domenica 28 aprile 2024

Il mare che è Dio

1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 11,25-30

Santa Caterina

Conoscere Dio, conoscere il Pdre non è una estenuante conquista intellettuale, ma semplicemente un dono da accogliere e solo un cuore umile entra in questa relazione di reciproca conoscenza. Oggi facciamo memoria di una campionessa di umiltà: Santa caterina da Siena, che sia lei a dirci come le siano state rivelate le cose di Dio. La Santa Patrona d'Italia ha paragonato il mistero del Dio uno e trino al mare… un mare sconfinato e profondo, dal quale attingere conoscenza e vita: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e, quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti!".

Vita da tralci ... vita da discepoli

At 9, 26-31; Sal 21; 1 Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

Portare frutto sembra essere la costante di questo vangelo, ma anche della vita cristiana, cioè dell'essere discepoli. Ma poi, portare quali frutti? I miei frutti? I frutti che produco se Gesù è unito a me? E di che frutti si tratta?
Si perché essere cristiani per molti è seguire delle regole e dei precetti religiosi, ma essere discepoli é altra cosa, è innanzi tutto avere coscienza di essere in una relazione reciproca e viva con Gesú, col maestro.
Questa differenza mette in evidenza l'impossibilità di portare frutto seguendo e obbedendo a delle regole, mentre il frutto è conseguenza della gioia dell'amicizia.
Vogliamo portare frutto? Ma cosa significa e come si fa?
Tutta la relazione tra la vite e i tralci ha questo fine, questo obiettivo: portare frutto.
Il termine “frutto”, ricorre cinque volte, e questa frequenza evidenzia la sua importanza: l’agricoltore ha cura della vigna, la pota, se ne prende cura ma il fine di tutto questo non è tanto il benessere della pianta, quanto il frutto che intralci porteranno ...
Si perché sono solo i tralci che portano frutto. E se un tralcio non porta frutto significa che manca qualcosa ... come minimo manca quella linfa della vite che lo rende vivo.
Alla luce di questa immagine la nostra esistenza  acquista chiarezza, acquista senso e significato.
Ciascuno di noi desidera che la propria vita non sia sterile, ma che porti frutto; desideriamo che la nostra vita abbia un senso compiuto, abbia consistenza, e soprattutto che la nostra vita non finisca con noi.
Ebbene, quando e come accade tutto questo? E anche: quando e come non accade?
Un elemento da tenere presente, ma che non basta da solo è il nostro desiderio di realizzare una vita bella e feconda, occorre riconoscere anche e insieme  il desiderio di Dio che precede il nostro e lo accompagna. Dio desidera per noi una vita buona, proprio come ogni padre lo desidera per i suoi figli.
Oltre il desiderato, Gesù ci dice che occorre rimanere: un tralcio non può far frutto da solo, senza una vite che lo faccia vivere. Se la nostra vita si lega a dei precetti religiosi, sarà solo un continuo giudizio, ma se è unita a Gesù sarà una vita piena dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri, delle sue parole ... rimanere significa stare in quei sentimenti, pensieri e parole, significa abitarli ... non passarci sopra o accanto, ma possederli come uno spazio vissuto abitato. 
Ecco che emerge una condizione particolare della vita cristiana: essa cresce quanto si diventa accoglienti della vita di Dio, e tanto quanto si è consapevoli che senza di Lui non possiamo fare nulla.
Si tratta allora di rimanere in una vita più grande di noi, nella vita di Dio.
E perché questo accada, la strada è quella di accogliere la Parola, di rimanere in ascolto: Gesù dice infatti che rimaniamo in Lui tanto quanto le sue parole rimangono in noi. Se la sua Parola è per noi importante e preziosa, come la parola di una persona amata, se ad essa ci affidiamo, se le diamo credito, allora diventiamo con Lui una cosa sola: abbiamo lo stesso modo di pensare, di vedere, di giudicare la vita.
Ma come si fa concretamente per portare frutto e portarne molto?
Un uomo decise di scavare un pozzo. Non trovando traccia d’acqua dopo aver scavato una ventina di metri, smise e cercò un altro posto. Questa volta scavò più profondamente ancora, ma non trovò nulla. Scelse allora un terzo posto e scavò ancora più a fondo, ma senza risultato. Completamente scoraggiato, abbandonò l’impresa. La profondità totale dei tre pozzi aveva raggiunto i cento metri. Se avesse avuto la pazienza di scavae per solo la metà di tale scavo, ma in un unico posto, avrebbe trovato l’acqua. Così è di chisi scoraggia continuamente o che non si fida realnente di Gesú. Per giungere a un risultato bisogna impegnarsi con costanza e poi fidarsi senza mai dubitare. Così è anche per produrre molto frutto ...fidiamoci di Gesù e ne porteremo moltissimi.

sabato 27 aprile 2024

Vedere bene

At 13,44-52 e Gv 14,7-14

Anche noi che da una vita, ben più dei discepoli, siamo stati con lui, abbiamo visto il Volto del Padre? Cosa abbiamo visto di lui? Gesù dice: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”.
O forse anche noi ci  aspettavano un altro Dio e non vediamo ne Gesù è neppure il padre? Spesso la nostra relazione con il Signore è come stare insieme ad una persona e non conoscerla. Spesso abbiamo una conoscenza superficiale che non arriva mai alla conoscenza profonda. In altre parole che cosa ilvangelomi rivela del volto di Gesu e del padre? Ma spesso quando leggiamo il Vangelo, leggiamo il segno senza capire il significato, il mistero che c’è dietro, che esige il coinvolgimento, l’impegno, esserci di persona.

venerdì 26 aprile 2024

Io sono ... come posso esserlo anche io?

At 13,26-33 e Gv 14,1-10

Siamo immagine e somiglianza di Dio! Ma cosa significa? Al di là di una interpretazione puramente letterale - un poco infantile e riduttiva -, questa immagine può essere  rispetto alla nostra esistenza, alla nostra identità personale e umana; alla nostra vita nella sua potenzialità eterna. In questo percorso di riconoscimento dell'immagine e della somiglianza, Gesù si pone come "(...) la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Parole che assumono ora un significato tutt'altro che morale o figurativo, sono parole che ci definiscono in una relazione che ci conduce a Dio; parole misteriose che si riferiscono al nostro essere mistero.

giovedì 25 aprile 2024

Andate e annunciate cosa?

1Pt 5,5-14 e Mc 16,15-20

San Marco

La fine del vangelo di Marco è la bella sintesi della predicazione del Vangelo é l'essenziale per l'annuncio del Regno. Pensiamo se fosse stato sempre così nella storia. Se avessimo sempre fatto così. Andate per le strade in tutto il mondo! Ma quale è la conseguenza di questo andare? La conseguenza é la fraternità della comunità; è realizzare una comunione fatta di relazioni che non vengono meno, ma che esprimono la gioia di essere uniti nella stessa fede. Spesso invece non lo abbiamo compreso che l'annuncio fosse in realtà l'invito libero e festoso a partecipare al Regno di Dio.

mercoledì 24 aprile 2024

Ascolto responsabile

Atti 12,24-13,5 e Gv 12,44-50

Tutti i primi 12 capitoli del vangelo di Giovanni, raccontano cosa significa essere Gesù la luce del mondo. Nessuna pretesa, nessun giudizio, ma solo offrire la possibilità di vivere la salvezza! Gesù infatti afferma di sè stesso di essere venuto a distruggere le tenebre del peccato e della morte. Ascoltata questa parola a ciascuno resta la libertà di accogliere o respingere la parola; siamo così condotti al cuore del mistero dell’uomo e di Dio, in cui l’amore misericordioso e onnipotente di Dio si confronta con la libertà dell’uomo. Chiediamo che la potenza della misericordia, che scaturisce dall'amore di Cristo, salvi tutti gli uomini e ogni uomo. 


martedì 23 aprile 2024

Profezia evidente

At 11,19-26 e Gv 10,22-30

Ogni anno nel tempio si svolgeva la festa solenne della Dedicazione, nella quale risuonavano le profezie messianiche di Ezechiele. Attraverso le parole di Gesù, riportate da Giovanni, ogni discepolo è condotto a rileggere nei segni e nella liturgia una attesa che si realizza pienamente proprio nel Signore. Gesù non solo è il messia atteso, egli è il Tempio da cui scaturisce l’acqua della salvezza. Le opere stesse che egli realizza per volontà del Padre testimoniano la sua messianicità. Con questa chiave va riletta anche la sua morte in croce, che egli compie consegnando lo Spirito Santo. Tutti i segni e le opere di Gesù si riassumono in questo dono.


lunedì 22 aprile 2024

Pecore che non capiscono

At 11,1-18 e Gv 10,1-10

Generalmente diciamo che l'immagine pastorale è semplice e per quel tempo doveva essere molto chiara; in realtà credo che anche questo sia da verificare. Pensando come i pastori erano visti e considerati: gente impura, di dubbia moralità; forse l'espressione di dubbio e di incomprensione è effettivamente legittima: "Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro."
Comunque il Vangelo è chiaro nel volerci portare a una conclusiohe: dobbiamo riconoscere la sua voce. Ecco allora che come un profeta la sua voce, è voce di Dio che rilegge e accompagna la storia e la vita che mette in guardia dai lupi e dai mercenari e che urla a gran voce la direzione da prendere.

domenica 21 aprile 2024

Vocazione cioè "coraggio"

At 4,8-12; Sal 117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

Dal 2010 ad oggi sono deceduti 48 sacerdoti, al momento attuale esclusi gli esterni e i religiosi, il clero diocesano è formato da 71 sacerdoti di cui 5 furi diocesi.
5 sacerdoti hanno più di 90 anni
14 tra 80 e 90 anni
10 tra 75 e 80 anni
16 tra 60 e 75 anni
16 tra 50 e 60 anni
7 tra 40 e 50 anni
3 tra 30 e 40 anni
31 sacerdoti hanno quindi più di 75 anni, ma fra 10 anni chi ne ha 75 ne avrà 85.
Continuando a ragionare sui numeri e senza considerare possibili unificazione con altre diocesi (molto realistica nei prossimi anni), al momento attuale ogni sacerdote sotto i 75 anni (42) ha in media 3571 abitanti e 2,64 parrocchie a testa.
Fra 10 anni sotto 75 anni saranno 33 sacerdoti, con una media di circa 5000 abitanti a testa e 3,36 parrocchie a testa. Restando fisso il numero attuale di parrocchie.
Sono numeri impietosi. I numeri non dicono nulla di buono, nè di rassicurante, per una chiesa tradizionale e più preoccupata dello "status quo" (cioè mantenere le cose come sono) piuttosto che una chiesa fiduciosa nel suo Signore, disposta a stare unella criticità e nel cambiamento come suo responsabile attuale. Tutti abbiamo le nostre responsabilità  a con le nostalgie del passato non andiamo ad annunciare nessun vangelo. I seminaristi nel nostro seminario diocesano sono 3, per cui solo 3 saranno ordinati, se Dio vorrà.
 
Ma fare la giornata di preghiera per le vocazioni e del seminario diocesano non ha nulla a che vedere con i numeri.
Vocazioni in senso funzionale significa fare morire la Chiesa sotto il peso di una struttura e di un avvilimento per lo svotamento dei seminari a la crisi delle vocazioni di consacrazione.
Vocazioni come progetto di vita, come valore della persona e suo realizzarsi come figlio di Dio è ben altra cosa.
Vocazione non semplicemente una scelta personale, ma è il risultato di una Chiesa che vive la sua appartenenza a Gesù, che è fatta di persone coinvolte e che sentono l'esigenza di annunciare e vivere il vangelo della carità e dell'amore ai fratelli. 
Vocazione è relazione con quel pastore che dona la vita in abbondanza. Ciò che caratterizza il pastore è che Egli non cerca un guadagno personale, ma piuttosto il nostro: è venuto perché abbiamo la vita e, per questo scopo, è disposto ad offrire la sua vita.
Nei nostri confronti, dunque, il pastore ha un amore disinteressato e libero, fatto di conoscenza reciproca e di fiducia. E le pecore conoscono la sua voce, perché le pecore sono disposte ad ascoltare la voce di chi è disposto a dare tutto per loro.
Ma è in questa relazione speciale e viva che nasce, si sviluppa e si realizza la vocazione dei figli di Dio. Ascoltare la chiamata è mettersi in relazione con il pastore e con la vita che egli ci dona.
La nostra vita umana e credente, si realizza e si compie quando scopriamo chi siamo, e per chi siamo; quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo.
In questo nostro tempo di transizione e trasformazione, in cui tutto sembra rapidamente cambiare, vocazione è il “coraggio di mettersi in gioco”. Non lasciamo che la realtà condizioni pesantemente e negativamente i nostri pensieri.
Alziamoci, dunque, e mettiamoci in cammino come pellegrini di speranza: anche noi possiamo portare annunci di gioia, generare vita nuova ed essere artigiani di fraternità e di pace”.

sabato 20 aprile 2024

Lasciarsi illuminare da Dio

At 9,31-42 e Gv 6,60-69

Non solo i Giudei, ma ora anche i discepoli di Gesù si scandalizzano. Tutti ragionano secondo la carne, ossia secondo i ragionamenti e i pensieri umani. Umanamente stare con Gesù non porta a nulla. Solo Pietro è toccato da una luce interiore che supera la ragione: "Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Il Santo di Dio, colui che pronunzia parole di vita eterna. Pietro può arrivare a questa professione di fede grazie alla sua conoscenza intima e profonda di Gesù. Aiutaci, Signore, a condividere la vita con te, come Pietro, e a ri-conoscerti come il Santo di Dio.

venerdì 19 aprile 2024

Ma chi credi di essere?

At 9,1-20 e Gv 6,52-59

I Giudei, scribi, farisei, sacerdoti ecc... hanno compreso benissimo il livello simbolico del discorso di Gesù. Essi comprendono molto bene che la pretesa di Gesù è che la sua carne, ossia il dono della sua vita, sia in grado di salvare il mondo intero; che la salvezza dipenda da un solo uomo, dipendacda Lui! - Ma chi crede di essere questo galileo? -
La frattura è diventata incolmabile e proprio lo scandalo dei Giudei serve a mostrare profondamente la portata della rivelazione contenuta nelle parole di Gesù. In queste parole del Vangelo ciascuno di noi non può non vedervi un’allusione al sacramento dell’Eucarestia. È in questo sacramento che giunge al culmine la nostra appartenenza è il nostro credere a Gesù e al Padre.

giovedì 18 aprile 2024

Dacci la vita

At 8,26-40 e Gv 6,44-51

La nostra fede, o meglio la fede è un dono che proviene da Dio e non è il frutto di un insegnamento, tanto meno di una appartenenza culturale; quello è il senso religioso o semplicemente la pratica religiosa. La fede è altro, è più simile a una attrazione che ci lega al mistero di Dio, di Gesù e di ciò che rappresenta. La vita; esistere,  diviene spazio e tempo in cui riecheggia la risurrezione del Signore. È questo che suscita e coinvolge nell'uomo la fede. Il dono di Dio è lo Spirito Santo, il dono dato gli uomini quale certezza  della resurrezione di Gesù, è un dono di di amore, e di vita che si concretizza nel segno del pane: un pane che si dona. Avere fede è scoprire e accogliere il dono consolante del pane di vita eterna.


mercoledì 17 aprile 2024

Fare comunione

At 8,1-8 e Gv 6,35-40

Gesù ci parla di un pane, che è diverso dal pane che cerchiamo, eppure egli in quel pane pone il segno di se stesso dellacsua presenza, del suo esserci ed esistere per noi. Tutti erano contenti perché avevano mangiato e si aspettando che Gesù desse altro pane. 
Ma siamo su due piani diversi ci comprensione: Gesù continua a spiegare come in quel pane  c’è l’amore del Padre, c’è l’amore dei fratelli e c’è la vita eterna. Per cui quando celebriamo l’Eucaristia, di quel pane che è un "segno" dobbiamo capire e vivere il significato, perché capirne il significato significa entrare in relazione con il segno stesso.

martedì 16 aprile 2024

Fatti per il di più...

At 7,51-8,1 e Gv 6,30-35

Noi mangiamo e beviamo ed ecco che subito dopo abbiamo di nuovo fame e sete. Nulla pare sfamarci veramente. Il nostro tentativo di raggiungere una qualche pienezza di vita sembra destinato sempre ad infrangersi nella morte. Eppure Gesù insiste: chi mangia di questo pane non avrà più fame. Il pane di Dio, Colui che discende dal cielo, da la vita al mondo. E ancora: chi mangia di questo pane non morirà mai. Le parole di Gesú non descrivono nulla di limitato dalla realtà di questo mondo, ma rivelano come questo nostro esistere nel mondo è aperto e proiettato a una verità ben più grande, a una attesa che supera ogni aspettativa.

lunedì 15 aprile 2024

Anche io a cercarti ...

Atti 6,8-15 e Giovanni 6,22-29

Il segno (miracolo) dei pani dei pesci è stata la vera notizia sconvolgente di quei giorni in Galilea. A quei tempi non c'erano canali di informazione come oggi, non c'era internet o altri social ma dopo quel segno tutti ne parlano e come dice il vangelo, tutti si mettono a alla ricerca di Gesù. Ed ecco Gesù mette tutti di fronte a una domanda che potrebbe essere questa: "ma perché mi cercate?" Ma noi lo cerchiamo? E se lo cerchiamo, perché lo cerchiamo?
Anche noi rischiamo di passare la vita tra un miracolo e l’altro tralasciando del tutto la fede in Gesù Cristo. La fede non si genera nelle esperienze dello straordinario, ma nell'ordinario quotidiano.

domenica 14 aprile 2024

Professiamo la vita

At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1 Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

Tornato da Israele, è bello leggere questo Vangelo con lo sguardo e il cuore ancora in quei luoghi che anche oggi sono eco della vita di Gesú, ma soprattutto della sua morte in croce e della risurrezione.
Racconti, meglio direi testimonianze oculari di incontro con colui che era morto sulla croce e che risorto dalla morte è stato riconosciuto e incontrato come vivo, come il vivente.
In quell'esperienza di limite dei discepli, quella di paura e tradimento ... perché questo è ciò che provarono i discepoli in quei giorni dopo quei fatti ... accade qualcosa che rimette tutto in gioco. La vita di quelle persone cambia, inizia un vero processo di conversione, di remissione dei peccati, e proprio lì a Gerusalemme, dove il male, la paura e la morte avevano espresso il massimo della loro efficacia.
Oggi la realtà non è molto diversa per i credenti, per quei cristiani palestinesi che sono discendenti di quella comunità delle origini: la guerra, la paura, l'odio, l'ostilità, la vendetta che caratterizza anche il nostro tempo, è proprio il spazio in cui egli vivo vuole interagire con noi e con la realtà. Non vuole essere un semplice ricordare, una immagime - seppur belle - non vuole essere uno spirito celeste, un fantasma ...
Ebbene, gli evangelisti ... tutti ... secondo il loro modo personale, sono concordi nell'affermare e attestare che lui, il Sgnore non solo è risorto, ma in un qualche modo è vivo, è vivo concertamente e realmente. I verbi vedere, toccare sono i verbi della risurrezione ... e vogliono descrivere una esperienza reale e non fittizia.


Il Risorto tessere la sua vita con la nostra e imprimeregli il sigillo dell'eternità.

È questa la mostra fede, quanto prifessiamo ogni domenica recitando il Credo; la risurrezione appartiene alla nostra natura umana, e siamo realmente destinati a una vita che non ha fine. Il brano di oggi, sottolinea tre aspetti propri della sisurrezione:


Il primo aspetto è l'insistenza circa la sua concretezza: non è un fantasma, mangia e beve quello che gli si offre. Gesù alla sua Chiesa promette la sua presenza fedele, dentro la storia: una storia che non sarà meno drammatica della sua, ma che potrà contare su di Lui e sui suoi doni sempre, perché lui c'è ed è vivo.

Il secondo aspetto sta in queste parole: “… aprì loro la mente per comprendere le scritture”. La risurrezione ci aprei l mente, il cuore, la vita. Gesù si ferma con loro e riflette sulla storia della salvezza, così come è narrata dalle Scritture. Gesu apre: il cielo si apre, il centurione si apre alla fede, i sepolcri si aprono. Gesù risorto continua ad aprire: cioè fa vedere ciò che veramente è la vita, ovvero una continua Pasqua.

Il terzo aspetto è che la Chiesa è chiamata a partire; partire da Gerusalemme per annunciare la conversione e il perdono. Partire per essere in tutto il mondo ... occasione di cambiamento della vuta (conversione) e perdono (misericordia).

sabato 13 aprile 2024

Abbiamo paura pure noi

Atti 6,1-7 e Giovanni 6,16-21

Abbiamo paura anche noi? Come i discepoli nella tempesta dimostrano tutta la loro umana paura, non tanto di morire affogati nel mare, quanto piuttosto, hanno paura nel vedere Gesù che cammina sulle acque. Vedere Gesù che viene incontro a loro non consola ma causa turbamento: hanno una paura immediata. È la paura di Dio. Ciascuno di noi conserva dentro di sé una fondamentale paura di Dio: "non sarà che mi chieda qualcosa di strano, qualcosa che cambi il mio mdo di vivere e le mie scelte?" Meglio stare a distanza ... magari navigare con fatica nella tempesta, ma meglio tenerlo a distanza di sicurezza! Ma chi ci salverà poi dalla paura della morte? Perché arriverà anche la morte, camminando nella tempesta del vivere quotidiano.

venerdì 12 aprile 2024

Pane di vita e risurrezione

Atti 5,34-42 e Giovanni 6,1-15

In modo provocatorio, la liturgia pasquale richiama e lega le apparizioni del risorto, con il capitolo giovanneo del pane della vita, che ha il suo inizio nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Era vicina la Pasqua dei giudei", quasi a sottolineare come tutto questo ha a che fare con la Pasqua, non è un semplice atto straordinario, non è un miracolo. La risurrezione è in modo concreto prefigurata nel pane che nutre la vita, perché Gesù è il vero nutrimento, Egli è il pane che non va perduto ma che dura per la vita eterna. Egli fa entrare gli uomini in una logica di gratuità e sovrabbondanza, che supera ogni calcolo puramente umano dei discepoli e costituisce per loro e per noi una prova di fede.

giovedì 11 aprile 2024

In ascolto di Gesú, ascolto dello Spirito.

Atti 5,27-33 e Giovanni 3,31-36

Questo brano del vangelo di oggi, in un modo un poco ermetico, svela in gergo giovanneo l'itinetario terreno di Gesù che si compie nell'innalzamento sulla croce.
Questo itinerario del Verbo che era nel seno del Padre, che si è fatto carne e che risale al Padre nell'atto di essere elevato sulla Croce, prende espressione concreta nella Parola di Dio, ossia l’ultima definitiva e insuperabile comunicazione di Dio all’uomo. È la Parola, Verbo fatto carne, che dona, esprime e realizza nel tempo e nella storia lo Spirito senza misura ..., e così facendo genera la comunità dei figli di Dio. Chi ascolta lo Spirito comprende tutto questo.

mercoledì 10 aprile 2024

Battezzati, immersi, amati.

Atti 5,17-26 e Giovanni 3,16-21

Gesù continua il dialogo con Nicodemo, ma lui si dimostra incapace e scompare; in realtà è un artificio narrativo per il quale ora, gli interlocutori di Gesù restiamo solo noi. Le parole di Gesù interpellato direttamente il segno del Battesimo nel quale siamo diventati cristiani. Nel battesimo, immersi nell'acqua e nello Spirito effuso dal Cristo crocifisso, siamo resi figli; cioè partecipi di quell'amore che solo Dio Padre rappresenta. Lì infatti Dio si mostra come il Padre che ama talmente gli uomini da donare loro il Suo figlio unigenito. È questo amare che Gesu vuole farci comprendere e soprattutto sperimentare.

martedì 9 aprile 2024

Tutti i maestri di Israele

Atti 4,32-37 e Giovanni 3,7-15

La vita nuova che ciascuno ha accolto nella pasqua, è la vita che la comunità credente è chiamata a riconoscere e realizzare dopo la Resurrezione. Il segno evidente di questa novità è la Pentecoste, che è lo spazio di felicità, nel quale la vita nuova si manifesta.
Ma Nicodemo è talmente radicato nelle proprie ragioni che non capisce, non riesce a immaginare una tale novità. Come noi quando le nostre tradizioni, i nostri progetti, i nostri ragionamenti sostituiscono la fede in Gesù e ci imprigioniamo nella solita vita. La vita cristiana, se vogliamo, porta in sé una meraviglia di grazia che è l'amore di Dio e il suo essere fedele che si esprime proprio nell'innalzamento sulla croce.

lunedì 8 aprile 2024

Annunciazione a Maria

Luca 1,26-38

Gerusalemme, anche oggi è la città predestinata ad accogliere la venuta del Salvatore. Gerusalemme, la città di Davide, la città del Tempio cioè del luogo d’incontro tra Dio e il suo popolo. Che strano ... stiamo parlando della stessa città?
E Betlemme ... e Nazareth? Rileggendo tutto con lo sguardo di oggi, è molto difficile pensare e accettare che in questi luoghi prediletti si renda evidente il mistero del Dio eterno ... Ma il Cristianesimo non è una religione, ma una Persona viva che non solo rivoluziona il nostro modo di pensare, di pregare, di incontrare Dio, ma ha la "pretesa",  allora come oggi, di stare dentro la vita di tutti i giorni, per riempirli di sé.

domenica 7 aprile 2024

Pace a voi

At 4,32-35; Sal 117; 1 Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

Anche se tanti ironizzano circa la veridicità dello stile di vira della prima comunità apostolica, come descritta in Atti, ugualmente occorre lasciarsi interrogare circa il necessario cambiamento che la fede cristiana imprime nella vita dei singoli credenti. È questo cambiamento lo stimolo continuo nella vita delle stesse comunità; la necessaria novità nasce in forza della risurrezione. 
Che cosa passa nel cuore dei credenti di oggi? Come il risorto è colui che passa a porte chiuse, senza rumore, in punta di piedi, senza chiavi nella serratura, e neanche il cigolio di una maniglia; passa attraverso i muri che innalziamo tra di noi, muri di indifferenza e di paura dell'altro. Passa attraverso i muri che alziamo per difenderci e per imprigionarci.
A quel tempo i discepoli erano increduli e ritengono infondate le parole dette loro dalla Maddalena e le altre donne. Ma queste a differenza egli apostoli, hanno subito aperto il cuore a Gesù abbattendo i muri di separazione, i muri dell'indifferenza e della paura.
Fintanto che ci stringiamo circondati da muri, la risurrezione per noi è improbabile. Ma se il risorto con ma sua parola di vita abita in noi, e trova casa in noi, allora i muri crollano e ci troveremo all'esterno, cioè nel mondo.
Riporto le parole che ieri ci ha donato suor Carmela di Effetà a Betlemme: “Gesù ha detto di amare i propri nemici, di pregare per i propri nemici...quindi noi abbiamo questo compito, lui lo ha detto, noi dobbiamo farlo... possiamo portare così "speranza", l'unica possibile, quella che si fonda su Gesù". Ma la forza di queste parole è nell'essere parole di un vivo e non un ricordo di un morto.
E ancora: “non abbiamo dubbi, la presenza dei cristiani in Terra Santa è provvidenziale, solo in Gesù esiste il perdono, la preghiera e l'amore per tutti, anche per i nemici. Questo testimoniano i cristiani in Terra Santa ..., per questo vanno sostenuti, in un tempo tanto difficile, (…)”
In queste parole, di chi è segno di risurrezione in una terra di morte, è possibile rendere concrete e credibili la con le ultime sue parole che Gesù è tra di noi e lo era nel cenacolo per stare insieme ai discepoli: "pace a voi", come dire io sono la pace, sono la vostra pace, io mi dono come pace a voi.

sabato 6 aprile 2024

La nostra missione oggi è la risurrezione

Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15

Il vangelo di Marco di oggi è una sintesi delle apparizioni del risorto: "Risorto al mattino..."; "li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto". Eppure, hanno vissuto tre anni con il maestro, affrontato la folla ogni giorno, hanno visto miracoli, hanno attraversato la Passione e alla fine proprio quando era arrivato il giorno definitivo, il giorno che tutto rimette in gioco, loro - i più prossimi - non hanno creduto!
La Chiesa e la sua missione non sono un frutto umano! Il Signore risorto la genera a partire dallo Spirito di colui che è vivo, e disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura", perché io sono vivo,sono il risorto, diversamente non andate da nessuna parte.

venerdì 5 aprile 2024

Non semplici spettatori

Atti 4,1-12  e Giovanni 21,1-14

Questo capitolo, che é la seconda finale del vangelo di Giovanni ci rivela il pensieriero della comunita delle origini, ma soprattutto ci aiuta a capire come incontriamo ancora oggi il Risorto, noi che veniamo dopo quelle cose che sono state scritte nel Vangelo.
Questo capitolo è innanzi tutto il modo costante di essere presente di Gesù nella sua Chiesa, nella sua comunità: la vita di Cristo diventa dono, condivisione, accoglienza. La comunità, ciascuno di noi vive unito a dono che Gesu fa di se stesso.
La storia continua attraverso di noi che viviamo oggi del suo stesso Spirito, della sua stessa storia, il sipuo essere risorto. Per cui il Vangelo è una scrittura aperta in cui noi mettiamo la nostra parte.

giovedì 4 aprile 2024

Si riparte ...

Atti 3 11-26 e Luca 24,35-48

Gesù che aveva voluto fortemente una comunità per la sua missione ora la porta a compimento. Alcuni pensano sia un fantasma, altri per la gioia non lo riconoscono ... per confermare e dare un segno senza ombra di dubbio si deve mettere a pranzo con loro come faceva un tempo per essere riconosciuto e soprattutto si mette a spiegare ancora una volta le Scritture, questa volta però con un filtro nuovo, il filtro della Risurrezione. Solo così la comuhita dei suoi amici, scelti ma infedeli, tornerà a consolidarsi e a generare nel vincolo della comunione, per essere occasione e condizione della Storia della Salvezza.

mercoledì 3 aprile 2024

Emmaus non è una storiella ...

Atti 3,1-10 e Luca 24,13-35

Emmaus è una promessa ... è uno stile ... é una continuità ...
È la promessa di Gesù di continuare a spezzare il pane in sua memoria! Non é solo un compito affidato alla comunità credente, ma è uno spezzare che ci permette di condividere con lui tutto ciò che lui è: finalmente lo riconobbero come risorto!
È lo stile del camminare accanto, con discrezione e delicatezza, sempre e comunque nella verità di una proposta: quella della manifestazione del mistero; la corretta spiegazione.
Non ci abbandona, ci recupera; egli  stringe relazioni e le rinnova affinché non vengano mai meno, attende i nostri tempi e si mette in cammino con noi.

martedì 2 aprile 2024

Perché piangi ... non c'è motivo

Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18

Il pianto di Maria è come tanti nostri pianti fatti di lacrime, checsono solo uno sfogo di fronte alla solitudine, all'abbandono e alla sconfitta ... Maria piange la sua disperazione, di aver perso colui che amava, colui che l'aveva fatta sentire amata, voluta; colui che le aveva dato fiducia.
Ma da quelle lacrime nasce qualcosa di unico, da quel pianto emerge un incontro: Maria ci mostra la conseguenza dell'incontro personale con Gesù Risorto, la sua fede. Le sue lacrime ora laciano il posto a un inontro pieno di fede, un incontro che segna il passaggio dalla morte alla vita, dal pianto alla gioia.

lunedì 1 aprile 2024

Pasqua immanente

Atti 2,14.22-33 e Matteo 28,8-15

Credere nella risurrezione non vuol dire credere che duemila anni fa il Signore è risorto, ma vuol dire avere incontrato il risorto, partecipare della sua vita e della sua gioia. Quindi l'esistenza di chi ha incontrato il Signore è ormai tutta una esistenza pasquale.
Anche il travaglio che c'è nella storia, con tutte le sue contraddizioni e menzogne appartiene alla Pasqua di Risurrezione.

domenica 31 marzo 2024

Pasqua di risurrezione

Marco 16,1-8 

Sono anni ormai anni che celebriamo la Veglia Pasquale immersi in una strana sensazione di incertezza, dolore, disorientamento ... gli anni dei migranti morti nei naufragi dei barconi; due anni da pandemia ... con veglie a Chiesa vuota ... poi Veglie pasquali tra gli echi di guerra, dall'Ucraina alla Terra Santa.

Immersi in tutto questo, tante domande si affacciano sulla mente ... tante non risposte ... e tra queste ... "perché Signore ci succede tutto questo"?

 

In questi giorni ripensavo alla "Leggenda del grande Inquisitore" di Dostoevskij, mi provocava l'idea di Gesù che tornava oggi in mezzo a noi ... Oggi, quel romanzo più che in altri tempi, può ispirare la comprensione della nostra realtà e attualità alla luce della risurrezione.

Siamo in Spagna ai tempi della Santa Inquisizione, dopo quindici secoli dalla morte e risurrezione del Signore. Gesù ritorna e pur se cerca di restare anonimo, tutti lo riconoscono e viene subito incarcerato per ordine del Grande Inquisitore, proprio dopo aver fatto risorgere una bambina di sette anni, pronunziando ancora quelle sue parole: "Talitha kumi" (parole aramaiche che significano: fanciulla alzati).

L'Inquisitore è un vecchio che dopo l'arresto si reca da Gesù in carcere esordendo con queste parole: "Sei tu? Sei tu?" Non ricevendo risposta, aggiunge rapido: (...) “Perché sei venuto a infastidirci? Perché sai anche tu che sei venuto a infastidirci. Ma sai cosa accadrà domani? (...) ti brucerò sul rogo come il più empio degli eretici...”

“Perché sei venuto a infastidirci?” Poi il vecchio Inquisitore conclude: “Vattene e non venire più... mai più, mai più!”.

La nostra realtà sembra proprio affermare che con lui non vogliamo avere a che fare, che ci infastidisce ... meglio che se ne vada e non torni mai più ... non sappiamo cosa farcene di un risorto che non risolve.

Forse l'uomo di oggi smarrendo il senso della propria umanità, non sa più cosa farsene della risurrezione di Gesù.

Ma che cosa è la risurrezione?

Per alcuni è una intromissione o irruzione celeste nella vita degli uomini, per altri una storia a lieto fine per donne ingenue e uomini falliti e fragili.

Ma che cos'è la risurrezione di Gesù se non il segno di una immensa tenerezza che si chiama amore, che ci dice come Dio Padre ama ogni uomo e donna anche se loro si dimenticassero di chi li ha creati, di chi li ama.

La risurrezione ci dice che neppure l'odio esacerbato nella passione cancella o impedisce all'amore di essere la forza della vita che si comunica e rinasce sempre ... 

Eppure in questo mondo, in questo tempo di rassegnazione e di disperazione in molti non gli perdoniamo di essere il risorto e di non risolvere quel male che continua a devastarci. Non gli perdoniamo le malattie, non gli perdoniamo le guerre, i terremoti e le alluvioni, non gli perdoniamo la sopraffazione degli innocenti e le vittime della disumanità, ma soprattutto non gli perdoniamo di lasciarci nella nostra infelicità, e in una libertà incapace di farci veramente liberi.

Dobbiamo rimotivarci nel fare Pasqua 

Fare pasqua significa fare l'incontro con il risorto, che non avviene nel sepolcro, ma fuori, sulla strada che riporta le donne dai discepoli.

Incontrare il Risorto nella vita di ogni giorno proprio a partire dai segni della fragilità e del limite. Proprio lì dove il morire sembra prevalere e il sepolcro rappresenta l'unica condizione possibile. Il risorto non ha cancellato quei segni storici della sofferenza, ma sembra averli assunti in sé. Quei segni sono la nostra esistenza fragile.

La risurrezione non è quindi una sorta di favola a lieto fine, ma il compimento di un mistero: il mistero della vita di Dio che tutto unisce e porta in sé, riempiendo e colmando tutto del suo stesso mistero.

Ecco allora che è proprio a partire dai nostri limiti, dalla fragilità della nostra esistenza, dalla sconfusionata realtà che possiamo, se vogliamo, consegnarci a quell'amore che nell'immagine tenera di un Padre amorevole tutto tiene in sé. 

Oggi non ci è chiesto di essere perfetti, di essere dei ragionatori del mistero, ma bensì di affidarci al mistero di cui siamo parte, e di abbandonare il sepolcro vuoto, sospinti dall'annuncio di vita e di pace vera, perché non dobbiamo dimentichiamo che questa è la bella notizia dell’alba di quel nuovo giorno: “Non è qui. È risorto, come aveva detto”.

mercoledì 27 marzo 2024

Sono forse io?

Isaia 50,4-9 e Matteo 26 14-25

In verità, in verità vi dico uno di voi mi tradirà. Come non vorremo mai sentirci dire una cosa così da Gesù... Per i discepoli andava tutto bene fino a quel momento. Non si erano neppure accorti del tradimento di Giuda. Troppo autocentrati, troppo narcisisti e un po' fra le nuvole. All'affermazione di Gesù, l'unica loro preoccupazione è di pensare a se stessi. Siamo ben lontani dalle lacrime di Maria a Betania che piange, perchè il suo amato va a morire per lei. Qui siamo di fronte ad un gruppo di immaturi che pensano a salvar prima se stessi. Il "sono io" è la vera angoscia dei discepoli. Non è tanto il fatto che il maestro sia tradito, ma l'idea che il colpevole possa essere proprio io. Non posso accettare questo per cui cerco in ogni modo di trovare in me stesso l'innocenza e la giustificazione.

martedì 26 marzo 2024

Il dono speciale

Isaia 49,1-6 e Giovanni 13,21-33.36-38

Nella notte del tradimento Gesù compie il gesto di donazione più potente della storia: l'Eucarestia! Prima di essere consegnato alle guardie, lui stesso si consegna agli uomini e lo fa per sempre. Lo fa con quel segno perenne che è l'Eucarestia. Con il pane che riceviamo ogni Domenica siamo certi di avere con noi quel Gesù che si è legato a noi per sempre. Ungesto di amore e di dono di fronte a chi lo sta per tradire. Un dono di totale gratuità che Giovanni accoglie quasi con ingenua confidenza e Pietro invece con presunzione e calcolo. Che umanità costantemente inadeguata!

lunedì 25 marzo 2024

Lacrime su Gesù

Isaia 42,1-7 e Giovanni  12,1-11

La nostra Settimana di Passione comincia qui a Betania, in casa di Lazzaro, di Marta e di Maria. Sono gli amici di Gesù,  qui a Betania Gesù si sente a casa, si sente accolto, si sente voluto bene. È da questo bene che scaturisce il gesto di Maria, un gesto che scandalizza i discepoli, al punto che Giuda dice: "Questi soldi andavano dati ai poveri!"
Ma la passione di Gesù è fatta anche di queste lacrime, sono le lacrime dell'amicizia di Maria, ma anche le lacrime della Chiesa penitente; sono le lacrime di Pietro, le lacrime del tradimento; sono le lacrime della nostra fragile umanità ferita e capace di ferire.

domenica 24 marzo 2024

Passione di Gesù

Domenica delle Palme 

La Passione è un fatto metastorico, attraversa la storia e noi come in un racconto aperto e onnipresente abbiamo la possibilità di entrarci, piangere, emozionarci, soffrire, patire con Gesù. Ma non solo, possiamo rendere attuale oggi ciò che ha vissuto Gesù!
24 marzo 2024: quanti uomini dono sono stati crocefissi ingiustamente oggi?
24 marzo 2024: quanti uomini e donne sono stati flagellati, straziati, violentati, oggi?
24 marzo 2024: quanti uomini, donne e bambini oggi hanno vissuto l'abbandono, la condanna e le peggiori atrocità? Tutti martiri innocenti, dell'odio del.a nostra disumanità.
Gesù grida su questo mondo, dalla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (...) Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo. Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Israele. In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi.
È il figlio che grida la sua innocenza, che afferma di essere il giusto traditto e che si affida al Padre in tutto, certo che solo il Padre puó rendere quel morire una offerta e un vero sacrificio per la vita del mondo. 
Come dice san Paolo, questo è «il momento favorevole» ... un tempo nonostante ogni avversità per compiere "un cammino di vera conversione" così da affrontare vittoriosamente il combattimento contro lo spirito del male.
Questo racconto della Passione di san Marco è uno spazio per rileggere la storia del mondo, la storia e il senso di ogni uomi, figlio di Dio. Nella passione di Gesù, impariamo due riconoscimenti: imparo a riconoscere Dio come Padre, e l'altro - uomo, donna, bambino ... - come mio fratello

sabato 23 marzo 2024

Deve morire

Ezechiele 37,21-28  e Giovanni 11,45-56

I Giudei hanno deciso di processare Gesù. E’ giunta l’ora. Questa condanna che predispone alla "passione" non è un fatto passato ma riguarda il presente e rivive nel presente nel dramma della nostra storia, la crudeltà e il calcolo cinico di chi per garantire un proprio potere personale sacrifica egoisticamente ogni uomo, ogni fratello.
La Passione infatti è un fatto metastorico, attraversa la storia e noi come in un racconto aperto e onnipresente abbiamo la possibilità di entrarci, piangere, emozionarci, soffrire, patire con Gesù. Facciamolo allora a cominciare da domani, Domenica delle Palme.

venerdì 22 marzo 2024

Figlio di Dio

Geremia 20,10-13 e Giovanni 10,31-42

Questo dialogo del vangelo di Giovanni ci rivela un aspetto inedito circa le discussioni avvenute tra Gesù e i Giudei: il suo dichiararsi Figlio di Dio. Una affermazione che spinge la tensione alle stelle; l'ostilità nei suoi confronti ha raggiunto il culmine. Quindi oggi scatta la sentenza: Gesù è accusato di bestemmia e quindi reo di morte.
Come comprendere questa affermazione di Gesù? A quel tempo incomprensibile, ma oggi cosa significa che Dio ha mandato in suo figlio in mezzo a noi?
Credo che il venire di Dio si riveste di una storicità concreta e di un tempo che ne veicola la presenza, così come anche la salvezza che realizza nel suo venire. A questo punto la croce non dipinge l’atto di accusa degli uomini nei confronti di Dio ma diventa paradossalmente proprio il luogo della nostra salvezza.

giovedì 21 marzo 2024

Immagine del padre

Genesi 17,3-9 3 Giovanni 8,51-59

Il capitolo ottavo di Giovanni iniziava con una donna da lapidare, che Gesù ha perdonato; lo stesso capitolo termina con il tentativo di lapidare Gesù per il fatto di essersi manifeststo come “Io Sono”. Io Sono vuol dire Dio. C’è una stretta connessione: sia la donna che Gesù sarebbero da lapidare per corrispondere fedelmente alla legge. Ma è proprio di fronte a questa fedeltà che ci viene posta la "verita" che porta a compimento la legge. C’è una verità che fa liberi ed è la conoscenza del Padre come amore, che mi permette di essere figlio amato e di amare i fratelli, questa è la verità che fa liberi: la libertà è amare i fratelli: la vera immagine di Dio.

mercoledì 20 marzo 2024

Libertà, verità e felicità

Deuteronomio 3,14-20.46-50.91-92.95 e Giovanni 8,31-42

La libertà e la verità corrono insieme, non si è liberi se la verità della vita, dell'orizzonte del desiderio è negata. La Verità vi farà liberi", proclama oggi Gesù con forza, ...ma di fronte alle sue parole risuona la domanda di Pilato: "Cos'é la Verità?" Per molti, come per i Farisei, una domanda senza risposta. Per il vecchio protagonista del racconto di Dostoevskij "Il Grande Inquisitore", la libertà va sacrificata a vantaggio della felicità. Rivolto a Gesù, lo accusa di aver illuso gli uomini, proponendosi come libertà e verità ... come colui che realizza la loro felicità. Ma a pensarci bene, Gesù realizza proprio la nostra felicità, cioè il bisogno di senso del nostro esistere. 

martedì 19 marzo 2024

Custodire

Matteo 1,16.28-21.24

Giuseppe ha custodito Maria e Maria ha custodito Gesù. Si dice infatti di Maria che custodiva queste cose nel suo cuore. Quindi un passaggio di consegne. Giuseppe custodisce Maria, la donna, se ne prende cura, e Maria custodisce il Mistero nel cuore nell’intimo. IL verbo custodire tratta la concretezza della vita ma anche l’invisibilità del mistero. (...) Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. (...)  Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!"

Papa Francesco 19.03.2015

lunedì 18 marzo 2024

La misericordia di Dio

Daniele 13,42-62 e Giovanni 8,1-11

Che cos'è la  misericordia? Ciò che Gesù fa con l'adultera è la misericordia: non le dice sei una peccatrice, sei adultera! Non la condanna secondo la legge. E questo è il mistero della misericordia. La misericordia di Gesù dice papa Francesco non è cancellare i peccati ma generare il perdono di Dio.
La misericordia è il modo come perdona Dio. Gesù dice alla donna: "Vai in pace"’, e le consiglia di non peccare più. Qui si vede l’atteggiamento misericordioso di Gesù: difende il peccatore dai suoi nemici; difende il peccatore da una condanna giusta. Così è la misericordia di Dio: un grande amore e tenerezza. Dio perdona con una carezza, carezzando le nostre ferite del peccato.

domenica 17 marzo 2024

Chi vuole vedere Gesù?

Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

Esiste ancora tra noi il desiderio di vedere Gesù, di vedere il suo Volto?
Ma dove posso veramente vedere il suo Volto?
Chi oggi verrebbe da noi a chiederci di fargli vedere Gesú?
E noi chi o che cosa gli potremmo fare vedere?
Quella domanda dei greci è la domanda che oggi gli uomini e le donne del nostro tempo rivolgono alla Chiesa: vogliamo vedere Gesù, fatecelo vedere?
Nel vangelo di Giovanni, a questa domanda da Gesù risponde con: "è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. […] Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Sembrerebbe che Gesù leghi il suo farsi vedere alla possibilità di entrare nella sua ora e nell'immagine del chicco di grano che muore. Per vedere, cioè per conoscere e capire Cristo, si deve guardare “il chicco di grano che muore nel terreno”, si deve guardare la croce.
Cosa vuol dire entrare nella sua ora ... cosa vuol dire oggi per noi perdere la vita come un seme che muore, cosa significa stare con lui sulla croce?
Ad una prima osservazione, non mi sembra che come credenti stiamo dando una bella immagine del volto di Cristo, forse è più una immagine di noi stessi, della nostra tiepidezza di fede, della nostra irrilevanza culturale, anzi a volte è il volto del compromesso dei nostri peccati che ostentano senza pudore o vergogna.
Ma chi vuole vedere Gesù ci chiede ragione della nostra fede ... e lo chiede perché noi affermiamo di avere con Gesù un rapporto particolare.
Vedere la ora, significa non rinnegare o essere indifferenti al nostro tempo, perché questo nostro tempo, ferito e umiliato è il tempo di Dio. Il Padre mostra la sua gloria anche nella nostra quotidianità complessa e contraddittoria: Dio mai abbandona i suoi figli.
Morire, è l'espressione più vera del donare la vita, dell'amore gratuito, della tenerezza e vicinanza senza tornaconto,  del servizio costante e fedele ... sicuramente non è il caso di certi spot di bene episodico.
La croce è la vita ferita del fratello, la croce è un intreccio di morte e di vita "dove possiamo sperimentare la forza vitale e la vera fecondità dell’amore" che sempre "si dona come: vicinanza, compassione, tenerezza".
Per me oggi vedere Gesù significa stare davanti al crocefisso e riempire il desiderio di vederlo con parole molto semplici, come quelle che abbiamo cantato ... 
Perché Tu, solo Tu
Solo Tu sei il mio Maestro e insegnami
ad amare come hai fatto Tu con me
Se lo vuoi
Io lo grido a tutto il mondo che Tu sei
L'Unico Maestro sei per me …
Che mi insegna a vivere nel presente; condividendo la quotidianità dell'altro, la fatica e la drammaticità del presente.
Che mi insegni a morire, cioe donare la vita, come il chicco di grano; unico modo per risorgere ed unico modo per produrre molta vita da condividere con tutti.
Che mi insegni a stare sulla croce con te crocifisso... che fatica ..., ma è l'unico modo di mostrare la vera bellezza del tuo volto: un amore senza condizioni e compromessi.



sabato 16 marzo 2024

Come una sentenza spietata

Geremia11,18-20 e Giovanni 7,40-53

La situazione che sta emergendo è estremamente drammatica. In pochi versetti di Gesù è detto tutto e il contrario di tutto. Ciò che emerge è una decisione già presa, una condanna che prima o poi si troverà il modo di eseguire. La morte di Gesù non è un caso accidentale o una situazione che improvvisamente si realizza: la sua morte è una decisione presa. Anche rispetto ai dubbi che emergono nella gente, nei soldati e anche in alcuni nembri del sinedrio, il lato umano che non riconosce in Gesù il Cristo, dovrà  fare un fitto e sporco lavoro di plagio collettivo per riuscire a suscitare il grido davanti a Ponzio Pilato: crocifiggilo!


venerdì 15 marzo 2024

La ora si compie

Sapienza 2,1.12-22 e Giovanni 7,1-2.10.25-30

L’evangelista Giovanni usa il termine ora sulla bocca di Gesù per dire un avvenimento promesso e atteso che si realizza adesso. La ora realizza e porta a compimento il già e non ancora giovanneo. La ora di Gesù quindi, l’ora di cui si parla nel Vangelo di oggi è l’ora del suo passaggio. Non parliamo solo della morte, ma di tutto l’evento pasquale. Nel Vangelo di Giovanni non si parla di venerdì e di tre giorni e nemmeno di quaranta giorni dopo la Pasqua per l’Ascensione o cinquanta per la Pentecoste. Questi elementi cronologici che costituiscono il mistero pasquale sono per San Giovanni un’unica realtà: non vengono uno dopo l’altro, ma sono presenti uno nell’altro.

giovedì 14 marzo 2024

La testimonianza

Esodo 32,7-14 e Giovanni 5,31-47

I destinatari della testimonianza siamo tutti noi, ogni uomo che è fatto per la verità ed è in ricerca della verità. La testimonianza di Gesù ci provoca, innanzitutto rispetto alla nostra intelligenza priva di pregiudizi, altrimenti resterò fisso nei miei pregiudizi, poi circa la disponibilità ad accettarla. Quindi la testimonianza esige una libertà del cuore che ama la verità, al di sopra di ogni interesse. Ecco che Gesù svela il motivo della nostra incredulità: il “non sapere” da dove proviene la sua testimonianza. Chi non ama, non capisce.

mercoledì 13 marzo 2024

Chi è il mio Dio?

Isaia 49,8-15 e Giovanni 5,17-30

Spesso si sente questa affermazione: "Dopo quello che è successo, sono un po' arrabbiata/o con Dio!".
Ma quale immagine abbiamo di Dio, quale Dio abbiamo nel nostro cuore?
Gesù è venuto a rivelare una cosa molto semplice, quasi banale: i"l Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre e fa quel che vede fare il Padre che ama tutti i suoi figli e Gesù quindi ama tutti i fratelli".
Quando mai abbiamo meditato, custodito seriamente queste parole? Quando gli abbiamo dato rtempo per radicarsi in noi? Ma è proprio il lasciar risuonare queste parole che ci conduce alla verità profonda dell’uomo: quelle parole fanno uscire da noi tutto quel frastuono, quel buio, quei blocchi che la menzogna, la cattiva immagine di Dio ci hanno procurato.

martedì 12 marzo 2024

Vuoi guarire?

Ezechiele 47,1-9.12 e Giovanni 5,,1-16

Ma è possibile che questo uomo per ben trentotto anni abbia sempre cercato di immergersi e non ci sia mai riuscito? Mi sembra di intravvedere in questa immagine l'inerzia della nostra vita grigia, e spesso legata a esperienze di limite, di fragilità e di peccato, rispetto alle quali sembra proprio impossibile liberarsene. Di fronte a tutto questo Gesù è molto netto: "vuoi guarire? prendi la tua barella e cammina. Non peccare più perché non ti accada di peggio". A volte la nostra vita si colora di vittimismo, e ci rifiutiamo, un poco colpevolmente di prendere l'iniziative. Gesùs enza mezzi termini ci porta al limite: offrendoci la guarigione ci.chiede di credere in lui e nelle nostre potenzialità.

lunedì 11 marzo 2024

I Segni sono proprio segni

 Isaia 65 17-21 e Giovanni 4,43-54

È davvero bravo il funzionario del re a fidarsi di una parola; davvero una grande testimonianza di fiducia. Ed è difronte a tanta fiducia che Gesù gli dice:«Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Cioè quell’uomo di una parola. Nel segno Dio tocca la nostra vita, nel segno che è Gesù, Dio compie la salvezza dei suoi figli,  e attraverso la fede in Gesú ci da la possibilità di esprimere e vivere un atto di fede.


domenica 10 marzo 2024

Caro Nicodemo...

2Cro 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

Il vero problema del Cristianesimo oggi è l'assenza di desiderio, e la presenza di un dubbio indifferente, che non genera alcuna aspettativa e possibilità di porsi le domande fondamentali della vita. Viviamo un'esistenza nel tempo limitato della vita, e questo ci basta.
Ma tutto questo travaglio da dove nasce?
Credo che tutto sia dovuto alla fatica del rendere attuale nel quotidiano le parole e la vita di Gesù,  come esperienza del vero uomo e vero Dio.
Se abbiamo l'onestà di osservare la vita anche della nostra comunità, vediamo che sotto il molto arrabattarsi, sotto il denunciare l’assenza dei giovani, la crisi delle famiglie, l’eclisse della partecipazione sacramentale e liturgica, il tracollo delle vocazioni consacrate, il tramonto della cultura cattolica, la confusione etica e sociale, c’è lo smarrimento di quanti non riescono a declinare e ad esprimere in modo convincente e adeguato loro relazione con Gesù di Nazaret.
In verità dobbiamo ammettere che ci troviamo di fronte a un uomo contemporaneo occidentale che non ha più nemmeno le domande di senso; c’è generalmente la superficialità di un rapporto religioso tradizionalista e devozionalismo ... incapace di comunicare la fede.
Questa condizione fa emergere un senso di inadeguatezza rispetto alla realtà quotidiana che si esprime nell'assenza di reazione e di presa critica di posizione al male che pervade il nostro tempo.
Di fronte a ciò, se non si cade nell’indifferenza, si inciampa nel "si è sempre fatto così", per cui si ripropongono vecchie e rassicuranti soluzioni pastorali, ripetendo parole ormai vuote e senza esito, incapaci di dialogare con un modo in profondo cambiamento.
Veniamo a noi, come dobbiamo reagire, cosa possiamo fare?
Il vangelo presenta un monologo di Gesù, un lungo discorso circa il nascere da Dio, circa l'amore che è Dio Padre, e circa il nostro umano corrispondere a tale amore.
Un monologo con Nicodemo, che è un Fariseo ... anzi è un capo dei Farisei. Non è detto che i farisei siano tutti ipocriti e rigidi osservanti della legge, come neanche acerrimi nemici di Gesù e delle sue idee, oppositori del suo regno. Questo lo possiamo dire con certezza, infatti è uno dei pochi che alla morte di Gesù, insieme a Giuseppe di Arimatea, è sotto la croce per deporre il corpo ormai morto del Signore, portando con sé 30 libbre di aromi per la sepoltura. Solo un amico avrebbe fatto questo.
Ecco Nicodèmo in quella notte, dopo quel colloquio intimo e profondo, diventa un amico di Gesù.
È grazie a questa amicizia che Nicodemo impara l'amore di Dio; è attraverso l'amicizia con Gesù che Nicodemo supera la contraddizione e l'inadeguatezza del peccato e si lascia coinvolgere nell'esperienza straordinaria di essere un figlio amato. Sarà proprio solo grazie a Gesù che Nicodemo riconosce di essere amato gratuitamente e per questo amore ora può amare e donare amore altrettanto gratuitamente.
Nicodemo coltiva il desiderio, alimenta le domande, anzi, si pone delle domande. Coltivare il desiderio significa contrastare l'indifferenza culturale e mantenere accesa la ricerca di senso, il perché esisto e il per chi esisto. 
Alimentare le domande significa lasciarsi interrogare da ciò che Gesù afferma:
- "Dio ha tanto amato il mondo ..."
Se capisco cosa è il mondo, se intuisco cosa è questo amore ... forse allora riuscirò anche ad aprirmi al mistero di Dio.
Il mondo, il cosmo, esprime tutto ciò che esiste, che è creato, in tutta la sua drammaticità. Il mondo è l'universo creato, il mondo è l'uomo che con i suoi desideri e il suo agire capace anche di male; il mondo è la realtà segnata dalla fragilità del peccato ...
Tutto questo è ciò che Dio ama, ed esiste proprio perché è amato.
In quella notte Nicodemo ha desiderato di essere amato, e da quella notte ha iniziato ad amare realmente.
In quella notte Dio ha amato il mondo, e ha donato suo figlio; ha amato Nicodemo e gli ha donato, affidato Gesù. 
Ma cosa significa amare e dare il suo Figlio?
Dio ci ama nel senso più vero, perché in Gesù, si apre a tutti la possibilità di credere di non essere dei perduti, mai abbandonati alla nostra esistenza.
Dio “ha dato” il suo Figlio. Un figlio è il frutto e il segno dell'amore, donare il proprio figlio significa donare tutto ciò in cui riversiamo il nostro amore. È come se in Gesú, Dio uscisse da sé stesso per donarsi a noi, perché ama tanto e non può non amare, perché lo dice Giovanni, Dio è amore, e più si ama ancora di più si diventa capaci di donare.
In quella notte Dio ha dato il suo figlio a Nicodemo è da quella notte tutto è cambiato per lui.

sabato 9 marzo 2024

Aprire il cuore di Dio

Osea 6,1-6 e Luca 18,9-14

Il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore:  Mendicare la misericordia di Dio, presentandosi a mani vuote, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatori. Alla fine proprio colui, che è disprezzato, diventa un’icona del vero credente. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è semplicemente un ipocrita. Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre il suo cuore totalmente.

venerdì 8 marzo 2024

Aprire il cuore di Dio

Osea 6,1-6 e Luca 18,9-14

Il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore:  Mendicare la misericordia di Dio, presentandosi a mani vuote, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatori. Alla fine proprio colui, che è disprezzato, diventa un’icona del vero credente. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è semplicemente un ipocrita. Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre il suo cuore totalmente.

Dalla legge all'amore

Osea 14,2-10 e Matteo 12,28-34

Alla verifica dell'insegnamento del Signore risulta confermato che le parole di Gesù affermano la priorità del comandamento dell’amore (contenuti nello "Shemà Israel"), che non contraddice la fede di Israele e gli insegnamenti della Torà. Ecco che il fariseo giunge alla consequenziale, vera ed unica conclusione: amare con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. La legge di Dio, se tale ci apre all'arte di amare: amare non è tanto un donare, ma un donarsi, non è fare sacrifici ma essere sacrificio.

giovedì 7 marzo 2024

Satana

Geremia 7,23-28 e Luca 11,14-23

Gesù parla del regno di Satana come di un regno unito in sé stesso. In realtà il diavolo, come comunemente lo chiamiamo noi, sappiamo essere un divisore. Il suo nome stesso significa questo. Ma pur mirando a dividere gli altri, in sé rimane ben unito e strutturato. Quindi il primo insegnamento che Gesù ci da circa il demonio è che stiamo parlando di un avversario assolutamente forte.
Gesù nel Vangelo lo chiama Satana. Satan in ebraico significa accusatore. E chi accusa? Accusa noi. Noi uomini siamo continuamente sotto accusa da parte del demonio, accusati per il nostro peccato, egli che ci tenta vuole tenerci in pugno.

mercoledì 6 marzo 2024

Una legge di amore

Deuteronomio 4,1.5-9 e Matteo 5,17-19

Da questo vangelo emerge come Gesù è comprensibile solo come compimento della promessa di Israele. E poi c’è tutto il discorso circa la legge, per cui Gesù è pure il compimento della legge, quindi quello che Lui fa e dice è semplicemente il cammino che Dio pone difronte a ogni uomo per poter vivere da uomini nuovi, da uomini che sanno finalmente vivere la legge, e per legge si intende ormai qualcosa di preciso, non l’insieme di tutte le minuzie, ma la legge intesa come amore di Dio e amore del prossimo. E chi ama compie tutta la legge.


martedì 5 marzo 2024

Perdono

Daniele 3,25.34-43 e Matteo 18,21-35

E’ più facile perdonare o lasciarsi perdonare? Credoche sia ugualmente difficile sia l'una che l'altra. Nel racconto del,a parabola emerge un atto di orgoglio nel voler fare i conti nelle tasche di Dio! Dice il Salmo 49: "L’uomo non può riscattare se stesso, nè pagare a Dio il suo prezzo”. In fondo quell’uomo non ha accettato il condono del Re, e nella sua reazione verso gli altri servi vuole restituire l’umiliazione e il compatimento ricevuto, non ha gustato e accolto nessun perdono. È per questo motivo che non riuscirà a perdonare i suoi debitori. La risposta alla domanda iniziale è quindi che solo chi si lascia perdonare, potrà a sua volta farlo.


lunedì 4 marzo 2024

Nessuna pretesa

2Re 5,1-15 e Luca 4,24-30

Comprendere oggi la figura di Gesù non è facile e neppure scontato; così come non lo è stato nel passato e nel suo stesso contesto. Le opposizioni vissute a Nazareth non sono nulla rispetto a ciò che oggi si può contestare a partire dal suo dichiararsi figlio di Dio. Credo che oggi occorre ripensare e accogliere la realtà storica non semplicemente come avvenimenti che si susseguono, ma come spazio e tempo che interagiscono e rivelano il mistero di Dio. Ecco allora che la salvezza nel tempo e nello spazio  è un dono,  rispetto alla quale cade ogni pretesa di segno confermativo. Fin dal principio, Dio,  ha donato ad Adamo all'umano, di essere a sua immagine e somiglianza, cioè di essere uguale a Lui. Ma Adamo ha preteso di essere quello che già era come dono. Quando pretendi il dono di Dio ... il dono ti sfugge oppure lo distruggi.

domenica 3 marzo 2024

Fuori mercanti ... resta l'umano

Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25;Gv 2,13-25

Terza domenica di Quaresima, siamo di fronte a un maestro che ci sconcetta. Abituati all'immagine di bontà e mansuetudine ..., un Gesù cosi ci scuote e forse pure ci spaventa. Un Dio arrabbiato?
Gesù si rivela come un Dio che si scaglia contro la falsa religiosità, quando questa non esprime ciò che è di Dio e non porta a Dio. Quando non rappresenta il nostro umano, ma solo maschera per rivestire una forma di potere o di condizionamento sociale e culturale.
Gesù in questa pagina esprime, nei tratti umani non solo la rabbia, ma tanto altro. Gesù vuole rompere gli schemi, il suo agire con forza e determinazione, ha proprio lo scopo di rompente gli schemi e farci capire la grettezza, la povertà  del nostro stile di vita capace pure di umiliare e avvilire il mistero di Dio.
Siamo mercanti nel tempio quando occupiamo il tempio cacciando fuori Dio,  trasformando la fede in precetti e obblighi rituali; quando facciamo di Dio un distintivo ideologico o di casta; quando la religiosità ci serve per fare delle differenze sociali e ci conduce ad escludere invece che accogliere.
Ciò che muove Gesù è lo “zelo” cioè un impegno e un amore che porta fino al sacrificio di se stesso. È molto brutto quando della Chiesa di dice che è un mercato e non la casa di Dio. Ma questo è un rischio anche della nostra anima desiderosa di perseguire i propri interessi. Nel passato il tempio era immagine del sacro, del mistero e del bello ... era lo spazio delle cattedrali, oggi è solo uno spazio tra gli altri, funzionale quando occorre a delle celebrazioni.
Nel Tempio, con predeterminazione, Gesù volle che non ci capissimo più nulla. Il risultato è questo: volete capire come stanno realmente le cose? allora lasciatevi scombussolare! Mettetevi in discussione!
Se faremo questo, forse capiremo che i primi ad occupare il tempio, ad usarlo per piccoli interessi e per le gratificazioni, siamo proprio noi.
La nostra tentazione più grande è infatti costruirci una religione di pietra e dimenticare che la nostra fede si fonda sul corpo e sangue di Cristo, che non adoriamo parole scolpite sulla pietra, né pietre poste l’una sull’altra per erigere templi di vanità e potere, ma adoriamo un corpo offerto per noi, sangue versato per noi, ferite portate nel corpo glorioso, un cuore esposto per la nostra salvezza.
Gesù ci riporta sempre all'essenziale, al rapporto con Dio che non può ridursi a un rapporto mercantile. Deve essere costruito non esternamente con liturgie di compravendita ma con un rapporto che parte da dentro, dal cuore pulsante di un amore umano che si esprime nella speranza e nella fede.
Tre aspetti che emergono che dobbiamo tenere presenti:
1) Lo zelo per la casa, che si esprime nella cura e nella custodia di un luogo, non é mai fine se stesso, come anche nella liturgia partecipata ... tutto concorre a esprimere bellezza, a tradurre consegni e immagini una bellezza che ci trascende, e che non è formale o estetica, ma bellezza di Dio.
2) Amare la nostra umanità, averne a cuore la dignità dell'uomo e soprattutto il mistero sacrale che custodisce: siamo immagine di Dio. Dobniamo imparare ad adorare il nostro corpo, la comunità, la Chiesa ....perché corpo mistico di Cristo.
3) Cambiare e accompagnare il cambiamento. Gesù critica una prassi per provocare un cambiamento radicale. Il cambiamento è parte dell’umano, appartiene alla trama di cui siamo fatti, ma ogni cambiamento per compiersi necessita di un tempo reale, di una provocazione e di una proposta. Per noi il processo di cambiamento in questo tempo di transizione si gioca anche col rinnovo del consiglio pastorale pardocchiale.

sabato 2 marzo 2024

Quando cambieremo?

ichea 7,14-15.18-20 e Luca 15,1-3.11-32

Il senso di questo testo è la conversione più radicale che ci sia, la conversione di chi si pensa giusto alla misericordia. E’ pensiero comune che per essere salvati occorre essere bravi, quindi bisogna osservare i comandamenti, andare a Messa, far questo…quest’altro… se no Dio ti punisce…
ma che vita è una vita cristiana così? Meglio andarsene!
Se quello è il rapporto che ho con Dio è così, io voglio la mia libertà. Bene, il Vangelo ci mostra come arrivare alla libertà dei figli di Dio. Questa libertà è la conseguenza della conversione che dura tutta la vita. Il pericolo costante del cristiano, è quello di dimenticarsi del Vangelo e limitarsi a osservare una legge. Ecco, questa parabola esprime l’uscita dalla religiosità comune a tutti per farci capire l’essenza del Vangelo.

venerdì 1 marzo 2024

Uccidiamo pure Dio

Genesi 37,3-4.12-13.17-28 e Matteo 21,33-43.45

Che cosa fanno questi vignaioli? Si impossessano della vigna, la organizzano e si prendono i frutti. Il problema è che quella vigna non è la loro. Gli è stata solo affidata. Quella vigna, nel racconto del vangelo, rappresenta il popolo che Dio si è scelto, eletto e santificato e che poi ha affidato ai capi affinché lo custodissero.
Il paradigma della vigna si ripete ogni volta che ci si vuole impossessare del dono di Dio, che invece, ci viene affidato per essere amministrato. Il tentativo di possedere il "bene di Dio" conduce a rivoltarsi contro il creatore al punto di rinnovare la morte di colui che egli ha mandato, il proprio figlio. Una storia che continua anche oggi.

giovedì 29 febbraio 2024

Quando la misericordia bussa

Geremia 17 5-10 e Luca 16,19-31

C'è un uomo ricco e chiuso nel suo piccolo mondo: il mondo dei banchetti, dei vestiti, della vanità, degli amici, del divertimento; un uomo chiuso in una bolla di vanità. Non ha capacità di guardare oltre il suo mondo, non pensa per esempio ai bisogni di tanti altri, ma solo a lui, alle sue ricchezze e alla sua bella vita. C'è un uomo - Lazzaro - che bussa alla porta della nostra bella vita ... Bussa al nostro cuore per smuoverlo! Ma quel bussare è opera di Dio, è il segno della sua misericordia anche per l'uomo ricco. I poveri Lazzari sono la misericordia di Dio per tutti noi ricchi.


mercoledì 28 febbraio 2024

La croce e la vita

Geremia 18,18-20 e Matteo 20,17-28

L'impressione, leggendo i vangeli, è che Gesù parla e, se ascoltato, generalmente, non è capito. Eppure Gesù ha parlato chiaro: Solo con il cammino della croce si conquista la resurrezione. Ecco che il calice della passione bisogna berlo anche se è un calice amaro. In realtà gli evangelisti ci rivelano aspetti inediti, ma veritieri del gruppo di coloro che Gesù ha scelto e delle persone che ruotano loro attorno. Ma anche questo è importante per comprendere che questo gruppo di amici, sono simili a noi, per cui non dobbiamo scandalizzarci, ma crescere ulteriormente nella maturazione umana e di fede.

martedì 27 febbraio 2024

Io Fariseo

Isaia 1,10.16-20 e Mt 23,1-12

Anche io come prete sono seduto sulla cattedra di Mosè, oggi quelle parole, Gesù le dice a me. Proviamo tutti a fare un esercizio di inversione di prospettiva, riguardo l’interpretazione del Vangelo. Gesù dice: "Dicono e non fanno". E noi facciamo quello che diciamo? Quando Gesù dice che leghiamo fardelli pesanti non siamo noi i primi a farlo? Pensate a quando un genitore dice al figlio di andare a Messa e lui per primo non ci va. E di fardelli ne buttiamo tanti sulle spalle degli altri ... Pensate quando mettiamo il muro di silenzio di fronte a qualcuno, quale fardello gli buttiamo addosso e in quel momento. Oggi proviamo a sentirci noi quei farisei ipocriti. Faremo un bel bagno di umiltà.

lunedì 26 febbraio 2024

Giudizio di misericordia

Daniele  9,4-10 e Luca 6,36-38

Il cristiano  di cui parla il vangelo è responsabile dei propri atti e di quelli degli altri. Ma si deve fermare a giudicare questi. Non può identificare il peccato con il peccatore, l’uomo con il suo errore; o meglio deve dare sempre possibilità al peccatore di riscattarsi dal peccato. Questo significa non giudicare. Papa Francesco ci ricorda che: Serve una chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia non è possibile inserirsi in un mondo di “feriti” che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore. Il giudizio è un grembo fecondo di abbondanza.

domenica 25 febbraio 2024

Esperienza di bellezza

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10

Prima considerazione
Da inizio anno pastorale, il venerdì pomeriggio lo dedico alla confessione dei ragazzi del catechismo, in modo che prendano contatto e confidenza con l'esercizio della coscienza e si rendano capaci di un minimo discernimento tra il bene e il male...
Venerdì scorso in una confessione un ragazzino mi confida che gli capita di avere dubbi sull'esistenza di Dio.
Meno male, finalmente qualcuno che si fa delle domande...
Meno male, finalmente qualcuno che mette in discussione con il suo dubbio quanto gli abbiamo trasmesso in questi anni ... e ci rimanda la nostra inadeguatezza a rappresentare Dio e a parlare di Dio.
Seconda considerazione
Una storiella … accaduta veramente alla cassa del supermercato Conad Campanella sabato 17 febbraio.
“… la signora alla cassiera: ieri sera li ha visti per la strada … 
C’era uno con una luce in testa e un crocione ... e dietro un gruppo di gente strana … 
Mi sono spaventata … sarà mica una strana setta …
Volevo chiamare i Carabinieri …”
La cassiera risponde: “… si si, pure io li ho visti… si si una setta … anche io avrei chiamato i Carabinieri …”
Ma guarda quella gente strana eravamo noi per la via Crucis e quello con la luce in testa ero proprio io …

Mio commento: è palese la scarsa incisività delle nostre iniziative parrocchiali, i nostri segni del sacro non riescono più a comunicarlo … non hanno fascino, non bellezza, non c'è stupore e meraviglia in ciò che facciamo. 
Amara considerazione: la parrocchia nel nostro territorio è ormai irrilevante rispetto alla vita reale…

1) C'è tra noi, in questa parrocchia, la convinzione di non aver bisogno di imparare, che siamo già formati e che quello che dovevamo sapere l'abbiamo già imparato.
Per questo ci limitiamo ai riti di precetto o a vivere una fede fatta di devozioni. Inoltre il rapporto con la Parola sembra essere un corollario della Messa domenicale, ma non esiste l'idea della meditazione, della lettura biblica, del confronto tra vita e scrittura.
2) Cosa di bello siamo capaci di condividere con gli altri del nostro incontro sul monte con il Signore? Esiste un momento della nostra vita in cui abbiamo fatto esperienza della bellezza di Dio?
3) Si è parlato per tanto tempo di necessità di evangelizzare, o meglio di una nuova evangelizzazione, ma forse il vero problema siamo noi che dobbiamo rievangelizzarci
I problemi non sono solo quelli fuori di noi, ma sono nel nostro interno, siamo noi che esprimiamo il cuore della Chiesa; se il nostro cuore è arido, freddo, e non accogliente, se non abbiamo vita spirituale e interiore, quale esperienza di fede comunichiamo, quale bellezza esprimiamo? Infatti è condizione indispensabile per portare il Vangelo ad altri averlo dentro di sé, non solo tra le mani o nella mente: nessuno dà ciò che non ha.

Come comunicare la bella immagine di Gesù?
Nel tempo ci siamo accorti che Gesù lo abbiamo rivestito come un manichino di vestiti diversissimi, per secoli con il vestito della sola fede dogmatica; poi con quello della sola ricerca scientifica e storica; poi con quello della sociologia e psicologia applicata alla realtà; ecc ...: Gesù, un manichino pronto a indossare il vestito che la moda del momento impone.
Ma quale è la bella immagine di Gesú, se non quella della trasfigurazione, occorre lasciare che lo Spirito ci accompagni sul monte e che nella nube riempia di presenza la nostra esistenza. 
La bellezza luminosa di Gesù nasce dall'accoglierlo nella vita, nel radicare il vangelo in noi, le sue parole e i suoi sentimenti.
Non ci sono parole capaci di spiegare, a raccontare, l'immagine dell'incontro col Signore: il silenzio custodisca quella luce radiosa, la protegga e le permetta di straripare fuori da dentro di noi. 
Ma per fare esperienza di bellezzadobbiamo salire sul monte è avvicinarci un po’ a Dio. Gesù anche lui sale il monte e come allora portò i tre discepoli, oggi conduce ciascuno a fare la stessa esperienza ... stare con lui trasfigurato.
Oggi trasfigurato dalla sofferenza di tanti fratelli, ma anche lo stesso volto di bellezza che ci ispira la gloria della Risurrezione. Dunque, Gesù annuncia la sua morte, li porta sul monte e fa vedere loro cosa succederà dopo, la Risurrezione. La bellezza luminosa di Gesú non è un fenomeno fisico, ma esistenziale ed è la certezza che il Signore Risorto non permette al buio della morte di avere l’ultima parola.
Oggi ci sentiamo smarriti, incapaci di reagire di fronte  a questo dramma sicuro della guerra, ci sentiamo impauriti di fronte ai grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte; e nella fede, spesso inciampiamo. 
A maggior ragione anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende lampi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla vittoria pasquale. La bellezza di ciò che è sul monte attraverso noi appartiene alla realtà che vediamo. Per evangelizzarci lasciamoci portare sul monte della bellezza.
Salire sul monte non è dimenticare la realtà; pregare non è mai evadere dalle fatiche della vita; la luce della fede non serve per una bella emozione spirituale. Siamo chiamati a fare esperienza dell’incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque.