sabato 31 dicembre 2022

Finire e ripartire

1 Giovanni 2,18-21 e Giovanni 1,1-18

Abbiamo bisogno di luce ... Alla fine di questo anno abbiamo bisogno di luce per fare breccia nell'oscurità delle tenebre. Pandemia, guerra, crisi economica, ingiustizie, stragi, tragedie di ogni tipo ... di fronte a tutto questo la Chiesa continua a ripetere questa parola di speranza: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Spesso in questo momento di valutazione finale dell'anno, ci troviamo mancanti e ci rammarichiamo o ci perdiamo d’animo, oppure ancora ci chiudiamo in noi stessi, sconfitti. La Chiesa, come Madre, ci invita a vivere ogni fine come un nuovo inizio. Ogni fine anno come presupposto di un nuovo inizio; come annuncio di cieli e terra nuovi, come momento di attesa da vivere con vigilanza e speranza, pieni di fede nel fatto che Gesù ci accompagna ed è con noi ogni giorno della nostra vita: e venne ad abitare in mezzo a noi.

venerdì 30 dicembre 2022

Festa della sacra famiglia

Siracide 3,3-7.14-17 e Matteo 2,13-15.19-23

Il Vangelo di questa festa, e quello della strage degli innocenti (del 28 dicembre) hanno diversi punti di contatto. In questo modo la liturgia mette in evidenza la realtà in cui la giovane famiglia di Giuseppe si muove: un contesto storico difficilissimo e straordinariamente sospinta dalla volontà di Dio (il Regno) che si realizza attraverso la loro stessa quotidianità.
Così se la strage degli Innocenti sembra segnare un legame con tutti gli eventi che riportano alla memoria la storia recente dove il dolore innocente, la sofferenza senza ragione sembra vincere sull’amore, nello stesso modo le vicende della famiglia di Gesù sembrano declinare un continuo rinascere della speranza e della fiducia.
Il vincolo famigliare risulta vincente, e capace di resistere alle durezze della vita. L'umiltà di Giuseppe e la fede di Maria risultano vincenti e sufficienti non solo per resistere nella fatica quotiduana, ma anche per orientare secondo la volontà di Dio ciò che si vive.

giovedì 29 dicembre 2022

Tra le braccia Dio

1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35

Chissà che emozione, chissà che tenerezza inaudita a provato il vecchio Simeone, ad avere tra le braccia quel bambino, il Messia, il figlio di Dio. E se fosse capitato a noi?Avere Dio fra le braccia!!! Ma ecco che oggi è proprio quello che Gesù vuole fare: lasciarsi, abbandonarsi fra le nostre braccia per poterci pienamente consolare con la sua presenza. Accogliere Gesù nella fragilità della nostra vita, nella povertà del nostro modo di amare, nel venir meno delle nostre certezze. Simeone al limite della sua possibilità di vita raccoglie in quell'abbraccio una intuizione dello spirito che gli permette di vedere oltre la sua stessa vita, in quel bambino, ci è donata la salvezza. Il nome di quel bambino, significa “Dio salva”, salva a partire da una mangiatoia; egli sarà il nostro liberatore; ci salverà dal peccato e dalla morte; egli insegnerà il valore del servizio, oggi ai poveri e agli emarginati, ai profughi e ai fuggitivi.

mercoledì 28 dicembre 2022

La strage continuerà

1 Giovanni 1 5-2,2 e Matteo 2,13-18

A cosa può portare l'attaccamento al potere, il consolidamento di una ideologia, il prevalere di interessi e convenienze?
Erode non si è estinto, non è venuto meno nel suo determinare scelte spaventose e futuri scenari di morte. Non solo può capitare a tutti di essere un poco egli Erodi, ma è la stessa nostra realtà che seglie Erode come stile e ideale di vita. La strage degli innocenti bambini e dell'innocenza umana continua in una macabra scelta di consolidamento di una idea di potere e di condizionamento della vita.
Fintanto che siamo disposti a sacrificare la vita e ciò che rappresenta, Erode trionfa in ogni gesto, parola e azione che sopprime la vita  nel suo essere origine e senso dell'esistente.


martedì 27 dicembre 2022

Il discepolo amato

1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8

Giovanni secondo antica tradizione è il discepolo amato. Ciò mette in evidenza l’umanità di Gesù; egli era si “vero Dio”, ma anche “vero uomo”, capace di provare i nostri stessi sentimenti! Per Gesù, Giovanni è proprio il discepolo prediletto, amato. Questo sentimento vero e vivo, corrisponde alla tenerezza di appoggiare il capo sul petto del Signore. Ma questo legame intimo forma la stessa fede di Giovanni. Di fronte al sepolcro vuoto, è l'amore vissuto per il maestro che da’ contenuto a ciò che Giovanni ci testimonia. La corsa nell'arrivare per primo, come chi è primo nell'amare; l'umiltà di attendere fuori, dice che per amare occorre sempre attendere, per poi amare ancora. È questo amore che alimenta e costituisce la fede di Giovanni.

lunedì 26 dicembre 2022

Un santo Stefano speciale ...

Atti 6.8-12;7,54-60 e Matteo 10,17-22

Dopo la tenerezza del Natale, il dramma del martirio. Che strano accostamento la liturgia della Chiesa ci porta a vivere. Per convenienza era meglio continuare a cullarci nel dolce incontro tra il divino e l'umano, in quell'incontro che è la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti. Ma credo che sia proprio questa grazia che dobbiamo viverla integralmente e ad ogni costo in una concretezza reale che non è una favola di cioccolato. Stefano e il suo martirio, ci mostrano come la salvezza si intrecciano con la realtà, cone dono di Dio e da parte nostra come percorso vivo e integrale di fede e di amore: di fede nella certezza che Cristo è il solo e vero Signore; di amore che solo ci porta a pienezza, cioè chi permette di donarci totalmente fino al dono di noi stessi. Stefano ci porta al limite della nostra possibilità, e ci mostra come la testimonianza che dobbiamo dare è saper lasciare agire in noi lo Spirito affidandoci al Padre, in modo che in noi la vera testimonianza sia frutto dell'amore a Cristo e di Cristo.


Atti 6.8-12;7,54-60 e Matteo 10,17-22

Un santo Stefano speciale ...

Dopo la tenerezza del Natale, il dramma del martirio. Che strano accostamento la liturgia della Chiesa ci porta a vivere. Per convenienza era meglio continuare a cullarci nel dolce incontro tra il divino e l'umano, in quell'incontro che è la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti. Ma credo che sia proprio questa grazia che dobbiamo viverla integralmente e ad ogni costo in una concretezza reale che non è una favola di cioccolato. Stefano e il suo martirio, ci mostrano come la salvezza si intrecciano con la realtà, cone dono di Dio e da parte nostra come percorso vivo e integrale di fede e di amore: di fede nella certezza che Cristo è il solo e vero Signore; di amore che solo ci porta a pienezza, cioè chi permette di donarci totalmente fino al dono di noi stessi. Stefano ci porta al limite della nostra possibilità, e ci mostra come la testimonianza che dobbiamo dare è saper lasciare agire in noi lo Spirito affidandoci al Padre, in modo che in noi la vera testimonianza sia frutto dell'amore a Cristo e di Cristo.


domenica 25 dicembre 2022

Natale in guerra ...

Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
MESSA DELLA NOTTE DI NATALE


Il brano del vangelo di questa Santa Notte di Natale descrive la nascita di Gesù a Betlemme. Oltre a Luca l'altra registrazione storica della nascita di Gesù è in Matteo; dove viene raccontata anche la storia dei magi, la storia dei potenti, dei ricchi, la storia di chi crede di contare.
I vangeli in queste narrazioni ci consegnano, di questo avvenimento, il coinvolgimento delle persone vincenti, delle persone stimate, dei capi di Stato, dei potenti come pure sullo stesso piano ci consegnano gli umili, chi è in basso, i dimenticati ... tutti sono attirati da questo luogo Santo, dalla grotta di Betlemme e dal suo divino mistero.
Sarebbe stato bello se fin da allora questi due mondi avessero camminato insieme in un unico abbraccio, capace di accogliere quel bambino ... ci pensate, avrebbe potuto esserci da subito la pace sulla terra.
Ma fino a che non si verranno incontro con una vera disponibilità all'accoglienza, a vivere in vera fratellanza, non ci sarà mai pace nel nostro mondo ... rimarrà un vuoto incolmabile, il vuoto che solo Dio e il suo amore può riempire quando viene accolto nel cuore umano.
Quella notte l'amore che è Dio si è concretamente rivelato in quella grotta, in quel bambino che nascendo ha messo l'uomo di fronte alla possibilità di rigenerare e riempire di senso la propria esistenza, la propria umana fragilità: questo è il fatto, è l'evento del Natale.
Quel bambino di Betlemme oggi come allora, sta di fronte alla guerra fratricida che insanguina anche il nostro continente; è di fronte alla violenza verso i fragili e i deboli, non ultima quella verso le donne violentate nella loro carne e dignità; si pone come resistenza all'umana follia, alle invidie e alla insana avidità speculativa; il bambino denuncia ogni forma di paura e di odio, come anche tutte le orrende agonie e indifferenze che riempiono i nostri giorni trasformandoli in incubi.
Il dono che Dio ci fa attraverso il bambino Gesù è per tutti, perché tutti, credenti e meno credenti, cristiani, ebrei, mussulmani, buddisti ecc... tutti possano partecipare nella sua nascita alla redenzione del mondo: quella nascita segna l’inizio di una situazione nuova, pianta il germe della vera salvezza sulla nostra terra.
Dopo aver tessuto e intrecciato, in avvento, le nostre vite nelle mani di Maria, oggi siamo di fronte alla possibilità di intrecciare la nostra vita con quella del bambino di Betlemme.
Una calda accoglienza di Gesù, si realizza qui attraverso di noi. Facciamo della nostra comunità parrocchiale non una formalità liturgica o canonica, non un regolamento di precetti, ma un'occasione in cui imparare a essere una bella chiesa. Fatta di intrecci di vita, di accoglienza sincera e senza pretese, fatta di disponibilità ad accoglierci e ad accogliere. Vinciamo le nostre pigrizie e soprattutto le nostre paure di metterci in gioco, oggi Gesù nasce ancora per fare rinascere la sua Chiesa, e noi tutti con lei. In questo mondo sfregiato dal male, e avvilito dalla disumanità, quale segno di bene noi cristiani possiamo essere? Quale segno comunità di Santo Spirito puoi essere?
Oggi le Scritture ci ricordano che “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”.
Tocca a noi, in questo Natale, «non avere paura» di aprire la strada nuova dell’accoglienza e della fratellanza. Tocca a noi aprire quella porta che spesso abbiamo chiuso quando abbiamo negato il nostro perdono, appunto limitato la Carità, e intiepidito la fede.
O Dio Facci accogliere Gesù in un caldo abbraccio del nostro cuore, della nostra vita, della nostra comunità. Libera il mondo dal suo fardello di guerra, di ingiustizia e di male, porta la buona novella della tua pace a tutti, aiuta NOI a fare gesti concreti di pace. Amen.

sabato 24 dicembre 2022

Visitati e redenti ... per indicarci la via della pace.

2 Samuele 7,1-5.8-12.14.16 e Luca 1,67-79

Ancora un altro cantico di lode, certo! È questo il genere letterario che esprime la gioia e la pienezza di vita di chi, toccato dal mistero di Dio ne diviene parte, attore e compimento. In questa vigilia del Natale ,le parole di Zaccarìa ci mettono nel cuore il fascino delle profezie di Dio e il suo progetto di amore: la nostra salvezza. 
Le parole di Zaccaria ci narrano la delicatezza di un Dio, che è presente in questa nostra storia, “visitandoci” in punta di piedi, e attraverso gli umili, redime noi e la realtà, cioè ci salva, dando significato e senso alla vita. Zaccaria ci racconta il mistero di un Re che non  si vanta dei suoi palazzi o di un potente esercito, ma che dona la liberazione attraverso la misericordia e la tenerezza. Si tratta di una rivelazione fuori dai nostri schemi, ma che unica ci conduce a sperare oltre ogni speranza nel dono della pace.

venerdì 23 dicembre 2022

Vite intrecciate

Malachia 3,1-4.23-24 e Luca 1,57-66

Le storie di Giovanni e di  Gesù si intrecciano in un modo quasi fantastico, avvolte dalla parola di un Angelo e realizzate a partire dal grembo di due donne che pur se diversissime unitamente realizzano la volontà di Dio. Non dobbiamo stupirci del modo straordinariamente ordinario in cui Dio abita il quotidiano. Un intimo legame che mette in evidenza come Dio realizza le sue promesse fatte ad Abramo, e non viene mai meno, nonostante le nostre fatiche, dubbi e le perplessità. Ma d'altronde la fede in quanto tale chiede sempre più un bagno di realtà e di concretezza. La fede è scegliere ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; è rendere fecondo ciò che è sterile ed è aprire la bocca ai muti. Intreccia le sue con le nostre storie affinché ciò che egli vuole si compia in cielo e sulla terra.

giovedì 22 dicembre 2022

Stupore e gioia insieme

1 Samuele 1,24-28 e Luca 1,46-55

Quante volte abbiamo letto questo brano di Vangelo, o ripetuto queste parole ai vespri ... eppure quante volte queste stesse parole sono scivolate su di noi senza lasciare traccia. Forse perché ci sembravano un poco finte, troppo ben formulate ...
Infatti l'interpretazione dell'evangelista Luca, tradisce l’utilizzo di un genere letterario, quello della tipologia "Cantico". Ma non si tratta di una invenzione, ma di una esperienza di vita narrata e descritta attraverso la lode.
Il contenuto profondo del Cantico del Magnificat, si sviluppa a partire dalla capacità di Maria di meditare nel suo cuore; di riconocere la vicinanza di Dio come misericordia; di affidarsi alle promesse fatte ai padri. Maria fa esperienza di Dio a partire dal suo cuore, poi nella mente; fino a giungere alla concretezza di Gesú nel suo grembo. Il Magnificat, infatti, racconta in modo evidente l’interiorità di Maria: completamente avvolta dalla volontà di Dio, dalla vicinanza del Padre. Solo quando quelle parole diventano le nostre, la stessa carne di ciascuno di noi, diviene luogo intimo della presenza concreta di Dio.

mercoledì 21 dicembre 2022

Raccontare la gioia!

Cantico 2,8-14 e Luca 1,39-45

Chissà quante volte Maria si era confidata con Elisabetta, più grande, più esperta; chissà quante volte Maria é corsa nelle braccia di Elisabetta per raccontargli la sua gioia, e trovare quella accogliente amicizia che sola corrisponde alla confidenza.
Quante volte questo scambio di sensibile affetto l'abbiamo sperimentato pure noi. È l’amore, quello vero, quello che da gioia, quello che nasce nella vera amicizia che ci rende capaci di stare di fronte alle parole impegnative e meravigliose che Dio pronuncia nella nostra vita, e la complicità di una amicizia serve proprio per comprendre e riconoscere quel mistero che diversamente ci può solo turbare, a causa della nostra umana inadeguatezza.

martedì 20 dicembre 2022

Non temere …

Isaia 7,10-14 e Luca 1,26-38

Di che cosa devi avere paura Maria? Di un Angelo del Signore? Di una Parola?
Il timore di Maria è per il senso di quelle parole, per ciò che comporta la proposta che l'Angelo le mette ora di fronte.
Maria: è una ragazza di poco più di tredici anni, a cui è fatta la proposta di diventare madre di Dio cioè, che Dio sia suo figlio, Dio diventi un tutto insieme nella sua stessa carne. Il timore di  Maria è più che giustificato, ed è generato dalla sproporzione tra la proposta della Parola e la libertà di questa giovane donna. Ciò che sperimenta Maria, è l'esigenza e la possibilità insieme, della scelta di amare e di affidarsi. La nostra natura umana per essere tale, come per Maria, ha bisogno di amare. La proposta dell"Angelo allora, non è fuori dalla nostra possibilità, ma è portatrice della straordinaria bellezza di amore. Una bellezza che non può che stupire e riempirci di un sano timore.

lunedì 19 dicembre 2022

Sarai muto perché non hai creduto …

Giudici 13,2-7.24-25 e Luca 1,5-25

Se per giustizia intendiamo una rettitudine morale, allora  non basta essere giusti. Non basta seguire le prescrizione della legge per vivere alla presenza di Dio e nella sua volontà.
Bisogna entrare nel sogno del Padre. Elisabetta vive nella sua carne l’incontro vero e possibile del sogno/desiderio/volontà di Dio su di Lei; ne vede e riconosce il realizzarsi nella sua vita. Zaccaria invece fatica a vedere e riconoscere, non se ne rende conto.
Ha bisogno del tempo e del silenzio nel quale riuscire a vedere come un esploratore in cerca di un indizio, un’orma, un rumore inatteso.
Ma in tutto il nostro Travaglio esiste una certezza: “quelle mie parole, che si compiranno a loro tempo”.

domenica 18 dicembre 2022

Accogliere Gesù ... accogliere la volontà di Dio

 Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24

In questa quarta domenica di avvento, come è possibile concretamente sperimentare e riconoscere il nostro vivere l'avvento come stato di dolce attesa?
In queste settimane ci siamo detti che dovevamo intrecciare la nostra vita quotidiana, insieme a quella degli altri e generare in questo modo quella lana da affidare alle mani di Maria per tessere quella esperienza comunitaria capace di essere la calda accoglienza di Gesù: vivere insieme il Suo e nostro Natale.
Essere svegli, per non lasciare dormire la nostra vita interiore, la nostra spiritualità.
Ho risvegliato la mia vita interiore ... mi sono accorto che quel Dio che cerco e in cui spero già abita in me?
Ho convertito le mie cattive abitudini, cercando di dare priorità all'esperienza generativa di amare?
Ho gioito nel pensare, nel progettare la grande festa del Natale?
In realtà mi accorgo che tanti buoni propositi sono naufragati nel mare tempestoso, della fatica, della frenesia, della distrazione, dell'incuria della vita di tutti i giorni.
Non ho dato priorità alla preghiera, all'ascolto della parola e neppure alla compagnia del Signore;  non ho evitato le solite dinamiche che non portano a nulla; non ho progettato un bel natale di fraternità. Devo riconoscere che da solo, con le mie sole forze, non riesco a vivere un obiettivo così bello come quello di mettermi in dolce attesa del Signore.
In questa quarta domenica siamo di fronte all'accoglienza della parola di Dio. E come questa accoglienza non può essere astratta o spirituale ma si realizza nel fare la sua volontà.
Ecco che questa settimana rischia di diventare più difficile delle altre tre ...
Allora cerchiamo di focalizzare al meglio cosa significa accogliere: "accogliamo la volontà di Dio  noi, come fece Giuseppe, apriamo le braccia per accogliere abbracciando". Abbracciare la volontà di Dio; lasciandosi abbracciare dalla volontà di Dio".
Il Vangelo ci racconta due esperienze, insieme alla nostra, di come si accoglie la volontà di Dio :
Maria era già completamente coinvolta in un'abbraccio, nell'accoglienza di Giuseppe, ora, si ritrova ad accogliere un figlio; l'accoglienza per Maria ora si chiama Gesù.
Anche Giuseppe che era un ragazzo giusto, cioè desiderava fare ciò che è giusto, ciò che è bene per sé, per Maria e per il bambino ... Per Giuseppe, ora,  si scatena una violenta tempesta: Maria è incinta, e il figlio non è suo. Anche per Giuseppe attendere significa accogliere Gesù. 
Ma ciò che deve interrogarci è come Dio chiede a entrambi di essere accolto nella loro storia, nella loro vita. Le parole dell'angelo non sono frutto di fantasia, ma esprimono il desiderio di Dio di coinvolgersi, abbracciare la loro stessa vita. Questo abbraccio è qualcosa che cambia tutto, è un capovolgimento fecondo e straordinariamente vitale.
Cosa comporta accogliere Dio?
Credo che queste due parole sintetizzano benissimo questa accoglienza: relazione e incarnazione. La mia relazione con Dio e con i fratelli, rende concreta l'incarnazione del verbo nella nostra natura umana, come vera accoglienza.
Papa Francesco cosi esprime concretamente la nostra accoglienza cristiana: "Accogliere significa aprire la porta, la porta della casa, la porta del cuore e permettere a chi bussa di entrare e sentirsi a suo agio, non in soggezione, ma a suo agio, sentirsi libero. Dove c'è un vero senso di fraternità, lì si vive anche l'esperienza sincera dell'accoglienza. Dove invece c'è la paura dell'altro, il disprezzo della sua vita, allora nasce il rifiuto o peggio l'indifferenza". Questa accoglienza è vero abbraccio.



sabato 17 dicembre 2022

Vieni Signore Gesù ...

Genesi 49,2.8-10 e Matteo 1,1-17

La genealogia di Gesù, di questo vangelo, ci insegna che un elemento importante: la ripetizione come condizione di chi attende. Non come esperienza noiosa ma come possibilità della parola di Dio che percorre le generazioni umane. Una attesa che ha radici profonde e che si proietta nel futuro dell'uomo. Parole che descrivono un tempo di secoli e di anni; attesa non tanto di buone notizie, di un lavoro migliore, di una vita migliore, ma è attesa di Cristo: “Vieni Signore Gesù". È anche questo tempo di attesa un’occasione per sistemare la nostra vita spirituale e per trovare più gioia e meno stress. In pratica, Avvento può essere proprio il periodo che stavamo aspettando!

venerdì 16 dicembre 2022

Un gioco di luci

Isaia 56,1-3.6-8 e Giovanni 5,33-36

Per un solo istante, abbiamo desiderato rallegrarci alla luce della testimonianza di Giovanni. Una immagine efficace, che si rinnova ogni volta che nell'istintività spirituale siamo affascinati e coinvolti da una proposta forte che scuote il torpore della nostra fede. Ma proprio questo confronto deve interrogarci circa la luminosità e il calore di Cristo: quanto arde e quanto risplende per noi questo sole che sorge all'alba della nostra esistenza? Giovanni rappresenta, anche per me, l'inizio di una esperienza di fede che non si esaurisce in sé stessa, ma che in un certo modo è destinata a diminuire per lasciare spazio a "uno più grande di lui". Oggi colui che è più grande, si rivela anche nella fragilità, nel limite umano che ha bisogno di essere redento; lo abita senza scandalizzarsi: ecco il senso di un Dio incarnato, che però arde e risplende come luce perenne; non si nasconde, ma si rivela in quelle stesse opere del Padre che anche oggi avvengono.

giovedì 15 dicembre 2022

Andiamo nel deserto

Isaia 54,1-10 e Luca 7,24-30

Il deserto di Giuda, affascina; il deserto in Israele è un luogo abitabile per quanto aspro e duro rappresenta uno spazio vivo ed esistenziale. Giovanni vive integralmente il deserto. Chi va nel deserto per cercare Giovanni, che cosa spera di trovare?
Ciascuno di noi cercherebbe nel deserto l'esperienza che gli permetta di vivere con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima il rapporto con Dio. Potremmo dire che chi cerca Giovanni desidera e spera una intimità con Dio, pari a quella del Battista.
L’invito al pentimento di Giovanni, e la provocazione di Gesù, sono la strada per il deserto e nel deserto; percorrendola si giunge al cuore di noi stessi, si arriva a incontrare Dio che abita il nostro cuore.

mercoledì 14 dicembre 2022

Risposta alla domanda di senso

Isaia 45,6-8.18.21-25 e Luca 7,19-23

Quando i discepoli tornarono da Giovanni gli riferirono ciò che Gesù aveva loro risposto: "i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia".
Cosa possono avere suscitato queste parole di Gesù, in un uomo in carcere, che sente prossima la sua morte?
La risposta di Gesù non è una semplice costatazione di fatti e realtà convincenti, ma rappresenta il superamento di una domanda ovvia ai più, ma che non rende l'idea di ciò che rappresenta il Messia. Il Messia non è un profeta, non è un semplice "altro". Colui che viene rappresenta il compimento e il fulcro della nostra vita: vedere, sentire, camminare ... vivere ... ogni espressione di noi stessi trova in Gesù piena realizzazione.

martedì 13 dicembre 2022

Si o No ... non solo risposte ...

Sofonia 3,1-2.9-13 e Matteo 21,28-32

Il peso dei nostri No e dei nostri Si. Quanto "pesa" un No detto a un amico, a una persona che amiamo, come anche a uno che ci è indifferente ...
In un modo o in un altro il No è sempre una espressione di blocco, di criticità e di impedimento ... Il Sì ha un peso, o meglio ha una leggerezza, capace di sollevare lo spirito,  capace di dare gioia e rallegrare la vita. Il Si è ciò che tutti ci aspettiamo, che attendiamo con cuore grato. Il Sì a differenza del No, ha una potenzialità inaudita, che sprigiona la forza del dono di grazia necessaria alla nostra felicità, ovvero alla salvezza.
Il No esprime pienamente la nostra fragilità, mette in evidenza che anche il nostro desiderio di lui, può avere momenti di smarrimento e di resistenza. Il Si, dice tutto il dono di se stessi, di perdersi per amore, ed è la possibilità di come ogni No viene completamente superato.

lunedì 12 dicembre 2022

Risposte alle nostre falsità

Numeri 24,2-7.15-17 e Matteo 21-23-27

Il brano inizia con la domanda a Gesù. Spesso  le nostre domande sono il tentativo di nascondere il nostro atteggiamento doppio, incostante, ipocrita e riservato; sono domande che non attendono una vera risposta; noi  non la vogliamo la risposta.
Accogliere ogni possibile risposta sarebbe come ammettere di dover cambiare stile di vita, posizione ideologica ed identitaria. Significa ammettere di essere fatti per quella risposta che viene da Gesù.
Accettare la risposta significa riconoscere vera la nuova immagine che Gesù, a partire dal Tempio, ci da di Dio, e la nuova immagine che ci rivela dell’uomo. Questo è il suo vero potere, vincere le nostre ipocrisie, svelare i nostri doppi pensieri e ricondurci alla verità di ciò che è essenziale.

domenica 11 dicembre 2022

Ti attendo, non ti attendo ... Indifferente!

Is 35,1-6.8.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11

Gesù è venuto nella storia più di duemila anni fa e tornerà nella gloria nella pienezza del tempo.
Ma per noi oggi, cosa significa attenderlo; cosa significa prepararci al Natale. Certamente non significa preparare la sua nascita, ma significa lasciarci illuminare, e farci riempire di lui. Significa dare al nostro tempo l'impronta della sua presenza, della sua venuta, non di altri ...
In questa terza domenica di avvento siamo provocati nel nostro cammino di fede da una domanda: Siamo prossimi ad accogliere Gesù? Riusciremo a vivere e organizzare la grande festa in questo Natale 2022?
Sarebbe importante che ciascuno di noi riuscisse a vivere questa giornata progettando la grande festa del Natale, affinché la gioia sia vera e soprattutto di tutti.
Proviamo a capire come si può fare per organizzare una grande festa di Natale.
1) Occorre avere chiaro chi è il destinatario, protagonista della festa. Il vangelo con le domande di Giovanni, che attraverso i suoi discepoli arrivano fino a Gesù, non deve mettere  nessuno in difficoltà.
Questa grande festa, ci accorgiamo che fa i conti con un dubitare esistenziale di cui facciamo esperienza nella nostra umanità; anche se questo dubitare è pure occasione per provocare la nostra fede. Il Dubbio è lo strumento di Dio per fare breccia nella nostra sicurezza razionale, e dell'autosufficienza umana ed esistenziale.
Quante volte anche ciascuno di noi ha dubitato ...
Diciamolo seriamente, quante volte abbiamo pensato: ma sarà poi vera questa storia?
Quel bambino, quei segni, miracoli e parole ... Sarà poi tutto vero quello che il Vangelo racconta? Ma sarà poi realmente risorto?
Mi conforta constatare che, in questo dubitare, sono comunque in una buona compagnia. Lo stesso Giovanni Battista, se da una parte era rassicurante per la sua forza, per le sue parole coinvolgenti, dall'altra, ora rivela tutta la sua umana fragilità, Il suo dubbio ... "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?"
Ma oggi, tutto è cambiato, al punto che anche il dubbio è in difficoltà!
Magari il dubbio esistenziale fosse causa dei nostri ragionamenti e ripensamenti; oggi il dubbio si blocca, e non riesce a penetrare la cortina dell'indifferenza che tutti avvolge.
Attenzione, l'indifferenza è il peggiore dei mali e di ogni situazione e scelta di vita.
L'indifferenza anestetizza e svuota l'interesse, che è l'unico movimento dei sentimenti umani capace di generare il desiderio di conoscere e conoscersi.
Come reagire all'indifferenza che sostiene il nostro perbenismo cristiano, ma non scalda e non ravviva il nostro essere Chiesa? Il nostro essere comunità parrocchiale, famiglia accogliente, famiglia di tutti e per tutti.
2) Per questa grande festa occorre superare le solite convenzioni e consuetudini. Credo che la festa vada ripensata e non dobbiamo scandalizzarci di ciò che Gesú ci propone di fare nel tempo di mezzo della sua venuta.
Ma la grandezza della festa deve corrisponde al cambiamento interiore ed esteriore di noi stessi. Un cambiamento interiore capace di dire la conversione della vita spirituale; il cambiamento esteriore deve invece comunicare la tensione missionaria, la carità e l'accoglienza.
Caro Gesù, occorre guardarti. Ed ecco che Giovanni, per fare questo manda i suoi discepoli a verificare direttamente che senso hanno le tue parole, che senso ha la tua rivelazione. Gesù ci dice che occorre guardare ciò che lui è, guardare ciò che lui fa; solo questo permette di riconoscerlo come Messia, come colui che deve venire e che viene costantemente per noi.
Come posso contrastare la mia indifferenza di oggi?
Il Vangelo mi provoca oggi con questa insolita beatitudine: Beato colui che non trova in te motivo di scandalo. Posso vincere la mia indifferenza solo ascoltando le tue parole, quelle che mi scaldano il cuore e muovono di stupore.
Vincere l'indifferenza con la gioia che passa dal desiderare di essere nel Regno di Dio di cui parli. Un regno dove i più piccoli sono più grandi di tutti, anche di Giovanni, il tuo Giovanni.
Aiutami Signore! Parlami ancora di questo Regno.
Aiutami Signore a legare questa fragile realtà dubbiosa con la concretezza reale e corporea di chi vive accanto a me, rivelati con il tuo amore, che si fa sempre carità concreta e visibile.

sabato 10 dicembre 2022

Precursori cercasi!

Sir 48,1-4.9-11 e Matteo 17,10-13

Nei discorsi dei discepoli con Gesù, mentre scendono dal monte della Trasfigurazione, si cerca di entrare nel vivo e nel dettaglio della rivelazione: il regno di Dio e il precursore. Di fronte alla sul venuta, Gesù non ci chiede di perderci in inutili attese ma ci domanda di fare della vita uno spazio di originalità, di preghiera, di offerta gratuita di noi stessi ... Gesù ci mette in guardia dal coltivare, di fronte all’Amore di Dio, che viene, un’atteggiamento di erudizione fredda, da scriba e fatiseo, che poi è incapace di riconoscerlo; dovremmo invece dirgli “Ti voglio bene”.
È quella disponibilità che fa anche di noi dei precursori, dei Giovanni Battista. Anche oggi, ogni giorno, Gesù viene, nella misura in cui ciascuno di noi fa la sua parte come precursore della profezia (Elia), speranza di un mondo migliore.

venerdì 9 dicembre 2022

Stare con pubblicani e peccatori.

Isaia 48,17-19 e Matteo 11,16-19

Stare con i peccatori, è stato cone rivestirsi di un anonimato, che rivelasse in realtà la priorità della sua venuta. Di fronte al prossimo, suo Natale, il rischio che corriamo è sempre quello di soffermarci in modo romantico di fronte alla rappresentazione del Presepe, con quella nostra solita indifferenza con cui approcciamo anche la storia attuale, e rischiamo ancora una volta di sentire il suono del flauto e di non ballare; il canto di un lamento e di non batterci il petto.
La nostra umanità è talmente ferita e cieca, da non riconoscersi parte di quei pubblicani e peccatori, con cui in modo preferenziale e prioritario stava Gesù. Per vivere questo Avvento e questo Natale occorre che ci esercitiamo nel compiere una vera immersione nell'umano.

giovedì 8 dicembre 2022

Maria una di noi!

Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
Immacolata Concezione


La frequenza delle feste dedicate a Maria dovrebbe insospettirci. Perché tante celebrazioni in suo onore? Forse perché è la madre di Dio?
Mi piace pensare, senza correre il rischio di essere dissacrante, che Maria cammina con noi in ogni momento… come a ricordarci che lei è una di noi!
Essere immacolata non la rende aliena dalla nostra umanità! Tutto questo sembra dirci che anche noi, nella pienezza della nostra umanità risorta, saremo simili a lei.
Ecco che il "singolare privilegio" diviene una condizione comune di gioia attesa e sperata.
Ma cosa esprime essere l'immacolata"?
Non certo un singolare privilegio fine a sé stesso.
Tutto questo infatti parte da Dio e da Maria. Il singolare privilegio è l'incontro di due desideri: quello di Dio, di dare al suo figlio amato la madre più bella dell'universo; e del desiderio di Maria di non eludere le attese di amore di Dio, quindi il desiderio di fare la volontà del Padre.
Questo singolare privilegio non è astratto, ma ha una concretezza che ci affascina e attrae: la gioia.
Padre Silvano Fausti diceva: La prima parola che Dio rivolge a Maria consiste in un imperativo: “gioisci”. Nella traslazione di significati dal greco, al latino e all'ebraico, resta la radice profonda del greco “kaire” da cui risuona tutto il contenuto della "gioia". Non è quindi un caso che nel vangelo leggiamo “gioisci”, tanto è vero che la stessa parola serve anche a definire Maria la “piena di grazia”. Praticamente in questa parola, “gioisci”, è insieme un comando e una constatazione: il comando di Dio, e ciò che Dio vede realizzarsi in Maria. Ebbene questa gioia, che Dio vuole per Maria, la vuole anche per noi.
Ecco allora che cosa vuole Dio da noi? Vuole solo una cosa: che noi siamo nella gioia.
Qual è la volontà di Dio? Che tu sia contento! Ti ha fatto per questo! È un Padre! Ti ha fatto per la gioia!
Perché?
Perché tu sei la sua gioia, perché ti vuole bene.
Ecco, come è bello pensare che noi siamo la gioia di Dio; che ci ha pensato dall’eternità; noi stessi gioiamo della gioia che Lui ha per noi.
Tutto questo dà il senso del singolare privilegio della nostra natura umana. Grazie Maria che sei una di noi!
Oggi questa gioia fa parte anche della nostra missione di credenti, di discepoli di Gesù.
Nella nostra quotidianità ferita, nonostante la guerra, la crisi economica e lo strazio umanitario dei profughi e dei popoli stremati dalla povertà e dell'ingiustizia, dobbiamo recuperare lo spazio della gioia.
Dobbiamo fare venire fuori la nostra possibilità di essere autori di Gioia. Come per Maria, la vera gioia è fare la volontà di Dio ... così anche per noi?
Proviamo a dire come Maria: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.” anche noi proviamo a dire: si compia in me la tua parola! Di fronte a questa parola di Dio la nostra gioia sarà la risposta di un cuore libero che per amore risponde all'appello di Dio. Per amore si risponde alle richieste che la nostra vita incontra ogni santo giorno, questa risposta è parte del Singolare Privilegio che ci riempie di gioia.

mercoledì 7 dicembre 2022

La "fisica del giogo!

Isaia 40,25-31 e Matteo 11,28-30

Ci sono delle fatiche che si fanno volentieri, non sono gravose e danno grandi soddisfazioni; rinfrancano l'animo, si fanno volentieri; devo dire che si desidera farle. Ad esempio la "fatica" di amare; si, perché amare è una fatica bella. Può essere una di queste fatiche il giogo di Gesù? Può essere che per superare e vivere bene le nostre fatiche quotidiane possiamo e dobbiamo caricarci del dolce giogo e carico leggero che è la rivelazione di Gesù stesso?
C'é un giogo, cone quello delle leggi e regole religiose, che applicato alla vita quotidiana diventa onerosissimo; altri gioghi sono quelli delle nostre passioni regolate o sregolate, delle nostre fantasie e dei nostri pensieri, di cui noi stessi ci graviamo; tutto ciò alla lunga diviene un peso intollerabile. Perché allora, il giogo di Gesù è dolce e leggero? 
Perché tutta la fatica è conseguenza delle scelte di amore, quando riconosciamo che abbiamo bisogno di amare e di essere amati, ogni fatica è sopportabile, ogni giogo di amore è dolce e ogni carico non è mai troppo pesante.

martedì 6 dicembre 2022

La centesima pecora sono io …

Isaia 40,1-11 e Matteo 18,12-14

Cosa ce ne pare? Certamente Rimaniamo interdetti! Quale pastore, infatti, abbandonerebbe un gregge intero sui monti per cercare una sola pecora che si è smarrita?
Ma d’altronde queste parole di Gesù vogliono darci la misura del cuore di Dio.
La sua vera onnipotenza si concretizza nel suo desiderio di amarci. Dio non ama solo la pecora smarrita, ma ama tutte le cento pecore …
Ma quella pecora smarrita può essere ciascuna delle cento … per quella pecora, pur di ricondurla a casa, occorre fare di tutto.
Anche ciascuno di noi ha bisogno di essere trovato … perché ogni giorno della vita sperimentiamo lo smarrimento del nostro fare da soli … del nostro essere e volere essere soli. 
Il pastore sa che la vera nostra gioia è essere con le altre novantanove pecore.

lunedì 5 dicembre 2022

Amicizia, gratuità e stupore.

Isaia 35,1-10 e Luca 5,17-26

"Uomo, ti sono perdonati i peccati". Queste parole di Gesù attirano l'attenzione di tutti! Tutti sentono in sé stessi il peso e le conseguenze del peccato. Anche noi, abbiamo percezione che il peccato limita la nostra libertà, ci condiziona nel modo di essere umani e ci avvilisce nell'esperienza di amare. Essere perdonati è essere liberati, essere posti nella condizione di "tornare a casa" pieni di nuova possibilità. Il perdono rappresenta il "fuoco" rigeneratore della nostra vita, la riconciliazione come sacramento è allora veramente la possibilità di rinascere pieni della grazia di Dio. Sono tre le situazioni di vita che accompagnano il perdono: l’amicizia, la gratuità e lo stupore.
Solo nell'amicizia il perdono non è una legge o una morale. La gratuità esprime la condizione dei perdonati. Lo stupore è la condizione di chi vede la realtà libera dall'ombra del peccato.

domenica 4 dicembre 2022

Voglio diventare come Gesù!

Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

Come vivere questa seconda settimana di avvento in uno stato di dolce attesa?

La conversione è la parola che la Chiesa ci affida per vivere questo secondo tratto di cammino. Convertiti, non in senso generico, ma come condizione necessaria, puntuale e concreta. Dopo essere stati svegliati nelle nostre pigrizie spirituali e della vita quotidiana, ora occorre realmente attrezzarsi e Convertirsi, occorre cambiare, bisogna cambiare alcune cose... Vediamo quali e come fare.

Facciamo un poco di deserto.Giovanni Battista, nel vangelo ci parla di cambiamento e di conversione della vita, anche con parole un poco minacciose, ma lo fa a partire da un'esperienza particolare quella del deserto. Che a differenza di ciò che pensiamo non è la solita aridità, ma è lo spazio fisico e geografico in cui riscoprire l'autenticità che nasce nel silenzio; l'essenzialità di fronte al nulla; un uomo nel deserto può essere solo se stesso.

Il deserto ci permette di mettere a fuoco nell'orizzonte di infinite cose, ciò che è prioritario cambiare.

Il deserto ci porta a riconoscere e deporre tutte le maschere che ogni giorno indossiamo per difenderci e per nascondere noi stessi agli altri.

Il deserto è il luogo fisico, geografico e spirituale in cui rimodellare noi stessi, lasciare allo Spirito la possibilità di restituirci la nudità senza vergogna che avevamo in Adamo prima del peccato originale, quando eravamo integralmente figli di un Dio Padre che era per noi solo amore, gioia, comunione.

Conversione è allora un cammino nella possibilità di amare; nella gioiosa rifioritura dei sentimenti; nella apertura del cuore ai fratelli, ... la vera comunione.

La conversione non è un obbligo, e non si attiva per decreto-legge, ma per una bellezza almeno intravista: sulla strada che io percorro. Se la strada è la mia vita, la conversione è l'insieme degli stili e degli atteggiamenti che metto in atto nella quotidianità.

E' sulla strada che faccio esperienza della necessità di cambiare qualcosa di me. Non per moralismo, ma perché riconosco che è bello questo mondo quando è abitato da Dio attraverso di me. Dio non è una questione teorica, ma è parte di quella mia soggettività capace di plasmare e modellare la realtà.

Ecco allora il vero cambiamento: Abbi cura di te, non lasciarti muovere dal caso o dall'istintività; cambia le tue cattive abitudini, ne abbiamo tante, intolleranza rispetto alle persone, insofferenza per l'impegno e la fatica, la presunzione di avere sempre ragione ...  Cambiamo in qualcosa ... riposa, prega, servi, ama ... questo è il cammino di conversione in questa seconda settimana ... questa è la nostra lana da dare a Maria per tessere il caldo accogliere Cristo; il nostro cambiamento.

sabato 3 dicembre 2022

Preghiamo il Signore di essere pure noi mandati ...

Isaia 30,19-21.23-26 e Matteo 9,35 -10,1.6-8

È facile pregare affinché altri vengano chiamati e mandati ... mandati a compiere quei gesti di amorevole cura che costituiscono l'espressione della vita della comunità credente.
Ecco che per corrispondere alla chiamata occorre assumere l'atteggiamento e lo sguardo di Gesù. Gesù ci insegna e testimonia che è possibile per tutti essere chiamati e mandati. É la vita stessa del Signore, i suoi occhi e il suo cuore che ci mostrano che chi è chiamato, prima di tutto non deve ignorare le fatiche e i dolori dei fratelli, cioè di tutti gli uomini e donne di questo mondo.

venerdì 2 dicembre 2022

Avvenga in noi secondo la nostra fede

Isaia 29,17-24 e Matteo 9,27-31

Il più della volte, noi non vediamo, siamo ciechi rispetto alla vita, soprattutto perché non riconosciamo il Signore nel nostro quotidiano. Ma che cosa determina il cambiamento radicale di questa cecità? Di questo non vedere?
Gesù, toccando, compie il miracolo di donarci la certezza della sua presenza nella nostra vita. Ma cosa significa che Gesù ci tocca gli occhi e ci fa vedere?
Tutto parte da noi, dal mettere in gioco la nostra fede in lui. La nostra fede non è un imparaticcio di nozioni teologiche e filosofiche, ma è un grido, è una preghiera rivolta al Signore: è chiedere pietà; è desiderare la presenza di Dio nonostante ogni fragilita. Gesù non può che accogliere questa preghiera così piena di fede. La fede grida il desiderio di amare ed essere amati; attende concretezza; la fede ha bisogno di dita, di mani, di sguardi, di luoghi e tempi. La fede ha bisogno di concretezza. Avvenga in noi la concreteza della fede (siamo toccati da Gesú) a partire dal grido della nostra preghiera.

giovedì 1 dicembre 2022

Vogliamo farla questa volontà di Dio, oppure no!

Isaia 26,1-6 e Matteo 7,21.24-27

La volontà di Dio non è un progetto astruso e neppure rivoluzionario, ma la sua volontà si concretizza quando le sue Parole toccano la nostra vita e interagiscono con essa. Quando le parole di Dio toccano la vita, si attivano quelle situazioni che generano ed esprimono la fede.
Infatti la nostra fede è a partire dalla Parola e dalla capacità della Parola di cambiare e migliorare i nostri stili di vita. Ma a partire da questo "intreccio", è anche una fede che permette di contemplare il mistero, di ascoltarlo. Ecco che Dio non genera una fede fatta di parole, ma una fede che coinvolge il cuore, la mente, la carne, la vita. La proposta che nasce dalla volontà di Dio è una fede forte che non crolla, perché chi ha fede costruisce ogni situazione del quotidiano in un continuo ritornare a Lui.