mercoledì 31 gennaio 2024

Ipocrisia comunitaria

Marco 6,1-6

Gesù viene, identificato attraverso il fatto di essere figlio di…, fratello di…ecc… Questo dà il senso di realismo del vangelo. Quale fatica per Gesù comunicare qualcosa di nuovo se per tutti i componenti del villaggio questo era il clima e le idee. La gente crede già di sapere, … sapere già che cos’è ..., quindi si stupisce che Gesù abbia assunto altri atteggiamenti … c’è qualcosa di diverso che però non viene visto sotto una luce buona. Probabilmente questo è ciò che accade anche nelle nostre "piccole" comunità quando etichettiamo le persone togliendo quindi energia e credibilità. Dice bene Gesù citando un proverbio: "Un profeta è sempre disprezzato in patria, tra i suoi”.

martedì 30 gennaio 2024

Due storie una fede

Marco 5,21-43

Giairo e sua figlia, la donna con emorragia, sono due storie che si intrecciano in una unica richiesta: incontrare Gesù; toccare Gesú; come anche c'è una unica risposta: la fede che salva e il continuare ad avere fede. Tutta la vita del discepolo è uno spazio in cui il rapporto con Gesù chiede di essere portato a pienezza, chiede di diventare concreto, cioè parte delle realtà del vivere. Solo così la fede trova espressione e si genera dentro la vita stessa. Diversamente siamo di fronte solo a situazioni illusorie.  

lunedì 29 gennaio 2024

Liberazione dal male

Marco 5,1-20

Siamo di fronte a un Vangelo in cui "uscire" è il tema principale, c’è un grande movimento di uscite. L’altro elemento dominante è situazione di malattia, di alienazione di confusione, cioè non c'è più la la separazione tra vivi e morti, non c’è più la differenza tra notte e giorni perchè giorno e notte fa sempre la stessa cosa. C’è confusione, percosse, grida e autolesionismo ... Ma in tutto questo si pone l'esorcismo che Gesù compie. Un gesto in uscita ... ma che rimette ordine. Liberare dal male crea armonia, anche in un contesto di difficile comprensione: la liberazione portata da Gesù può anche essere rifiutata.

domenica 28 gennaio 2024

Il male, un agnello e un santo

Dt 18,15-20 Sal 94 1Cor 7,32-35 Mc 1,21-28

Nel Vangelo di Marco, il primo “miracolo”, un esorcismo, avviene di sabato e in sinagoga… potremmo dire: ... di domenica, in parrocchia!
Eh già!!! Sorpresi? Sconvolti? Scandalizzati?
Sorpresi dal male, non ci aspettiamo che il male, il maligno sia così vicino a noi. Eppure di riflesso, il male che percepiamo in questo nostro mondo, guerra, distruzione odio, fame, abbandono, violenza, incuria della creazione ecc ... tutto questo male non ci è estraneo. La conseguenza principale di questo male è il peccato di indifferenza. È la nostra scelta di non agire e di non reagire. Restando nella illusoria situazione che quel male non mi tocchi. 
Ma il male non è semplicemente assenza di bene; noi cristiani sappiamo che il male è conseguenza del nostro peccato, delle nostre scelte di peccato. Quando il nostro agire è legato o condizionato dalla condizione di peccato, inevitabilmente noi generiamo il male. Male a partire da noi stessi, relazioni tossiche; male nel nostro agire senza pietà  e carità che sfocia nell'arida indifferenza; male nel nostro pensare e amare, per cui il mio fratello non è più un fratello ma è colui di cui posso disporre a mio piacimento. E questo capita anche nella Chiesa e nelle comunità parrocchiali.
Sconvolti dal male: poi succede quello che succede oggi, lo sterminio, la guerra, la violenza e le intolleranze. Il male sconvolge i nostri pensieri, al punto di distorcere la verità e la realtà stessa. Al punto di arrivare ad accettare che ci sia un male minore e accettabile, rispetto a un male peggiore. Veniamo sconvolti dal male non sentimentalmente, ma nel nostro riconoscerlo come tale, viene sconvolta la capacità di reagire male con la virtù umana e cristiana della "fortezza”, cioè con il fare il bene.
Scandalizzati dal male: cioè inciampiamo sul nostro male ma non lo riconosciamo come tale per cui siamo solo capaci di un sussulto sordo, che tacita la coscienza ma che non ci libera dal male.

Oggi la Parola ascoltata ci fa incontrare Gesù di fronte al nostro problema originale: il peccato, e con il peccato il male che lo esprime e rivela. Questo esorcismo è il primo miracolo, ovvero atto pubblico di Gesú e della sua "potenza" cioè del suo essere figlio di Dio.
Nel libro della Genesi scopriamo il male come effetto del peccato e si manifesta come vergogna ... l'essere nudi. Poi immediatamente si trasforma in paura di Dio, da cui l’uomo stesso si nasconde e a seguire si infrange anche la fiducia nell’altro, nel fratello.
Il nuovo testamento prosegue nella stessa direzione, per cui gli uomini nel loro agire libero, hanno peccato, e in forza del peccato il male è entrato nel mondo. Dio non è la causa del male morale, però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene.
Nel vangelo di oggi il male è descritto come un rumore interno di un uomo, una disarmonia che porta alla disperazione. Quando Gesù agisce, l'uomo abitato dallo spirito impuro si contorce ed emette un grido molto forte. La sua Parola rivela il male in noi, lo fa venire alla luce, per questo a volte ne abbiamo quasi paura. Ma come guarire altrimenti dal male?
Nella nostra società, noi stessi creiamo "spazi cattivi" di compromesso in cui la vita cobita e convive con il male. Questo compromesso blocca il meglio di noi stessi e ci rende incapaci di incontrare il Padre.
Noi però dimentichiamo che abbiamo ricevuto una unzione,che siamo stati liberati dal male, e che abbiamo scelto di lottare per il bene. Nel Battesimo siamo stati uniti con l'olio della forza e della virtù del bene ... l'unzione catecumenale non è un rito vuoto, ma dice la nostra scelta di bene da opporre a ogni suggestione del male. Siamo chiamati a lottare per il bene e a convertire la vita al bene. Siamo, dobbiamo essere segno virtuoso del bene che Cristo porta con sé venendo nel nostro mondo.
La conversione è quindi anche il frutto della liberazione dal male che è in noi; questo è possibile, per tutti, e che proprio questa è la buona notizia che Gesù è venuto ad annunciare.
Gesù, entrando nella sinagoga di Cafarnao, trova un uomo posseduto da uno spirito impuro, il quale, alla vista di Gesù, esce allo scoperto e inizia a gridare.
Ecco, costringiamo il male allo scoperto, smascheriamolo e ripiantiamo nella libertà la scelta del bene, questo a partire da noi, a partire dalla riconciliazione, a partire dalla confessione del nostro peccato.
Gesù è l'agnello che toglie il peccato, ma per togliere il peccato deve entrare in relazione con noi, una relazione forte, libera e intima.
Allora capiamo cosa c'è in gioco, qual è la battaglia che Gesù deve affrontare: la battaglia è quella per riportare l’uomo a Dio, perché il Regno si è fatto vicino, La battaglia di Gesù è quella per restituirci la libertà, perché nessun male ha il diritto di tenerci prigionieri, di possedere la nostra vita. Altrimenti questo nostro mondo sarà sempre più schiavo, ovvero posseduto, dal male.







sabato 27 gennaio 2024

Tra paura e fede

2Samuele 12,1-7.10-17 e Marco 4,35-41

La barca è la Chiesa? È la vita di ciascuno? Attraversare il mare in tempesta rappresenta la condizione di normalità che si sperimenta nei momenti difficili. Ecco allora che anche in simili difficoltà Gesù è sempre lì con te ... a pochi passi. Ma in questi momenti a noi non interessa che Lui sia lì accanto a noi, ma vogliamo, quasi pretendiamo che lui intervenga a nostro vantaggio. Deve toglierci di mezzo da quella tempesta. E il fatto che non intervenga, che dorma durante una tempesta, ci è di scandalo. Il suo esserci silenzioso quasi ci infastidiose. Ma è proprio in queste situazioni che si sperimenta la dinamica esistenziale tra paura e fede.

venerdì 26 gennaio 2024

Missione, lupi, agnelli e fallimenti.

2Timoteo 1,1-8 e Luca 10,1-9

La missione di essere mandati non può risolversi nella "propaganda fide" rispetto al resto del mondo, come pure, per noi discepoli di Gesù non può essere un optional. Non è neppure partire per chissà quale parte del mondo. La missione semplicemente è più semplicemente uscire da noi stessi per andar incontro all’altro. Tutto qui. La novità è nella modalità con cui Gesù ci invia: "Ecco vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". Non siamo mandati a conquistare e dominare, ma in uno stato di inferiorità  come di agnelli in mezzo ai lupi. Mandati non con la certezza di riuscire, quanto con il rischio fattivo del fallimento. Quanti fallimenti viviamo ogni giorno in parrocchia e nelle nostre missioni pastorali?

giovedì 25 gennaio 2024

Pescatori di uomini

Atti 9,1-22 e Marco 16,15-18

Il vangelo e la festa di oggi (Conversione di San Paolo) ci richiamano alla vocazione originaria: oggi più che mai dobbiamo tornare a fare i pescatori di uomini per far rivivere la Chiesa.e San Paolo è quel folle sognatore di cui la Chiesa nascente aveva bisogno per superare il rifiuto imposto dalla tradizione ebraica. Paolo supera ogni limite e consegna ai primi cristiani la vocazione per cui Gesù li ha pensati: pescatori di uomini.
La Chiesa dopo i primi tre secoli ha cominciato a rinunciare a pescare in "mare aperto" dimenticandosi che la sua vocazione è evangelizzare. Oggi il rischio è: non sapere più pescare.

mercoledì 24 gennaio 2024

Compredere e vedere

2Samuele 7,4-17 e Marco 4,1-20

“Se non capite questa parabola, come potrete capire tutte le altre?” Questa è la parabola principale di tutte le altre parabole. Ecco che attraverso questa immagine è possibile entrare in tutte le altre parabole. La comprensione di questa chiave di lettura è riservata a chi è dentro, chi é fuori è escluso. La capacità di comprendere ció che Gesù dice non è di tutti, e anche se il linguaggio le immagini sembrano semplici, sono pur sempre da decodificare. Quindi come si leggono le parabole? Non certo con gli occhi della vista fisica, o seguendo una logica razionale, ma occorre essere nel cuore di Gesu: "Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio", perchè non si  vede bene che con il cuore.

martedì 23 gennaio 2024

Fratelli, sorelle e madri

2Samuele 6,13-15.17-19 e Marco 3,31-35

Nessuna reazione di rigetto; pur conoscendo la difficoltà della famiglia di Gesù ad accettare ciò che egli faceva e diceva; in queste parole del Vangelo dobbiamo intravvedere il passaggio di senso e significato che Gesù vuole farci maturare. Cioè egli passa da una dinamica di relazioni carnali ad una spirituale. Cioè fratelli e sorelle si diventa per lo spirito e non per la relazione di sangue. E’ una comunità nuova quella che fonda Gesù, diciamo un famiglia nuova. Metro di misura e appartenenza, a questa nuova famiglia è la volontà del padre. Ecco allora che la prima che fa parte della famiglia è proprio Maria, esperta nel compiere la Parola.

lunedì 22 gennaio 2024

La bestemmia

2 Samuele 5,1-7.10 e Marco 3,22-30

Qui c’è un’epifania grandiosa, che non è solo cacciare i demoni, ma è la pazienza di entrare in dialogo con chi ti si oppone. La Parola è il modo di essere presente oggi nel mondo di Dio, è un modo potente e debole, però in ogni caso, rispettosissimo della libertà dell’uomo. La parola edifica, costruisce, genera la fede e nello stesso tempo può essere oggetto tremendo di violenza e oppressione, di plagio di menzogna. Questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo! Fare della manifestazione di Dio la sua negazione.
La Parola nel rivelarsi illumina e chiede libertà. La bestemmia è negazione della libertà di credere. Non si può giocare con la fede, si può credere e si può non credere ma usare la fede per i propri scopi, per il potere e l’apparire, per il sedurre … questo è tremendo ... Questo è bestemmia!

domenica 21 gennaio 2024

Chiamata senza risposta ...

Gio 3,1-5.10 Sal 24 1Cor 7,29-31 Mc 1,14-20

Domenica della Parola, è l’occasione per ribadire una volta di più la centralità della Scrittura nella vita personale e comunitaria del credente.
Cosa significa centralità? Secondo me, per molti, non significa nulla! Perché la Scrittura, la Sacra Scrittura in realtà non ha un "posto fisso", non ha rilevanza nella mia vita. Spesso è solo un corollario, o raccontino domenicale.
Credo che veramente in pochi riconoscono nella Scrittura il veicolo privilegiato con il quale Dio si rivolge a noi, alla Chiesa e al mondo. Dire che Dio usa la “Parola” equivale pure ad affermare che Dio parla, cioè, Dio esce dal silenzio e si rivolge a tutti noi. Il fatto che Dio parli implica che intende comunicare qualcosa di intimo, e di assolutamente necessario, senza la quale l'uomo o la donna, non potrebbe mai giungere a una piena conoscenza di sé stessi né del mistero di Dio».
Le Sacre Scritture, «ospitano, il racconto di quello che i nostri padri nella fede hanno sperimentato e si sono impegnati a trasmettere alle generazioni future». Le Scritture colmano il divario temporale tra la comunità ecclesiale di oggi e la Chiesa primitiva e preparano il cuore a fare la stessa esperienza, la stessa sequela di Cristo, la stessa figliolanza del Padre celeste.
Oggi il Papa invita i parroci a farsi annunciatori della Parola per invitare ogni battezato a custodire e alimentare un rapporto nuovo e particolare con la Sacra Scrittura. Invitando alla lettura frequente, e alla mediazione della Bibbia; ad approfondire la conoscenza dei testi biblici in particolare con riferimento alla lectio divina.
Oggi parliamo di chiamata! Gesù mi chiama.
Gesù ti sta chiamando. Ha un messaggio per te. Ci dice: "Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini".
Quel vieni qui ... è un avverbio di luogo importante per collocare la chiamata di Dio? Qui, ora ... dice vieni qui, vicino a me ... non è un Dio lontano che ti chiama chissà da dove e per dove.
Dietro: in quale cammino, in quale direzione... sulle tracce dei suoi passi.
A me: non è un personaggio vago, o illusorio ... é molto concreto e definito.

Questa espressione dice la chiamata nella sua importanza, forse è la più importante che riceviamo nella nostra vita. Quando Pietro, non ascolta più se non sè stesso, Gesù gli ripete di mettersi dietro a lui ...Di non passargli davanti. Di rimettersi nella sequela. Con un'immagine familiare, oggi possiamo dire che di fronte alla chiamata sorgono i primi problemi:
1) la mancanza di carica alla batteria: sono arido, non ho strumenti per capire e comprendere la scrittura, non riesco a interfacciarmi quelle parole.
2) problemi di copertura, di rete: la connessione è disturbata, insufficiente, non ho curato la mia appartenenza alla Comunità e alla Chiesa ... e ora sono sconnesso...
3) il desiderio di ascoltare ... Nel mio cuore quelle parole cadono nel vuoto, perché non ho un desiderio che le trattenga, a cui farle aderire.
Gesù chiama per una proposta ... per una missione, ovvero per la missione: essere pescatori di uomini.
Ecco: quanti uomini avete pescato? Come si pescano gli uomini?
Sapete cosa è la Lampara? È una lampada molto grande che produce una luce intensa, che viene montata sulla barca. I pescatori la utilizzano durante la pesca notturna per illuminare bene l'acqua. In questo modo i pesci vengono attratti in superficie dalla luce e catturati dal pescatore con la rete.
Gesù è la luce per attrarre i pesci .... questa è la tecnica, mostrare Gesù...
Gesù ti sta chiamando! Sta chiamando proprio te, come quel giorno chiamò Andrea e Simone; Giacomo e Giovanni... Un po’ di silenzio. Ascolta la sua voce.






sabato 20 gennaio 2024

È fuori di sé!

2Samuele  1,1-4.11-12.17.19.23-27 e Marco 3,20-21

Cosa pensavano di Gesù i suoi? "I suoi", credo senza troppi dubbi, sono verosimilmente la famiglia di sangue, sua madre, i suoi congiunti, gli amici stretti di famiglia; Gesú stesso farà riferimento alla madre e ai fratelli e le sorelle. Ed ecco che la sua stessa famiglia è in grande difficoltà, non lo riconosce. Forse anche per noi, Gesù è irriconoscibile, soprattutto quando non si identifica con nessun modello che noi vogliamo applicargli. Per i suoi è 'fuori di sé", perché dice cose e agisce al di fuori di quegli schemi che sono i loro schemi. La stessa esperienza è toccata a Francesco d'Assisi ... "era fuori di sé", quando si spoglia di tutto per amore della povertà. Forse anche noi, a volte, siamo "fuori di noi stessi!" Sarebbe molto bella ed evangelica la nostra vita; irriconoscibile.

venerdì 19 gennaio 2024

Stiamo con lui?

1Samuele 24,3-21 e Marco 3,13-19

Ci sono, nella prima frase, cinque verbi: chiamò; andarono; costituì; stessero; mandarli; di estrema dinamicità, assistiamo ad un rimando tra stare e andare sempre insieme. Andare verso di lui e andare fuori rispetto a Gesù: non si possono staccare le due cose: non si testimonia nulla se non si sta con lui. Anche il nostro essere discepoli deve confrontarsi con questa pagina di vangelo e con questo dinamismo
Lo stare accanto a Gesù è necessario per capire ciò che Gesù dice e fa; non sempre infatti questa comprensione è immediata. Stare con lui è un processo che si dispiega nell’esistenza da credenti, da discepoli chiamati.

mercoledì 17 gennaio 2024

Ci attrae ma non ci plagia

1Samuele 18,6-9; 19,1-7 e Marco 3,7-12

Stupore e meraviglia. Una attrazione a dir poco fatale. Ormai quel piccolo lago sembra diventato realmente un mare sul quale si incontrano culture e civiltà, popoli e genti di ogni genere. Gesù non esclude nessuno. L'incontro con lui rappresenta la priorità della sua vita quotidiana. Se hai capito chi è Gesù, il figlio di Dio, che dà la vita per te, per renderti libero e ti apre il desiderio di un amore eterno, allora, questo è sufficiente per fare nascere una comunità che si aggrega intorno a Lui: la Chiesa.

Già lo vogliono uccidere

1 Samuele 17,32-33.37.40-51 e Marco 3,1-6

A volte si legge il vangelo affidandoci semplicemente al ritmo narrativo ..., e anche se ci sembra di essere all'inizio della narrazione marciana, in realtà i tempi sono molto più dilatati. Gesú si trova  ancora a Cafarnao, dove, si sta maturando il conflitto tra Lui e l'istituzione e religiosa ufficiale, rappresentata dalla Sinagoga, e sta emergendo la casa di Pietro come spazio previlegiato per l'incontro con la gente: la casa prefigura la Chiesa. Che cosa alimentare lo scontro? È la durezza del loro cuore. Lo scontro inevitabilmente si alimenta nell'incontrare la vita e le fragiltá, della gente e col sanare le infermità, cioè le nostre rigidità  che ci rendono incapaci di agire con compassione.

martedì 16 gennaio 2024

Fatti per il sabato (domenica)

1Samuele 16,1-13 e Marco 2,23-28

La prima affermazione lapidaria di Gesù è: "Il sabato è stato fatto per l’uomo". Quel riposo va a custodire l’uomo dalle fatiche degli altri giorni. L’uomo che non sa godersi il riposo è un uomo triste, schiavo del suo fare e dell'ansia di controllare e possedere tutto e tutti. É bello pensare che Dio ci dona il sabato per difenderci dalla tentazione di sentirci superiori a Dio stesso. Attenzione!  Il riposo del sabato non ha nulla a che fare con le vacanze e o con il tempo di svago. Il riposo è prima di tutto un aspetto esistenziale della nostra vita.

lunedì 15 gennaio 2024

Perché digiunare?

1Samuele 15,16-23 e Marco 2,18-22

Il digiuno per i discepoli di Gesù svolge la fondamentale funzione di farci sapere qual è la nostra vera fame; di che cosa viviamo; di che cosa ci nutriamo e di svelarci gli appetiti che spesso ci condizionano senza che ce ne accorgiamo. Non è solo pratica di astinenza dal cibo.
Per come Gesù lo propone, il digiunare sembra essenziale e non sostituibile con altre pratiche ascetica o penitenziali, nella prospettiva della relazione con lui. Il digiuno infatti segna il tempo dell'attesa del ritorno del Signore; rappresenta uno spazio esistenziale del suo riconoscinento; esprime per ciascun credente tutta la drammaticità della sua assenza storica.

domenica 14 gennaio 2024

Gesù non è un influencer

1Sam 3,3-10.19   Sal 39   1Cor 6,13-15.17-20   Gv 1,35-42

Credo che oggi, soprattutto per chi ha meno di 40 anni, occorre fare un attimo chiarezza.
Leggendo i vangeli si potrebbe arrivare a pensare che Gesù è un personaggio famoso o con la fama in crescita?
Oggi si direbbe che Gesù  è un influencer, cioè un personaggio di successo, popolare (nei social network) e in generale molto seguito dal pubblico e dai media, che era in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di una parte consistente di un popolo.
Oggi dovremmo dire che per noi qui, non è più così!
Oggi Gesù non è per nulla popolare; per molti bambini della fascia 6-12 anni ogni idea di Gesù è completamente staccata dal contesto vitale, sociale, educativo e culturale. Per molti di questi piccoli, Gesù è "nessuno", è uno sconosciuto, è irrilevante, a lui non si fa più riferimento. Questo significa che anche le famiglie di questi piccoli hanno con Gesù un rapporto non significativo.
Gesú non è prioritario e, neppure centro dell'esperienza di fede ... visto che la fede, come cammino ed esperienza umana e spirituale non esiste più ... la fede è spesso qualcosa di vago e indefinito.
Gesù non è cercato ...
Se è vero che il 16% degli studenti in italia rifiuta l'insegnamento della religione cattolica, e in Emilia Romagna questa percentuale sale al 45% ... forse qualche domanda dobbiamo farcela.
È Gesù riferimento di ciò che cerchiamo nella vita? É tra ciò che cerchiamo?
Ma quando lo cerchiamo?
Lo cerchiamo quando ci lasciamo interrogare da una relazione che parte da Lui. 
Se la domanda su di lui non ci provoca più, se non ha più fascino, allora non siamo discepoli di nessuno ... 
Essere discepoli significa lasciarsi condurre dalla domanda essenziale della propria vita, è tornare continuamente lì dove è Gesú. Cioè: dove dimori?
Che non significa chiedere semplicemente dove abita, ma piuttosto esprimere il proprio desiderio di conoscerlo in profondità, di entrare nel mistero della sua vita, n confidenza con Lui.
Cioè fare in modo che, piano piano, il Signore divenga casa e luogo dove rimanere insieme.  
Ed ecco che da questo cercare viene la trasformazione, il cambiamento: incontrare il Signore, genera un cambiamento della vita, 
Nel momento in cui i discepoli si lasciano coinvolgere dalle domande che hanno dentro e dalle domande di Gesù, allora Gesù diventa interessante.
Per cui noi quali domande abbiamo? Abbiamo domande di senso? Abbiamo delle domande?
C'è in noi quella inquietudine circa il mistero, circa la vita, circa la morte, circa l'eternità? Riconosciamo in noi un desiderio di essere intimi con Dio, da cui ci siamo in un qualche modo allontanati.
Alle parole del Battista: "ecco l'agnello di Dio", così come viene indicato ad Andrea e Filippo, scatta in loro il desiderio di conoscere quel maestro, di frequentare la casa dove abita, di condividere la gioia di un incontro personale e quotidiano (erano le 4 del pomeriggio); nasce in loro il desiderio di stare con quell'uomo. E tutto questo diviene una esperienza da condividere, e a cui cui condurre i fratelli.
Ed è in questo modo che Gesù fa nascere la Chiesa, non certo per "influencer" ... ma per attrazione, cioè nella condivisione di una esperienza. Questo è vero anche oggi nella fragilità e transizione che viviamo.
La Comunità di fede, nasce lì dove ci sono esperienze che cambiano la vita per sempre!
Erano le quattro del pomeriggio, quell'ora non l’hanno mai dimenticata, perché l'incontro con quell'uomo ha cambiato la loro vite per sempre, e da quella prima volta rimasero con Lui. 

sabato 13 gennaio 2024

A cena col “medico”

1Sam 9,1-4.10.17-19; 10,1 e Marco 2,13-17

Nella narrazione del Vangelo di Marco è Gesù che sceglie di sedersi insieme a tutte queste persone che si ritrovano a casa di Levi il pubblicano … tutti marginali. Stare a mensa è il massimo della relazione, è molto di più di accettare un invito; ma è come stabilire un’alleanza, un rapporto di reciproca fedeltà, è entrare nell’intimità di una relazione, quindi Gesù cerca tutto questo.

venerdì 12 gennaio 2024

La Chiesa deve essere casa

1 Samuele 8,4-7.10-22 e Marco 2,1-12

Quella casa di Simone a Cafarnao non è a caso, essa è il luogo simbolo della comunità. Non in senso ideale o figurato, ma reale e storico. Quella casa sarà da subito il luogo di quella prima comunità di discepoli. Una casa in cui il dimorare si intreccia con quella Parola che da quella casa risuona e viene ascoltata da tanti: "tutta la gente infatti è intorno per ascoltare la Parola". Una casa che è aperta e luogo di incontro ... Una casa per incontrarsi, per includere per accogliere. Una casa dove si fa esperienza di guarigione, di perdono e di misericordia. Ma questa casa di Cafarnao deve essere e sarà la Chiesa.

giovedì 11 gennaio 2024

Incontro allo scarto

1 Samuele 4,1-11 e Marco 1,40-45

Essere parte dello "scarto" della emarginazione, significa essere parte di una umanità sofferente che si scontra con il tuo perbenismo, con le belle idee di un mondo ideale. Gli scartati, questi fratelli sono considerati pezzi venuti male, difficilmente inseribili. Uomini e donne che “non servono”, praticamente inutili, secondo il modo di vedere miope e limitato del nostro mondo, quindi non resta che scartarli, emarginarli, dinenticarli ...
L’incontro tra il lebbroso e Gesù è in definitiva l’incontro tra lo scartato e Dio, tra l’uomo mendicante di amore e l'amore possibile, che può colmare la distanza che lo scarto genera. A ciascuno di noi è data la possibilità di accostare questa disumana condizione.

mercoledì 10 gennaio 2024

Spendersi per gli altri

1Samuele 3,1-10.19-20 e Marco 1,29-39

Gesù vuole farci capire che lui sta spendendo la vita per gli altri: questo dobbiamo capire in questo curare di Gesù. Gesù si prende cura, che non significa semplicemente guarire.
Lo stile di chi si prende cura è schivo del successo, del riconoscimento e della popolarità; il prendersi cura è un modo di essere che pervade tutti gli ambiti della vita e della quotidianità. La stessa preghiera è per Gesù una occasione per prendersi cura la propria intimità con il Padre. Gesù, giunto alla sera, sta nella solitudine, lui si metteva di fronte al Padre e voleva proprio che la sua vita fosse secondo il desiderio e la volontà del Padre e quindi la confrontava con lui. Vivere prendendosi cura dell'altro non è certamente una cosa facile o da "influencer", ma un credente ci può provare e ci può riuscire,  imitando il Signore.

martedì 9 gennaio 2024

Parola autorevole

Marco 1,21-28

Un dato è certo, Gesù "insegnava e la gente era stupita del suo insegnamento"; ha una competenza nello spiegare le Scritture, ma una cosa è certa, insegna in una maniera che la gente percepisce nuova.
Non c'è una dottrina nova ma egli insegna con autorità  non come gli scribi che si limitano a ripetere delle parole. In lui la Parola si riveste di autorevolezza cioè della forza di essere "la buona notizia". L'autorevolezza si esprime nel fatto che la parola è affidabile ..., ci si affida alla Parola ..., dalla Parole scaturisce un atto di fede.

lunedì 8 gennaio 2024

Venite dietro a me ...

Marco 1,14-20

Di per sé sembra essere inverosimile, Gesù che passa, chiama e i discepoli lo seguono. Una immediatezza irreale …  É chiaro che Marco sta rappresentando ciò che é la chiamata a  seguire Gesù, e non la sta descrivendo ... Ascoltare la chiamata significa avere attenzione a una parola forte e coinvolgente al punto che chi è chiamato è disposto a tutto anche a staccarsi dal mestiere, dalla professione, dal lavoro, dai genitori, dalla famiglia, dal denaro … si è disposti a rinunciare al piacere immediato dell’affetto.La chiamata porta con sé il cambiamento; la chiamata porta con sé una nuova vita.L’evangelista Marco sente il bisogno di dirci come la chiamata può essere accolta, e come proprio nell’accoglierla non c’è più bisogno di altro.

domenica 7 gennaio 2024

Battesimo nella fede e nell'amore

Is 55,1-11; Da Is 12; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11

Questa festa del battesimo di Gesù ci fa ricordare il nostro Battesimo.

Ricordare che anche noi siamo stati battezzati e cioè siamo rinati.

Ricordare che nel Battesimo è venuto a noi lo Spirito Santo.

Ed è l'inizio di una esperienza che si chiama fede.

 

Cosa significa avere fede?

La Fede non è credere semplicemente che Dio esiste.

Ma la Fede è la conseguenza di una relazione che parte dalla mia esperienza umana che si sente toccata, interpellata dall'idea di Dio.

Credere in Dio per noi cristiani significa credere che Dio precede la nostra esistenza e nell'amore ci fa esistere; Lui ci ama. È il sapere che ci ama, e non il sapere che esiste che ci cambia la vita. Questo è vero nella relazione di Fede come anche nella relazione tra di noi.

Noi abbiamo bisogno di sentire di avere un Padre (da dove proveniamo) che ci ama, non ci basta sapere che abbiamo un Padre.

Ed è in questa esperienza di fede, da questa esperienza d'amore che scaturisce il battesimo. Ogni uomo è in se stesso figlio di Dio e generato nell'amore del Padre, ma con il battesimo sono io che mi riconosco in quell'amore del Padre, son io che rispondo SÌ al suo amore e quindi rinasco, perché amare è rinascere.

 

Che cosa riporta l'evangelista Marco al battesimo di Gesù?

Al Battesimo di Gesù, si ode la voce di Dio: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento". 

Queste parole, Dio Padre, le rivolge a Gesù direttamente, ma in continuazione anche a tutti i suoi figli e anche a noi: ci dice che ci ama e che noi siamo la sua gioia, il suo compiacimento.

Avere Fede ha a che fare col sentirci amati da Dio e con la gioia che ciascuno di noi è per Dio, è questa condizione e che ci fa vivere e vivere bene, cioè rinascere dall'alto, di nuovo direbbe Giovanni..

Controprova: cosa succede in noi quando non ci sentiamo amati?

Ci ammaliamo, ci deprimiamo, ci aggiustiamo, ci scoraggiamo ... tutto questo accade quando non ci sentiamo amati e quando non siamo la gioia e la felicità di nessuno.

Tanti nostri problemi derivano dalla mancanza di amore e di gioia donata e ricevuta. Anche la maggioranza dei peccati, li facciamo nel tentativo di carpire amore e gioia in modo sbagliato; di sperare di essere amati, di cercare di essere felici.

 

Ma nessuno può darsi l’amore da solo.

Dio tira fuori il meglio di noi… semplicemente amandoci e fidandosi di noi.

“Io ti amo e mi fido di te” è ciò che ripete. E ce lo ripete anche quando Gli ricordiamo i nostri limiti e le nostre imperfezioni.

“Io ti amo e mi fido di te”. Ci ama contro tutto e contro tutti. La fede che nasce nel battesimo è allora credere in questo amore anche quando quello che accade attorno a noi ci sta dicendo il contrario, perché solo nell'amore possiamo trovare pienezza di vita e salvezza eterna.

sabato 6 gennaio 2024

Epifania del Signore

Is 60,1-6 Sal 71 Ef 3,2-3.5-6 Mt 2,1-12

Nel Vangelo di Matteo che abbiamo appena ascolrato si dice che i magi si misero in cammino seguendo la stella di Betlemme, per adorare il "re che era nato". Giunti alla corte di Erode, re della Giudea, gli domandarono: "Dov'è il re dei Giudei che è nato?". E aggiunsero: "Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo".
Fu così che Erode scoprì che già da tempo era stata predetta la nascita di un bambino speciale a Betlemme.
Chi era Erode?
Fu re della Giudea sotto il protettorato romano dal 37 a.C. alla morte avvenuta nei omessi di Gerico nel 4 a.C., ormai tutti sappiamo che Gesù è nato nel 6 a.C.
Governò su gran parte della Palestina, inclusa la Giudea, dopo la morte del padre, prima per incarico di Marco Antonio e poi di Ottaviano Augusto. Un re estremamente astuto, non era israelita ma idumeo. Testimonianze chiare ci narrano do un carattere diffidente e sospettoso, capace di spietata crudeltà, come ad esempio le esecuzioni di una delle mogli, di alcuni dei suoi figli e di centinaia di oppositori, temendo che complottassero per spodestarlo
Dotato di spiccato senso estetico e di grande ambizione, Erode è altresì noto per la sua attività di costruttore, oggi sarebbe un architetto di tendenza. Fece edificare le città di Cesarea marittima, di Sebaste e le possenti fortezze di Masada, Macheronte e l'Herodion, oltre a ingrandire e abbellire la stessa città di Gerusalemme. In quest'ultimo aspetto rientra il rifacimento e l'ampliamento del Tempio di Gerusalemme.
Perché vi dico questo ... perché se da un lato abbiamo informato il Natale rendendolo quasi una favola per i bambini, in realtà tutta questa storia ha una radice talmente concreta che dobbiamo riconoscerene tutta la storicità e anche la drammaticità.
Una storia vera fatta di uomini, scelte, desideri e profezie nei quali viene ad abitare il mistero del Dio con noi. Gesù diviene uomo dentro la nostra storia e interagisce con i nostri desideri e le nostre scelte.
Un Dio nascosto nella realtà ... un Dio che si spoglia di potenza e si riveste di fragilità... al punto che è persino possibile... pensare di ucciderlo.
Ma da parte nostra un Dio cercato, con lo sguardo al cielo e scrutando delle scritture antiche ... le profezie. Oggi tutto questo fa sorridere e ci fa pensare che non sia nulla di veritiero ...
Che bella la spiritualità dei magi, che adorano quel bambino ... una vera umana spiritualità... da recuperare nel nostro mondo disumano e indifferente. La nostra mancanza di fede, oggi, il non andare a messa, il relegare il religioso a indifferenza ... è frutto proprio di una emarginazione della spiritualità dalla vita.
Un segno nel cielo, una stella ... ce ne sono tante ...
Ma guardare il cielo ieri come oggi rappresenta la condizione dell'uomo nella ricerca di se stesso e di senso. Anche oggi siamo costantemente sollecitati a proiettarci nel cielo, nel cosmo, nella ricerca delle origini dell'universo ... Questa ricerca sembra proprio rappresentare il profondo del cuore umano, come anche il suo desiderio di Dio.
Noi tutti debbono cercare Dio perché, è questa ricerca la linfa della fede,è il desiderio che riempie la vita di sete di amore e felicità. Solo cercando Dio si cresce nella conoscenza di lui e la fede diviene spazio di quelle domande che sempre nuove riempiono di verità la nostra esistenza.
Se non ti cerchiamo non siamo più cristiani ... se non siamo cercatori di stelle non siamo più umani.
Un bambino e sua madre ... forse è un non segno oggi, visto che di bambini non ne nascono più ... ma non a quel tempo. Quel bambino era la profezia in divenire. Immagine di un Dio che vuole mescolarsi con la gente, per ascoltare domande, le attese, le sofferenze e da quel punto di partenza annunciare con coraggio, con fedeltà e in maniera credibile il Vangelo.
In quel tempo di soprusi e di ingiustizia, nasce Gesù e allora come oggi si confronta con un potere che porta tirannia e violenza e si propone invece come regno di Dio che è amore. Quel bambino rappresenta colui che chiamiamo Dio? Ma ci pensate ... chiamare Dio un bambino ... o siamo pazzi oppure è assolutamente vero.






venerdì 5 gennaio 2024

Vedere cose più grandi!

1 Giovanni 3,11-21 e Giovanni 1,43-51

Il messia non può venire da Nazaret. Non è scritto da nessuna parte. No, con Gesù non funziona così! Gesù non si studia a tavolino, a Gesù non si pongono condizioni.
Occorre partire da altro ... Ti devi legare a lui e affidarti. Solo la fiducia ti permetterà di trovarlo e riconoscerlo. È solo questa conoscenza progressiva, intima e profonda il presupposto del "vedrai cose più grandi!

giovedì 4 gennaio 2024

Lo sguardo che si fa strada in te

1 Giovanni 3,7-10 e Giovanni 1,35-42

Fissare lo sguardo, sembra una espressione tipica del vangelo, per indicare un contatto particolare con Gesù: Giovanni Battista lo fissa nei confronti di Gesù; Gesù nei confronti di Pietro. Egli che è la Chiesa viene investito di uno sguardo speciale: lo sguardo di Gesù si è fissato, si è impresso su di lui e non ci sono poi troppe spiegazioni al riguardo. Lo sguardo di Gesù è potente, non ti lascia come prima; gli cambia il nome. Per Giovanni evangelista lo sguardo di Gesù sono le quattro del pomeriggio. E’ partito tutto di li, in quel giorno in quell’ora.

mercoledì 3 gennaio 2024

Il gregario e il capitano

1 Giovanni 2,29-3,6 e Giovanni 1,29-34

Per Giovanni Battista era chiaro fin da principio egli doveva diminuire e Cristo crescere.
Giovanni Battista si mette in disparte e con molta umiltà lascia che Gesù dia pieno spazio alla propria azione. Giovanni è umile non solo perché fa umilmente il gregario ma perché fa in modo che tutti riconoscano chiaramente la differenza tra lui e Gesù, tra la voce e la Parola, tra il profeta e il Messia.
I gregari di questa storia in cui protagonista è Gesù sono stati tutti i profeti e per ultimo Giovanni Battista. Oggi anche a ciascuno di noi è chiesto di essere gregario di Cristo per essere partecipi di quella vittoria che da sempre è del Signore.

martedì 2 gennaio 2024

Conosco colui che viene

1Giovanni 2,22-28  e Giovanni 1,19-28

Il vangelo di oggi parla della testimonianza di Giovanni Battista. Ci racconta di nuovo della grande aspettativa e degli interrogativi che suscitava nei giudei, i quali mandarono "sacerdoti e leviti" ad interrogarlo. Ma alle tante domande Giovanni risponde solo con: "Io sono una voce che grida nel deserto: preparate il cammino al Signore". 
Anche oggi queste parole risuonano come invito; come cammino necessario: il Messia richiede una preparazione ad accoglierlo ogni giorno. Il Signore occupa concretamente il tempo attraverso la nostra concreta testimonianza. Ma cosa sappiamo di Lui ... o meglio cosa riconosciamo?

lunedì 1 gennaio 2024

Un nuovo anno ... ancora tempo per cambiare

Nm 6, 22-27   Sal 66   Gal 4,4-7   Lc 2,16-21

Come ogni 1° di gennaio, ricorrenza di Maria madre di Dio, il riferimento evangelico è al brano di Luca che narra la visita dei pastori alla mangiatoia in cui c'è il bambino. Quello è il segno ... 
Questi miseri e scartati rappresentano i preferiti, coloro ai quali Dio si rivela e manifesta nella povertà e semplicità se stesso come prospettiva di vita e di pienezza.
Oggi i pastori, sono ancora gli ultimi degli ultimi, peccatori, sono le varie categorie di persone relegate nelle periferie del mondo, quando non segregate attraverso muri.
Ma il Dio che l’evangelista Luca ci rivela è il Dio della misericordia e del nascondimento, un Dio che vuole essere custodito nel cuore di Maria, come anche nel cuore di ogni uomo e donna che è in questo mondo.
È una esperienza quella di custodire che è necessaria per poter accogliere Gesù nel segno del bambino, accogliere Dio nella vita per declinando nella realtà concreta e quotidiana.
Non in un mondo irreale, astratto o virtuale, ma nel nostro mondo segnato da profonde ferite, oggi come allora ... ma Dio sceglie proprio di essere ed esserci nella realtà concreta della nostra storia; egli viene per salvare!
Sono chiare alcune conseguenze di un Dio così:
- Egli indica con chiarezza quali siano le sue preferenze “esistenziali”.
- Si presenta debole, e non legittima nessuna forma di prevaricazione o di emarginazione.
- Si pone dalla parte dei piccoli, dei poveri e dei diversi, di coloro che gli stereotipi della nostra cultura e società vorrebbero rigettare ai margini, negandone magari l’esistenza.
È un Dio retoricamente umile. Che sceglie la povertà, perché così chiede a tutti i suoi figli di fare la giustizia e la pace.
Custodire sta bene col fare propositi buoni di vita. Facciamo anche noi un proposito che possa esprimere cioche custodiamo nel cuore e che possa esprimere come Dio  cambia in meglio la nostra realtà. Un cambiamento della nostra forma mentis o degli occhi con cui osserviamo e giudichiamo la realtà.