giovedì 30 novembre 2023

Sant'Andrea Apostolo

Romani 10,9-18 e Matteo 4,18-22

La Lettera ai Romani afferma che la "fede che viene dall'ascolto".  Con questa affermazione noi tutti siamo posti di fronte all'ascolto e di conseguenza alla chiamata che deriva dalla Parola di Dio. Senza l'ascolto la fede diventa fragile e inefficace. Quando ascoltiamosolo noi stessi, diventiamo aridi. Ecco all'ora che la chiamata della Parola non fa distinzioni e può essere accolta da tutti: "Non c'è distinzione tra Giudeo. La festa di oggi ci ricorda allora il dono prezioso della Parola alla nostra vita, al pari di Andrea. Un dono da non sprecare, ma che muove il nostro cuore e i nostri passi a comunicare il Vangelo, seguendo il suo esempio.

mercoledì 29 novembre 2023

Il giudizio ... evolve

Daniele 5,1-6.13-14.16-17.23-28 e Luca 21,12-19

Daniele dice al re Baldassar, senza mezzi termini, che egli ha servito déi che non hanno vita, che non hanno potere, che sono finti e senza valore. Gli dice anche che ha ignorato il vero Dio, l’unico vivo e vero, che ha potere sulla sua vita e sul suo destino.
Ora il re è di fronte alla sua resa dei conti. Anche per noi vi sarà il momento in cui ci verrà chiesto di come abbiamo speso la nostra vita, chi abbiamo adorato e chi abbiamo ignorato. Il Dio di Daniele, è un Dio potente e severo, che comunica le sue decisioni e non interpella gli uomini. Quanto è evoluta questa immagine nel tempo e nella storia. Come non affiancare all"immagine di Daniele quella che mi ritrovo nel cuore: un Dio misericordioso e paziente che perdona e che mi accetta anche nel mio limite.

martedì 28 novembre 2023

Vedere sognando

Daniele 2,31-45 e Luca 21,5-11

Il re Nabucodònosor fa questo sogno che gli lascia un grande turbamento; di fronte al fallimento di maghi e sapienti nel saper rivelare il sogno, Daniele chiede di nuovo aiuto a Dio, che gli rivela sia il sogno che la sua interpretazione. Grazie a questo affidarsi, Daniele salva se stesso e i suoi compagni. Dove la capacità umana è limitata e impotente, c’è chi scappa, chi si arrende e invece chi, come Daniele, con fiducia chiede aiuto a Dio, ed è capace di leggere i segni che il Signore stesso pone sul suo cammino ... è stupendo riconoscere che il Signore guarda  con i tuoi occhi.

lunedì 27 novembre 2023

Fiducia ripagata

Daniele 1,1-6.8-20  e Luca 21,1-4

La vicenda di Daniele mostra quanto sia importante fidarsi e affidarsi a Dio. A volte riusciamo a fidarci e lo lasciamo guidare le nostre azioni, tracciare la strada da percorrere. Daniele ci dice come occorre dare tempo a Dio, affinché possa mostrare la sua verità, possa mostrarsi presente attraverso gli uomini che si sono affidati a lui. Uomini che pur nella difficoltà hanno rischiato scommettendo sulla fedeltà di Dio. Il Signore ripaga ampiamente chi si affida a lui, restituisce a questi ragazzi il centuplo.

domenica 26 novembre 2023

Il regno fra pecore e capre

Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46

L’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato in questo vangelo non consente vie di fuga: "avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo, profugo, malato, in carcere e mi avete assistito". Non possiamo tirarci indietro davanti a una persona che ha fame: occorre darle da mangiare. Diversamente sarebbe una vigliaccheria.
Gesù ci dice che queste opere di misericordia non sono una teoria, ma sono testimonianze concrete. Obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare le sofferenze dei nostri fratelli tutti, indistintamente.
Ma questa parabola non è solo esortazione alla vera fratellanza, queste parole ci parlano ancora del Regno dei cieli è di come questo regno si realizza realmente quando noi riconosciamo Gesù e facendo nostri i suoi sentimenti, la sua volontà e il suo agire e compiamo quelle opere che realizzano il vangelo.
La cosa strana di questa "parabola", conclusiva del vangelo, è che si vuole dare una risposta alla domanda sul "quando si realizzerà questo regno". Ciò Che deve sorprenderci è che nessuno lo sa ... Ma ciò che sorprende in questa drammatica storia è che Gesù non è riconosciuto da nessuno.
Non lo riconoscono le pecore, cioè coloro che nonostante questa mancanza sanno realizzare le sue opere di misericordia.
Non lo riconoscono le capre, cioè coloro che hanno omesso di agire secondo il cuore di Gesù, non per colpa, non per rifiuto, ma per negligenza: hanno preferito altro.
Ecco allora che emerge un'evidenza: la realizzazione del regno dei cieli, così come emerge dalle parabole del regno, secondo Matteo, ha in Gesù, in Cristo l'unico riferimento necessario, l'unico criterio che realizza il regno e porta a compimento la nostra stessa vita.
Il centro del brano non è: Venite a me benedetti ...; e neppure: via lontano da me maledetti. Il centro del brano è il riconoscimento. Nessuno sa: Quando mai ti abbiamo visto?
Ecco che Gesù spiega come si concretizza il riconoscimento di lui indipendentemente dal tempo che scorre e dalla storia che si presenta sempre diversa e piena di novità: "ogni volta che l’avete fatto ad uno di questi più piccoli, l’avete fatto a me. Quindi il vangelo non è un semplice richiamo ma ci svela una concreta vicinanza di Gesù, il suo esserci concreto: perché se noi oggi lo vogliamo riconoscere, sarà solo nel più piccolo di tutti.
Ecco allora che il Signore in quel gesto di carità, nell'agire di misericordia realizza il regno e porta a compimento in noi e con noi la sua opera di salvezza, 
Ma facendo questo realizza anche pienamente la nostra umanità, diventando per ciascuno il re, il Cristo Signore del tempo e della storia, il centro della fede e il cuore del nostro amare.
Vi lascio questa immagine, questo esempio molto chiaro: quando Francesco d'Assisi, giovane e povero, cerca con tutto sé stesso come toccare, e stringersi a Gesù, abbraccia e bacia un lebbroso. È in quell'ultimo dei fratelli che troveremo sempre Cristo, il nostro Signore, il nostro Re, nell’ultimo degli uomini ... e ciò che facciamo all’ultimo è fatto a Lui.
Tra l’altro oggi riusciamo a capire che solo in questa relazione speciale con gli ultimi e con i piccoli, è salvata davvero l’umanità dell’uomo, vuol dire cambiare logica, vuol dire uscire dalla logica che crea gli ultimi, ed entrare nella logica dell’accoglienza; il bello è che sarà questa logica il criterio del giudizio su noi stessi, ora e per sempre.

sabato 25 novembre 2023

Proiettati nel domani eterno

1 Maccabei 6,1-13 e Luca 20,27-40

Antioco Epìfane, dopo un regno in cui riconosce di essere stato felice e anche benvoluto, ora si ritrova a morire depresso e solo. La memoria di ciò che ha causato a Gerusalemme e in Giudea non l'abbandono. Avrebbe potuto condividere con il suo popolo, un amore di servizio e di dono di se stesso, invece si è lasciato condurre dalla brama del potere che, come per tutti i monarchi della storia, è causa del loro fallimento umano. Impariamo anche noi a leggere le nostre vicende personali, a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo; vivere ogni giorno con il massimo impegno nel dare amore al mondo.

venerdì 24 novembre 2023

La storia è il mistero di Dio

1 Maccabei 4,36-37.52-59 e Luca 19,45-48

Anche in questi versetti che riportano l'eco di guerra, scontri e violenza, dobbiamo sforzarci di scoprire come il mistero della storia della salvezza, prende forma e nonostante l'iniquità umana dobbiamo riconoscere l'intervento di Dio, il suo esserci.
La piccolezza e la fragilità del popolo di Dio sono l’orizzonte nel quale si manifesta e si rivela la potenza del Signore.
È in questo strano orizzonte che va collocato la ricostruzione del tempio e del culto che in esso viene celebrato, da cui si comprende il mistero della storia come comunione d’amore tra il popolo del Signore e Dio che lo salva e lo chiama a Sé! Tutto dunque tende e aspira a tale comunione d’amore!

giovedì 23 novembre 2023

Le radici del chi sono

1 Maccabei 2,15-29 e Luca 19,41-44

Chi è Mattatìa? Certamente un uomo rispettato dal suo popolo, sicuramente influente per la sua rettitudine d’animo. Ma Mattatìa, padre di tanti figli, è altro, lui è la sua storia, la storia dei suoi padri, è la sua tradizione che continuava a seguire. Lui è colui che non rinnegava se stesso e la sua famiglia, e continuava a percorrere il cammino dell’alleanza dei suoi padri. Anche noi possiamo ripensare a Mattatia e alla sua vicenda, riflettendo che ciascuno è la sua storia, è i suoi antenati, è quella tradizione impressa nell'anima. Ciascuno ha come radici i valori di suo padre e sua madre, le storie che raccontavano i  nonni, la fede che è stata tramandata, io sono questo e se continuo a seguire questa strada, aiuterò chi verrà dopo di me a essere se stesso.

mercoledì 22 novembre 2023

Scene di martirio

2 Maccabei 7,1.20-31 e Luca 19 11-28

Ci troviamo come spettatori immersi in una scena di martirio di sette fratelli e della testimonianza della loro eroica madre. Siamo ancora altemoo di Antioco Epifane che mirava a estendere il culto delle divinità greche anche nella popolazione giudaica. Fu questo un momento terribile di persecuzione per tutti gli osservanti del culto ebraico e della Legge, secondo la tradizione dei padri, e di coloro che si opponevano con tutte le forze al processo di ellenizzazione pagana.
Riaccendi nel nostro cuore il tuo folle amore per il rischio, la tua incrollabile fiducia nella vita. Ridonaci la passione per la vera vita dell'uomo, l'ardimento di anteporre a tutto il compimento del tuo amore (Vanni).

martedì 21 novembre 2023

Testimoniare ... alla fine

2 Maccabei 6,18-31 e Luca 19,1-10

Siamo nel secondo secolo a.C., Antioco Epìfane impone il suo potere, il culto delle divinità pagane e la profanazione del Tempio. È il modo diretto e immediato per colpire al cuore la religiosità e identità di Israele: la fede in un Dio unico e l’intima unione con esso. È in questa cruda realtà che Eleàzaro accoglie il martirio con dignità coronando così la sua esistenza. Ormai sazio di giorni diventa testimone per il popolo d’Israele e in modo particolare per i giovani. Tale testimonianza arriva dopo una lunga vita di preghiera dove i giorni, gli anni, le vicende son trascorsi nella ricerca e nel cammino. Solo quando la vita diventa preghiera è possibile diventare testimoni e forse anche martiri.

lunedì 20 novembre 2023

Prove di globalizzazione

1 Maccabei 1,10-15.41-43.54-57 62-64 e Luca 18,35-43

Antioco Epìfane aveva iniziato con una decisione che all’apparenza poteva essere giusta per molti, ma dopo poco la situazione è degenerata. Sembra di essere ai nostri giorni, dove in nome di una globalizzazione universale tutto viene omologato; dove il mistero di Dio scompare nella negazione di ogni differenza.  Forse aveva perso la sua vera vocazione, il motivo del perché era al trono, non di certo perché era figlio di re, ma perché lui doveva rappresentare una guida, un esempio, doveva essere quel forziere di valori e regole che gli erano stati tramandati dall’intero popolo d’Israele. 

domenica 19 novembre 2023

Un talento di desiderio

Pro 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30

Spesso siamo di fronte a queste parole di Gesù chiedendoci: "Che cosa ne ho fatto dei doni che Dio mi ha affidato?"

Oppure ci viene chiesto di discernere tutti i talenti che ci sono stati dati ...

Ma perché a me solo pochi talenti e ad altri tanti di più?

Perché a me si, e a qualche disabile nulla?

In realtà sono giunto alla conclusione che non siano domande pertinenti col senso delle parole di Gesù rispetto a questa parabola ...

Sono convinto che Gesù stia ancora parlando del Regno dei cieli ... e in verità sta dicendo che ora in questo momento il Regno dei Cieli chiede di essere rendicontato. Il tempo è finito, cioè iltempo esprime il suo frutto ... e lui sta tornando …

Ma cosa significa far fruttare un talento? E' proprio necessario e perché?

Sono convinto che la parabola voglia suggerire invece queste domande, queste prese di consapevolezza ... o meglio questa scoperta del trascendente, del mistero ...

Ma cosa me ne faccio di Dio? Di tutto quanto Dio mi affida?

Posso vivere senza di Lui?

Cosa cambia nella mia vita se Lui c'è?

Se nella mia esistenza c'è il suo donarsi a me?

Questa parabola non è una favola, ma proviamo proprio a pensare come se Gesù, ora,  in questo nostro tempo, ci chiedesse di rendere conto del dono di Dio che ci è stato dato. Il dono di Dio ... Dio stesso, tutto sé stesso, la totalità della sua ricchezza, la sua stessa vita, il suo stesso amare ...

Quei talenti, non sono delle doti umane da fare fruttificare, ma è Dio stesso che si dona a noi, ... e io ... cosa ne faccio?

Credo che l’affidamento di questo “talento” ci sia stato dato nell'esperienza del desiderio, nel desiderare dell'umano, nel desiderio di Lui.

Ecco allora: "Cosa ne ho fatto; cosa ne sto facendo dello spazio esistenziale del desiderio di Dio".

Con il termine “desiderio”, possiamo abbinare: la voglia del momento, ma forse non è questo il desiderio nella sua accezione più vera. Oppure il desiderio come conseguenza di un bisogno ... anche in questo caso siamo lontani dalla genesi del desiderio. oppure possiamo legare il desiderio a un senso di pienezza che non si realizza, uno slancio verso un compimento, una attesa di pienezza non conclusa. Ecco questo già mi piace di più!

La parola "desiderare" viene dal latino: de-sidus, che significa “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, cioè la mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita. Ecco che il desiderio evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Una persona che non desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta.

Ecco che nella parabola il desiderio ha a che fare col dono di Dio, la scoperta del talento come ciò che può dare pienezza alla nostra vita.

"(...) A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. (...) Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro."

E li regola in uno strano modo, infatti quanto uno “guadagna” nella vita, facendo fruttificare il seme di vita eterna che il Padre ha messo in ciascuno, quello rimane suo. Nessuno restituisce i talenti, nessuno consegna il ricavato.

Dio non ci toglie ciò che di bello è cresciuto nella nostra vita grazie al suo dono.

Lui non ci dà i suoi doni per richiederceli indietro aumentati, ma perché la sua presenza nella nostra vita cresca insieme a noi, e perché crescendo, ci porti all’incontro con Lui.

Ecco allora che diventa importante chiederci: Come ho custodito realizzato il desiderio, il mistero che mi è stato affidato?

“Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (...)”. 

I primi due hanno capito e osato, il terzo ha avuto paura e ha seppellito la sua vita: non ha dato al desiderio lo spazio per realizzarsi, non ha avuto cura del desiderio.


sabato 18 novembre 2023

Incontro al mistero

Sapienza 18,14-16;19,6-9 e Luca 18,1-8

"Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo.. si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio.. toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra". Perché questi versetti sono così importanti? Perché il senso di queste parole l'abbiamo trasferito al Natale! Certo facendogli assumere un significato tutto suo: infatti, quella parola di Dio che giunge sulla terra non più come condanna, serve alla tradizione cristiana per vedervi l’annuncio della nascita di Cristo: ... mentre "la notte era a metà del suo rapido corso", ovvero a mezzanotte ... Ma tutto questo non è una favola di Natale, ma é l"eco di come il mistero che é Dio, impatta la nostra umanità, e come questa rinasce grazie a questo incontro.  

venerdì 17 novembre 2023

La sapienza è nelle "cose"

Sapienza 13,1-9 e Luca 17,26-37

La Sapienza traccia la via per arrivare a Dio: nella contemplazione della creazione, Dio, pur invisibile e inaccessibile, si lascia intuire nella bellezza e potenza delle creature di ogni genere. Lo stupore nel contemplare il cielo, le stagioni, gli animali, i paesaggi, l'uomo... va educato a non fermarsi lì e scambiare per divine le creature, ma ad andare oltre se stesso e divenire conoscenza, penetrazione del mistero di Dio. Possiamo credere in Dio senza averlo mai visto, ma riconoscendolo nello specchio che siamo noi e la creazione. Dio rispetta l'uomo, egli vuole da parte nostra un'adesione libera; non ci vuole porre nella necessità forzata di credere in lui. Ma è lo stupore la via privilegiata della Sapienza per condurci al Creatore.

giovedì 16 novembre 2023

La sapienza in me

Sapienza 7,22-8,1 e Luca 17,20-25

Accostiamoci alla Sapienza; prima di tutto cogliendo la differenza tra il sapere e la sapienza. Il sapere è accumulo di idee e conoscenze acquistate, il sapere serve all'uomo per vivere nel quotidiano. La sapienza è dono dello Spirito Santo. A volte nella Bibbia la troviamo del tutto assimilata ad esso. Lo Spirito è infatti la Sapienza stessa di Dio Padre che si incarna tra noi, è Cristo Gesù. Oggi potrei rileggere, anche più volte, questo testo, facendo mia una qualità dello Spirito, in modo che lo Spirito penetri in me con tutta la sua possibilità di essere Sapienza di Dio.

mercoledì 15 novembre 2023

Chi ha potere ascolti la sapienza

Sapienza 6,1-11 e Luca 17, 11-19

Questi primi versetti sono l'inizio della seconda parte del libro, sono un invito a ricercare la Sapienza di Dio, “amica degli uomini”, così da "bramate, pertanto, le mie parole,
desideratele e ne sarete istruiti". In questa seconda parte la Sapienza si rivela come la presenza di Dio nel mondo e nell’uomo, si manifesta come possibilità di condurre quest’ultimo sulle vie di Dio. Il riferimento particolare oggi è per alcuni ruoli di potere, ma in senso più ampio per chiunque esprime una qualche responsabilità. Sembra che l'autore voglia dire che più alta è la responsabilità, maggiore deve essere l’impegno di “ascoltare …comprendere … imparare".

martedì 14 novembre 2023

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio

Sapienza 2,23-3,9 e Luca 17,7-10

Il brano del libro della Sapienza ci invita a pensarci nelle mani di Dio, il quale ci ha creato come un artigiano. Ci ha dato la salute eterna (eternità). Sono mani che ci accompagnano nella strada della vita. La Sapienza ci rivela come Dio "ha creato l’uomo per l’incorruttibilità". Egli "ci ha fatto e lui è nostro Padre". Ci ha fatto belli, ma "per l’invidia del diavolo, è entrata la morte nel mondo". La morte è la conseguenza dall'invidia per la nostra bellezza; per la nostra relazione particolare con Dio creatore. Tutti facciamo o faremo esperienza della morte, però sappiamo di essere nelle mani di Dio. Mani che ci accompagnano, ci accarezzano con forte tenerezza anche quando dovrebbero rimproverarci.

lunedì 13 novembre 2023

Educati dalla sapienza

Sapienza 1,1-7 e Luca 17,1-6

«Amate la giustizia, voi giudici della terra», con queste parole si apre il ibro della Sapienza. Ma chi è a pronunciare queste parole iniziali? Con ogni probabilità l’ultimo libro dell’Antico Testamento è opera di un ignoto ebreo appartenente alla diaspora, alla dispersione del popolo d'Israele.
Cosa significa “sapienziale”? Si intende, quella letteratura diffusa in tutto l’antico oriente che mette in evidenza un sapere saggio e buono rispetto alla vita quotidiana, oltre che al modo di comportarsi di Dio.  Cosa s’intende davvero con questa parola?  Ecco, potremmo definirla come l’arte del “saper vivere bene” e la ricerca di Dio.

domenica 12 novembre 2023

Ricevete la luce di Cristo

Sap 6,12-16; Sal 62; 1 Ts 4,13-18; Mt 25,1-13

Che carogne… verrebbe da dire ad una prima lettura della parabola. Anziché condividere un po’ d’olio e permettere alle altre di entrare, se lo tengono egoisticamente tutto per loro!
Cerchiamo di dare una simbologia a questi segni. Il giorno del nostro battesimo ci è stata affidata una candela accesa la luce di Cristo, quella è la luce che illumina con la fede la nostra vita ... 
Ricevete la luce di Cristo.
A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare.
Abbiate cura che il vostro bambino/a, illuminato/a da Cristo, viva sempre come figlio della luce; e perseverando nella fede, vada incontro al Signore che viene, con tutti i santi, nel regno dei cieli.

Credo che queste parole ci permettono di capire che l'olio della lampada non si può prestare e neppure vendere e comprare ...
Essere saggi significa essere vergini che usano del tempo presente alla luce della fede di cristo, con perseveranza e vigilanza, con il cuore pieno di desiderio dello sposo ... desiderio di lui, alimentando questo desiderio, con la fede in Lui, vivendo il tempo presente in quella comunione di relazioni buone che deve essere la comunità cristiana ... la Chiesa di Gesù; con la speranza della vita vera e con l'amore che riempie il tempo presente e ci anticipa la pienezza della nostra esistenza: fatti di amore, per amare e per essere nell'amore.
Essere stolti, ovvero pazzi, significa essere cristiani battezzati che non si prendono cura della loro luce di Cristo. E 
che nell'immediato si aggrappano con insistenza, a riti e, sacramenti, o anche formule di preghiera solo per un senso di dovere o per conformarsi ad una tradizione ... senza avere nel cuore il desiderio dello sposo, senza desiderare Cristo.
Abbiamo una vita sola, che è quella che stiamo vivendo, e tutti e tutte, prima o poi, ci assopiremo, come le dieci vergini del Vangelo. Ciò che abbiamo vissuto durante la nostra vita, sarà l’olio che ci accompagnerà a questo incontro. Per questo nessuno ce lo può dare: ciascuno/a di noi è responsabile di ciò che fa. Della cura che ha della luce di Cristo in se stesso.

Ecco un grido in questa notte del mondo: arriva lo sposo andategli incontro! 
Uscire incontro allo sposo è bello ma non è da innamorate uscire senza il desiderio di vedere in volto: uscire senza sapere di voler conoscere e riconoscere quell’amore che ci sta per sposare.  Va bene uscire, va bene uscire vergini, cioè spogliati del proprio egoismo per riempirsi solo di Gesù, ma con la luce dello Spirito per riconoscerlo, con l’olio dell’amore che faccia ardere la nostra fede e ci faccia dire: “È lui “ quando lo incontriamo.
Incontrare Gesù fa di noi persone che, dice papa Francesco: “E il cristiano è un uomo o una donna che sa vivere nel momento e che sa vivere nel tempo". Il momento è quello che noi abbiamo in mano adesso: ma questo non è il tempo, questo passa! Forse noi possiamo sentirci padroni del momento, ma l’inganno è crederci padroni del tempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio! Il momento è nelle nostre mani e anche nella nostra libertà di come prenderlo. E di più: noi possiamo diventare sovrani del momento, ma del tempo soltanto c’è un sovrano, un solo Signore, Gesù Cristo”. Lo sposo andiamogli incontro.

sabato 11 novembre 2023

Saluti

Romani 16,3-9.16.22-27 e Luca 16,9-15

Quanta gente ha conosciuto Paolo... le comunità che l'apostoo ha incontrato o generato, sono composte di uomini e donne, giudei e gentili, schiavi e liberi, con storie e ruoli diversi. Così anche la comunità di Roma è una realtà ricca di persone con vocazioni diverse. Questo elenco di nomi non può non ricordarci come le nostre comunità siano composte di uomini e donne, ognuno con i propri carismi e, diremmo noi, anche con i propri difetti. E comunque, sono queste persone che formano la comunità. Se le nostre comunità sono formate da persone, dobbiamo essere vicini a tutte le persone della nostra comunità.

venerdì 10 novembre 2023

Cristo sopratutto!!!

Romani 15,14-24 e Luca 16,1-8

Paolo chiude la lettera ai Romani parlando di sé, mettendo a nudo le sue intenzjoni: le mie parole vengono da Cristo Gesù che è quel “vangelo di Dio” che vi ho annunciato. Ribadisce che il suo “vanto” sono soltanto nelle «cose che riguardano Dio».
Conclude affermando che si è impegnato a portare il suo annuncio, da Gerusalemme all’Illiria e ovunque fosse arrivato dimostra di aver cercato di annunciare a tutti la buona novella. Per “tutti”, intendiamo proprio tutte le persone che ha incontrato; annunciando con estrema umiltà e portando sempre Cristo, non se stesso.

giovedì 9 novembre 2023

Virtù del Tempio di Dio

Ezechiele 47,1-2.8-9.12 e Giovanni 2,13-22

Oggi leggiamo un brano criptico e pieno di visioni allegoriche, tipiche della tradizione ebraica dei grandi profeti. Quando Ezechiele trascrive questo brano, il popolo di Israele sta vivendo i giorni più cupi della deportazione. È in questo contesto storico che si colloca questa visione che parla del futuro: dal Tempio scorre verso oriente un rivolo d’acqua. Ovunque quest’acqua divina porterà la vita, non è qualcosa di confinato nel Tempio, ma è una forza trascinante che nasce dal tempio per riportare vita, anche dove sembrava impossibile. La deportazione è esperienza di aridità e di morte, ma Dio promette l'acqua che porta salvezza, dissetarsi è vivere in noi la salvezza.

mercoledì 8 novembre 2023

Amare proprio tutti????

Romani 13,8-10 e Luca 14,25-33

Paolo arriva alla sintesi della Legge e del Vangelo, dell'Antico come del Nuovo Testamento: l’amore degli uni per gli altri. Legando questo testo con i primi versetti del capitolo, possiamo affermare che Paolo sta in qualche modo parlando di relazioni che abbracciano tutto il nostro orizzonte umano: l’amore del prossimo diventa la ragionevolezza ogni legge, di ogni autorità, di ogni “servizio” laico e credente, civile e religioso. L’assoluto del comandamento rende superflui tutti i distinguo che possiamo ammettere. Attenzione, non dobbiamo fare distinzioni: il prossimo non è solo “il mio fratello” ma anche “lo straniero”, anzi “tutti i miei fratelli e tutti gli stranieri”.

martedì 7 novembre 2023

Comunità reale o ideale?

Romani 12,5-16 e Luca 14,15-24

Perpa è essenziale e non trascurabile il modo di vita, di sentirsi e di agire di una comunità di discepoli di Cristo. Già nella prima lettera ai corinzi aveva parlato dei diversi carismi e dell'essere membra di un unico corpo. Ora, in Romani, ribadisce come ciascuno ha un ruolo diverso, ma la relazione con Cristo rappresenta il nucleo centrale, quello che regola ciascun membro a tutti gli altri.  L’amore è la fiamma che deve illuminare la fraternità. La fraternità deve animare ogni gesto; la fraternità è il cuore dell'umiltà. Tutto quello che facciamo nella nostra giornata, deve essere sempre impregnato di fraternità e di umiltà.
Cerchiamo di vivere questa giornata, con questi atteggiamenti. Amen.

lunedì 6 novembre 2023

Tra disobbedienza e misericordia

Romani 11,29-36 e Luca 14,12-14

Alla fine del discorso dedicato nella lettera ai Romani sul rapporto con Israele, Paolo conclude dicendo che: Dio è imparziale con tutti. L’orizzonte in cui ci si deve porre per “guardare” è lo sguardo di Dio che supera i limiti e i confini di un solo popolo. Alla sensazione di smarrimento iniziale tutto si riversa nella fiducia verso il disegno di Dio: lodiamo Dio che non abbandona nessuno, che vigila su tutti, che non fa distinzioni di nessun genere. Diamo lode a Dio che tutti ha "rinchiuso nella disobbedienza per usare la misericordia".

domenica 5 novembre 2023

Servire è da grandi

Ml 1,14b-2,2b.8-10; Sal 130; 1 Ts 2,7b-9.13; Mt 23,1-12

Come potranno le persone desiderare e pensare di entrare nel Regno, se coloro che ne hanno la possibilità di accedervi si ostinano a rimanere fuori, o a impedirne l'ingresso ad altri? È un problema serio.
Gesù usa parole molto dure nei confronti di chi crea scandalo e ostacolo e ne impediscono l'ingresso.
Le sue parole sono rivolte a tutti: il male, la cecità, la presunzione, la falsità e tanto altro forse abita anche nel nostro cuore.
Ma ciò che mi tocca maggiormente è l'espressione conclusiva del vangelo di questa domenica, riguarda il come essere grande, essere servi!
Per molti anche oggi essere dei grandi significa essere persone importanti, con un ruolo pubblico, persone che in un qualche modo hanno un potere. Ma è questa la vera grandezza?
Gesù dice di no. La grandezza di una persona non si misura, per il potere che esercita, o per il prestigio che raccoglie, e neppure per quello che dice e neanche da quello che fa. Si possono fare e dire cose buone e belle, ma se, tutto ciò che si fa è per il proprio vanto e per il proprio compiacimento. questa non è una vita grande.
Gesù è molto esplicito, egli dice che la vera grandezza è quella di chi sa mettersi al servizio degli altri, per cui una vita si misura dalla capacità di servire: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”.
Ecco ora la seconda domanda: Ma chi è il servo?
Il servo è colui che si assume il peso degli altri, colui che lo porta su di sé; non è chi lega pesi alla vita dei fratelli.
Il servo è colui che slega i pesi della vita dei fratelli e se li carica su di sé, cioè, servo è chi aiuta a portarli i pesi.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo ... Servire è una esperienza grande!
Una esperienza che ci fa grandi e ci coinvolge nel realizzare un'opera straordinaria: accogliere il mistero di Dio in questo mondo.
Abbiamo mai pensato che servire occorre fare quello che fa Gesù nel Vangelo? Ma è quello che quotidianamente molte persone tra noi fanno in questa parrocchia investendo energie, fantasia e tanto tempo prezioso per rendere sempre più viva e giovane la nostra comunità cristiana.
Quindi, chi può fare questo?
Direi che può fare questo chi non ha bisogno di apparire di più di quello che è. Chi ha capito le parabole del Regno e non esita a lavorare nella vigna, e quando siamo invitati al banchetto delle nozze si coinvolge senza esitare, per rendere con la disponibilità ad amare, la vita bella, una festa!
Per Gesù, l’unica cosa che ci libera dalla vanità di essere come scribi e farisei è proprio il metterci al servizio degli altri, è servire cioè vivere amando i nostri fratelli. Tutto sommato è come se legassimo noi agli altri non per essere dei pesanti fardelli, ma per sostenerci amandoci.
Un discepolo di Gesù sa che la vita vera comincia quando scendiamo dalla cattedra su cui a volte ci installiamo, e proviamo a stare nella vita come persone capaci di sporcarsi le mani e di farlo insieme a tutti gli altri, per tutti gli altri, alla scuola dell’unico Maestro, il cui giogo è soave e il cui peso è leggero.
Credo che Gesù alla fine l'abbia sparata molto grossa, perché noi a fatica siamo disposti a essere servi. Ecco che ogni giorno occorre confrontarsi e aderire a colui che è l'Unico Maestro, per cui: "Chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; chiunque fra voi vorrà essere primo, sarà vostro servitore".

sabato 4 novembre 2023

Provvidenziale disobbedienza

Romani 11,1-2.11-12.25-29 e Luca 14,1.7-11

La nostra razionalità e logica che poniamo  nell'interpretazione delle vicende storiche e della realtà va in crisi rispetto a ciò che Paolo afferna circa il rapporto tra Dio e Israele. Ma d'altronde sia lui che noi ormai abbiamo compreso che Dio trasforma anche la disobbedienza in provvidenziale via di salvezza. Questo sia per il popolo di Israele che per i pagani: tutti saranno salvati. La misericordia di Dio è capace di un movimento trasversale che si espande da un soggetto all'altro, utilizzando l’obbedienza e la disobbedienza! Nella nostra giornata, nella nostra vita tanti sono i momenti di caduta, di frustrazione, ma Dio c’è sempre: noi non capiamo le logiche divine, ma dobbiamo stare certi che Dio ci è sempre vicino anche nei momenti di caduta; anche questi momenti ci avvicineranno al nostro Signore. 

venerdì 3 novembre 2023

Fratelli tutti ... eggià, senza eccezioni!

Romani 9,1-5 e Luca 14,1-6

Paolo mostra un cuore grande, finalmente emerge il suo spessore umano, egli darebbe sé stesso per i suoi fratelli.
Chi sono i fratelli per Paolo? La sua famiglia di sangue e di carne che implicitamente include le alleanze, la legislazione, il culto e le promesse, ma forse dobbiamo andare oltre, ormai per Paolo i fratelli sono tutti coloro che si riconoscono non nel legame di sangue, ma all’“adozione come figli” da parte di Dio. Se guardiamo con sguardo “da fratelli” tutti coloro che incontriamo nelle nostre giornate, riusciremo finalmente anche noi a riconoscere negli altri, in tutti gli altri, i nostri fratelli.

giovedì 2 novembre 2023

Commemorazione dei defunti

Giobbe 19,1.33-27

Nonostante il suo lamentarsi, Giobbe mostra la sua certezza di ricevere giustizia da Dio. La fede lo proietta verso un’altra vita, nella quale potrà contemplare Dio e, quindi, non potrà che essere gioiosa e fatta di una gioia “nuova” e piena. Si tratta di un uomo ancora nella sofferenza, ma che custodisce in sé anche la speranza che lo consola dei mali che sta subendo. Tra le righe del testo si percepisce una logica retributiva: tanto faccio e tanto riceverò. In fondo molti di noi ancora sono persuasi che questa possa essere la logica di Dio. In realtà non c’è questa corrispondenza, perché l’amore di Dio è per definizione un amore puro e quindi gratuito.
A noi la sfida di non cadere nella logica di Giobbe, e se pur dovesse accadere, restare saldi nelle certezze dettate dalla fede.

mercoledì 1 novembre 2023

Tutti i Santi ... possibili

Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12

È possibile essere Santi oggi? O a maggior ragione occorre esserlo per contrastare un mondo di odio e ipocrisia?
Oggi parlare di santi, e di vocazione alla santità sembra un assurdo controsenso.
Oggi in un tempo in cui stiamo assistendo alla legittimazione di un conflitto, che da qualsiasi parte si voglia, esprime solo il sommarsi di disumana follia e crudeltà inaudita.
Quello che possiamo dire senza ombra di dubbio è che il male c’è, e si serve proprio della nostra umanità per dare il "meglio" di sè.
Anche Gesù ha sperimentato il male che si genera attraverso l'umano; ne è stato vittima innocente: il male ha segnato la sua carne, nello stesso modo in cui il male segna oggi la carne di ogni suo fratello e sorella in umanità.
In questo giorno, che per noi è unico e speciale, la liturgia ci da la possibilità di aprire una finestra sul cielo e di entrare in quel mistero di amore che ci lega a Dio Padre ai suoi figli e che si rende evidente nella vita compiuta dei figli di Dio.
Oggi questo mistero di amore trova voce nella solennità di Tutti i Santi e ci fa incontrare le parole del vangelo delle Beatitudini. Queste otto parole più una, sono davvero sconcertanti e ci rimandano la domanda sulla loro credibilità.
Sconcertanti perché ci parlano di una felicita che con fatica riusciamo a pensare vera, e contemporaneamente ci offrono lo sguardo di Gesù sulla nostra fragilità, sui nostri limiti e sull'esperienza umana del male.
Credibilità perché pronunciate da un uomo (il figlio di Dio) che in verità le ha vissute e sperimentate umanamente in sé tutte: dunque questa è davvero il vangelo che ci incontra e che vuole dare speranza e verità alla nostra vita.
Oggi di fronte a ciò che accade e a cio che viviamo, abbiamo bisogno che la parola di Dio risuoni ancora e sia capace di fare emergere la nostra verità  piu autentica. Queste parole di felicità e di riuscita hanno origine nella vicenda umana di Gesù, e devono trovare ancora e di nuovo pieno e concreto compimento nella nostra eistenza.
Abbiamo bisogno di riempire noi stessi della forza di queste parole, per non essere preda di un male assurdo e riempiti di odio e di ipocrisia.
Odio verso i nostri fratelli, anche se non di fede, ma pur sempre fratelli in Abramo e figli dell'unico Dio e partecipi del mistero di salvezza che tutti e tutto coinvolge. Ipocrisia di un modo che ci riempie di illusioni, e trasforma la verità in favole e che banalizza il male riducendolo a una carnevalata tra dolcetti e scherzetti.
Oggi le beatitudini sono le uniche parole che hanno la forza di raccontarci che la nostra umanità non solo attende una felicità futura, ma che è fatta per realizzarla nella vita reale e concreta; la vita nostra e la vita del fratello in umanità, anche se di diversa fede. Parole che testimoniano una felicità possibile e profonda, che appartiene al nostro essere uomini e donne.