domenica 31 dicembre 2023

Famiglia oggi ...

Gen 15,1-6; 21,1-3 Sal 104 Eb 11,8.11-12.17-19 Lc 2,22-40


1. La famiglia oggi nella e per la Chiesa

Papa Francesco ha dedicato alla famiglia  27 catechesi e un sinodo dei vescovi. Questo a sottolineare l'importanza della famiglia umana e cristiana nel ministero del Pontefice.
Due richiami:
«La famiglia di Nazaret ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia. E, come accadde in quei trent’anni a Nazaret, così può accadere anche per noi: far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia. […] Da allora, ogni volta che c’è una famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera. E viene per salvare il mondo. E questa è la grande missione della famiglia: fare posto a Gesù che viene»

«La custodia di questa alleanza dell’uomo e della donna, anche se peccatori e feriti, confusi e umiliati, sfiduciati e incerti, è dunque per noi credenti una vocazione impegnativa e appassionante, nella condizione odierna. Lo stesso racconto della creazione e del peccato, nel suo finale, ce ne consegna un’icona bellissima: un’immagine di tenerezza verso quella coppia peccatrice che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna! E’ un’immagine di custodia paterna della coppia umana. Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro».

Queste parole ci chiedono di guardare alla famiglia guardando oltre ... oltre il legame giuridico, oltre gli aspetti canonici e sacramentali ... oltre a ogni pretesa di compensazione della nostra solitudine ...oltre a ogni sentimento puramente sentimentale ..
Andare oltre significa entrare nel misterioso progetto di Dio circa ciò che esiste e come esiste.
Accogliere Gesù, è fare spazio al mistero di Dio nella nostra vita, accoglierlo come fa Simeone, come fa Anna ... accogliere Dio significa  fare spazio nella nostra umanità fragile a tutto ciò che Dio è, e vuole fare in noi, e per noi: salvarci dalla morte.
Per noi credenti fare famiglia è qualcosa di teologico ... questo a ribadire quanto la nostra antropologia, cioè il nostro essere uomini e donne, maschio e femmina come anche tutte le possibili declinazioni della natura non è questione puramente naturale o scientisa, ma appartiene a Dio, Dio centra pienamente.

2. benedizioni alle famiglie/coppie

Oggi cosa affermiamo: è possibile benedire le coppie in situazioni irregolare e le coppie dello stesso sesso senza rinnegare la centralità del sacramento del matrimonio perla vita cristiana.
La benedizione, che è un sacramentale, e dipende quindi dalla fede di chi lo riceve, significa implorazione di un aiuto da Dio, richiesta del suo amore di padre e creatore, per poter realizzare il fine della propria vocazione, della propria vita: amare in pienezza.
Una coppia sposata sacramentalmente vive l'amore sponsale, generativo e di coppia. La benedizione sostiene e fortifica questo amore nel cammino della vita.
Una coppia di fatto, di battezzati, o anche di semplici credenti, vive l'amore di coppia come dono naturale che configura la loro scelta di essere coppia, pur non perfettamente realizzata nel matrimonio. La benedizione, è in questo senso una grazia che sostiene e anticipa il loro desiderio di giungere a maturare la pienezza sacramentale del loro amarsi.
Pe una coppia dello steso sesso, in cui amarsi non potrà mai essere sacramentalmente riconosciuto, la benedizione rappresenta l'espressione che attraverso la preghiera chiede, la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo e aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la volontà di Dio.
Sono modi ed espressioni diverse per come la preghiera di benedizione tocca l'amore umano, in modo che la benedizione rappresenti un gesto inclusivo della maternità e cura pastorale della Chiesa.

sabato 30 dicembre 2023

Anna siamo noi?

Luca 2,36-40

Silvano Fausti, cosi definiva la profetessa Anna: "Anna vuol dire “grazia di Dio”, Fanuele vuol dire “volto di Dio”, Aser vuol dire “felicità, fortuna”. In un certo modo questa donna rappresenta tutta l’umanità il cui destino è vedere il volto di Dio e riflettere in sé lo stesso volto. Rappresenta tutta l’umanità che è vedova perché non ha lo sposo, lo sposo gli è stato tolto, ma quando lo sposo, che è Dio, ritornerà, lo vedrà faccia a faccia e gioirà per la presenza dello sposo, come lo sposo gioisce della presenza della sposa. Anche noi siamo tutti “vedove” in attesa delle nozze ... e nel frattempo parlava di lui, del Bambino a chi aspettava la redenzione di Israele.

venerdì 29 dicembre 2023

Tutta la storia lo aspettava

1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35

Al di la di ogni tentativo di ricostruzione storica i Vangeli hanno un senso spirituale che attraversa e supera il contesto storico geografico.
Anche oggi siamo costretti ad una domanda: perché ritroviamo Gesù Bambino a Gerusalemme nel Tempio?
Il Tempio è il luogo della presenza di Dio, è il luogo assolutamente più santo, è la Promessa di Dio al popolo d'Israele. Un' antica profezia di Malachia dice che il Messia sarebbe entrato nel suo Tempio. Avrebbe subito preso possesso del tempio. Ecco forse ci siamo. L'evangelista Luca probabilmente ha voluto collegarsi a questo brano per confermare la messianicità di Gesù.
Ogni Vangelo dell'infanzia ha questo obiettivo: mostrarci la regalità e la divinità di Gesù. L'incontro con i Magi poi chiuderà il racconto.

giovedì 28 dicembre 2023

Santi innocenti

Matteo 2,13-18

Non è facile pensare alla nascita, di un Messia, di un Salvatore, e sullo sfondo tanto sangue innocente. Noi stiamo festeggiando la nascita di Gesù, di un bambino e facciamo festa per questa nascita, perché la nascita significa vita, vita che giunge, vita che viene, significa la speranza, significa aprire al futuro, (…) ma nello stesso tempo facciamo memoria della morte di Gesù... che strani noi cristiani ...
Oggi siamo immersi in un dramma grande, è un dramma che, io credo, possiamo solo affrontare quando ci siamo dentro, quando precipitiamo in questa situazione, in cui il male ci avvolge, il male ci rende preda e non solo noi ma tanti altri: gli innocenti ... noi dobbiamo pensare a questi milioni di persone che in questo momento nel mondo, tra i migranti, tra quelli delle guerre...penso soprattutto al Medio Oriente, ma ogni volta che sembra regnare la sofferenza e la morte, noi possiamo essere soggetti di consolazione.

mercoledì 27 dicembre 2023

San Giovanni Evangelista

Giovanni 20,2-8

Gesù amava la gente che stava con Lui, e il modo in cui è descritto il rapporto di profonda amicizia con Giovanni lo esprime tantissimo: “colui che amava”.
Questo la dice lunga sull’umanità di Gesù; egli era si “vero Dio”, ma anche “vero uomo”, capace, cioè, di provare i nostri stessi sentimenti!
E Giovanni, innamorato di Gesù, corre per primo al sepolcro. Poi, arriva Pietro.
Questo correre insieme di Giovanni e Pietro esprimono molto bene quanto anche oggi viviamo nella dimensione sinodale della Chiesa: l’affetto che nasce dall’amore alle persone e la consapevolezza della fede nel credere e praticare ciò che esprime una vita alla luce del vangelo del maestro.
Ma ciò che muove tutto è l’amore, perché, come dice Giovanni stesso: “Dio è Amore”!

martedì 26 dicembre 2023

Santo Stefano primo martire

 Matteo 10,17-22

“Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”. Queste parole del Signore non devono turbare, ma devono ricondurci sempre alla concretezza dell'esperienza della fede. Parole che ci fanno comprendere che la salvezza che Gesù ci dona non ci libera dalla sofferenza. Al contrario, la sequela implica le prove e anche la sofferenza. Quanti discepoli, anche oggi rischiano la vita per il prossimo, si consumano ogni giorno per gli altri, senza mai indietreggiare ma solo per  far piacere a Gesù. Oggi chiediamo la grazia di perseverare nella fede anche quando le prove pungono e feriscono. 

Notte del Santo Natale






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domenica 24 dicembre 2023

Piena di grazia e ... una storia in salita ...

2 Sam 7,1-5.8-12.14.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38

Quarta domenica di preparazione, ultimi istanti prima del Natale ...
La liturgia della Chiesa ci prepara a vivere il Dio con noi come un mistero che cessa di essere tale e diventa la realtà, la storia, la vita, affetti e sentimenti.
Il vangelo di Luca inizia così, con un Dio che esce dai recinti del sacro e si immerge nella normalità della vita; non fra incensi e candelabri, ma tra pentole e telai. Entra in una casa, per entrare nella vita di una ragazza, e così entrare nel mondo.
Entra nel mondo attraverso Maria, e questo entrare trascina con sé la pienezza della grazia. Tutto è subito immediatamente chiaro: Xaire, rallegrati, gioisci, sii felice Maria, apriti alla gioia pechè il tuo Dio è con te ... apriti a lui accogli il suo mistero.
La gioia, la grazia, rappresentano cio che può dare pienezza al nostro cuore sempre in ricerca di felicità,  cioè di gioia, di amore e tenerezza e di realizzazione di noi stessi.
Cosa sta all'origine della gioia?
1) Dio si dona. Dio è innamorato delle sue creature, e per questo si dona a loro. Amare è donarsi. Anche a Maria Dio si dona, perché amare ha un significato che va oltre il sentimento, amare è donarsi nella reciprocità, per come siamo, per quello che siamo. Il Signore è con te, per come sei.
Dio non cessa di donarsi neppure oggi, si dona a noi attraverso i fratelli tutti; si dona in tutti gli uomini scartati umiliati e feriti; profughi, clandestini, fuggiaschi, perseguitati ...
Dio si dona anche nella fragilità della nostra umanità, non si estranea da pubblicani e peccatori ... questo deve farci riflettere quando da buoni credenti mettiamo le regole della morale al disopra della persona e della sua preziosità agli occhi di Dio.
Dio si dona anche nei tuoi figli, anche se omosessuali. Domanda: chi maledirebbe il proprio figlio se gay? 

2) La gioia è una storia in salita. Dio chiama Maria a una storia fatta di opposizioni e trasgressioni. A situazioni non facili e convenzionali. Non aver paura Maria, l’infinito si nasconde nella fragilità della carne. Non aver paura delle nuove vie di Dio che diventa bambino, che si fa strada in uno scandalo di un concepimento fuori dalle regole, e che non si adegua alla rigidità clericale. È un Dio di rottura, che stravolge gli schemi ...
Allora è possibile che un cardinale possa essere giudicato e anche condannato ... Dimentichiamo i titoli onorifici  che offuscano la nostra onestà umana ... 
Anche oggi, il nascere di Gesù scompiglia gli schemi di rigidità di tutti, e di ogni tipo ... anche quelle dei credenti fin troppo corretti.

3) Siamo difronte alla vocazione a generare anche noi GesúQuesto vangelo è la storia di ogni vocazione: un incontro con Gesù, con il Padre che ci cambia la vita. Perché  o l'incontro con Dio ci cambia la vita nel dargli una speranza certa oppure siamo dei poveri illusi.
Una vocazione e un incontro che non ha nulla di soprannaturale, di stupefacente che esplode improvviso, ma la nostra vocazione a generare il figlio di Dio: una gestazione paziente che avviene nella quotidianità, profondamente radicata nella nostra vita, nella nostra storia, per essere vita e storia in pienezza.
Gesù nasce oggi in questo mondo globale, in questa nostra storia di transizione, anche in questa nostra Chiesa di oggi ...

sabato 23 dicembre 2023

Perché io, venendo, non colpisca la terra ...

Michea 3,1-4.23-24 e Luca 1,57-66

L'azione profetica di Michea avviene in un contesto sociale e umano di profonda crisi: decadenza morale, corruzione, allontanamento dalla fede; eclissi di Dio. Ma nonostante tanto male, rimane uno spiraglio: c'è sempre chi mette la propria fedeltà e la propria speranza nel Dio della giustizia. Ed ecco che Dio pone ascolto a chi spera in lui: nelll’ultimo giorno il Signore verrà a giudicare e a salvare. A quanti sperano in lui, Dio dice che vedranno il “sole di giustizia”.
Anche nella nostra vita Dio è fedele, egli non viene per colpire ma per giudicare e salvare, per trasformare le tenebre in luce, le mancanze in pienezza.

venerdì 22 dicembre 2023

Il bello della restituzione

1 Samuele 1,24-28 e Luca 1,46-55

Anna non poteva avere figli, ma davanti al Signore, aveva fatto una preghiera e una promessa, che se avesse avuto un figlio lo avrebbe portato al tempio una volta diventato adulto; una restituzione ... Cosa restituisco di ciò che il Signore mi ha donato?
Sto pensato ai doni che ho ricevuto, senza mio merito, mi sono detto: di tutto questo cosa sono in grado di restituire? Non é sempre facile riconoscere dove  Dio ha agito nella mia vita, ma ci sono situazioni e persone attraverso le quali Dio mi è venuto incontro in un modo unico e straordinario. Situazioni e persone che mi hanno cambiato, segnato profondamente ... queste io restituisco ... ora al Signore, come Anna ha restituito Samuele. Chi restituisco a Dio sa di cosa si tratta ...

giovedì 21 dicembre 2023

Dio da sempre misericordioso

Sofonia 3,14-17 e Luca 1,39-45

Questo brano del profeta Sofonia è un’esplosione di gioia! Importante è notare che il verbo “rallegrati” presente in apertura, è lo stesso verbo usato dall’arcangelo Gabriele nell’annunciare alla Vergine Maria: “il Signore è con te”! Vengono poi indicati i motivi di tanta gioia: «Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. 
Ecco è un Dio “potente” è un guerriero chi è in grado di salvare nel Suo nome da tutti i nemici del Suo popolo. La gratitudine si dilata nella  misericordia, di cui è origine, egli infatti si rallegra per il peccatore che ha perdonato, perchè lui è amore.

mercoledì 20 dicembre 2023

Il segno ... il miracolo ...

Isaia 7,10-14 e Luca 1,26-38

Nel mondo antico e nel contesto biblico la parola “segno” può essere tradotto sia con “segno”, sia con “miracolo”. Desiderare e vedere un "segno”, chiedere un miracolo, per poter credere non elimina e non supera la durezza del cuore che non permette di andare oltre l’apparenza. Non era facile a quel tempo credere, come non è facile nemmeno oggi per cui il ”segno” acquista il valore di prova. Il vero segno o miracolo è ciò che manifesta la rivelazione da parte di Dio, in quanto dono, e in quanto grazia, e come tale ci può svelare del suo mistero. “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in un mangiatoia”. Da questo momento il “segno” diviene condizione di pienezza, di autentica felicità realizzata.

martedì 19 dicembre 2023

Il senso del rinunciare

Giudici 13,2-7.24-25 e Luca 1,5-25

A differenza di altri questo giudice non viene scelto da adulto, ma il Signore lo sceglie ancora prima che egli nasca, per giunta da una donna che fino a quel momento era sterile, vivendo tutto il dramma legato alla situazione. Ciò che caratterizza la vocazione di Sansone non è immediatamente il compito a cui Sansone è consacrato prima ancora di nascere, ma è ciò che l’angelo chiede alla madre di Sansone perché possa portare a termine questa gravidanza e realizzare tutta se stessa: una rinuncia. Ecco ora, è per me la rinuncia che valore ha? Nella mia vita di fede, l'esperienza della rinuncia cosa genera nella prospettiva, nel divenire?

lunedì 18 dicembre 2023

Salvezza per me ...

Geremia 23,5-8 e Matteo 1,18-24

Oggi la Parola ci conduce a considerare come la salvezza è fonte e cuore della fede di Israele ma anche della nostra fede cristiana. Prendere coscienza di essere salvati e di avere bisogno di esserlo. La salvezza è un evento in crescita nella vita di ogni uomo; è  una progressiva illuminazione della propria umanità fino alla sua pienezza rivelazione nell'opera del messia. Ecco che questa progressiva crescita corrisponde anche la nostra stessa crescita, personale e comunitaria verso una luce sempre più grande e una comunione sempre più profonda tra noi e il Signore.

domenica 17 dicembre 2023

Sud - Marturia, testimonianza

Is 61,1-2.10-11; Sal 1,46-50.53-54; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28

Terza domenica di Avvento... terzo orientamento
Ormai siamo entrati nella novena del Natale. Per cui proviamo a definire tre situazioni di vita che possano aiutarci a comprenderete ciò che chiamiamo mistero del natale, ma che in realtà mistero non lo è.

Prima situazione, la realtà dei fatti
Ieri ho chiesto a una bambina del catechismo come si stesse preparando al Natale, le mi ha risposto: "sto facendo l'albero!"
Gli ho chiesto ancora: "nient'altro?"
Mi ha risposto: "faremo il pranzo in famiglia con i nonni e i cugini; ci scambiamo i regali!"
Gli ho chiesto ancora: "andrai a Messa a Natale?" La risposta è stata: "No, non ci andiamo mai".
A questo punto ho cercato di spiegargli come alla parola Natale che lei stessa usava, mancasse il suo contenuto originario. Non so se sono riuscito a convincerla ... oppure forse, non so se la spiegazione le interessava; lei mi sembrava, forse più interessata ai regali, che non a un mistero, al mistero del Dio con noi.

Seconda situazione, cosa posso dire di Dio
Cosa posso dire io di Dio?
Che esperienza, che esistenza è la mia ... e cosa  c'entra Dio con la mia vita?
Il tempo (kairos), della prima domenica d’avvento, avrebbe dovuto metterci di fronte a un Dio che chiede di entrare nelle nostre cose, nelle nostre scelte, negli affetti, nella quotidianità. La nostra vita è il vero kairos, cioè lo spazio del mistero di Dio e nostro. È da questo mistero vivo e reale che nasce la possibilità dell'Evangelion, della buona notizia, (seconda domenica) ...
Anche per Giovanni Battista c'è voluto tempo per comprendere il Kairos e l'Evangelion.
Ci vuole del tempo. Ecco allora che il Battista rappresenta un po’ ciascuno di noi che, dopo averci pensato qualche anno, noi come lui mettiamo a fuoco tutto cio che ci hanno insegnato, tutto ci che già sapevamo da sempre, ma finalmente le facciamo nostro, al punto di diventare dei veri testimoni capaci di testimoniare la fede, cioè il contenuto della fede. A ciascuno è affidata la stessa profezia di giovanni: avere occhi così limpidi da vedere Dio dovunque, sandali da pellegrino e cuore di luce; essere anche noi scopritori del buono e del bello disseminato anche nei nostri deserti.
Oggi allora comprenderemo quanto siamo storti ... e come possiamo raddrizzare la vita ...
Il testimone è colui che dà corpo, dà voce alla realtà della Parola di Dio, perché la vive. E nel viverla rende la strada diritta per incontrare e camminare insieme al mistero di Dio.
Un Dio concreto, creatore di tutto l'universo, al di fuori del tempo e dell'universo creato, ma che diviene, e accade nel tempo e nella creazione, perché non vuole fare ed essere senza ciascuno di noi.

Terza situazione, una terra, una promessa e una pace
Oggi la terra in cui è nato Gesù, vive ancora un tempo di guerra. Ma questo ci obbliga ancora di più a rendere quel luogo - Betlemme - uno spazio di pace.
Betlemme deve trovare casa in tutte le nostre case, in tutti i nostri cuori. Dobbiamo amare quella città, quella grotta ... quella gente che sono i discendenti di Gesù ... i suoi parenti nella carne ...
Ecco allora che come 800 anni fa San Francesco volle vedere con i suoi occhi ciò che era accaduto a Betlemme in quella santa notte; e tutto Greccio, si rese partecipe di quel suo desiderio, così allo stesso modo anche noi attraverso le immagini della realtà di questa guerra e la capanna di Betlemme, vogliamo essere lì accanto a chi soffre ed è nel dolore per la morte dei propri famigliari e amici. E con questi segni vogliamo tenere accesa la speranza che in forza della nascita di Gesú, amore e salvezza rinascono per la salvezza nostra e di tutti.

sabato 16 dicembre 2023

Ricerca del cuore

Siracide 48,1-4.9-11 e Matteo 17,10-13

Condurre il cuore del Padre verso il figlio... ma oggi siamo noi, invece, che ci allontaniamo e ci dimentichiamo di Lui, del Padre. Il nostro cuore è lontano dal Suo. Anche se ci riempiamo la bocca della parola Natale, il Natale è vuoto, non è abitato dalla nascita del figlio di Dio. Ormail il Natale nell'immaginario collettivo é un albero; è un ritrovo di famiglia. È necessario tornare a sintonizzare il nostro cuore con quello del Padre! «Grazie, Padre, perché se ti cerchiamo ti fai trovare e scaldi il nostro cuore.
Lasciamivi ricondurre al cuore del Padre, perché Dio Padre non smette mai di cercarci, di avere il cuore che batte per noi suoi figli amati. 

venerdì 15 dicembre 2023

Se avessi prestato attenzione ...

Isaia 48,17-19 e Matteo 11,16-19

Dopo quel “se”, sembra che abbiamo perso quasi tutto: vita, salute, amicizie vere e guadagnando invece con il nostro peccato, sofferenza, rabbia, violenza fino alla morte. Qualcosa in tasca però è rimasto, la libertà. Scegliere “se” prestare attenzione oppure perdersi. Noi siamo messi alla prova, nel nostro ricercare autonomia ed emancipazione, ma questo ci rende anche vulnerabili e preda del male. Signore aiutaci, non lasciarci nella tentazione dei "se", accompagnaci mentre la sttraversiamo come pure nel cammino del ritorno, aprici lo sguardo per aderire a te, per agire in terra, come in cielo.

giovedì 14 dicembre 2023

Condensato profetico

Isaia 41,13-20 e Matteo 11,11-15

Il "redentore" del versetto 14 traduce l’ebraico "go’el": colui che vendica il sangue versato del parente ucciso, oppure il difensore della vedova. Questo ruolo rispetto al popolo, è Dio stesso che lo rivendica. I versetti 15 e 16 riprendono Isaia, per cui si tratta di preparare la via e renderla piana affinché il ritorno a Gerusalemme sia agevole; questo ci porta a Giovanni Battista, che con il suo battesimo aprirà e spianerà la strada alla conversione dei cuori e alla Pasqua. I versetti 17 e 19 anticipano la profezia di Isaia: O voi tutti assetati, venite all’acqua…, ripresa da Gesù alla fine della Festa delle Capanne ...

mercoledì 13 dicembre 2023

Possiamo mettere le ali

Isaia 40,25-31 e Matteo 11,28-30

Sarebbe bello correre, affannarsi, camminare senza stancarsi! Sarebbe meraviglioso volare come aquile. Quanto spesso invece ci ritroviamo incastrati in condizioni che non sembrano rispettare le nostre aspettative?
Ciascuno di noi è immagine di Dio ma facilmente ce ne dimentichiamo, ci dimentichiamo chi siamo, da chi proveniamo e verso dove siamo diretti.
Questo ci porta a scegliere piccole libertà, ma noi non siamo stati creati per cose piccole, ma per volare alto. Ecco che oggi abbiamo paura della santità, abbiamo timore di lasciarci guidare dallo Spirito, non volendo lasciare le redini della nostra vita al Signore.

martedì 12 dicembre 2023

Consolate ... Consolate

Isaia 40,1-11 e Matteo 18,12-14

Consolare significa sostanzialmente “stare con uno che è solo”. L'idea è suggestiva perché tanta tristezza o dolore nasce proprio dall'essere soli e abbandonati, privi di una presenza che ti riscaldi, di una mano che ti accarezzi, di una parola che riempia il silenzio e le lacrime. Consola chi aiuta a cogliere la novità ed i segni, parlando al cuore perché sorgano pensieri e attese di speranza. In questa profezia di Isaia
le immagini e i significati si ripetono per rinvigorire e rinnovare la speranza, ma soprattutto viene presentata la presenza del Dio consolatore.

lunedì 11 dicembre 2023

Il vero profumo inebria

Isaia 35,1-10 e Luca 5,17-26

Per il mondo ebraico il narciso è associato alla bellezza e fertilità. Il significato del nome si potrebbe tradurre come “stordimento”, forse dovuto probabilmente al profumo intenso e penetrante. È una pianta che necessita di sole e fiorisce generalmente tra marzo e maggio, il periodo della Pasqua, quando il deserto fiorisce.
Rileggendo il testo emerge la vicenda di un popolo immerso nel piano di Dio, che lo crea e lo rigenera con il suo “soffio vitale”. Oggi facciamo attenzione al profumo di Cristo, al profumo del Regno e della vera umanità, dffidiamo dei falsi odori, che negano Dio e promuovono indifferenza.

domenica 10 dicembre 2023

C'è una buona notizia per tutti ...

Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8

La seconda lettera di Pietro sembra voler scrivere nella realtà in cui viviamo alcuni punti fermi:
- non perdere di visita ...
- Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, ...
- aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Orientare il nostro sguardo significa lasciare che il Signore ci conduca, ma soprattutto che ci accompagna nel vivere il nostro quotidiano.
All'inizio dell'essere cristiano,all'inizio della nostra scelta che cosa c'è?
Papa Benedetto XVI diceva che non può esserci una decisione etica o una grande idea - una fede così non regge -  ma solo l'incontro con un avvenimento, un fatto reale, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Ecco che non perdere di vista significa continuare a scegliere rispetto a quell'orizzonte, quindi  non scelte a singhiozzo o a gambero.  Ma scelte ponderate, ispirate e meditate, con la mente e il cuore,in un vero discernimento.
Fiducia nelle promesse. Cioè essere profetici. Essere profeti come il Battista. All'origine di Giovanni come anche all'origine di noi stessi c'è la Parola che Dio ha pronunciato fin da principio chiamandoci all'esistenza; prima del tempo per essere nel tempo e nel suo compiersi. La parola si realizza come promessa, non solo per Israele, non solo per chi attendeva il messia,  ma la parola si compie per me oggi, nella mia vita. Le promesse di Dio sono attuali. La Terra della promessa è dove la mia vita realizza la vocazione ad essere santo. Ma ci pensate che bello centrare la propria vocazione ... invece di essere una mina vagante di frustrazioni ..
Dove sperimento il giudizio di misericordia e riescono a dare al mio tempo il calore dell'amore. Questo è la penitenza, la confessione... dei miei peccati.
Fiducia nelle promesse, significa mai smarrire la speranza ed essere sempre portatori come Isaia di una notizia buona e nuova. Il vangelo riconduce sempre la nostra vita alla promessa di Dio, promessa di vita nuovamente di speranza, proprio quindi la vita e la speranza vengono tradite.
Aspettiamo cieli nuovi e terra nuova! Nel cielo con Dio, ma un poco anche qui su questa terra tanto amata dal Padre. Una terra splendida e meravigliosa, ferita e umiliata, ma sempre amata fino a versare su di essa il suo sangue. Segno di amore e di vita eterna.
Ecco allora che oggi Gesù attraverso la parola ci fa essere Vangelo, o meglio Evangelion, cioè buona notizia!
Ed ecco che finalmente è arrivato l'Avvento ... e posso dire che è realmente così?
Posso dire che in questo tempo mi ha raggiunto la buona notizia?
Abbiamo bisogno che torni l’Avvento a dirci perché siamo sempre qui ad aspettare qualcuno. 
Abbiamo bisogno che torni ogni l’Avvento a dirci il senso di questo desiderio che ci sospinge. 
Abbiamo bisogno che torni ogni anno l’Avvento sul cumulo di desideri e delle sconfitte  che accumuliamo, sulla fame di tenerezza di cui abbiamo sempre più bisogno.
Abbiamo bisogno che torni l’Avvento a dare senso al desiderio di essere più umani e più veri.
Abbiamo bisogno che torni  l’Avvento per poterti adorare nella carne, scoprirti nascosto nei miei desideri, accoglierti come infinito nel mio finito.


sabato 9 dicembre 2023

Il volto segreto della pace

Isaia 30,19-21.23-26 e  Matteo 9,35-10,1.6-8

lsaia afferma con grande  energia che il Popolo di Sion che abita Gerusalemme è in una condizione di assoluta grazia e pace con il suo Signore!
Questa grazia non è immaginaria e non si colloca in un universo  fuori dalla storia, ma è la concreta e vera esperienza della fede capace di generare una storia nuova e di pace!
Per questo è interesse quella precisazione: “
Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto”!
Benediciamo il Signore!

venerdì 8 dicembre 2023

Ascolta, fidati e allora accade ...

Gen 3,9-15.20 Sal 97 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1,26-38

Lo scorso anno, nel perdurare della guerra tra Russia e Ucraina, l'8 dicembre, papa Francesco ai piedi della Madonna in piazza di Spagna a Roma, così pregava: “Grazie, Madre nostra! Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace. Così sia!”
A un anno di distanza la realtà del mondo in guerra si è ulteriormente complicata; restiamo sgomenti e senza possibilità di replica.
Attualmente - dati aggiornati al 21 settembre 2023 - le guerre in corso sono 59. Un numero che corrisponderebbe al livello più alto dal 1945. Oggi non vogliamo semplicemente lamentarci davanti a Dio e nemmeno elevare la solita supplica ala Madonna ... ma vogliamo riconoscere un fatto, un evento straordinario: che La Parola di Dio accade anche oggi!
Proprio in questa realtà risuona la parola di Dio che dice che "nulla è impossibile a Dio". È con queste parole che si chiude ciò che l'evangelista Luca ci ha raccontato, circa ciò che l’angelo Gabriele dice a Maria. Ma perché nulla sia impossibile a Dio è necessario che il nostro cuore si metta in ascolto della Sua Parola, sia disposto a Fidarsi, perché solo in questo modo accade quel ribaltamento, quella pienezza del tempo e del dono di grazia che è il mistero di Dio in noi.
Maria Immacolata, ci racconta cosa accade quando si ascolta e quando ci si ha fiducia.
La parola accade non in una favola di mille e una notte, ma accade sempre in una realtà di fatica. Infatti, la stessa parola ci aiuta a capire che occorre confrontarsi col mistero del peccato, così come all'inizio nel racconto della creazione: la parola mette in evidenza come il peccato ha la sua forza di deviazione sul cuore umano. Un'azione progressiva di disumanizzazione ... 
Ma ciò che avviene attraverso e con Maria ci apre tutto l'orizzonte della possibilità e della redenzione. Ecco che l’evangelista chiude questo racconto con questa assicurazione – che nulla è impossibile a Dio –.
Quel nulla è impossibile a Dio accade anche un una storia, una realtà in salita, nella fatica ...
La Galilea è una salita: è la regione disprezzata, Galilea delle genti pagane, la regione delle persone che si credeva neanche sarebbero potute risuscitare, perché escluse dall’azione di Dio.
È da questa città della Galilea, “chiamata Nazaret”, da questa città anonima, da un borgo di pastori ... selvatici, che abitavano in case grotte... gente rude e forse anche bellicosa. Tutta la fatica di essere coppia, di essere fidanzati e poi  famiglia, e di accogliere e custodire il figlio di Dio.
Ma è in questa fatica che risuonano proprio le parole dell'angelo! E' nelle nostre fatiche di oggi che hanno ancora forma e valore le parole dette a Maria: “Rallegrati”, cioè gioisci, “Piena di grazia”, che non è una constatazione che l’angelo fa delle virtù di Maria, ma dice sei “riempita dalla grazia”. Ed ecco “Il Signore è con te”, è l’espressione con la quale Dio confermava la sua presenza in e con coloro che chiamava a compiere le sue azioni, a coloro che ascoltano e che si affidano. Dio è il Dio della Promessa e della fedeltà. 
Dio oggi può riempire il nostro cuore? Se lo riempie allora cambierebbe tutto. Dio si fa ascolto, di fa fiducia da parte dell’uomo, e gli chiede di fidarsi della parola ascoltata .... “Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore” ...

giovedì 7 dicembre 2023

Sono atteso al banchetto

Isaia 25,6-10 e Matteo 15,29-37

Il profeta Isaia ci racconta di un grande banchetto sul monte. Possiamo ripensare come un comune pranzo festivo, oppure come un incredibile banchetto nuziale: simbolo di comunione e di amore tra il Signore e l’umanità. L’impressione è che Isaia non veda questo banchetto come un privilegio degli invitati, e che non sia una risposta alla fame della gente, ma sia un modo per suscitare la fame e il desiderio. Anche chi è pieno di cose e di sé stesso non può non avvertire questa fame. L’immagine del banchetto sul monte ci invita a salire, quindi a innalzarci, verso il Signore. Ricordiamo che questo invito al banchetto è per tutti, nessuno escluso. È un sottile, ma radicato peccato della nostra immersione nella mondanità escludere qualcuno o dal banchetto.

mercoledì 6 dicembre 2023

Fede forte

Isaia 26,1-6 e Matteo 7,21.24-27

La visione di Isaia, è lo splendore di Gerusalemme, è la città forte per le sue mura, come pure per la certezza della pace …, tutta questa prospettiva è legata e sgorga da una ragione diretta ed essenziale: il “popolo confida nel Signore”. Per questo il Signore gli assicurerà la pace. All'apice di questa certezza è la fede degli oppressi, di  coloro che hanno solo Dio: l’immagine della città così eccelsa cambia radicalmente sarà “rasa al suolo. I piedi la calpestano”: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri!!
La fede è la forza dei poveri, che non hanno altro su cui contare, se non su Dio solo! 

martedì 5 dicembre 2023

La speranza germoglia

Isaia 11,1-10 e Luca 10,21-24

Oggi per noi le parole di Isaia esprimono tutta la loro forza profetica; rinnovano una certezza e la speranza a cui possiamo aggrapparci; esprimono la vicinanza di Dio anche in questo tempo difficile e di criticità particolare. Annunciano il valore trascendente del tempo: il tempo come dono, da vivere e non solo come attesa della rivelazione di Dio, ma come esperienza di una esistenza feconda. Questo germoglio che nasce dalla radice di Iesse, rappresenta una realtà totalmente nuova, con la quale viene portato a compimento il progetto di Dio che si esprime nella vocazione del Re Davide.


lunedì 4 dicembre 2023

Mettiamoci in cammino verso il monte

Isaia 2,1-5 e Matteo 8,5-11

É una immagine che fa riferimento alla condizione particolare della terra di israele, quando sulle alture di tutta la regione c’erano templi dedicati alle divinità di Baal, ma in questa “visione” la situazione è cambiata radicalnente, e il profeta si concentra su due coordinate importanti: il tempo e lo spazio. Si guarda al futuro, “alla fine dei tempi”, contemporaneamente ci spinge verso un “luogo altissimo”, "s’innalzerà sopra i colli". Tutti sono invitati a mettersi in cammino. La frase "alla fine dei giorni" di cui parla Isaia sono già iniziati con il mistero dell’Incarnazione.

domenica 3 dicembre 2023

Il Kairos ... nella storia

Is 63,16-17.19; 64,2-7;  Sal 79;1 Cor 1,3-9; Mc 13,33-37

Un altro Avvento denso di trepidazione. Sono rimasto colpito da questa notizia: a Betlemme quest'anno non ci saranno i soliti festeggiamenti - manifestazioni e parate - inoltre il check point per Betlemme domenica sarà chiuso e non sarà possibile raggiungere la citta di Davide. Non fare parate, e festa, non è solo la risposta a una situazione di guerra che lì in Israele tutti coinvolge, ma è anche l'espressione, forse obbligata di una urgenza: come fare dell'avvento e del Natale l'esperienza originaria ed essenziale del Dio con noi.
Questo Avvento, questo Natale, dice il cardinale Pizzaballa, viviamolo come lo spazio di una casa che ci è stato affidato. La casa è la Chiesa, la nostra comunità, la nostra vita ...e in questa casa Gesú vuole tornare addebitare con noi.
Ecco allora: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" Come sono belle queste parole di Isaia ...
Dense di attesa, di speranza e di compimento. Scendi a fare il tuo kairos nella nostra storia di conflitti; nel nostro tempo frantumto e nella nostra vita disorientata.
Scendi perché sia sempre possibile il passaggio da una «terra ferita» a «terra guarita». Nell’universo tutto attende, attendono anche le pietre, anche il grano attendiamo un Dio che deve sempre nascere. Questo venire di Dio nel Tempo è il Kairos, cioè il momento che realizza la possibilità di risurrezione nel cuore umano, é il tempo favorevole, il tempo della grazia. Avvento è un tempo in cui ci possiamo mettere in cammino: tutto si fa più vicino, a Dio. Io mi accodo a questa carovana di nomadi cercatori di stelle, e mi avvicino a quel mistero capace di generare pace. 
In questa prima domenica d’avvento, anche noi siamo immersi in una oscurità ... immersi nell'incertezza e nella paura, nel non sapere cosa questa notte porterà e dove ci condurrà, però egli viene: “non sapete quando arriverà, se alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo o al mattino”, ma una cosa però è certa: arriverà. Perché lui in realtà conosce il Kairos ... egli da compimento al tempo e lo riempie di senso.
Proprio questi momenti di fragilita e al tempo stesso di concentrazione e di preghiera dovrebbero farci comprendere come il Signore viene sempre, nella nostra quotidianità, e che dobbiamo essere pronti a cogliere il suo arrivo, soprattutto oggi dove tutto sembra assurdo e stonato, ma l’amore d'altronde si celebra e si realizza tutti i giorni della vita.
Di fronte alla crisi che viviamo, l'Avvento, il Natale viene a ricordarci una promessa che non può venir meno perché é gia storia e pienezza: che nascerà un figlio, che il futuro è assicurato, che il cielo non è chiuso sopra di noi, ma si apre. L'avvento vuole ricordarci sempre che Dio prende corpo, affinché pure ogni nostra speranza prenda corpo; Dio si fida anche di questa nostra terra ferita perché diventi terra che genera Dio.









sabato 2 dicembre 2023

Finisce il tempo (kronos) per essere tutto momento (kairos)

Daniele 7,15-27 e Luca 21,34-36

Biblicamente il sogno rappresenta uno spazio di rivelazione del mistero di Dio. Nel sogno l'uomo e Dio si parlano. Daniele ha una visione notturna che lo tormenta e gli lascia grande inquietudine. Si sveglia dal sonno, turbato da bestie terribili, sa che non è soltanto un sogno, ma che gli svela verità importanti a cui deve prestare attenzione. Le bestie mostruose che disturbano il suo sogno indicano scenari di futuri terribili, distruzioni e stermini, a cui segue il trionfo del bene, vede periodi di dolore seguiti dalla redenzione e dalla salvezza che viene da Dio. Daniele confida in Dio e Lui lo salva, lo rialza, come fa con il suo popolo, dopo aver subito una prova.

venerdì 1 dicembre 2023

Un potere eterno ... nel divenire della storia

Daniele 7,2-14 e Luca 21,29-33

Il popolo d’Israele nei secoli e nella storia dell'alleanza, cresce con l’aspettativa, la speranza e la certezza che prima o poi arriverà il liberatore, che viene descritto come colui a cui "gli furono dati potere.. E il suo regno non sarà mai distrutto". Alla luce di ciò, forse possiamo capire l'aspettativa e lo stato d’animo del popolo d’Israele. L'attesa è in un certo qual modo esistenziale.
Nelle visioni di Deniele, alla fine, arriva un “re” potente che libererà il popolo d’Israele dai popoli che li hanno conquistati e oppressi negli ultimi secoli. 
E per noi, per ciascuno, quale lettura della storia?

giovedì 30 novembre 2023

Sant'Andrea Apostolo

Romani 10,9-18 e Matteo 4,18-22

La Lettera ai Romani afferma che la "fede che viene dall'ascolto".  Con questa affermazione noi tutti siamo posti di fronte all'ascolto e di conseguenza alla chiamata che deriva dalla Parola di Dio. Senza l'ascolto la fede diventa fragile e inefficace. Quando ascoltiamosolo noi stessi, diventiamo aridi. Ecco all'ora che la chiamata della Parola non fa distinzioni e può essere accolta da tutti: "Non c'è distinzione tra Giudeo. La festa di oggi ci ricorda allora il dono prezioso della Parola alla nostra vita, al pari di Andrea. Un dono da non sprecare, ma che muove il nostro cuore e i nostri passi a comunicare il Vangelo, seguendo il suo esempio.

mercoledì 29 novembre 2023

Il giudizio ... evolve

Daniele 5,1-6.13-14.16-17.23-28 e Luca 21,12-19

Daniele dice al re Baldassar, senza mezzi termini, che egli ha servito déi che non hanno vita, che non hanno potere, che sono finti e senza valore. Gli dice anche che ha ignorato il vero Dio, l’unico vivo e vero, che ha potere sulla sua vita e sul suo destino.
Ora il re è di fronte alla sua resa dei conti. Anche per noi vi sarà il momento in cui ci verrà chiesto di come abbiamo speso la nostra vita, chi abbiamo adorato e chi abbiamo ignorato. Il Dio di Daniele, è un Dio potente e severo, che comunica le sue decisioni e non interpella gli uomini. Quanto è evoluta questa immagine nel tempo e nella storia. Come non affiancare all"immagine di Daniele quella che mi ritrovo nel cuore: un Dio misericordioso e paziente che perdona e che mi accetta anche nel mio limite.

martedì 28 novembre 2023

Vedere sognando

Daniele 2,31-45 e Luca 21,5-11

Il re Nabucodònosor fa questo sogno che gli lascia un grande turbamento; di fronte al fallimento di maghi e sapienti nel saper rivelare il sogno, Daniele chiede di nuovo aiuto a Dio, che gli rivela sia il sogno che la sua interpretazione. Grazie a questo affidarsi, Daniele salva se stesso e i suoi compagni. Dove la capacità umana è limitata e impotente, c’è chi scappa, chi si arrende e invece chi, come Daniele, con fiducia chiede aiuto a Dio, ed è capace di leggere i segni che il Signore stesso pone sul suo cammino ... è stupendo riconoscere che il Signore guarda  con i tuoi occhi.

lunedì 27 novembre 2023

Fiducia ripagata

Daniele 1,1-6.8-20  e Luca 21,1-4

La vicenda di Daniele mostra quanto sia importante fidarsi e affidarsi a Dio. A volte riusciamo a fidarci e lo lasciamo guidare le nostre azioni, tracciare la strada da percorrere. Daniele ci dice come occorre dare tempo a Dio, affinché possa mostrare la sua verità, possa mostrarsi presente attraverso gli uomini che si sono affidati a lui. Uomini che pur nella difficoltà hanno rischiato scommettendo sulla fedeltà di Dio. Il Signore ripaga ampiamente chi si affida a lui, restituisce a questi ragazzi il centuplo.

domenica 26 novembre 2023

Il regno fra pecore e capre

Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46

L’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato in questo vangelo non consente vie di fuga: "avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo, profugo, malato, in carcere e mi avete assistito". Non possiamo tirarci indietro davanti a una persona che ha fame: occorre darle da mangiare. Diversamente sarebbe una vigliaccheria.
Gesù ci dice che queste opere di misericordia non sono una teoria, ma sono testimonianze concrete. Obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare le sofferenze dei nostri fratelli tutti, indistintamente.
Ma questa parabola non è solo esortazione alla vera fratellanza, queste parole ci parlano ancora del Regno dei cieli è di come questo regno si realizza realmente quando noi riconosciamo Gesù e facendo nostri i suoi sentimenti, la sua volontà e il suo agire e compiamo quelle opere che realizzano il vangelo.
La cosa strana di questa "parabola", conclusiva del vangelo, è che si vuole dare una risposta alla domanda sul "quando si realizzerà questo regno". Ciò Che deve sorprenderci è che nessuno lo sa ... Ma ciò che sorprende in questa drammatica storia è che Gesù non è riconosciuto da nessuno.
Non lo riconoscono le pecore, cioè coloro che nonostante questa mancanza sanno realizzare le sue opere di misericordia.
Non lo riconoscono le capre, cioè coloro che hanno omesso di agire secondo il cuore di Gesù, non per colpa, non per rifiuto, ma per negligenza: hanno preferito altro.
Ecco allora che emerge un'evidenza: la realizzazione del regno dei cieli, così come emerge dalle parabole del regno, secondo Matteo, ha in Gesù, in Cristo l'unico riferimento necessario, l'unico criterio che realizza il regno e porta a compimento la nostra stessa vita.
Il centro del brano non è: Venite a me benedetti ...; e neppure: via lontano da me maledetti. Il centro del brano è il riconoscimento. Nessuno sa: Quando mai ti abbiamo visto?
Ecco che Gesù spiega come si concretizza il riconoscimento di lui indipendentemente dal tempo che scorre e dalla storia che si presenta sempre diversa e piena di novità: "ogni volta che l’avete fatto ad uno di questi più piccoli, l’avete fatto a me. Quindi il vangelo non è un semplice richiamo ma ci svela una concreta vicinanza di Gesù, il suo esserci concreto: perché se noi oggi lo vogliamo riconoscere, sarà solo nel più piccolo di tutti.
Ecco allora che il Signore in quel gesto di carità, nell'agire di misericordia realizza il regno e porta a compimento in noi e con noi la sua opera di salvezza, 
Ma facendo questo realizza anche pienamente la nostra umanità, diventando per ciascuno il re, il Cristo Signore del tempo e della storia, il centro della fede e il cuore del nostro amare.
Vi lascio questa immagine, questo esempio molto chiaro: quando Francesco d'Assisi, giovane e povero, cerca con tutto sé stesso come toccare, e stringersi a Gesù, abbraccia e bacia un lebbroso. È in quell'ultimo dei fratelli che troveremo sempre Cristo, il nostro Signore, il nostro Re, nell’ultimo degli uomini ... e ciò che facciamo all’ultimo è fatto a Lui.
Tra l’altro oggi riusciamo a capire che solo in questa relazione speciale con gli ultimi e con i piccoli, è salvata davvero l’umanità dell’uomo, vuol dire cambiare logica, vuol dire uscire dalla logica che crea gli ultimi, ed entrare nella logica dell’accoglienza; il bello è che sarà questa logica il criterio del giudizio su noi stessi, ora e per sempre.

sabato 25 novembre 2023

Proiettati nel domani eterno

1 Maccabei 6,1-13 e Luca 20,27-40

Antioco Epìfane, dopo un regno in cui riconosce di essere stato felice e anche benvoluto, ora si ritrova a morire depresso e solo. La memoria di ciò che ha causato a Gerusalemme e in Giudea non l'abbandono. Avrebbe potuto condividere con il suo popolo, un amore di servizio e di dono di se stesso, invece si è lasciato condurre dalla brama del potere che, come per tutti i monarchi della storia, è causa del loro fallimento umano. Impariamo anche noi a leggere le nostre vicende personali, a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo; vivere ogni giorno con il massimo impegno nel dare amore al mondo.

venerdì 24 novembre 2023

La storia è il mistero di Dio

1 Maccabei 4,36-37.52-59 e Luca 19,45-48

Anche in questi versetti che riportano l'eco di guerra, scontri e violenza, dobbiamo sforzarci di scoprire come il mistero della storia della salvezza, prende forma e nonostante l'iniquità umana dobbiamo riconoscere l'intervento di Dio, il suo esserci.
La piccolezza e la fragilità del popolo di Dio sono l’orizzonte nel quale si manifesta e si rivela la potenza del Signore.
È in questo strano orizzonte che va collocato la ricostruzione del tempio e del culto che in esso viene celebrato, da cui si comprende il mistero della storia come comunione d’amore tra il popolo del Signore e Dio che lo salva e lo chiama a Sé! Tutto dunque tende e aspira a tale comunione d’amore!

giovedì 23 novembre 2023

Le radici del chi sono

1 Maccabei 2,15-29 e Luca 19,41-44

Chi è Mattatìa? Certamente un uomo rispettato dal suo popolo, sicuramente influente per la sua rettitudine d’animo. Ma Mattatìa, padre di tanti figli, è altro, lui è la sua storia, la storia dei suoi padri, è la sua tradizione che continuava a seguire. Lui è colui che non rinnegava se stesso e la sua famiglia, e continuava a percorrere il cammino dell’alleanza dei suoi padri. Anche noi possiamo ripensare a Mattatia e alla sua vicenda, riflettendo che ciascuno è la sua storia, è i suoi antenati, è quella tradizione impressa nell'anima. Ciascuno ha come radici i valori di suo padre e sua madre, le storie che raccontavano i  nonni, la fede che è stata tramandata, io sono questo e se continuo a seguire questa strada, aiuterò chi verrà dopo di me a essere se stesso.

mercoledì 22 novembre 2023

Scene di martirio

2 Maccabei 7,1.20-31 e Luca 19 11-28

Ci troviamo come spettatori immersi in una scena di martirio di sette fratelli e della testimonianza della loro eroica madre. Siamo ancora altemoo di Antioco Epifane che mirava a estendere il culto delle divinità greche anche nella popolazione giudaica. Fu questo un momento terribile di persecuzione per tutti gli osservanti del culto ebraico e della Legge, secondo la tradizione dei padri, e di coloro che si opponevano con tutte le forze al processo di ellenizzazione pagana.
Riaccendi nel nostro cuore il tuo folle amore per il rischio, la tua incrollabile fiducia nella vita. Ridonaci la passione per la vera vita dell'uomo, l'ardimento di anteporre a tutto il compimento del tuo amore (Vanni).

martedì 21 novembre 2023

Testimoniare ... alla fine

2 Maccabei 6,18-31 e Luca 19,1-10

Siamo nel secondo secolo a.C., Antioco Epìfane impone il suo potere, il culto delle divinità pagane e la profanazione del Tempio. È il modo diretto e immediato per colpire al cuore la religiosità e identità di Israele: la fede in un Dio unico e l’intima unione con esso. È in questa cruda realtà che Eleàzaro accoglie il martirio con dignità coronando così la sua esistenza. Ormai sazio di giorni diventa testimone per il popolo d’Israele e in modo particolare per i giovani. Tale testimonianza arriva dopo una lunga vita di preghiera dove i giorni, gli anni, le vicende son trascorsi nella ricerca e nel cammino. Solo quando la vita diventa preghiera è possibile diventare testimoni e forse anche martiri.

lunedì 20 novembre 2023

Prove di globalizzazione

1 Maccabei 1,10-15.41-43.54-57 62-64 e Luca 18,35-43

Antioco Epìfane aveva iniziato con una decisione che all’apparenza poteva essere giusta per molti, ma dopo poco la situazione è degenerata. Sembra di essere ai nostri giorni, dove in nome di una globalizzazione universale tutto viene omologato; dove il mistero di Dio scompare nella negazione di ogni differenza.  Forse aveva perso la sua vera vocazione, il motivo del perché era al trono, non di certo perché era figlio di re, ma perché lui doveva rappresentare una guida, un esempio, doveva essere quel forziere di valori e regole che gli erano stati tramandati dall’intero popolo d’Israele. 

domenica 19 novembre 2023

Un talento di desiderio

Pro 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30

Spesso siamo di fronte a queste parole di Gesù chiedendoci: "Che cosa ne ho fatto dei doni che Dio mi ha affidato?"

Oppure ci viene chiesto di discernere tutti i talenti che ci sono stati dati ...

Ma perché a me solo pochi talenti e ad altri tanti di più?

Perché a me si, e a qualche disabile nulla?

In realtà sono giunto alla conclusione che non siano domande pertinenti col senso delle parole di Gesù rispetto a questa parabola ...

Sono convinto che Gesù stia ancora parlando del Regno dei cieli ... e in verità sta dicendo che ora in questo momento il Regno dei Cieli chiede di essere rendicontato. Il tempo è finito, cioè iltempo esprime il suo frutto ... e lui sta tornando …

Ma cosa significa far fruttare un talento? E' proprio necessario e perché?

Sono convinto che la parabola voglia suggerire invece queste domande, queste prese di consapevolezza ... o meglio questa scoperta del trascendente, del mistero ...

Ma cosa me ne faccio di Dio? Di tutto quanto Dio mi affida?

Posso vivere senza di Lui?

Cosa cambia nella mia vita se Lui c'è?

Se nella mia esistenza c'è il suo donarsi a me?

Questa parabola non è una favola, ma proviamo proprio a pensare come se Gesù, ora,  in questo nostro tempo, ci chiedesse di rendere conto del dono di Dio che ci è stato dato. Il dono di Dio ... Dio stesso, tutto sé stesso, la totalità della sua ricchezza, la sua stessa vita, il suo stesso amare ...

Quei talenti, non sono delle doti umane da fare fruttificare, ma è Dio stesso che si dona a noi, ... e io ... cosa ne faccio?

Credo che l’affidamento di questo “talento” ci sia stato dato nell'esperienza del desiderio, nel desiderare dell'umano, nel desiderio di Lui.

Ecco allora: "Cosa ne ho fatto; cosa ne sto facendo dello spazio esistenziale del desiderio di Dio".

Con il termine “desiderio”, possiamo abbinare: la voglia del momento, ma forse non è questo il desiderio nella sua accezione più vera. Oppure il desiderio come conseguenza di un bisogno ... anche in questo caso siamo lontani dalla genesi del desiderio. oppure possiamo legare il desiderio a un senso di pienezza che non si realizza, uno slancio verso un compimento, una attesa di pienezza non conclusa. Ecco questo già mi piace di più!

La parola "desiderare" viene dal latino: de-sidus, che significa “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, cioè la mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita. Ecco che il desiderio evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Una persona che non desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta.

Ecco che nella parabola il desiderio ha a che fare col dono di Dio, la scoperta del talento come ciò che può dare pienezza alla nostra vita.

"(...) A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. (...) Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro."

E li regola in uno strano modo, infatti quanto uno “guadagna” nella vita, facendo fruttificare il seme di vita eterna che il Padre ha messo in ciascuno, quello rimane suo. Nessuno restituisce i talenti, nessuno consegna il ricavato.

Dio non ci toglie ciò che di bello è cresciuto nella nostra vita grazie al suo dono.

Lui non ci dà i suoi doni per richiederceli indietro aumentati, ma perché la sua presenza nella nostra vita cresca insieme a noi, e perché crescendo, ci porti all’incontro con Lui.

Ecco allora che diventa importante chiederci: Come ho custodito realizzato il desiderio, il mistero che mi è stato affidato?

“Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (...)”. 

I primi due hanno capito e osato, il terzo ha avuto paura e ha seppellito la sua vita: non ha dato al desiderio lo spazio per realizzarsi, non ha avuto cura del desiderio.


sabato 18 novembre 2023

Incontro al mistero

Sapienza 18,14-16;19,6-9 e Luca 18,1-8

"Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo.. si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio.. toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra". Perché questi versetti sono così importanti? Perché il senso di queste parole l'abbiamo trasferito al Natale! Certo facendogli assumere un significato tutto suo: infatti, quella parola di Dio che giunge sulla terra non più come condanna, serve alla tradizione cristiana per vedervi l’annuncio della nascita di Cristo: ... mentre "la notte era a metà del suo rapido corso", ovvero a mezzanotte ... Ma tutto questo non è una favola di Natale, ma é l"eco di come il mistero che é Dio, impatta la nostra umanità, e come questa rinasce grazie a questo incontro.  

venerdì 17 novembre 2023

La sapienza è nelle "cose"

Sapienza 13,1-9 e Luca 17,26-37

La Sapienza traccia la via per arrivare a Dio: nella contemplazione della creazione, Dio, pur invisibile e inaccessibile, si lascia intuire nella bellezza e potenza delle creature di ogni genere. Lo stupore nel contemplare il cielo, le stagioni, gli animali, i paesaggi, l'uomo... va educato a non fermarsi lì e scambiare per divine le creature, ma ad andare oltre se stesso e divenire conoscenza, penetrazione del mistero di Dio. Possiamo credere in Dio senza averlo mai visto, ma riconoscendolo nello specchio che siamo noi e la creazione. Dio rispetta l'uomo, egli vuole da parte nostra un'adesione libera; non ci vuole porre nella necessità forzata di credere in lui. Ma è lo stupore la via privilegiata della Sapienza per condurci al Creatore.

giovedì 16 novembre 2023

La sapienza in me

Sapienza 7,22-8,1 e Luca 17,20-25

Accostiamoci alla Sapienza; prima di tutto cogliendo la differenza tra il sapere e la sapienza. Il sapere è accumulo di idee e conoscenze acquistate, il sapere serve all'uomo per vivere nel quotidiano. La sapienza è dono dello Spirito Santo. A volte nella Bibbia la troviamo del tutto assimilata ad esso. Lo Spirito è infatti la Sapienza stessa di Dio Padre che si incarna tra noi, è Cristo Gesù. Oggi potrei rileggere, anche più volte, questo testo, facendo mia una qualità dello Spirito, in modo che lo Spirito penetri in me con tutta la sua possibilità di essere Sapienza di Dio.

mercoledì 15 novembre 2023

Chi ha potere ascolti la sapienza

Sapienza 6,1-11 e Luca 17, 11-19

Questi primi versetti sono l'inizio della seconda parte del libro, sono un invito a ricercare la Sapienza di Dio, “amica degli uomini”, così da "bramate, pertanto, le mie parole,
desideratele e ne sarete istruiti". In questa seconda parte la Sapienza si rivela come la presenza di Dio nel mondo e nell’uomo, si manifesta come possibilità di condurre quest’ultimo sulle vie di Dio. Il riferimento particolare oggi è per alcuni ruoli di potere, ma in senso più ampio per chiunque esprime una qualche responsabilità. Sembra che l'autore voglia dire che più alta è la responsabilità, maggiore deve essere l’impegno di “ascoltare …comprendere … imparare".

martedì 14 novembre 2023

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio

Sapienza 2,23-3,9 e Luca 17,7-10

Il brano del libro della Sapienza ci invita a pensarci nelle mani di Dio, il quale ci ha creato come un artigiano. Ci ha dato la salute eterna (eternità). Sono mani che ci accompagnano nella strada della vita. La Sapienza ci rivela come Dio "ha creato l’uomo per l’incorruttibilità". Egli "ci ha fatto e lui è nostro Padre". Ci ha fatto belli, ma "per l’invidia del diavolo, è entrata la morte nel mondo". La morte è la conseguenza dall'invidia per la nostra bellezza; per la nostra relazione particolare con Dio creatore. Tutti facciamo o faremo esperienza della morte, però sappiamo di essere nelle mani di Dio. Mani che ci accompagnano, ci accarezzano con forte tenerezza anche quando dovrebbero rimproverarci.

lunedì 13 novembre 2023

Educati dalla sapienza

Sapienza 1,1-7 e Luca 17,1-6

«Amate la giustizia, voi giudici della terra», con queste parole si apre il ibro della Sapienza. Ma chi è a pronunciare queste parole iniziali? Con ogni probabilità l’ultimo libro dell’Antico Testamento è opera di un ignoto ebreo appartenente alla diaspora, alla dispersione del popolo d'Israele.
Cosa significa “sapienziale”? Si intende, quella letteratura diffusa in tutto l’antico oriente che mette in evidenza un sapere saggio e buono rispetto alla vita quotidiana, oltre che al modo di comportarsi di Dio.  Cosa s’intende davvero con questa parola?  Ecco, potremmo definirla come l’arte del “saper vivere bene” e la ricerca di Dio.

domenica 12 novembre 2023

Ricevete la luce di Cristo

Sap 6,12-16; Sal 62; 1 Ts 4,13-18; Mt 25,1-13

Che carogne… verrebbe da dire ad una prima lettura della parabola. Anziché condividere un po’ d’olio e permettere alle altre di entrare, se lo tengono egoisticamente tutto per loro!
Cerchiamo di dare una simbologia a questi segni. Il giorno del nostro battesimo ci è stata affidata una candela accesa la luce di Cristo, quella è la luce che illumina con la fede la nostra vita ... 
Ricevete la luce di Cristo.
A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare.
Abbiate cura che il vostro bambino/a, illuminato/a da Cristo, viva sempre come figlio della luce; e perseverando nella fede, vada incontro al Signore che viene, con tutti i santi, nel regno dei cieli.

Credo che queste parole ci permettono di capire che l'olio della lampada non si può prestare e neppure vendere e comprare ...
Essere saggi significa essere vergini che usano del tempo presente alla luce della fede di cristo, con perseveranza e vigilanza, con il cuore pieno di desiderio dello sposo ... desiderio di lui, alimentando questo desiderio, con la fede in Lui, vivendo il tempo presente in quella comunione di relazioni buone che deve essere la comunità cristiana ... la Chiesa di Gesù; con la speranza della vita vera e con l'amore che riempie il tempo presente e ci anticipa la pienezza della nostra esistenza: fatti di amore, per amare e per essere nell'amore.
Essere stolti, ovvero pazzi, significa essere cristiani battezzati che non si prendono cura della loro luce di Cristo. E 
che nell'immediato si aggrappano con insistenza, a riti e, sacramenti, o anche formule di preghiera solo per un senso di dovere o per conformarsi ad una tradizione ... senza avere nel cuore il desiderio dello sposo, senza desiderare Cristo.
Abbiamo una vita sola, che è quella che stiamo vivendo, e tutti e tutte, prima o poi, ci assopiremo, come le dieci vergini del Vangelo. Ciò che abbiamo vissuto durante la nostra vita, sarà l’olio che ci accompagnerà a questo incontro. Per questo nessuno ce lo può dare: ciascuno/a di noi è responsabile di ciò che fa. Della cura che ha della luce di Cristo in se stesso.

Ecco un grido in questa notte del mondo: arriva lo sposo andategli incontro! 
Uscire incontro allo sposo è bello ma non è da innamorate uscire senza il desiderio di vedere in volto: uscire senza sapere di voler conoscere e riconoscere quell’amore che ci sta per sposare.  Va bene uscire, va bene uscire vergini, cioè spogliati del proprio egoismo per riempirsi solo di Gesù, ma con la luce dello Spirito per riconoscerlo, con l’olio dell’amore che faccia ardere la nostra fede e ci faccia dire: “È lui “ quando lo incontriamo.
Incontrare Gesù fa di noi persone che, dice papa Francesco: “E il cristiano è un uomo o una donna che sa vivere nel momento e che sa vivere nel tempo". Il momento è quello che noi abbiamo in mano adesso: ma questo non è il tempo, questo passa! Forse noi possiamo sentirci padroni del momento, ma l’inganno è crederci padroni del tempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio! Il momento è nelle nostre mani e anche nella nostra libertà di come prenderlo. E di più: noi possiamo diventare sovrani del momento, ma del tempo soltanto c’è un sovrano, un solo Signore, Gesù Cristo”. Lo sposo andiamogli incontro.

sabato 11 novembre 2023

Saluti

Romani 16,3-9.16.22-27 e Luca 16,9-15

Quanta gente ha conosciuto Paolo... le comunità che l'apostoo ha incontrato o generato, sono composte di uomini e donne, giudei e gentili, schiavi e liberi, con storie e ruoli diversi. Così anche la comunità di Roma è una realtà ricca di persone con vocazioni diverse. Questo elenco di nomi non può non ricordarci come le nostre comunità siano composte di uomini e donne, ognuno con i propri carismi e, diremmo noi, anche con i propri difetti. E comunque, sono queste persone che formano la comunità. Se le nostre comunità sono formate da persone, dobbiamo essere vicini a tutte le persone della nostra comunità.

venerdì 10 novembre 2023

Cristo sopratutto!!!

Romani 15,14-24 e Luca 16,1-8

Paolo chiude la lettera ai Romani parlando di sé, mettendo a nudo le sue intenzjoni: le mie parole vengono da Cristo Gesù che è quel “vangelo di Dio” che vi ho annunciato. Ribadisce che il suo “vanto” sono soltanto nelle «cose che riguardano Dio».
Conclude affermando che si è impegnato a portare il suo annuncio, da Gerusalemme all’Illiria e ovunque fosse arrivato dimostra di aver cercato di annunciare a tutti la buona novella. Per “tutti”, intendiamo proprio tutte le persone che ha incontrato; annunciando con estrema umiltà e portando sempre Cristo, non se stesso.

giovedì 9 novembre 2023

Virtù del Tempio di Dio

Ezechiele 47,1-2.8-9.12 e Giovanni 2,13-22

Oggi leggiamo un brano criptico e pieno di visioni allegoriche, tipiche della tradizione ebraica dei grandi profeti. Quando Ezechiele trascrive questo brano, il popolo di Israele sta vivendo i giorni più cupi della deportazione. È in questo contesto storico che si colloca questa visione che parla del futuro: dal Tempio scorre verso oriente un rivolo d’acqua. Ovunque quest’acqua divina porterà la vita, non è qualcosa di confinato nel Tempio, ma è una forza trascinante che nasce dal tempio per riportare vita, anche dove sembrava impossibile. La deportazione è esperienza di aridità e di morte, ma Dio promette l'acqua che porta salvezza, dissetarsi è vivere in noi la salvezza.

mercoledì 8 novembre 2023

Amare proprio tutti????

Romani 13,8-10 e Luca 14,25-33

Paolo arriva alla sintesi della Legge e del Vangelo, dell'Antico come del Nuovo Testamento: l’amore degli uni per gli altri. Legando questo testo con i primi versetti del capitolo, possiamo affermare che Paolo sta in qualche modo parlando di relazioni che abbracciano tutto il nostro orizzonte umano: l’amore del prossimo diventa la ragionevolezza ogni legge, di ogni autorità, di ogni “servizio” laico e credente, civile e religioso. L’assoluto del comandamento rende superflui tutti i distinguo che possiamo ammettere. Attenzione, non dobbiamo fare distinzioni: il prossimo non è solo “il mio fratello” ma anche “lo straniero”, anzi “tutti i miei fratelli e tutti gli stranieri”.

martedì 7 novembre 2023

Comunità reale o ideale?

Romani 12,5-16 e Luca 14,15-24

Perpa è essenziale e non trascurabile il modo di vita, di sentirsi e di agire di una comunità di discepoli di Cristo. Già nella prima lettera ai corinzi aveva parlato dei diversi carismi e dell'essere membra di un unico corpo. Ora, in Romani, ribadisce come ciascuno ha un ruolo diverso, ma la relazione con Cristo rappresenta il nucleo centrale, quello che regola ciascun membro a tutti gli altri.  L’amore è la fiamma che deve illuminare la fraternità. La fraternità deve animare ogni gesto; la fraternità è il cuore dell'umiltà. Tutto quello che facciamo nella nostra giornata, deve essere sempre impregnato di fraternità e di umiltà.
Cerchiamo di vivere questa giornata, con questi atteggiamenti. Amen.

lunedì 6 novembre 2023

Tra disobbedienza e misericordia

Romani 11,29-36 e Luca 14,12-14

Alla fine del discorso dedicato nella lettera ai Romani sul rapporto con Israele, Paolo conclude dicendo che: Dio è imparziale con tutti. L’orizzonte in cui ci si deve porre per “guardare” è lo sguardo di Dio che supera i limiti e i confini di un solo popolo. Alla sensazione di smarrimento iniziale tutto si riversa nella fiducia verso il disegno di Dio: lodiamo Dio che non abbandona nessuno, che vigila su tutti, che non fa distinzioni di nessun genere. Diamo lode a Dio che tutti ha "rinchiuso nella disobbedienza per usare la misericordia".

domenica 5 novembre 2023

Servire è da grandi

Ml 1,14b-2,2b.8-10; Sal 130; 1 Ts 2,7b-9.13; Mt 23,1-12

Come potranno le persone desiderare e pensare di entrare nel Regno, se coloro che ne hanno la possibilità di accedervi si ostinano a rimanere fuori, o a impedirne l'ingresso ad altri? È un problema serio.
Gesù usa parole molto dure nei confronti di chi crea scandalo e ostacolo e ne impediscono l'ingresso.
Le sue parole sono rivolte a tutti: il male, la cecità, la presunzione, la falsità e tanto altro forse abita anche nel nostro cuore.
Ma ciò che mi tocca maggiormente è l'espressione conclusiva del vangelo di questa domenica, riguarda il come essere grande, essere servi!
Per molti anche oggi essere dei grandi significa essere persone importanti, con un ruolo pubblico, persone che in un qualche modo hanno un potere. Ma è questa la vera grandezza?
Gesù dice di no. La grandezza di una persona non si misura, per il potere che esercita, o per il prestigio che raccoglie, e neppure per quello che dice e neanche da quello che fa. Si possono fare e dire cose buone e belle, ma se, tutto ciò che si fa è per il proprio vanto e per il proprio compiacimento. questa non è una vita grande.
Gesù è molto esplicito, egli dice che la vera grandezza è quella di chi sa mettersi al servizio degli altri, per cui una vita si misura dalla capacità di servire: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”.
Ecco ora la seconda domanda: Ma chi è il servo?
Il servo è colui che si assume il peso degli altri, colui che lo porta su di sé; non è chi lega pesi alla vita dei fratelli.
Il servo è colui che slega i pesi della vita dei fratelli e se li carica su di sé, cioè, servo è chi aiuta a portarli i pesi.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo ... Servire è una esperienza grande!
Una esperienza che ci fa grandi e ci coinvolge nel realizzare un'opera straordinaria: accogliere il mistero di Dio in questo mondo.
Abbiamo mai pensato che servire occorre fare quello che fa Gesù nel Vangelo? Ma è quello che quotidianamente molte persone tra noi fanno in questa parrocchia investendo energie, fantasia e tanto tempo prezioso per rendere sempre più viva e giovane la nostra comunità cristiana.
Quindi, chi può fare questo?
Direi che può fare questo chi non ha bisogno di apparire di più di quello che è. Chi ha capito le parabole del Regno e non esita a lavorare nella vigna, e quando siamo invitati al banchetto delle nozze si coinvolge senza esitare, per rendere con la disponibilità ad amare, la vita bella, una festa!
Per Gesù, l’unica cosa che ci libera dalla vanità di essere come scribi e farisei è proprio il metterci al servizio degli altri, è servire cioè vivere amando i nostri fratelli. Tutto sommato è come se legassimo noi agli altri non per essere dei pesanti fardelli, ma per sostenerci amandoci.
Un discepolo di Gesù sa che la vita vera comincia quando scendiamo dalla cattedra su cui a volte ci installiamo, e proviamo a stare nella vita come persone capaci di sporcarsi le mani e di farlo insieme a tutti gli altri, per tutti gli altri, alla scuola dell’unico Maestro, il cui giogo è soave e il cui peso è leggero.
Credo che Gesù alla fine l'abbia sparata molto grossa, perché noi a fatica siamo disposti a essere servi. Ecco che ogni giorno occorre confrontarsi e aderire a colui che è l'Unico Maestro, per cui: "Chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; chiunque fra voi vorrà essere primo, sarà vostro servitore".

sabato 4 novembre 2023

Provvidenziale disobbedienza

Romani 11,1-2.11-12.25-29 e Luca 14,1.7-11

La nostra razionalità e logica che poniamo  nell'interpretazione delle vicende storiche e della realtà va in crisi rispetto a ciò che Paolo afferna circa il rapporto tra Dio e Israele. Ma d'altronde sia lui che noi ormai abbiamo compreso che Dio trasforma anche la disobbedienza in provvidenziale via di salvezza. Questo sia per il popolo di Israele che per i pagani: tutti saranno salvati. La misericordia di Dio è capace di un movimento trasversale che si espande da un soggetto all'altro, utilizzando l’obbedienza e la disobbedienza! Nella nostra giornata, nella nostra vita tanti sono i momenti di caduta, di frustrazione, ma Dio c’è sempre: noi non capiamo le logiche divine, ma dobbiamo stare certi che Dio ci è sempre vicino anche nei momenti di caduta; anche questi momenti ci avvicineranno al nostro Signore.