lunedì 29 febbraio 2016

2 Re 5,1-15a e Luca 4,24-30
Cacciato fuori


Non si tratta di essere stato accompagnato alla porta, ma scomunicato! Gesù è stato scomunicato dalla sua stessa comunità quella che lo ha generato nella fede. Questo è il dramma che si consuma a Nazareth: sentirsi tradito è rifiutato da chi è stato parte della "tua vita". È all'interno di questo primo tradimento che prende forma il riconoscimento della volontà del Padre e Gesù è non solo già consegnato agli uomini per essere ucciso (anticipazione) ma Gesù è consegnato alla storia, al tempo e al cammino dell'uomo. È un Gesù rigettato che sceglie di camminare accanto. Non dobbiamo quindi scandalizzarci del rifiuto di tutti i tempi, non dobbiamo stupirci se anche oggi Gesù è cacciato fuori dai nostri recinti esistenziali, che risultano nicchie per i nostri interessi e surrogati di religiosità; il Signore continua a camminare accanto agli uomini, accanto a noi e compie la sua opera, l'opera del Padre.

domenica 28 febbraio 2016

Esodo 3,1-15 / Salmo 102 / 1 Corinzi 10,1-12 / Luca 13,1-9
Malattia, terapia e medicina.

Dopo aver ascoltato la Parola per due domeniche nelle quali siamo entrati nel deserto della preghiera e tentazione; siamo poi saliti sul monte della trasfigurazione; da oggi la Parola ci conduce nella necessità di conoscere la misericordia, che come Papa Francesco ci ha suggerito, è una medicina (misericordina) per il cuore. Una medicina per curare una malattia, una medicina che si somministra attraverso una terapia.
LA MALATTIA: durezza, sclerosi del cuore umano. La malattia del cuore è la carenza di misericordia. Misericordia come perdono, ma sopratutto misericordia come fedeltà di Dio per sempre. Che bella la parola Fedeltà! Non una catena per la prigionia, non un vincolo ceco di limitazione all'amore e alla libertà, ma la certezza di una compagnia, di una presenza e di un amore che mai tradisce ... La misericordia è Dio stesso per sempre! Quando sparisce la fedeltà, il desiderio di fedeltà da parte degli altri e per gli altri, da parte di Dio e rispetto a Dio, resta solo la durezza del cuore, un cuore vuoto, un involucro umano.
LA TERAPIA: la conversione è il processo e sono le cure di rimodellamento del nostro cuore, ovvero il suo riempimento, cosa ci metto dentro a questo cuore.
"Se non vi convertirete, perirete allo stesso modo". Non posso riempire il cuore di immagini distorte di Dio e dei fratelli, della storia e della vita, della Chiesa e della religiosità.  Il vero problema è che se non mi sottopongo alla terapia di Gesù, perirò allo stesso modo, cioè, morirò a causa delle ingiustizie di questo mondo e del peso delle vicende della mia vita, questo so certamente, ci muorirò sotto!
MEDICINA: la misericordia, quella di Dio Padre che chiede alla vigna (la sua chiesa, la nostra comunità parrocchiale) di custodire il fico, e chiede a Gesù di prendersene cura ancora per un tempo tale per sperare nei frutti ... La misericordia non ha scadenza ... Ma è una medicina che Gesù esercita attraverso di noi: quello che avete fatto al più piccolo tra voi lo avete fatto a me; per cui:
- Quando cerco la misericordia, cerco la compassione di Dio, quella che è per sempre che non si estingue nella passione di un momento;
- Quando offro la misericordia, dimostro la tenerezza di Dio attraverso la mia tenerezza ... Una tenerezza umana, concreta, che si fa concretezza;
- Quando vivo la misericordia, mi scopro convertito, cambiato, mi riconosco nell'agire di Gesù, nella volontà del Padre e della sua Parola.
La misericordia a questo punto mi risulta la medicina necessaria per curare la malattia della distorsione di Dio (indifferenza) e della distorsione circa i fratelli (sono fratelli, sangue del mio sangue). 

sabato 27 febbraio 2016

Michea 7,14-20 e Luca 15,1-32
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati ...


La relazione con il peccato non è semplicemente morale e oggettiva; se fosse così, sarebbe molto facile distaccarcene; ma è una relazione viscerale, affettiva e soggettiva. Il peccato rappresenta realmente la libertà e la volontà che non si orienta al vero bene, cioè alla libertà che deriva dall'essere immagine e somiglianza di Dio, e alla volontà come vera e gioiosa obbedienza che nasce dall'ascolto della Parola di Dio. Il peccato è frutto delle inclinazioni, della concupiscenza, degli affetti immaturi. Questo mette in risalto la fragilità della nostra natura umana. Una fragilità originale (per cui si riafferma il peccato originale) per la quale il discepolo di Gesù chiede sempre che Dio abbia misericordia di lui (Signore pietà; Cristo pietà; Signore pietà). La sua misericordia è sanante la libertà, la volontà e gli affetti; innesta in noi la libertà dei figli; recupera la volontà del Padre e compensa l'inconsistenza dell'amore.

venerdì 26 febbraio 2016

Genesi 37,3-28 e Matteo 21,33-45
Un regno di scarto...

Papa Francesco più volte ci ha parlato della "cultura dello scarto": la vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora (...). Nel Vangelo di oggi troviamo una espressine particolare circa la "pietra" di scarto, quella rigettata, la respinta ... Da questa pietra, dai respinti si riparte sempre per generare il Regno di Dio. In tanti piccoli gesti e atteggiamenti, noi stessi aderiamo alla "cultura dello scarto"; il disinteresso, l'esclusività  e l'indifferenza dimorano pesantemente nei nostri pensieri, nelle nostre reazioni e paure.
Ma per paradosso, nel momento in cui noi mettiamo in atto lo "scarto", in realtà ci escludiamo dal regno di Dio, perché il regno prende origine proprio da ciò che è scartato. Questa parabola, risuona in vari modi: risuona in Gesù come colui che di sente respinto ... Risuona in chi ascolta come coloro che sono "respingenti" ... Risuona in noi oggi, come coloro che rischiano di non raccogliere nulla, e di essere quelli a cui viene tolto il regno di Dio.

giovedì 25 febbraio 2016

Geremia 17,5-10 e Luca 16,19-31
Il grande abisso


Tra il povero Lazzaro e il ricco l'abisso non è una conseguenza della morte, ma è la distanza che nella vita ha generato l'indifferenza. Il ricco ha mangiato lautamente e si è curato di sé stesso, il suo corpo è coperto di porpora e di lini; il corpo di Lazzaro è invece coperto di piaghe e della bava dei cani. Le piaghe del povero Lazzaro attendevano la porpora del ricco; questo a ricordarci che le nostre piaghe, la nostra povertà attende la ricchezza dei fratelli per essere curata. L'indifferenza che porta inevitabilmente alla morte ci porta di fronte alla misericordia di Dio; misericordia che è anche giudizio; ciò che non è stato amato sufficientemente, viene riscattato da Dio mentre l'amore trattenuto, trova dolo il tumulo del sepolcro. Siamo di fronte a una parabola estremamente dura nei suoi contenuti e nei sui effetti ... Quel l'abisso incombe per essere superato nella novità della vita cristiana.

mercoledì 24 febbraio 2016

Geremia 18,18-20 e Matteo 20,17-28
Il servire che genera il riscatto...


Dalle parole di Gesù si comprende cosa significa essere servi ed essere schiavi; la condizione che Gesù prospetta ai due figli di Zebedeo, non dice semplicemente l'umiltà di coloro che vogliono essere grandi ed essere primi. Il discepolo di Gesù si conforma al maestro mettendo la sua grandezza e il suo essere primo a vantaggio dei molti. Ma dentro questa logica, Gesù fa comprendere che essere grandi, essere primi, genera una condizione di servizio e schiavitù che deve essere a vantaggio "dei molti ". Questa condizione produce il riscatto, la libertà dei molti. È molto bello l'accostamento tra grandezza e servizio, primato e schiavitù, che non si limita a maturare una umiltà, ugualmente virtuosa,ma si pone come principio di riscatto, cioè di libertà dalle schiavitù e dai servilismi umani. Per il Figlio dell'uomo essere schiavi e servi è condizione di una scelta di libertà e di una scelta liberante.

martedì 23 febbraio 2016

Isaia 1,10-20 e Matteo 23,1-12
La vera grandezza ...


Nel cuore umano esiste un principio di grandezza connaturale alla un stessa natura. Si nasce piccoli e umili, si cresce e si diventa grandi, accompagnando questo processo al desiderio di riuscire a dare spessore e pienezza al diventare "grandi". Diventare grandi, per Gesù significa raggiungere la dimensione dell'innalzamento. Si diventa grandi quando si raggiungono le proporzioni idonee alla croce: "chi si umilia sarà innalzato".
Questa prospettiva ci permette di scoprire ogni deviazione nel desiderio di grandezza; quando questo diviene solo una condizione umana in cui il desiderio di mescola con la vanità e la presunzione. Allora la grandezza diviene amor proprio, ed esaltazione, non innalzamento. Ma anche in questo caso, si apre una possibilità inaudita: "chi si esalta sarà umiliato", come dire che l'uomo può essere ricondotto a quella umiltà che ne riscatta le virtù e i principi originari, quelli iscritti da Dio nel suo cuore.

lunedì 22 febbraio 2016

1 Pietro 5,1-4 e Matteo 16,13-19
Ti riconosco ... Cristo ...


Nel momento in cui io riconosco che Gesù è il Cristo, allora divento parte della sua Misericordia, di quella condizione di cui è rivestito Pietro: Chiesa di misericordia ... A te darò le chiavi del regno dei cieli.
Riconoscerlo: "tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente" ... Un Dio che non solo esiste ma che è vivo; di cui la vita, anche la mia, è parte del suo esistere. Gesù ne è quindi l'espressione più tangibile e vicina. Un Dio vivo è un Dio intimo a me stesso. La conseguenza del riconoscerlo è la beatitudine che si chiama esperienza della sua misericordia. La relazione che Gesù stabilisce con Pietro non si fonda solo sull'amocizia o sulla sequela, ma si concretizza nel nuovo vincolo che si chiama Chiesa. La Chiesa è allora la condizione nuova in cui tutti coloro che riconoscono Gesù come Cristo fanno esperienza e vivono la Misericordia del Dio vivo.

domenica 21 febbraio 2016

Genesi 15,5-18 / Salmo 26 / Filippesi 3,17-4,1 / Luca 9,28b-36
Come guadagnare il cielo!

"Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia..." (Messaggero per la Quaresima 2016, di papa Francesco)
L'ascolto della Parola oggi ci porta a capire come tutto è accaduto fin dall'inizio, come Abramo, nostro padre, è stato trasfigurato dal Dio. Dio entra nella sua vita, e la sua promessa trasfigura tutta la sua attesa, tutto il suo desiderio e ogni speranza riguardo al futuro ... Da quel momento la sua vita di nomade non è più come prima ...
La Parola ci rivela come non essere nemici della croce di Cristo, come trasfigurare noi stessi, come rivestire ed esibire la cittadinanza dei cieli ... i nostri veri "documenti", la nostra identità.
La Parola descrive la "trasfigurazione" e ci svela come "trasfigurarci" nella preghiera; Gesù si trasfigura perché prega. La trasfigurazione non è una immagine virtuale di Gesù, non è un trucco digitale, ma è immagine della realtà in cui Dio dimora. Solo così, perché siamo di fronte a cose reali, è possibile dire come Pietro, è bello per noi stare qui, facciamo tre capanne ...
Pregare trasforma. Pregare cambia il cuore, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, Colui che preghi: è nel contatto con il Padre che la nostra realtà si illumina, e appare in tutta la sua lucentezza e profondità.
La nostra Quaresima attraverso la preghiera, attraverso l'ascolto e l'esercizio della Misericordia diventa lo spazio dove trasfigurare noi stessi e la realtà; imparare a vedere le cose secondo Dio.
Trasfigurare noi stessi e la realtà è dare a noi stessi e alla realtà un volto nuovo. Una luce che è presenza di Dio. È come contemplare una icona, accorgersi che sotto i colori e le forme delle immagini si nasconde un velo di oro splendente, quell'oro, il mistero di Dio, da luce ai colori e alle immagini rappresentate.
Oggi è possibile essere trasparenza per Dio in noi e nella realtà?
L'esercizio delle opere di misericordia transigeranno la realtà è noi stessi!
La preghiera, in questo tempo speciale, ci permette, attraverso l'ascolto della Parola, di trasformare noi stessi, trasfigurandoci:
- iniziare la giornata con la preghiera ... la preghiera al mattino, le Lodi mattutine, sono così scomode e non vivibili ...
- sostare davanti al crocifisso ... al tabernacolo ... nell'arco della mia giornata è un rubare del tempo alle mille cose che devo fare?
- vivere la  Parola e l'Eucaristia quotidiana, è un impegno eccessivamente gravoso?
- esercitarci nel sopportare le persone moleste, nell'avvicinarci a chi è solo, nel visitare un malato, nel ascoltare e consigliare un amico è perdere del tempo prezioso?
Ma se non ci provo mai a trasfigurare me stesso come la Parola mi suggerisce, come potrò sperare di poter dire: è bello Signore stare qui, facciamo tre capanne ....
La bellezza di cui Pietro si è innamorato, è l'oro dell'icona, il misero stesso di Dio in Gesù ... In questa settimana possiamo cercare il mistero di Dio, l'oro, che è in noi e nella realtà e provare ad innamorarcene?

sabato 20 febbraio 2016

Deuteronomio 26,16-19 e Matteo 5,43-48
Facciamo cose straordinarie ...


La vita ordinaria è lo spazio della novità di Dio; "Dio è novità" non in senso economico, e di marketing ... La novità di Dio è la sua stessa esistenza "che fa nuove tutte le cose", è una esistenza eterna e ci precede sempre. Nuovo è infatti ciò che sta "davanti" a noi con tutta la sua potenzialità e capacità di essere pienezza e compimento della nostra vita. Il Padre pone nella nostra realtà il "processo di salvezza" che di identifica con la sua stessa esistenza divina, che ha in sé una carica inesauribile nonostante i continui fallimento legati alla fragilità della realtà umana e della creazione. Lo straordinario e la novità per la nostra realtà, consiste nella Santità di Dio che abita il nostro tempo e il nostro spazio. Quando Gesù invita ad essere Santi come il Padre ... ovvero misericordiosi come il Padre, altro non fa che chiederci di esprimere questa forza di rinnovamento che è l'essere stesso di Dio. In questo modo i nostri atteggiamenti e scelte non sono solamente azioni, ma novità di Dio.

venerdì 19 febbraio 2016

Ezechiele 18,21-28 e Matteo 5,20-26
Fino all'ultimo spicciolo ...

"... non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!" È questa la parola definitiva della nostra "giustizia". Quale è il metro di misura che abbiamo gli uni con gli altri, ma spesso non con noi stessi? Il rigorismo spietato di una equità fasulla. Siamo come gli Scribi, adoratori di una Parola che soffochiamo nelle nostre abitudini consolidate e nei nostri riti secolarizzati; siamo come i Farisei che fanno della ipocrisia la bandiera di un cristianesimo svuotato ed edulcorato a piacimento.
Gesù di fronte a ciò che siamo ripete: "Ma io vi dico ..."
Ripete la sua Parola, che è la Parola del Padre per la vita, per la nostra vita!
È questa parola il nostro metro di misura; è la sua Parola ciò che da spessore, novità e bellezza a una vita degna di un vero uomo, l'uomo figlio di Dio.

giovedì 18 febbraio 2016

Ester 4,17k-u e Matteo 7,7-12
Il desiderio perfetto.


"Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti". Questa sintesi di Matteo in realtà è la chiave di lettura di tutto il Nuovo Testamento; è una sintesi personalizzante, ogni precetto e tutta la rivelazione di Yhwh si comprendono come realtà per il cuore dell'uomo. Ed è solo a partire dal cuore umano, dal centro della persona che è possibile far si che questa sintesi sia il metro di discernimento della realtà. Nulla si impone, ma tutto si rivela come dono. Ciò permette pure di intuire che il cuore dell'uomo è uno spazio di libertà e di verità, al punto che, se raggiunge e accogli questo "nuovo precetto" dispiega tutta la sua bellezza: bussare, chiedere, cercare ... Sempre in ordine a ciò che è vero, bello e buono ... Questo è ciò che posso desiderare per me è che posso desiderare dagli altri.

mercoledì 17 febbraio 2016

Giona 3,1-10 e luca 11,29-32
Il segno ...

"... così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione", anche noi siamo parte di una generazione Malvagia, che cerca dei segni e cerca nei segno la propria sicurezza; non ci verrà dato nessun segno se non quello di Giona profeta.
La conversione del cuore nasce dall'ascolto delle Parole del profeta, delle Parole del "Figlio dell'uomo". Questo brano di Luca dice come Gesù ha coscienza che le Sue parole, quelle che la gente ascolta, o divengono conduzione di conversione della vita, altrimenti restano parole inefficaci. La Parola del "Figlio dell'uomo" non accolta, non amata, non vissuta ci chiama in giudizio rispetto al nostro correre dietro ai segni senza volere che il "segno si imprime in noi". Fate penitenza è l'espressione concreta di come è possibile esprimere la conversione.

martedì 16 febbraio 2016

Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-15
La grande reciprocità


Il Signore ha messo in noi la capacità di capire la reciprocità come metro di misura della sua stessa misericordia. Questo è assolutamente geniale. Effettivamente la sua Parola, come dice Isaia, non ci mette in relazione con lui semplicemente attraverso un ascolto unidirezionale: Lui che parla e io che ascolto; ma è una Parola talmente efficace che realizza in ciascuno di noi il gusto dell'altro, di Dio, dei fratelli ... È attraverso la comprensione della reciprocità che la Parola torna a Lui ... "non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero ..."
Nel Padre Nostro, Gesù ci parla del Padre pensando a noi; ci raffigura ripensando al suo modo di essere con il Padre, ed è quello stesso modo che Gesù lo applica a noi. Solo così la nostra vita diviene capace di Dio e della una misericordia.
"Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe".

lunedì 15 febbraio 2016

Levitico 19,1-18 e Matteo 25,31-46
La trama dei giusti ...


"Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo". Ciò che afferma i libri del Levitico non è un auspicio, o una opzione che si apre davanti a noi, ma è un imperativo, non c'è altra possibilità. Questo essere santi che corrisponde ad essere come il Padre traduce l'essere "misericordiosi come il Padre". Non si tratta di una santità astratta, ma di una santità o misericordia in cui ci si identifica nel momento stesso che la esprimiamo nella vita: Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo ... non giurerete il falso ... non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante ... non  maledirai il sordo ... non commetterete ingiustizia in giudizio ... non tratterai con parzialità il povero ... non andrai in giro a spargere calunnie ... non coverai nel tuo cuore odio ... La misericordia non esiste se non nella concretezza della vita. Così pure i "giusti del vangelo (Mt 25) ", si stupiscono di come il loro re li riconosca "giusti", cioè misericordiosi, attraverso le opere da loro compiute.

domenica 14 febbraio 2016

Deuteronomio 26,4-10 / Salmo 90 / Romani 10,8-13 / Luca 4,1-13
Ma esiste realmente la tentazione?

In questa prima domenica di quaresima, la scrittura vuole farci fare memoria della continuità della storia della salvezza, una storia che noi oggi viviamo in questo tempo, ma che parte da molto lontano; parte dalla promessa che Dio ha dato ad Abramo, una promessa che era nel cuore dell'uomo fin dalla sua creazione e che nella fede diviene realtà costantemente nel tempo che si realizza. Ciò significa che la promessa di Dio, il suo amore misericordioso non verrà mai meno.
Confrontarci con le tentazioni di Gesù significa riconoscere che anche noi come Gesù ci confrontiamo con la tentazione con il rischio della rinuncia alla nostra relazione con il Padre... Rinunciare a Dio ...
Nel racconto delle tentazioni, il Diavolo, il divisore, il Satana, compie tre azioni nei confronti di Gesù:
- rubargli la Parola: "ogni parola che esce dalla bocca di Dio";
- rubargli la libertà di amare: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto";
- rubargli la fede nel Padre buono e misericordioso: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
Nel rito del nostro battesimo siamo stati resi capaci di confrontarci e combattere la tentazione: la preghiera di esorcismo e l'unzione con l'olio dei catecumeni affermano e descrivono una realtà inedita rispetto alla possibilità umana: "Dio onnipotente ed eterno, tu hai mandato nel mondo il tuo Figlio per distruggere il potere di satana, spirito del male, e trasferire l'uomo dalle tenebre nel tuo regno di luce infinita; umilmente ti preghiamo: libera questo bambino dal peccato originale, e consacralo tempio della tua gloria, dimora dello Spirito Santo".
A cui segue la preghiera di unzione: "Ti ungo con l'olio, segno di salvezza: ti fortifichi con la sua potenza Cristo Salvatore, che vive e regna nei secoli dei secoli".
Lascio due domande:
1) Che cosa è la Tentazione di cui faccio esperienza?
È un'influsso un percorso (determinato dal demonio, dal male) ordinato è finalizzato a farci cadere nel peccato, a scegliere attraverso la nostra libertà una situazione di peccato, cioè di lontananza da Dio. Centrare la nostra vita su altro piuttosto che su Dio.
2) Esiste il Demonio, il Diavolo, Satana?
CCC 384 La scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama "omicida fin dal principio" (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre. "Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del Diavolo" (1 Gv 3,8). Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l'uomo a disubbidire a Dio.
La vita umana la percepiamo come spazio di deserto in cui come Gesù, ha che noi sua o tentati ... Sottoposti alla ruberia del Diavolo?
Quando ci avrà rubato la parola, la libertà e la fede, non sapremo più gustare nulla della Misericordia di Dio. Aremo rovinato la nostra esistenza e saremo privi di desiderio...
Vincere la tentazione del modo è difendere il desiderio di Dio, è amare di essere amati. Questo cambia tutto dell'uomo e lo pone ancora nella sua splendida originalità.

sabato 13 febbraio 2016

Isaia 58,9-14 e Luca 5,27-32
Conseguenze della chiamata del Signore ...

Quale è la conseguenza della "Chimata" che Gesù fa a Matteo? In modo ironico si potrebbe dire semplicemente: un invito a cena. Allora, Levi, fede un grande banchetto ... Matteo organizza la festa della Misericordia, una cena tra Gesù e i peccatori. Immagine ideale che traduce ed anticipa: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano". È infatti nella compassione e nella vicinanza all'uomo peccatore che è possibile l'accadere della conversione. Levi, da peccatore convertito rinasce onde Matteo, e in quella cena comprende la misericordia di Dio. Seguire Gesù, ancor prima di essere un annunciatore della Parola, significa seguirlo dentro l'esperienza della misericoria.

venerdì 12 febbraio 2016

Isaia 58,1-9a e Matteo 9,14-15
Il digiuno che voglio ...


I giorni del nostro "digiunare" sono compiuti. Il senso del digiuno, come dice Isaia, il digiuno non è una privazione in se stessa ma espressione del desiderio di Dio: "Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie ..."
Il digiuno è lo spazio vitale del desiderio di colui che sazia la nostra esistenza, di chi può dare il fine è il compimento. Quel desiderio si identifica col desiderio dello "sposo".
Lo stile del digiuno, non è quindi mortificazione ma la novità di vita: "sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, ... spezzare ogni giogo; ... dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo ..."
La profezia del digiuno, sono i giorni in cui il digiuno diviene efficace: "...verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno ..."
Escatologia (compimento finale) del digiuno: "Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: Eccomi!".

giovedì 11 febbraio 2016

Deuteronomio 30,15-20 e Luca 9,22-25
Andare dietro al Figlio dell'uomo ...


Seguire Gesù comporta una decisione che va oltre ogni adesione intellettuale o di intenti. Per seguire Gesù occorre immergersi nella sua stessa compassione. La compassione di Gesù è desiderio, simpatia, amore per l'uomo e per il creato. La compassione non è semplice patimento, ma è la forza della Misericordia che compensa ogni possibile sofferenza, rifiuto, uccisione ("soffrire molto; essere rifiutato e ucciso"); la compassione pone nella realtà il germe della misericordia infinita che riscatta ogni alienazione umana. La compassione è la porta della misericordia ... ma anche del vivere da risorti.

mercoledì 10 febbraio 2016

Gioele 2,12-18 / Salmo 50 / 2 Corinzi 5,20-6,2 / Matteo 6,1-18
Mercoledì delle ceneri
"Ritornate a me con tutto il cuore..."

"Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante." Mendicanti della Misericordia del Signore!

martedì 9 febbraio 2016

1 Re 8,22-30 e Marco 7,1-13
"Così annullate la parola di Dio ..."


Le parole di Isaia che Gesù riperde e proclama suonano ben più di un avvertimento; lui la Parola del Padre fatta carne, ora è per sempre fa risuonare nella storia le parole di DIo. Ma di fronte alla parola del Padre, alla Parola incarnata, gli imparaticci umani risuonano come il tentativo di addomesticare la parola e di trasformarla in un semplice suono vocale. Le nostre parole sono spesso un suono del nostro vuoto e della nostra pochezza. Quando poi le nostre parole diventano paravento alla mediocrità e alla falsità allora lo scandalo della Parola di Dio diventa evidente. “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

domenica 7 febbraio 2016

Isaia 6,1-8 / Salmo 137 / 1 Corinzi 15,1-11 / Luca 5,1-11
Sulla tua Parola ... 

Il Vangelo di oggi non lo possiamo leggere, comodamente, come la "chiamata" rivolta a quattro bravi pescatori di duemila anni fa, ma è una pagina che vuole ritrascrivere la nostra personale chiamata, oggi e per il domani.
Gesù con noi, come con Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni ha già fatto conoscenza, per alcuni di noi da molti anni, per altri siamo magari all'inizio di una confidenza che comunque chiede sempre lo spazio di una accoglienza e una condivisione.
Oggi come come ieri per Simone (Pietro), Gesù chiede a ciascuno l'unica cosa che è necessaria nella vita di un discepolo: chiede di fidarsi delle sue Parole, della sua Parola ...
Quel "prendi il largo ..." (Letteralmente, va nel profondo); "gettate le reti per la pesca"; sono la Parola di Dio che costantemente sta davanti a me, come Gesù sta davanti a Simone mentre è tutto preso dal suo lavoro. Io, di fronte a questo quotidiano invito, perché non sciolgo gli ormeggi, invece, dopo le fatiche infruttuose di tutti i giorni (pieni di lamentele) stringo e assicuro gli ormeggi e non esco a "compiere la Parola"?
Gesù da Simone si attende un SI, così anche da noi, Gesù, attende il SI che trasforma le fatiche nella soddisfazione dei frutti di una pesca straordinaria che è il frutto della nostra ministerialità, del nostro servire l'uomo (qualsiasi uomo) e del servire la comunità (la mia comunità, non quella ideale).

sabato 6 febbraio 2016

1 Re 3,4-13 e Marco 6,30-34
Venite in disparte ...riposatevi un poco ...


In poche righe, tutta l'attenzione e la cura che Gesù ha per i suoi amici. Non sono attenzioni semplicemente di cortesia, ma un mettersi a cuore tutta la loro persona, la loro vita. Marco ci offre tre situazioni particolari:
- Venite in disparte, voi soli ... Gesù cerca per ciascuno una relazione esclusiva, uno spazio esistenziale non condivido con altri. Io, esisto per lui e Lui per me; è in questa reciprocità che ritrovo la mia identità di discepolo, di uomo, di figlio di Dio;
- in un luogo deserto ... Lo spazio del silenzio come condizione di solitudine per l'ascolto. Nel frastuono della vita, non ascolto più nulla, ma io ho bisogno di ascoltarmi e di ascoltare le parole di Gesù, ne ho bisogno;
- e riposatevi un po’ ... Non è un riposo "totale", "generico" o "complessivo" ... È il riposo per la fatica del servizio, del ministero dell'apostolato. La vita cristiana ha bisogno di riposo, non di ferie, ma da un riposo costruttivo, lasciarsi abbracciare dalla "cura" del Signore.
Dopo aver vissuto questo "riposo" si scopre che il mondo è ancora lì, davanti a noi, come un gregge di pecore senza pastore. A noi, suoi discepoli, è chiesto di vivere con Gesù la sua stessa compassione.

venerdì 5 febbraio 2016

Siracide 47,2-13 e Marco 6,14-29
In morte di Giovanni Battista


Quando nei tre vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) ci racconta la professione di fede di Pietro, Gesù chiede cosa dice la gente di lui; immediatamente l'identità di Gesù si tratteggia con le stesse parole che introducono questo Vangelo del martirio di Giovanni.
Dobbiamo riconoscere un legame strettissimo tra Gesù e Giovanni, tra i fatti tragici che Giovanni rappresenta e Gesù stesso; ci sono idee convergenti tra Gesù ed Elia, e comunque tra Gesù e un profeta ... Significativo risulta il racconto di Marco circa la morte di Giovanni: la sua stessa esistenza non si compie in se stessa ma tutto porta a realizzare quel "preparare la strada al Signore". È in questo cammino di fedeltà che il peccato dell'uomo (Erodiade, Erode, la danza macabra ecc...) si manifesta, si confronta e intreccia con il mistero della gloriosa misericordia del Padre.

giovedì 4 febbraio 2016

1 Re 2,1-12 e Marco 6,7-13
Oggi si realizzano le promesse di Dio  


Le promesse di Dio non riguardano solo quelle fatte ad Abramo e ai padri, ma riguardano anche il nuovo popolo di Dio, la Chiesa di oggi. Sono promesse circa i segni che accompagneranno coloro che saranno annunciatori del Vangelo: la forza di sconfiggere il male, la misericordia, l'amore sono armi che inevitabilmente sconfiggono il male perché dove c'è misericordia e amore non c'è posto per altro. È la misericordia e l'amore che convertono il cuore e la vita, non i ragionamenti, anche se corretti e giusti. Nei gesti di tutti i giorni occorre mettere un po di misericordia, è un po di amore per Dio e per l'uomo, questo permette a ciascuno di noi di non indurirsi e permette al Vangelo di essere attraente e desiderabile, per acquistare saggezza, cioè felicità piena. È questo lo stile missionario che dobbiamo recuperare nella ferialità della vita di tutti i giorni.

mercoledì 3 febbraio 2016

2 Samuele 24,2-17 e Marco 6,1-6
Priorità nel cammino...


Tornare a Nazareth, per Gesù è una priorità, portarvi i discepoli, entrare nella sinagoga e insegnare ... Nulla è per puro caso; tutto è in ordine al suscitare meraviglia, suscitare domande. "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?" Le domande che Marco ci riporta sono indice di una situazione di scandalo, ma sono indispensabili per scegliere se aderire o meno alla proposta,  se continuare o meno un cammino, e in quale modo sostenere il Signore. Scegliere il cammino di Gesù significa scegliere una priorità nella vita, ma una priorità vera, esclusiva, non una tra le troppe che oggi ci sommergono. Non tutto può essere prioritario. Il Vangelo ha questo di particolare: non è un annuncio intellettuale o una parola erudita o ammiccante; il Vangelo è prima di tutto un programma di conversione e di conquista per il regno di Dio.

martedì 2 febbraio 2016

Malachia 3,1-4 e Luca 2,22-40
Il ricordo di un momento ...


Che cosa rappresenta questa festa tradizionale [Presentazione del Signore, la candelora], se non il ricordo di un momento di quella vita nascosta, dell'infanzia di Gesù che solo Luca ci racconta. Un momento che rientra in quel "Maria, tutti questi eventi serbava nel suo cuore". Sono questi i ricordi di una madre, ricordi che ci consegnano la vita umana di Gesù e le attese di Israele.
La nostra attesa è compiuta ... Così come per Simeone ed Anna e per quanti attendevano il riscatto, la redenzione in Gerusalemme. La nostra vita passa costantemente dal desiderio di compimento al compiersi. Quando ciò accade tocchiamo la pace del dono di grazia, quando ciò è in divenire ... Sentiamo tutto il peso della nostra inadegiatezza e del nostro peccato.
È quel momento, che come un ricordo custodito nel cuore si cala dentro le mie (nostre) inadeguatezze, nei miei (nostri) errori e durezze. Il male e il peccato che sono in grado di compiere, attende la venuta misericordiosa del Signore, affinché tutti si possa congedare con onore da questo mondo. Quello di Luca, quello di Maria è un ricordo che ci dà speranza.

lunedì 1 febbraio 2016

2 Samuele 15,13-30 e Marco 5,1-20
I maiali dei Geraseni.

Sembra una fiaba dei fratelli Grimm, se non fosse una memoria di come non sempre Gesù è accolto e il suo agire e parlare è apprezzato. I criteri di convenienza e di spicciola economia questa volta prevalgono su tutto ... Anche se la "legione" è stata vinta, il cuore di questi uomini non è disposto a cedere di fronte ai propri interessi che si trasformano in timori e paure ... Ma nonostante questa chiusura, prevale ciò che è accaduto a quell'uomo posseduto: lo trovano "seduto, vestito e sano di mente"; e ciò che Gesù gli chiede, la sua testimonianza: "Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te". I nostri giorni li possiamo spendere occupandoci anche di molti maialini, e di tutti gli interessi che ne derivano, ma ci precludiamo in tal modo di "andare" per la decapodi (il mondo incredulo) a suscitare la meraviglia di ciò che il Signore fa per noi. La libertà dal male e dal peccato suscita stupire e contagiosa meraviglia.