domenica 28 aprile 2024

Il mare che è Dio

1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 11,25-30

Santa Caterina

Conoscere Dio, conoscere il Pdre non è una estenuante conquista intellettuale, ma semplicemente un dono da accogliere e solo un cuore umile entra in questa relazione di reciproca conoscenza. Oggi facciamo memoria di una campionessa di umiltà: Santa caterina da Siena, che sia lei a dirci come le siano state rivelate le cose di Dio. La Santa Patrona d'Italia ha paragonato il mistero del Dio uno e trino al mare… un mare sconfinato e profondo, dal quale attingere conoscenza e vita: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e, quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti!".

Vita da tralci ... vita da discepoli

At 9, 26-31; Sal 21; 1 Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

Portare frutto sembra essere la costante di questo vangelo, ma anche della vita cristiana, cioè dell'essere discepoli. Ma poi, portare quali frutti? I miei frutti? I frutti che produco se Gesù è unito a me? E di che frutti si tratta?
Si perché essere cristiani per molti è seguire delle regole e dei precetti religiosi, ma essere discepoli é altra cosa, è innanzi tutto avere coscienza di essere in una relazione reciproca e viva con Gesú, col maestro.
Questa differenza mette in evidenza l'impossibilità di portare frutto seguendo e obbedendo a delle regole, mentre il frutto è conseguenza della gioia dell'amicizia.
Vogliamo portare frutto? Ma cosa significa e come si fa?
Tutta la relazione tra la vite e i tralci ha questo fine, questo obiettivo: portare frutto.
Il termine “frutto”, ricorre cinque volte, e questa frequenza evidenzia la sua importanza: l’agricoltore ha cura della vigna, la pota, se ne prende cura ma il fine di tutto questo non è tanto il benessere della pianta, quanto il frutto che intralci porteranno ...
Si perché sono solo i tralci che portano frutto. E se un tralcio non porta frutto significa che manca qualcosa ... come minimo manca quella linfa della vite che lo rende vivo.
Alla luce di questa immagine la nostra esistenza  acquista chiarezza, acquista senso e significato.
Ciascuno di noi desidera che la propria vita non sia sterile, ma che porti frutto; desideriamo che la nostra vita abbia un senso compiuto, abbia consistenza, e soprattutto che la nostra vita non finisca con noi.
Ebbene, quando e come accade tutto questo? E anche: quando e come non accade?
Un elemento da tenere presente, ma che non basta da solo è il nostro desiderio di realizzare una vita bella e feconda, occorre riconoscere anche e insieme  il desiderio di Dio che precede il nostro e lo accompagna. Dio desidera per noi una vita buona, proprio come ogni padre lo desidera per i suoi figli.
Oltre il desiderato, Gesù ci dice che occorre rimanere: un tralcio non può far frutto da solo, senza una vite che lo faccia vivere. Se la nostra vita si lega a dei precetti religiosi, sarà solo un continuo giudizio, ma se è unita a Gesù sarà una vita piena dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri, delle sue parole ... rimanere significa stare in quei sentimenti, pensieri e parole, significa abitarli ... non passarci sopra o accanto, ma possederli come uno spazio vissuto abitato. 
Ecco che emerge una condizione particolare della vita cristiana: essa cresce quanto si diventa accoglienti della vita di Dio, e tanto quanto si è consapevoli che senza di Lui non possiamo fare nulla.
Si tratta allora di rimanere in una vita più grande di noi, nella vita di Dio.
E perché questo accada, la strada è quella di accogliere la Parola, di rimanere in ascolto: Gesù dice infatti che rimaniamo in Lui tanto quanto le sue parole rimangono in noi. Se la sua Parola è per noi importante e preziosa, come la parola di una persona amata, se ad essa ci affidiamo, se le diamo credito, allora diventiamo con Lui una cosa sola: abbiamo lo stesso modo di pensare, di vedere, di giudicare la vita.
Ma come si fa concretamente per portare frutto e portarne molto?
Un uomo decise di scavare un pozzo. Non trovando traccia d’acqua dopo aver scavato una ventina di metri, smise e cercò un altro posto. Questa volta scavò più profondamente ancora, ma non trovò nulla. Scelse allora un terzo posto e scavò ancora più a fondo, ma senza risultato. Completamente scoraggiato, abbandonò l’impresa. La profondità totale dei tre pozzi aveva raggiunto i cento metri. Se avesse avuto la pazienza di scavae per solo la metà di tale scavo, ma in un unico posto, avrebbe trovato l’acqua. Così è di chisi scoraggia continuamente o che non si fida realnente di Gesú. Per giungere a un risultato bisogna impegnarsi con costanza e poi fidarsi senza mai dubitare. Così è anche per produrre molto frutto ...fidiamoci di Gesù e ne porteremo moltissimi.

sabato 27 aprile 2024

Vedere bene

At 13,44-52 e Gv 14,7-14

Anche noi che da una vita, ben più dei discepoli, siamo stati con lui, abbiamo visto il Volto del Padre? Cosa abbiamo visto di lui? Gesù dice: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”.
O forse anche noi ci  aspettavano un altro Dio e non vediamo ne Gesù è neppure il padre? Spesso la nostra relazione con il Signore è come stare insieme ad una persona e non conoscerla. Spesso abbiamo una conoscenza superficiale che non arriva mai alla conoscenza profonda. In altre parole che cosa ilvangelomi rivela del volto di Gesu e del padre? Ma spesso quando leggiamo il Vangelo, leggiamo il segno senza capire il significato, il mistero che c’è dietro, che esige il coinvolgimento, l’impegno, esserci di persona.

venerdì 26 aprile 2024

Io sono ... come posso esserlo anche io?

At 13,26-33 e Gv 14,1-10

Siamo immagine e somiglianza di Dio! Ma cosa significa? Al di là di una interpretazione puramente letterale - un poco infantile e riduttiva -, questa immagine può essere  rispetto alla nostra esistenza, alla nostra identità personale e umana; alla nostra vita nella sua potenzialità eterna. In questo percorso di riconoscimento dell'immagine e della somiglianza, Gesù si pone come "(...) la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Parole che assumono ora un significato tutt'altro che morale o figurativo, sono parole che ci definiscono in una relazione che ci conduce a Dio; parole misteriose che si riferiscono al nostro essere mistero.

giovedì 25 aprile 2024

Andate e annunciate cosa?

1Pt 5,5-14 e Mc 16,15-20

San Marco

La fine del vangelo di Marco è la bella sintesi della predicazione del Vangelo é l'essenziale per l'annuncio del Regno. Pensiamo se fosse stato sempre così nella storia. Se avessimo sempre fatto così. Andate per le strade in tutto il mondo! Ma quale è la conseguenza di questo andare? La conseguenza é la fraternità della comunità; è realizzare una comunione fatta di relazioni che non vengono meno, ma che esprimono la gioia di essere uniti nella stessa fede. Spesso invece non lo abbiamo compreso che l'annuncio fosse in realtà l'invito libero e festoso a partecipare al Regno di Dio.

mercoledì 24 aprile 2024

Ascolto responsabile

Atti 12,24-13,5 e Gv 12,44-50

Tutti i primi 12 capitoli del vangelo di Giovanni, raccontano cosa significa essere Gesù la luce del mondo. Nessuna pretesa, nessun giudizio, ma solo offrire la possibilità di vivere la salvezza! Gesù infatti afferma di sè stesso di essere venuto a distruggere le tenebre del peccato e della morte. Ascoltata questa parola a ciascuno resta la libertà di accogliere o respingere la parola; siamo così condotti al cuore del mistero dell’uomo e di Dio, in cui l’amore misericordioso e onnipotente di Dio si confronta con la libertà dell’uomo. Chiediamo che la potenza della misericordia, che scaturisce dall'amore di Cristo, salvi tutti gli uomini e ogni uomo. 


martedì 23 aprile 2024

Profezia evidente

At 11,19-26 e Gv 10,22-30

Ogni anno nel tempio si svolgeva la festa solenne della Dedicazione, nella quale risuonavano le profezie messianiche di Ezechiele. Attraverso le parole di Gesù, riportate da Giovanni, ogni discepolo è condotto a rileggere nei segni e nella liturgia una attesa che si realizza pienamente proprio nel Signore. Gesù non solo è il messia atteso, egli è il Tempio da cui scaturisce l’acqua della salvezza. Le opere stesse che egli realizza per volontà del Padre testimoniano la sua messianicità. Con questa chiave va riletta anche la sua morte in croce, che egli compie consegnando lo Spirito Santo. Tutti i segni e le opere di Gesù si riassumono in questo dono.


lunedì 22 aprile 2024

Pecore che non capiscono

At 11,1-18 e Gv 10,1-10

Generalmente diciamo che l'immagine pastorale è semplice e per quel tempo doveva essere molto chiara; in realtà credo che anche questo sia da verificare. Pensando come i pastori erano visti e considerati: gente impura, di dubbia moralità; forse l'espressione di dubbio e di incomprensione è effettivamente legittima: "Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro."
Comunque il Vangelo è chiaro nel volerci portare a una conclusiohe: dobbiamo riconoscere la sua voce. Ecco allora che come un profeta la sua voce, è voce di Dio che rilegge e accompagna la storia e la vita che mette in guardia dai lupi e dai mercenari e che urla a gran voce la direzione da prendere.

domenica 21 aprile 2024

Vocazione cioè "coraggio"

At 4,8-12; Sal 117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

Dal 2010 ad oggi sono deceduti 48 sacerdoti, al momento attuale esclusi gli esterni e i religiosi, il clero diocesano è formato da 71 sacerdoti di cui 5 furi diocesi.
5 sacerdoti hanno più di 90 anni
14 tra 80 e 90 anni
10 tra 75 e 80 anni
16 tra 60 e 75 anni
16 tra 50 e 60 anni
7 tra 40 e 50 anni
3 tra 30 e 40 anni
31 sacerdoti hanno quindi più di 75 anni, ma fra 10 anni chi ne ha 75 ne avrà 85.
Continuando a ragionare sui numeri e senza considerare possibili unificazione con altre diocesi (molto realistica nei prossimi anni), al momento attuale ogni sacerdote sotto i 75 anni (42) ha in media 3571 abitanti e 2,64 parrocchie a testa.
Fra 10 anni sotto 75 anni saranno 33 sacerdoti, con una media di circa 5000 abitanti a testa e 3,36 parrocchie a testa. Restando fisso il numero attuale di parrocchie.
Sono numeri impietosi. I numeri non dicono nulla di buono, nè di rassicurante, per una chiesa tradizionale e più preoccupata dello "status quo" (cioè mantenere le cose come sono) piuttosto che una chiesa fiduciosa nel suo Signore, disposta a stare unella criticità e nel cambiamento come suo responsabile attuale. Tutti abbiamo le nostre responsabilità  a con le nostalgie del passato non andiamo ad annunciare nessun vangelo. I seminaristi nel nostro seminario diocesano sono 3, per cui solo 3 saranno ordinati, se Dio vorrà.
 
Ma fare la giornata di preghiera per le vocazioni e del seminario diocesano non ha nulla a che vedere con i numeri.
Vocazioni in senso funzionale significa fare morire la Chiesa sotto il peso di una struttura e di un avvilimento per lo svotamento dei seminari a la crisi delle vocazioni di consacrazione.
Vocazioni come progetto di vita, come valore della persona e suo realizzarsi come figlio di Dio è ben altra cosa.
Vocazione non semplicemente una scelta personale, ma è il risultato di una Chiesa che vive la sua appartenenza a Gesù, che è fatta di persone coinvolte e che sentono l'esigenza di annunciare e vivere il vangelo della carità e dell'amore ai fratelli. 
Vocazione è relazione con quel pastore che dona la vita in abbondanza. Ciò che caratterizza il pastore è che Egli non cerca un guadagno personale, ma piuttosto il nostro: è venuto perché abbiamo la vita e, per questo scopo, è disposto ad offrire la sua vita.
Nei nostri confronti, dunque, il pastore ha un amore disinteressato e libero, fatto di conoscenza reciproca e di fiducia. E le pecore conoscono la sua voce, perché le pecore sono disposte ad ascoltare la voce di chi è disposto a dare tutto per loro.
Ma è in questa relazione speciale e viva che nasce, si sviluppa e si realizza la vocazione dei figli di Dio. Ascoltare la chiamata è mettersi in relazione con il pastore e con la vita che egli ci dona.
La nostra vita umana e credente, si realizza e si compie quando scopriamo chi siamo, e per chi siamo; quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo.
In questo nostro tempo di transizione e trasformazione, in cui tutto sembra rapidamente cambiare, vocazione è il “coraggio di mettersi in gioco”. Non lasciamo che la realtà condizioni pesantemente e negativamente i nostri pensieri.
Alziamoci, dunque, e mettiamoci in cammino come pellegrini di speranza: anche noi possiamo portare annunci di gioia, generare vita nuova ed essere artigiani di fraternità e di pace”.

sabato 20 aprile 2024

Lasciarsi illuminare da Dio

At 9,31-42 e Gv 6,60-69

Non solo i Giudei, ma ora anche i discepoli di Gesù si scandalizzano. Tutti ragionano secondo la carne, ossia secondo i ragionamenti e i pensieri umani. Umanamente stare con Gesù non porta a nulla. Solo Pietro è toccato da una luce interiore che supera la ragione: "Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Il Santo di Dio, colui che pronunzia parole di vita eterna. Pietro può arrivare a questa professione di fede grazie alla sua conoscenza intima e profonda di Gesù. Aiutaci, Signore, a condividere la vita con te, come Pietro, e a ri-conoscerti come il Santo di Dio.

venerdì 19 aprile 2024

Ma chi credi di essere?

At 9,1-20 e Gv 6,52-59

I Giudei, scribi, farisei, sacerdoti ecc... hanno compreso benissimo il livello simbolico del discorso di Gesù. Essi comprendono molto bene che la pretesa di Gesù è che la sua carne, ossia il dono della sua vita, sia in grado di salvare il mondo intero; che la salvezza dipenda da un solo uomo, dipendacda Lui! - Ma chi crede di essere questo galileo? -
La frattura è diventata incolmabile e proprio lo scandalo dei Giudei serve a mostrare profondamente la portata della rivelazione contenuta nelle parole di Gesù. In queste parole del Vangelo ciascuno di noi non può non vedervi un’allusione al sacramento dell’Eucarestia. È in questo sacramento che giunge al culmine la nostra appartenenza è il nostro credere a Gesù e al Padre.

giovedì 18 aprile 2024

Dacci la vita

At 8,26-40 e Gv 6,44-51

La nostra fede, o meglio la fede è un dono che proviene da Dio e non è il frutto di un insegnamento, tanto meno di una appartenenza culturale; quello è il senso religioso o semplicemente la pratica religiosa. La fede è altro, è più simile a una attrazione che ci lega al mistero di Dio, di Gesù e di ciò che rappresenta. La vita; esistere,  diviene spazio e tempo in cui riecheggia la risurrezione del Signore. È questo che suscita e coinvolge nell'uomo la fede. Il dono di Dio è lo Spirito Santo, il dono dato gli uomini quale certezza  della resurrezione di Gesù, è un dono di di amore, e di vita che si concretizza nel segno del pane: un pane che si dona. Avere fede è scoprire e accogliere il dono consolante del pane di vita eterna.


mercoledì 17 aprile 2024

Fare comunione

At 8,1-8 e Gv 6,35-40

Gesù ci parla di un pane, che è diverso dal pane che cerchiamo, eppure egli in quel pane pone il segno di se stesso dellacsua presenza, del suo esserci ed esistere per noi. Tutti erano contenti perché avevano mangiato e si aspettando che Gesù desse altro pane. 
Ma siamo su due piani diversi ci comprensione: Gesù continua a spiegare come in quel pane  c’è l’amore del Padre, c’è l’amore dei fratelli e c’è la vita eterna. Per cui quando celebriamo l’Eucaristia, di quel pane che è un "segno" dobbiamo capire e vivere il significato, perché capirne il significato significa entrare in relazione con il segno stesso.

martedì 16 aprile 2024

Fatti per il di più...

At 7,51-8,1 e Gv 6,30-35

Noi mangiamo e beviamo ed ecco che subito dopo abbiamo di nuovo fame e sete. Nulla pare sfamarci veramente. Il nostro tentativo di raggiungere una qualche pienezza di vita sembra destinato sempre ad infrangersi nella morte. Eppure Gesù insiste: chi mangia di questo pane non avrà più fame. Il pane di Dio, Colui che discende dal cielo, da la vita al mondo. E ancora: chi mangia di questo pane non morirà mai. Le parole di Gesú non descrivono nulla di limitato dalla realtà di questo mondo, ma rivelano come questo nostro esistere nel mondo è aperto e proiettato a una verità ben più grande, a una attesa che supera ogni aspettativa.

lunedì 15 aprile 2024

Anche io a cercarti ...

Atti 6,8-15 e Giovanni 6,22-29

Il segno (miracolo) dei pani dei pesci è stata la vera notizia sconvolgente di quei giorni in Galilea. A quei tempi non c'erano canali di informazione come oggi, non c'era internet o altri social ma dopo quel segno tutti ne parlano e come dice il vangelo, tutti si mettono a alla ricerca di Gesù. Ed ecco Gesù mette tutti di fronte a una domanda che potrebbe essere questa: "ma perché mi cercate?" Ma noi lo cerchiamo? E se lo cerchiamo, perché lo cerchiamo?
Anche noi rischiamo di passare la vita tra un miracolo e l’altro tralasciando del tutto la fede in Gesù Cristo. La fede non si genera nelle esperienze dello straordinario, ma nell'ordinario quotidiano.

domenica 14 aprile 2024

Professiamo la vita

At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1 Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

Tornato da Israele, è bello leggere questo Vangelo con lo sguardo e il cuore ancora in quei luoghi che anche oggi sono eco della vita di Gesú, ma soprattutto della sua morte in croce e della risurrezione.
Racconti, meglio direi testimonianze oculari di incontro con colui che era morto sulla croce e che risorto dalla morte è stato riconosciuto e incontrato come vivo, come il vivente.
In quell'esperienza di limite dei discepli, quella di paura e tradimento ... perché questo è ciò che provarono i discepoli in quei giorni dopo quei fatti ... accade qualcosa che rimette tutto in gioco. La vita di quelle persone cambia, inizia un vero processo di conversione, di remissione dei peccati, e proprio lì a Gerusalemme, dove il male, la paura e la morte avevano espresso il massimo della loro efficacia.
Oggi la realtà non è molto diversa per i credenti, per quei cristiani palestinesi che sono discendenti di quella comunità delle origini: la guerra, la paura, l'odio, l'ostilità, la vendetta che caratterizza anche il nostro tempo, è proprio il spazio in cui egli vivo vuole interagire con noi e con la realtà. Non vuole essere un semplice ricordare, una immagime - seppur belle - non vuole essere uno spirito celeste, un fantasma ...
Ebbene, gli evangelisti ... tutti ... secondo il loro modo personale, sono concordi nell'affermare e attestare che lui, il Sgnore non solo è risorto, ma in un qualche modo è vivo, è vivo concertamente e realmente. I verbi vedere, toccare sono i verbi della risurrezione ... e vogliono descrivere una esperienza reale e non fittizia.


Il Risorto tessere la sua vita con la nostra e imprimeregli il sigillo dell'eternità.

È questa la mostra fede, quanto prifessiamo ogni domenica recitando il Credo; la risurrezione appartiene alla nostra natura umana, e siamo realmente destinati a una vita che non ha fine. Il brano di oggi, sottolinea tre aspetti propri della sisurrezione:


Il primo aspetto è l'insistenza circa la sua concretezza: non è un fantasma, mangia e beve quello che gli si offre. Gesù alla sua Chiesa promette la sua presenza fedele, dentro la storia: una storia che non sarà meno drammatica della sua, ma che potrà contare su di Lui e sui suoi doni sempre, perché lui c'è ed è vivo.

Il secondo aspetto sta in queste parole: “… aprì loro la mente per comprendere le scritture”. La risurrezione ci aprei l mente, il cuore, la vita. Gesù si ferma con loro e riflette sulla storia della salvezza, così come è narrata dalle Scritture. Gesu apre: il cielo si apre, il centurione si apre alla fede, i sepolcri si aprono. Gesù risorto continua ad aprire: cioè fa vedere ciò che veramente è la vita, ovvero una continua Pasqua.

Il terzo aspetto è che la Chiesa è chiamata a partire; partire da Gerusalemme per annunciare la conversione e il perdono. Partire per essere in tutto il mondo ... occasione di cambiamento della vuta (conversione) e perdono (misericordia).

sabato 13 aprile 2024

Abbiamo paura pure noi

Atti 6,1-7 e Giovanni 6,16-21

Abbiamo paura anche noi? Come i discepoli nella tempesta dimostrano tutta la loro umana paura, non tanto di morire affogati nel mare, quanto piuttosto, hanno paura nel vedere Gesù che cammina sulle acque. Vedere Gesù che viene incontro a loro non consola ma causa turbamento: hanno una paura immediata. È la paura di Dio. Ciascuno di noi conserva dentro di sé una fondamentale paura di Dio: "non sarà che mi chieda qualcosa di strano, qualcosa che cambi il mio mdo di vivere e le mie scelte?" Meglio stare a distanza ... magari navigare con fatica nella tempesta, ma meglio tenerlo a distanza di sicurezza! Ma chi ci salverà poi dalla paura della morte? Perché arriverà anche la morte, camminando nella tempesta del vivere quotidiano.

venerdì 12 aprile 2024

Pane di vita e risurrezione

Atti 5,34-42 e Giovanni 6,1-15

In modo provocatorio, la liturgia pasquale richiama e lega le apparizioni del risorto, con il capitolo giovanneo del pane della vita, che ha il suo inizio nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Era vicina la Pasqua dei giudei", quasi a sottolineare come tutto questo ha a che fare con la Pasqua, non è un semplice atto straordinario, non è un miracolo. La risurrezione è in modo concreto prefigurata nel pane che nutre la vita, perché Gesù è il vero nutrimento, Egli è il pane che non va perduto ma che dura per la vita eterna. Egli fa entrare gli uomini in una logica di gratuità e sovrabbondanza, che supera ogni calcolo puramente umano dei discepoli e costituisce per loro e per noi una prova di fede.

giovedì 11 aprile 2024

In ascolto di Gesú, ascolto dello Spirito.

Atti 5,27-33 e Giovanni 3,31-36

Questo brano del vangelo di oggi, in un modo un poco ermetico, svela in gergo giovanneo l'itinetario terreno di Gesù che si compie nell'innalzamento sulla croce.
Questo itinerario del Verbo che era nel seno del Padre, che si è fatto carne e che risale al Padre nell'atto di essere elevato sulla Croce, prende espressione concreta nella Parola di Dio, ossia l’ultima definitiva e insuperabile comunicazione di Dio all’uomo. È la Parola, Verbo fatto carne, che dona, esprime e realizza nel tempo e nella storia lo Spirito senza misura ..., e così facendo genera la comunità dei figli di Dio. Chi ascolta lo Spirito comprende tutto questo.

mercoledì 10 aprile 2024

Battezzati, immersi, amati.

Atti 5,17-26 e Giovanni 3,16-21

Gesù continua il dialogo con Nicodemo, ma lui si dimostra incapace e scompare; in realtà è un artificio narrativo per il quale ora, gli interlocutori di Gesù restiamo solo noi. Le parole di Gesù interpellato direttamente il segno del Battesimo nel quale siamo diventati cristiani. Nel battesimo, immersi nell'acqua e nello Spirito effuso dal Cristo crocifisso, siamo resi figli; cioè partecipi di quell'amore che solo Dio Padre rappresenta. Lì infatti Dio si mostra come il Padre che ama talmente gli uomini da donare loro il Suo figlio unigenito. È questo amare che Gesu vuole farci comprendere e soprattutto sperimentare.

martedì 9 aprile 2024

Tutti i maestri di Israele

Atti 4,32-37 e Giovanni 3,7-15

La vita nuova che ciascuno ha accolto nella pasqua, è la vita che la comunità credente è chiamata a riconoscere e realizzare dopo la Resurrezione. Il segno evidente di questa novità è la Pentecoste, che è lo spazio di felicità, nel quale la vita nuova si manifesta.
Ma Nicodemo è talmente radicato nelle proprie ragioni che non capisce, non riesce a immaginare una tale novità. Come noi quando le nostre tradizioni, i nostri progetti, i nostri ragionamenti sostituiscono la fede in Gesù e ci imprigioniamo nella solita vita. La vita cristiana, se vogliamo, porta in sé una meraviglia di grazia che è l'amore di Dio e il suo essere fedele che si esprime proprio nell'innalzamento sulla croce.

lunedì 8 aprile 2024

Annunciazione a Maria

Luca 1,26-38

Gerusalemme, anche oggi è la città predestinata ad accogliere la venuta del Salvatore. Gerusalemme, la città di Davide, la città del Tempio cioè del luogo d’incontro tra Dio e il suo popolo. Che strano ... stiamo parlando della stessa città?
E Betlemme ... e Nazareth? Rileggendo tutto con lo sguardo di oggi, è molto difficile pensare e accettare che in questi luoghi prediletti si renda evidente il mistero del Dio eterno ... Ma il Cristianesimo non è una religione, ma una Persona viva che non solo rivoluziona il nostro modo di pensare, di pregare, di incontrare Dio, ma ha la "pretesa",  allora come oggi, di stare dentro la vita di tutti i giorni, per riempirli di sé.

domenica 7 aprile 2024

Pace a voi

At 4,32-35; Sal 117; 1 Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

Anche se tanti ironizzano circa la veridicità dello stile di vira della prima comunità apostolica, come descritta in Atti, ugualmente occorre lasciarsi interrogare circa il necessario cambiamento che la fede cristiana imprime nella vita dei singoli credenti. È questo cambiamento lo stimolo continuo nella vita delle stesse comunità; la necessaria novità nasce in forza della risurrezione. 
Che cosa passa nel cuore dei credenti di oggi? Come il risorto è colui che passa a porte chiuse, senza rumore, in punta di piedi, senza chiavi nella serratura, e neanche il cigolio di una maniglia; passa attraverso i muri che innalziamo tra di noi, muri di indifferenza e di paura dell'altro. Passa attraverso i muri che alziamo per difenderci e per imprigionarci.
A quel tempo i discepoli erano increduli e ritengono infondate le parole dette loro dalla Maddalena e le altre donne. Ma queste a differenza egli apostoli, hanno subito aperto il cuore a Gesù abbattendo i muri di separazione, i muri dell'indifferenza e della paura.
Fintanto che ci stringiamo circondati da muri, la risurrezione per noi è improbabile. Ma se il risorto con ma sua parola di vita abita in noi, e trova casa in noi, allora i muri crollano e ci troveremo all'esterno, cioè nel mondo.
Riporto le parole che ieri ci ha donato suor Carmela di Effetà a Betlemme: “Gesù ha detto di amare i propri nemici, di pregare per i propri nemici...quindi noi abbiamo questo compito, lui lo ha detto, noi dobbiamo farlo... possiamo portare così "speranza", l'unica possibile, quella che si fonda su Gesù". Ma la forza di queste parole è nell'essere parole di un vivo e non un ricordo di un morto.
E ancora: “non abbiamo dubbi, la presenza dei cristiani in Terra Santa è provvidenziale, solo in Gesù esiste il perdono, la preghiera e l'amore per tutti, anche per i nemici. Questo testimoniano i cristiani in Terra Santa ..., per questo vanno sostenuti, in un tempo tanto difficile, (…)”
In queste parole, di chi è segno di risurrezione in una terra di morte, è possibile rendere concrete e credibili la con le ultime sue parole che Gesù è tra di noi e lo era nel cenacolo per stare insieme ai discepoli: "pace a voi", come dire io sono la pace, sono la vostra pace, io mi dono come pace a voi.

sabato 6 aprile 2024

La nostra missione oggi è la risurrezione

Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15

Il vangelo di Marco di oggi è una sintesi delle apparizioni del risorto: "Risorto al mattino..."; "li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto". Eppure, hanno vissuto tre anni con il maestro, affrontato la folla ogni giorno, hanno visto miracoli, hanno attraversato la Passione e alla fine proprio quando era arrivato il giorno definitivo, il giorno che tutto rimette in gioco, loro - i più prossimi - non hanno creduto!
La Chiesa e la sua missione non sono un frutto umano! Il Signore risorto la genera a partire dallo Spirito di colui che è vivo, e disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura", perché io sono vivo,sono il risorto, diversamente non andate da nessuna parte.

venerdì 5 aprile 2024

Non semplici spettatori

Atti 4,1-12  e Giovanni 21,1-14

Questo capitolo, che é la seconda finale del vangelo di Giovanni ci rivela il pensieriero della comunita delle origini, ma soprattutto ci aiuta a capire come incontriamo ancora oggi il Risorto, noi che veniamo dopo quelle cose che sono state scritte nel Vangelo.
Questo capitolo è innanzi tutto il modo costante di essere presente di Gesù nella sua Chiesa, nella sua comunità: la vita di Cristo diventa dono, condivisione, accoglienza. La comunità, ciascuno di noi vive unito a dono che Gesu fa di se stesso.
La storia continua attraverso di noi che viviamo oggi del suo stesso Spirito, della sua stessa storia, il sipuo essere risorto. Per cui il Vangelo è una scrittura aperta in cui noi mettiamo la nostra parte.

giovedì 4 aprile 2024

Si riparte ...

Atti 3 11-26 e Luca 24,35-48

Gesù che aveva voluto fortemente una comunità per la sua missione ora la porta a compimento. Alcuni pensano sia un fantasma, altri per la gioia non lo riconoscono ... per confermare e dare un segno senza ombra di dubbio si deve mettere a pranzo con loro come faceva un tempo per essere riconosciuto e soprattutto si mette a spiegare ancora una volta le Scritture, questa volta però con un filtro nuovo, il filtro della Risurrezione. Solo così la comuhita dei suoi amici, scelti ma infedeli, tornerà a consolidarsi e a generare nel vincolo della comunione, per essere occasione e condizione della Storia della Salvezza.

mercoledì 3 aprile 2024

Emmaus non è una storiella ...

Atti 3,1-10 e Luca 24,13-35

Emmaus è una promessa ... è uno stile ... é una continuità ...
È la promessa di Gesù di continuare a spezzare il pane in sua memoria! Non é solo un compito affidato alla comunità credente, ma è uno spezzare che ci permette di condividere con lui tutto ciò che lui è: finalmente lo riconobbero come risorto!
È lo stile del camminare accanto, con discrezione e delicatezza, sempre e comunque nella verità di una proposta: quella della manifestazione del mistero; la corretta spiegazione.
Non ci abbandona, ci recupera; egli  stringe relazioni e le rinnova affinché non vengano mai meno, attende i nostri tempi e si mette in cammino con noi.

martedì 2 aprile 2024

Perché piangi ... non c'è motivo

Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18

Il pianto di Maria è come tanti nostri pianti fatti di lacrime, checsono solo uno sfogo di fronte alla solitudine, all'abbandono e alla sconfitta ... Maria piange la sua disperazione, di aver perso colui che amava, colui che l'aveva fatta sentire amata, voluta; colui che le aveva dato fiducia.
Ma da quelle lacrime nasce qualcosa di unico, da quel pianto emerge un incontro: Maria ci mostra la conseguenza dell'incontro personale con Gesù Risorto, la sua fede. Le sue lacrime ora laciano il posto a un inontro pieno di fede, un incontro che segna il passaggio dalla morte alla vita, dal pianto alla gioia.

lunedì 1 aprile 2024

Pasqua immanente

Atti 2,14.22-33 e Matteo 28,8-15

Credere nella risurrezione non vuol dire credere che duemila anni fa il Signore è risorto, ma vuol dire avere incontrato il risorto, partecipare della sua vita e della sua gioia. Quindi l'esistenza di chi ha incontrato il Signore è ormai tutta una esistenza pasquale.
Anche il travaglio che c'è nella storia, con tutte le sue contraddizioni e menzogne appartiene alla Pasqua di Risurrezione.