mercoledì 31 agosto 2022

Una casa speciale

1 corinzi 3,1-9 e Luca 4,38-44

Quella casa di Pietro, da quel momento in cui Gesú esce dalla sinagoga, diventa una "Chiesa madre":sarà il luogo di dimora del Signore; il luogo dei segni di guarigione sui malati; il luogo alla cui soglia tutti stanno in attesa di incontrare e ascoltare il maestro ... Sarà il luogo da cui partirà la missione per annunciare il Regno di Dio nelle sinagoghe della Giudea: ... le pecore perdute della casa di Israele.
Uscire dalla sinagoga ed entrare nella casa di Pietro significa uscire dal luogo della religiosità per andare incontro alla vita, significa riconoscere nella vita il luogo privilegiato del celebrare, significa dare una indicazione precisa alla Chiesa che verrà ... Uscire significa andare nelle periferie, avere come obiettivo la periferia non l'istituzione.
Ed è a partire da questa casa di Pietro a Cafarnao, che vediamo nei gesti di Gesù una continua realizzazione della sua mitezza e bontà, del suo mettersi in gioco nel fare la volontà del Padre.

martedì 30 agosto 2022

Mai perdere l'obiettivo

1 Corinzi 2,10-16 e Luca 4,31-37

Iniziamo la lettura continua del vangelo di Luca, il brano racconta la discesa di Gesù a Cafarnao; dal suo paesello di montagna, Nazaret, alla città importante e mercantile del lago di Galilea. Un approdo, forse, non subito facile; Gesù inizia a farsi conoscere proponendosi, parlando e condividendo il suo pensiero e le sue idee di sabato nella sinagoga. Forse per 3 ... 4 ... 7 sabati; non lo sappiamo, ma la sua iniziativa parte dalla parola di Dio - proclamata ogni sabato - che sta alla base della fede di quella comunità. Gesù da subito fa sentire a tutti che non è uno dei soliti maestri che commentano la scrittura, egli fa della parola l'occasione per generare l'incontro col "Santo di Dio". Ecco allora che dalla parola, nel giorno di Sabato, si sprigiona la forza della liberazione dal male, della guarigione ... Gesù ci offre il senso vero del suo insegnare e del sabato: incontrare la tenerezza (misericordia) del Padre. Incontrare il Santo, non è esperienza di lontananza per me che sono uomo e peccatore, ma di estrema vicinanza a colui che mi ama.

lunedì 29 agosto 2022

San Giovanni decollato (martirio)

Geremia 1,17-19 e Marco 6,17-29

Troviamo estremamente difficile questa pagina, ci sentiamo a disagio al solo ripensare l'intrigo, la malvagità e la perversione che coinvolge le relazioni umane di tutti gli attori di questo dramma. Ma tutto questo non presuppone a una rappresentazione scenica, ma è la sconvolgente storia di una uccisione di stato, per motivi passionali. Situazioni come queste, con motivazioni celate da intrighi tra il politico e la passione che acceca la visione della verità, risultano situazioni anche dei nostri giorni. Situazioni consumate con la stessa freddezza e determinazione. Proprio per questo occorre che non dimentichiamo lo stretto legame tra l'esperienza di Giovanni che finisce nel sepolcro, con l'esperienza di Gesù che risorge dal sepolcro. Giovanni precursore è testimone della profezia della vita che non soccombe alla morte, dell'amore che non si offusca neppure dove sembra regnare la logica del consenso e del potere, e dove prevale la lussuria, l’invidia, l'odio e la sopraffazione. L’iniquità, anche se devastante, non rappresenterà mai la parola definitiva.



domenica 28 agosto 2022

Terzo, secondo, primo ...

Sir 3,17-20.28-29; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24; Lc 14,1.7-14

Questa parabola, Gesù la racconta a degli scribi e farisei, dopo aver guarito in giorno di sabato un fariseo, invitato a pranzo insieme a Lui, malato di idropisia. Ma questa malattia sembra proprio quella adatta per descrivere scribi e farisei nei loro modi, nel loro stile di vita "gonfio". L'idropisia si  manifesta come gonfiore, addominale, toracico ecc...   a causa dell'accumulo dei liquidi; scribi e farisei sono ugualmente gonfi di sé stessi, della loro conoscenza della scrittura e dei precetti della legge, e quindi gonfi di orgoglio... tanto da non sentire più in loro la voce di Dio, impermeabili al mistero che li coinvolge e incapaci di ascoltare le parole di Gesù nella loro vita. Quanta fatica ad accettare anche quella guarigione in giorno di sabato.
Ma quell'essere gonfi, capita anche a noi quando smettiamo di ascoltare e riflettere la parola di Dio, dimenticando che per essere efficace deve essere al centro della vita; e così smetto di ascoltare e la mia vita si riempie e si gonfia di mille altre voci e di parole inutili. Si è così!
Anche oggi, Gesù con la sua parola e con ciò che avviene nella nostra vita, prova in tutti i modi di parlarci, di mettere in crisi i nostri tanti orgogli. Per fornirci punti diversi di visuale, per provare e imparare con la stessa vita, a cambiare atteggiamenti, grazie anche alle prove e alle crisi, alle difficoltà e alle sofferenze.
Ecco allora che questa parabola parla oggi al nostro cuore, al nostro tempo - con le parole di Gesù - perché urge recuperare l'umano e non semplicemente una giustizia sociale o una provvidenza legata agli incentivi economici e sussidi per le bollette. 
Tutte cose necessarie, ma è il recupero della nostra umanità che ci permetterà di riscoprire i veri rapporti, le vere relazioni che rendono l'accoglienza non un problema politico da risolvere, ma la condizione nella quale mi apro alla solidarietà e alla gratuità nell'uso dei beni del creato, tanti o pochi che siano.
Forse, nei prossimi mesi non dovremo semplicemente diventare economi e risparmiosi, ma umanamente attenti ai bisogni di chi è più fragile.
Non dovremo semplicemente avere un tenore di vita più sobrio, e meno polemico circa esigenze e standard, ma dovremo capire cosa condividere, e come generare una fratellanza, ancor prima della necessaria carità economica.
Oggi il vangelo ci chiede di confrontare la nostra vita "gonfia" dei nostri privilegi - che difendiamo a denti stretti -, con l'umiltà del Signore che ci insegna a nulla anteporre alla vera fraternità. Fare l'accoglienza non solo dei nostri simili che ci potranno contraccambiare, ma soprattutto chi ha più bisogno, chi non ci potrà restituire nulla: allora sarà fare realmente esperienza di un amore fattivo e concreto; anzi sperimenteremo come anche noi possiamo amare e fare esperienza dell'amore del Padre che tutto si dona; ma così anche noi tutto impareremo a donare e di nulla ci sentiremo privati.


sabato 27 agosto 2022

Corso di economia

1 Corìnzi 1,26-31 e Matteo 25,14-30

La mentalità giudaica, anche al tempo di Gesù, non trova disdicevole tradurre in termini economici e di redditività il nostro rapporto con il regno di Dio. Ma come ormai stò ripetendo, non lasciamoci forviare, come se, quella fosse l'unica strada di interpretazione della parabola. Credo infatti che l'intento del racconto metta in risalto l'esperienza del servo buono e fedele. Chi è questo servo?
È il servo che sa correre il rischio di impegnare i talenti ricevuti. L'ultimo servo si trova nella condizione di chi per paura non rischia, è troppo protettivo. Il servo ha cercato di mantenere il tesoro così com’era, invece di cercare nuove strade per accrescerlo. Nella parabola, Gesù, ci chiede di correre dei rischi, ma spesso, inestricabili limiti e fragilità ci impediscono ogni progresso. Il nostro istinto è di autoconservazione, di mantenimento di ciò che è familiare, e tende ad evitarci disagi. Dio invece, ci invita sempre a spingerci oltre, e ci fornisce sempre il necessario per superare i nostri limiti. Sta a noi, però, correre il rischio di farlo. Un servo buono e fedele, non è un affarista, ma un discepolo che pone la sua fiducia in colui che tanto gli affida, e per questo è disposto a correre il rischio di coinvolgersi totalmente.

venerdì 26 agosto 2022

La fine del nostro essere "single"

1 Corinzi 1,17-25 e Matteo 25,1-13

Nel pensiero di Gesù, dopo questa parabola emergerà l'immagine del giudizio finale con tutto ciò che quella immagine può suscitare, anche di contraddittorio; ma ormai siamo esperti nella "logica delle parabole", che non persegue la nostra razionalità.
L'immagine delle vergini, come confronto col regno dei cieli, vuole scuotere la nostra inerzia e tiepidezza; vuole evidenziare la centralità dei sentimenti di chi, vergine promessa sposa, si appresta a varcare la soglia delle nozze: coronamento della propria vita (vocazione) e compimento della propria felicità (amore di Gesù).
Gesù vuole sposarci. È il nostro sposo. Però non basta andargli incontro, entrare in Chiesa, dire qualche preghiera, perseguire un’appartenenza istituzionale. Ecco che la parabola ci dice che Gesù chiede per sé quella corrispondenza che è il cuore colmo d’amore, e pronto ad essere infiammato dal suo amore. Non cerchiamo un’appartenenza istituzionale e chiusa, ma l'essere veramente suoi. Dall'immagine del regno dei cieli emerge allora una domanda: "di chi vuoi essere?"

giovedì 25 agosto 2022

Viene il Signore Gesù ...

1 Corinzi 1,1-9 e Matteo 24,42-51

È una immagine, quella del vangelo di oggi, una immagine per rappresentare - a chi ascolta - il modo di essere in attesa della Sua venuta nella pienezza (gloria), cioè il percorso che tutto conduce al compimento del tempo, della storia e della rigenerazione del "mondo". Occorre quindi non cercare parallelismi, identificazioni e stringenti insegnamenti morali. Siamo infatti di fronte a una visione complessiva, al dì là dello scorrere del tempo e oltre ogni avvenimento della nostra storia passata, o recente, ma non è neppure una immagine che veicola una lettura definita del futuro.
Possiamo intendere che Gesù chiede ai discepoli essenzialmente lo stile del vegliare; una vigilanza, una attesa di Lui, espressione autentica e coinvolta della chiamata a seguirlo. Una attesa capace di esprimere la conseguenza del nostro Si a fare la volontà del Padre, sempre, con fedeltà e speranza.
Un discepolo fedele di fronte a queste parole, a questa immagine, torna, nell'attesa, immediatamente al cuore della propria vocazione. Un discepolo, che non ha dato il suo cuore a Cristo, non vede bene il senso di questa immagine e si disorienta nella ricerca di soluzioni e interpretazioni, non confidando che la venuta di Gesù, sarà improvvisa e coinvolgerà la nostra vita come brezza di vento leggera.

mercoledì 24 agosto 2022

Vedrai cose che ...

Apocalisse 21,9-14 e Giovanni 1,45-51
San Bartolomeo


Che cosa si rivela/nasconde nella vocazione, ovvero nella chiamata che Dio rivolge ad ogni uomo? A Natanaele (Bartoloneo) Gesù dice: "In verità, in verità io vi dico: "vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo". Il cielo aperto è la verità di Dio sull’uomo e dell’uomo su Dio. Non due mondi separati, ma un collegamento inscindibile di amore e di gioia. È questa verità che oggi, nel nostro modello occidentale e ormai scristianizzato, è in profondissima crisi; una verità non riconosciuta necessaria, non accolta come dono, non desiderata e non sperata. La vocazione, a maggior ragione diviene lo spazio della realizzazione di sé, ma a partire dalla rivelazione che in Gesù, Dio fa di sé stesso nell'esperienza della conversione: "il venire, il vedere".
Vieni e vedi, l'invito di Filippo è un invito per le nostre vite ad aprirsi e ad accogliere Gesù, in modo che Lui possa vedere il nostro cuore e introdurci nel regno dei cieli.

martedì 23 agosto 2022

Giustizia, misericordia e fedeltà

2 Tessalonicesi 2,1-3.23-17 e Matteo 23,23-26

Il rapporto tra moscerino e cammello è la misura dell'ipocrisia. Un'altra immagine dirompente, che ci immerge nel pensiero di Gesù, nel suo modo di intentere e comunicare idee e l'urgenza del regno. Lo scontro che Gesù vive con scribi e farisei, non è solo un fatto legato alla sua storia e a quel mondo passato, ma rappresenta lo scontro con l'ipocrisia di una religiosità che sempre trasforma il mistero di Dio in una prassi e in comportamenti moraleggianti.
Se Dio è amore, non può essere ridotto ad una serie di regolette da seguire, ad una serie di precetti. Le prescrizioni più gravi della Legge sono quelle che ci invitano ad amare Dio e il prossimo e di fare della nostra vita qualcosa di autentico: non che appaia buona, ma che lo sia. L'ipocrisia è capace di mistificare la giustizia, la misericordia e la fedeltà; l'ipocrisia non entra benevolmente nella vita degli altri e non esprime amorevolezza nel toccare le ferite della nostra umanità. Gesù suggerisce che il cammello è proprio l'insieme della giustizia, della misericordia e della fedeltà, tutto questo non va ingoiato!

lunedì 22 agosto 2022

Guai, proseliti e giuramenti

2 Tessalonicesi 1,1-5.11-12 e Matteo 23,13-22

Non saremo certo noi, a chiudere o sbarrare il passo dei fratelli per il regno dei cieli. Ma potrebbe essere che, nel nostro modo di vivere una prassi ecclesiale, in realtà ci rivestiamo del compito di doganieri della Misericordia di Dio. Oppure di Giudici impietosi e parsimoniosi di un amore di Dio che in realtà è senza misura; un amore che non conosce limiti, non conosce “ordini” e prudenze: è un amore sconfinato che non può essere soggetto a un giudizio di uomo. Il rischio della nostra prassi di fede è la rigidità nel vivere e testimoniare l'amore che Gesù ha donato ai suoi, un amore attrattivo, un amore che si è reso dono di sé nel mettersi, con gioia a servizio dell'uomo.
Gesù ci mette anche in guardia dal proselitismo e dal fondamentalismo. Il Cristianesimo deve essere testimonianza d’amore, senza partiti, senza quella distinzione, che facciamo noi, tra degni ed indegni.

domenica 21 agosto 2022

È inutile bussare qui ... non vi aprirà nessuno ...

Is 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30

“Non so di dove siete”, quanto questa frase potrebbe disorientarci e gettarci nella piena disperazione? Eppure quante volte siamo venuti in Chiesa, a quante messe e catechesi abbiamo partecipato, quanta carità abbiamo fatto... tutto per nulla?
“Non vi conosco ...” Il rischio della nostra prassi di fede è proprio quella di stare alla presenza, di condividere spazi, obblighi, appuntamenti, ma è come stare su due rette parallele, il rischio è di non toccare mai Gesù, di non incontrarlo.
L'immagine della porta stretta, è molto bella, è una ricorrenza frequente nelle parole di Gesú, come quando è abbinata alle vergini che bussano alla porta o ai cammelli che devono passare per la cruna di un ago...
Quella porta stretta sembrerebbe indicare il varcare, l'entrare nella propria vocazione, per corrispondere alla chiamata e alla sequela. Non c'è vera vocazione senza la porta stretta, non c'è ascolto alla sua Parola senza quella porta a cui adeguarsi, non c'è sequela se non nel seguire il maestro che pure lui passa la porta stretta...
L'immagine della porta è suggestiva ... come la porta piccola e stretta della Basilica della natività a Betlemme ... Il cuore del discorso è che non è sufficiente una prassi, fosse anche quella che ti porta a lasciare tutto e seguire il maestro ...
Perché se il tutto prevale rispetto alla relazione di amicizia e amore che il Signore pone nel chiamarci a sé, quel tutto è inutile, è vano.
Il tutto invece deve corrispondre a ciò che è la vocazione-chiamata di Gesù a seguirlo per riempire la nostra esistenza.
Comprendiamo che lasciare tutto non è solo, e primariamente, rinunciare a delle cose materiali e ad aspetti della vita quotidiana?
A quel lasciare corrisponde il lasciare spazio, il dare priorità; corrisponde il farsi partecipi di una relazione di amicizia con il Signore che ci coinvolge, ci cambia e ci realizza umanamente, che ci porta a pienezza.
Passare attraverso attraverdo la porta stretta, è spesso difficile, perché significa entrare nella logica di Gesù, accostarci al pensiero di Dio:significa fidarsi di una logica dove sovrabbonda la misericordia e ci si abbandona a Lui.
La chiamata di Gesù ci porta ad ascoltare il suo insegnamento, ci rende partecipi dei suoi segni e dei suoi sentimenti. Tutto per condurci nell'esperienza dell'amore che salva.
Il cristiano oggi, non può restare ancorato alla religiosità del passato, come neppure cercare di replicarla.
Il cristiano oggi, non può rinchiudersi nel club di quelli che hanno "mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze", un vanto che alla resa dei conti ci esclude dalla missione della Chiesa nel mondo.
Il cristiano oggi, non può ostentare una fede fatta di gesti, ma che non nasce da un cammino di conformazione a Cristo.
"Sono pochi quelli che si salvano?" Chiese un tale a Gesù ... Certamente non ci salviamo attraverso la nostra presunzione di essere cristiani secondo noi, o per noi stessi.
Occorre invece passare per la porta stretta, che è la misura della nostra umanità secondo la forma di Gesù che è l'amore di Dio. Fintanto che non ci pieghiamo all'amore che è Dio, non entreremo nella logica di ciò che è salvezza.

sabato 20 agosto 2022

Lunghi filatteri

Ezechiele 43,1-7 e Matteo 23,1-12

Quei fili bianchi che spuntano da sotto le camicie, o fuori dai pantaloni di oggi sono le stesse frangie che portavano gli Ebrei per la preghiera al tempo di Gesù?E quelle piccole scatole di cuoio, i filatteri, perché le indossavano?
Più volte mi è stato chiesto, anche in quest'ultimo pellegrinaggio, cosa rappresentano quei fili? E quelle scatoline e lacci di cuoio?
Gesù stesso li menziona come uno status symbol, utili a creare consenso; i filatteri (tephillin), anziché ricordare a chi li portava il Dio liberatore, finivano per essere sempre più vistosi perché gli altri li ammirassero, ma anche le frange, cioè i fiocchi (tzitzit) nel loro mantello di preghiera, non per ricordarsi di Dio, ma per farsi ammirare come uomini di preghiera.
Loro legano i segni prescritti della Legge per vantarsi, ma agli altri legano obblighi impossibili e disumani.
Gesù, senza frange o filatteri, si rivolge alla folla, e prima di insegnare, guarda, si prende cura e biasima chi, senza accompagnare la vita dell’altro, senza accoglierla, la carica di pesantezza.

venerdì 19 agosto 2022

Il cuore della Legge e dei Precetti

Ezechiele 37,1-14 e Matteo 22,34-40

Il contesto si fa critico, i farisei sono nervosi, i sadducei sono stati zittiti; le parabole sono mal digerite e non toccano il cuore per la conversione, ma vanno in conflitto con uno stile di vita clericale e ipocrita. Il confronto con Gesù sulle norme e i precetti infastidisce e provoca in questi notabili rigidità, mentre per la maggioranza del popolo suscita ancora meraviglia e stupore. Si può solo presagire una situazione complicata. È in questo confronto serrato che ancora una volta si vuole mettere alla prova Gesù, per poterlo accusare di qualcosa ... in realtà tutto questo "intrigo" permette di evidenziare il pensiero profondo del maestro.Gesù ribadisce la centralità dell’amore come espressione della Grazia, corpo e cuore della Legge, fondamento anche della legge e dei precetti che abbiamo codificato per esprimere in modo immutabile la relazione con Dio e tra di noi. Leggi e precetti possono diventare causa di un rapporto formale e di osservanza esteriore, che rende schiavi della norma e tradisce l'esperienza originaria dell'amore. Anche noi, quando diventiamo vittime del moralismo rischiamo di disconoscere l'amorevolezza contenuta nella buona notizia di Gesù Cristo.

giovedì 18 agosto 2022

Indifferenti verso il Regno

Ezechiele 36,23-28 e Matteo 22,1-14

"Ma quelli non se ne curarono ...", non si curarono dell'invito alla festa, e nello stesso modo non si curarono del regno. Eppure Gesù ci conferma che il regno è una festa, ma noi, spesso, nel nostro non vivere quotidiano, la presunta gioia del regno, ci dimostriamo tristi come se partecipassimo al più mesto dei funerali. Ma quale idea abbiamo allora del regno dei cieli? Leggi, mortificazione, regole e divieti? Accoglienza, condivisione, affetto e amorevolezza? Siamo ancora a questi livelli? Dopo duemila anni?
Come Israele anche a noi è rivolto un invito. Israele, rifiuta di partecipare al banchetto perchè non si fida della gioia che il Signore chiede di vivere. Ma è proprio dal rifiuto che Gesù prefigura la nascita della Chiesa, nuovo popolo che nasce dall'accoglienza dello stesso invito universale. Così siamo noi, non ce lo meritiamo, non ce lo aspettavamo, ma Dio ci invita ugualmente. Ecco che si delinea con estrema chiarezza che entrare nel Regno è aderire a un invito per la festa e la gioia. 
La parabola, nel "controcanto", ci parla della testarda "misericordia" di Dio, che offre continuamente amore anche di fronte al rifiuto e all’indifferenza, e spesso poi trova risposta in chi si sentiva escluso, indegno. Il Regno non si arresta di fronte a nessun rifiuto e vince ogni nostra indifferenza.

mercoledì 17 agosto 2022

Non state senza fare niente ...

Ezechiele 34,1-11 e Matteo 20,1-16

Bellissima immagine, nella quale ci immergiamo nel Regno dei cieli. Una parabola che ci descrive anche lo stile e i sentimenti di Dio circa la relazione che ha con ciascuno di noi. Una relazione che non si esaurisce in un semplice contratto di prestazione d'opera per il regno dei cieli: "Si accordò con loro per un denaro al giorno ...".
Ma ci coinvolge in una proposta di costante recupero: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?"
Ma è proprio in questo chiamare, in questo rimandare costantemente al senso della nostra personale vocazione che vengono ribaltate le nostre attese e le pretese umane e si coniugano sapientemente con l’amore gratuito e la misericordia del padrone della vigna.
La misericordia di Dio è carità paziente che ci invita a essere attivi per il regno, purché così siamo partecipi della nostra felicità.

martedì 16 agosto 2022

Io, un cammello moderno

Ezechiele 28,1-10 e Matteo 19,23-30

Immagini suggestive di cammelli e di crune di aghi; immagini di seggi e del giudizio finale ecc ..., immagini che potrebbero portarci fuori strada ... ma il cuore del discorso è cio che dice Pietro: "... noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito ..." Oltre aver lasciato casa, la famiglia, le barche, il lavoro, cioè ambiti della quotidianità e della vita; in quel tutto si trova qualcosa che spesso ci sfugge. Il tutto è la possibilità che il quotidiano della vita prevalga rispetto alla relazione di amicizia e amore che il Signore pone nel chiamarci a sé. Il tutto corrisponde a ciò che è la vocazione-chiamata di Gesù a seguirlo. Comprendiamo che lasciare tutto non è solo, e primariamente, rinunciare a cose materiali e ad aspetti della vita quotidiana?
A quel lasciare corrisponde il lasciare spazio, il dare priorità; corrisponde il farsi partecipi di una relazione di amicizia con il Signore che ci coinvolge, ci cambia e ci realizza umanamente, che ci porta a pienezza. D'altronde non è forse questa pienezza che sottende alle risposte di Gesù circa il centuplo?
Passare attraverso la cruna dell'ago, è difficile come per un cammello, perché signifca entrare nella logica di Gesù, accostarci al pensiero di Dio: significa fidarsi di una logica dove sovrabbonda la misericordia e ci si abbandona a Lui.

lunedì 15 agosto 2022

Assunta al cielo ... Assunta nella carne, nell'amore di Dio

Apocalisse 11,19; 12,1-6.10 e Luca 1,39-56

Oggi è la festa di Maria Assunta al cielo, credo che abbiamo capito (anche grazie a questo pellegrinaggio) che non è la festa di mezza estate … e neppure una festicciola religioso-sentimentale, ma per noi è riconoscere come il mistero di Dio - nello stesso modo in cui avviene per Maria - ci avvolge, ci comprende e soprattutto rende la nostra umanità capace di trasfigurarsi nella sua più bella possibilità: amati da Dio, impariamo ad amare come ama Dio. Amare significa bellezza, amare significa tenerezza, amare significa vita, amare significa che il peccato e la morte non trasfigurano al negativo la nostra esistenza, la nostra umanità. Anche noi possiamo, per grazia, fare esperienza della “Dormizione” nell’amore di Dio … per risvegliarci già ora, nella più bella possibilità della nostra vita: amare. A Gerusalemme abbiamo "visto" sul Monte Sion la Chiesa della dormizione e nei pressi del Getsemani la Chiesa Crociata (ora chiesa Ortodossa) della Tomba di Maria. Modi diversi, per fissare in modo stabile per la fede, l'esperienza della comunità delle origini, circa la propria relazione con la madre del Signore. Per chi non entra nel solco della storia della Chiesa, il rischio è quello di fraintendere, oggi, il significato delle parole. Ma la realtà che esse sottendono è a dir poco meravigliosa e degna della nostra umanità.
Oggi preghiamo insieme con un’Ave Maria … perché nulla di noi si perda, o sia sprecato per ciò che non serve alla nostra riuscita, alla nostra felicità, al nostro amare. Cioè alla nostra vocazione in Cristo.

domenica 14 agosto 2022

Il fuoco di Gesù arde ancora sulla terra

Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12; Lc 12,49-53

Sono duemila anni che Gesù è nato nel tempo ed è vissuto tra noi, insegnando, condividendo e amando. Ma il risultato non sembra essere adeguato alle aspettative: Gesù non porta la pace come magari la attendiamo noi, una apatia quasi istituzionale, ma continua a spronarci con una pace frutto di inquietudine; quella che porta a smontare gli equilibri "socio-politici", per mettere Lui al centro. Sarà lui la nostra inquietudine che ci porterà alla vera pace.
Spesso abbiamo la convinzione che la pace e la mitezza di cui Gesù ci parla, e che Gesù è, siano egli atteggiamenti remissivi di una mitezza disarmante. No, la pace di Gesú non è un atteggiamento remissivo, ma è spesso una sana provocazione alla nostra intelligenza, un’attesa carica di speranza e di desiderio, ma soprattutto di amore. Gesù non ha paura di affrontare il conflitto e di dividere, se è necessario, perché il superamento della crisi porta con sé la possibilità di generare la pace vera. In questa Terra Santa la divisione sembra essere la condizione dominante e unica verità possibile, ma in realtà dietro tanta "problematicità" si nasconde un costante desiderio e pretesa di pace. Come Gesù, anche noi siamo inviati a usare la nostra intelligenza non per alimentare una tiepidezza inutile, ma per custodire col bruciore del fuoco il desiderio di pace e di amore; siamo discepoli di colui che è venuto a portare il fuoco ... per illuminare e riscaldare questo nostro mondo, affidato alle nostre cure.

sabato 13 agosto 2022

Se fossimo come i bambini!

Ezechiele 18,1-10.13.30-32 e Matteo19,13-15 - (San Cassiano a Imola)

Poco prima l'evangelista aveva detto: "Chi è il più grande? E Gesù prende un
bambino lo pone nel mezzo e dice: Se non vi convertite e non diventate come questo bambino non entrerete nel regno dei cieli".
Il bambino indica il limite, il bisogno, la piccolezza, quasi a ricordarci che è proprio nel nostro linite, nel nostro bisogno, nella nostra piccolezza, che entriamo in comunione con Gesù e con gli altri; che ci è dato di entrare nel Regno.
Ma non è che ci manca ancora qualcosa? Gesù parla del regno,  parla di essere come bambini, ecco che l’evangelista ci presenta, insieme, l"immagine dei bambini che vanno da Gesù, che vengono portati a lui; e Gesù impone le mai, li benedice, prega ...
È questa esperienza affettiva che dobbiamo cercare e trovare nel nostro essere del Signore, nel nostro convertire il cuore, nel metterci alla sua sequela. Lasciamoci  abbracciare da Lui!

venerdì 12 agosto 2022

Il pensiero del Creatore e la durezza del nostro cuore

Ezechiele 16,1-15.60.63 e Matteo 19,3-12

Ciò che Dio pone nella creazione è qualcosa di unico e meraviglioso, che Gesù esprime nella vocazione dell'uomo della donna ad essere unità e complementarietà insieme: "Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne ". Ecco che l’esclusività e totalità dell’amare, che non possono contemplare contratti di ripudio, rifiuto o negazione dell'amore. La nostra durezza oscura e mette in ombra il pensiero di Dio, ma questo danneggia prima di tutto la ricerca e realizzazione della nostra felicità e pienezza di vita.
Ogni vocazione umana va vista nella prospettiva dell’eternità come compimento e dell’amore di Dio come origine. Compimento e realizzazione del miglior progetto di me stesso. Quale risonanza può avere allora, in ciascuno e per ciascuno, ricomprendere la vocazione come il rendere concreto e realizzare il "per chi sono io"?

giovedì 11 agosto 2022

Si entra in Giudea terra della misericordia

Ezechiele 12,1-12 e Matteo 18,21-19,1
Santa Chiara


E poi, esaurite le sette possibilità ... cosa si fa? Non si perdona più?
Forse la domanda di Pietro è una di quelle astuzie per cercare di “imbrigliare”
il maestro, e giustificare se stesso, è per questo che è sbagliata, perché il punto non è quante volte perdonare, ma quanto profondamente occorre perdonare. Il punto non è stabilire una regola di dare e avere, ma un condizione di vita nella quale il perdono e la misericordia, sono la coseguenza dall'aver sperimentato la gratuità del perdono della misericordia.
Il discorso sulla centralità del perdono, sull’amore come misura della giustizia di Dio, viene fatto in Galilea, ma da quel momento tutto si svolgerà in Giudea; è in quella terra che Gesù esprimerà fino alla fine il senso di una misericordia universale. In quella terra a volte così dura, Gesù, testimonia come l"immensa misericordia di Dio, attraversa il Giordano e con questo passaggio, purifica, simbolicamente, tutta l’umanità ferita dal peccato con l’azione salvifica del suo amore.

mercoledì 10 agosto 2022

Occorre cadere nella terra ...

2 Corinti 9,6-10 e Giovanni 12,24-26
San Lorenzo diacono e martire


Questo brano di Vangelo di Giovanni, letto qui in Galilea, a Nazaeth assume un significato tutto particolare: il seme della parola, il verbo del Dio vivo, qui è caduto nella terra della nostra umanità e nonostante la nostra aridità, i sassi della fragilità e l'arsura dell’insoddisfazione, ha germogliato, ha messo radici e ha prodotto frutto. È il frutto della vicinanza e della comunione, è la fratellanza della comunità dei discepoli del Signore: la Chiesa. Sì, perché la Chiesa è il frutto di un dono di amore, frutto del morire/donarsi del seme per essere vita feconda e piena, la vita dei figli di Dio. Gesù ci rivela che il dolore più grande non è la morte, ma la solitudine, non il darsi, ma il non produrre frutto: per cui, il senso dell’esistenza sta nel perdere per amare, donare e servire. Giovanni ci ricorda che per seguire Gesù occorre donarsi e perdersi ... questa è la strada maestra per seguirlo, per amare gli altri, per arrivare alla casa del Padre
.

martedì 9 agosto 2022

Un regno sponsale

Osea 2,16.17.21-22 e Matteo 25,1-13
Santa Teresa Benedetta della croce

Cosa significa che Gesù è lo sposo o che vuole sposarci?
Significa che dal vincolo di amore che si esprime nella relazione con lui, diviene evidente il Regno dei cieli. Sì, perché il Regno è come dieci vergini che attendono lo sposo per vivere la festa delle nozze.
Forse l'idea ci sembra stravagante, ma occorre capire che essere sposa significa prima di tutto desiderare lo sposo. Quando pensiamo allo sposo e alla sposa tutto si riveste di un romanticismo culturale o tradizionale; ma non può ridursi solo a questo. Per ciò che riguarda Gesù, la sponsalità coinvolge nel desiderio tutta la sua esistenza divina e, nel tempo, la sua vita umana. La sponsalità del Signore non si risolve in un atto religioso o in un impegno formale o normativo, seppur di alto profilo morale. La sponsalità è preludio al Regno dei Cieli, che nulla ha a che fare col nostro andare in Chiesa, o col dire qualche preghiera, come anche col perseguire un’appartenenza istituzionale o rispettare i patti di una adesione. Il Regno dei cieli è la nostra vita cambiata e capace di amare in forza del cambiamento che opera il desiderio dello sposo.
Occorre da parte nostra uno sguardo più profondo; occorre la capacità di comprendere il desiderio più vero di amore che portiamo in noi, e il coraggio di esprimerlo nella vita. Questo ci renderà vergini spose, sagge e prudenti.

lunedì 8 agosto 2022

Che cosa può venire dalla Galilea?

Ezechiele 1,2-5.24-28 e Matteo 17,22-27

In questa settimana chi leggerà il Custodire la Parola, si accompagnerà al pellegrinaggio dei giovani di AC di Imola in Terra Santa. 
Entriamo nella terra della vita quotidiana di Gesù. Ci entriamo accompagnati da una parola del Signore, che già ci proietta al compimento e, a ciò che vivremo con Gesù a Gerusalemme: "Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ma tutto questo non è un film già visto ...
Sarà un cammino di conoscenza e configurazione al maestro, sarà un cammino di libertà in cui il Signore ci offre la sua amicizia e prossimità, una amicizia che nessuno può pensare di comprare neppure con le "tasse da pagare al tempio". Non c’è tributo che possa garantire questo rapporto, perchè è frutto di una reciproca gratuità nell'amore. Incontreremo Gesù, lo vedremo; vedremo il suo volto se ci allontaneremo dalla pretesa di volere fare di lui un nostro possesso. Lo troveremo perchè Lui stesso si fa incontrare attraverso l'esperienze della nostra vita ... la Galilea ...
Non sarà quindi un incontro formale e religioso, e neppure mistico e virtuale. Sarà un incontro vero, schietto e concreto. Perché ai figli è data questa possibilità, di conoscere il maestro. In tutto questo ci aiuterà questa terra che porta ancora i segni del suo passaggio e della sua presenza.

domenica 7 agosto 2022

Servi di Cristo

Sap 18,6-9; Sal 32; Eb 11, 1-2.8-19; Lc 12, 32-48

Di fronte alle parole di Gesú ci sentiamo ancora una volta impreparati e inadeguati ...
Perchè non è facile oggi essere "servi" che attendono il ritorno del padrone. Il mondo ci ha disilluso e ci dice che dobbiamo cavarcela da soli ... che nessuno verrà a darci una mano o a tirarci fuori dai guai ...
Inoltre come è possibile pensare oggi di essere dei "servi" quando tutto porta a una assoluta autoreferenzialità e all'individualismo?
Essere servi è una condizione di vita che implica una relazione e un legame, un vincolo di se stessi, per amore/obbedienza, a un altro a cui appartiene la nostra vita.
In più, non è assolutamente facile amministrare ciò che il Signore ci affida, con il suo stesso spirito e benevolenza, ovvero la sua capacità imprenditoriale.
Non è facile vegliare in attesa del Signore, di fronte alle suggestioni del mondo, dove tutto conduce al presente immediato come unica esperienza ammissibile.
Ma queste parole sono anche impegnative per il Signore, perché lui con coraggio si impegna a corrispondere al nostro essere servi, al nostro amministrare e al nostro vegliare con un gesto straordinario e commovente: "li farà mettere a tavola, si cingerà le vesti, e passerà a servirli".
ll padrone che si fa servitore. Un’immagine inedita di Dio, e che solo lui ha osato, ma d'altronde che cosa ci possiamo aspettare da un Dio che innalza i servi come figli amati; servi a cui affida l'amministrazione i doni più cari e si affida semplicemente alla loro memoria e al ricordo delle sue parole ...
Queste parole di Gesù sono il segno della fiducia del Signore verso ciascuno di noi, una fiducia che ci seduce e sconvolge. Ecco che io credo in lui, perché lui crede in me; Gesù sarà il solo Signore che io servirò perché è l’unico che ha ribaltato ogni posizione della mia esistenza, facendosi mio servitore.

sabato 6 agosto 2022

Festa della Trasfigurazione

Daniele 7,9-10.13-14 e Luca 9,28-36

Nella Trasfigurazione il Padre conferma di nuovo il cammino del Figlio: essere solidale con i fratelli fino alla fine - la croce - è l’unico trionfo dell'amare e del donarsi. Il Padre ci dice di ascoltare lui, che ci ha detto di seguirlo per entrare nella sua gloria. Ciò che i discepoli vedono è quindi la bellezza radiosa del suo volto di Figlio che risplende anche sul nostro volto ogni volta che lo seguiamo nel donarci e nell'amare.
La trasfigurazione ci fa vedere la meta del nostro cammino: diventare come Dio.
Come essere protagonisti di questa nostra trasfigurazione? L'evangelista ci dice che questa trasfigurazione in Gesù avviene nella preghiera?
A noi suoi discepoli è dato di entrare nella conoscenza del Signore attraverso l'esperienza della preghiera, cioè nello stare con lui nel camminare con lui. Come sarebbe possibile diversamente comprendere il senso dell'obbedienza al Pade, della croce e del fare la "sua volontà" ... Si entra nella trasfigurazione ... passo dopo passo nella sequela quotidiana del maestro.

venerdì 5 agosto 2022

Viene il figlio dell'uomo ...

Naum 2,1-3;3,1-3.67 e Matteo 16,24-28

La sequela di Gesu, con la sua particolare esigenza - caricarsi della croce e perdere la propria vita - rivela e manifesta la venuta del Figlio dell'uomo. Una venuta che si caratterizza per essere personale, come personale è il nostro incontrare Gesù nella nostra vita. Fare esperienza del Figlio dell'uomo significa andare oltre all'immagime del giudizio e della fine, ovvero del compimento; ma apre al discernimento della vita come spazio di configurazione al Signore. Chi vuole seguire Gesù, in realtà sceglie, nella liberta, di dare alla sua vita, attualizandola, una forma ben precisa, quella del maestro.
Così come Gesù era in attesa vigilante della volontà salvifica del Padre, la stessa vigile attesa, il Signore la propone a ogni discepolo, affinché il nostro cuore sia sempre alla ricerca dell’unico vero tesoro: il suo amore. Amare Gesù nell'esperienza della croce, è accogliere la propria vocazione come condizione di una vita donata per amore e non vissuta semplicemente per sé stessi. Chi vive in questo atteggiamento di affidamento e di vigilanza vede già il Figlio dell’Uomo e il suo regno: perché lui stesso è questo amore ardente e sollecito che ci attratte e ci infiamma.

giovedì 4 agosto 2022

Solo l’intimità con Gesù rivela chi è il "Signore"

Geremia 31,31-34 e Matteo 16,13-23

Forse tanti di noi credono che la professione di fede sia un atto umano di intelletto e di ragione, una scelta motivata dalla conoscenza e dalla razionalità; in realtà questo è vero solo in parte e, solo per ciò che supporta la ragionevolezza delle nostre scelte in libertà.
Nessuno di noi può fare davvero la professione di fede se non è lo Spirito che la suscita in noi. Ma cosa muove in noi lo Spirito, se non una dinamica di relazione intima, e di amicizia autentica con il Signore?
Ciò che dice Pietro a Gesù, è certamente dono di Dio, ma è anche il frutto di una vicinanza, di una scoperta progressiva, di un dialogare, di un confrontarsi e conoscersi.
La fede, come quella di Pietro, rimane un dono; essa non è frutto di meriti personali e di studio, ma la si riconosce a partire dal dono di Dio. È quel dono che ci fa desiderare di dare un nome e un volto a ciò che ogni uomo cerca per tutta la vita anche senza saperlo. Quel volto si delinea attraverso l'intimità affettiva e di conoscenza di Gesù; più si conosce Gesù: nella parola, nei sacramenti, nella vita della Chiesa e nei fratelli; più si innescano le dinamiche di relazione che sfociano nella amicizia profonda e intima, l'amicizia che risuona e percepiamo interiormente, nel "cuore".
L'amicizia è il miracolo dell’incontro con il Cristo. Ma questo miracolo è il dono della fede!

mercoledì 3 agosto 2022

Una briciola di fede

Geremia 31,1-7 e Matteo 15,21-28

Che strano, un atteggiamento che non ci saremmo mai aspettato da Gesù: distante e risoluto e insieme accondiscendente e amorevole …
Gesù si commuove per la fede della donna straniera, che non cerca miracoli eclatanti, né si ferma di fronte al primo iniziale silenzio di Gesù: ella chiede, in ginocchio, le briciole, riconoscendo che Gesù è il Pane della vita. È opportuno collegare la richiesta della cananea alla moltiplicazione del pane avvenuta sul lago. Quel pane condiviso con i figli di Israele ha in sé tutta la possibilità di saziare con abbondanza ogni necessità. Questa donna non chiede un pane intero ma solo una briciola di quel pane in grado di conferire tutto il valore e la forza dell’eternità e dell’amore di guarigione, di fede, di misericordia.
Quella donna ha una fede "grande" come una briciola di pane: la donna cananea insegna che la fede anche piccola è sufficiente per entrare nel cuore di Gesù e ottenere l’impossibile.

martedì 2 agosto 2022

Approdarono a Gennesaret ...

Geremia 30,1-2.12-15.18-22 e Matteo 14,22-36

Gesù continua a stupirci e a raccontaci il suo stile di vita frutto di una intima comunione con il Padre, tutto si concentra nella preghiera cercata quasi come fosse il nutrimento e il riposo e per la fatica della vita quotidiana fatta di relazioni impegnative e del dono di sé. Queste annotazioni circa la preghiera sono molto importanti e necessarie per susitare nei discepoli quella domanda circa la vita spirituale che serve per sostenere la vita quotidiana fatta di fragilità, prove, compensazioni e anche di paura.
La nostra umanità si rinfranca vivendo i tempi della solitudine come momenti di intimità con Dio e di preghiera, soprattutto dopo i nostri successi e insuccessi.
Imparando la preghiera, anche il nostro rapporto con Gesù assumerà la concretezza dell'approdo sicuro: "Gennezaret". Nella vita non lo vedremo come un fantasma "spirituale" nei momenti di crisi, anzi, sentiremo sempre la sua voce: "Coraggio, sono io, non avere paura”.

lunedì 1 agosto 2022

Oggi dove si moltiplica il pane?

Geremia 28,1-17 e Matteo 14,13-21

Gesù non è fuori dal mondo, anzi è inserito pienamente nella realtà, e nella storia che è chiamato a vivere. Quando Giovanni Battista viene ucciso, Gesù inizia a vivere tutto ciò che Giovanni aveva detto e anche Cristo diventa voce che grida nel deserto della fragilità umana. Ecco che Gesù inizia a donare se stesso, a dare la sua carne per la salvezza del mondo; così il pane si moltipica, si condivide e diviene segno di salvezza per il mondo intero.
È bello questo vangelo, è bello vedere Gesù che si ritira per pregare, per riflettere, per discernere e per iniziare ... iniziare la piena rivelazione del mistero di amore del Padre.
Il focus non è il miracolo in sè, ma la comunione; prima di ogni miracolo, Gesù vuole stare insieme, in mezzo al dolore dei fratelli, come appunto il Dio con noi.
"Ecco oggi il compito della Chiesa: stare con umiltà in mezzo alla società, senza pretese, con una voglia matta di aiutare ogni uomo e ogni donna a vivere, a trovare fiducia e speranza. Stare in mezzo alla società con la stessa dedizione gratuita di Cristo".