu non devi essere in ansia perché non sei a posto con te stesso e con lui; perché è ora, nelle condizioni in cui ti trovi, è lui che si prene cura di te, è lui che ti ama così come sei, ed è ora che ti rende consapevole che il mistero di amore ti inserisce pienamente nell'orizzonte di salvezza, nonkstante la tua inadeguatezza. 
È qui e ora che la nostra fede, nonostante le difficoltà della vita, nonostante la nostra fragilità, diventa lo strumento dell’amore di Dio.

domenica 18 giugno 2023

Alla ricerca di pecore perdute

Es 19,2-6a; Sal 99; Rm 5,6-11; Mt 9,36-10,8

Come ci sentiamo? Come stiamo? Sì, in questo momento storico, proprio oggi, come ci sentiamo? Che cosa stiamo vivendo? Quale piega ha preso la nostra vita?
Dopo aver visto la pandemia, la guerra, l’alluvione e toccato tanto dolore, tanta impotenza, tanta povertà, non è certo un gesto di carità che accomoda tutto. Oggi è necessario che i nostri sentimenti si lascino coinvolgere e plasmare dai sentimenti di Gesù, perché solo così riusciremo dare al nostro mondo la speranza di Cristo. Oggi possiamo lasciarci condurre dall'evangelista Matteo che ci porta tra le folle che seguono Gesù. L’evangelista ce lo fa vedere all’opera tra case, nei campi, sulle barche, per le strade… È instancabile. Non ha freni! Incontra chiunque e sembra che la sua unica preoccupazione sia quella di entrare nella vita delle persone che incontra per mettere in comune la sua vita. Sembra che per lui questo significhi annunciare il Regno, portare il Regno. Condivisione, apertura e accoglienza, altro che timidezza, paura e indifferenza.
La gratuità del modo di essere di Gesù, per Matteo, è uno dei punti essenziali del suo messaggio, ma anche della sua proposta per noi, perché Gesù è apertura del cuore e desiderio di donare amore, dare sé stesso, dare la vita.
Ma pensate che la straordinaria immagine di Gesù ci mostra l’evangelista: vede le folle! Vede la loro stanchezza! Le sente sfinite! Le guarda negli occhi, le scruta nel cuore, dà peso e valore alle loro fatiche. Per lui quelle persone, singolarmente e insieme, contano. Se ne vuole fare carico, e vuole che anche altri lo facciano. Vuole che i suoi discepoli, anche noi, ce ne prendiamo carico. Una comunità cristiana è tale quando si prende carico i fratelli. Gesù, vuole che il suo modo di farsi carico continui anche dopo di lui.
E per questo che ci chiama. Chiama perché altri imparino a vedere, e vedendo imparino a sentire compassione, a farsi carico dei pesi, della tristezza, della fatica altrui. Sembra che l’unico suo comando sia: guarite, risuscitate, purificate, scacciate demoni e donate, donate voi stessi. L'agire di Dio passa dalle nostre mani.
In questo Gesù ogni uomo donna riscopre che Dio è il Salvatore che solleva, fino al cielo, dove nessuno può più fare e subire il male.
In Gesù sentiamo di essere preziosi agli occhi di Dio, di essere il suo tesoro, la sua terra riscattata. E proprio per questo siamo un regno di sacerdoti, capaci di celebrare la vita, di rinnovarla, di farla risorgere.
Il Signore Gesù chiama me, chiama te, ti chiama per nome, come ha fatto con gli apostoli e ti chiede: Vuoi portare vita? Vuoi liberare? Vuoi che altri, attraverso te, si sentano raggiunti dall’amore di Dio?
Tu cosa rispondi?

sabato 17 giugno 2023

Elezione

Isaia 61,10-11 e Luca 2,41-51

Questo brano, ci parla dello sposo e della sposa; della gioia di essere l'uno per l'altra  e di come vengono adornati per la festa nuziale, è occasione per noi per ricordare che ciascuno, per il semplice fatto di essere scelto ed eletto da Dio è immerso nella medesima gioia. In questo passo di Isaia risuona la certezza del popolo eletto da Dio. Un popolo di bell’aspetto perché Dio lo colma di bellzza. Esso è distinto da tutti ed è riconosciuto per ciò che ha avuto in dono. La grazia di Dio è la sua condizione esistenziale. Tutti riconosceranno quanto esso sia fortunato, perché il suo vivere si realizza nel mostrare la giustizia di Dio. La mia gioia di esssere scelto (la mia giustizia) in che cosa si rivela? Dove la mostro?

venerdì 16 giugno 2023

Scelti per essere amati

Deuteronomio 7,6-11 e Matteo 11,25-30

Progetti, desideri e obiettivi da raggiungere e improvvisamente tutto si scompiglia. Per molti tutto questo si chiama "imprevisto", per altri e in una visione di fede, è il Signore che si affaccia alle nostre vite e ci invita ad aprirci a un’esperienza che modifica tutto. È certamente questa l'esperienza di Israele nel deserto, nel tempo dell'Esodo, ma in generale in tutto il suo camminare nella storia, con il suo Dio. Un Dio che lo ha scelto per essre il suo popolo. Un Dio che ama; un tipo d’amore però che noi non conosciamo, un amore non meritato e che non vuole nulla in cambio. Al parai di Israele, è un amore che ci sorprende e ci trova impreparati ogni volta perché sappiamo di non meritarlo. È dono, è il dono più grande che sentiamo di poter ricevere ogni volta che ci apriamo alla possibilità di essere stati scelti da Lui.

giovedì 15 giugno 2023

A carte scoperte ...Cristo!

2 Corinzi 3,15-4,1.3-6 e Matteo 5,20-26

Anche noi non annunciamo noi stesi, ma Cristo Gesù Signore ogni volta che togliamo il velo nel quale nascondiamo la nostra fede, ogni volta che siamo disposti a riflettere la vita di Gesù in noi. Paolo vive questo cambiamento nella sua esistenza dopo la conversione. Per  dieci anni Paolo, si misura con ciò che è ombra e velo in se stesso ed assume come suo quel cambiamento che lo Spirito progressivamente genera in lui: l'adesione a Cristo nella piena libertà e verità. Questo cambiamento non è nulla di magico, ma la reale conseguenza di una fede che matura, di una vita che si lascia interrogare e di un desiderio di verità che non si accontenta e che non ha preconcetti da rispettare.


mercoledì 14 giugno 2023

Un ministero glorioso

2 Corinzi 3,4-11 e Matteo 5,17,19

Ciò che prova ed esprimere Paolo, circa il ministero di cui è paertecipe e apostolo, è una sorta di meraviglia e di stupore, intrisa di inadeguatezza e di speranza, ma è la stessa esperienza che ogni giorno mi riesce ancora di fare ogni volta che celebro l'Eucarestia, confesso qualcuno o parlo di Gesù e del suo vangelo. 
Anche oggi, quindi mi metto a disposizione senza pregiudizi, senza remore o freni, totalmente vigile e completamente in ascolto, pur con tutta la mia fragilità, per potere vedere e accogliere Dio con tutto me stesso. E tu ... cosa provi e come vivi il tuo ministero, ovvero il tuo essere di Cristo nel servire i fratelli e il mondo.

martedì 13 giugno 2023

Un unico SI

2 Corinzi 1,18-22 e Matteo 5,13-16

Per primo Gesù, si è espresso rispetto al SI che dice tutta la possibile limpidezza e verità di noi stessi e nei confronti di Dio: il vostro parlare sia “sì, sì!”; “no, no!”: il di più viene dal maligno. Anche Paolo si inserisce in questo detto di Gesù, facendone un criterio portante del suo stesso annuncio del Vangelo. Lo stesso vangelo necessita di chiarezza e verità, non solo come rielaborazione morale e normativa, ma come adesione a una scelta di vita. Il SI di Cristo di cui Paolo è voce, rappresenta la novità assoluta rispetto alla mentalità e alla coltura del suo tempo. E noi, moderni Corinzi, a che punto siamo rispetto al nostro rispondere SI a Dio, facendo nostra la predicazione del vangelo.

lunedì 12 giugno 2023

Cosa significa consolare

2 Corinzi 1,1-7e Matteo 5,1-12

La consolazione è ben più di una pacca sulla spalla, la consolazione cristiana, tra credenti e dei credenti ha a che fare con l'esperienza che facciamo di Gesù. Paolo ben conosce questa dinamica di vita. Tante volte Paolo, ma anche tutti noi, ci siamo sentiti persi, smarriti, senza più i punti di riferimento certi e consolanti. E abbiamo cercato consolazione nelle relazioni come anche nella meditazione, nella riflessione e anche soprattutto nella preghiera. È in questa criticità, è in quei momenti della vita che viene paradossalmente alla luce una solidarietà che va oltre ogni confine di stato, etnia, lingua, religione.. In quei momenti nella nostra preghiera scorre silenziosamente, una comunione consolante di anime e di intenti rivolti a Cristo, è la consolazione che solo grazie a Lui giunge a noi dalla Chiesa,dai fratelli tutti, e da quella solidarietà umana che si esprime come comunione col mondo intero.

domenica 11 giugno 2023

Corpus Domini

Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

"Nel 1263, nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena, avvenne un prodigioso miracolo eucaristico. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, in pellegrinaggio verso Roma, mentre spezza l’Ostia consacrata viene attraversato dal dubbio circa la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. In quell’istante dall’Ostia escono alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale. Un anno dopo nel 1264, Papa Urbano IV, con la bolla “Transiturus” istituisce la Festa del Corpus Domini per tutta la cristianità, per ricordare il prodigioso segno e per rinsaldare la fede nella presenza reale di Gesù nell’eucaristia".
È evidente che in un contesto di società cristiana quel segno accaduto a Bolsena, quella Processione che diviene atto pubblico di fede nella presenza reale di Gesù hanno un senso e un significato ben precisi.
Ma nel nostro contesto di società post-cristiana?
Si perché ci piaccia o no, dopo la secolarizzazione dovuta all'affrancarsi del mondo moderno; dopo la scristianizzazione generata dall'esodo del sacro; e la globalizzazione che ci ha aperto a una visione mondiale, ci ritroviamo immersi nel post-cristianesimo. E i segni non comunicano più lo stesso significato e senso.
Occorre uno sguardo attento a ciò che trasmettiamo oggi con i nostri segni ... forse modalità un poco vecchie che non comunicano più un significato a tutti comprensibile ... certe processioni pubbliche sembrano esprimere l'arrivo dei marziani, o un frammento di un vecchio film storico, o nel migliore dei casi di don Camillo e Peppone.
In questo nostro tempo, se quella farina impastata con acqua non è solo un pezzo di pane che rappresenta un simbolo di un avvenimento passato - l'ultima cena con Gesù -, quasi fosse un reperto che richiama la memoria ... Ma è Gesù stesso che in forza delle sue parole, nella consacrazione quel pane è la sua persona; allora occorre che ragioniamo sul fatto che quel pane è Gesù stesso, è lui, in tutto ... non è un'immagine, ma è una persona, ed è presente e reale ...
Nel modo in cui mi comporto con una persona, un amico o un conoscente, almeno in modo analogo dovrei comportarmi con Gesù, in ciò che lo rappresenta, in modo reale e personale...quel pane è persona ... se questo è vero, questo fa la differenza.
Questo segno del pane a cui tutti noi cristiani siamo stati iniziati durante la nostra fanciullezza, oggi ci domanda: Chi sono; cosa sono, per te?
Gesù, in ciò che i vangeli ci raccontano è molto chiaro, non solo per ció che è l'ultima cena, ma soprattutto per ció che ha detto di sé stesso nei vari passaggi tra miracoli del pane e discorsi sulla vita, fino alle apparizioni del risorto ... a Emmaus e sul lago di Galilea.
Il Signore non si presenta come un obbligo morale, o un impegno esistenziale, un ricordo passato, ma un incontro di amorevole presenza ...
Certamente è anche importante il fare memoria il ricordare, altrimenti cadiamo nell’oblio che è la radice di tutti i mali, cioè nella dimenticanza o perdita di noi stessi e della nostra identità.
Gesù vuole essere dono, vita eterna donata a ciascuno uomo. Egli è il dono di Dio, un donarsi che significa darsi totalmente, cioè disperdersi dentro le sue creature come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo.
Mangiare e bere Cristo - ci ha detto Paolo - non è «fare la comunione» ma è «farmi comunione con Lui». Il Verbo si è fatto carne perché la carne è venuta a prendere dimora in noi.

sabato 10 giugno 2023

Gratitudine

Tobia 12,1.5-15-20 e Marco 12,38-44

È grande la tentazione di accumulare il più possibile ricchezze per sé (soldi, possessi, relazioni, tempo) per sentici sicuri e donare così agli altri solo il residuo. In realtà oggi giorno è la prassi cristiana più diffusa. I gesti di carità in realtà non esistono più, tutto è una forma di elemosina, per non dire una spilorceria. Questo brano di Tobia, insegna che è "meglio è praticare l’elemosina che accumulare oro". Oggi invece, prima vengo io, poi pensiamo agli altri. Quanto invece sono liberatori i piccoli gesti di dono gratuito in cui siamo capaci, per mettere il prossimo prima di noi stessi, seppur con fatica e un po’ di resistenze. Ecco è allora indispensabile esercitarci nel donare attenzione, amore, accogliere, perdonare, e così arricchire davanti a Dio.

venerdì 9 giugno 2023

Benediciamo il Signore

Tobia 11,5-17 e Marco 12,35-37

Una storia a lieto fine, o una storia che rivela il suo compimento nella volontà di salvezza di Dio. Forse non è facile ammetterlo, ma riconoscere Dio che agisce nella nostra vita ed attraverso la nostra vita, in noi e negli altri, non è cosa scontata; spesso infatti, prevale la nostra soggettività con tutti i limiti che gli appartengono. È la nostra soggettività che ci porta fuori strada,  che ci allontana da Dio, rendendoci ciechi, incapaci di vedere la luce, e in quel momento, il vedere resta solo un ricordo passato e lontano. Quando Dio dona la luce, per Tobi è una rinascita. Accorgersi di ogni risveglio; accorgersi che  ogni giorno porta in se l'occasione di riconoscere come Dio opera, è una benedizione; accorgersi delle persone care, quelle che ci permettono di esprimere il meglio di noi, è una grazia, perché portano e realizzano anche solo una piccolissima gioia che colora le nostre giornate.

giovedì 8 giugno 2023

Dio realizza la vita

Tb 6,10-11;7,1.9-17;8,4-9 e Mc 12,28-34

Il brano del libro di Tobia di oggi, è introdotto dalla figura di un angelo, Raffaele, che diventa compagno di viaggio e che lo conduce a trovare la sua futura moglie...
Una prima riflessione, ci può portare a ripensare e riconoscere quante volte accanto a noi, nella nostra vita, abbiamo avuto degli angeli che ci hanno guidato/accompagnato.
Poi certamente, il brano di oggi ci immerge in una cultura orientale e in una accoglienza del mistero di Dio nella storia, che non ci appartiene più,. Come è possibile ricongiungere la nostra felicità, i nostri progetti di vita con il desiderio di bene e di pienezza che Dio ha per ciascuno?
Forse la risposta sta nel porre Dio, la sua promessa prima e all'inizio del nostro desiderio e non solo dopo, come spesso accade, come recupero di un fallimento.

mercoledì 7 giugno 2023

Dio c'è

Tobia 3,1-11.16-17 e Marco 12,18-27

Due persone, Tobi e Sara, che sono nella disperazione invocano il Signore. Tobia chiede di morire per mettere fine all’angoscia; Sara non sopporta più la maledizione che si è abbattuta su di lei. Più  che la prova in sé, sono gli insulti delle persone più o meno vicine, a provocare un senso di disperazione e di abbandono. Di fronte alla contingenza della esperienza della vita, la perseveranza nella preghiera introduce una semplice richiesta: Donami, Signore, il coraggio di non lasciarmi andare di fronte alle negatività in me e intorno a me, ma permettimi di leggere in ogni situazione il tuo appello a impegnarmi maggiormente perché la tua luce illumini ogni tenebra. Scoprire in ogni prova che tu non sei assente, ma sei il "presente".

martedì 6 giugno 2023

Il dramma della vita

Tb 2,9-14 e Marco12,13-17

Quando anche noi, nelle difficoltà e nelle prove della vita, ci rivolgiamo a Dio con parole simili a quelle di Tobia, quasi a rivendicare di una nostra presunta giustizia, che non merita quanto si vive in quel momento, e ci lamentiamo di sentirci esclusi dal favore divino, diamo semplicemente corso a un dramma umano che possiamo definire come senso di abbandono.
Ed ecco che Tobia diventa cieco, una cecità che durerà nel tempo, e che diviene immagine di un prolungato disagio. Tobia ne soffre molto, perchè una simile prova gli sembra eccessiva per uno come lui. La vicenda di Tobia, nel suo stile narrativo, offre a ciascuno una grande occasione, quella di guardare la propria situazione e riconoscere la fragilità come spazio esistenziale e non come puro accidente.

lunedì 5 giugno 2023

Rischi del possesso ...

Tb 1,3;2,1-8 e Marco12,1-12

Il nostro egoismo, il pensare prima di tutto al nostro bene, il progettare secondo la nostra volontà evitando l'ascolto della volontà del Padre: tutti gesti che dicono che anche noi tante volte “uccidiamo” Gesù, pensando che l’eredità sia tutta nostra.
Con i nostri stili di vita che non corrispondono al Vangelo, dimostriamo il nostro scarso  riguardo per il Figlio. Gesù oggi ci mette di fonte alla nostra mediocrità e ce lo dice in Parabole, lo dice agli scribi e agli anziani, ma lo dice anche a noi. Spesso mostriamo di essere vignaioli voraci, che vorrebbe pretendere di avere il merito dei frutti prodotti dalla vigna che il "Signore" - proprietario della vigna -, che generosamente ci ospita, ci ha messo a disposizione per farci senture come a casa nostra.

domenica 4 giugno 2023

Trinità oggi

Es 34,4-6.8-9; Dan 3, 52-56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18

Al numero 233 del catechismo della Chiesa Cattolica è detto che i cristiani sono battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”; poi al numero 277 si aggiunge che non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.

La Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in sé stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina.

Tutta la storia della salvezza (dal peccato e dalla morte) è la storia del rivelarsi all'umanità del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Troppo spesso noi stiamo di fronte a Dio non come cristiani, ma come gli ebrei o come i musulmani. Ci ostiniamo a parlare con Dio - un solo Dio - senza renderci conto che questo Dio, pur essendo totalmente uno, è anche Trinità.

Oggi, celebrare questa solennità ci porta a ripensare al nostro modo di percepire, capire e comprendere il mistero di Dio.

Quando sono in Terra Santa, quando mi trovo a Gerusalemme e incontro un mussulmano mi interroga il suo modo di percepire un Dio che per lui può essere solo unico; come pure quando incrocio ebreo, che mi evita, pure di non incrociare il mio sguardo, perché ritenuto un eretico e causa di impurità; eppure tutti ritorniamo quel Dio unico, Dio di Abramo; Dio dei Padri e dei Profeti, Dio di Mosé e pure Dio di Gesú.

Gesù non ha spiegato Dio, non ha definito un dogma, non stabilito dei principi. Gesù invece ci ha parlato del Padre; di sé stesso come Figlio, e dello Spirito dell’amore, lo Spirito Santo.

Ma anche l'Antico Testamento ci parla di Dio. L'immagine del Dio sul monte, così come Mosè ha sperimentato rischia di essere inadeguata.

Ad alcuni farebbe comodo un Dio solitario e inaccessibile, per altri sembrerebbe solo un anacronismo. Un'immagine che va resa chiara soprattutto per il grande contenuto di comunione che rivela: "il signore cammina in mezzo a noi, e fa di noi la sua eredità".

Un Dio vicino che cammina ... cosa significa? Cosa significa oggi nella indifferenza trasversale che viviamo?

Anche nel vangelo siamo immersi nella esperienza di vicinanza.

Il dialogo tra Gesù e Nicodemo ne è il chiaro esempio.

Nicodemo va da Gesù di notte, per paura di essere visto dai suoi colleghi che provano fastidio per questo nuovo Rabbi senza diploma, che viene da una Nazaret da niente, da una Galilea dei pagani, da cui non è mai venuto fuori nulla di buono, figuriamoci un profeta.

Eppure lui, è stato toccato, affascinato da quel maestro di Galilea che mette in pratica i comandamenti e i precetti in un modo nuovo: polemico circa le decime per il tempio; che  si intrattiene con le prostitute e mangia con i peccatori.

Quando Gesù parla di Dio gli si illumina il volto, pare che lo veda con gli occhi. Gesù è libero e innamorato di un Dio che chiama Abbà, lo chiama suo Padre.

Ecco, Gesù ha spostato l’attenzione dalla Legge di Dio al volto di Dio. Siamo abituati a spiegare alla gente quello che deve fare per Dio, e Gesù spiega quello che Dio fa per l’uomo. Nicodemo è rimasto toccato proprio da questo agire, dal fare di Dio per noi.

Ma oggi, quale Dio ci affascina? Il Dio raccontato da Gesù o un altro Dio?

Ma anche la nostra comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, quale Dio rivela?

La bellezza di Dio rivelata da Gesù non risiede in una perfezione che Dio Padre sa benissimo che non potremmo raggiungere mai, ma la vera bellezza è fatta di quel completo affidamento della nostra vita, con le sue gioie e le sue ferite, alla sua misericordia, è fidarsi che Lui può e vuole amarci e salvarci, appena gliene diamo la possibilità.

 

sabato 3 giugno 2023

Una eloquente non risposta

Siracide 51,17-27 e Marco 11,27-33

Dopo avere scacciato mercanti e cambiamonete e aver manifestato la sua rabbia contro chi ha fatto della sua casa un covo di briganti, i giudei gli chiedono perché hai reagito così? Credo che dobbiamo riconoscere a loro la buona fede dell'ignoranza. Per loro è incomprensibile il comportamento di questo Galileo ... Dopo secoli di abbandono ora, il Tempio funziona bene, tutto sembra tornare all'originario splendore. Ma in realtà tutto si è cristallizzato in un tradizionalismo passato ed è imbavagliato tra leggi e precetti che nulla hanno a che fare con il mistero di Dio e della sua gloria. Un profeta, è sempre sopra il tentativo dell'umana normalizzazione e la sua voce deve sempre scuotere la coscienza. Anche nelle nostre comunità occorre ritrovare lospirito della profezia di chi adora il Padre in Spirito e Verità ... non per servile obbligo normato.

venerdì 2 giugno 2023

Reazioni fortissime ...

Siracide 44,1.9-13 e Marco 11,11-25

L’allusione in questo Vangelo è rivolta al popolo d’Israele che, come il fico sterile, non ha portato frutto ..., e Gesù lo condanna duramente! Con un atteggiameto simile e parallelo, Gesù se la prende con tutti coloro che rendono sterile e senza frutto, il Tempio, che non è più casa di Dio, luogo di Preghiera, ma un covo di ladri. Le immagini si legano e si sovrappongono nel significato e nelle allusioni.
Il brano di vangelo chiude poi con un triplice invito: fede-preghiera-perdono. Ovvero: se avremo fede potremmo pregare il Padre sicuri che quanto chiederemo ci verrà concesso. Ma prima di farlo impariamo il perdono, verso coloro “contro” i quali abbiamo qualcosa; come anche accogliere il perdono di qualcuno da cui lasciarci perdonare.

giovedì 1 giugno 2023

Un grido sulla strada

Siracide 42,15-26 e Marco 10,46-52

Gridare il nome di Gesù per attirare la sua attenzione, per provocare il suo interesse verso di noi ... Solo nella disperazione, solo quando tutto ciò in cui poniamo le nostre sicurezze viene meno, solo allora riusciamo a gridare: "Figlio di Davide abbi pietà di me!"
Anche questo è un segno della fragilità della nostra fede ...
Bartimeo chiama Gesù, abbandona il mantello delle convenienze e delle protezioni, di cui a volte anche tutti noi abbiamo bisogno, ma solo così riesce a entrare in contatto con quell'uomo straordinario, desiderato e atteso: il Figlio di Davide .... il Cristo glorioso. Il cambiamento sperato, ancora prima che nel corpo, è avvenuto nel suo cuore: il cieco nato è il primo a seguirlo sulla strada.