domenica 31 gennaio 2016

Geremia 1,4-19 / Salmo 70 / 1 Corinzi 12,31-13,13 / Luca 4,21-30
Parole scomode e attese deluse ...


La comunità di Nazareth, come anche la nostra, è investita del grande compito di custodire quella parola ricevuta, ma non per farne un uso limitato ed esclusivo ma per trasformarsi progressivamente nella stessa parola ricevuta.
Ciò significa che la comunità è unta dallo Spirito perché le sue parole assumano il sapore della Parola: il coraggio di dire la verità di Gesù anche se scomoda e non attesa, anche se per il mondo sembra una parola che delude. La Parola generalmente non corrisponde a ciò che gli uomini si aspettano ma a ciò che Dio rivela circa la verità di noi stessi.
Ciò significa che la comunità deve avere un cuore povero è aperto ai poveri. Un cuore povero per desiderare ogni ricchezza e dono di amore del Signore; e un orientamento verso i poveri, perché l'annuncio del Vangelo è per i poveri. I poveri e la povertà sono lo spazio del Vangelo.
Ciò significa una comunità capace di liberare dalle strette maglie del peccato e della fragilità. Farsi carico dei limiti, vivere la compassione e la commozione. La libertà che nasce non da un atto della legge ma da una tenerezza che è misericordia. La misericordia come condizione di libertà.
Nessuna comunità può e deve trattenere il Signore per se stessa, ma ugualmente ogni comunità non può dopo aver ascoltato l'annuncio gioioso del Vangelo, tradire la parola e abbandonare il Signore a se stesso ... Non lasciamo che Gesù passi in mezzo a noi e se ne vada

sabato 30 gennaio 2016

2 Samuele 12,1-17 e Marco 4,35-41
Crea in me ... uno spirito saldo ... e non privarmi del tuo santo spirito. 


Che cosa è la paura? Non certamente un'incognita inattesa, ma forse il frutto dei nostri limiti. La laura nasce dalle nostre incertezze, dalle fragilità, dal limite. La paura nella tempesta sul lago è la cifra del l'impossibilità di condurre la barca, di gestire quel momento che tutto sembra mettere a repentaglio. La paura sembra proprio essere una compagna inevitabile della nostra vita, questo, fin dalla notte dei tempi. Nella paura si annida il peccato, è la notte dell'uomo. Di fronte alla paura Gesù pone solo la fede. La fede in colui che è fedele per sempre e che non viene meno, neppure se tutto è paura. Nel pieno della tempesta, non dopo e neppure prima, ma nel pieno di quella attraversata Gesù domanda: "non avete ancora fede?" Per non avere paura abbiamo bisogno della sua parola, della sua presenza, del suo Santo Spirito che crea in noi lo spazio della fede.

venerdì 29 gennaio 2016

2 Samuele 11,1-17 e Marco 4,26-34
"Così è il regno di Dio ..."


"Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce".
Proviamo a immaginare queste Parole senza l'uomo che possa comprenderle, accoglierle e darvi compimento? È in questa prospettiva che questa Parola dimora in noi.  Il regno di Dio non è dato in se stesso e non ha ragione di essere per se stesso. Il suo stesso esserci è finalizzato all'uomo e alla sua esistenza. Il regno di Dio, che nasce nell'uomo attraverso una Parola, si radica nel cuore umano e da quel cuore si lega alla realtà della vita. Queste immagini, queste parabole sono espressamente dette per noi, per l'uomo, affinché l'esistenza umana sia lo spazio vitale del Regno di Dio. Uno spazio in cui il regno si pone con tutta la sua autonomia divina (dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce) e con tutta la sua potenzialità (è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto), ma tutto questo è per l'uomo, per il suo compimento.

giovedì 28 gennaio 2016

2 Samuele 7,18-19.24-29 e Marco 4,21-25
"Degnati di benedire la casa del tuo servo ..."

La preghiera di Davide si condensa in una richiesta di benedizione affinché si manifesti la fedeltà di Yhwh e anche perché sia concesso a Davide e alla sua discendenza di essere stabile davanti a Dio. La richiesta di Davide è una supplica per chiedere la fedeltà del nostro cuore rispetto al mistero di un Dio che si rivela nella fragilità della condizione umana. Sono parole bellissime che ci fanno comprendere il "cuore" di un re saggio, che comprende quando sia urgente è importante il dimorare presso Dio. Nel Vangelo la condizione del dimorare è vincolata all'ascolto. Nel l'ascolto della Parola, Dio dimora in noi e noi in Dio, la sua Parola è presenza efficace come lampada che illumina e come criterio esistenziale nella vita.

mercoledì 27 gennaio 2016

2 Samuele 7,4-17 e Marco 4,1_20
"Sono stato con te dovunque sei andato ..."

Comprendere la parabola significa imparare che tutta la nostra esistenza può essere letta e compresa come una parabola in cui Gesù mostra che lui stesso si è legato alla nostra vita ed è sempre con noi, nello stesso modo in cui Yhwh è stato con Israele e con il re Davide. Ma è possibile capire  "I segni del suo amore"?
Direi di si se lui stesso dice: "A voi è stato affidato il mistero del regno di Dio!"
Non si tratta mai di un mistero intellettuale o di qualche conoscenza particolare ... ma si tratta di un "mistero" esistenziale. Vediamo in che modo capire i segni del suo amore:
- Quando iniziamo a capire il "mistero" ma il peccato che è in noi ci affascina e offusca la vera luce;
- Quando il "mistero" ci da gioia, ma siamo superficiali e pigri e non approfondiamo mai;
- Quando il "mistero" lo mettiamo tra le troppe preoccupazioni, tra le "cose", al punto che ne viene soffocato. 

martedì 26 gennaio 2016

2 Samuele 7,4-17 e Marco 4,1_20
"Sono stato con te dovunque sei andato ..."

Comprendere la parabola significa imparare che tutta la nostra esistenza può essere letta e compresa come una parabola in cui Gesù mostra che lui stesso si è legato alla nostra vita ed è sempre con noi, nello stesso modo in cui Yhwh è stato con Israele e con il re Davide. Ma è possibile capire  "I segni del suo amore"?
Direi di si se lui stesso dice: "A voi è stato affidato il mistero del regno di Dio!"
Non si tratta mai di un mistero intellettuale o di qualche conoscenza particolare ... ma si tratta di un "mistero" esistenziale. Vediamo in che modo capire i segni del suo amore:
- Quando iniziamo a capire il "mistero" ma il peccato che è in noi ci affascina e offusca la vera luce;
- Quando il "mistero" ci da gioia, ma siamo superficiali e pigri e non approfondiamo mai;
- Quando il "mistero" lo mettiamo tra le troppe preoccupazioni, tra le "cose", al punto che ne viene soffocato. 
2 Timoteo 1,1-8 e Luca 10,1-9
La messe è molta e ...

Come al solito, esiste sproporzione tra il segno e la realtà! La messe è molta, è esigente, ha necessità, non si sazia mai, cresce a dismisura, ecc... e il prendersi cura della messe non è mai adeguato. Anche nelle nostre ben curate comunità facciamo esperienza della sproporzione: mai nulla sembra sufficiente, specialmente la disponibilità personale. Ma l'accento Gesù lo pone sul numero degli operai che sono pochi. Gli operai per la messe non ci sono o sono insufficienti, nella misura in cui si è sordi alla voce del popolo. Non è quindi questione di "vocine" interiori che ti suggeriscono qualche cosa di particolare, ma di ascolto della voce di un popolo, di una comunità che chiede che il pastore abbia cura del gregge. Gli operai della messe sono e saranno sempre la risposta ad un grido, se il grido sarà sazio, non avrà risposta, se il grido sarà una vera invocazione a Dio, certamente troverà in qualcuno di noi la disponibilità per la risposta.

lunedì 25 gennaio 2016

Atti 22,3-16 e Marco 16,15-18
Festa della Conversione di San Paolo
"Una gran luce rifulse intorno"


Ciò che accade a Saulo, non possiamo che collocarlo nel segno della pienezza, del compimento. La luce che lo avvolge non è negatività, non è un atto di offesa per procurarne la cecità; la cecità dimostra tutta l'inadeguatezza umana di stare con la propria forza di fronte alla bellezza del Figlio dell'uomo. Nella luce che rifulse attorno a lui, quasi un riproporsi della trasfigurazione toccata a Pietro, Giacomo e Giovanni, Saulo comprende la bellezza accecante del volto di Cristo. Sul Tabor i tre discepoli avvolti dalla bellezza avrebbero voluto dimorarvi per sempre, Saulo avvolto dalla luce del volto di Gesù non prova paura, ma da subito in quel dialogo amicale si risolve in una consegna: "cosa devo fare, Signore?"
Da quel momento Saulo, diventerà Paolo, apostolo e facitore della luce della conversione.

domenica 24 gennaio 2016

Neemia 8,2-10 / Salmo 18 / 1 Corinzi 12,12-30 / Luca 1,1-4; 4,14-21
"Amen, amen". Un amen che sgorga dalla vita.

Il Vangelo, una redazione liturgica, taglia tutto ciò che riguarda la vita nascosta per presentare l'inizio del ministro di Gesù. Nella sinagoga di Nazareth, dove tutti lo conoscono, e quindi dove è difficile per Gesù sfuggire il confronto, Gesù si espone come maestro: di fronte al testo di Isaia, lui volutamente va a cercare il passo dell'anno di Grazia: proprio per aprire una realtà che in forza di lui stesso non può pensarsi nella stessa condizione di prima; da lì è da lui tutto cambia. Da questo "oggi" di Gesù, attraverso la sua vita, attraverso il suo ministero, nasce la comunità cristiana e ... Si arriva a noi "oggi".
La sua parola si cala nella nostra realtà e umanità e si confronta con la nostra libertà ... «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato», questa parola da oggi si è compiuta per sempre, come condizione che non viene meno e che neppure deve replicarsi.
Le domande che dobbiamo farci sono: "questa parola cambia veramente la nostra realtà?
Come la cambia?"
Gesù, prende Isaia per dirci cosa provoca e realizza la sua parola, c'è in questa appropriazione di Isaia una volontà di comunicare qualcosa di "proprio":
- portare ai poveri il lieto annuncio: un annuncio di Gioia; un annuncio di verità, non una gioia sentimentale, emozionale.
- proclamare ai prigionieri la liberazione: una libertà nuova; oggi la libertà del Vangelo viene apostrofata come limitante della libertà personale; Gesù ben conosce che la verità rende liberi, ma non qualsiasi verità!
- ai ciechi la vista: un vedere come Dio; "il sogno di Dio e della sua chiesa" è una utopia, è un pensare fuori dal tempo, anacronistico ... La società è il secolarismo vorrei altrove ... Perché allora la chiesa si ostina? "Esiste un sogno che fa bene alla nostra umanità".
- rimettere in libertà gli oppressi: una vera misericordia; la misericordia non è buonismo, ma è la costanza di Dio di non venir meno al suo amore anche quando è disatteso. Oggi si vuole dire che la Chiesa, non accettando tante richieste del mondo, in realtà non è misericordiosa ...
- proclamare l’anno di grazia del Signore: il tempo di grazia; Dio, attraverso la sua chiesa, oggi come da allora sceglie la medicina della Misericordia e non il rigore. Non scaglia anatemi e scomuniche, non si pone in scontro, ma sceglie la via della verità e della carità per stare di fronte all'uomo nella fedeltà al Vangelo.

sabato 23 gennaio 2016

2 Samuele 1,1-27 e Marco 3,20-21
Amicizia più che amore di donna


"... la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna". Una espressine estremamente forte, certamente caratterizzata dal contesto culturale che per molti studiosi ha generato varie speculazioni interpretative. Noi ci poniamo di fronte alla storia narrata da 1 Samuele e ripresa da 2 Samuele: il legame di amicizia che caratterizza il vincolo tra Gionata e Davide è certamente un vincolo così significativo che celebra in sé non una amicizia nella sua dimensione puramente sentimentale e umana, ma evidenzia tratti che trascendono il semplice vincolo collocandolo in una condizione simile a quella della fedeltà al "patto" tra Dio e il suo popolo: una fedeltà che si esprime nell'amore per sempre. L'amicizia apre anche a questa possibilità. 

venerdì 22 gennaio 2016

1 Samuele 24,3-21 e Marco 3,13-19
Il consacrato del Signore


Davide risparmia Saul perché non può stendere la sua mano sul consacrato del Signore pur trovandosi nella possibilità di farlo. Che cosa rappresenta questa unzione, questa consacrazione?
Il gesto di davide va ben oltre il rispetto per la persona del Re, davide si sentì  battere il cuore quando taglia un lembo del mantello di Saul ... Essere il consacrato del Signore esprime tutta la predilezione e l'amore di Dio per l'uomo. Stendere la mano sul consacrato del Signore è come ferire l'amore di Dio per noi, per ciascuno di noi.
La sacralità del consacrato del Signore, nel segno, rappresenta e significa la sacralità della nostra umanità rigenerata nel segno di una unzione che è la pienezza di ogni predilezione: l'incarnazione del Verbo.

giovedì 21 gennaio 2016

1 Samuele 18,6-19,7 e Marco 3,7-12
Gelosie, amicizia, fedeltà ... la vita.


La storia di Davide rivela gran parte degli intrecci delle nostre vite: le gelosie, le amicizie, gli intrighi. Non è quindi una storia fantastica o superficiale, è una vicenda in cui le fragilità umane determinano gli eventi, ma è in quelle fragilità che Dio opera, agisce; è in quel divenire della storia che avanza progressivamente la salvezza. Il Vangelo di oggi propone il tema teologico del "segreto messianico", tema che si comprende meglio riflettendo sulla prima lettura: Dio è coinvolto, partecipe della storia dell'uomo, da dentro, non come "una aggiunta esterna" che modifica e manipola. Dio dimora nel cuore di Davide, di Saul, di Gionata, delle donne e degli uomini di Israele. Non è una presenza condizionante o impositiva, il suo "esserci, lì ora" avviene per grazia nelle scelte di libertà di ciascuno. È un Dio nascosto, ma proprio per questo è un Dio presente e fedele.

mercoledì 20 gennaio 2016

1 Samuele 17,32-51 e Marco 3,1-6
Cinque ciottoli, una fionda ...


Quel ragazzetto, grazioso con i capelli rossi pretenderebbe di combattere con Golia e di vincerlo; il contrasto è paradossale ... Le parole di Davide a Golia non sono parole di un ragazzo, ma sono il grido di giustizia e di speranza che abita il cuore di chi appartiene al Signore: "Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele ..."
La forza di Dio sta nella Sua possibilità di sconvolgere i piani dei forti e di cambiare il corso della storia, anche solo con un sasso e una fionda.
Davide non rappresenta l'ingenuità o la spavalderia giovanile, ma la fiducia e la tenacia di un ragazzo che crede con tutto se stesso nella possibilità che Dio farà di lui un segno della sua gloria. Mantenere un cuore giovane è esercizio quotidiano del lancio con la fionda ...

martedì 19 gennaio 2016

1 Samuele 16,1-13 e Marco 2,23-28
... ungerai per me colui che io ti dirò ...


La "selezione" per giungere a individuare Davide, tra i figli di Iesse come Re di Israele, segue un unico criterio: colui che è scelto lo è per il Signore. Il criterio risiede in Dio. Non è frutto di benevolenza o di disponibilità personali, tanto meno di senso di sacrificio o di consenso popolare, ma è: appartenere al Signore". L'immagine dell'unzione di Davide, pastore adolescente fulvo di capelli con gli occhi belli, corrisponde al vedere il cuore da parte di Dio. Non è quindi una nota di estetica, ma significa che la bellezza del cuore si rivela nella armonia e nella bellezza della persona, cioè una bellezza da vedersi tra i fratelli, anche perché colui che è unto lo è in mezzo ai suoi fratelli.
Riprendiamo coscienza della nostra unzione: tutti siamo stati uniti nel battesimo, unti per Lui, il Signore per essere parte della sua stessa vita, nel tempo e nell'eternità... La mia vita da "unto" corrisponde al criterio dello sguardo di Dio?

lunedì 18 gennaio 2016

1 Samuele 15,16-23 e Marco 2,18-22
La Parola, non delle parole

Saul dopo esse stato scelto, viene rigettato perché non ha corrisposto alla Parola di Dio.
La Parola di Dio, rappresenta una costante, continua e attuale rivelazione di Dio. Non è una espressione grafica e neppure un simulacro "scritto" in effige di libro, della divinità. Nel rimprovero che Samuele rivolge a Saul, possiamo riconoscere la pretesa della Parola circa una obbedienza è una docilità, dovuta, che sorpassano in gradimento ogni rito e ogni sacrificio. Saul, dice Samuele, non ha ascoltato ... per cui ha fatto il male agli occhi del Signore. L'ascolto è allora ben più di una comprensione o di una premessa all'agire. L'ascolto permette alla Parola di essere riconosciuta come rivelazione e come esistenza di Dio. L'obbedienza e la docilità sono razionalmente concepibili solo se sono una realtà di esistenza personale. Se la Parola è incarnata, è ben altro che un codice di comunicazione; se la Parola è incarnata, è personalizzata ed entra in relazione con me.

domenica 17 gennaio 2016


Isaia 62,1-5 / Salmo 95 / 1 Corinzi 12,4-11 / Giovanni 2,1-11
Noi siamo le anfore per il vino buono!


Loro, non hanno più vino... Hanno solo acqua! L'intervento di Gesù mette il vino buono nella realtà di una festa esausta ...
Ma se questo è vero nella lettura che fa Giovanni, non è più ugualmente vero per noi!
Se Israele e la gente che Gesù incontra è il popolo delle giare di acqua, noi che siamo Chiesa di Cristo siamo il popolo del vino buono!
I discepoli di fronte al segno dell'acqua diventata vino, credettero,e compresero che il segno trasforma la realtà è crea una condizione permanente.
Esiste ora e per sempre il vino buono, che è Gesù stesso, il suo sangue, il suo amore che riempie le nostre anfore, ciò che noi siamo, ciò che la Chiesa è e ciò che la Chiesa fa.
Se il vino buono non è in noi, preoccupiamoci, perché significa essere solo anfore vuote, fredde e morte.
La Chiesa di Cristo non è rappresentata nell'immagine della festa di nozze in crisi per la mancanza del vino, ma è la comunità che si forma attorno ai discepoli che hanno visto e creduto a quel segno.
Noi abbiamo il vino buono!

L'acqua non deve diventare vino, noi, la Chiesa non abbiamo più acqua ma solo vino... Peccato che non ne siamo inebriati. Noi siamo anfore, per la gioia dei fratelli, anfore che Cristo riempie di sé del suo vino di misericordia, che deve essere portato alla mensa dei fratelli. La gioia e la missione per la comunità di Giovanni è estremamente evidente, lo deve essere anche per noi anfore di oggi.

sabato 16 gennaio 2016

1 Samuele 9,1-10,1a e Marco 2,13-17
Ciò che è bello agli occhi di Dio


Quando Dio guarda Saul, dice a Samuele: "ecco l'uomo di cui ti ho parlato ...", quell'uomo è nel cuore di Dio. Quando Gesù vede Levi dice: "seguimi". Ed egli alzatosi lo seguì. Levi è nel cuore di Gesù. Allo stesso modo per i pubblicani e i peccatori: ciò che è disprezzato da scribi e farisei, "dai sani", è particolare è prezioso per il Signore, ha un posto particolare nel cuore di Dio. La predilezione è sempre una immersione nell'amore senza alcuna presunzione o rivendicazione. Svegliarsi al mattino con le parole dell'unzione di Saul e della chiamata di Levi (Matteo) fa percepire a ciascuno di essere "alto e bello: non c'era nessuno più bello di lui tra gli Israeliti"; permette di sentirsi desiderati da Dio, quindi che questa nostra vita è "chiamata" a essere parte con la sua, che si è preziosi ai suoi occhi, anche se oggi dimostrerai la tua fragilità di peccatore.

venerdì 15 gennaio 2016

1 Samuele 8,4-22a e Marco 2,1-12
Ti sono perdonati i peccati


Cosa c'entra il peccato? Vogliamo sentirlo parlare, vogliamo vedere se è capace di fare quei segni che meravigliano, vogliamo vedere che faccia ha, se cammina come tutti, che cosa mangia, se è bello o brutto ... Questo era nei pensieri di tanti, di allora e forse anche di oggi. La nostra fede non è purificata dalle scorie del mondo, dalla nebbia della realtà al punto di identificarsi con la persona stessa del Figlio di Dio, di Gesù. Questa limitazione alla fede è il peccato con tutte le sue conseguenze. Noi che, come dice il Salmo 138, siamo nati nel peccato, esistiamo insieme alla fragilità e al limite. Questo peccato vizia tutto: desideri, affetti, scelte, possibilità ... Il peccato va ben oltre alle semplici azioni morali ... Talmente insidioso è il peccato che la maggior parte di noi neppure riesce a riconoscerlo, e così ne veniamo plagiati, trasformati. Nel nostro esistere la Parola di Gesù si pone come condizione di libertà rispetto al peccato. La nostra umanità riprende il cammino quando è liberata dal peccato, quando può alzarsi e farsi carico del proprio fardello per grazia, per amore di Gesù.
Quando riconosco il suo amore, la sua misericordia, riconosco anche il mio peccato.

giovedì 14 gennaio 2016

1 Samuele 4,1-11 e Marco 1,40-45
Il contagio della compassione

Mosso a compassione, stese la sono ... Questo gesto di Gesù che tocca il lebbroso è un gesto molto "coraggioso" ... San Francesco quando mosso a compassione dal lebbroso lo bacia, non fa un gesto né razionale, né sentimentale, ma un gesto di compassione che traduce il suo essere misericordioso. Gesù avrebbe potuto guarirlo anche solo con la volontà di farlo, invece vuole toccare quella sofferenza umana, per potere realmente vivere di quell'uomo. Non è una compassione a parole, ma nell'esperienza concreta.
Anche per noi la compassione deve diventare ben di più di un sentimento o di un "moto psicologico"; se la utilizziamo come il modo di avvicinarci ai fratelli, essa apre la porta della misericordia, di quella misericordia che risolve le nostre fatiche.

mercoledì 13 gennaio 2016

1 Samuele 3,1-10.19-20 e Marco 1,29-39
Vocazione è vita

Gesù guarisce la suocera di Pietro; prova compassione per tutta la folla e dei loro malati; si ritira in preghiera ... e parte per raggiungere tutti i villaggi della Galilea.
In queste poche righe non ci sono solo delle azioni, ma si rivela come Gesù vuole compiere fino in fondo la volontà del Padre. "Per tutto questo sono venuto...", queste parole semplici e asciutte, certamente alle orecchie di Simone (Pietro) e degli altri saranno sembrate un po sconfusionate, ma nel cuore di Gesù rappresentano l'adesione, "l'eccomi" di Gesù rispetto alla chiamata che da parte del Padre ad essere, e ad esserci,  nella vita degli uomini, di tutti gli uomini.
Dobbiamo imparare a comprendere noi stessi, la nostra vita come vocazione alla volontà di Dio, del Padre, cercando di non lasciare cadere a vuoto nessuna delle sue parole. La vocazione personale realizza la vita, la unifica e la esprime.

martedì 12 gennaio 2016

1 Samuele 1,9-20 e Marco 1,21-28
Una buona quotidianità


Da più parti nei vangeli affiora la sinagoga di Cafarnao, luogo di ascolto e di preghiera. È in quel luogo che Gesù si fa conoscere e le persone iniziano a valutare il senso delle due parole. Il parlare di Gesù è autorevole, diciamo noi, perché tale autorità gli viene riconosciuta attraverso quella meraviglia iniziale frutto di una rottura con una quotidianità stantia e farisaica. Gesù mette realmente la Parola, cioè la Legge di Dio (la Torah) a confronto con la vita e i problemi di tutti i giorni; da quel confronto si sprigiona il nuovo annuncio, il Vangelo. Il vero problema dei nostri giorni sono le strutture di peccato - nel Vangelo di oggi, l'uomo indemoniato - è da questo male che la Parola vuole liberarci; l'autorità, cioè la potenza della parola è realmente l'esorcismo liberante, per cui la quotidianità diventa buona!

lunedì 11 gennaio 2016

1 Samuele 1,1-8 e Marco 1,14-20
Per quale motivo seguirti?


Sinceramente, ascoltare qualcuno che grida ai quattro venti di convertirsi ... non mi convincerebbe assolutamente a seguirlo, anzi accenderebbe in me un senso di diffidenza tale che lo relegherei nell'archivio mentale del "non affidabile"
Per questo, forse, dobbiamo comprendere queste parole di Marco come un titolo complessivo: questo Vangelo racconta la conversione al regno dei cieli.
Come inizia a insinuarsi l'idea di conversione?
Gesù inizia nella vita ordinaria e nelle cose di tutti i giorni. Per Simone e Andrea si inizia dal loro lavoro dalla loro occupazione. Chissà quante volte Gesù li ha visti gettare le reti in mare; erano ben bravi nell'armeggiarle; spesso per tirare in barca tutto il pesce di quelle reti piene, gli avranno anche chiesto una mano ... In realtà erano diventati amici.
Un giorno ... dopo un momento come questo, Gesù si rivolge a loro e gli dice: "... E se invece di pescare pesci la rete fosse piena di uomini? Cosa succederebbe? "
I due fratelli rimangono perplessi: "cosa vuol dire questo discorso?"
Ma è da questa amicizia che nasce la conversione e che inizia ad affacciarsi in loro il regno dei cieli.

domenica 10 gennaio 2016

Isaia 40,1-5.9-11 / Salmo 103 / Tito 2,11-14; 3,4-7 / Luca 3,15-16.21-22
Obiettivo battesimo: piacere al Padre

Esiste una bellezza che ci è stata affidata ma che non chiediamo più, una bellezza che spesso dimentichiamo: la bellezza che scaturisce dall'essere battezzati.
Quanta ombra avvolge il nostro battesimo, quanta superficialità e indifferenza?
La triplice bellezza: la figliolanza, lo Spirito, la Consacrazione:
Io battezzato sono figlio di Dio: ma del Padre non so più nemmeno pronunciare le sillabe per invocarlo. Ho più famigliarità con il mio criceto che con Dio? Del criceto mi preoccupo, me ne prendo cura, mi interrogo su ciò che può piacergli ecc... Non allo stesso modo di come vivo la mia figliolanza rispetto al Padre. Cosa comporta essere figlio di Dio?
Io battezzato ho ricevuto lo Spirito Santo: lo spirito che è luce di Dio in me. Quante luci sono spente oggi nel popolo di Dio. Quanti non si accorgono nemmeno di rinnegare e di fare tenebra alla luce di Cristo. Il battesimo è invece una irruzione di luce dal cielo in me.
Io battezzato sono consacrato: cioè sono sacro e appartengo a Dio, la mia vita è la sua, è rifatta da lui. Ma in realtà, mi rapisco alla sua mano, voglio sfuggirgli ogni volta che mi è possibile, perché quella consacrazione ci distoglie dal peccato e invece il peccato ci seduce e ci avvince.
Circa il grigiore del battesimo dei cristiani: "Momo" è un personaggio fantastico di un romanzo moderno, dove con estrema efficacia ci è svelato il segreto del grigiore della vita: "gli uomini grigi, ci sottraggono il tempo", mettendoci in testa di non avere più tempo per nessuno e per nulla; non abbiamo più tempo per vivere, vivere come figlio di Dio risulta una perdita di tempo. Smettere di vivere il battesimo, è come consegnare il tempo della vita a chi ce la sottrarre... agliuomini grigi; il nostro modo di vita che ha relegato Dio nell'indifferenza.
Circa la bellezza del battesimo: (Paolo Coelho) "il guerriero della luce, poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere". Se credo alla bellezza del mio battesimo, la bellezza accadrà.

sabato 9 gennaio 2016

1 Giovanni 4,11-18 e Marco 6,45-52
... non avevano capito ...


Tutta la vita del Signore è all'insegna dell'accanto, dell'incontro del contatto con gli altri. I suoi sentimenti e le sue parole ci fanno sentire come lui sia particolarmente coinvolto con la realtà è con le persone che ha attorno. Tutto questo è molto interessante e ci serve per tradurre e per comprendere cosa significa "incarnazione"; cosa significhi "Dio con noi"; cosa significhi dimorare in noi e noi in lui. Alla luce del suo stile di vita possiamo comprendere in quale modo la categoria umana dell'esperienza diviene parte del mistero stesso di Dio. Ma nonostante tutto questo, resta una straordinaria differenza che neppure l'abbassamento, la "kenosis" riescono ad annullare; resta infatti l'originalità e l'alterità dell'esistenza concreta di Dio: salire sul monte a pregare e camminare sulle acque ...
La preghiera di Gesù non è un gesto rituale, ma ci viene condiviso come uno spazio di silenzio e di esclusività, in cui esiste solamente quella relazione tra il Padre e Lui. La preghiera per quanto possa sembrare uno spazio di esclusione, in realtà si pone sempre come lo "spazio" da cui partire per "salire con loro sulla barca" ... E tutto cambia!

venerdì 8 gennaio 2016

1 Giovanni 4,7-10 e Marco 6,34-44
Si commosse per loro.

In una brevissima frase di Marco, possiamo recuperare il pieno contenuto del cuore del Signore, i suoi sentimenti, il suo modo di guardare le persone, le situazioni e la realtà.
Gesù si commuove, in realtà questa parola traduce la misericordia infinita, quella vicinanza del pastore al suo gregge. Tra il pastore e le sue pecore c'è un vincolo di fedeltà e di amorevolezza per cui nessuna pecora gli è indifferente. La commozione non è una lacrima, ma è un trasporto totale verso l'altro, un uscire del "suo"/"tuo" amore per incontrare la vita del fratello. Già in questa frase di Marco si percepisce che tutto ciò che ne segue è conseguenza del sentirsi di Gesù nel ruolo di " pastore" di quel gregge di cui nessuno si prende cura, di cui nessuno a compassione e misericordia. Per questo l'identità della Chiesa non può essere che una identità pastorale, e il prendersi cura è sacramentale, tutto trae origine e riconduce a Gesù.

giovedì 7 gennaio 2016

1 Giovanni 3,22-4.6 e Matteo 4,12-25
Gesù percorreva tutta la Galilea.


Iniziamo con oggi, di nuovo, un tentativo di sequela, iniziamo a osservare Gesù per farci una idea di Lui. Matteo inizia la narrazione di ciò che accadde: Gesù lascia il suo paese di origine, Nazareth e si trasferisce sulle rive del lago di Tiberiade, nella città di Cafarnao. Gesù non è fuori dal tempo, non rappresenta una incursione fugace di una realtà celestiale. Lui sempre si accosta alla vita, a quella della sua gente. In questa prima notizia circa il Signore, non ci è detto nulla circa un atto di fede da dover corrispondere, questo ci aiuta a stare di fronte a questa pagina di Vangelo; noi che, forse per prima cosa, dobbiamo fare i conti con una fede che non è in Gesù ma semplicemente i quello che vogliamo, una fede impastata con le suggestioni del tempo e del mondo.
Gesù non obbliga nessuno a credere in Lui, ma ugualmente si accosta per dire a tutti, oggi a me, che il "regno di Dio" è già qui, oggi, nella vita di tutti i giorni; il libretto di istruzioni per "farlo funzionare" sono le Parole del Vangelo, e l'invito alla conversione è prima di tutto un invito al "discernimento critico" di ciò che sono.

mercoledì 6 gennaio 2016

Isaia 60,1-6 / Salmo 71 / Efesini 3,2-3a.5-6 / Matteo 2,1-12
EPIFANIA DEL SIGNORE
Noi, cosa portiamo ... per adorarti!


Una vicenda suggestiva quella dei Magi ... Misto tra storia, leggenda, astronomia e fisica ... Un racconto o una narrazione?
Vorrei suggerire di ascoltare questa pagina di Matteo come una narrazione che richiede il coinvolgimento della vita; certamente la provoca.
I saggi di oriente, i Magi, cercatori di stelle ... In realtà la stella, l'astro radioso è Cristo.
Loro i non credenti, i non eletti, il non popolo ... Immagine dell'uomo e di tutti gli uomini che quel bambino sono venuti a cercare.
Siamo di fronte a una epifania di Dio, come ci fu al tempo di Abramo e di Mosè, ora questa epifania serve per generare un nuovo popolo di "adoratori" ... In spirito e verità ...
Il nuovo popolo di Dio...
La Chiesa erede di Israele ma non rinchiusa nel sacro recinto di una elezione esclusiva; questo nuovo popolo in cui tutti sono convocati per l'adorazione, per portare i doni ricevuti perché siano condivisi ed espressione di tutto ciò che è nuovo ... Perché tutto è in attesa dei cieli nuovi e della terra nuova.
Adorare significa portare alla bocca per baciare, in senso pieno e concreto significa amare. Ricordiamo in 1 Giovanni " chi non ama i fratelli non può amare Dio".
Il nuovo popolo di Dio nasce dallo scarto dell'elezione di Israele, Dio Padre può far nascere figli dalle pietre ... Può fare nascere la Chiesa, il popolo santo, dalla pietra di scarto, quella d'anglo che è Cristo.
Questo popolo di Dio, La Chiesa, è allora in continua evoluzione e cambiamento ... Sempre chiamata a comprendere in se chi vuole adorare, cioè amare quel bambino e vivere dello stesso amore. Fare parte di questo nuovo popolo significa accogliere la vocazione, il compito di fare innamorare di Dio.
Cosa condividiamo? Cosa portiamo per esprimere amore:
L'Oro, segno di ciò che è prezioso; per Israele rappresentava il patto di alleanza con Dio. Non solo la regalità, ma anche la preziosità; per noi è il segno del nostro Re, di chi è il nostro capo e pastore; Lui è prezioso, Lui è il fondamento del nuovo patto ... Un patto prezioso.
L'Incenso, è il segno della preghiera e dell'offerta. I sacerdoti in Israele avevano il compito rituale di offrire l'incenso a Dio. Un popolo sacerdotale, il nuovo popolo dei "sacerdoti di scarto", sono quelli che adorano il Padre in Spirito e verità, perché Dio cerca tali adoratori. Essi sono, ora, segno della vera sacralità, che non sono i riti in se stessi, ma la vita stessa di ogni uomo.
La Mirra, è il profumo della sposa, del Cantico dei Cantici. Il profumo della nuova umanità, il profumo della vita: La pienezza di felicità di chi vive dell'amore.

martedì 5 gennaio 2016

1 Giovanni 3,11-21 e Giovanni 1,43-51
Il Messia
 oggi ... Quindi?

Quando mai io potrò dire al mio amico "Natanaele": "abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti"', "il messia". Ma cosa ha trovato Filippo?
Direi una persona reale. Filippo arriva a Gesù attraverso l'incontro di una persona "normale" è reale: il figlio di Giuseppe di Nazaret! Per chi si aspettava un incontro paranormale ed una esperienza stellare, la delusione sarà grande! Gesù, il verbo incarnato, dimora semplicemente a Nazaret; la su vita da figlio di Dio è compresa negli eventi e nella vita di Maria e Giuseppe, di quel villaggio della Galilea. Questo è il primo scandalo, il primo inciampo: anche allora da Nazaret ci si aspettava ben poco di buono! Poniamo attenzione alla nostra tiepidezza, al nostro scarsi entusiasmo di fronte a un Gesù. È un atteggiamento limitante, il Signore nello stesso modo con molta "normalità" ci vuole mostrare cose più grandi: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".

lunedì 4 gennaio 2016

1 Giovanni 3,7-10 e Giovanni 1,35-42
Uno dei due era Andrea ... L'altro è uno di noi


In questo modo il Vangelo di Giovanni ci racconta come inizia una relazione con il Maestro ... Nella narrazione si replica lo stesso Prologo del Vangelo, che ha nel dimorare della "Parola" in noi la condizione privilegiata della nostra salvezza. Ogni vera relazione di amicizia con Gesù è condizione di salvezza: "dalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia".
In quel giorno per Andrea e l'altro discepolo, i due seguaci di Giovanni battista, si impone il dimorare presso di lui, ma questo non è un caso; quel momento è così importante da essere fissato nello scandire del tempo, coinvolge inevitabilmente la loro vita, il dimorare infatti diviene condizione reciproca. Nel momento stesso in cui Andrea e ... e ciascuno di noi dimora dove è Gesù, Lui dimora in noi; la nostra carne diventa la sua casa, la nostra vita si apre alla sua pienezza, è da quel momento che Gesù ci rivela il nostro vero nome. 

domenica 3 gennaio 2016

Siracide 24,1-4.12-16 / Salmo 147 / Efesini 1,3-6.16-18 / Giovanni 1,1-18
Prologo ... Inizio del Vangelo, ma anche il nostro inizio


Dice Giovanni Evangelista: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui" ... "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" ... "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia".
SE SIAMO TENEBRA, e lo siamo quando nella nostra vita la scelta di peccato (di isolamento) toglie la possibilità di vedere ...
La grazia di Dio, invece, cioè il suo amore,  ciò che vi sprona ad amare,  è luce che ricopre ogni cosa e permette di vedere. Vedere attraverso l'amore: la luce cessa di essere un fenomeno per divenire il criterio del vedere.
Come si fa a vedere attraverso l'amore? Metto da parte gli altri criteri che condizionano il mio vedere, l'amor proprio, la paura di ciò che è fuori di noi, il nostro interesse.
Fare esperienza dell'amore di Dio ... Accade quando per amore sono condotto all'altro, quando posso con tenerezza lasciare cadere il mio sguardo su mio marito, mia moglie, mio figlio è mia figlia, mio nipote, il mio collega di lavoro, il mio vicino di casa ... Il mio fratello ... questo amore è luce nelle nostre relazioni ...
SE NON SIAMO DIMORA, quando la Parola è esclusa, quando in noi non trova posto e non trova tempo di risuonare.
Gesù, verbo di Dio, si è fatto carne per abitare in noi, per convincerci del bene e dell'amore del padre. Lui, non ce lo ha solo raccontato e promesso, ma, ce ne ha fatto fare esperienza dimorando con noi. Dimorare significa generare legami, permettere che il mondo e le persone abbiano parte di ciò che siamo. È da Gesù che devo imparare come si dimora.
Per dimorare occorre tenere aperta la porta della casa, tenere "aperta" la nostra vita.
SE SIAMO PIENI DI VUOTO, la sazietà, la pienezza di tutto, ci toglie il gusto del ricevere grazia su grazia. in realtà siamo proprio pieni di tutto al punto di essere talmente sazi che lei da sola produce l'indifferenza. Essa diventa il modo per garantire e difendere la sazietà.
In realtà non siamo pieni, siamo tappati, la nostra fame di Dio non è riempita, ma solo tappata. Basta il limite della malattia, il dolore della sofferenza e la paura del morire per aprire in noi l'abisso esistenziale che solo ciò che è eterno potrà mai colmare.
Io preferisco un abisso esistenziale da dover riempire del mistero di amore che è Gesù piuttosto che rimanere "tappato" dal mio limite e dalla fragilità.
All'inizio del Vangelo, il Prologo in Giovanni, anticipa e annuncia tutta la vita del Signore, ma il prologo può anche diventare il primo capitolo della nostra storia, della narrazione della nostra vita di discepoli di Gesù. Partiamo dal principio ...

sabato 2 gennaio 2016

1 Giovanni 2,22-28 e Giovanni 1,19-28
La scelta nella fede ...


Nella 1 lettera di Giovanni, si parla di una unzione ricevuta, una unzione veritiera, rispetto alla quale rimanere saldi e in tal modo restare uniti al Signore, senza deviare nella menzogna. Si tarata dell'unzione dello Spirito che consacra, cioè circoscrive la scelta di fede, ponendola in risalto rispetto alla vita. Ciò permette alla vita di ispirarsi alla decisione di essere di Cristo che è in principio.
Benedetto il giorno in cui, noi tutti battezzati nella inconsapevolezza, e vissuti nell'esperienza cristiana che era solo dono di altri, ci desteremo dal "sonno" volendo ciò che ci è stato donato. Ciò provocherà la coscienza di chi siamo di fronte a colui che sempre ci precede. Solo allora saremo realmente grandi ... 

venerdì 1 gennaio 2016

Numeri 6,22-27 / Salmo 66 / Galati 4,4-7 / Luca 2,16-21
Compassione e commozione = misericordia ...

Oggi con tutta la Chiesa iniziamo un nuovo anno, un nuovo tempo della vita affidandolo a Lei la Madre di Fio, a Maria che è madre di Gesù.
(...)
In questi giorni e nei prossimi il Papa ci affida il messaggio per la "giornata mondiale della pace". un messaggio perché lo realizziamo! Almeno, proviamoci.
Dice il messaggio del Papa che l'indifferenza è la minaccia più evidente alla pace ...
Il peccato si alimenta nell'indifferenza del cuore... Che avvelena in questo modo la nostra umanità ... Vincere l'indifferenza è la scommessa per rende la nostra umanità generatrice di felicità.
(...)
Dai pastori impariamo come l'indifferenza è contrastata:
- Curiosità per il mistero ... Amare il mistero di Dio, indagarlo, custodirlo ... alimentare il dubbio è le domande ...
- compassione per la vita e la storia, desiderio di prenderne parte ... i pastori dono solleciti rispetto a ciò che accade.
- Commozione nel vedere il segno di tenerezza ... Il bambino ... quel bambino è la misericordia di Dio.
- Memoria delle parole Sante e Gloriose ...