lunedì 31 luglio 2023

Immagine di Dio

Esodo 32,15-24.30-34 e Matteo 13,31-35

La tentazione è ricorrente, più facile di quanto possiamo immaginare: farci un Dio a proprio piacimento.
L'antropologia contemporanea descrive spesso l'umanità come una fantastica "fabbrica di immagini di Dio". Dio risulta quindi la proiezione gigante dei grandi desideri dell'uomo. Perciò continuamente l'uomo "crea Dio a sua immagine e somiglianza". 
Nel cammino cristiano si ripropongono molte delle immagini di Dio che l'umanità ha elaborato durante i secoli. Ma urge come necessita che si frantumino davanti all'unica vera immagine: il Dio crocifisso. Un cristiano è un "ateo" nel senso che per dire Dio non dispone di una definizione, ma ha solo la storia di un uomo che ama fino all'ultima goccia del suo sangue. Egli è l'unica "immagine visibile del Dio invisibile".

domenica 30 luglio 2023

Il regno dentro la nostra la vita

1 Re 3, 5.7-12; Sal 118; Rm 8, 28-30; Mt 13, 44-52 

Gesù insegnava preferibilmente attraverso le parabole; e di conseguenza esse ci avvicinano tantissimo alla predicazione e al pensiero di Gesù, anche se questo non significa che esse rappresentano una riproduzione esatta è fedele del pensiero e delle parole del Signore … ma molti contenuti certamente emergono.

Queste parabole del Regno hanno un denominatore comune: sono immagini tratte dalla vita quotidiana, non sono frutto di un immaginario Regno dei cieli, esse descrivono azioni concrete.

L’uomo che trova il tesoro lo trova mentre lavora il suo campo, mentre vive la sua vita quotidiana ...

Il mercante di perle mentre fa il suo mestiere, riconosce una perla di valore inestimabile e la compra ...

Sono i pescatori che tirano a riva una rete piena di pesci e si siedono pazientemente per selezionarli ...

Ma che cosa è questo Regno di Dio?

E' Dio presente, essenziale e importante nella nostra vita: Dio che è amore, pace e gioia in ogni uomo e in tutti gli uomini. Questo è ciò di cui Gesù ci ha parlato quando ci racconta del Padre suo; è ciò per cui Gesù ha donato sé stesso fino a morire su una croce, per liberarci dal potere delle tenebre, del nulla e dell'insignificanza e trasferirci nella vita, della bellezza, della bontà, della gioia di esistere.

Quando leggo e ascolto le Parabole, sono portato a desiderare la mia vita fatta come le immagini narrate: ecco che allora il Regno è trovare Gesù e avere quindi la gioia della Chiesa. 

Sembra proprio che Gesù voglia dirci che, se cerchi Dio e il suo regno, la sua presenza, devi iniziare dalla tua vita quotidiana.

Dobbiamo diventare come il contadino che si accorge, meravigliato e stupito del tesoro; quindi, capire e riconoscere cosa è il tesoro nella vita.

Dobbiamo diventare come un mercante di perle che non rimane inerme nella quotidianità, ma impegna tutta la vita nel cercare; perché la ricerca di Dio dà sapore alla vita come le belle perle.

Dobbiamo essere come chi pesca con la rete, capaci di fare la fatica di trascinare una grande rete e avere la pazienza grata del tempo per discernere, capire e comprendere in attesa del giorno della gioia grande, il giorno del giudizio.

Queste immagini ci raccontano come Gesù ha vissuto il suo essere il tesoro da scoprire improvvisamente: per alcuni lo è stato, forse per tanti altri, che lo hanno conosciuto nella prassi cristiana, improvvisamente lo hanno scoperto nella bellezza straordinaria dell'amore ai fratelli, che ha spalancato l'amore per e di Dio.  

Gesù stesso si propone come perla preziosa per cui vale la pena cercare senza mai stancarsi, senza mai arrendersi, senza mai adattarsi al si è sempre fatto così, senza mai accontentarsi di un caldo nido cristiano.

Così anche nella pesca, Gesù si raccomanda di continuare a essere pescatori di uomini, non per scartare l'umano, ma per dividere il pesce buono dal cattivo, il bene dal male, togliere il male e dare senso al bene che realizza l'uomo e l'opera della grande rete da pesca.

Quando le parabole raggiungono il loro fine, quando fanno effetto, non c'è bisogno di fare tanti ragionamenti, o di pensarci, di riflettere; infatti, ci accorgiamo subito del valore incomparabile di ciò che abbiamo trovato, e allora siamo disposti a perdere tutto per il Regno.

Chi trova il Regno, non ha dubbi, sente che è quello che cercava, che attendeva e che risponde alle sue aspirazioni più autentiche. Ed è veramente così: chi conosce Gesù, chi lo incontra personalmente, rimane affascinato; cercare Gesù, incontrarlo e trovarlo è il grande e vero tesoro!

sabato 29 luglio 2023

Amici di Gesù

1Giovanni 4,7-16 e Giovanni 11,19-27

Si può pensare a Dio come ad un amico? Facciamo fatica noi a essere conoscenti, figuriamoci ad essere amici! A senso parlare dj amicizia conDio o è solo un titolo di un vecchio libro di don Antonio Lasconi. L'amicizia oggi, non ha più un gran valore esistenziale, siamo nella civiltà delle relazioni a 360 gradi ma talmente fluide e virtuali che sono solo conoscenze e non riescono essere soazio in cui sboccia la vera amicizia, perché la virtualità impone in realtà un modello solitario di vita e di approccio tra le persone.
La vita cristiana invece, si basa sulla relazione d'amicizia, così come Marta, Maria e Lazzaro che erano diventati amici di Gesù... amici di Dio. L'amore era il fulcro dell'amicizia tra di loro; senza amore non ci può essore amicizia.

venerdì 28 luglio 2023

Dieci parole di amore

Esodo 20,1-17 e Matteo 13,18-23

I dieci comandamenti, ci richiamano il rispetto di norme naturali/divine, la cui mancata osservanza comporta un complicato conflitto di coscienza e implicazioni morali. Sono leggi scolpite su due tavole di pietra, le tavole della legge, che poi il popolo di Israele conserverà nell’arca dell’alleanza, custodita nel santo dei santi della tenda e poi in ultimo nel tempio di Gerusalemme. Ma in realtà esse sono un appello alla libertà dell'uomo, cioè di ciascuno, ad ascoltare e custodire la voce di Dio. Il sogno di Dio infatti, è rivelarsi all'uomo; ogni legge in realtà rappresenta lo spazio esistenziale tra Dio e ciascuno di noi. Infatti qual'è lo scopo delle Dieci Parole se non quello di togliere ciò che ostacola o deforma, distorce, la possibilità di conoscere e custodire la presenza del misterio di Dio in noi?

giovedì 27 luglio 2023

Epifania

Esodo 19,1-2.9-11.16-20 e Matteo13,10-17

A volte i brani di Esodo sembrano uscire - per noi moderni - da un racconto fantasy, ed è rispetto alla narrazione che va in crisi il nostro approccio razionale col mistero. 
Può Dio rivelare sé stesso mediante quella esperienza narrata? Quelle immagini descritte che cosa rappresentano nella memoria di un popolo? È possibile incontrare la presenza reale di Dio, ascoltare la sua parola, e offrire inni di lode insieme alla purificazione della nostra fragilità umana?
Questo racconto ci riporta all'esperienza nomade del popolo di Israele; ci riconduce all'origine del tentativo di toccare il mistero e di riuscire a esserne parte. Il monte, il tremore, i suoni, il fumo, il fuoco, la sua stessa voce, tutto ciò riporta ai racconti di teofania, presenti nelle mitologie di molti altri popoli, ma non per questo rappresenta una impossibile connessione tra mistero e realtà umana. Questa immagine, non è una spiegazione teologica e neppure una cronaca di un avvenimento ma una provocazione per la nostra libertà e intelligenza.

mercoledì 26 luglio 2023

Oltre la mormorazione

Esodo 16,1-5.9-15 e Matteo 13,1-9

Oggi a tutti noi è chiesto di non mormorare nei confronti di Dio, ma di rendere grazie riconoscendo che senza il suo Pane non possiamo vivere. Il Suo Pane è il pane della comunione, ecco cosa può ricucire i rapporti tra di noi per farci sentire tutti fratelli, rispettando le diversità. Non si deve cercare l’accumulo di ricchezza ma la giustizia per tutti, non è solo rispettare delle leggi, ma è dare ad ognuno ciò che gli spetta per il proprio sostentamento, con le stesse opportunità per tutti, senza distinzioni, senza divisioni.Questo non è il presupposto di una uguaglianza sociale ma di una vera fratellanza, ovvero fraternità realizzata.

martedì 25 luglio 2023

Festa di San Giacomo

2Corinzi 4,7-15 e Matteo 20,20-28

Come è possibile che Gesù abiti nella nostra fragilità?
"Tribolati ma non schiacciati; sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi...", nel contrasto abita la presenza.
Ecco che in noi la presenza di Gesù e la sua vita (il vangelo) sono paragonati a un tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi.
Ma è proprio questa straordinaria grazia, cioè il dono del Risorto in noi che ci fa essere comunità e ci rende capaci di annunciare il vangelo. È davvero una inaudita meraviglia ai nostri occhi che il Signore scelga di agire così nella storia e tra gli uomini!

lunedì 24 luglio 2023

L'ostinazione del cuore

Esodo 14,5-18 e Matteo 12,38-42

Oggi ci sono molti "faraoni" - tra noi e in noi -, con il cuore indurito, che non hanno bisogno di salire su un cocchio, ma che per il ruolo che occupano, per il potere che esercitano possono decidere della vita e la morte dei tanti o pochi attorno a loro. Ma nonostante la continua ostinazione del cuore, esiste la speranza, frutto della carità cristiana che ci rende fratelli. L’amore che Dio ci dona, questa è la nostra difesa, dall'ostinazione del cuore ed è causa della gloria del Signore. L'ostinazione del cuore è infatti per Dio la fucina della fede e dell’amore vissuto tra fratelli, è causa della nuova economia dove non ci sono scartati, non schiavi, ma solo fratelli! Quindi, "Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, ..."

domenica 23 luglio 2023

Un Dio bello ... per chi ascolta

Sap 12, 13.16-19; Sal 85; Rm 8, 26-27; Mt 13, 24-43

Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro ... credo sia proprio questo l'intento, il desiderio di Gesù, che tutti possano splendere come pienezza di vita nel regno del Padre. Le tre parabole ascoltate, non sono delle favole che devono esprimere una morale, e neppure la spiegazione data, secondo il vangelo, da Gesù stesso a semplicemente una funzione pedagogica o morale,  tutto ha un unico fine suscitare in noi il desiderio di Dio, il desiderio di essere parte di un mistero che ci realizza, converte e trasforma nella nostra umanità e nella nostra esistenza per sempre. Ecco allora che diventano urgenti e vere alcune domande: "Chi sei Dio per me? Ho bisogno/desiderio di te? Ti cerco, ti trovo nella mia vita di tutti i giorni?" Come suscitare questo desiderio? Come parlare di Dio, come descrivere Dio? Tre parabole, tre immagini connesse l'una con l'altra e di per sé inseparabili. Un Dio seminatore, cioè un Dio che dona, se stesso, vita, amore, senso ed esistenza, è il seme buono, dato con larghezza, senza misura e con libera gratuità ... è dono ... Dato anche in una condizione svantaggiata, quella di una umanità che sempre fa esperienza del limite, del male e del peccato. Ma ecco il nuovo di Dio: noi ci preoccupiamo della zizzania, lui del seme buono ... Noi ci preoccupiamo dell'oggi, lui ha un orizzonte infinito: la mietitura dell'ultimo giorno. Il tempo in cui spera di raccogliere tutti i suoi figli splendenti come il sole. Un Dio, seme di senape, un Dio inutile, un Dio fragile, un Dio inadeguato, e per questo snobbato, scartato, ma per chi ascolta, per chi ha orecchi, è un seme di potenza che diventa albero. Un Dio sicuro e riparo per la nostra debolezza e piccolezza. Un Dio che si impasta con la nostra storia e la nostra vita. Che bella immagine quella della donna che impasta lievito e farina. Un Dio che non ha paura di essere nascosto e farsi trovare in una vita che lievita, cresce, matura e converte, in forza della sua presenza. Ma a che cosa serve tutto questo se non a darci pienezza di senso, gioia e felicità nel presente come a che splendore come il sole nel regno eterno!

sabato 22 luglio 2023

Santa Maria Maddalena Sposa di Cristo

Cantico 3,1-4 e Giovanni 20,1-2.11-18

Lo sfondo è il Cantico dei Cantici; l'evangelista Giovanni attraverso l’utilizzo del simbolismo nuziale, presenta la Maddalena come figura della sposa di Gesù, un simbolismo personale che in un certo modo rappresenta la Chiesa e ognuno di noi, una nuzialità che ha origine dalla passione, dalla croce. Il Vangelo, nel riconoscimento di Gesù risorto, lo sposo, ci pone tutti difronte all'incontro con il  Vivente. È da questo incontro che nasce la testimonianza che fa di Maria Maddalena la prima apostola della speranza, colei che per prima annunciò la risurrezione di Cristo.

venerdì 21 luglio 2023

Dalla cena all'Esodo

Esodo 11,10-12,14 e Matteo 12,1-8

In questo brano ci viene affidata una tradizione, un modo di trasmettere alle future generazioni la capacità di rapportarsi con Dio; ci dona una dimensione famigliare, domestica, quotidiana, ma anche comunitaria. I gesti che Dio chiede di compiere sono gesti da fare tutti insieme, gesti domestici per ogni casa; ci mette a tavola, ma prima ancora dobbiamo preparare quella pasqua in un clima di attesa, pronti per partire per un lungo viaggio. Inizia il vero e proprio esodo, dall’Egitto alla terra promessa, e questa partenza viene benedetta in modo solenne, con tutta la famiglia riunita. In questo brano il Signore ci insegna ad affidarci alla sua parola, facendola entrare nella nostra casa, in tutti i momenti della giornata, magari in forme diverse, ma tutto è segno della sua presenza al nostro fianco.

giovedì 20 luglio 2023

Chi è Dio ...

Esodo 3,13-20 e  Matteo 11,28-30 

Il mistero si fa riconoscere: Dio dà due definizioni di sé, la prima è «Io sono colui che sono», un gioco di parole col quale resta mistero; la seconda definizione è «Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe», cioè il Dio dei padri, il Dio dell'alleanza. Un Dio che cammina con noi nella nostra storia. Dove oggi posso riconoscere il mistero di Dio, il suo rivelare il nome? Gesù ci ha fatto conoscere il Padre, ma questo ci basta; lo abbiamo davvero riconosciuto? Da chi oggi ascoltiamo il nome di Dio? Siamo pronti ad accogliere il suo modo di manifestarsi e il messaggio di salvezza che nel suo nome ci raggiunge?

mercoledì 19 luglio 2023

Terra Santa!

Esodo 3,1-6.9-12 e Matteo 11,25-27

Purtroppo la nostra civiltà moderna ha perso la capacità di stupirsi di fronte al mistero; ormai il razionalismo rappresenta l'unico approccio possibile alla realtà. Tutto ha una spiegazione, diversamente è infondato e frutto di inutili superstizioni. La relazione di Mosè con Dio parte proprio da qui, dalla sua curiosità e dal suo stupore, grazie al quale il Signore si presenta davanti a lui, con una presentazione che non lascia spazio a dubbi, la sua carta d'identità: il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio dell’alleanza, che rimane fedele in ogni caso alla sua promessa, e che per salvare il suo popolo chiama uno straniero in terra straniera, e lo accompagna con la certezza che sarà sempre con lui, nonostante le sue fragilità e i suoi limiti.

martedì 18 luglio 2023

Un bambino ...

Esodo 2,1-15 e Matteo 11,20-24

Il segno del bambino, con tutta la sua storia intrecciata col dramma a del suo popolo ridotto in schiavitù è lo spazio dell’ironia di Dio che fa scaturire il bene proprio da un bambino perseguitato. Ritroviamo nuovamente l’accanimento del male nei confronti dei piccoli, dei fragili, probabilmente le creature che teme di più perché, attraverso di loro, la grandezza di Dio si rivela agli uomini.
L’insegnamento che ci arriva è che il salvatore che il popolo di Israele attende non può essere un violento, uno che si impone con la propria forza, un eroe condottiero, ma è uno che come tutti gli altri, con i propri difetti e fragilità, tuttavia con un’unica caratteristica: essere scelto da Dio e diventare suo strumento, per la salvezza del popolo di Israele.

lunedì 17 luglio 2023

E la storia non si ferma

Esodo 1,8-14..22 e Matteo 10,34-11,1

Nel frattempo in Egitto, gli ebrei si sono moltiplicati e il Faraone di turno deve fare i conti con la loro presenza tra lo scomodo e l'ostile. La soluzione è la riduzione in schiavitù.
È il primo esempio scritto di manipolazione della vicenda storica creando un conflitto e premeditando tentativo di sterminio e genocidio. Gli ebrei sono molto numerosi, potrebbero diventare dei nemici; gli ebrei sono degli ingrati che sfruttano il loro ruolo tra gli egiziani. Ma è proprio in questo crescendo che ancora una volta Dio riprende la sua rivelazione. Quando Dio vede la vita innocente calpestata, interviene nella storia, preannunciando così la sua venuta nella carne e si fa vita proprio attraverso quella carne innocente che viene calpestata.

domenica 16 luglio 2023

Cosa significa seminare

Is 55, 10-11; Sal 64; Rm 8, 18-23; Mt 13,1-23

A volte si ha quasi l'impressione che nella fede di molti, è facile lasciare a Dio ogni iniziativa, e responsabilità, giustificando tutto con le parole di Isaia, che tutti conosciamo benissimo perché sono diventate anche un canto: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra ..."
Il risultato però è che tra noi e Dio si genera una distanza che nel tempo diviene indifferenza incolmabile, freddezza spirituale, fede formale, relazione pietrificata con Dio ... alla fine Dio è sparito come la neve al sole della Giudea, o come la pioggia caduta nel deserto torrido del Mar Morto. Isaia con queste parole aveva ben altro in mente ... perché quella pioggia e quella neve cercano una terra da irrigare e fecondare, una terra viva capace di accogliere e di reagire.
Oggi il vangelo ci porta nei pressi di Cafarnao, vicino a Tabgha. Gesù per molto tempo ha fatto di questa città sul lago la sua casa, la sua base. Una cosa strana è che lui, un montanaro, si mette a parlare in parabole a delle persone che di agricoltura sanno ben poco, al massimo di pesca... ma d'altronde quando Gesù ci prova, Simone lo zittisce subito, come a dire cosa vuoi insegnare a noi?
Ma Gesù sembra avere un chiaro intento, deve sfondare una rigidità. Gesú vuole parlare alla gente di Cafarnao di Dio e del regno dei cieli ... Come fare per catturare la loro attenzione?
Come fare per sfondare il rigido formalismo della fede nei precetti della Torah e della religiosità delle Sinagoghe della Galilea così immagine sostitutiva del tempio di Gerusalemme e così piene di dottori e interpreti dalle Scritture capaci di trasformare la fede in una abitudine religiosa e non nella vita da ricevere e da offrire, come certezza che Dio semina ovunque il suo amore in attesa che sbocci anche dove mai ci attendiamo.
Come entrare allora nel cuore di quella gente abituata a un Dio dei Patriarchi, dell'alleanza e delle promesse, ma non a un Dio Padre misericordioso totalmente coinvolto con la vita dei suoi figli?
Magia delle parabole: un linguaggio che contiene molto di più di quel che dice. Un racconto che funziona come un generatore di immagini e situazioni che si attaccano alla vita. Racconti che suscitano idee, emozioni, ti trascinano in un'impresa ... la vocazione!.
Ecco allora che Gesù osserva la vita e nascono le parabole. Osserva un seminatore, e nel suo gesto intuisce qualcosa di Dio. Prendeva storie di vita e le faceva diventare storie di Dio.
Anche oggi Gesù, sta cercando di parlare alla nostra vita, alla nostra esperienza di Chiesa, e ci chiede se in questa esperienza Dio vivo, se è presente, o se è una formalità liturgica, una ritualità, un ricordo, una dottrina imparata da bambini.
Gesù cerca di fare chiarezza mettendoci di fronte a quella sua parola che è come seme che cade in noi, seminato in noi. Cosa ne facciamo di questo seme?
È come la neve che si scioglie al sole, è come la pioggia nel deserto ... 
È un seme che cade in un terreno che è la mia vita, in cui può germogliare, radicare e portare frutto ... Oppure la mia vita è cosi sterile che il seme muore. Ho per caso una vita  così cristianamente dura che Dio non entra, oppure ne è completamente ingabbiato?
Gesù oggi vuole comunicarci una chiarezza legando il suo mistero a noi, e alla nostra possibilità di accoglierlo e dargli visibilità... ci sta chiedendo: a cosa serve oggi la Chiesa, a cosa serve oggi la comunità di Santo Spirito? Serve ad annunciare ancora  Gesú, il regno di Dio e a seminare la sua parola?

sabato 15 luglio 2023

Non era l'Egitto la terra della promessa

Genesi 49,29-33; 50,15-26 e Matteo 10,24-33

Il nome di Giacobbe significa "ingannatore", ma vediamo anche che la bibbia lo chiama Israele, e a lui Dio fece quelle stesse promesse fatte ad Abramo: Dio apparve a Giacobbe, e Giacobbe credette alle sue promesse. Nonostante le sue fragilità e inadeguatezze Dio lo scelse, e da lui e dai suoi figli diede inizio a quel popolo che ancora oggi porta il suo nome.
Quando siamo tentati a pensare di non essere importanti per Dio, diessere nulla per Lui, e di farci noi attiri della promessa,  possiamo considerare la vita di Giacobbe e renderci conto che, nonostante le nostre mancanze e la nostra finitezza, Dio "ci usa", cioè fa di noi lo spazio esistenziale della sua opera di salvezza. Tutta la vita dei patriarchi esprime quindi un messaggio di fede: credere nel disegno che Dio ha immaginato per ognuno di noi e per la comunità.

venerdì 14 luglio 2023

Vocazione alla promessa

Genesi 46,1-7.28-30 e Matteo 10,16-23

La periodicità con la quale Dio rinnova la promesa corrisponde al susseguirsi degli eventi della vita dei Patriarchi: prima Abramo, poi Isacco, ora Giacobbe, che in modo corporativo è chiamato Israele. Dio rassicura ancora Giacobbe, gli promette ancora cio che già aveva promesso ai suoi padri. La promessa sembra avere bisogno di una storia vera, di una vicenda umana che scaldi il cuore, che leghi la vita delle persone, ha bisogno di un popolo che si forma e che si lasci forgiare attraverso il tempo che matura le scelte buone e meno buone che si fanno.
Bisogna aver fede (o Fede?) che il meglio deve ancora realizzarsi; e che per ognuno di noi c’è un disegno. Il difficile è pensare se quel disegno sia proprio quello che ogni uomo immagina per sé.

giovedì 13 luglio 2023

Imparare a fare pace

Genesi 44,18-21.23-29;45,1-5 e Matteo 10,7-15



Giuseppe ha sofferto a causa dei suoi fratelli, è per questo che li mette alla prova, ed è in questa drammatica esperienza che scorge l’opportunità di una riconciliazione.
Giuseppe non si rivela, prova a capire, cerca di comprendere se esiste quel legame tra fratelli o se lo hanno dimenticato, o distrutto. Li mette alla prova, assiste alla loro angoscia, li ascolta e si rivela. Giuseppe aiuta me, a capire che non importa cosa si è provato, non importa l’abbandono, il dolore, le sofferenze; ci sarà sempre un momento in cui sarà importante riconoscere l’opportunità di riconciliarsi con l’altro ed anche con sé stessi. Fare pace con sé stessi è il primo passo per amarsi ed amare. 

mercoledì 12 luglio 2023

Genesi del perdono

Genesi 41,55-57. 42,5-7.17-24 e Matteo 10,1-7

È una pagina che racconta di un dolore, la carestia: il tempo della prova; ma quella prova diviene lo sfondo del dolore delle vicende personali passate, forse anche e, per un poco, lo spazio della vendetta umana.
Giuseppe vuole sapere quanto ciò che era accaduto pesasse sui cuori dei fratelli. Giuseppe è profondamente uomo, vuole sapere; è addolorato e, non potendo dare ragione al proprio dolore cerca la via della comprensione.
Ma anche questa via non è sufficiente per la riappacificazione. Giuseppe evidenzia un aspetto importante, estremamente umano: una sorta di perdono condizionato. Nulla di più umano, ma quanto profondamente cristiano?


martedì 11 luglio 2023

San Benedetto Una non facile conquista

Proverbi 2,1-9 e Matteo 19,27-29

Dal momento in cui sono stati chiamati, e i discepoli hanno detto SI, da quel giorno gli appartengono. La loro vita non gli appartiene più, è stata consegnata a lui. Ma quale è la convenienza di questo SI? Del SI a Gesú?
La risposta di Gesù sembra essere: "tu adesso dammi tutto, io poi ti restituirò tutto in Paradiso". Fare un contratto del genere significa fidarsi più che ciecamente!
Quindi Pietro e compagni hanno dato fiducia piena a Gesù.
Ma è anche una fiducia razionale. Ma il Vangelo prevede anche una ricompensa in terra, quel: "cento volte tanto"; un centuplo che equivale a dire: non sarà una vita sprecata quella dopo il SI, ma piena di sorprese!

lunedì 10 luglio 2023

Dio continua a chiamare per nome

Genesi 28,10-22 e Matteo 9,18-26

Nella vita del fuggiasco Giacobbe troviamo l'incontro con Dio, il quale gli rivolge una chiamata personale. Si rivela come "Dio di Abramo e di Isacco", mettendo in risalto la continuità della storia della salvezza con suo padre Abramo. Finalmente Giacobbe in quella chiamata personale sperimenta lo spazio in cui Dio diventa il suo Dio, e l'alleanza si rinnova quindi come vocazione: Dio rinnova le sue promesse in modo personale a Giacobbe e, per suo tramite, a tutti gli uomini. Dio è quindi un Dio che continua a chiamare per nome.

domenica 9 luglio 2023

Credere con mitezza e umiltà

Zac 9, 9-10; Sal 144; Rm 8,9.11-19; Mt 11,25-30

Come era Gesù? La risposta potrebbe essere molto semplice e sbrigativa: non sappiamo nulla. I vangeli non ci dicono nulla dell’aspetto fisico di Gesù, dell’aspetto fisico, nulla di nulla. Dai Vangeli non ricaviamo praticamente nulla, se non la sua relativa giovinezza, Luca ci racconta che Gesù quando iniziò il suo ministero aveva circa trent’anni. Le raffigurazioni che abbiamo sono quindi il frutto di una elaborazione teologica, culturale, artistica, sociale ed iconografica. Certamente, e ne siamo consapevoli, Gesù, nella sua umanità doveva in un certo modo, risplendere della bellezza di Dio, riflettere anche umanamente la sua divinità. 
E umanamente come era? Di questo Abbiamo diverse informazioni sul suo animo, che cogliamo da alcuni momenti sublimi di commozione, di turbamento, di gioia, perfino di angoscia; lo vediamo piangere, soffrire, allietarsi, persino scherzare, dormire e mangiare come anche camminare e affaticarsi.
Ma forse è proprio questo che dobbiamo superare, il confrontarci con un Gesù frutto di un immaginario collettivo, come anche di una esplicitazione teologica di qualità umane e divine.
Oggi allora confrontiamoci ancora  col Vangelo, per accoglierlo nel suo rivelarsi ... lì dove Gesù dice: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. […] Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita".
Chi chiama Gesù a sé? Chiama persone semplici e gravate da una vita difficile, chiama a seguirlo persone che hanno tanti bisogni e promette loro che in Lui troveranno riposo e sollievo. A chi si rivolge? Si tratta di quanti non possono contare su mezzi propri, né su amicizie importanti. Essi possono solo confidare in Dio. Consapevoli della propria umile e misera condizione, sanno di dipendere dalla misericordia del Signore, attendendo da lui tutto l'aiuto possibile.
Chi sono oggi questi chiamati da Gesù attraverso il vangelo ... cioè, chiamati mediante la parola che salva ... chiamati ad essere consolati, e a trovare conforto ... Cioè, trovare Gesù la sua amicizia, trovare il ristoro in lui e da lui.
Ecco allora una chiave importante di lettura, Gesù chiama a sé, perché nella relazione con lui, attraverso quella parola in cui ci chiama, ognuno che si pone alla sequela possa gustare il vero conforto, la vera consolazione che viene dalla fraternità vissuta come spazio dei sentimenti e delle scelte di vita. Questo non significa senza fatiche, ma significa con una bella e possibile prospettiva di novità.
È la fraternità il giogo ... il "Prendete il mio giogo", per Gesù significa caricarsi della relazione con Dio; prendere il giogo è tenere nel cuore le relazioni con i discepoli, cioè i fratelli ...
Prendendo il “giogo di Gesù” ciascuno di noi lega sé stesso a Gesù, al Padre e ai fratelli ... si entra in una esplicita comunione con Lui per tutto ciò che ci ha detto e insegnato con la sua stessa vita. Ed è da qui che possiamo fare nostro anche quel "Imparate da me".
A chi oggi risponde alla chiamata; ad andare con lui; da lui, Gesù offre un cammino di conoscenza di lui e di imitazione. Ecco che egli si rivolge agli umili, ai piccoli, ai poveri, ai bisognosi perché ... ciascuno di noi comprenda che in realtà è nulla, ciascuno deve comprendersi come piccolo, umile, povero e sofferente ... perché sono queste esperienze umane che ci aprono alla fraternità ... all'essere una Chiesa credibile e che ancora salva.

sabato 8 luglio 2023

La promessa nell'inganno

Genesi 27,1-5.15-29 e Matteo 9,14-17

Il brano che abbiamo appena ascoltato è la storia di un inganno, anzi di un susseguirsi di inganni. Questo ad una prima lettura disorienta, tutti i personaggi del brano sono accomunati da un tratto di debolezza umana nel raggiungere i loro fini. Eppure Dio si serve proprio di quella debolezza per manifestare la sua potenza, passa attraverso la cecità di Isacco per benedire Giacobbe al posto di Esaù, manifestando che il suo volere supera le convenzioni umane. E allo stesso modo ci suggerisce che proprio nella nostra debolezza, nella nostra mancanza, Dio può manifestare la sua presenza e la sua grandezza. Così la benedizione finale di Isacco a Giacobbe, è una benedizione di Dio al suo popolo, un modo di condurre a pienezza la promessa ... è strano ma è così ... La nostra logica va in crisi.

venerdì 7 luglio 2023

La promessa inizia a realizzarsi

Genesi 23,1-4.19;24,1-8.62-67 e Matteo 9,9-13

Abramo è vecchio e straniero in quella terra che Dio gli ha promesso ma che per lui è ancora terra straniera; la promessa di Dio sembra ancora molto lontana dal realizzarsi. Eppure è proprio con la morte di Sara e con l’acquisto di un piccolo appezzamento di terreno per seppellirla, che comincia concretamente la possibilità del realizzarsi in quella terra della promessa. Quel piccolo terreno diventerà il luogo di sepoltura dei patriarchi, luogo di sepoltura e memoria della famiglia di Abramo.
Ma la promessa non si lascia chiudere in un sepolcro, essa continua a percorrere la vita di coloro che Dio ha scelto per portarla a compimento ...la promessa passa in Isacco: "Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questa terra".

giovedì 6 luglio 2023

Nessun sacrificio

Genesi 22,1-19 e Matteo 9,1-8

Se dunque Dio non vuole il sacrificio dell’uomo – e anzi arriva a donare suo figlio per salvarlo –, perché mette alla prova Abramo? Non è facile dare una risposta a questa domanda. Ma il racconto dice che «Abramo rispose: “Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto». Questa frase esprime una fiducia in quello che sarà il disegno buono di Dio. Abramo sa che deve guardare avanti e con uno sguardo di fede. Anche qui ci sono una chiamata e una rapida risposta: “Eccomi”.
La vita di Abramo è stata segnata sempre da questo, anche nella vecchiaia deve andare avanti, accettare il cambiamento e rinnovare quotidianamente la sua risposta a Dio: “Eccomi!”. 

mercoledì 5 luglio 2023

Eppure esiste una promessa

Genesi 21,5.8-20 e  Matteo 8,28-34

Una radice profonda lega insieme i rapporti di parentela tra Ismaeliti (gli Arabi per la tradizione biblica) e Israeliti. Un unico padre Abramo. Un unico Dio che accompagna e porta a compimento le sue promesse di vita e di salvezza. Una immagine, quella di oggi che illumina e ci aiuta a comprendere le tante storie e situazione di profughi, e di abbandono che ogni giorno vediamo accanto a noi.
Dio ascolta la voce, Dio è con il fanciullo, con ogni Ismaele e ne fa una grande nazione... C'è una promessa a cui Dio non si sottrae. In fondo il pianto di Agar è il pianto di ogni profugo e fuggitivo scacciato dalla propria casa, perso nel deserto e senza più acqua, che lamenta l’abbandono da parte degli uomini. Ma c’è una Promessa divina e di salvezza per ogni uomo e donna, per ogni bambino che nasce in questo nostro mondo. Non possiamo dimenticarlo.


martedì 4 luglio 2023

Per un grande atto di misericordia ...

Genesi 19,15-29 e Matteo 8,23-27

Il racconto di Genesi riporta, forse, una traccia di un evento, di uno sconvolgimento che nel testo è stato riletto e teologicamente interpretato.
Si tratta di un evento catastrofico avvenuto circa 3600 anni fa che che coinvolse diversi insediamenti umani della zona, quindi è compatibile con la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Ma la comprensione storico archeologica nulla toglie a come quell'evento abbia segnato la fede di Abramo e Lot, e come quell'evento sia stato biblicamdnte trasmesso e interpretato. Biblicamente significa: come un evento storico diviene fonte e parte della rivelazione del mistero di Dio.
A volte per cambiare, per salvarci, ci vuole qualcuno che ci prenda per mano e che ci porti avanti senza farci guardare indietro! È proprio il cambiamento una delle parole chiave di questo passaggio biblico. Chi non accoglie il cambiamento, chi si volge indietro, diventa immobile come una statua di sale.

lunedì 3 luglio 2023

San Tommaso apostolo

Efesini 2,19-22 e Giovanni 20,24-29

Che cosa significa essere edificati in Cristo? 
Questo passo di Efesini ci mostra come deve essere la nostra comunità cristiana: un edificio che si costruisce su Cristo, cioè che matura e assume consapevolezza rispetto alla propria relazione fondamentale con Gesu; è lui la  pietra angolare. E se lui è il fondamento, anche tutti noi possiamo essere fondamento, dando compimento e pienezza della sua venuta tra noi.
Solo in questa "edificazione" umana impariamo ad abbattere ciò che separa noi da Dio, un uomo dall’altro, il marito dalla moglie, i genitori dai figli, ecc ...
É questa esperienza che realizza ciò che deve essere la Chiesa di Gesù nella realtà e per la società umana. D'altronde se non siamo una ONLUS o una ONG, cosa dobbiamo essere come Chiesa?

domenica 2 luglio 2023

Non son degno di te?

2 Re 4,8-11.14-16a; Sal 88; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42

Molto spesso ci capita di dire: "all'inizio il Signore l'ho avvertito adesso non sento più niente, eppure mi impegno". È questo un momento delicato della vita spirituale, e normalmente uno a questo punto del cammino si scoraggia e dice: Tanto è inutile, non sento niente, non funziona niente. Invece, questo è un momento molto importante, perché in questa desolazione il Signore ci purifica, e ci permette di chiarire il nostro modo di stare con lui, con sincerità. È in questa desolazione che il Signore ci dice come essere degni di lui: "Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me".
Ogni volta che esprimo il mio essere cristiano, faccio il segno della croce; quando entro in una Chiesa ciò che per prima cosa attrae il mio sguardo è la croce; quando sarò morto sulla mia tomba sarà posta una croce.
Il nostro essere di Cristo e la croce sono intimamente connessi. Ecco che prendere la sua croce e seguirlo è un'espressione di Gesù che non lascia molte vie di uscita. Va capita bene ... È una delle frasi, più citate e più fraintese del Vangelo.
L'abbiamo interpretata come esortazione alla rassegnazione; alla sofferenza accettata con pazienza; all'occorrenza sono le inevitabili croci della vita. Ma Gesù dice qualcosa di diverso, dice “prendi”.
Al discepolo è chiesto di prendere attivamente, non passivamente la croce. Che cos'è allora la croce?
È la sintesi dell'intera vita di Gesù. Ma tu prendi la tua croce, si perché  la croce è del maestro ma anche di ogni discepolo. Prendere la tua croce significa "Prendere su di noi una vita che assomigli alla sua”.
La vocazione di ogni discepolo di Gesù non è subire il martirio in croce, ma fare nostra una vita a imitazione del maestro.
Che cosa ha rappresentato la croce per Gesù se non il segno di un amore sempre più maturo e vero per Dio Padre e per i fratelli, i suoi amici ...
Sostituiamo alla parola croce la parola amore. Ed ecco: se qualcuno vuole venire con me, prenda su di sé l'amore, tutto l'amore di cui è capace, e mi segua.
Ed ecco che prendendo la croce, che è l'amore, ti ritroverai amato da Gesù e capace di amare come Gesù; ti troverai salvato e ti troverai capace di salvare insieme a Gesù i tuoi fratelli. La croce allora sarà ... anche se è pesante ... una gioia, strana ma vera, perché amare porta in sé una gioia vera.
Quindi il discepolo è colui che, innanzitutto, ama Dio. È bello questo imparare ad amare il Signore, perché uno davvero diventa, un poco alla volta, ciò che ama. 
Quindi, se qualcuno vuole venire dietro a me... superi ogni logica razionale, ogni gratificazione e ritorno per sé stesso, esca dal suo io, sconfini oltre il tu.
L'esito finale sarà “trovare la stessa vita” che il maestro ha donato amando, la stessa vita che Gesù ha donato in croce.

sabato 1 luglio 2023

Accoglienza a sorpresa

Genesi 18,1-15 e Matteo 8,5-17

Abramo accoglie tre stranieri nel deserto. E io quale accoglienza so dare a chi arriva da me "nell’ora più calda?". I tre ospiti si rivelano messaggeri di una buona notizia: arriva il figlio tanto atteso. Mi chiedo: io quale buona notizia sto attendendo dalla vita?
Abramo si pone in ascolto dei tre stranieri e lui stesso si fa artefice della loro accoglienza. Il mio coinvolgimento con la realtà e la vita della Chiesa e della comunità segue solo la mia convenienza, la mia progettualità o mi lascio coinvolgere dall'imprevedibile di Dio.