domenica 12 febbraio 2023

La bellezza della legge

Sir 15,16-21; Sal 118; 1 Cor 2,6-10; Mt 5, 17-37

In queste domeniche abbiamo meditato le beatitudini come condizione rivoluzionaria della fede cristiana, poi abbiamo preso coscienza di essere noi, come Gesù, sale e luce del mondo; oggi completiamo il discorso per entrare nella nuova logica della legge di Dio non vista solo con lo sguardo moralista ma come condizione di crescita e di umanizzazione.
In questo brano, che sarebbe molto più lungo di quello letto, Gesù ci vuole aiutare a compiere una rilettura della legge mosaica. Quello che fu detto con l'autorità di Mosè è tutto vero, ma non è tutto, non è esaustivo!
Gesù dice di sé di essere venuto per dare compimento e per dare senso completo a una legge che diversamente rischia di essere solo una imposizione legalista.
Una legge in una visione legalista serve solo ad esprimere una osservanza morale a dei principi ritenuti dai più  validi e corretti.
Ma per il discepolo di Gesù la legge esprime e e descrive la modalità di compiere e realizzare la volontà del Padre.
Eccola dove oggi partiamo: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli."
La nostra giustizia ... la giustizia di chi è scriba e fariseo fatta distante leggi che blindato la vita e mettono in uno scrupolo assoluto di essere sempre in errore torto, o dinanzi essere gradutia Dio. È la giustizia di chi giudica sempre gli altri; di chi critica; di chi è rigido e non lascia spazio alle giustificazioni.
La giustizia del discepolo di Gesù, invece, è animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la legge a partire dal bene delle persone e non da obblighi e precetti cui adeguarsi.
Questo processo di superamento del legalismo e di tutta una serie di formalismi che ci suggerisce di essere molto più attenti alla maturazione umana e a non dare nulla per scontato.
Il legalismo ci dice: questo posso, questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso … No: di più, di più.
Gesù ci dice: “non uccidere”... oggi quanto è importante mettere nel cuore questa parola, oggi, di fronte alla guerra, di fronte all'odio che si scatena; di fronte all'indifferenza verso le sofferenze dei fratelli ... in questo mondo di violenza ... La giustizia supera la violenza.
Gesù alla pari dell'uccisione ci chiede di non offendere i nostri fratelli e sorelle, perché le parole ingiuriose - pur con gravità diversa - sono comunque capaci di uccidere. Chi insulta il fratello, lo uccide nel proprio cuore il fratello. Le nostre menzogne sono tossiche e rendono tossiche le nostre relazioni.
E perché non bisogna essere adulteri, infedeli? Forse semplicemente perché l'adulterio ci frantuma nella nostra possibilità di amare, o meglio, frantuma l'amore. L'adulterio, il tradimento è l'abbattimento, l'avvilimento del desiderio ... tradiamo la bellezza dei nostri sogni.
Forse dobbiamo capire come la legge, se compresa nel suo senso di bene, serve a generare nelle nostre relazioni umane uno stile buono a partire dalle nostre famiglie e anche nella nostra comunità parrocchiale. La pienezza della legge, la giustizia superiore, per noi, consiste nel suscitare un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo attivare un circolo virtuoso.

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