martedì 31 gennaio 2023

Lasciarsi toccare da Gesú

Ebrei 12,1-4 e Marco 5,21-43

Le immagini del vangelo esprimono una esperienza esplicita, come anche carpita di nascosto, di ciò che determina il cambiamento/redenzione è essere toccati/toccare Gesù. Dobbiamo ammettere che siamo in difficoltà perché il più delle volte non sappiamo come è possibile toccare Gesù e come è altrettanto possibile lasciarsi toccare da lui. Per Gesù però, il contatto è tutto ciò che realizza parole, desideri e sentimenti. La fisicità della grazia! La concretezza esplicita della fede. Come posso lasciarmi toccare dal Signore? Occorre che le sue parole irrompano nella vita con tutta la loro forza che libera dalle rigidità e consuetudini. La parola di Dio non è mai ripetitiva nel suo proporsi, diversamente sarebbe solo noiosa. Inoltre occorre prendere sul serio il ruolo della relazione con il fratello come spazio in cui si tocca il Signore.

lunedì 30 gennaio 2023

Le zone di ombra



Ebrei 11,32-40 e Marco 5,1-20

Non occorre essere indemoniati per fare esperienze di tenebra, di vita nell'ombra del sepolcro. Sono le esperienze in cui ci lasciamo sopraffare dalle nostre paure, o quando ci lasciamo dominare dai nostri istinti, quando l'impulsività ci priva della serena visione della realtà. Tutto questo ci mette nella condizione di non fidarci di Dio, di allontanarci da lui, dubitando del suo amore e della possibilità di essere perdonati. Gesù invece vuole liberarci dai ceppi; vuole rialzarci dalla polvere della terra. Gesù ci ridona quella dignità che, forse, avevamo messo, o ci avevano messo, sotto i piedi! Ma con Lui è tempo di riscatto, egli sempre ci offre un’opportunità nelle nostre zone di ombra, "vincendo il male con il bene".


domenica 29 gennaio 2023

Le beatitudini e la ricerca della felicità

Sof 2,3; 3,12-13; Sal 145; 1 Cor 1,26-31; Mc 5,1-12a

Una delle immagini più belle che ho della terra di Gesù è quella del Lago di Galilea, d’estate, visto dal monte delle Beatitudini. Intorno al lago tutto è arido, ma di un deserto giallo e caldo, un giallo luminoso come le stoppie di grano, un bel giallo oro.

Ma il fulcro dell’immagine è il lago, pure lui luminoso di un azzurro intenso più del cielo. Non solo il colore blu dell’acqua, ma quasi come l'azzurro degli occhi, un blu intenso, luminoso e profondo. È a questa bellissima  immagine che lego le parole di Gesù ascoltate oggi dal Vangelo di Matteo, quelle parole così rivoluzionarie sono il primo vero discorso pubblico di Gesù in Galilea.

Gesù sullo sfondo del paesaggio, vede ancora di più, ... vede la gente, i loro volti, i loro occhi, la loro vita, la gioia e la fatica, il dolore e la speranza ... è una immagine umana che ispira il Signore in queste parole.

Gesù si spinge a garantire a chi ascolta la felicità!

Per Gesù queste parole non sono una semplice consolazione, ma rappresentano un punto fermo per ogni uomo: nel cuore dell'uomo abita il desiderio di felicità; quel “beati” infatti è la traduzione di una parola greca - "makairos" - che traduce il concetto ebraico di felicità, che si realizza grazie alla presenza di Dio in noi.

Infatti la vita non può che essere una continua ricerca di felicità, perché Dio vuole che i suoi figli siano felici, e dona la gioia a chi ama.

Gesù parte dalla condizione di disagio di afflizione per aprirsi al dono di Dio e così accedere al mondo nuovo.

Non si è beati perché sfortunati ma si è beati perché in un cammino di conversione in grado di apprezzare e vivere la prospettiva di Dio.

Ecco allora che è felice, cioè beato, chi non si scoraggia di fronte alle condizioni avverse, ma cammina con determinazione nella via del bene.

Oggi più che mai dobbiamo credere che occorre non cedere allo scoraggiamento di un mondo in cui il male sembra vincere, dove la sopraffazione prevale sulla giustizia e dove la mitezza e la dolcezza sono viste come debolezza e codardia.

Gesù invece ci ha affidato queste parole per sbaragliare il mondo, per confonderlo e per ridargli la speranza ogni volta che si inabissa.

Queste parole servono per rigenerare in noi il desiderio dei cieli nuovi e della terra nuova; sono parole capaci di riaccendere la fiamma della pace, della mitezza e della misericordia.

Queste parole di Gesù risuonano oggi in questa nostra Chiesa, in questo nostro paese in crisi economica e sociale; risuonano di fronte alle tante guerre e alla guerra in Ucraina.

Risuonano di fronte ai morti senza nome delle migrazioni della via balcanica, come per i profughi del mare ...

In questi giorni il patriarca di Gerusalemme così ha collegato le beatitudini alla realtà della Palestina, come anche al resto del mondo: “La violenza, l’oppressione, il dolore e l’ingiustizia si trovano innanzitutto nelle nostre stesse anime, nella vita di molte famiglie, nelle nostre stesse comunità e, più in generale, nei rapporti umani, così come nel nostro rapporto con il creato”. “Nonostante i tanti conflitti le Chiese qui sono molto attive nella costruzione della Gerusalemme celeste.

Scuole, ospedali, case per anziani, per bambini, per disabili, e molto altro, sono parte costitutiva della nostra identità di comunità rivolte verso l'esterno e non verso l’interno. Sono il nostro modo di fare del bene qui in Terra Santa, di lavorare per la giustizia, di aprire gli occhi sul dolore e sull’oppressione”.

Le beatitudini ci permettono di aprire lo sguardo sul mondo, per fare del bene. Le beatitudini mi permettono di esercitare lo sguardo per averlo come Gesù per crescere nel pregare, nel servire, nel dialogare e nel lavorare in fraternità e comunione.

sabato 28 gennaio 2023

Insieme sulla barca

Ebrei 11,1-2.8-19 e Marco 4,35-41

Nelle situazioni difficili della vita la nostra paura si amplifica, e ce la prendiamo con Dio!
Ma il nostro Dio, il Dio della nostra fede, si coinvolge pienamente con noi, è parte della nostra storia, della nostra vita; dice Isaia: “Se dovrai attraversare le acque, sarò con te” (Isaia 43,2). Lui non ci abbandona! Gesù sta nelle nostre tempeste, nelle nostre vite, nelle nostre fragilità, e ci invita a non aver paura, ci invita ad affidare a lui ogni nostra paura.

venerdì 27 gennaio 2023

Paragonare significa riconoscere

Ebrei 10,32-39 Marco 4,26-34

Quel paragone che fa Gesù tra Regno e immagini paraboliche, significa riconoscere il Regno nella realtà concreta e quotidiana. Così come concreto è il seminare in tutto il suo processo e come concreto è il ciclo vitale di una pianta di senape. Ecco allora che il Regno di cui parla Gesù, va riconosciuto nel suo esprimersi e manifestarsi nella nostra vita di tutti i giorni. Il Regno è legato alla vita che scorre, tra fatiche e soddisfazioni, silenziosamente, di giorno e di notte per poi esplodere in tutta la sua bellezza. Il regno è il desiderio di amare; lo sguardo di speranza; la consolazione dei legami buoni di affetto e amicizia. Tutto questo quando cresce e si sviluppa è una meraviglia.
Il Regno di Dio si riconosce nella pazienza di chi sa attende il corso delle cose e degli avvenimenti, con l'attenzione al piccolo che potenzialmente è già grande!

giovedì 26 gennaio 2023

Prioritario è ... il vangelo

2 Timoteo 1,1-8 e Luca 10,1-9

Ne iviò altri settantadue, a due a due, e ora, anche noi siamo mandati, perché la messe è molta e pochi sono gli operai. Un annuncio fragile e inadeguato rispetto alle aspettative di tanti, eppure quelle parole di Luca esprimono il desiderio di Gesù di diffondere ovunque il suo messaggio di salvezza e di amore.
Una prima lettura, questa pagina di vangelo, sembrerebbe un poco fredda e quasi una  schematica rappresentazione di un protocollo di annuncio ed evangelizzazione. In realtà dobbiamo andare a recuperare proprio quei sentimenti di Gesù, che evidenziano il cuore di una preghiera di richiesta numerica di "operai": il Signore chiede in primo luogo che ciascuno di noi sia operaio della “Sua” messe, cioè di quella del Signore, e non della nostra, scrollandoci di disso le troppe preoccupazioni funzionali e programmatiche, ci sono ben altre priorità.

mercoledì 25 gennaio 2023

Essere risorti, non solo testimoniarla

Atti 22,3-16 e Marco 16,15-18

Festa della  conversione di San Paolo 

Le parole di Marco del tradizionale mandato ai discepoli, affinchè siano evangelizzatori, è collocato dopo i due brani distinti, ma accostati, del giorno in cui la tomba vuota diviene riferimento per la fede nel risorto. Sembra quasi che la versione redazionale del mandato serva a riempire il disorientamento dei discepoli e la paura della donne. Ma in queste parole troviamo anche il profumo del risorto, di coloro che credendo in Gesù portano speranza, anche nei momenti di prova. Egli vuole che il suo messaggio di amore infinito venga proclamato a tutti e promette che la sua Presenza, anche nei momenti più oscuri della storia, sia sempre visibile e dia speranza e gioia agli uomini e alle donne di ogni tempo.

martedì 24 gennaio 2023

Chi fa la volontà di Dio?

Ebrei 10,1-10 e Marco 3,31-35

Pochi versetti prima avevamo gia letto della difficoltà dei “i suoi”, della sua famiglia di sangue, circa l'incomprensione rispetto a ciò che compie Gesù: “E’ fuori di sé”. Gesù sta gettando discredito su tutta la famiglia, cosicché occorre reagire, occorre dirlo che è infermo mentalmente. Ora Gesù dopo l'acceso confronto con gli scribi venuti da Gerusalemme, si trova di nuovo a confrontarsi con la sua famiglia. Quante resistenze, quante ostilità... ma proprio in tutto questo emerge un tratto nuovo e irrinuciabile per il discepolo di Gesù: l'intimità con Cristo. Non si tratta di seguire covenzioni religioso-sociali, ma di vivere di Lui: “chiunque mi ama, seguirà la mia parola”.

lunedì 23 gennaio 2023

L'altra faccia della realtà

Ebrei 9,15.24-28 e Marco 3,22-30

L'esperienza del male coinvolge Gesù in quella lotta quotidiana che lo vede accanto agli uomini e donne del suo tempo, malati nel corpo e feriti nell'animo. La creatura umana vive una esperienza tutta particolare del male, infatti il male, il demonio, coinvolge la nostra libertà per potersi rendere attuale e visibile. Il male ha bisogno dell'uomo per diffondersi. È cosi  che nel nostro cuore troviamo lo spazio dell'invidia per la bontà altrui e per le opere buone, al punto di renderci capaci non solo di accusarla falsamente, ma anche di cercare di distruggerla. Dio ci liberi da questa terribile tentazione! È un veleno mortale e letale, per noi stessi e per gli altri. Ma è possibile non lasciarsi vincere dal male e vincere il male con il bene. É a questa conversione del cuore a cui siamo chiamati.

domenica 22 gennaio 2023

Dall'ascolto ... alla vita

Is 8,23b-9,3; Sal 26; 1 Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23

Questa domenica, la Chiesa celebra la “Domenica della Parola”, istituita da papa Francesco il 30 settembre 2019 – memoria liturgica di san Girolamo, colui che, su invito di papa Damaso, tradusse la Bibbia in Latino.

Ma qual’è il motivo di questa giornata?

"Far crescere in tutti noi la familiarità con le Sacre Scritture (...)".

L'importanza e l'urgenza di stabilire un rapporto costante con la Scrittura nasce dalla consapevolezza che "la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo" (Rm 10.17); ovvero, la fede in Gesù, morto e risorto, è un dono che raggiunge chi è disponibile ad ascoltare l’annuncio di salvezza, ovvero l'ascolto della parola sempre nuova che è il vangelo.

L’ascolto della Parola di Dio educa il cuore e tutto di noi, sentimenti, azioni, desideri; l'ascolto della parola ci conduce ad entrare in relazione le persone e con gli eventi della storia: Dio ci parla ancora attraverso le Scritture, le quali sono sua voce nella vita concreta.

Di fronte alla scrittura che abbiamo ascoltato quale atteggiamento dobbiamo avere?

1) Potremo partire dal dire: "Signore, apri i miei occhi e il mio cuore affinché io possa comprenderla e compia la tua volontà”.

- Cosa dice questo testo in sé stesso?

- Comprendo il senso e il significato delle parole?

- Che cosa risuona in me questa Parola?

- Signore, che cosa dici a me con questa tua Parola?

- Quali situazioni della mia vita ne vengono toccate?

- Cosa ho da dire a te, Signore, in risposta alla sua Parola?

- Signore, cosa vuoi che io faccia?

Quando leggi e ascolti la Parola di Dio, bisogna che ti ricordi, sempre, che quella Parola è rivolta a te, ed è di te che sta parlando.

2) Invoco lo Spirito Santo perché mi doni un cuore docile all’ascolto, capace di accogliere la parola del Signore e la metta in pratica".

3) Poi occorre che mi lasci condurre dalla parola per ripercorrere con lui le strade di Galilea, gli incontri sul lago, la sua vita di tutti i giorni … non posso stare davanti alla parola con un cuore rigido e un ascolto immobile, piatto, se voglio incontrare Gesù oggi in questo nostro tempo e in questa nostra quotidianità.

4) Ora queste tue parole, che cosa risuonano e cosa mi suggeriscono ...

5) Come posso rendere concreto nella mia vita uno nuovo stile che abbia il “profumo” della Parola letta e ascoltata.

 

Ecco allora che per un cristiano è fondamentale la relazione tra ascolto della Parola e vita concreta.

Tra la Galilea di Gesù e il nostro mondo globalizzato sono tanti i punti di contatto. Provate a pensare alla luce del vangelo cosa era la Galilea dei gentili: terra di frontiera, di vita e di morte, crogiuolo meticcio delle genti. A Cafarnao, città mercantile sulla via del mare: una delle strade più battute da mercanti e da eserciti, zona di contagio e di contaminazioni culturali e religiose.

Sembra il nostro mondo globalizzato con tutte le sue apparenti contraddizioni, crisi economiche e migrazioni di popoli, realtà che da sempre descrivono le normali diversità di un mondo in evoluzione e in profonda trasformazione.

Eppure Gesù vive in quella galilea, consapevole che non si tratta di Gerusalemme, ma ugualmente Gesù, il figlio di Dio è all’opera, qui e tra quelle colline e quel lago, per quelle strade di Cafarnao, di Magdala, di Betsaida, come anche tra le nostre case e le citta di oggi.

Allora anche per noi è l'invito alla conversione, anche per noi la chiamata a essere discepoli a seguirlo per essere voce del vangelo.

Ascoltare e accogliere questa parola oggi, ci fa fratelli tra noi, ci rende la famiglia di Gesù. Sparlare degli altri, distruggere la fama degli altri, ci rende la famiglia del diavolo (dice il Papa). Oggi come allora, Gesù forma una nuova famiglia, che è anche questa nostra comunità, non più basata sui legami naturali, ma sulla fede in Lui, sul suo amore che ci accoglie e ci unisce tra noi, nello Spirito Santo. Sulla sua chiamata a seguirlo! Tutti coloro che accolgono la parola di Gesù si riconoscono figli di Dio e fratelli tra di loro. Ma questa è la vera conversione al vangelo.

E' il vero cambiamento di mentalità che mette in discussione il mio presumere di andare poi bene così.

Proprio come è accaduto ad Antonio Abate!

Egli, ... nato in un'agiata famiglia di agricoltori, verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare. Ascoltando il vangelo, rimase attratto dal “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”; ecco che Antonio volle scegliere la strada suggerita dal vangelo. Vendette dunque i suoi beni, affidò la sorella a una comunità di vergini e si dedicò alla vita di preghiera, silenzio e ricerca di Dio.

sabato 21 gennaio 2023

Essere dei “fuori di sè"

Eb 9,2-3.11-14 e Mc 3,20-21

In molti erano arrivati al punto di pensare che Gesù fose "fuori di sê", molti osservavano come Gesù si comportava da profeta, da maestro in maniera “strana”.
Neanche i suoi stessi parenti comprendono la sua missione e lo giudicano pazzo o indemoniato. La sua famiglia di sangue, reagisce manifestando piena incomprensione rispetto alla predicazione evangelica ma anche il loro sdegno per lo scandalo in cui li sta portando. “E’ fuori di sé”: Gesù sta, nella loro ottica perbenista, gettando il discredito su tutta la famiglia. Oggi, forse nessun discepolo di Gesú accetterebbe di essere considerato un "pazzo", eppure secondo la visione del mondo, ciò che la Chiesa rappresenta e ciò che esprime è da gente "fuori di sé". Il progetto di vita cristiano, il valore dell'uomo e delle sue relazioni, la visione della morale e dell'etica sociale e tanto altro, rappresentano lo spazio della nostra pazzia. Forse per essere cristiani occorre proprio essere un poco " fuori di sé", lasciamo dire ...

venerdì 20 gennaio 2023

Non possiamo non essere chiamati ...

Ebrei 8,6-13 e Marco 3,13-19

Mi affascina sempre più questa pagina di Vangelo, soprattutto il modo asciutto con il quale Marco, descrive la proposta che Gesù fa ai dodici. "Chiamò quelli che volle ..."
C'è una volontà di Gesù che si esplicita proprio in modo particolare in quei dodici uomini, in quegli amici e compagni di cammino. Una volontà che esprime il desiderio di essere insieme; una unità e un progetto; una unicità personale che ciascuno porta insieme a se stesso per dare senso pieno al gruppo. Nessuno è a caso e nessuno è marginale nel servire il regno di Dio. Questa relazione particolare, che è nel cuore del Signore, non diviene un privilegio per i dodici, ma è la condizione esistenziale fondata sull'amore: cioè essere è sentirsi amati da Gesù per amare i Fratelli e corrispondere alla propria vocazione (chiamata). C'è posto per tutti anche per chi lo tradì.

giovedì 19 gennaio 2023

Immerso nella popolarità ...

Ebrei 7,25-8,6 Marco 3,7-12

Fin da subito la vita pubblica di Gesù si caratterizza per due situazioni: in tanti, dalla Galilea, dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sindone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Ma cosa cercano tutti questi? Un miracolo? Un segno magico, o una spiritualità che compensa i bisogni?
Una domanda diventa immediata: il mio cercare il Signore, il mio desiderarlo da cosa è motivato?
L'altra situazione è ascoltare la voce del demonio, del male. Quella voce bisogna ignorare perfino quando dice la verità. Il demonio sa molto di Dio ma è un molto senza cuore senza amore. È una voce pericolosa perché è capace di distruggere a partire dal bello anche se faticoso della vita. Non è facile neppure essere il Figlio di Dio. Il rapporto con il male, che non è solo moralità è complesso, e coinvolge direttamente il Signore nel metterci un freno, un limite, questo a nostra protezione e tutela, ma questo lo può dare solo Lui.

mercoledì 18 gennaio 2023

Alla scuola del sabato di Cafarnao

Ebrei 7,1-3.15-17 e Marco 3,1-6

Il nuovo comandamento del sabato è "prima di tutto amare"', vincere la durezza del cuore e lasciarci condurre ad amare i fratelli. Siamo sempre a Cafarnao, ormai non è un mistero ciò che Gesù dice e fa, e quando il sabato, Gesù entra nella sinagoga, tutti si aspettano qualcosa ...
Ogni suo gesto e ogni parola hanno come unico riferimento l'esperienza di amare. Amare non è semplicemente fare delle cose belle e capaci di comunicare affetto, come spesso anche noi siamo abituati a fare, ma amare significa toccare le ferite del nostro prossimo, toccare l'aridità di quella mano, significa cambiare i nostri piani e, se necessario costringerci ad amare l'altro anche se non amabile. È possibile amare fino a morire? Per noi Cristiani deve essere possibile.

martedì 17 gennaio 2023

Non ne combinano una giusta ...

Ebrei 6,10-20 e Marco 2,23-28

Non digiunano, non fanno penitenza, non osservano il sabato ... il giudizio è immediato: pessimi Israeliti! Ma in realtà un pessimo maestro che sta conducendo dei discepoli a cogliere le "gioie" della vita seguendolo, e insegna che lui è il dominatore della storia, il cui potere si esprime nell'amore. Gesù si propone come un rivoluzionario critico delle tradizioni e delle leggi, ma in realtà ci propone quella leggerezza che non nega il sensi della legge, ma che permette a ciascuno di sentirsi accompagnato dalla legge e non schiacciato. Certe logiche umane da scribi e farisei, devono piegarsi alla superiorità dell’amore, ecco perchè “il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”: l’amore scompiglia tutto.

lunedì 16 gennaio 2023

Il coraggio di essere nuovi

Ebrei 5,1-10 e Marco 2,18-22

Che bravi i discepoli di Giovanni che fanno il digiuno insieme ai farisei. Bravi, per come riescono a stare aderenti alle loro regole e tradizioni. Eppure tanta pia osservanza non è sufficiente per generare un vero rinnovamento esistenziale a partire da sé stessi e delle loro relazioni; restano ermeticamente chiusi nei loro schemi egoistici. Gesù ai digiuni per volontà ascetica sostituisce i digiuni per amore, quelli in cui non si mangia, o si mangia meno, perché si dà il cibo agli altri. Allargando il senso e il valore del digiuno, si rinuncia a sé stessi per donarsi ai fratelli. È questa disponibilità che inaugura le "cose nuove" e rende il digiuno una vera realtà sacra. Gesù con tutta la sua vita terrena dimostra di non essersi racchiuso nei vecchi schemi della religiosità rituale e legalista. In tale prospettiva anche le pratiche religiose tradizionali devono essere completamente ripensate e vissute alla luce del vangelo, pure il digiuno, nonostante che questa sia ormai una pratica arcaica e sconosciuta, in completo disuso.


domenica 15 gennaio 2023

Agnelli … di Dio …

Is 49,3.5-6; Sal 39; 1 Cor 1,1-3; Gv 1,29-34

Lunedì scorso sul Corriere della Sera, un'indagine statistica riportava che la messa domenicale attrae sempre meno gli italiani.

Nel 2002 quasi 4 italiani su dieci - il 40% - si recavano in un luogo di culto almeno una volta la settimana, mentre solo uno su dieci – il 10% - non ci andava mai. Oggi in chiesa ci va solo il 20%, e dal 2018 è stato rilevato che il 30% non ci va mai. Per quanto riguarda la frequenza dei bambini e ragazzi sotto i 14 anni, nel 2002 ne andava in chiesa almeno una volta alla settimana il 63% oggi sono scesi al 30%. Ma anche gli over 65enni, sono diminuiti dal 48% a un 30% scarso. Mentre solo il 10% sono i giovani frequentanti la messa settimanale tra i 18 e 34 anni.

Comunque oggi il 32,4% non va mai in chiesa. Questi numeri descrivono la nostra realtà! Lo dico perché è importante capire lo stato di salute e insieme di grande fermento della Chiesa Cattolica italiana, in un contesto culturale di transizione e di scristianizzazione, in cui l'ateismo sta crescendo in modo endemico; le statistiche ufficiali parlano di un 15% a cui possiamo aggiungere un altro 5% di indifferenti. Ecco che se a questi sommiamo il 32% che non va mai in chiesa ... è chiaro che i cattolici in Italia sono in caduta libera ... sotto il 50% e che la loro presenza culturale e sociale diviene sempre più irrilevante, per i contenuti e i valori morali ed esistenziali di cui si fanno testimoni.

Detto questo possiamo darla persa oppure stare dentro questa realtà mettendo tutta la grinta e possibilità che deriva dalla responsabilità e dalla testimonianza della fede in Cristo.

Quando Giovanni parla di Gesù come l'agnello di Dio, non immagino pensare cosa abbia suscitato nei suoi discepoli e nella gente che lo ascoltava ... Certamente stupore, per tanti quelle parole era difficili da comprendere. Anche se le immagini suggerite erano famigliari e appartenevano ai riti sacrificali e alla liturgia del tempio di Gerusalemme.

Dice papa Francesco che questa scena è decisiva per la nostra fede; ed è decisiva anche per la missione della Chiesa. "La Chiesa, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista, indicare Gesù alla gente dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».

Lui è l’unico Salvatore! Lui è il Signore, umile, in mezzo ai peccatori, è proprio Lui, non è un altro!"

E queste sono le parole che noi sacerdoti ripetiamo dopo la consacrazione, per affermare che La Chiesa annuncia Cristo; non porta sé stessa, ma porta Cristo. Perché è Lui e solo Lui che salva il suo popolo dal peccato, lo libera e lo guida alla verità.

Riconoscere Gesù come Agnello di Dio, nel nostro contesto culturale, sociale e umano, significa ripetere l'esperienza imprevedibile che ha fatto Giovanni del proprio cugino.

A Giovanni si spalanca un mondo, un orizzonte, una comprensione del mistero di Dio totalmente inattesa.

Credeva di sapere, credeva di credere, credeva di conoscere. E arriva a dire: “Io non lo conoscevo!”

Anche tanti di noi, fino ad oggi hanno creduto di credere e di conoscere.

Ci siamo forse un poco illusi nel vivere un contesto religioso fatto di consuetudini e tradizionalismi, tutto questo oggi non basta assolutamente per vivere la fede in Cristo, come non bastava il battesimo di conversione di Giovanni per generare alla vita cristiana.

Giovanni ci testimonia d'aver incontrato un Dio che gli si è fatto incontro; che ha conosciuto bambino; un Dio che cambia le prospettive della storia; un Dio che prende l’iniziativa, che annulla le distanze.

In quel battesimo al Giordano, comincia per Giovanni e per noi un modo nuovo di “vedere credente”. Egli “vede" Dio in Gesù che si è fatto ultimo, confuso con i peccatori. Giovanni vede e testimonia che ha scoperto in Gesù il Figlio di un Dio che è Padre; l’agnello non è solo sacrificio cruento su un altare di pietra, ma è un agnello che realmente toglie, cancella, ed elimina il peccato del mondo, quel peccato che ci allontana inesorabilmente dal Padre.

Oggi, siamo noi, che accogliendo la testimonianza del Battista, siamo chiamati a vedere e testimoniare il volto nuovo di un Dio che ama e raggiunge la nostra vita per dimorare in essa.

Questo proprio dentro questo nostro tempo di irrilevanza, di minorità e di rigenerazione del nostro modo di essere Chiesa nel mondo.

Non possiamo vergognarci di essere cristiani, non possiamo nasconderci davanti al mondo; se siamo di Cristo dobbiamo imparare ad essere agnelli che fanno della vita la condizione in cui vivere significa essere dei servi coraggiosi dell'amore dei fratelli.

Giovanni ci insegna questo coraggio; Giovanni ci insegna che solo amando diventiamo agnelli di Dio.

sabato 14 gennaio 2023

Un incrocio di sguardi

Ebrei 4,12-16 e Marco 2,13-17

Chissà quante volte andando verso il porticciolo di Cafarnao Gesù ha visto Levi, il pubblicano, il peccatore; chissà quante volte Gesù ha desiderato fermarsi e iniziare un dialogo con lui. Perché era proprio lui che Gesù desiderava conoscere e chiamare a sé a seguirlo.
Gesù non chiama i perfetti, come neanche chiama i buoni, ma chiama i peccatori. Gesù sa perfettamente che il cammino di Levi sarà fatto ancora di fragilità e di cadute. Ma questo non impedisce a Gesù di continuare a chiamare i peccatori, a mangiare e bere con loro. Ma quale è la risposta di Levi, il pubblicano? Forse anche Levi, sempre seduto al banco delle imposte si era accorto dello sguardo di Gesu, e chissà quante volte si era chiesto: "Che cosa vuole da me, perche mi osserva?" La risposta è semplice e chiara per entrambi: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

venerdì 13 gennaio 2023

I nostri peccati …

Eb 4,1-5.11 e Marco 2,1-12

I nostri peccati, sono spesso percepiti a livello psicologico, o come senso di colpa, come azioni morali cattive … Ma il Vangelo mette in luce una esperienza di peccato originario, che trova ragione nella situazione di vita di un paralitico. La radice del peccato, la condizione di peccato, che è più intima a noi stessi delle azioni morali. Gesù tocca, sana, guarisce l’infermità di quell’uomo e allarga la guarigione a tutta la sua vita morale.
Il perdono di Gesù è il recupero attraverso il suo amore di tutta quella fragilità, di quella radice di peccato che ci rende incapaci, come dei paralitici, di amare; ci irrigidisce e blocca ogni nostro dinamismo nell’amore. Il peccato ci rende anche incapaci di godere dell’amorevolezza dei fratelli, che nella fede ti sostengono, nonostante tutto.

giovedì 12 gennaio 2023

Andare da Gesù con le nostre lebbre

Ebrei 3,7-14 e Marco 1,40-45

Siamo abituati a leggere che i lebbrosi chiedevano a Gesù di essere guariti; ti ma se la lebbra fossero le nostre fragilità, i nostri peccati e il nostro orgoglio ostinato? Saremmo così certi e disposti a chiedere di essere guariti?
Cosa significa chiedere di essere guarito se non di poter ritornare a sperimentare l’amore del Signore che rende libera e bella la nostra vita. Libera da quella esperienza di limite che ci umilia quotidianamente e bella perché capace di generare consolazione e gioia.
La liberazione parte dal nostro desiderio. Gesù entra nella vita attraverso il desiderio che abbiamo. Gesù attraverso il desiderio vede il nostro cuore, tocca il nostro dolore … L’intimità con lui rappresenta la vera guarigione da ogni lebbra.

mercoledì 11 gennaio 2023

Davanti a quella porta

Ebrei 2,14-18 e Marco 1,29-39

La soglia della porta di quella casa c'è ancora! È impressionante guardare quella soglia nella casa di Pietro - oggi -, con tutte le trasformazioni che nei secoli si sono stratificate, e riconoscere la stessa soglia della porta da dove è passato Gesù per andare dalla suocera di Simone e dove la gente aspettava per incontrare il Signore.
Quella soglia è testimone di una immediatezza che dovrebbe farci riflettere rispetto allo stile cristiano della vita: Gesù subito lascia la sinagoga per andare a casa di Andrea e Simone; i due fratelli che subito parlano di lei al Signore; Gesù si avvicina, e non esita a prenderla par mano, la alza, lei che si mette a servire. E lo stesso con la folla: all'esigenza della follla Gesù immediatamente risponde e guarisce. A questo stile immediato fa subito seguito all'alba la preghiera di Gesù. Ecco dove il Signore trova tutta la sua forza.

martedì 10 gennaio 2023

La mia Cafarnao domenicale

Ebrei 2,5-12 e Marco 1,21-28

Ogni domenica anche io in Chiesa, come Gesù a Cafarnao, mi metto a insegnare, ma con una sostanziale differenza Gesù insegnava con autorità - dice Marco -, io invece, non trovo in me nessuna autorità se non la passione di esprimere e dire cose che riguardano Gesù; concetti e idee che credo lui susciti nel mio cuore, nella mia vita. Non voglio essere come gli scribi - che come dice l'evangelista -, non hanno autorità. Non cerco la fama, e nemmeno la soddisfazione della vanità personale... ma come vorrei che anche il mio parlare fosse condizione per cui il male sia obbligato allo scoperto e chi ascolta trovi la forza necessaria per iniziare vie nuove. Gesú ha autorità perchè in ciò che dice,  ciascuno è amato. Ecco allora che io saró autorevole quando amerò. Come sarei contento se per il mio parlare si scaldassero i cuori di chi ascolta ... questo sarebbe il segno della autorità e della potenza delle due parole. Sarebbe il segno della forza del suo amarmi. 

lunedì 9 gennaio 2023

Oggi sono chiamato

Ebrei 1,1-6 e Marco 1,14-20

Con oggi ciascuno di noi - chi ascolta queste parole - è bene che dia per certa la sua "chiamata". La forza del vangelo è proprio questa realtà personale ed efficace che si realizza in chi e per chi ascolta ... È parola di Dio per chi ascolta con fede. Occorre superare il limite del racconto e accettare come la stessa chiamata fatta a primi discepoli, in realtà è fatta oggi a me. E come loro si sono lasciati coinvolgere e hanno seguito il Signore, forse anche con non poche difficoltà e qualche resistenza ... dobbiamo comunque comprendere anche quel subito con cui hanno accolto la proposta. Una chiamata personale in relazione all'appello alla conversione; ecco allora che la mia vocazione presuppone la mia stessa conversione, ovvero una novità di vita capace di esprimere il cambiamento.

domenica 8 gennaio 2023

Il battesimo in tre parole

Is 42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17

Con il battesimo di Gesù si conclude il tempo di Natale, e da domenica prossima riprende l'anno liturgico ordinario. Porre attenzione a questo passaggio da un tempo liturgico e l'altro è molto importante per non cadere in quella commercializzazione del tempo per cui dopo Natale viene la Befana e già da ieri il Carnevale!
Oggi impariamo che ad ogni tempo liturgico corrisponde un atteggiamento concreto della vita.
Per noi inizia il tempo di una grande catechesi attraverso l'ascolto della parola del Signore. Le sacre Scritture ci accompagnano in un itinerario di conversione della vita che ci condurrà ancora una volta a rendere più profondo e incisivo il nostro incontrarci con Gesù. Ovviamente, se questo lo vogliamo; a meno che ci adattiamo a una semplice conoscenza, come può essere un buon giorno ... buona sera ... ma nulla di più.
Da oggi tre parole per dare una forma compiuta al nostro ascoltare la Parola. Tre parole per descrivere il battesimo di Gesù e anche il nostro essere dei battezzati

Immersione in Gesù ... immersi nelle acque ... immersi nel Signore. Il segno dell'acqua è una condizione di intimità non di umidità; quando ti immergi, tutto ti avvolge, ma la vita di Cristo avvolgendo ti toglie il peccato, contrasta e sradica la radice del male dal nostro animo. È solo quella intimità che contrasta il male che è in noi che sperimentiamo quando sono sommerso in Dio e Dio immerso in me; io nella sua vita, Lui nella mia vita. Siamo intrisi di Dio, dentro Dio come dentro l’aria che respiriamo. Ecco che la nostra immersione battesimale deve corrispondere l'intimità con Gesù.

Vita nuova ovvero una vita capace di novità ... cioè una vita in cui sia più forte il desiderio delle cose nuove che il fare sempre le stesse cose anche se belle. Le novità nella nostra vita di battezzati si generano solo come conseguenza della nostra esperienza di amare. Ecco allora che amare permette in noi la possibilità di fare le cose nuove.

Queste novità allora non sono solo cose originali, ma sono pezzi di cielo che precipitano sulla nostra terra attraverso la novità della nostra vita. Quei cieli aperti sono aperti alla novità che viene da Dio, dal vivere la sua volontà. La volontà di Dio è la vita nuova.

La terza parola è quella a cui dobbiamo affezionarci maggiormente, anche se a volte rischiamo di fare i difficili, perché essere dei prediletti significa corrispondere alla predilezione ... Essere figli amati, significa cercare di corrispondere a chi ci ama.
Ma avete mai pensato che nelle parole del Padre al Battesimo di Gesù tutti noi diventiamo dei figli amati, e prediletti, perché fragili, peccatori e scarsamente capaci di amabilità.
In Gesù, Dio recupera di noi tutto ciò che umanamente è irrecuperabile, e tutto di noi diviene prediletto. Dio ci guarda con compiacimento e gioia. Come quando anche noi guardiamo con compiacimento ciò che prediligiamo.
Ecco allora che il nostro battesimo, nell'anonimato di un gesto semplice, come fu semplice il battesimo ricevuto dal Signore, dice tutta la straordinaria potenza dell’intimità, capace di renderci nuovi, grazie all’amore di Dio per noi. Tutto questo è straordinario ma passa dalle mani di un uomo e dall’acqua versata da un uomo.

sabato 7 gennaio 2023

Luce, tenebra e profezia ...

1 Giovanni 3,22-4,6 e Matteo 4,12-17.23-25

Cosa dice la profezia di Isaia? Che cosa è la profezia?
È una profezia che descrive l'irrompere della luce: "Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta".
Le tenebre che tengono nell'oscurità cioè nella assenza di prospettiva e di amore, vengono infrante dal sorgere della luce che è frutto dell'amore misericordiosi di Yhwh per il suo popolo Israele. Un amore concreto che si rende visibile in Gesù stesso. La luce è Gesù persona, la luce è Gesú parola, la luce è Gesù amorevolezza ... questa luce spezza la tenebre del nostro cuore, del nostro vivere. La profezia custidice la traccia della luce, e anticipa il desiderio del generersi della luce. La profezia è come una dolce tenerezza, un desiderio che un intero popolo non ha mai dimenticato.


venerdì 6 gennaio 2023

Magi per il nostro tempo

Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

Sembra proprio una favola di mille e una notte quella dei “misteriosi” personaggi - i re magi - che il 6 gennaio portano i doni a Gesù Bambino, la cui carta di identità, fornita dal vangelo di Matteo, è stata arricchita nel corso dei secoli da una lunga, fantasiosa e multiforme tradizione.
Per tagliare corto ... riporto la catechesi di papa Francesco del 2016 : “I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.
Direi che nelle parole del Papa c'è il superamento di una immagine che si è cristallizzata in minuzie e tradizioni.
Matteo ci dice che: “Giunsero da oriente”. Non ci dice che erano tre, né che erano re, né tanto meno si fanno i loro nomi.
Una cosa interessante è però che non sono semplicemente invenzioni di fantasia dell'evangelista. Infatti già 500 anni prima di Cristo lo storico greco Erodoto, li descrive come una delle sei tribù dei Medi, un antico popolo iranico stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale, a sud del mar Caspio. Essi costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione mazdea (credevano nel Dio unico Ahura Mazda), il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra. Coltivavano anche l’astronomia (osservavano i corpi celesti) ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.
Detto questo possiamo solo riconoscere la nostra ignoranza in materia e affidarci alle parole del papa per dare un senso di fede a quanto il vangelo ci riporta, come fonte storica di un avvenimento accaduto. In seguito la tradizione cristiana e non solo, si è esercitata lungo duemila anni nel tentativo di dare un volto, un nome e un «curriculum» ai magi evangelici. E qui vengono in primo piano i Vangeli apocrifi, e altre tradizioni e narrazioni medievali europee.
Oggi di fronte a un modo sempre più globale, di fronte al dramma della frammentazione umana, i magi rappresentano un vero itinerario spirituale e umano per riconoscere come la fede è il fuoco che illumina la ricerca di verità e di eternità e unità del cuore umano. I Magi non sono l'illustrazione grafica di una mitologia. Ma in riferimento a quel bambino che adorarono, essi ci testimoniano come sia necessario per la nostra vita, per dargli un senso pieno, per recuperare l'essere famiglia, dobbiamo incontrare e conoscere Gesù, il bambino di Betlemme, il giovane di Nazareth, l'uomo di Cafarnao ... il maestro di Galilea.
Se tutto porta a lui, il cielo porta a lui, buoni e cattivi vengono a lui, tutti sembrano andare a lui, dagli angeli ai pastori, tutti seguono i segni che portano a lui, vorrà poi dire che lui c'entra con ognuno di noi!
Ecco allora che anche noi siamo di fronte ai segni di lui, di cui la nostra esistenza porta traccia visibile. Segni di lui sono la nostra fame di gioia, il bisogno di amore, la speranza di vita. Di fronte a questo bambino nulla è statico, tutto è occasione per accogliere e riconoscere il dono della fede:
Fammi credere ai segni.
Fammi alzare lo sguardo al cielo.
Dammi l’umiltà di chiedere ciò che ho perso.
Piegami il capo e le ginocchia per adorarti come i magi.
Perché sei piccolo e per trovarti devo farmi piccolo.
E per adorarti devi essere il mio desiderio più grande.

giovedì 5 gennaio 2023

Diventiamo discepoli...

1 Giovanni 3,11-21 e Giovanni 1,43-51

E noi quando abbiamo deciso di seguire il maestro?
Quando lo sguardo di Gesù ha intercettato la nostra quotidianità, subito sono emersi dei frutti di grazia. Sono i frutti dello sguardo di misericordia di Gesù verso la nostra fragilità e umanità. Sentirsi guardati, significa essere cercati, amati, perdonati. Questo genera immediatamente un frutto di autostima che non è orgoglio, ma è consapevolezza di essere prezioso per il Signore. È questa originalita del rapporto con Gesù che diviene condizione di "contagio" e di coinvolgimento per esere portati nello sguardo del Signore.
La cosa bella è che da Filippo, ad Andrea Pietro e Natanaele ... posso arrivare anche allo sguardo di Gesù su ciascuno di noi.

mercoledì 4 gennaio 2023

Dove abita l'agnello

 

1 Giovanni 3,7-10 e Giovanni 1,35-42

Dopo aver accolto dalla testimonianza di Giovanni il contenuto teologico circa l'Agnello di Dio, ora il vangelo ci racconta come questa espressione entra a contatto con la vita di due discepoli del battista, di Andrea e di un altro discepolo. Quella espressione provoca curiosità, desideri e aspettative ...
Per i due discepoli quell'Angello di Dio è mistero, che attrae e che conduce a immergersi in colui che è causa del cambiamento radicale delle nostre vite; ma non solo, l'Agnello ci offre una casa, un desiderio di essere intimi con Dio, da cui ci siamo allontanati. Ma non solo certezza e sicurezza; l'agnello è pure inquietudine ardente di andare e vedere; é gioia di comunicare agli altri e di condividere con gli altri la vita piena ricevuta in una quotidianità densa di possibilità.




martedì 3 gennaio 2023

Ecco l’agnello

1 Giovanni 2,29-3,6 e Giovanni 1,29-34

Ecco l’agnello … Cosa rappresenta questo animale? Era - per antonomasia -l’animale che veniva sacrificato per ottenere il perdono dei peccati; era l’animale ucciso nella cena Pasquale il cui sangue redime dal male. Il suo sangue diviene così simbolo della vita … senza sangue non viviamo. Questa espressione di Giovanni Battista rilegge l’immagine di Gesù crocifisso cioè nella condizione del vero Agnello immolato.
Anche noi riceviamo quell’agnello proprio nel suo offrirsi per il sacrificio della croce e nel suo versare il sangue che ci dona la vita.
Le parole di Giovanni Battista sono testimonianza non solo di un vedere Gesù, ma del vedere l’Agnello, cioè ci testimonia che il Dio eterno si carica del nostro peccato per liberarci dal male e dal peccato, causa della nostra infelicità, per darci la conoscenza della vita nello Spirito Santo e nel suo amore.

lunedì 2 gennaio 2023

E noi chi siamo?

1 Giovanni 2,22-28 e Giovanni 1,19-28

Di fronte a chi gli domandava chi egli fosse, Giovanni Battista, arriva a dire: "io non sono il Cristo" - ciò che si aspettavano invece che egli fosse; ma va oltre, egli riesce ad andare a definirsi la voce che annuncia la sua venuta. Questa risposta è importantissima per dire che è giunta la pienezza del tempo e che Dio rende attuale e realizza il patto di all'alleanza con Abramo e la sua discendenza, per sempre.
Credo che questo vangelo di Giovanni sia fondamentale per capire che ogni nostra vocazione e identità trae consistenza e origine dalla relazione che abbiamo con Gesù. È lui il Cristo che ci partecipa il senso a noi tutti. Io, sono ... in ragione di Cristo.
Ma se Giovanni è voce, io e ciascuno di noi, chi o cosa è?

domenica 1 gennaio 2023

Maria Madre di Dio


Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Oggi primo giorno del nuovo anno la Chiesa, tutta, si stringe ai piedi di Maria e la invoca Madre di Dio a sua protezione e custodia.
Oggi abbiamo bisogno di affidare a Maria questo nuovo tratto di cammino che iniziamo.
Cosa significa per noi che Maria è madre di Dio; ci cambia qualcosa?
Il vangelo di Luca oggi ci riporta alla grotta, e poi all'ottavo giorno, quello della circoncisione, quando Gesù entra nella carne in quella alleanza che unisce ogni ebreo al mistero eterno di Yhwh.
Questo entrare nella carne del figlio di Dio e il suo legarsi umanamente al mistero di amore del Padre, ci rivela immediatamente un volto di Dio umanamente diverso da ogni aspettativa.
Non è il Dio della gloria, che corrisponde alla potenza terrena dell’immaginario comune, ma è un Dio che si dona e desidera essere accolto fin da subito da esseri umani, fragili e disprezzati come i pastori, degli emarginati e degli esclusi in quanto considerati gli ultimi degli ultimi, peccatori e malfattori. Simboli di varie categorie di persone relegate nelle periferie del mondo, quando non segregate attraverso muri.
Il Dio nato da Maria che l’evangelista Luca vuole raccontare è il Dio della misericordia che non sceglie in base a meriti acquisiti, bensì gratuitamente, un amore che si dona senza guardare l'identità di nessuno.
Certamente nascere a Betlemme rivela da subito e con chiarezza le sue preferenze “esistenziali”. Maria è madre di un Dio che si presenta debole, un Dio che sembra sottomettersi alla forza dei potenti ma che resiste rispetto ogni forma di oppressione o di emarginazione. Anzi si pone dalla parte del diverso, di colui che gli stereotipi solo umani vorrebbero rigettare ai margini, negandone l’esistenza.
Un Dio umile, al punto che ci spaventa tanta umiltà. Che sceglie la povertà, non per farne una ideologia, ma perché rappresenta la condizione umana più vera e comune, e che di fronte alla povertà dell'uomo urge ricercare la giustizia sociale, pur sapendo che ogni società umana imperfetta produrrà sempre degli scarti.
Ecco che dire Maria Madre di Dio oggi significa farci portavoce di quel messaggio evangelico che è sempre e di nuovo rivoluzionario, sempre capace di rinnovare ogni nostro momento storico, con la originalità di Dio.
Allora alla Madre di Dio oggi affidiamo tutte le nostre fatiche, anche quelle che ci portiamo dietro dopo più di due anni di pandemia ...
Alla Madre di Dio affidiamo il desiderio e la speranza per una pace che sia presto e sia vita, una pace che vinca l'immobilismo indifferente di una guerra ingiusta e disumana ... come tutte le guerre ...
Alla Madre di Dio affidiamo tutta la Chiesa Cattolica, la Chiesa di Cristo, a Lei che nel cenacolo con gli Apostoli ha ricevuto il dono dello Spirito, chiediamo di accompagnare e di sostenere ogni battezzato nel realizzare il regno di Dio.
Alla Madre di Dio chiediamo di intercedere per noi per questa benedizione di inizio anno: Ti benedica il Signore, scenda su di te come energia di vita e di nascite. E ti custodisca, sia con te in ogni passo che farai, in ogni strada che prenderai, sia sole e scudo. Faccia risplendere per te il suo volto e ti conceda pace.