domenica 26 febbraio 2023

All'origine la tentazione ... di essere IO

Gen 2,7-9; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4, 1-11

Che cos'è la tentazione? L'immagine del vangelo ci aiuta a capire noi stessi e come agisce la tentazione in noi. Il Diavolo, che possiamo intenderlo sia il male in senso personificato come anche il male in sé stesso ... quel diavolo, quel satana divisore, quel male che ci logora e assedia da dentro ... Ecco proprio Lui, prende Gesù e lo pose in alto, sopra il pinnacolo del Tempio ... dal pulpito più altro della sacralità, si vede tutta Gerusalemme ...
Allora il diavolo disse a Gesù: “Tutto questo è mio! Tutto sarà tuo se ti inginocchi davanti a me!”.
Ma queste parole come anche tutte le altre parole del diavolo non sono vere.
Il diavolo è un abile seduttore ... attenzione perché ciò che è diabolico - o del diavolo - seduce ...
Anche con Adamo ed Eva, il diavolo - il serpente - ha incominciato a parlare con quella voce dolce, e seducente, dicendo che il frutto "era buono da mangiare".
Ma il diavolo è molto di più di un seduttore, egli è il padre della menzogna, è il nostro male, è il male che si genera anche in noi. Lui genera menzogne, è il vero truffatore della nostra vita. Di mestiere fa il truffatore!
Così come ad Adamo ed Eva, voleva fare credere che solo mangiando dell'albero sarebbero diventati come Dio, allo stesso modo, il serpente si rivela in ciò che è, è inganno nella nostra esistenza.
Ad Adamo ed Eva l'ha venduta come la possibilità di conoscere e di essere come Dio, di possedere la vita piena, ma in quel modo li ha truffati, ingannati ... li ha rovinati. La stessa cosa il diavolo, avrebbe voluto farla con Gesù ... E oggi lo fa con noi ... con i suoi discepoli.
Dove si nasconde oggi la minaccia del Diavolo ?
La tentazione più grande che oggi ci minaccia è quella di pensarci persone di fede ma nella solitudine di noi stessi. Essere cristiani senza Chiesa, cristiani senza comunità. Essere cristiani indifferenti, autoreferenziali, auto-salvati.
E' la tremenda tentazione di non essere comunità, di non voler essere Chiesa; la tentazione di impoverire e svuotare le relazioni, al punto di non sentire gli altri come necessari; la tentazione di pensare inutili i gesti che generano vicinanza, accoglienza, affetto, famigliarità e fratellanza.
Questa tentazione ci porterebbe ad essere tutti contro tutti, pur se vicini gli uni gli altri.
A questo punto però occorre chiedersi: “Come posso fare per non lasciarmi ingannare dal diavolo?”
L’atteggiamento giusto ce lo insegna proprio Gesù: “mai dialogare col diavolo!”
Dice il papa: "Che cosa ha fatto Gesù col diavolo? Lo scaccia da sé, non si mette a fare un dialogo. Gesù non ha mai usato una parola propria perché era ben consapevole del pericolo di dialogare col demonio. E così nel suo rispondere, Gesù, si è difeso con la parola di Dio”. Così facendo, Gesù ci dà l’esempio: mai dialogare con lui; non si può dialogare con questo bugiardo, con questo truffatore che cerca la nostra rovina. Non possiamo e non dobbiamo scendere a compromessi, non possiamo dialogare con la nostra ipocrisia, con i nostri tentativi di giustificare noi stessi e le nostre scelte che non sono coerenti col vangelo.
Oggi è estremamente evidente la tentazione di non dare valore al NOI.
Una comunità è un insieme di persone che sentono di costituire un “noi” fatto di legami, di dialoghi, di comunicazione, di condivisione di pensieri, di preoccupazioni, di sogni e esperienze.
Quando si vedono celebrazioni eucaristiche (le Messe) in cui le persone sono sedute le une accanto alle altre senza alcuno scambio personale, senza sapere chi è colui o colei che siede accanto, lì manca il soggetto principale: una comunità che celebra insieme; quella si riduce a una aggregazione spirituale che veicola l’idea che la Chiesa è un erogatore di servizi liturgici per un culto individuale, un grande supermercato.
La nostra comunità deve invece garantire un riconoscersi reciproco, un sapere e custodire e includere gli uni gli altri, solo in questo modo cesserà di essere una comunità anonima; ma ogni persona si sentirà riconosciuta, valorizzata e ritenuta capace di dare il proprio contributo per la comunità e comincerà a sentirla come propria. Nasce in questo modo il senso di appartenenza fatto di legami di comunione; una appartenenza fatta di relazioni, ma di queste relazioni ... io ... ciascuno di noi ha la chiave. A noi la possibilità di sfuggire alla tentazione di chiudere ... di chiuderci dentro, lasciando gli altri fuori …

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