domenica 31 luglio 2016

Qoelet 1,2;2,21-23 / Salmo 89 / Colossesi 3,1-5.9-11 / Luca 12,13-21
L'uomo dal vestito nuovo ...


La seconda lettura ci porta a questo punto estremo: "vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato".
E nel Vangelo, la risposta di Gesù non lascia ombra di dubbio: "custoditevi da ogni avarizia, perché la vita non è nel l'abbondanza e neanche nei beni"
Un uomo vecchio ... vecchio stile, vecchio nel senso che possiede tutto tranne la novità del Vangelo. L'uomo vecchio è l'amministratore della parabola: pensa in termini economici e di convenienza. Lui stesso è tutto il suo mondo, chiuso e ripiegato in sè stesso.
Un uomo nuovo, è l'uomo che si veste di nuovo, anche se è nato vecchio,  se ha fatto esperienza di ciò che è vecchio e del possesso dei beni, alla luce del Vangelo, si è vestito di novità, ora la sua conoscenza delle cose è vera e capace di amore e gioia.
".... Questo è il segreto, cari amici, che tutti siamo chiamati a sperimentare. Dio aspetta qualcosa da te, Dio vuole qualcosa da te, Dio aspetta te. Dio viene a rompere le nostre chiusure, viene ad aprire le porte delle nostre vite, delle nostre visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto ciò che ti chiude. Ti sta invitando a sognare, vuole farti vedere che il mondo con te può essere diverso. E’ così: se tu non ci metti il meglio di te, il mondo non sarà diverso." (In corsivo le parole di Papa Francesco, 30 luglio 2016, Veglia della GMG - Polonia).
Essere nuovi, non è una utopia, parte dalle parole di Gesù, dalla sua chiamata, per trovare nel meglio di te l'occasione di realizzare ciò che è nuovo.
Nelle parole del Vangelo non siamo di fronte al disprezzo dei beni concreti, delle cose o dei soldi, ma al giudizio circa il modo in cui le cose ci portano a Dio e nel suo regno di fratellanza, oppure come le cose ci portano fuori strada.
Forse ci dimentichiamo tutti, che il fine principale della nostra vita è la salvezza eterna, la piena e duratura felicità, cioè la piena e duratura riuscita della nostra vita a partire dal presente. La coscienza e consapevolezza che la nostra vita porta a compimento il progetto di Dio, la vittoria sul male e sulla morte.
Per questo Gesù mette in guardia chi ha dimenticato l'obiettivo primario del vivere, e ha smarrito dove la vita ha la sua sorgente. Non certo nella soddisfazione circa il successo, il potere e il possesso, ma dove mi libero dalle catene "dell'io e del mio", e con libertà conquistata, imparo a ripensare tutto nello sguardo della comunione, dei fratelli, della Chiesa, dei figli di Dio. In questa prospettiva non esiste un possesso esclusivo, ma si impara ad amministrare le "cose" per il bene che le cose sono capaci di generare.
"Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un’impronta. (...) Quando il Signore ci chiama non pensa a ciò che siamo, a ciò che eravamo, a ciò che abbiamo fatto o smesso di fare. Al contrario: nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che potremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di contagiare. Lui scommette sempre sul futuro, sul domani. Gesù ti proietta all’orizzonte. Per questo, amici, oggi Gesù ti invita, ti chiama a lasciare la tua kimpronta nella vita, un’impronta che segni la storia, che segni la tua storia e la storia di tanti." Questo è l'uomo nuovo!

sabato 30 luglio 2016

Geremia 26,11-16.24 e Matteo 14,1-12
Erode aveva imprigionato Giovanni ...

... E nel giorno del suo compleanno, sopraffatto dalle richieste e dall'intrigo, lo aveva fatto decapitare. L'evangelista Matteo, in questo modo, ci da notizia del l'epilogo della vita del precursore. Una vicenda che grida vendetta al cospetto di Dio, una denuncia di come, si è stati capaci di manipolare la Parola di Dio, non solo la verità, ma la parola stessa; ma già Geremia denunciava questa esperienza che dissacrava la storia e faceva affiorare l'ingiustizia nella vita degli uomini:  "ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, sarete responsabili del sangue innocente, voi e tutti gli abitanti di questa città, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per dire ai vostri orecchi tutte queste parole!" Il male non è un accidente occasionale, il male è parte viscerale della libertà e delle scelte che si possono fare. Prendersi cura di ciò che è umano significa anche avere a cuore tutto l'uomo e percorre la strada della redenzione dal male.

venerdì 29 luglio 2016

1 Giovanni 4,7-16 e Giovanni 11, 19-27
Se sei il Cristo ... tutto cambia!


Lo diceva pure il Cardinal Giacomo Biffi, se Gesù è il risorto, allora tutto cambia ...
Le parole di Gesù non eliminano il morire, ma introducono una variabile mai considerata, l'impossibilità della morte eterna e il superamento della morte nella risurrezione. Non si tratta della stessa cosa, da una parte infatti si attesta la morte come una condizione tra le altre dell'esistenza, ma non come una esperienza definitiva; dall'altra l'appartenenza della condizione umana alla risurrezione. L'umanità è per sua natura, parte (appartenente) di Cristo risorto. La fede permette di introdurre nel tempo reale queste due variabili inaudite ... Divinamente fondate.

giovedì 28 luglio 2016

Geremia 18,1-6 e Matteo 13,47-53
... Lo scriba, essendo stato istruito ...


Comprendere le parabole del regno; riconoscere il regno dei cieli, è conseguenza di ascolto e di relazione con il maestro; infatti, è necessario venire istruiti al regno, non ci si improvvisa. Questa condizione permette di accostarci alle parabole comprendendone il piano dell'immagine e il piano della realtà legata alla vita. Lo scriba istruito ... è l'uomo padrone di casa, il servo responsabile delle cose del suo signore; è il contadino che possiede il tesoro nascosto nel campo; è il mercante che cerca e trova la perla di grande valore;è il pescatore che tira a terra la rete colma di pesci e li sceglie...
Questa nuova e composita identità permette allo scriba di essere discepolo, e di fare ed essere sintesi, del regno come dono di Yhwh e spazio dell'incontro con il Padre: sintesi tra nuovo e antico.

mercoledì 27 luglio 2016

Geremia 15,10.16-21 e Matteo 13,44-46
Il regno dei cieli ...


Se è dei cieli, significa che "non corrisponde esattamente" a qualcosa della terra ... ma che è appunto qualcosa di Dio. È altro da noi; è diverso dalla nostra natura umana o dall'opera della creazione; eppure nelle parabole di Gesù, al concetto "regno dei cieli" corrisponde il "cercarlo e il trovarlo". Con il regno dei cieli è quindi possibile una relazione, è possibile una convergenza che diviene stringente e necessaria, e forse anche appassionata. Quel "tesoro" ci affascina e ci coinvolge anche tatticamente, quella perla ci ammalia e totalizza. Il regno dei cieli però non è dato a tutti in modo generalizzato, quel tesoro lo troverà solo chi da buon contadino sta lavorando "il campo che è il mondo": bisogna essere contadini di Dio; quella perla la troverà solo chi è in cerca della bellezza: un mercante di vera bellezza, la verità.

martedì 26 luglio 2016

Geremia 14,17-22 e Matteo 13,36-43
Le parabole e la vita...


La domanda dei discepoli, circa la spiegazione delle parabole ci permette di comprendere, come per Gesù,la nostra vita,trova nelle parabole non solo un termine di confronto, ma uno spazio di attuazione. La parabola, secondo Gesù, va compresa a partire dall'ascolto; l'ascolto è sempre una esperienza di relazione con la Parola e nella Parola. È in questo senso che le parabole non sono mai semplici racconti morali o educativi, ma sono aperture nella quotidianità rispetto al mistero del regno dei cieli. Le immagini legano la realtà a ciò che è di Dio a ciò che è eterno. Quindi attenzione a comprendete le parabole cercando semplicemente di dedurre parallelismi e simbologie. Forse in questa parabola non è rivelato il mistero dell'iniquità e dell'ingarbuglio del cuore umano?

lunedì 25 luglio 2016

2 Corinzi 4,7-15 e Matteo 20,20-28
Festa di San Giacomo maggiore Apostolo
Tutto ciò che possiamo ...


Bere il calice e sedere alla tua destra ... Bere il calice, fino alla ripresentazione del sangue, significa condividere la vita fino al sacrificio: il martirio. Sedere alla destra esprime il dimorare nella gloria, nel regno dei cieli. All'interno di queste immagini si delinea  il pensiero di Gesù: l'esperienza del servire: "Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire..."
Nel servire, posso sperimentare la gratuità del dono di me stesso, metto in luce la mia indole egoistica e inizio l'opera della riconversione esistenziale: metto il mio sangue in quel calice a cui tutti possono attingere. Nel servire i miei fratelli mi accosto a Cristo, e al suo essere servo, così mi pongo alla sua destra: il servire è il sapore della Gloria.

domenica 24 luglio 2016

Genesi 18,20-32 / Salmo 137 / Colossesi 2,12-14 / Luca 11,1-13
Preghiera ... Esistenza cristiana


Nella città di Sodoma, non si trovarono dieci giusti e fu distrutta. Il testo di Genesi più che descrivere un fatto ci dice come lo spazio tra Dio e Abramo è fatto di dialogo di preghiera.
Lo spazio tra Dio e noi di cosa è fatto? Per la maggior parte di noi è fatto di vuoto!
Nessuna preghiera può essere accolta ed esaudita se quelle parole stanno nel vuoto, nel nulla. Questo è il limite che ci accompagna e anche il limite alla nostra comprensione.
Per capirci e ammettere una grave condizione della nostra esperienza d fede: la maggior parte dei cristiani non prega e non sa neppure pregare. 
Come definirei la preghiera?
La preghiera la definirei una buona abitudine; le buone abitudini, imparate vanno custodite. Sono molto pochi coloro che per indole o per grazia hanno il gusto di pregare, per la maggior parte di noi la preghiera è una conquista da mantenere. Da soli si perde la forza e lo spirito.
Quando i discepoli chiedono a Gesù: "Signore insegnaci a pregare ..." Chiedono a Gesù qualcosa che non immaginano, chiedono parole, e ottengono una regola di vita.
La preghiera non è una espressione di uno spirito libero e del desiderio di fare una cosa se se ne ha voglia, se ci si sente ... Ma è la conseguenza di un uomo che liberamente accoglie e sceglie la preghiera come spazio tra se stesso e Dio.
Una regola che ha come origine il corrispondere nella volontà di Dio che si deve fare:
- attraverso una vita che si modella nella misericordia;
- nel perdono dato e ricevuto;
- in ciò che è essenziale e vero.

sabato 23 luglio 2016

Galati, 2,19-20 e Giovanni 15,1-8
Potatura ... purificazione ... "Che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli."


Di frutto non solo occorre portarne, ma bisogna portarne molto. Il rimanere di Cristo in noi, nella sua parola è condizione di abbondanza che si manifesta nella produzione dei frutti. L'interazione tra la nostra volontà e la Sua Parola, ci conforma progressivamente in suoi "discepoli" ... Questa conformazione non si esplicita in una adesione, ma in un evento di "purificazione": la potatura. Questa visione, espressa in termini un poco gnostici, in realtà ci propone una esigenza che diversamente potremo considerare con sufficienza. Possiamo fare rimanere Gesù in noi, dimorare in noi, attraverso le sue Parole; possiamo esprimere una vita feconda attraverso frutti abbondati che dicono la volontà di Dio; possiamo, quindi, essere Santi in forza di una purificazione della nostra volontà e del nostro amore al Signore migliorando ciò che siamo.

venerdì 22 luglio 2016

Cantico dei cantici 3,1-4 e Giovanni 20,1-2.11-18
"Ho cercato l'amore dell'anima mia ..."


Quall'uomo le aveva rapito il cuore! Un rapimento che superava ogni possibile comprensione. Lo aveva conosciuto sul Lago, forse a Magdala in casa di Simone; ma le sue parole e la sua persona le avevano toccato il cuore, anzi lei stessa gli aveva donato il suo; tanto che ora è disperata al solo pensiero che qualcuno abbia portato via il suo Signore, il suo maestro. Lo seguì fino a Gerusalemme e continuò a seguirlo, cercandolo e annunciandolo vivo per il mondo.
Il brano del Vangelo di Giovanni, ci descrive come la misericordia rappresenti il legame di amore che nella verità e carità si realizza tra Gesù e chi lo ama. Gesù non viene meno alla fedeltà di un amore infinito, ed è questa fedeltà che ravviva la gioia per "... l'amore dell'anima mia".

giovedì 21 luglio 2016

Geremia 2,1-13 e Matteo 13,10-17
Vedere e ascoltare ...


Vedere e ascoltare ... per vedere e ascoltare Gesù.
La parabola e le parole del Vangelo, stravolgono la nostra sufficienza. Noi che presumiamo di conoscere e comprendere tutto, in forza del nostro vedere e udire, veniamo "azzerati" di fronte al riconoscere che ogni comprensione non è vera se non è vedere e sentire il Signore. Riconoscere Gesù, questo è il vero atteggiamento di fede del discepolo; a noi - dice Gesù - "è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli". Questa sua affermazione, è vera e non interpretabile; tutto ciò richiama la nostra responsabilità e il nostro amore per Lui. Solo amandolo potremo infatti vederlo e ascoltarlo... Anche solo amandolo "solo un poco"!

mercoledì 20 luglio 2016

Geremia 1,1-10 e Matteo 13,1-9Chi ha orecchi, ascolti ...

Mentre tutt'a la gente rimaneva sulla spiaggia, Gesù parla e semina parola, mette un seme che necessiterà di comprensione. L'ascoltare infatti va ben oltre il semplice evento uditivo ... L'ascolto della Parola produce in noi quella coscienza consapevole che mette a nudo quanto in noi è "strada", "terreno sassoso" o "pieno di rovi"; ci fa riconoscere, con stupore, come noi siamo capaci, in forza della parola stessa, di dare frutto, perché un po' di terra buona c'è in tutti noi, e la Parola di Gesù, quando trova la giusta corrispondenza, genera meravigliose conseguenze. Quel buon terreno, cioè quella condizione buona, inizia dall'ascoltare ...

martedì 19 luglio 2016

Michea 7,14-20 e Matteo 12,46-50
I miei fratelli, mia sorella e mia madre....

Guardando i suoi discepoli Gesù vede i suoi fratelli, cioè, il suo stesso popolo, la sua identità, la sua storia e la sua fede. In loro vede sua "sorella", immagine traslata dei sentimenti, dei legami e degli affetti necessari per dare consistenza alla vita (sorella, amica mia, mia bella... Cfr. Cantico dei Cantici). Gesù vede pure sua madre, immagine dell'origine della vita e dell'esistenza. Ma, qui sta la novità del Vangelo: possiamo leggere la realtà personale, immergendola nell'esperienza di Dio. Fare la sua volontà, è come vivere la quotidiana relazione con il Padre, essa da senso a ogni esigenza della nostra esistenza, essa rivela come ogni relazione è sorgente di ciò che è "fratello, sorella e madre".

lunedì 18 luglio 2016

Michea 6,1-8 e Matteo 12,38-42
Vogliamo vedere un segno ...


Vedere un segno ... Una espressione fuori contesto, tipica del linguaggio giovanneo; qui, in Matteo ci riporta all'originalità del linguaggio del Signore. Vedere ci relaziona immediatamente con il mistero: realtà visibile ma che non rivela pienamente se stessa, resta velata, nascosta; segno: espressione concreta della gloria di Yhwh, manifestazione della presenza e dell'agire del Padre attraverso Gesù.
La pretesa di una generazione adultera, cioè non fedele a Dio contrasta con la sua richiesta. Da dove nasce questa richiesta? È eco di una relazione fedele dei padri che hanno fatto della Parola di Dio lo stile della loro vita: "praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio". Solo in questa prospettiva si può vedere il segno, diversamente è una pretesa....

domenica 17 luglio 2016

Genesi 18,1-10 / Salmo 14 / Colossesi 1,24-28 / Luca 10,38-42
Maria, essendosi seduta, ascoltava la parola di Lui ...

Le nostre comunità, anzi la nostra comunità parrocchiale, come ogni realtà umana porta in sé stessa diverse contrapposizioni e problematiche; la pagina del Vangelo di Luca ci anticipa che nemmeno la casa dei suoi amici più stretti è un angolo di paradiso. 
Il racconto di Luca è la descrizione di un conflitto che si consuma sfruttando la presenza, la visita di un ospite: Gesù.
... Quante volte Marta, da brava padrona di casa avrebbe voluto sgridare, riprendere la giovane sorella Maria per i suoi atteggiamenti spesso distratti e di scarsa attenzione alle necessità di casa.
Non c'è in questo Vangelo nessuna contrapposizione tra vita attiva (o laica, profana) e vita contemplativa di preghiera (religiosa, vita consacrata);  ogni lettura in questo senso è una forzatura.
La pagina del Vangelo, continua il brano dell'accoglienza e riconoscimento del prossimo, quello appunto del buon Samaritano ... 
Dopo aver capito chi è il mio prossimo e come si fa l'accoglienza, bisogna comprendere come si diventa "samaritani".
Il fare le cose, della comunità e nella comunità, non garantisce la condizione di maturare gli atteggiamenti e i sentimenti di Gesù buon samaritano: "imparate da me che sono mite ed umile di cuore". Marta, donna energica e attiva, che compie tutte le opere dell'accoglienza, ne è talmente presa, tanto da essere distratta persino rispetto alla presenza di Gesù. A lei sembra di fare tutto per Gesù, ma in realtà fa tutto per il "suo fare": "non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?"
Maria, pur se sembra una adolescente distratta e indolente, in realtà ci propone il modo di custodire ciò che abbiamo capito essere il buon samaritano. La parte migliore, non è un privilegio ma è semplicemente la condizione che meglio ci permette di accogliere lo stile del "samaritano": " ... seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola".
L'ascolto del maestro! In quei tempi la gente correva per ascoltare Gesù, per comprendere come quelle parole centravano con la vita di tutti i giorni. Ma questa resta la parte migliore che la comunità deve continuare a vivere e cercare: le sue parole come condizione dello stile di vita cristiana. La comunità non si fonda sulle nostre relazioni, ma si riconosce se tutti ci sediamo in ascolto ai piedi del maestro; poi faremo di conseguenza tutto ciò che dobbiamo fare, e finalmente saremo servi inutili, come Gesù che è venuto per servire e non per essere servito.

sabato 16 luglio 2016

Michea 2,1-5 e Matteo 12,14-21
Dio dentro il "guazzebuglio"!


Attentati, golpe, tradimenti, congiure ... Il "guazzebuglio" del mondo, cioè la complicazione della realtà secondo le logiche della terra e le strutture di peccato, ne rivelano la completa inadeguatezza: sopruso e violenza, mancanza di giustizia e di verità. Eppure Dio è dentro questa realtà, non si sottrae; guai mai a dire dove è Dio, perché permette questo?
Nel Vangelo, leggiamo che Gesù nonostante la congiura, pur ritraendo la sua visibilità continua ad agire e operare secondo il regno di Dio e la volontà del Padre: "guarì tutti"!
Questo operare del Signore porta a compimento le parole del profeta Isaia, e ci indica dove porre costantemente la nostra speranza: "nel suo nome spereranno le nazioni"!

venerdì 15 luglio 2016

Isaia 38,1-6.21-22.7-8 e Matteo 12,1-8Se aveste compreso la "misericordia"

La misericordia non sono gesti belli ... O gesti di carità che gratificano il cuore.
La misericordia si comprende come la vera risposta al cuore dell'uomo. Non sono le leggi o i precetti che corrispondono al cuore, neppure gli atti di culto offerti con "pura" solennità. Ciò che Dio Padre offre alla nostra umanità spesso ferita è limitata è se stesso come amore fedele. Questo amore non tradisce mai, ma si fa carico delle realtà che incontra. Proprio questo venire incontro all'uomo è l'evento prioritario; questo evento di amore è misericordia. Dio dona se stesso nella gratuità, e con un amore incondizionato; questa misericordia ci affascina e attrae, comprenderla è vera umanizzazione.

giovedì 14 luglio 2016

Isaia 26,7-9.12.16-19 e Matteo 11,28-30
Vi darò ristoro...


Il ristoro desiderato non è per le generiche fatiche della vita ma per il giogo di Gesù. Di quale giogo parla il Signore? Credo che l'idea di Gesù sia quella espressa nel giogo dei buoi che trainano l'aratro del regno dei cieli ... Alla Chiesa e ai discepoli è affidato un operare per il regno che comporta anche una fatica. Dissodare la realtà; lavorare il mondo affinché in esso possa essere gettato il seme della Parola, e possa germinare e produrre frutto (il trenta, il sessanta e il cento); per poi mettere mano alla falce perché il grano biondeggia, perché naturo, e si è giunti alla mietitura. Le immagini del Regno dei cieli sono prese dalla vita rurale, e portano in se la fatica fisica e morale di quell'agire. È in questa fatica, causata dal suo giogo, che il Signore si presenta come colui che ristora. Oggi mettiamoci a cuore il ristorare almeno un affaticato, un amico.

mercoledì 13 luglio 2016

Isaia 10,5-7.13-16 e Matteo 11,5-27
Conoscere Il Padre e il Figlio ...


Come si può pensare di essere amici di Dio?
L'amicizia con Dio; il rivelarsi di Dio; conoscerlo è possibile nell'esperienza di Abramo, di Isacco e Giacobbe, in quella dei Profeti e di quegli uomini di cui la Bibbia mette in risalto una tale relazione che possiamo definire amicizia con Dio. Essere amici di Dio significa permettere a Dio di occupare lo spazio dell'amico. Il punto di partenza dell'amicizia però non è la simpatia, ma l'umiltà. Nelle parole di Gesù l'amicizia passa attraverso lui stesso, Egli si pone come snodo dell'amicizia. A un Cristiano, a qualsiasi discepolo, proprio per non inventarsi artificiosamente una relazione amicale, Gesù propone di costruire l'amicizia a partire da ciò che è importante: la fede, ovvero la conoscenza/partecipazione al mistero.

martedì 12 luglio 2016

Isaia 7,1-9 e Matteo 11,20-24
Se non credete, non resterete saldi!


Veramente ... Sarebbe più facile dire credete e così sarete saldi. Ma le parole di Isaia muovono in un senso opposto; nella difficile situazione di Gerusalemme, assediata e in balia dei nemici, ciò che emerge come rilevante è la fede e il suo non venir meno. Rimanere saldi significa: perseverare nell'affidamento a Yhwh, non dubitare della sua fedeltà. Dio non abbandona la sua città,il luogo e il segno della sua dimora. La perseveranza corrobora la fede; il credere, alimenta la perseveranza e ne è a sua volta alimentato.
Gesù rimprovera quelle città che pur avendo visto i "segni" non si erano convertite.

lunedì 11 luglio 2016

Proverbi 2,1-9 e Matteo 19,27-29
San Benedetto, patrono d'Europa
Ne vale la pena seguirti?


Ma cosa intendiamo per seguirti? Riguarda solo qualcuno oppure tutti?
La sequela cristiana non è una possibilità riservata a qualche "eletto", ma è la condizione  per corrispondere all'essere di Cristo. Non nascondiamoci dietro a luoghi comuni e facili giustificazioni. A tutti Gesù chiede di lasciare: "case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome"; perché la sequela si genera nella priorità riservata, se tutta la nostra esistenza è condizione per fare nostro "il suo nome", allora tutto ciò che vivo è sequela. Seguire è l'avventura di una vita che si dispiega nella ricerca del tesoro più ambito è prezioso: "la vita eterna"; attraverso una mappa che è la parola del Signore così come ci è affidata nelle scritture e nella tradizione viva della Chiesa. Alla luce di questo, ci sono alcuni che già vivono l'avventura della ricerca e altri che pavidamente fuggono ogni proposta di avventura ... ma non sanno cosa si perdono!

domenica 10 luglio 2016

Deuteronomio 30,10-14 / Salmo  18 / Colossesi 1,15-20 e Luca  10,25-37
La legge della compassione ...

Il verbo centrale della parabola è espresso con le parole "ne ebbe compassione". Che letteralmente nel vangelo di Luca indica l'essere preso alle viscere, come un morso, un crampo allo stomaco, uno spasmo, una ribellione, qualcosa che si muove dentro, e che è poi la sorgente da cui scaturisce la misericordia fattiva.
La nostra umanità provocata si confronta con la realtà e viene indirizzata attraverso un agire reale, pratico e concreto.
Le azioni del Samaritano sono azioni di Dio, che vengono prestate alla nostra possibilità umana.
Che cosa fa il samaritano?
"Vide e ne ebbe compassione ..."
Il primo ostacolo alla compassione è la durezza del nostro sguardo. Non è una durezza che passa senza ferire dentro. Educare e custodire uno sguardo di amore e tenerezza è la garanzia del vedere come vede Dio.
Il sacerdote vede e va oltre, pure il levita vede e non si ferma ... Tutti con ottimi motivi non vogliono che il vedere li coinvolga, ma Dio vede ugualmente l'uomo ferito ai bordi della strada. I nostri sguardi increduli ... Rischiano di fermarsi anche alle realtà che abbiamo vicino.
"Gli si fece vicino e se ne prese cura".
Prendersi cura dei fratelli è importante per assaporare come l'amarli passa attraverso la concretezza della vita. Sono i gesti concreti in cui si tocca il fratello che parlano del prendersene cura. Sono rimasto molto colpito dal modo in cui alcuni della parrocchia rapidamente si sono fatti vicino ai degenti dell'ospedale di "Monte catone". Non è per gratificarli, ma per dire: "quello è lo stile!"
Dal vedere al farsi vicino. Il samaritano nel farsi vicino cura le ferite... Dio vuole curare le ferite dell'uomo.
"Lo carica e ... Paga il conto."
Come, non ho capito bene?
No no, hai capito benissimo, se lo carica su di se, come il buono astore e paga il conto, cioè impegna la sua ricchezza per garantire la convalescenza.
Le ferite vanno viste, curate, accudite e guarite per quanto possibile.
Su questo aspetto facciamo più fatica... Perché significa una continuità di azione... Non un agire che si esaurisce in un gesto di un momento.
In questo triplice agire si esprime la compassione che ci contorce da dentro ... In questo triplice agire il Dio compassionevole mostra tutta la sua misericordia, cioè la fedeltà alla vita dell'uomo.

sabato 9 luglio 2016

Isaia 6,1-8 e Matteo 10,24-33
Chi mi rinnegherà ... anche io lo rinnegherò!


Come comprendere questa espressione così dura di Gesù; sembra quasi una esclusione, una sentenza, un giudizio. In effetti il Vangelo richiama alla relazione, al legame tra servo e signore, tra discepolo e maestro ... All'interno di questa relazione il riconoscimento è legittimo e naturale, ma fuori da questa intimità esistenziale quale riconoscimento è possibile? Il riconoscimento è frutto della fedeltà! Proprio in questo senso possiamo percepire il riconoscimento non come esclusione o giudizio, ma come espressione fedeltà del Signore nella reciprocità di una esperienza fedele. La mia fedeltà sta nell'affidare il mio essere un passero e i miei pochi capelli alla fedeltà di Dio. La fedeltà del Signore invece è per sempre, mi precede e mi accompagna.

venerdì 8 luglio 2016

Osea 14,2-10 e Matteo 10,16-23
Siate prudenti e semplici.


Tra le pieghe di un brano che ha il sapore dell'escatologia (tempi finali) e la narrazione delle persecuzioni delle prime comunità, emerge un consiglio è uno stile: prudenza e semplicità.
Prudente: saggio, sapiente, avveduto, astuto, scaltro, furbo per convenienza ...
Semplice: candido, innocente, schietto, puro ...
Siamo posti in una realtà che porta in se il contrasto tra lupi e pecore; il contrasto tra lo spirito del mondo e lo spirito del Risorto. Una realtà di contrato generante anche sofferenza come pure testimonianza. Non possiamo pensare di essere discepoli del Signore al di fuori di questa realtà; d'altronde il Signore, è proprio lui che ci manda in quella realtà da trasfigurare... La possibilità della trasfigurazione della realtà è quindi affidata alla nostra prudenza e al nostro candore: un cuore saggio e puro ... Non sono virtù di altri tempi, ma sono lo stile di un uomo maturo e consistente.

giovedì 7 luglio 2016

Osea 11,1-9 e Matteo 10,7-15
Si è avvicinato a voi il regno dei cieli ...


È una iniziativa unilaterale, che però ci coinvolge immediatamente, infatti la vicinanza è data in Gesù: il suo divenire uomo e la sua presenza nella storia e nel tempo è tale vicinanza. Di fronte a questa condizione il discepolo deve trasformare il suo agire. Il discepolo deve conformarsi allo natura del regno dei cieli: guarire i matti; risuscitare i morti; purificare i lebbrosi; scacciare i demoni.  Sono espressioni che identificano un agire opposto alle condizioni di morte e di male che affliggono l'esistenza di tanti.
Questo agire positivo di manifesta a partire dalla conversione degli stili di vita del discepolo; liberarsi dal giogo dell'abitudine e del pregiudizio, dalla paura dell'altro e dal l'indifferenza. Per questo conversione è importante il discernimento persone, e il confronto con chi possa aiutarti a leggere le sfumature di te stesso.

mercoledì 6 luglio 2016

Osea 10,1-12 e Matteo 10,1-7
Elenco di responsabilità ...


Un ennesimo elenco di nomi! Per molti questo potrebbe rappresentare questa pagina di Vangelo, uno dei tanti elenchi di nomi presenti nelle sacre scritture.
Ma in questo caso non si tratta di luoghi geografici o di "cose", sono nomi di persone, sono persone che sono state a stretto contatto con Gesù condividendo con Lui alcuni anni di vita, hanno vissuto la sua stessa vita. Da questa intima relazione nasce la missione, il farsi carico del "regno": "... Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino!"
Il nome di ogni discepolo, viene aggiunto a questo elenco, il mio nome, il nome di ciascuno di noi si aggiunge all'elenco della responsabilità circa il "regno dei cieli".
La nostra appartenenza alla Chiesa, attraverso il segno sacramentale del Battesimo, produce la sottoscrizione di questo contratto ... forse sono quelle clausole (scritte non troppo in piccolo), che però non ho mai letto e fatte mie.

martedì 5 luglio 2016

Osea 8,4-13 e Matteo 9,32-38
Il rimedio alla fatica...


Come rimedio alla stanchezza e spossatezza, Gesù pone se stesso! Lui in prima persona è la risposta alla necessità del gregge delle pecore del Padre, lui è il pastore che si prende cura delle pecore e ne "risolve" la stanchezza e spossatezza.
Detto così, tutto sembra semplice e bellissimo ...
Ma ... In realtà essere la risposta all'abbondanza della messe significa essere il primo di coloro che con disponibilità corrispondono all'invicazione del Padre: "chi manderò; chi andrà però noi?"
Stanchezza e spossatezza si legano all'abbondanza, disegnando l'importanza del "lavoro" che richiede una attenzione particolare.
La disponibilità del discepolo diviene così parte della cura e compassione che il pastore - il Padre - ha per il gregge. La nostra vocazione è espressione della compassione di Dio. La nostra vocazione chiede maggiore attenzione, certamente più di quanta gliene abbiamo concessa fino ad ora.

lunedì 4 luglio 2016

Osea 2,16-22 e Matteo 9,18-26
La salvezza: Punto di contatto


La fragilità dell'esistenza si delinea tra la morte e l'impossibilità di garantire se stessi. Ma il punto di fragilità non rappresenta un semplice evento di sconfitta ma la scintilla da cui ha origine la salvezza. L'immagine ci propone una visuale che è la "prospettiva da sotto", la scintilla del contatto tra la donna è il mantello del Signore risulterebbe un gesto scontato e forse inosservato, ma nella "prospettiva da sotto" è il punto di origine della salvezza che deriva dalla fede. La fede infatti come atto della volontà e dell'intelligenza genera una salvezza che coinvolge concretamente tutta la vita, tutta l'esistenza. La fede ci chiede di toccare Gesù, la salvezza manifesta e realizza concretamente quel toccare.

domenica 3 luglio 2016

Isaia 66,10-14 / Salmo 65 / Galati 6,14-16 / Luca 10,1-20
Ne inviò 72...


Un numero biblico?
Si certamente, 72 è un numero biblico ma anche il numero che indica la missione, e la vocazione. La missione ha come destinatari e orizzonte tutti i popoli della terra. La vocazione, la dimensione personale nella quale ciascuno è fatto per ggggportare il Vangelo attraverso la propria vita.
Mandati per essere davanti a lui, prima che lui entri in un villaggio e in una città ... Prima che il Signore entri nella vita di qualsiasi uomo o donna.
Missione a partire dal presente, da ogni giorno nel quale il Vangelo non c'entra nulla con la vita. Di fronte alla assenza della Parola, all'esilio di Dio dal l'etica e dalla morale, missione significa ripartire da ciò che vivo. L'invio è prima di tutto e a partire dalle mie cose. Ma se io non vivo la tensione missionaria nella comunità, nella mia parrocchia, nelle mie cose, come posso pensare di essere in missione fuori? Se ci sono con finzione e inconcludenza.
Vocazione ... Che cosa strana, chiamati alla missione, ma in realtà chi intende questa chiamata. Quale è il progetto missionario a cui si ispira la mia vita? Su cosa è costruita ma mia missionarietà.
Gesù quando invia in missione lo fa con lo sguardo rivolto al.a abbondanza della messe. Ciò significa che c'è una quantità di frutto che viene spesso messa in ombra dalla mancanza di operai, ma ciò non nasconde la quantità di bellezza e di grazia che il mondo genera, l'invio di Gesù e quindi un appello alla responsabilità, alla nostra vocazione, perché i frutti non vadano dispersi.

sabato 2 luglio 2016

Amos 9,11-15 e Matteo 9,14-17
Perenne novità del Vangelo!


Sono solo tre i giorni in cui lo "sposo" è tolto, in quei giorni non c'era più neppure il tempo per mangiare. Dopo la cena, immagine e segno di ben altro banchetto nuziale, i discepoli digiunarono: il pianto e la paura presero il posto del sorriso e della gioia. Tre giorni e ... Lo "sposo" tornò per sempre, in modo nuovo e incontenibile il Signore gioisce con la sua Chiesa. In questa lettura il vino nuovo e gli orti nuovi, ci danno il senso di una novità che corrisponde al Vangelo che si attualizza continuamente in forza della risurrezione di Gesù. Ogni cosa passata annuncia il suo superamento, il Vangelo impone una novità, un cambiamento che è prima di tutto di mentalità. Non si è parte della perenne festa nuziale dello sposo risorto se noi, come otri vecchi e stracci vecchi, rimaniamo stabili nei nostri ragionamenti e nelle nostre posizioni prive di misericordia. Il vino nuovo chiede il coraggio di investire, ancora, in otri nuovi!

venerdì 1 luglio 2016

Amos 8,4-12 e Matteo 9,9-13
Gesù lo vide ...


Gesù guarda quell'uomo, Matteo, indaffarato a contare i soldi delle imposte, avido delle poche possibilità di tanti, distratto rispetto alle storie di povertà e miseria della sua gente. È a uomo, a un uomo così che Gesù guarda con quella tenerezza che si traduce in una sola parola: misericordia. Il venerdì Gesù è attraverso la misericordia, cioè l'amore fedele. Guardato da Gesù, Matteo si deve essere sentito "stranamente" amato, voluto bene. Nello spazio della amicizia che Gesù gli propone, Matteo si sente invitato a "segure" quel maestro. Matteo non immagina e non conosce il senso di quel "seguimi", ma certamente ne percepisce il fascino ... Il fascino di quello sguardo su di lui.