sabato 30 settembre 2023

Il Signore abita Gerusalemme

Zaccaria 2,5-9.14-15 e Luca 9,43-45

Attraverso una immagine che rievoca il linguaggio dell’antico testamento , il Signore prende dimora in Gerusalemme e i popoli sono chiamati ad abbracciarlo pieni di speranza, perché in lui troveranno rifugio e protezione.
L’amore di Dio è grande, privo di barriere e tutti siamo chiamati a farne parte. Apriamo il nostro cuore e lasciamo che il Signore prenda la sua dimora nella nostra vita, cambi i nostri lutti in gioia, ci consoli, ci renda felici; ci sia Padre. Il Signore non dimora in mezzo alla mondanità, ma solo in mezzo ad un popolo che lo prega con fiducia.

venerdì 29 settembre 2023

Santi Arcangeli

Daniele 7,9-10.13-14 e Giovanni 1,47-51

I tre arcangeli ci richiamano le azioni fondamentali che Dio compie nella storia per accompagnare l'uomo: Michele è l’icona della battaglia, Dio combatte contro il male e colui che semina odio. Gabriele custodisce il bene più prezioso: la Parola,quella parola che si fa carne nel grembo di Maria. Raffaele rappresenta Dio che si prende cura dell’uomo, anima e corpo.
Dio non ci lascia soli anzi moltiplica i segni del suo amore per offrire a tutti l’aiuto necessario per compiere la difficile traversata della vita. Gli arcangeli che oggi celebriamo sono il segno della sua presenza amorevole che si traduce in un’ostinata volontà di Colui che vuole condurre tutti gli uomini alla salvezza.

Siamo degli egoisti

Aggeo 1,1-8 e Luca 9,7-9

Al cuore del messaggio del profeta Aggeo è il tema della priorità, della necessità di svolgere quelle opere che agli occhi di Dio sono importanti, fondamentali e che superano le banalità del vivere quotidiano con i suoi egoismi e della superficialità. È in questo senso che dobbiamo intendere la richiesta esplicita della ricostruzione del Tempio, che era stata ritardata per il prevalere di interessi politici e per la negligenza di un popolo adagiato al vivere abitudinario, privo di slanci spirituali. La conversione a cui tende il profeta è il superamento del nostro egocentrismo, di cui il nostro IO è padrone assoluto.

mercoledì 27 settembre 2023

Dio è fedele

Esdra 9,5-9 e Luca 9,1-6

Il sacerdote Esdra era da poco tornato a Gerusalemme dall’esilio babilonese, e i capi dei Giudei vennero da lui per raccontargli del fatto che, tanti israeliti, avevano peccato gravemente contro la Legge sposando donne pagane. Esdra era profondamente amareggiato, afflitto e costernato: si raccolse in preghiera, restò prostrato, umile e penitente fin all’offerta della sera. Esdra sa che Dio è veramente “il Signore della storia”. Lui la conduce nella sua volontà. Esdra riconosce che il ritorno in Giuda, a Gerusalemme, è grazia di Dio. Ecco che con l’umile preghiera, il riconoscimento della nostra umanità, del nostro peccato, della nostra pochezza, si prende consapevolezza della grande opera del Signore, e ci dona sollievo: Dio è fedele! 

martedì 26 settembre 2023

Ricostruiamo sempre la casa di Dio

Esdra 6,7-8.12.14-20 e Luca 8,19-21

Dopo essere ritornati dall'esilio, grazie al re Ciro, ora il popolo di Israele, grazie al re Dario, stanno  completando la seconda ricostruzione del tempio, in Gerusalemme.
Dario è un re pagano, un così detto “lontano”, che riconosce il volere del Dio degli ebrei, li sostiene con beni materiali affinché possano completare quella casa di Dio. Il tempio viene chiamato “la casa di Dio”! Con il termine “casa” si può intendere l’abitazione, ma anche la famiglia e le persone che la compongono. Una immagine significativa per la nostra casa parrocchiale ... Chiesa ... famiglia ... casa.

lunedì 25 settembre 2023

Sarai riedificata

Esdra 1,1-6 e Luca 8,16-18

Questo brano si apre facendo riferimento ad una profezia di Geremìa che rivelava che gli israeliti sarebbero rimasti esuli in Babilonia per settant’anni. La forza della profezia si concretizza nel liberare e riedificare. L'agire di Dio si esprime concretamente nell'agire umano: al lavoro di mettere pietra dopo pietra per ricostruire il tempio, si unisce la volontà di ricostruire spiritualmente lo stesso popolo di Dio. Il tempio e la ricostruzione rappresentano lo spazio dell'identità della comunità.

domenica 24 settembre 2023

La vera ministerialità e missionarietà

Is 55,6-9; Sal 144: Fil 1,20c-24.27a; Mt 20,1-16

 

Come capire e attualizzare questa bellissima parabola nella nostra realtà?

Forse significa che dobbiamo riferirci al reddito di cittadinanza o quello minimo universale garantito?

O al concetto più lavoratori meno lavoro per tutti?

O addirittura che non esiste alcun merito da riconoscere?

E perché non potrebbe intendersi nell'ottica di un indiscusso potere dell'imprenditore?

Tutte riletture che troverebbero un comprensibile riscontro ... se non fosse che Gesù sta parlando con Pietro che gli ha appena chiesto quale corrispettivo gli spetta per averlo seguito in quella avventura.

Ecco stiamo parlando di Chiesa, di quella comunità di discepoli che Gesù ha chiamato a sé e che ancora continua a chiamare nei secoli.

Cosa significa essere una Chiesa di chiamati?

(Vado a chiedere alla gente: "Quando, Gesù ti ha chiamato? Che ora era? Che lavoro ti ha chiesto di fare? Che lavoro/occupazione svolgi nella Chiesa?)

In realtà a me sembra che la parabola getti luce su "Ministero e Ministerialità" parole che hanno a che fare col servire nella Chiesa e al servire della Chiesa.

Tutti noi siamo dei chiamati non da un'agenzia di collocamento, ma a vivere nella Chiesa le conseguenze del nostro battesimo.

Da quando Gesù ci manda nel mondo, a partire dal nostro battesimo, in realtà manda la Chiesa. La Chiesa è fatta per evangelizzare, è la sua missione e la sua missionarietà.

A partire da Gesù, fin dall'inizio, è chiaro che la missionarietà, è andare verso l'altro, per annunciare il Regno dei Cieli, agire il Regno di Dio fra di noi.

Siamo Chiesa a partire dal nostro battesimo, e siamo Chiesa nel mondo, non separata dal mondo. Infatti la Chiesa è quella parte di mondo che guarda a Gesù come salvatore. Ecco ciò di cui siamo missionari, non di noi stessi e delle nostre convinzioni.

La Chiesa e la comunità fin dalle origini, sono la culla dei ministeri, dove ciascuno portava ciò che gli viene riconosciuto dall'apostolo per rendere concreto il servizio ai fratelli.

Ecco allora come questa pagina del vangelo, va ben oltre una semplice corrispondenza alla Chiamata a lavorare in parrocchia ..., ma come esaltazione di chi "lavora per il Signore".

Il cristiano nella comunità mette a disposizione il proprio dono, San Paolo li chiamerà carismi alcuni di questi dono sono messi a disposizione con continuità. I ministeri Istituiti o di fatto non sono sostitutivi ma integrativi di quello Ordinato.

I ministeri nel continuo riferimento alla Parola e all'Eucaristia, rendono evidente che la comunità Cristiana non si autogenera da sola, ma che è convocata e mandata da Cristo. Ecco il Ministero Ordinato è memoria del ministero stesso di Cristo. Nel ministero ordinato è Cristo che Pasce, è Cristo risorto che riconferma e che chiama. E' Cristo che rianima, suscita, pasce nel ministero la Chiesa ... perché è la sua Chiesa, non la nostra Chiesa.

La parola di Dio, di Cristo dice il lettore, deve risuonare allora ogni giorno nella vita ..

L'eucaristia che è il corpo di Cristo vivo e risorto, dice l'accolito deve essere espressione sempre dell'amorevolezza di Dio ... sempre

I ministri ci aprono alla comprensione del dono e dei doni dei carismi che Dio suscita nella Chiesa

Parlare di ministero e ministerialità è parlare di futuro ... non tanto per necessità, ma per entusiasmo ...

il futuro della Chiesa sarà quello di una Chiesa sempre più fraterna, sempre più aperta al ministro, i propri doni materiali, psico affettivi, tutto ciò che in noi è carisma è opera dello spirito per il bene comune, esprimerà una libera e vera comunione, al punto che più ministeri ci saranno più ci saranno anche vocazioni al ministero ordinato.

Ecco allora il bellissimo punto di contatto, Dio è talmente grande nella sua bontà che sempre, a ogni ora chiama a farci responsabili e parte attiva e viva di un ministero che è servire nel bene e nella carità la Comunità Cristiana in modo da poter servire i fratelli, ovunque.

il nostro ministero, non corrisponde a far contento il proprio parroco, ma a corrispondere al desiderio di Cristo di incontrare ogni uomo, di accogliere con cuore aperto gli ultimi che, proprio in quanto tali, desiderano incontrarlo e riconoscerlo con sete ardente.
E' proprio strano questo padrone ... che di nuovo “uscì verso le nove del mattino” ...

Ormai quelli che aveva assoldato erano sufficienti per lavoro, ma il padrone non guarda la propria necessità, ma guarda il bisogno degli operai.

Predilige la pienezza del lavorare nella vigna al risultato della vendemmia.

Ecco allora che “Ne vide altri che stavano in piazza disoccupati”, disoccupati non perché non vogliano lavorare, ma perché non hanno trovato lavoro, e “disse loro: andate anche voi nella vigna”.

Ripeto, non lo fa per la propria necessità, ma per i loro bisogni. E con questi non accorda un denaro, ma dice “quello che è giusto ve lo darò”, nessuno deve stare in ozio o senza essere "preso a giornata”: “andate anche voi nella vigna”.

Di fronte alla nostra ministerialità, nulla conta circa la retribuzione.

sabato 23 settembre 2023

Fatica e gioia della perseveranza

1 Timoteo 6,13-16 e Luca 8,4-15

Come custodire e conservare il comandamento del Signore?
Quante scorciatoie, quanti “fuoristrada” in questo ultimo periodo ci sono capitati a causa di vicende personali, dove occorreva saper superare i conflitti per raggiungere il bene comune. È proprio nel riuscire a domare l’orgoglio e l'impulsività, che sono il vero diavolo di questi tempi, che si sperimenta come conservare il comandamento.
Ma è proprio in queste dinamiche stringenti che si impara ad essere  un testimone di Cristo, attraverso il rialzarci da ogni caduta; esse sono occasione di riflessione e di riscoperta della strada da percorrere, che porta al bene ultimo, se seguita con perseveranza e rettitudine ...

venerdì 22 settembre 2023

Esercitazione sulla testimonianza

1 Timoteo 6,2-12 e Luca 8,1-3

Quale imbarazzo può suscitare la lettura di questo brano a Timoteo: vergogna; senso di inadeguatezza; vigliaccheria, mi professo cristiano, mi professo testimone della Sua parola, ma poi tutto viene messo in discussione nel momento in cui rifletto sui miei atteggiamenti. Quante volte i desideri egoistici, l'ostentazione di superiorità; ci fanno perdere la buona battaglia quotidiana! Quante volte la lingua taglia più della spada! Quante volte non mi accorgo del povero! E allora ecco percepisco la vergogna e quel senso di sconfitta. È questa la condizione in cui sperinentare come Gesù guarisce,  rialza, ci mette in piedi e ci fa camminare nuovamente.

giovedì 21 settembre 2023

Prigioniero del Signore

Efesini 4,1-7.11-13 e Matteo 9,9-13

Solo un legame intimo con lui (il Signore), così stretto da essere una"prigione" può dare ragione e rendere vero quanto Paolo chiede agli Efesini: "sopportandovi a vicenda nell’amore". Mi viene in mente quello che non ho fatto negli ultimi giorni in varid situazioni della quotidianità, soprattutto lì dove la relazione è difficile e complicata... Mi viengono in mente gli atteggiamenti di superiorità e di sufficienza con spesso tratto i "fratelli",  e le critiche che poi snocciolo in compagnia di altri. Signore imprigionami di più...

martedì 19 settembre 2023

La casa di Dio

1 Tm3,14-16 e Luca 7,31-35

La Chiesa è la “casa” di Dio. Non è struttura in pietra, non una semplice istituzione, ma è una assemblea di uomini e donne uniti a e in Cristo. È questa l'mmagine che emerge dalla prima lettura. Una casa nella quale sperimentare il sostegno e l’affetto reciproco, perché la comunità deve essere il luogo delle relazioni vere, profonde, gratuite e ricche di speranza. Eppure non sempre è così. Ecco che allora occorre rimboccarsi le maniche per il confronto vissuto come arricchimento personale, e come accoglienza anche di ciò che è diverso.

Il vescovo!

1 Timoteo 3,1-13 e Luca 7,11-17

Quale è il nostro rapporto col vescovo?
Alcuni anni fa, un caro prete, mi disse: "... ricordati che devi sempre aiutare il Vescovo ..."
Servire, aiutare il Vescovo significa esprimere attraverso l'agire personale non semplicemente dei ruoli e compiti legati al ministero, ma dare testimonianza della vita stessa del Vescovo illuminata e trasformata dal Vangelo. Servire un vescovo ti permette di fare e agire non tanto in ragione della tua volontà e delle tue capacità ma nel confronto con chi nella Chiesa esprime la relazione più prossima e intima con il Signore. Servire un Vescovo ... finisce per diventare: imitare il vescovo nel suo pscere il gregge che gli è affidato. A questo punto tutto ciò che dice Paolo a Timoteo, va benissimo!

lunedì 18 settembre 2023

Preghiera per i governanti ...

1 Tm 2,1-8 e Luca 7,1-10

Forse lo scontro/confronto politico ha avvelenato anche il cristiano senso di responsabilità verso chi ci governa. Per Paolo era importante pregare per chi governa la res-pública. La preghiera per le "autorità" non è una forma "servilismo" ma la consapevolezza del ruolo che l'autorità riveste e per la vocazione/missione a cui è chiamata: garantire per tutti la possibilità di "condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio".
E' una preghiera particolare, che anche Papa Francesco esorta a fare con assiduità: "Un cristiano che non prega per i governanti non è un buon cristiano". Oggi indipendentemente dallo schieramento politico ideale, con fiducia prego per chi ci governa.

domenica 17 settembre 2023

Amare di cuore, è perdonare

Sir 27,33-28,9; Sal 102; Rm 14,7-9; Mt 18,21-35

Già domenica scorsa siamo entrati con Matteo nelle dinamiche e nei criteri che caratterizzano la Comunità dei discepoli di Gesù.

Oggi, l'evangelista ci fa toccare con mano il punto focale della vita comunitaria che ne è anche il punto di massima fragilità: il perdono.

Domenica scorsa nel vangelo Gesù si spinge a dirci che alla fine il criterio della correzione fraterna in comunità può portarci anche ad amare il fratello - con il quale non riusciamo a recuperare la relazione - come un pubblicano o un peccatore; cioè un amore in perdita, come il caso dell’amore al nemico.

Vi ricordo che già l’Antico Testamento, era esplicito nell'amore al prossimo: “lo sono il Signore, non coverai odio verso tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. lo sono il Signore”(Levitico 19,17-18).

Ma era anche presente una sorta di comportamento rispettoso e amorevole verso il nemico: "Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo" (Es 23, 4-5); e “Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere”(Pr 25,21). 

Pietro reagisce di fronte agli insegnamenti di Gesù, come al solito in modo presuntuoso e testardo: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte dovrò perdonargli?" 

Con quel “mio fratello”, siamo quindi al centro del perdono all’interno della comunità.  

La legislazione rabbinica concedeva un massimo di tre volte il perdono. Ebbene Pietro pensa di esagerare, raddoppia, e dice: "Fino a sette volte?"

È evidente che Pietro cerca da Gesù delle regole precise, vuole sapere il limite del perdono. Gesù gli rispose:"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". Siamo di fronte alla tentazione di misurare il perdono, di misurare quanto dobbiamo amare.

E' il tentativo, tutto sommato, di trasformare il perdono e la misericordia in giustizia. Il perdono diventa una restituzione, un risarcimento di un torto subito. Una esperienza nota a tutti noi, specialmente nelle dinamiche famigliari e di lavoro.

Matteo, ha il coraggio di fissare molto chiaramente ciò che Gesù vive e pensa del perdono, la parabola esprime alcune condizioni illuminanti: il perdono, per Gesù, è sempre illimitato e senza condizioni, il re ha una caratteristica invidiabile, sa dimenticare.

Il padrone è uno che dimentica, condona tutto il debito ... perché sa bene che anche se diciamo: "Signore Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa"! Egli sa che è impossibile. A noi è impossibile restituire ogni cosa come anche una sola...

Ed ecco che “il padrone ebbe compassione di quel servo”. Questo verbo indica un’azione di misericordia viscerale da parte di Dio per i suoi figli.

"Lo lasciò andare e gli condonò il debito", cioè cancellò il debito.

Quali conseguenze: andando diretti al secondo servo, l'immagine della parabola ci suggerisce che chi è incapace di perdonare semina la morte all’interno della comunità.

Ecco allora che il perdonare di cuore significa adeguarsi a una nuova mentalità dove non prevale più la giustizia, ma è fatta di misericordia.

Siamo capaci di perdonare nella misura in cui sappiamo amare. Tanta misericordia, tanto amore. Non è naturale, ma è comunque nelle nostre possibilità.

Ecco che Gesù ci invita ad amare senza misura con la stessa gratuità con la quale siamo stati amati. Come si impara ad amare? Riproducendo in noi l'amore ricevuto e che abbiamo vissuto; e riconoscendo che il meglio di noi proviene proprio dall'esperienza di amare.


sabato 16 settembre 2023

Un esempio vivente di misericordia

1 Tm 1,15-17 e Luca 6,43-49

Paolo si sente un esempio vivente della grandezza e della magnanimità di Gesù, un esempio per tutti i peccatori, anche per quelli che ancora, non hanno conosciuto Cristo. Ecco che la sua vita diventa annuncio del Vangelo di misericordia. Paolo ci testimonia come tutti possono cambiare, ma ci vuole coraggio, quello di arrendersi al Vangelo, alla parola che ti dice quanto Dio Padre ci ama.
La sua è una conversione che ci deve interrogare ogni giorno e che ci rende anche irrequieti, perché essere testimone non è sempre facile. Anzi.

venerdì 15 settembre 2023

Ci è affidata Maria ... che soffre ...

Ebrei 5,7-9 e Giovanni 19,25-27

Questo passo della lettera agli Ebrei ci fa comprendere qualcosa di quell'abisso di dolore: "Egli (...) offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte." E' un Gesù sensibilissimo quello qui descritto, in cui anche l'emotività è coinvolta e si esprime con "forti grida e lacrime". Ora, se il Figlio soffre a questo modo, cosa può essere il dolore di Maria, di sua Madre? Solo devozione?
La sofferenza non può essere fine a se stessa; quelle forti grida e lacrime esprimono un amore più grande per ogni uomo amato dal Padre. È in questa prospettiva che Maria unisce se stessa al dolore del figlio.

giovedì 14 settembre 2023

Esaltazione della Santa Croce

Numeri 21,4-9 e Giovanni 3,13-17

Così come agli Israeliti succede anche a noi quando siamo in difficoltà: non sopportiamo il viaggio – che è la nostra vita – e cerchiamo rifugio, o negli idoli o nelle lamentele, o in tante altre cose che ci avvelenano, come il morso di quei serpenti che a poco a poco ci fanno morire, spegnere il cuore. Questo spirito di stanchezza in noi cristiani ci porta anche a vivere insoddisfatti. Lo stesso Gesù, la stessa nostra fede, viene minata dall’interno e piano piano in noi muore la speranza, non vogliamo essere nemmeno consolati ma anzi, viviamo lamentandoci, viviamo criticando, viviamo insoddisfatti.
È solo il ribaltamento che rende possibile la vita nuova ...ma il ribaltamento è Gesù stesso.

PS … grazie a tutti per la preghiera e la vicinanza del cuore … 13.09.2023

mercoledì 13 settembre 2023

Essere nuovi ogni giorno

Colossesi 3,1-11 e Luca 6,20-26

La rigidità ci invecchia, ma la vita cristiana non è né rigida né vecchia.
Siamo già risorti con Cristo in forza del battesimo. Apparentemente, come per i Colossesi, il battesimo non ha cambiato nulla; in realtà noi viviamo, in maniera misteriosa, uniti a Cristo risorto. Ed è l’unione con Cristo, nel battesimo, che ci permette di diventare uomini nuovi, e non semplicemente la nostra buona volontà; ma è la continua conoscenza di Cristo che rende sempre possibile diventare nuovi.
Questa nuova vita diviene visibile quando le permettiamo di prendere forma e di vivere con sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza, e di dolcezza: L’amore di Cristo ci muove a vivere come persone nuove che attivamente perseguono l’unità e la riconciliazione. 

martedì 12 settembre 2023

Uniti a Cristo

Colossesi 2,6-15 e Luca 6,12-19

Prendiamo spunto da queste parole di Paolo per pensare alla fede che ci hanno trasmesso i nostri genitori e le persone che ci hanno accompagnato negli anni belli e complessi dell'adolescenza e della giovinezza; alla fiducia nella Provvidenza, all’amore vissuto in tante esperienze e relazioni, di coppia e come famiglia, come anche amore all'amico e al fratello. Ripenso ai valori cristiani che mi hanno donato con la loro testimonianza di vita ... e rendo grazie al Signore per questa eredità che ora cerco di vivere nella mia vita. Ecco che in Cristo, con Cristo e per Cristo: l’unione a Cristo ha uno scopo ben preciso: chi vive in lui non ha bisogno di altro, perché ha in sé tutta la pienezza di Dio.

lunedì 11 settembre 2023

Cristo in voi

Colossesi 1,24-2,3 e Luca 6,6-11

11.09.2013 iniziava il pellegrinaggio a piedi dall'antica Acri a Gerusalemme 

Il mistero che Paolo tenta di svelare ai Colissesi, non è altro che il progetto salvifico di Dio che ha, in Cristo, la sua piena realizzazione: Cristo annunciato, Cristo venuto quaggiù, Cristo che continua la sua opera nella Chiesa, Cristo nell'attesa del suo ritorno. Oggi, questa occasione di riflessione sulla lettera di Paolo ai Colossesi, ci aiuta ad approfondire la fede: in chi abbiamo posto la nostra speranza? Chi è il punto di riferimento della nostra vita? È una bella opportunità per dare ragione della nostra fede, prima di tutto a noi stessi, e per prendere consapevolezza del nostro coinvolgimento in questa salvezza ...

domenica 10 settembre 2023

Sciogliere e legare

Ez 33, 1.7-9; Sal 94; Rm 13, 8-10; Mt 18,15-20

Credo che tutti ormai lo abbiamo capito e imparato che la correzione fraterna è l’espressione più alta dell’amore vissuto tra di noi, tra gli uomini e le donne di questa nostra terra.
Con la correzione fraterna perseguo e suscito il raggiungimento del bene, perché non può essere fatta per rivendicazione, ed è qualcosa di più della riconciliazione e del perdono; il perdonare, riconciliarsi bisogna sempre farlo, correggersi rigenera nella relazione. 
Si potrebbe dire che con il perdono ristabilisce solo la metà della relazione di fraternità, infatti quando l’altro non accetta il perdono, questo resta solo a metà. Per cui fare in
modo che l’altro si ravveda è guadagnare il fratello, ed è la forma più alta d’amore.
Però la forma più alta d’amore è per tanti motivi molto difficile da attuare e realizzare.
Per fare correzione fraterna dobbiamo sentirci custodi dell’altro, senza pretese di cambiarlo ma ugualmente responsabili e custodi.
Ora entriamo più in profondità, ogni volta che singolarmente o in comunità vivo la correzione fraterna, in realtà restauro i legami, che in vario modo, e per diverse colpe  si sono lacerati. Quando un io e un tu recuperano un legame fraterno ricompongono un noi, quando riparano l’alleanza, il legame che si ri-crea è il mattone elementare della casa comune, della comunità, della Chiesa e del Regno di Dio.
Ecco allora che sono prive di senso certe espressioni che si sentono in bocca ai credenti, tipo: "ti perdono, ma con te non voglio più avere nulla a che fare".
Quanti atteggiamenti ipocriti e risentiti incancreniscono le nostre relazioni comunitarie.
È invece questo percorso di fraternità che ci deve fare sentire bene, e non monchi nelle relazioni. Il Signore è catturato dagli abbracci di vera fraternità, proprio quelli che qualche volta, almeno, ci hanno fatto meravigliosamente perdere il fiato.
Ora Gesù consacra la comunità non solo ad essere il luogo della correzione fraterna rigenerante ma pure come la condizione indispensabile per "legare e sciogliere".
Cosa intende per legare, cosa per sciogliere? 
Andiamo oltre a un concetto legalistico e farisaico; legare e sciogliere non è solo espressione di un potere che trascende la terra e raggiunge il cielo, sono convinto che sia Gesù che la comunità delle origini ponesse in queste parole un senso solo conseguente alla correzione e al perdono.
Quello stile di vita lega ogni credente sempre più a Cristo mediante l'esperienza quotidiana di fraternità. Ed è un legame che quando è attivato è per sempre. Sciogliere è un po' come liberare. Queste belle relazioni comunitarie devono di per sé essere anche liberanti da pesi e condizionamenti: sciogliere è rendere liberi nell'amore. Ma tutto questo sarà guadagnato a ciascuno per sempre, e non sotto condizione.
Il legare e sciogliere della Chiesa corrisponde alla comprensione della verità, e questa comprensione non può che derivare dal discernimento comunitario nell'esercizio di un amore fraterno, che libera dal peccato e dal male legando ogni uomo a Gesù Cristo.

sabato 9 settembre 2023

Cristo ha riconciliato tutti gli uomini

Colossesi 1,21-23 e Luca 6,1-5

Tutti siamo ammessi alla stessa eredità, membri del medesimo corpo e diventati creature nuove a immagine di Cristo, purché restiamo fermi e fondati nella fede, e irremovibili nella speranza del vangelo. E’ Cristo che ha preso l’iniziativa e che, attraverso la sua morte, permette agli uomini – pagani, stranieri, nemici – di cambiare la loro condizione davanti a Dio, rendendoli santi e immacolati.
Ora Cristo cosa chiede alla mia vita? Come posso, nel mio piccolo, essere ministro di salvezza? È possibile quando prendo coscienza che la strada è già stata tracciata da Cristo, a noi decidere di percorrerla per divenire, come Paolo, ministri di salvezza.

venerdì 8 settembre 2023

Dio nella nostra fragilità

Michea 5,1-4 e Matteo 1,1-16.18-23

Il profeta Michèa vive in un tempo di decadenza. Israele è diviso, in Samaria si seguono pratiche pagane; in Giudea vige una amministrazione corrotta. Situazioni di vita umana che ci riconducono alla consapevolezza che il cuore dell’uomo è tentato dall’illusione di essere Dio, di poterci sostituire a lui, e tutto perde di senso.
Michèa cerca di fare ricordare che c'è ancora un Dio che tra le varie vicende, anche quelle storte e di peccato, non cessa, nonostante la stanchezza e le minacce, di perseguire il proprio fine di salvezza; non indietreggia rispetto alla possibilità e occasioni per costruire il suo Regno.

giovedì 7 settembre 2023

Amare concretamente la comunità

Colossesi 1,9-14 e Luca 5,1-11

Paolo prega perché la comunità di Colosse sappia accogliere la verità del Vangelo, crescere nella fede e, conoscendo meglio Dio e la sua volontà. Paolo mette in evidenza che l’iniziativa è del Signore. Egli afferma infatti che i cristiani partecipano in questo modo alla «sorte dei santi nella luce». La preghiera di Paolo per i Colossesi è una supplica a Dio, mam lo è per tutte le comunità e per tutti i tempi.
E noi siamo capaci di supplicare Dio per le nostre comunità, per il nostro prossimo, per le nostre famiglie, ecc ... e i miei amici ...
La preghiera di Paolo è una supplica, che esprime l’affidamento delle persone care, cioè di chi nell'amore di Dio scopre come prezioso e importante.

mercoledì 6 settembre 2023

La grazia di essere comunità

Colossesi 1,1-8 e Luca 4,38-44

Paolo scrive questa lettera ad una concreta e reale comunità e dà inizio al suo scritto ringraziando Dio per la fede dei credenti di Colosse, fede fondata sulla verità del Vangelo. E’ Cristo, figlio di Dio Padre, il punto focale della lettera anche nella sua parte iniziale.
La lettera é indirizzata ai Colossesi ma, oggi potrebbe essere indirizzata a ciascuna nostra comunità: quale messaggio posso cogliere a partire dal saluto?
Oggi capisco che devo ringraziare per la mia comunità così com’è, che devo riconoscere e valorizzare la fede dei miei fratelli in Cristo, per sentirci tutti destinatari di una grazia.

martedì 5 settembre 2023

Figli della luce

1 Tessalonicési 5,1-6.9-11 e Luca 4,31-37

Qual'è la differenza tra i figli della luce e i figli delle tenebre? I primi vivono nel presente, abitano il tempo, liberi tanto da vincoli che da nostalgie del passato, tanto da sogni utopistici di un futuro ideale, vivono il presente, distinguendo ciò che è bene e ciò che è male, hanno fiuto per le tentazioni da rifuggire e per le occasioni da prendere al volo. I figli della luce amano la purezza, evitano che si diffonda in loro quel velo che distorce la realtà, e permettono alla Grazia di Dio di mantenerli lucidi e consapevoli di sé e del mondo circostante. Dopodiché sono sereni, e vivono senza ansia l’attesa del giudizio che sarà ... I figli delle tenebre sono preoccupati di tutto ...

lunedì 4 settembre 2023

Sedotti

 

Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27


"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà".

Questo perdere questo lasciare, quanto ci inquieta, ma è nella dinamica della seduzione, del lasciarci sedurre ...

Tutti sappiamo che prendere la propria croce su di sé, come invita a fare Gesù nel vangelo di oggi non è così facile. Gesù sa bene che noi, come i discepoli e come Pietro, abbiamo ancora molta strada da fare per riuscire ad andare dietro a lui. Ecco che di fronte a tanto timore, Gesù pone una condizione che sembra impossibile, ma che è necessaria: la croce.

Oggi, la tentazione è quella di voler seguire un Cristo senza la croce, anzi, ci impegniamo a proporre un Dio fatto secondo noi; ma Gesù ci ricorda che la sua vita e la sua via sono la via dell’amore, e non c’è vero amore senza il sacrificio di sé stessi. Essere disposti al sacrificio di noi stessi questa è la croce.

Forse è proprio per questo che oggi i credenti sono pochi ... è molti si dileguano e abbandonano la fede cristiana, nessuno vive con vera consapevolezza il sacrificio di sé stesso, anche solo nel dono all'altro e al fratello.

Ma come è possibile caricarsi della croce? Accogliere la logica della croce?

La croce è possibile solo nella logica della seduzione.

Signore mi hai affascinato, dice il profeta Geremia descrivendo la sua esperienza di fede: mi hai sedotto/affascinato e mi sono lasciato sedurre/affascinare.

Il termine deriva dal latino se-ducere e significa letteralmente "portare a sé", "condurre fuori dal retto cammino".

Ecco che la parola conserva una valenza negativa, tentare qualcuno a far qualcosa che non vorrebbe normalmente fare; ma porta con se anche un senso positivo l'affascinare.

Riconosciamo che Dio attira a sé persone di ogni lingua, razza e cultura, con il suo amore seducente e attraverso loro anch’essi hanno sedotto altri uomini e donne che li hanno seguiti, come ad esempio Chiara ha seguito Francesco.

Il solo fatto che molte persone in diversi luoghi e in diversi tempi si siano lasciate sedurre da Dio − non da una sua idea, da una sua immaginata o immaginaria presenza, ma da un appello concreto, da una reale chiamata − ci spiazza palesemente e dimostra quel Dio che parla nel profondo della nostra umanità, anche oggi.

Di qui la necessità di guardare dentro di noi per chiederci: “Dove mi trovo”? Da che cosa sono sedotto, dalle creature o dal creatore? Perché ho sete dell’invisibile e mi fermo a ciò che è visibile? Perché mi faccio sedurre da cose piccole e passeggere e non da Colui che è grande e perenne? Dio può interessarsi a me? Sono io davvero tanto importante per Lui?

Ci accorgeremo così che la nostra vita è un continuo oscillare tra le seduzioni del mondo e la seduzione di Dio che parla nel silenzio. La Sua seduzione, infatti, non ci priva mai del. dono della libertà. Infatti, la domanda di Gesù per ciascuno evolve inevitabilmente nel: "E tu, non potresti dare la tua vita per me?”.

Dobbiamo imparare nuovamente a lasciarci sedurre da Dio, da Gesù. Il suo invito è nella libertà di chi sceglie per amore di accettare il costo di amare, cioè il dono di se stessi.

Ecco che allora la risposta non potrà essere che dono, cioè offerta di sé, come risposta a colui che tutto ci ha dato, fino a morire per noi.

domenica 3 settembre 2023

Una speranza viva

1 Tessalonicési 4,13-18 e Luca 4,16-30

In questi versetti di 1 Tessalonicési, Paolo ci sfida a credere nella resurrezione .., a fare quel salto che permette di superare la disperazione nel confronto con la morte. D'altronde è evidente che la morte rappresenta per molti la tristezza che non si può vincere, dice infatti "... non siate tristi come gli altri che non hanno speranza". Ma la speranza in cosa? nella vita eterna? nella resurrezione dei morti? Ma noi a mala pena capiamo cosa significhi che i morti risorgono, e facciamo fatica ad immaginarci cosa ci sia dopo la morte. La Parola di oggi ci  vuole raggiungere, vuole arrivare dritta al cuore.. e con un messaggio chiaro e rassicurante, convincente, è una parola pacifica, che conforta: la speranza è il Signore Gesù Cristo morto e risorto.

sabato 2 settembre 2023

Un amare facile

1 Tessalonicési 4,9-11 e Matteo 25,14-30

Vivere in pace, occuparsi delle proprie cose e lavorare con le proprie mani. Per amare gli altri occorre partire da sé. Semplici azioni pratiche per una vita serena, e soprattutto per riuscire ad amare.
Credo proprio che Paolo dica chiaramente che, per imparare ad amare, occorre tradurre concretamente nella vita quella esperienza d'amore che la fede ci rivela: "siamo amati da Dio". Credere ed esprimere una tale consapevolezza significa perdere qualcosa del nostro comfort (egoismo, auto gratificazione) per mettere al centro il bene dell’amato, questo allenamento ci porterà ad essere fedeli nel piccolo per diventarlo anche nelle cose più grandi.

venerdì 1 settembre 2023

La santità del corpo

1 Tessalonicési 4,1-8 e Matteo 25,1-13

Paolo esorta ad astenersi dall’impurità, esorta a non lasciarsi dominare dalle passioni e a trattare il corpo con rispetto. Che parole anacronistiche, parole di un tempo che fu. Per il mondo di oggi la malizia e l’impurità  sembrano essere un valore aggiunto, mentre parole come castità e verginità risultano avere un senso quasi illusorio se non dispregiativo. Tutti facciamo i conti con il desiderio di felicita, ma è anche facile cadere nei surrogati di tale felicità, nell’impurità, ripiegare per avere attimi fuggenti invece che una vita. Dio ci ha chiamati alla santificazione, siamo chiamati alla felicità che non ha il sapore dei surrogati, ma è piuttosto un ascoltare quell’impulso, prenderlo seriamente, e scoprirvi un amore santo dono dello Spirito.