giovedì 31 marzo 2016

Atti 3,11-26 e Luca 24,35-48
Misericordias Domini, in aeternum cantabo...

Apri loro la mente all'intelligenza delle scritture e li costituì testimoni, del risorto. In questa chiave di lettura possiamo avventurarci in una rilettura dell'evento Pasquale: cosa significa la presenza del Signore dopo la risurrezione?
Una conferma delle sue parole? Il compimento delle promesse? La rivincita su tanti delatori? L'incoraggiamento ai suoi discepoli sfiduciati e dal volto triste?
Una prima osservazione ci porta a dire che l'interesse del Risorto è relativo alla "carne": Lui non è un fantasma, una astrazione o una visione spirituale. La verità della sua carne, la concretezza della sua umanità è coinvolta nella risurrezione stessa. Questo permette di supporre che la risurrezione non è una semplice azione di Dio, dall'esterno, ma è un evento che trova origine nella vita e nell'esistere stesso del uomo Figlio di Dio.
La Scrittura come "Rivelazione" della salvezza che oggi possiamo tradurre come "la grande Misericordia di Dio", tutta si proietta nello svelare il "volto", l'identità del risorto. Esserne testimoni vuole dire essere misericordiosi e quindi vivere come il risorto, nella e della misericordia del Padre. Per il risorto la misericordia a a che fare con l'eternità e l'amore eterno; per noi ha a che fare con la sua declinazione nel tempo e quindi nella ripetitività dei momenti e degli eventi.

mercoledì 30 marzo 2016

Atti 3,1-10 e Luca 24,13-35
Ciò che i e la scrittura ... di Lui!


Tutto è una relazione in Cristo! La creazione narra la propria relazione con Cristo; le vicende del popolo di Israele, la sua storia adombra l'attesa della sua venuta; le profezie nello spiegare la realtà ridotto alla volontà di Dio ci introducono nella venuta di Cristo; le origini della Chiesa e della comunità dei credenti si comprendono a partire al signore e dalla sua identità e volontà. Ora, mentre il tempo scorre di giorno in giorno, "Gesù in persona si avvicina e camminava con noi. Ma i nostri occhi erano impediti a riconoscerlo. (...), ma, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, ci spiega in tutte le Scritture ciò che si riferisce a lui. È in questa relazione personale con la scrittura, in questa relazione sacra che oggi Gesù mi parla, e in forza della Chiesa e dei Segni, che sono i sacramenti, mi si offre per essere riconosciuto ... Facciamo in modo che come ad Emmaus anche nelle nostre case, nella nostra Chiesa possiamo sperimentare "l'ardore del cuore mentre egli conversa con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?"

martedì 29 marzo 2016

Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18
Donna perché piangi ...

Il pianto di Maria accanto al sepolcro, ci riconduce ai passi del Vangelo, alle sue lacrime versate sui piedi del Signore nella casa di Simone il fariseo (forse quelle della donna peccatrice) e al profumo sparso sui piedi di Gesù e asciugati con i capelli in quella casa di Betania pochi giorni prima della Pasqua. Maria ricorda con tristezza i giorni passati e in lei riecheggiano le parole del Signore: "non sempre avete me ..."; queste parole sono, ora, per lei una durissima profezia ... È in questo memoriale, di ciò che Gesù è stato ed è ancora che le Sue parole riaccendono la speranza è l'attesa: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?" Così come Maria la peccatrice cercava Gesù nella casa di Simone il fariseo, e piangeva ai suoi piedi, ora Maria di Magdala, nel suo piangere cerca ancora quel suo Signore, il suo amore! Sono quindi le ostile Consolanti dello "Sposo" a riaccendere e rendere vivo e attuale quello stesso amore ferito dalla morte: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Il "nostro" Gesù (risorto lo possediamo ancora) è presso il Padre Suo, ma ora, più che mai anche nostro ... 
Con le parole di Bob Marley in "no woman, no cray" possiamo dire "no donna, non piangere .... Tutto filerà liscio!"

lunedì 28 marzo 2016

Atti 2,14.22-32 e Matteo 28,8-15
Il silenzio del lunedì di Pasqua

"Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra" (Salmo 15). Dopo il giusto sonno ristoratore dalle fatiche umane, che si dispiegano "nel sentiero della vita", questa mattina uno strano silenzio assordante per breve tempo ha invaso tutto. Un silenzio che dimostra tutta la necessità ed esigenza umana di pienezza e compimento. Nel silenzio, non basta cercare la quiete, essa rischia di deludere e trasformarsi in desolazione e paura del nulla. In realtà il silenzio è riflesso di Te, Risorto dai morti; silenzio come spazio di presenza da contemplare. Un silenzio che pian piano si rianima di voci e di rumori ... Quelli famigliari e consueti del mondo, della vita degli uomini e delle donne di ogni angolo della terra ... Un silenzio che ancora una volta viene squarciato dal grido del dolore, della morte violenta dei cristiani perseguitati e uccisi per la loro fede in te o Signore. Così come allora, anche oggi, sperimentiamo nel giorno dopo la tua Risurrezione la profanazione della vita e la menzogna del peccato. Ma noi che abbiamo vissuto la tua Pasqua, ora sappiamo che Tu in quel silenzio del giorno dopo Pasqua, incurante del peccato, ci vieni incontro, e nel salutarvi ci consegni la certezza della gioia, della tua presenza viva e reale, e la Tua dolcezza, cioè la tua potente tenerezza di figlio di Dio, nel quale anche noi siamo figli: la morte è solo dolore, la morte non ha più potere su di noi!

domenica 27 marzo 2016

Atti degli Apostoli 10,34-43 / Salmo 117 / Colossesi 3,1-4 / Giovanni 20,1-9
Pasqua di risurrezione del Signore
Con lui è Paradiso.

Corrono tutti, a vedere il luogo della sepoltura, quella corsa, quel sepolcro vuoto si stagliano bruscamente nei ricordi di Giovanni e rappresentano il punto di partenza del suo credere nella risurrezione, della sua testimonianza anche per tutti noi della risurrezione del Signore.
Credere nella risurrezione significa moltissimo, e non solo credere che Gesù è tornato in vita e che il sepolcro è vuoto; credere nella risurrezione è credere nel Paradiso e soprattutto imparare come farne esperienza concreta.
Nel Vangelo di Luca, letto domenica scorsa, del racconto della passione, una frase mi è rimasta nel cuore: (il malfattore) "ricordati di me quando sarai nel regno di te" (Gesù) "amen, dico a te, oggi con me sarai nel paradiso".
Cos'è il Paradiso ... Il suo Regno è paradiso, la sua resurrezione è paradiso, la sua misericordia è paradiso; perché il paradiso, così come Gesù ce lo fa comprendere, è la conseguenza di quel l'atto di amore che è la sua vita donata, che lega a se stesso la stessa vita di quel primo innamorato, il "buon ladrone".
Che cosa è il Paradiso?
Paradiso è il riscatto di tutto a partire dalla nostra esistenza spesso avvilita e svuotata della sua bellezza, ma che finalmente rinascere dall'alto e rinasce nella misericordia (cioè l'amore fedele, che mai viene meno) del Padre. Paradiso significa c'è ancora una possibilità, sempre...
Il Paradiso non è quello che si guadagna con il sangue della vendetta dei terroristi dello stato Islamico...
Il paradiso è il frutto del sangue di Gesù Cristo, unico martire e testimone dell'amore che tutto trasforma, nel donare se stesso.
In questo giorni potrebbe essere facile smarrire il gusto del paradiso, e lasciarci sopraffare dal l'odore nauseabondo della morte. Ma tutti in gesti disperati di morte Dio muore, come direbbe Francesco Guccini, Dio è morto (...)
"ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto, 
nei miti dell' estate dio è morto... 
nei campi di sterminio dio è morto, 
coi miti della razza dio è morto 
con gli odi di partito dio è morto..."
E poi continua ... "Ma penso (...)
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge ..."
Dire quindi che Gesù è risorto significa riconoscere che il ladrone è in Paradiso!
Allora di fronte alla morte e alla cultura di morte del nostro tempo è della nostra civiltà non posso scadere nella vendetta;
di fronte alle atrocità non posso tremare nella paura;
di fronte all'odio non posso reagire con lo scarto dell'altro;
Di fronte ai fuggitivi, e ai profughi non posso offrite barriere e casse di legno per un mesto ritorno ...
Se reagiamo così dimostriamo di non credere al Risorto e nel Risorto, di non credere nel Paradiso.
Credere al Paradiso è credere in Gesù e alla sua risurrezione, credere in Gesù vivo, che abita realmente e definitivamente lo spazio e il tempo del Paradiso; non come realtà esclusivamente del cielo, o di un altro mondo e neppure come il premio dei giusti.
Il paradiso è realtà a partire dalla misericordia di cui Gesù in croce è stato capace. Quindi per immagini, è paradiso:
Il paradiso è la gioia del pastore che trova la pecora perduta: amore che si carica dell'altro;
Il paradiso è la festa che fa la donna che trova la moneta: la gioia di essere Chiesa;
Il paradiso è l'abbraccio tra il padre e quel figlio che era morto ed è tornato in vita, perché tornato a casa sua, nella dimora dell'amore: la tenerezza che consola è che riempie di speranza;
Il paradiso è l'eterna misericordia del Padre che diventa in Gesù misericordia per ogni nostro giorno.

sabato 26 marzo 2016

Sabato Santo
"... disceso nelle viscere della terra ..."


"O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il mistero del Figlio tuo Unigenito disceso nelle viscere della terra, fa' che sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli".
È questa l'orazione (la preghiera) che la Chiesa pronuncia oggi, in ogni liturgia e in ogni momento di preghiera; in questo giorno in cui fa memoria del Cristo nel sepolcro. Con la morte in croce Gesù discende nelle viscere della terra, quasi a condurre anche noi in quella profondità della creazione da cui tutto ha origine. Scendere nelle viscere della terra per Gesù è come immergersi in se stesso, e attraverso la morte e il morire di ogni cosa, ridare vita a tutto in forza della sua vita di Dio. Che situazione strana pensare alla morte e al sepolcro, non come condizione di staticità ma come spazio occupato dall'eterno e vivente Dio. Nel discendere di Gesù nelle "viscere della terra" la vita raggiunge di nuovo il cuore di tutto ciò che esiste, e in quell'istante e in quel dimorare rivela e manifesta la gloria dell'Onnipotente.

venerdì 25 marzo 2016

Isaia 52,13-53,12 e Giovanni 18,1-19,42
Venerdì Santo
Portando la croce...


"... Egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo." La croce che questa sera baceremo è la croce che Cristo ha abbracciato con la vita; Lui porta la croce, accettare di portarla significa dare pienezza all'immagine del buon pastore che si carica la pecora smarrita. Se il pastore in quel gesto esprime la misericordia di Dio vero l'ultimo e verso ciascuno, affinché nessuno sia perduto, e raccoglie le fatiche e lo sfinimento di chi, perduto, non trovava modo di tornare all'ovile, nel "regno dei cieli"; allo stesso modo la croce portata sulle spalle dal Signore, ci apre alla comprensione che il nostro peccato, ciò che è la nostra morte, la nostra lontananza e smarrimento, viene abbracciato da Gesù, con la sua vita, e in quell'abbraccio tutto si trasforma in vicinanza di Dio. La croce e Gesù divengono un tutt'uno di misericordia. La croce piantata sul Golgota da patibolo di morte è, e sarà sempre indicazione per il cielo, innalzamento di Cristo e dell'uomo con lui.

giovedì 24 marzo 2016

Esodo 12,1-14 e Giovanni 13,1-15
Giovedì  Santo
Vi ho dato l'esempio...


Il brano del Libro dell'esodo insiste più volte nel ribadire che la Pasqua è un rito perenna che va celebrato ... Proprio questa insistenza apre a una visione straordinaria del mistero della salvezza, della redenzione operata da Gesù. Il suo sacrificarsi come gesto di amore incondizionato e gratuito risuona come un gesto perenne che non si esaurisce mai. Di questo "segno/gesto" la lavanda dei piedi è l'espressione affettiva più evidente, non un gesto puramente simbolico, ma un segno della Misericordia che nel vincolo dell'amore reciproco, diviene espressione della realtà nuova che Gesù e la sua chiesa (i discepoli), sono e saranno capaci di attuare. Le parole di Gesù che accompagnano la lavanda dei piedi non lasciano ombra di dubbio: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi". Il Sio è un esempio di come la Misericordia del Padre ci consegna alla Misericordia tra di noi; questo è il preludio di ogni "novità", preludio della salvezza che passa attraverso la croce.

mercoledì 23 marzo 2016

Isaia 50,4-9 e Matteo 26,14-25
Chi è che ti tradisce?


Il tradimento, si consuma in quella cena pasquale che il maestro ha chiesto con determinazione di preparare e di vivere insieme. Per questo il tradimento assume il segno profondo di una ferita dolorosa. Il tradimento è come cancellare in un istante tutto ciò che per amore si è ricevuto e vissuto. Quel "sono forse io?" Non è la risposta di un codardo, ma rappresenta la domanda rivolta ad ogni discepolo di Gesù, una domanda che chiede di smascherare i nostri tradimenti all'amore ricevuto. Smascherate i tradimenti serve per riconsegnarci alla possibilità dei essere amati e di accogliere l'amore nella sua piena gratuità.  Se il tradimento costa "trenta monete", queste pagano solo il "campo di sangue, il campo del vasaio", ciò significa che il tradimento non ripaga nulla che serva alla vita e al compimento della nostra esistenza, ma prepara solo e conduce solo a una esperienza di morte. NeI tradire Gesù, non consegnamo solamente Gesù ai suoi carnefici, ma consegnamo noi stessi alla morte, al campo di sangue. 

martedì 22 marzo 2016

Isaia 49,1-6 e Giovanni 13,21-38
... e satana entrò in lui ...

La drammaticità dell'ultima cena raggiunge l'espressione più cruda proprio nella figurazione del male che entra in Giuda, uno dei dodici, uno dei discepoli amati e voluti da Gesù (uno di quelli che lui stesso ha scelto). Il male va al cuore dell'amicizia, entra nel cuore del discepolo e dilaga nella notte, nella tenebra. Questa immagine contrasta con la dolcezza  del discepolo amato che china il capo sul petto di Gesù. Un contrasto fortissimo (forse voluto) che evidenzia come la volontà di Dio, la sua misericordia si spinge fino all'estremo e non si sottrae al confronto con la disperazione del male e continua a rivelarsi nel segno dell'amore. Tutto ciò diviene reale presenza, manifestazione e rivelazione del Padre, la sua Shekhinah, la sua "doksa", la gloria: "Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito." Quell'ora non esprime un tempo cronologico ma la puntualità di un evento della salvezza!

lunedì 21 marzo 2016

Isaia 42,1-7 e Giovanni 12,1-11
Memoria del profumo di Cristo


La memoria che Giovanni racchiude in questo capitolo è estremamente importante: l'amicizia con Lazzaro, Marta e Maria; la risurrezione di Lazzaro e l'unzione con l'olio di Nardo. Gesù si avvicina a Gerusalemme, il clima politico è incandescente, si vociferano sentenze di morte su di lui; in questo contesto Gesù sente il bisogno di stringersi  nel l'abbraccio degli amici, quelli più cari: "il tuo amico Lazzaro". Quella casa di Betania è la casa di Marta e Maria dove l'ospitalità si trasforma in gesti concreti di amore, di fedeltà ... e così mentre Marta si attiva con premura nel preparare il pasto, Maria, si avvicina a Gesù e nel segno dell'unzione con il Nardo purissimo (gesto citato in tutti i vangeli) cosparge i piedi del Signore con l'affetto più disinteressato è gratuito; vera generosità ma soprattutto vera compassione amicale. Quel gesto garantisce di essere con lui, perché anche il suo non esserci possa avere un profumo, una memoria che susciti il desiderio di Lui.

domenica 20 marzo 2016

Luca 22,14-23,56
Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca


Non temere se cadi sotto il peso della croce: quando il suo legno ti schiaccia e diventa un tutt'uno con la tua carne da te escono tutti i pensieri e le convinzioni che ti tengono lontano da me. Non temere quando arrivata/o in cima al calvario ti tolgono le vesti, in questo modo ti spogli di tutto quello che è  superfluo e che ti tiene lontano da me: la croce diventerà così  il tuo vestito e ti alzerà fino al cielo.

(anonimo contemporaneo)

sabato 19 marzo 2016

2 Samuele 7,4-16 e Matteo 1,16-24
Preghiera a San Giuseppe

San Giuseppe,
con il tuo silenzio parli
a noi uomini dalle molte chiacchiere; 

con la tua modestia sei superiore
a noi uomini dai mille orgogli;
con la tua semplicità tu comprendi 

i misteri più nascosti e profondi;
con il tuo nascondimento
sei stato presente ai momenti decisivi
della nostra storia.
San Giuseppe, prega per noi
e aiutaci a fare anche nostre le tue virtù.
Amen.


venerdì 18 marzo 2016

Geremia 20,10-13 e 10,31-42
Cosa ha detto giovanni di Lui ...


Con un poco di impegno, oggi andiamo a rileggere cosa dice Giovanni il Battista di Gesù nel capitolo primo del Vangelo: "... colui che era primari me è pienezza di grazia su grazia; ... A lui io non sono degno di slegare il sandalo (lui è lo sposo atteso); ... Ecco l'agnello di Dio, quello che toglie il peccato; ... E io ho visto che questi è il figlio di Dio".
È a partire da questa testimonianza di Giovanni che possiamo leggere ora il clima che si era generato attorno a Gesù, e il motivo di tanta ostilità e tanto livore, al punto di cercare di ucciderlo, di lapidarlo, cioè un linciaggio di popolo: tutti contro uno. Credere in Gesù non è mai stato un semplice atto religioso, un aderire a una divinità, ma entrare in relazione con un uomo-Dio, anzi con chi è riconosciuto come il Figlio di Dio. Credere in lui va ben oltre ogni speculazione ragionevole, ma significa legate il nostro agire al Suo agire nel compiere la volontà del Padre. Questo può indubbiamente spaventarci ...

giovedì 17 marzo 2016

Genesi 17,3-9 e Giovanni 8,51-59
Se io glorificassi me stesso ...


Cerchiamo di capire ... Gesù sta dicendo che le sue Parole non semplicemente sono parole di Dio, del Padre, ma servono per mostrare e spiegare, per "fare vedere" il Padre. In questo senso sono capaci di esprimere la "Gloria" cioè mostrare come il Padre rivela se stesso bei segno compiuti da Gesù. Raccogliamo quindi una particolare intenzione: le parole non sono solo strumentali o rappresentative, ma esprimono realmente ed efficacemente ciò che dicono (la doxsa; la Shekinà). Ci possiamo spingere fino ad affermare che le Parole di Gesù sono segno efficace della "Gloria del Padre", al punto che "se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno". E' in questa parola che impariamo a conoscere il Padre; lo impariamo a conoscere tramite le sue stesse parole.

mercoledì 16 marzo 2016

Daniele 3,14-(...)-95 e Giovanni 8,31-42
... Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste ...


"Se Dio fosse vostro padre, mi amereste ..." Una affermazione che sembra voler dire: per me non avete amore. Essere amato in Gesù corrisponde alla pienezza del sentimento e degli affetti che si completano nel rimanere in lui, nella relazione nuova inaugurata dalla sua Parola. È infatti nel rimanere, nell'abitare la sua Parola (nello stesso modo in cui  abitare la casa) si sperimenta quel legame e quella relazione con il Padre, quel medesimo legame che fa di Gesù il Figlio amato. Il Figlio rimane sempre, dimora per sempre la Parola del Padre, è quella parola che è la sua diviene spazio di vera figliolanza e di libertà dal peccato. Gesù, con la sua "solita" auto comprensione (fatta propria dalla "assolutezza" del cristianesimo cattolico) ci chiede: come è possibile avviare processi di libertà, cioè di liberazione; e processi di verità,  cioè capaci di indicare come fine da raggiungere il vero bene, se noi discepoli, non dimoriamo nella sua parola e quindi il nostro amore per lui è limitato e condizionato? ... Siamo discepoli scarsi ...

martedì 15 marzo 2016

Numeri 21,4-9 e Giovanni 8,21-30
... Non credete che "Io Sono" ...


Ascoltare Gesù nelle parole scritte di Giovanni evangelista non sempre è una operazione facile, infatti non basta leggere Giovanni, occorre ascoltarlo, lasciare che le parole "cadano", si sedimentino, solo allora inizio a sentirne la risonanza:
- ... io vado ... io sono di lassù ... io non sono di questo mondo ... "Io sono!"
- ... Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono ...
- ... parlo come il Padre mi ha insegnato ...
Nella pretesa di comprendere tutto di Gesù, rischio di non accorgermi di non ascoltare le sue parole, di non sentire la sua umanità che ha sofferto, a subito il rifiuto della sua gente; rischio di non sentire la sua consapevolezza della croce: "quando sarò innalzato conoscerete che Io Sono ..."
Posso fare risuonare le sue parole, a partire da quel "Io Sono" che mi introduce nel vedere la luce che è Gesù; nel bere l'acqua della vita: "se qualcuno a sete, venga a me, e beva chi crede in me ...", bere di lui è dissetarsi del suo sangue che ha il sapore della volontà del Padre; risuonare le sue parole mi introduce nel sapore del Pane Del cielo, il pane che da la vita, quella eterna ... "chi mangia di me vivrà per me".

lunedì 14 marzo 2016

Daniele 13,1-62 e Giovanni 8,12-20
Alla tua luce, alla tua presenza ... la vita


"... Neanche io ti condanno" (Gv 8,11) ... Con queste parole Gesù stravolge ogni comprensione del peccato e del giudizio che la Legge di Mosè prevedeva per l'adultera. Questo stravolgimento trova la sua origine nella identità del Maestro, lui è la luce del mondo! Chi segue lui non cammina nelle tenebre ma cammina nella vita (Gv 8,12). Camminare nelle tenebre è frutto della presunzione di possedere la volontà di Dio, di credere di giudicare rettamente secondo la legge di Dio; camminare nella vita corrisponde invece nel sostenere sempre la vita, anche la vita del peccatore, nel prendersene cura. Gesù non si scandalizza del peccatore, e vuole essere luce al suo cammino, affinché il peccatore in quella luce recuperi la vita, e in quella vita cammini verso il suo compimento, nella volontà del Padre. È questa logica di Gesù che trova ostacolo, trova fatica e resistenza nella ragionevolezza di scribi e farisei, ma anche di fronte al nostro perbenismo e alla nostra autoreferenzialità. 

domenica 13 marzo 2016

Isaia 43,16-21 / Salmo 125 / Filippesi 3,8-14 / Giovanni 8,1-11
Non sei adultera ma donna

Commentando questa pagina di Vangelo Agostino diceva che nell'incontro tra la donna adultera e Gesù si incontravano la misera e la misericordia.
Ciò che spesso manca a ciascuno di noi è la comprensione di quanto la nostra miseria (la misera) non solo ha bisogno, ma può incontrare la misericordia, e come questo incontro rappresenta un vero riscatto, un azzeramento di ogni debito senza alcuna condizione, pensate a un mutuo che di punto in bianco viene completamente riscattato..
È solo in questa prospettiva che possiamo comprendere Isaia quando dice: "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?"
La misericordia non è una offerta straordinaria, e neppure una campagna promozionale, la misericordia non è un "fatto nuovo" un evento, ma è ciò che determina il nuovo, che lo rende possibile.
Il padre attraverso Gesù ci insegna un amore (la misericordia) per l’uomo che cambia ogni prospettiva ed "uccide" la nostra indifferenza. Noi uccidiamo l'amore con la nostra freddezza e indifferenza, la misericordia invece uccide l'indifferenza è riaccende il fuoco, la fiamma dell'amore. Nello stare di Gesù davanti alla donna, comprendiamo come sia la misericordia, e di cosa sia fatta:
- tu sei per me donna, non una adultera, ma sei di nuovo e solo una donna, come il Padre ti ha fatto. La misericordia cerca la verità di noi stessi;
- tu non sei peccato e non sei condannata, e nemmeno ti chiedo se sei pentita, ti chiedo solo di non essere più peccato, ma di esser fedele alla tua vocazione: sei una donna, sei un uomo, sei figlio di Dio. La misericordia precede il nostro pentimento, suscita il desiderio di perdono, prima ancora del pentimento;
- in te, Dio, non cerca la “perfezione”, né “colma la tua povertà”; Gesù alla donna non chiede garanzie e promesse, ma propone la novità di vivere non per il peccato ...  La donna non è oggetto del perdono di Gesù perché sia da quel momento "immacolata" ma perché sia da quel momento "incamminata" nella vita nuova. La misericordia è uno stile, è un progetto di vita;
- in te Gesù si fa "mendicante d’amore", conosce la "povertà" di ognuno di noi e chiede semplicemente "la verità di un po’ di amicizia".  Una amicizia che nasce dentro quel gesto di misericordia: che ci spinge ad "abbandonare ogni regola" che si oppone all'amore, che si oppone al vero bene del fratello.
Non chiediamoci se siamo capaci di compiere il gesto di Gesù, se siamo capaci del coraggio che ha avuto lui, ma chiediamoci se sono disposto ad accettare nella mia misera la sua misericordia, oppure sono un giudice spietato anche con me stesso?

sabato 12 marzo 2016

Geremia 11,18-20 e Giovanni 7,40-53
Costui è ...


Tutti in realtà tutti, dai cultori della tradizione, agli esponenti progressisti della realtà, hanno di Gesù, e da sempre, la loro idea! Gesù non lascia indifferenti, Gesù provoca e interroga ...   non ha caso l'evangelista ci dice che a causa sua, nacque tra loro dissenso ... A questa lettura, un po' superficiale, o forse anche realistica occorre aggiungere un particolare: Nicodemo.
L'evangelista Giovanni dice di lui che era "uno di loro" e che era quello che era andato da Gesù di notte ... Rispetto al il livello delle chiacchiere, delle domande e delle risposte, occorre avere il coraggio di Nicodemo, quello di andare da Gesù di notte; in quella "notte" che permette di incontrarlo, in quella intimità personale dove ciascuno di noi sarà a tu per tu con il Signore. Solo se avremo il coraggio di cercarlo e di stare un con lui, potremo dire di Lui ciò che dicono i soldati mandati per arrestarlo: "Mai un uomo ha parlato così!"

venerdì 11 marzo 2016

Sapienza 2,1.12-22 e Giovanni 7,1-2.10.25-30
Il Padre lo ha mandato ...


La festa della Capanne, dopo la Pasqua è la festa più importante del popolo di Israele, si fa memoria della vita nel deserto e del dono della Legge; possiamo dire che si fa memoria dell'identità di un popolo che, in forza del dono della legge, diventa il popolo di Dio. Giovanni Intuitivamente associa al dono della Legge data ai padri, il dono di Gesù dato al mondo intero. Se la Legge è lo strumento attraverso il quale arriviamo conoscere Dio, la Legge mi rivela il suo volto di Padre; in Gesù, come lui stesso dirà a Filippo, "chi vede me vede i Padre", per sempre i suoi discepoli, impareranno a conoscere il Padre, e accogliendo il nuovo dono (il figlio) impareranno quella nuova legge che ci costituisce popolo a Dio consacrato, nazione Santa, sua eredità. Conoscere Gesù non è cosa da poco ...

giovedì 10 marzo 2016

Esodo 32,7-14 e Giovanni 5,31-47
Arringa difensiva

Questa pericope del Quarto Vangelo rappresenta una sorta di difesa circa la vera identità di Gesù. Scopo della  "testimonianza" sembrerebbe essere quello di esprimere una arringa difensiva rispetto a chi lo rifiuta. Il tema della testimonianza comprende sia le persone che la scrittura e in ultimo anche le sue Parole. Mosè dà testimonianza, questa esprime la stretta dipendenza con la Legge e tutta la tradizione di Israele. Il battista gli da testimonianza, significa legare Gesù al compimento delle promesse antiche; il Padre testimonia per lui, con ciò ogni credente è interpellato a comprendere la salvezza e la volontà di Dio, in ordine al Cristo. In tutto questo "discorso" come sfondo compare una nota di realismo e di triste consapevolezza, forse la stessa è disarmante constatazione che l'evangelista ha colto nell'intimo di Gesù: "Ma voi non volete venire a me per avere vita". Chi dà testimonianza lo fa per il legame di intimità e amore che si ha con Gesù; la testimonianza diviene credibile solo in forza dell'amore da cui è generata.

mercoledì 9 marzo 2016

Isaia 49,8-15 e Giovanni 5,17-30
Amen, amen dico a voi ...


Con "In verità, in verità vi dico ...", che in ebraico sarebbe, "amen, amen dico a voi ..." ci mettiamo in quell'ascolto di cui parla Gesù; "chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita". Parole enigmatiche sotto certi aspetti ma che vogliono fugare ogni dubbio circa la fede in Lui. Non lo si ascolta per diletto intellettuale; la comunità di Giovanni dall'ascolto delle Parole del Signore trae la vita, il senso delle cose e i criteri morali dell'agire. In quell'amen, amen dico a voi, il nostro stesso agire è correlato all'agire di Gesù e quindi del Padre. In quell'amen, amen dico a voi, la nostra esistenza si comprende come presupposto di eternità: "viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna". Quell'amen, amen dico a voi ... C'è garanzia di un agire umano nella volontà di Dio: "quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo".

martedì 8 marzo 2016

Ezechiele 47,1-9.12 e Giovanni 5,1-16
Faceva tali cose di sabato ...


Spazio, tempo, esistenza senza Dio! Ci dono situazioni della realtà, del mondo di oggi che ci riportano all'idea della completa esclusione di Dio, dalla sua cacciata dal nostro intimo, dalla suo esilio dalla nostra identità. Questa mattina una frase ascoltata al telegiornale mi ha agghiacciato il sangue: "lo abbiamo ucciso per vedere come si stava, cosa si provava quando si uccide un uomo" ... Ed erano pieno di droga e di alcool ...
Come è possibile ... Come è possibile per un uomo essere così? E poi, c'è chi dice che non esiste il peccato ... che sono tutte paure inculcate dalla religione "oppio dei popoli"!
Riportare l'uomo nel sabato ... Il sabato è il tempo, lo spazio e l'esistenza che permette all'uomo di rimanere fedele a se stesso e alla sua dignità. La sacralità è ciò che permette all'uomo di non perdersi nel male che lo assedia. La sacralità non è un rituale, né una nuvola di mistero; la sacralità è l'immagine e somiglianza di Dio, nel tempo, nello spazio e nella vita.

lunedì 7 marzo 2016

Isaia 65,17-21 e Giovanni 4,43-54
... Poiché creo Gerusalemme per la gioia ...


"Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato ..." Anche questa profezia si appoggia inevitabilmente sulla realtà presente. Anche se ai nostri occhi, sembra proprio che le attese su Gerusalemme vengano tradite, in realtà la profezia esprime sempre il desiderio di Dio che abita anche la contraddizione della realtà. Non possiamo limitarci a dire che la realtà è frutto dell'agire umano, e che si oppone alla volontà di Dio; possiamo invece affermare che la realtà è un cammino di libertà dove la fedeltà di Dio cerca il coinvolgimento dell'uomo per realizzarne la sua felicità: "chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto". La profezia descrive questo processo, e il desiderio che abita il cuore di Dio e dell'uomo ... Gerusalemme è la città della nostra gioia è la certezza dei cieli nuovi e della terra nuova. Oggi l'esercizio dall'ascolto è nel costatare come le parole di Gesù (la sua fedeltà) incontrano il nostro tempo e ci interpellano circa la nostra fede in lui: "il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia".

domenica 6 marzo 2016

Giosuè 5,9-12 / Salmo 33 / 2 Corinti 5,17-21 / Luca 15,1-32
Trittico della Misericordia.

Un pastore, una donna e un padre ... Una pecora, una moneta e due figli. Il capitolo 15 di Luca racconta con tre parabole di Gesù cosa sia la misericordia, cosa centri con a nostra vita, perché sia parte della storia. È quanto la misericordia sia per lui importante.
"Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto": Un soldato domandò un giorno a un anziano anacoreta se Dio concede il perdono ai peccatori. E l'anziano rispose: "Ditemi, carissimo, se il vostro mantello è strappato, voi lo buttate via?". Il soldato replicò: "No, lo accomodo e continuo a usarlo". L'anziano concluse: "Se voi vi prendete cura del vostro mantello, Dio non sarà misericordioso verso la propria immagine?".
Essere misericordioso è per Dio prendersi cura della sua stessa immagine ... Questa condizione ci precede sempre ...
Quando Dio si prende cura della sua immagine, non fa solo una operazione di recupero o di restauro, ma mette dentro il nostro cuore alcune sue idee, che Gesù esprime nelle tre parabole della Misericordia.
Prima idea: non smetterò mai di prendermi cura di te, ovunque tu andrai io sarò lì con te, accanto a te, non ti abbandono e ti porterò con me! Anche quando tu sei peccato, io non mi allontano da te!
Seconda idea: tu sei prezioso ai miei occhi, tu sei prezioso perché sei la mia stessa vita. Anche se ti perdessi, se tu decidi di andartene da me, tu resti prezioso, non perdi il tuo valore.
Terza idea: non ti perdono perché ti penti, ma ti amo quindi sei perdonato; per cui ti corro incontro, ti abbraccio ti bacio e ti lavo con le mie lacrime di amore.
Il titolo del Giubileo della Misericordia dice: "Misericordiosi come il Padre!" Quindi come il pastore, come la massaia e come il padre dei due fratelli ...
Noi siamo pronti a rileggere noi stessi come coloro che come pecora smarrita viene salvata; come moneta perduta è ritrovata; come figlio perduto e morto, torna vivo a casa sua, ma questa volta mettiamoci dalla parte di chi la misericordia la offre e la rende possibile: il pastore, la massaia e il padre.
Queste tre idee di Gesù convincono i pubblicani e i peccatori, convincono meno scribi e farisei ...
Queste tre idee di Gesù oggi ci vengono riproposte perché ci appartengono. Gesù le ripropone perché le riconosciamo come nostre, e se le riconosciamo le possiamo fare nostre.
Se le faccio mie, il mio cuore, cioè il mio agire, il mio intimo, la mia volontà sarà come quella di Dio, a sua immagine ... Sarò quindi misericordioso come il Padre.

sabato 5 marzo 2016

Ossea 6,1-6 e Luca 18,9-14
Due uomini salirono al tempio a pregare ...

Salire a al tempio è tipicamente l'espressione che descrive l'andare a Gerusalemme al tempio di Dio. Per stare nella Sua casa, alla Sua presenza ... Un fariseo (un giusto) e un pubblicano (un peccatore); le due facce dell'unica medaglia che è ciascuno di noi. Stravolgiamo la linearità della parabola ed evidenziamo un particolare: salirono al tempio a pregare ... Nella loro diversa condizione e nel loro differente modo di porsi e di comprendersi, è il desiderio di entrare in relazione con lui, di entrare nella sua dimora, di portargli innanzi la propria vita che li accomuna. L'efficacia della Misericordia, al di là del messaggio della parabola, è garantita dal medesimo desiderio. Anche noi, siamo invitati, oggi a sostare e dimorare davanti al Signore per lasciare che la Misericordia attenui la nostra voce e i nostri pensieri, plasmandoci con la forza della umiltà.

venerdì 4 marzo 2016

Osea 14,2-10 e Marco 12,28-34
Con tutto il cuore ...

Meditare la Parola non è così immediato ... Per prima cosa, siamo prevenuti, quasi già "imparati" circa le parole del Signore. Seconda cosa, siamo pigri al punto che ci accontentiamo di capire il semplice senso immediato. Ascoltare la Parola, è invece, lo stile e il metodo dell'uomo Gesù, il quale fa risuonare le Parole della "Shemà Israel (Deuteronomio 6,4-8)" nello stesso modo in cui le ripete al giovane scriba. Tutte le sue esperienze, e tutta la sua vita, Gesù la accosta al l'espressione: "con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutte le forze ... Amare!" Solo in questo ascolto si apprende che l'amore può abitare tutto di noi al punto di trasformarci completamente in un unico atto di amore e nella possibilità di esistere amando. La pienezza della legge è compimento di umanità... Quando questo diviene realtà non si è lontani dal regno di Dio.

giovedì 3 marzo 2016

Geremia 7,23-28 e Luca 11,14-23
Il dito di Dio


I dieci ci andamenti, la legge di Yhwh sono stati scritti dal dito di Dio (Esodo 31,18); ciò implica una relazione diretta tra volontà di Dio e vita dell'uomo, tra Dio stesso ed etica della legge. È in questa originaria relazione che si genera la fedeltà di Dio e dell'uomo, e anche la sua infedeltà, come Geremia denuncia: "La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca". Ma quel dito di Dio incide la legge (cioè una esistenza di vita) continuamente nelle "tavole del tempo e della storia", tavole non di pietra ma dell'esistenza, incisioni per raccontare la vita, non per scrivere degli obblighi. Il Vangelo di Luca in una immagine composta, ci svela l'esperienza del discepolo incisa dal dito di Dio, cioè da Gesù, contrapposta all'esistenza sorda e cieca di chi "non ascolta, né presta orecchio alla parola". Quando il cuore è malvagio, quando si mostrano le spalle a Dio, l'uomo forte si è già impadronito della nostra "casa". Solo la fedeltà di Yhwh, solo il dito di Dio può "sfrattare" tale inquilino ...

mercoledì 2 marzo 2016

Deuteronomio 4,1-9 e Matteo 5,17-19
La bontà della legge


La legge è soggettiva o oggettiva?
La legge, sono le leggi?
Ciò che esprime la scrittura è semplicemente la coscienza di un codice etico o di qualcosa di altro?
Nelle parole di Gesù si percepisce una relazione con la legge di carattere esistenziale, non puramente etico e morale: "non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto". Esiste una idea in Gesù, molto affascinante, quella di vivere lui stesso della "legge": "perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli". Saggezza e intelligenza esprimono concetti e contesto di esistenza, non si valutano al di fuori della vita, non si valutano per se stessi.
Coscienza della legge e consapevolezza della vita etica e dell'eticità della mia vita. Quando mai ci rifletto? Quando permetto alla vita di adeguarsi e illuminarsi con la legge di Dio?

martedì 1 marzo 2016

Daniele 3,25.34-43 e Matteo 18,21-35
Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato ... (Daniele)


Ciò accadrà solo se "perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello".  Gesù non dice una parabola ma, l'evangelista Matteo introduce direttamente con: "per questo, il regno è simile ..."; l'immagine è realisticamente quella della vita e le conseguenze non sono attualizzabili, ma sono immediate e dirette: chi non perdona come stile di vita, sperimenterà nella sua vita e nel giudizio di Dio la consegna agli aguzzini (torturatori) che ti sottrarranno "il dovuto", spogliandoti di tutto, anche della memoria, del ricordo della Misericordia. Realisticamente la misericordia cambia tutto nelle relazioni umane e in relazione al regno; senza misericordia resta solo la durezza di ciò che è dovuto ma non il riscatto dei nostri debiti ... e quindi, ci ci potrà accogliere con lo spirito umiliato, con il cuore contrito? Cioè rivestiti di misericordia!
Obiettivo: oggi risolvo una delle mie vertenze con i "fratelli", con il criterio evangelico della Misericordia; ne risolvo almeno una.