domenica 31 marzo 2024

Pasqua di risurrezione

Marco 16,1-8 

Sono anni ormai anni che celebriamo la Veglia Pasquale immersi in una strana sensazione di incertezza, dolore, disorientamento ... gli anni dei migranti morti nei naufragi dei barconi; due anni da pandemia ... con veglie a Chiesa vuota ... poi Veglie pasquali tra gli echi di guerra, dall'Ucraina alla Terra Santa.

Immersi in tutto questo, tante domande si affacciano sulla mente ... tante non risposte ... e tra queste ... "perché Signore ci succede tutto questo"?

 

In questi giorni ripensavo alla "Leggenda del grande Inquisitore" di Dostoevskij, mi provocava l'idea di Gesù che tornava oggi in mezzo a noi ... Oggi, quel romanzo più che in altri tempi, può ispirare la comprensione della nostra realtà e attualità alla luce della risurrezione.

Siamo in Spagna ai tempi della Santa Inquisizione, dopo quindici secoli dalla morte e risurrezione del Signore. Gesù ritorna e pur se cerca di restare anonimo, tutti lo riconoscono e viene subito incarcerato per ordine del Grande Inquisitore, proprio dopo aver fatto risorgere una bambina di sette anni, pronunziando ancora quelle sue parole: "Talitha kumi" (parole aramaiche che significano: fanciulla alzati).

L'Inquisitore è un vecchio che dopo l'arresto si reca da Gesù in carcere esordendo con queste parole: "Sei tu? Sei tu?" Non ricevendo risposta, aggiunge rapido: (...) “Perché sei venuto a infastidirci? Perché sai anche tu che sei venuto a infastidirci. Ma sai cosa accadrà domani? (...) ti brucerò sul rogo come il più empio degli eretici...”

“Perché sei venuto a infastidirci?” Poi il vecchio Inquisitore conclude: “Vattene e non venire più... mai più, mai più!”.

La nostra realtà sembra proprio affermare che con lui non vogliamo avere a che fare, che ci infastidisce ... meglio che se ne vada e non torni mai più ... non sappiamo cosa farcene di un risorto che non risolve.

Forse l'uomo di oggi smarrendo il senso della propria umanità, non sa più cosa farsene della risurrezione di Gesù.

Ma che cosa è la risurrezione?

Per alcuni è una intromissione o irruzione celeste nella vita degli uomini, per altri una storia a lieto fine per donne ingenue e uomini falliti e fragili.

Ma che cos'è la risurrezione di Gesù se non il segno di una immensa tenerezza che si chiama amore, che ci dice come Dio Padre ama ogni uomo e donna anche se loro si dimenticassero di chi li ha creati, di chi li ama.

La risurrezione ci dice che neppure l'odio esacerbato nella passione cancella o impedisce all'amore di essere la forza della vita che si comunica e rinasce sempre ... 

Eppure in questo mondo, in questo tempo di rassegnazione e di disperazione in molti non gli perdoniamo di essere il risorto e di non risolvere quel male che continua a devastarci. Non gli perdoniamo le malattie, non gli perdoniamo le guerre, i terremoti e le alluvioni, non gli perdoniamo la sopraffazione degli innocenti e le vittime della disumanità, ma soprattutto non gli perdoniamo di lasciarci nella nostra infelicità, e in una libertà incapace di farci veramente liberi.

Dobbiamo rimotivarci nel fare Pasqua 

Fare pasqua significa fare l'incontro con il risorto, che non avviene nel sepolcro, ma fuori, sulla strada che riporta le donne dai discepoli.

Incontrare il Risorto nella vita di ogni giorno proprio a partire dai segni della fragilità e del limite. Proprio lì dove il morire sembra prevalere e il sepolcro rappresenta l'unica condizione possibile. Il risorto non ha cancellato quei segni storici della sofferenza, ma sembra averli assunti in sé. Quei segni sono la nostra esistenza fragile.

La risurrezione non è quindi una sorta di favola a lieto fine, ma il compimento di un mistero: il mistero della vita di Dio che tutto unisce e porta in sé, riempiendo e colmando tutto del suo stesso mistero.

Ecco allora che è proprio a partire dai nostri limiti, dalla fragilità della nostra esistenza, dalla sconfusionata realtà che possiamo, se vogliamo, consegnarci a quell'amore che nell'immagine tenera di un Padre amorevole tutto tiene in sé. 

Oggi non ci è chiesto di essere perfetti, di essere dei ragionatori del mistero, ma bensì di affidarci al mistero di cui siamo parte, e di abbandonare il sepolcro vuoto, sospinti dall'annuncio di vita e di pace vera, perché non dobbiamo dimentichiamo che questa è la bella notizia dell’alba di quel nuovo giorno: “Non è qui. È risorto, come aveva detto”.

mercoledì 27 marzo 2024

Sono forse io?

Isaia 50,4-9 e Matteo 26 14-25

In verità, in verità vi dico uno di voi mi tradirà. Come non vorremo mai sentirci dire una cosa così da Gesù... Per i discepoli andava tutto bene fino a quel momento. Non si erano neppure accorti del tradimento di Giuda. Troppo autocentrati, troppo narcisisti e un po' fra le nuvole. All'affermazione di Gesù, l'unica loro preoccupazione è di pensare a se stessi. Siamo ben lontani dalle lacrime di Maria a Betania che piange, perchè il suo amato va a morire per lei. Qui siamo di fronte ad un gruppo di immaturi che pensano a salvar prima se stessi. Il "sono io" è la vera angoscia dei discepoli. Non è tanto il fatto che il maestro sia tradito, ma l'idea che il colpevole possa essere proprio io. Non posso accettare questo per cui cerco in ogni modo di trovare in me stesso l'innocenza e la giustificazione.

martedì 26 marzo 2024

Il dono speciale

Isaia 49,1-6 e Giovanni 13,21-33.36-38

Nella notte del tradimento Gesù compie il gesto di donazione più potente della storia: l'Eucarestia! Prima di essere consegnato alle guardie, lui stesso si consegna agli uomini e lo fa per sempre. Lo fa con quel segno perenne che è l'Eucarestia. Con il pane che riceviamo ogni Domenica siamo certi di avere con noi quel Gesù che si è legato a noi per sempre. Ungesto di amore e di dono di fronte a chi lo sta per tradire. Un dono di totale gratuità che Giovanni accoglie quasi con ingenua confidenza e Pietro invece con presunzione e calcolo. Che umanità costantemente inadeguata!

lunedì 25 marzo 2024

Lacrime su Gesù

Isaia 42,1-7 e Giovanni  12,1-11

La nostra Settimana di Passione comincia qui a Betania, in casa di Lazzaro, di Marta e di Maria. Sono gli amici di Gesù,  qui a Betania Gesù si sente a casa, si sente accolto, si sente voluto bene. È da questo bene che scaturisce il gesto di Maria, un gesto che scandalizza i discepoli, al punto che Giuda dice: "Questi soldi andavano dati ai poveri!"
Ma la passione di Gesù è fatta anche di queste lacrime, sono le lacrime dell'amicizia di Maria, ma anche le lacrime della Chiesa penitente; sono le lacrime di Pietro, le lacrime del tradimento; sono le lacrime della nostra fragile umanità ferita e capace di ferire.

domenica 24 marzo 2024

Passione di Gesù

Domenica delle Palme 

La Passione è un fatto metastorico, attraversa la storia e noi come in un racconto aperto e onnipresente abbiamo la possibilità di entrarci, piangere, emozionarci, soffrire, patire con Gesù. Ma non solo, possiamo rendere attuale oggi ciò che ha vissuto Gesù!
24 marzo 2024: quanti uomini dono sono stati crocefissi ingiustamente oggi?
24 marzo 2024: quanti uomini e donne sono stati flagellati, straziati, violentati, oggi?
24 marzo 2024: quanti uomini, donne e bambini oggi hanno vissuto l'abbandono, la condanna e le peggiori atrocità? Tutti martiri innocenti, dell'odio del.a nostra disumanità.
Gesù grida su questo mondo, dalla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (...) Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo. Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Israele. In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi.
È il figlio che grida la sua innocenza, che afferma di essere il giusto traditto e che si affida al Padre in tutto, certo che solo il Padre puó rendere quel morire una offerta e un vero sacrificio per la vita del mondo. 
Come dice san Paolo, questo è «il momento favorevole» ... un tempo nonostante ogni avversità per compiere "un cammino di vera conversione" così da affrontare vittoriosamente il combattimento contro lo spirito del male.
Questo racconto della Passione di san Marco è uno spazio per rileggere la storia del mondo, la storia e il senso di ogni uomi, figlio di Dio. Nella passione di Gesù, impariamo due riconoscimenti: imparo a riconoscere Dio come Padre, e l'altro - uomo, donna, bambino ... - come mio fratello

sabato 23 marzo 2024

Deve morire

Ezechiele 37,21-28  e Giovanni 11,45-56

I Giudei hanno deciso di processare Gesù. E’ giunta l’ora. Questa condanna che predispone alla "passione" non è un fatto passato ma riguarda il presente e rivive nel presente nel dramma della nostra storia, la crudeltà e il calcolo cinico di chi per garantire un proprio potere personale sacrifica egoisticamente ogni uomo, ogni fratello.
La Passione infatti è un fatto metastorico, attraversa la storia e noi come in un racconto aperto e onnipresente abbiamo la possibilità di entrarci, piangere, emozionarci, soffrire, patire con Gesù. Facciamolo allora a cominciare da domani, Domenica delle Palme.

venerdì 22 marzo 2024

Figlio di Dio

Geremia 20,10-13 e Giovanni 10,31-42

Questo dialogo del vangelo di Giovanni ci rivela un aspetto inedito circa le discussioni avvenute tra Gesù e i Giudei: il suo dichiararsi Figlio di Dio. Una affermazione che spinge la tensione alle stelle; l'ostilità nei suoi confronti ha raggiunto il culmine. Quindi oggi scatta la sentenza: Gesù è accusato di bestemmia e quindi reo di morte.
Come comprendere questa affermazione di Gesù? A quel tempo incomprensibile, ma oggi cosa significa che Dio ha mandato in suo figlio in mezzo a noi?
Credo che il venire di Dio si riveste di una storicità concreta e di un tempo che ne veicola la presenza, così come anche la salvezza che realizza nel suo venire. A questo punto la croce non dipinge l’atto di accusa degli uomini nei confronti di Dio ma diventa paradossalmente proprio il luogo della nostra salvezza.

giovedì 21 marzo 2024

Immagine del padre

Genesi 17,3-9 3 Giovanni 8,51-59

Il capitolo ottavo di Giovanni iniziava con una donna da lapidare, che Gesù ha perdonato; lo stesso capitolo termina con il tentativo di lapidare Gesù per il fatto di essersi manifeststo come “Io Sono”. Io Sono vuol dire Dio. C’è una stretta connessione: sia la donna che Gesù sarebbero da lapidare per corrispondere fedelmente alla legge. Ma è proprio di fronte a questa fedeltà che ci viene posta la "verita" che porta a compimento la legge. C’è una verità che fa liberi ed è la conoscenza del Padre come amore, che mi permette di essere figlio amato e di amare i fratelli, questa è la verità che fa liberi: la libertà è amare i fratelli: la vera immagine di Dio.

mercoledì 20 marzo 2024

Libertà, verità e felicità

Deuteronomio 3,14-20.46-50.91-92.95 e Giovanni 8,31-42

La libertà e la verità corrono insieme, non si è liberi se la verità della vita, dell'orizzonte del desiderio è negata. La Verità vi farà liberi", proclama oggi Gesù con forza, ...ma di fronte alle sue parole risuona la domanda di Pilato: "Cos'é la Verità?" Per molti, come per i Farisei, una domanda senza risposta. Per il vecchio protagonista del racconto di Dostoevskij "Il Grande Inquisitore", la libertà va sacrificata a vantaggio della felicità. Rivolto a Gesù, lo accusa di aver illuso gli uomini, proponendosi come libertà e verità ... come colui che realizza la loro felicità. Ma a pensarci bene, Gesù realizza proprio la nostra felicità, cioè il bisogno di senso del nostro esistere. 

martedì 19 marzo 2024

Custodire

Matteo 1,16.28-21.24

Giuseppe ha custodito Maria e Maria ha custodito Gesù. Si dice infatti di Maria che custodiva queste cose nel suo cuore. Quindi un passaggio di consegne. Giuseppe custodisce Maria, la donna, se ne prende cura, e Maria custodisce il Mistero nel cuore nell’intimo. IL verbo custodire tratta la concretezza della vita ma anche l’invisibilità del mistero. (...) Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. (...)  Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!"

Papa Francesco 19.03.2015

lunedì 18 marzo 2024

La misericordia di Dio

Daniele 13,42-62 e Giovanni 8,1-11

Che cos'è la  misericordia? Ciò che Gesù fa con l'adultera è la misericordia: non le dice sei una peccatrice, sei adultera! Non la condanna secondo la legge. E questo è il mistero della misericordia. La misericordia di Gesù dice papa Francesco non è cancellare i peccati ma generare il perdono di Dio.
La misericordia è il modo come perdona Dio. Gesù dice alla donna: "Vai in pace"’, e le consiglia di non peccare più. Qui si vede l’atteggiamento misericordioso di Gesù: difende il peccatore dai suoi nemici; difende il peccatore da una condanna giusta. Così è la misericordia di Dio: un grande amore e tenerezza. Dio perdona con una carezza, carezzando le nostre ferite del peccato.

domenica 17 marzo 2024

Chi vuole vedere Gesù?

Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

Esiste ancora tra noi il desiderio di vedere Gesù, di vedere il suo Volto?
Ma dove posso veramente vedere il suo Volto?
Chi oggi verrebbe da noi a chiederci di fargli vedere Gesú?
E noi chi o che cosa gli potremmo fare vedere?
Quella domanda dei greci è la domanda che oggi gli uomini e le donne del nostro tempo rivolgono alla Chiesa: vogliamo vedere Gesù, fatecelo vedere?
Nel vangelo di Giovanni, a questa domanda da Gesù risponde con: "è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. […] Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Sembrerebbe che Gesù leghi il suo farsi vedere alla possibilità di entrare nella sua ora e nell'immagine del chicco di grano che muore. Per vedere, cioè per conoscere e capire Cristo, si deve guardare “il chicco di grano che muore nel terreno”, si deve guardare la croce.
Cosa vuol dire entrare nella sua ora ... cosa vuol dire oggi per noi perdere la vita come un seme che muore, cosa significa stare con lui sulla croce?
Ad una prima osservazione, non mi sembra che come credenti stiamo dando una bella immagine del volto di Cristo, forse è più una immagine di noi stessi, della nostra tiepidezza di fede, della nostra irrilevanza culturale, anzi a volte è il volto del compromesso dei nostri peccati che ostentano senza pudore o vergogna.
Ma chi vuole vedere Gesù ci chiede ragione della nostra fede ... e lo chiede perché noi affermiamo di avere con Gesù un rapporto particolare.
Vedere la ora, significa non rinnegare o essere indifferenti al nostro tempo, perché questo nostro tempo, ferito e umiliato è il tempo di Dio. Il Padre mostra la sua gloria anche nella nostra quotidianità complessa e contraddittoria: Dio mai abbandona i suoi figli.
Morire, è l'espressione più vera del donare la vita, dell'amore gratuito, della tenerezza e vicinanza senza tornaconto,  del servizio costante e fedele ... sicuramente non è il caso di certi spot di bene episodico.
La croce è la vita ferita del fratello, la croce è un intreccio di morte e di vita "dove possiamo sperimentare la forza vitale e la vera fecondità dell’amore" che sempre "si dona come: vicinanza, compassione, tenerezza".
Per me oggi vedere Gesù significa stare davanti al crocefisso e riempire il desiderio di vederlo con parole molto semplici, come quelle che abbiamo cantato ... 
Perché Tu, solo Tu
Solo Tu sei il mio Maestro e insegnami
ad amare come hai fatto Tu con me
Se lo vuoi
Io lo grido a tutto il mondo che Tu sei
L'Unico Maestro sei per me …
Che mi insegna a vivere nel presente; condividendo la quotidianità dell'altro, la fatica e la drammaticità del presente.
Che mi insegni a morire, cioe donare la vita, come il chicco di grano; unico modo per risorgere ed unico modo per produrre molta vita da condividere con tutti.
Che mi insegni a stare sulla croce con te crocifisso... che fatica ..., ma è l'unico modo di mostrare la vera bellezza del tuo volto: un amore senza condizioni e compromessi.



sabato 16 marzo 2024

Come una sentenza spietata

Geremia11,18-20 e Giovanni 7,40-53

La situazione che sta emergendo è estremamente drammatica. In pochi versetti di Gesù è detto tutto e il contrario di tutto. Ciò che emerge è una decisione già presa, una condanna che prima o poi si troverà il modo di eseguire. La morte di Gesù non è un caso accidentale o una situazione che improvvisamente si realizza: la sua morte è una decisione presa. Anche rispetto ai dubbi che emergono nella gente, nei soldati e anche in alcuni nembri del sinedrio, il lato umano che non riconosce in Gesù il Cristo, dovrà  fare un fitto e sporco lavoro di plagio collettivo per riuscire a suscitare il grido davanti a Ponzio Pilato: crocifiggilo!


venerdì 15 marzo 2024

La ora si compie

Sapienza 2,1.12-22 e Giovanni 7,1-2.10.25-30

L’evangelista Giovanni usa il termine ora sulla bocca di Gesù per dire un avvenimento promesso e atteso che si realizza adesso. La ora realizza e porta a compimento il già e non ancora giovanneo. La ora di Gesù quindi, l’ora di cui si parla nel Vangelo di oggi è l’ora del suo passaggio. Non parliamo solo della morte, ma di tutto l’evento pasquale. Nel Vangelo di Giovanni non si parla di venerdì e di tre giorni e nemmeno di quaranta giorni dopo la Pasqua per l’Ascensione o cinquanta per la Pentecoste. Questi elementi cronologici che costituiscono il mistero pasquale sono per San Giovanni un’unica realtà: non vengono uno dopo l’altro, ma sono presenti uno nell’altro.

giovedì 14 marzo 2024

La testimonianza

Esodo 32,7-14 e Giovanni 5,31-47

I destinatari della testimonianza siamo tutti noi, ogni uomo che è fatto per la verità ed è in ricerca della verità. La testimonianza di Gesù ci provoca, innanzitutto rispetto alla nostra intelligenza priva di pregiudizi, altrimenti resterò fisso nei miei pregiudizi, poi circa la disponibilità ad accettarla. Quindi la testimonianza esige una libertà del cuore che ama la verità, al di sopra di ogni interesse. Ecco che Gesù svela il motivo della nostra incredulità: il “non sapere” da dove proviene la sua testimonianza. Chi non ama, non capisce.

mercoledì 13 marzo 2024

Chi è il mio Dio?

Isaia 49,8-15 e Giovanni 5,17-30

Spesso si sente questa affermazione: "Dopo quello che è successo, sono un po' arrabbiata/o con Dio!".
Ma quale immagine abbiamo di Dio, quale Dio abbiamo nel nostro cuore?
Gesù è venuto a rivelare una cosa molto semplice, quasi banale: i"l Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre e fa quel che vede fare il Padre che ama tutti i suoi figli e Gesù quindi ama tutti i fratelli".
Quando mai abbiamo meditato, custodito seriamente queste parole? Quando gli abbiamo dato rtempo per radicarsi in noi? Ma è proprio il lasciar risuonare queste parole che ci conduce alla verità profonda dell’uomo: quelle parole fanno uscire da noi tutto quel frastuono, quel buio, quei blocchi che la menzogna, la cattiva immagine di Dio ci hanno procurato.

martedì 12 marzo 2024

Vuoi guarire?

Ezechiele 47,1-9.12 e Giovanni 5,,1-16

Ma è possibile che questo uomo per ben trentotto anni abbia sempre cercato di immergersi e non ci sia mai riuscito? Mi sembra di intravvedere in questa immagine l'inerzia della nostra vita grigia, e spesso legata a esperienze di limite, di fragilità e di peccato, rispetto alle quali sembra proprio impossibile liberarsene. Di fronte a tutto questo Gesù è molto netto: "vuoi guarire? prendi la tua barella e cammina. Non peccare più perché non ti accada di peggio". A volte la nostra vita si colora di vittimismo, e ci rifiutiamo, un poco colpevolmente di prendere l'iniziative. Gesùs enza mezzi termini ci porta al limite: offrendoci la guarigione ci.chiede di credere in lui e nelle nostre potenzialità.

lunedì 11 marzo 2024

I Segni sono proprio segni

 Isaia 65 17-21 e Giovanni 4,43-54

È davvero bravo il funzionario del re a fidarsi di una parola; davvero una grande testimonianza di fiducia. Ed è difronte a tanta fiducia che Gesù gli dice:«Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Cioè quell’uomo di una parola. Nel segno Dio tocca la nostra vita, nel segno che è Gesù, Dio compie la salvezza dei suoi figli,  e attraverso la fede in Gesú ci da la possibilità di esprimere e vivere un atto di fede.


domenica 10 marzo 2024

Caro Nicodemo...

2Cro 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

Il vero problema del Cristianesimo oggi è l'assenza di desiderio, e la presenza di un dubbio indifferente, che non genera alcuna aspettativa e possibilità di porsi le domande fondamentali della vita. Viviamo un'esistenza nel tempo limitato della vita, e questo ci basta.
Ma tutto questo travaglio da dove nasce?
Credo che tutto sia dovuto alla fatica del rendere attuale nel quotidiano le parole e la vita di Gesù,  come esperienza del vero uomo e vero Dio.
Se abbiamo l'onestà di osservare la vita anche della nostra comunità, vediamo che sotto il molto arrabattarsi, sotto il denunciare l’assenza dei giovani, la crisi delle famiglie, l’eclisse della partecipazione sacramentale e liturgica, il tracollo delle vocazioni consacrate, il tramonto della cultura cattolica, la confusione etica e sociale, c’è lo smarrimento di quanti non riescono a declinare e ad esprimere in modo convincente e adeguato loro relazione con Gesù di Nazaret.
In verità dobbiamo ammettere che ci troviamo di fronte a un uomo contemporaneo occidentale che non ha più nemmeno le domande di senso; c’è generalmente la superficialità di un rapporto religioso tradizionalista e devozionalismo ... incapace di comunicare la fede.
Questa condizione fa emergere un senso di inadeguatezza rispetto alla realtà quotidiana che si esprime nell'assenza di reazione e di presa critica di posizione al male che pervade il nostro tempo.
Di fronte a ciò, se non si cade nell’indifferenza, si inciampa nel "si è sempre fatto così", per cui si ripropongono vecchie e rassicuranti soluzioni pastorali, ripetendo parole ormai vuote e senza esito, incapaci di dialogare con un modo in profondo cambiamento.
Veniamo a noi, come dobbiamo reagire, cosa possiamo fare?
Il vangelo presenta un monologo di Gesù, un lungo discorso circa il nascere da Dio, circa l'amore che è Dio Padre, e circa il nostro umano corrispondere a tale amore.
Un monologo con Nicodemo, che è un Fariseo ... anzi è un capo dei Farisei. Non è detto che i farisei siano tutti ipocriti e rigidi osservanti della legge, come neanche acerrimi nemici di Gesù e delle sue idee, oppositori del suo regno. Questo lo possiamo dire con certezza, infatti è uno dei pochi che alla morte di Gesù, insieme a Giuseppe di Arimatea, è sotto la croce per deporre il corpo ormai morto del Signore, portando con sé 30 libbre di aromi per la sepoltura. Solo un amico avrebbe fatto questo.
Ecco Nicodèmo in quella notte, dopo quel colloquio intimo e profondo, diventa un amico di Gesù.
È grazie a questa amicizia che Nicodemo impara l'amore di Dio; è attraverso l'amicizia con Gesù che Nicodemo supera la contraddizione e l'inadeguatezza del peccato e si lascia coinvolgere nell'esperienza straordinaria di essere un figlio amato. Sarà proprio solo grazie a Gesù che Nicodemo riconosce di essere amato gratuitamente e per questo amore ora può amare e donare amore altrettanto gratuitamente.
Nicodemo coltiva il desiderio, alimenta le domande, anzi, si pone delle domande. Coltivare il desiderio significa contrastare l'indifferenza culturale e mantenere accesa la ricerca di senso, il perché esisto e il per chi esisto. 
Alimentare le domande significa lasciarsi interrogare da ciò che Gesù afferma:
- "Dio ha tanto amato il mondo ..."
Se capisco cosa è il mondo, se intuisco cosa è questo amore ... forse allora riuscirò anche ad aprirmi al mistero di Dio.
Il mondo, il cosmo, esprime tutto ciò che esiste, che è creato, in tutta la sua drammaticità. Il mondo è l'universo creato, il mondo è l'uomo che con i suoi desideri e il suo agire capace anche di male; il mondo è la realtà segnata dalla fragilità del peccato ...
Tutto questo è ciò che Dio ama, ed esiste proprio perché è amato.
In quella notte Nicodemo ha desiderato di essere amato, e da quella notte ha iniziato ad amare realmente.
In quella notte Dio ha amato il mondo, e ha donato suo figlio; ha amato Nicodemo e gli ha donato, affidato Gesù. 
Ma cosa significa amare e dare il suo Figlio?
Dio ci ama nel senso più vero, perché in Gesù, si apre a tutti la possibilità di credere di non essere dei perduti, mai abbandonati alla nostra esistenza.
Dio “ha dato” il suo Figlio. Un figlio è il frutto e il segno dell'amore, donare il proprio figlio significa donare tutto ciò in cui riversiamo il nostro amore. È come se in Gesú, Dio uscisse da sé stesso per donarsi a noi, perché ama tanto e non può non amare, perché lo dice Giovanni, Dio è amore, e più si ama ancora di più si diventa capaci di donare.
In quella notte Dio ha dato il suo figlio a Nicodemo è da quella notte tutto è cambiato per lui.

sabato 9 marzo 2024

Aprire il cuore di Dio

Osea 6,1-6 e Luca 18,9-14

Il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore:  Mendicare la misericordia di Dio, presentandosi a mani vuote, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatori. Alla fine proprio colui, che è disprezzato, diventa un’icona del vero credente. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è semplicemente un ipocrita. Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre il suo cuore totalmente.

venerdì 8 marzo 2024

Aprire il cuore di Dio

Osea 6,1-6 e Luca 18,9-14

Il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore:  Mendicare la misericordia di Dio, presentandosi a mani vuote, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatori. Alla fine proprio colui, che è disprezzato, diventa un’icona del vero credente. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è semplicemente un ipocrita. Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre il suo cuore totalmente.

Dalla legge all'amore

Osea 14,2-10 e Matteo 12,28-34

Alla verifica dell'insegnamento del Signore risulta confermato che le parole di Gesù affermano la priorità del comandamento dell’amore (contenuti nello "Shemà Israel"), che non contraddice la fede di Israele e gli insegnamenti della Torà. Ecco che il fariseo giunge alla consequenziale, vera ed unica conclusione: amare con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. La legge di Dio, se tale ci apre all'arte di amare: amare non è tanto un donare, ma un donarsi, non è fare sacrifici ma essere sacrificio.

giovedì 7 marzo 2024

Satana

Geremia 7,23-28 e Luca 11,14-23

Gesù parla del regno di Satana come di un regno unito in sé stesso. In realtà il diavolo, come comunemente lo chiamiamo noi, sappiamo essere un divisore. Il suo nome stesso significa questo. Ma pur mirando a dividere gli altri, in sé rimane ben unito e strutturato. Quindi il primo insegnamento che Gesù ci da circa il demonio è che stiamo parlando di un avversario assolutamente forte.
Gesù nel Vangelo lo chiama Satana. Satan in ebraico significa accusatore. E chi accusa? Accusa noi. Noi uomini siamo continuamente sotto accusa da parte del demonio, accusati per il nostro peccato, egli che ci tenta vuole tenerci in pugno.

mercoledì 6 marzo 2024

Una legge di amore

Deuteronomio 4,1.5-9 e Matteo 5,17-19

Da questo vangelo emerge come Gesù è comprensibile solo come compimento della promessa di Israele. E poi c’è tutto il discorso circa la legge, per cui Gesù è pure il compimento della legge, quindi quello che Lui fa e dice è semplicemente il cammino che Dio pone difronte a ogni uomo per poter vivere da uomini nuovi, da uomini che sanno finalmente vivere la legge, e per legge si intende ormai qualcosa di preciso, non l’insieme di tutte le minuzie, ma la legge intesa come amore di Dio e amore del prossimo. E chi ama compie tutta la legge.


martedì 5 marzo 2024

Perdono

Daniele 3,25.34-43 e Matteo 18,21-35

E’ più facile perdonare o lasciarsi perdonare? Credoche sia ugualmente difficile sia l'una che l'altra. Nel racconto del,a parabola emerge un atto di orgoglio nel voler fare i conti nelle tasche di Dio! Dice il Salmo 49: "L’uomo non può riscattare se stesso, nè pagare a Dio il suo prezzo”. In fondo quell’uomo non ha accettato il condono del Re, e nella sua reazione verso gli altri servi vuole restituire l’umiliazione e il compatimento ricevuto, non ha gustato e accolto nessun perdono. È per questo motivo che non riuscirà a perdonare i suoi debitori. La risposta alla domanda iniziale è quindi che solo chi si lascia perdonare, potrà a sua volta farlo.


lunedì 4 marzo 2024

Nessuna pretesa

2Re 5,1-15 e Luca 4,24-30

Comprendere oggi la figura di Gesù non è facile e neppure scontato; così come non lo è stato nel passato e nel suo stesso contesto. Le opposizioni vissute a Nazareth non sono nulla rispetto a ciò che oggi si può contestare a partire dal suo dichiararsi figlio di Dio. Credo che oggi occorre ripensare e accogliere la realtà storica non semplicemente come avvenimenti che si susseguono, ma come spazio e tempo che interagiscono e rivelano il mistero di Dio. Ecco allora che la salvezza nel tempo e nello spazio  è un dono,  rispetto alla quale cade ogni pretesa di segno confermativo. Fin dal principio, Dio,  ha donato ad Adamo all'umano, di essere a sua immagine e somiglianza, cioè di essere uguale a Lui. Ma Adamo ha preteso di essere quello che già era come dono. Quando pretendi il dono di Dio ... il dono ti sfugge oppure lo distruggi.

domenica 3 marzo 2024

Fuori mercanti ... resta l'umano

Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25;Gv 2,13-25

Terza domenica di Quaresima, siamo di fronte a un maestro che ci sconcetta. Abituati all'immagine di bontà e mansuetudine ..., un Gesù cosi ci scuote e forse pure ci spaventa. Un Dio arrabbiato?
Gesù si rivela come un Dio che si scaglia contro la falsa religiosità, quando questa non esprime ciò che è di Dio e non porta a Dio. Quando non rappresenta il nostro umano, ma solo maschera per rivestire una forma di potere o di condizionamento sociale e culturale.
Gesù in questa pagina esprime, nei tratti umani non solo la rabbia, ma tanto altro. Gesù vuole rompere gli schemi, il suo agire con forza e determinazione, ha proprio lo scopo di rompente gli schemi e farci capire la grettezza, la povertà  del nostro stile di vita capace pure di umiliare e avvilire il mistero di Dio.
Siamo mercanti nel tempio quando occupiamo il tempio cacciando fuori Dio,  trasformando la fede in precetti e obblighi rituali; quando facciamo di Dio un distintivo ideologico o di casta; quando la religiosità ci serve per fare delle differenze sociali e ci conduce ad escludere invece che accogliere.
Ciò che muove Gesù è lo “zelo” cioè un impegno e un amore che porta fino al sacrificio di se stesso. È molto brutto quando della Chiesa di dice che è un mercato e non la casa di Dio. Ma questo è un rischio anche della nostra anima desiderosa di perseguire i propri interessi. Nel passato il tempio era immagine del sacro, del mistero e del bello ... era lo spazio delle cattedrali, oggi è solo uno spazio tra gli altri, funzionale quando occorre a delle celebrazioni.
Nel Tempio, con predeterminazione, Gesù volle che non ci capissimo più nulla. Il risultato è questo: volete capire come stanno realmente le cose? allora lasciatevi scombussolare! Mettetevi in discussione!
Se faremo questo, forse capiremo che i primi ad occupare il tempio, ad usarlo per piccoli interessi e per le gratificazioni, siamo proprio noi.
La nostra tentazione più grande è infatti costruirci una religione di pietra e dimenticare che la nostra fede si fonda sul corpo e sangue di Cristo, che non adoriamo parole scolpite sulla pietra, né pietre poste l’una sull’altra per erigere templi di vanità e potere, ma adoriamo un corpo offerto per noi, sangue versato per noi, ferite portate nel corpo glorioso, un cuore esposto per la nostra salvezza.
Gesù ci riporta sempre all'essenziale, al rapporto con Dio che non può ridursi a un rapporto mercantile. Deve essere costruito non esternamente con liturgie di compravendita ma con un rapporto che parte da dentro, dal cuore pulsante di un amore umano che si esprime nella speranza e nella fede.
Tre aspetti che emergono che dobbiamo tenere presenti:
1) Lo zelo per la casa, che si esprime nella cura e nella custodia di un luogo, non é mai fine se stesso, come anche nella liturgia partecipata ... tutto concorre a esprimere bellezza, a tradurre consegni e immagini una bellezza che ci trascende, e che non è formale o estetica, ma bellezza di Dio.
2) Amare la nostra umanità, averne a cuore la dignità dell'uomo e soprattutto il mistero sacrale che custodisce: siamo immagine di Dio. Dobniamo imparare ad adorare il nostro corpo, la comunità, la Chiesa ....perché corpo mistico di Cristo.
3) Cambiare e accompagnare il cambiamento. Gesù critica una prassi per provocare un cambiamento radicale. Il cambiamento è parte dell’umano, appartiene alla trama di cui siamo fatti, ma ogni cambiamento per compiersi necessita di un tempo reale, di una provocazione e di una proposta. Per noi il processo di cambiamento in questo tempo di transizione si gioca anche col rinnovo del consiglio pastorale pardocchiale.

sabato 2 marzo 2024

Quando cambieremo?

ichea 7,14-15.18-20 e Luca 15,1-3.11-32

Il senso di questo testo è la conversione più radicale che ci sia, la conversione di chi si pensa giusto alla misericordia. E’ pensiero comune che per essere salvati occorre essere bravi, quindi bisogna osservare i comandamenti, andare a Messa, far questo…quest’altro… se no Dio ti punisce…
ma che vita è una vita cristiana così? Meglio andarsene!
Se quello è il rapporto che ho con Dio è così, io voglio la mia libertà. Bene, il Vangelo ci mostra come arrivare alla libertà dei figli di Dio. Questa libertà è la conseguenza della conversione che dura tutta la vita. Il pericolo costante del cristiano, è quello di dimenticarsi del Vangelo e limitarsi a osservare una legge. Ecco, questa parabola esprime l’uscita dalla religiosità comune a tutti per farci capire l’essenza del Vangelo.

venerdì 1 marzo 2024

Uccidiamo pure Dio

Genesi 37,3-4.12-13.17-28 e Matteo 21,33-43.45

Che cosa fanno questi vignaioli? Si impossessano della vigna, la organizzano e si prendono i frutti. Il problema è che quella vigna non è la loro. Gli è stata solo affidata. Quella vigna, nel racconto del vangelo, rappresenta il popolo che Dio si è scelto, eletto e santificato e che poi ha affidato ai capi affinché lo custodissero.
Il paradigma della vigna si ripete ogni volta che ci si vuole impossessare del dono di Dio, che invece, ci viene affidato per essere amministrato. Il tentativo di possedere il "bene di Dio" conduce a rivoltarsi contro il creatore al punto di rinnovare la morte di colui che egli ha mandato, il proprio figlio. Una storia che continua anche oggi.