mercoledì 31 gennaio 2018

2 Samuele 24,2.9-17 e Marco 6,1-6
La prova di maturità ...

È difficile da accettare e da capire, ma il ritorno a Nazaret per Gesù e i discepoli è una prova di maturità. Umanamente ci saremmo aspettati, e forse anche Gesù, un concorso di orgoglio di paese nell'accogliere un giovane che ha riscosso popolarità e fama. Ci saremo aspettati un accorrere per vedere segni e prodigi, e di fronte a questo desiderio, di conseguenza, una teoria prolungata di miracoli... Ma tutto questo non corrisponde alla realtà "incompiuta", questo sarebbe stata solo una chimera. Una esplosione di fantasia.
Mi pace, invece, pensare a questo momento della vita di Gesù come a una prova di maturità, rispetto alla quale il maestro, deve fare esperienza della forza del suo insegnamento. Quando la realtà mostra tutto il suo limite, e l'impossibilità di trasformarsi; quando resta legata agli schemi (Non è costui il falegname ...e rigida sui concetti posseduti (E che sapienza è quella che gli è stata data?); è allora che in tutti, compreso Gesù, ci si confronta istintivamente con il risentimento o la ritorsione. È in queste situazioni della vita che diventiamo maturi, grandi, quando siamo disposti a vivere anche psichi segni di amore (guarì pochi malati) di fronte alla stragrande incredulità dei molti.
"Maturo è chi riesce a mettere d’accordo la vita con la realtà, smettendo di aspettarsi qualcosa da lei, ma accetta coraggiosamente che sia la vita ad aspettarsi qualcosa da noi. La realtà, poi, per poterla migliorare bisogna prima amarla, e amarla vuole dire viverla nella sua temporanea incompiutezza."

martedì 30 gennaio 2018

2 Samuele 18,9-19,4 e Marco 5,21-43
Gesù risolve la nostra fragilità ...


Riapprodato alla sponda Galilaica del Lago, si ripresenta di nuovo l'accorrere di gente da ogni parte per ascoltarlo, vederlo e toccarlo. Quante sono le mani che lo hanno sfiorato, ma una sola ha toccato con fede il lembo del suo mantello e diviene un segno di speranza. Quanti hanno chiesto di essere guariti e quanti altri sono stati portati davanti a lui perché malati, sperando in un qualche segno del maestro, per essere sanati; un padre la sua bambina diventano così il segno della forza dell'amore di Dio.
Ma c'è di più, in realtà sia la donna malata, che il padre della bambina, avevano già nel desiderio e quindi nel cuore il Signore. La donna ha toccato Gesù perché lo ha intimamente ospitato nella sua storia; non è un gesto magico, un toccare l'idolo che l'ha guarita ma il dimorare, in lei, nella fede, del Signore. La figlia e ridonata viva al padre, perché quell'uomo ha continuato ad accogliere Gesù nella sua vita e lo ha intimamente unito al suo amore di padre. La fede è intima accoglienza del Signore, una accoglienza che coinvolge tutto, anche le fragilità. Non si crede per mezzo della ragionevolezza, si crede con "il tutto" di noi!

lunedì 29 gennaio 2018

2 Samuele 15,13-14.30 e Marco 5,1-20
Su coloro che vivevano in terra tenebrosa, una luce rifulse!

La Galilea, terra dell'infanzia, della giovinezza e della predicazione di Gesù, assume progressivamente i connotati della "terra" di noi tutti. Si dice che in quella terra scorre latte e miele; ma è anche una terra ombrosa, toccata dal male e dalla fragilità. Quindi la promessa fatta ai padri è stata tradita? No! La promessa si rivela assolutamente vera, perché questa è la terra in cui le promesse di Dio si realizzano: la salvezza la percorre come un fiume di grazia; abbondante e dolce come latte e miele, che è il fiume della Parola di Gesù e il delizioso sapore della libertà dal maligno, dal male del peccato.
Questo fiume di grazia, la persona del Signore, è la luce che rifulse, come il profeta Isaia aveva preannunciato.
La Galilea è da Nazaret a Cafarnao, all'altra riva del Lago (mare), lambendo il territorio della decapodi; è una terra di frontiera una zona di transito dove si incontrano persone diverse per razza, cultura e religione. La Galilea assomiglia al mondo di oggi per la compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro.
Anche in questo caso Gesù, ci insegna che il Vangelo è per tutti; é un lieto annuncio destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti ingenuamente lo rifiutano perché non attendono più nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare di chiedere.
Le periferie del nostro mondo non sono tanto lontane, la Galilea è periferia, ma a ben guardare passare all'altra riva significa semplicemente varcare la soglia di noi stessi.
"Uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (Evangelii gaudium, 20).

domenica 28 gennaio 2018

Deuteronomio 18,15-20 / Salmo 94 / 1 Corinzi 7,32-35 / Marco 1,21-28
Gesù ti libera dal Demonio ...

Esiste il demonio?
Più volte papa Francesco ha affermato: "Per favore, non facciamo affari con il demonio!" Prendiamo sul serio i pericoli che derivano dalla sua presenza nel mondo. Nel Vangelo ci viene detto che lui torna sempre con le sue tentazioni ...
Dice il Papa: "Oggi, ci sono preti che quando leggono questo brano e altri brani simili del Vangelo, dicono: Gesù ha guarito una persona da una malattia psichica. Certamente è vero che in quel tempo si poteva confondere l’epilessia con la possessione del demonio, ma è anche vero che c’era il demonio. E noi non abbiamo il diritto di rendere la cosa tanto semplice, liquidandola come se si trattasse di malati psichici e non di indemoniati".
Chi è il demonio il Satana?
Nel dialogo tra gli spiriti impuri e Gesù, del Vangelo di oggi, letteralmente si esprime così: "lo spirito impuro gridò dicendo: cosa a noi e a te Gesù nazareno? Se venuto a rovinare noi? So te chi sei, il santo di Dio."
Che in senso corretto significa: che c'è fra noi rose te, Gesù nazareno? Sei venuto a rovinarci?
Cioè: che vista vuoi, ma vista cerchi chi ti ha chiamato, vuoi qualcosa da noi?  Cosa vieni a interferire? Ma chi te lo ha chiesto?
(...) Pietro nella sua prima lettera, al capitolo quinto, parlando del diavolo, dice: " siate sobri e vigilate! Il vostro avversario, il diavolo, come un leone ruggente si aggira intorno, cercando chi divorare! Resiste saldi per la fede!
(...) - Credete forse che il male e le atrocità vissute tra le trincee della prima guerra mondiale fosse il frutto del virtuoso spirito di riscossa e unità nazionale?
- Credete che lo sterminio degli ebrei, degli zingari e degli omosessuali nei campi nazisti, sia stato solo il frutto di una ideologia degenerata?
- Credete che guerre consumate negli ultimi decenni siano solo il frutto della razionale scelta umana di contrapporsi gli uni agli altri?
- O che le lobby economiche, politiche e di cultura gay che oggi imperversano nella cultura contemporanea e nel mezzi di comunicazione sociale siano solo la normale conseguenza della globalizzazione?
- Non ritenete che l'aborto; l'eutanasia; la disparità sociale; chiudere gli occhi sulle vittime della tratta dei migranti; il non curarsi della povertà e delle ingiustizie nel mondo ... Sia solo frutto di una emancipazione culturale?
- Credete forse che l'estrema conflittualità che sperimentiamo nelle famiglie, con il conseguente dilagare di separazioni, divorzi, femminicidi, abbandoni, omicidi, odi ecc... Sia solo il frutto del progresso della post modernità  ...
Dubitiamo, e proviamo credere che tutto questo, è sotto sotto, azione, suggestione e tentazione del demonio... Il demonio tenta, si annida ed entra lì dove tu sei fragile. Distruggendo, a piccoli morsi, la tua vigilanza, a tua forza.
Allora forse occorre imparare a riconoscere il demonio quando ci affianca nella vita.
(...) Nella preghiera del padre nostro, alla fine, chiediamo a Dio di liberarci non dal male (pessima traduzione) ma dal maligno, da colui che è il male.
Vincere il male con il bene, significa fare affidamento non solo alle nostre forze umane, ma prima di tutto alla grazia di Dio che diviene efficace in noi attraverso la comunione con Lui (l'eucaristia e il perdono); cioè la vita nella grazia di Dio che ci rende capaci di lottare contro il male che è in noi. È la persuasione della fede che ci abilità a resistere alle tentazioni che tendono a plagiare la nostra umanità secondo una immagine falsata di noi stessi e di Dio, al punto che quell'immagine così alettante si sostituisce all'immagine di Dio.

sabato 27 gennaio 2018

2 Samuele 12,1-17 e Marco 4,35-41
Giornata della memoria
"Sei tu quell'uomo!"

Questa è la lapidaria condanna di Natan rivolge a Davide, e al suo falso disappunto ... È lui, infatti, che fuor di metafora è stato capace del male perpetrato al suo servo, e dell'inganno per poter possedere una donna che non era sua ... La malizia del suo cuore umano tanto ha permesso come ingiustizia e falsità.
Oggi la Scrittura si incide con parole forti e immutabili a descrivere ciò che nella storia dell'umanità è accaduto e continua ad accadere, quando il cuore dell'uomo si chiude alla misericordia e all'amore per il fratello. Anche solo quando un uomo, tra tutti, sarà disprezzato, ed esiliato dal nostro cuore, il male ha già fatto breccia per "ucciderlo".
La tenebra del cuore offusca lo sguardo e cancella la possibilità di vedere nell'altro l'immagine di sé stessi; ma se tolgo l'altro, io cesso di esistere come uomo. Solo la forza che scaturisce dalla fede in Dio, permetterà a ciascuno di noi di approdare all'altra riva del cuore e della vita, attraversando la tempesta dell'esistenza, senza perdere la speranza e il gusto del bene. Gesù è origine della forza della fede, per attraversare il "lago in tempesta".

venerdì 26 gennaio 2018

2 Timoteo 1,1-8 e Luca 10,1-9
Memoria dei Santi Timoteo e Tito
Ravvivare il dono di Dio...

La preoccupazione di Paolo, rivolta a Timoteo - dopo avere fatto memoria del vincolo che li lega - è quella di un vero padre, che tiene nel cuore con affetto il figlio amato; a questo figlio raccomanda di ravvivare, cioè fare in modo, sempre, che il dono della vocazione, il dono dello spirito, non si spenga.
È questa la grazia di chi ha un Padre Spirituale, essere prima di tutto nel suo cuore e sentire la sua paternità che ti conduce a custodire nella verità il dono di Dio.
Un padre non si sostituisce mai alla libertà del figlio, ma con amorevole discrezione accompagna e conduce; ma pure, con virile paternità, e se occorre anche con forza, rimprovera e esorta.
Il padre ha sempre sul figlio uno sguardo speciale; è lui, il padre che riconosce il dono di Dio; è la sua esperienza di vita che gli permette di vedere il dono nel suo rivelarsi nella vita del figlio. E in questo cammino di crescita umana e spirituale, il padre deve accompagnare nella preghiera continua - "notte e giorno" - anche se sofferta il proprio figlio. Peccato che oggi ci sia carenza di Padri e abbondanza di figli orfani. 

giovedì 25 gennaio 2018

Atti 22,3-16 e Marco 16,15-18
Festa della conversione di San Paolo
Proclamate il Vangelo in tutto il mondo!

Quel "proclamate" suona come un parlate pubblicamente, ma anche come un gridate la buona notizia a tutta la creazione.
In realtà gli apostoli, nei versetti che precedono, vengono rimproverati dal Signore risorto perché non hanno creduto a coloro che testimoniavano di averlo visto risuscitato dai morti. Essi non hanno ancora il coraggio di "gridare".
Il nostro mondo cristiano, quello di occidente non è più generato dal "grido della testimonianza", ma si conserva in forza della trasmissione per generazione. L'Iniziazione Cristiana è un trasferimento di nozioni e di segni sacramentali, ma raramente ha la portata del grido dell'annuncio del Vangelo.
In questo modo l'esperienza della conversione è marginale. Ma il Signore non dice di "educare alla fede", ma dice di annunciare, proclamare gridare la buona notizia ...
Abbiamo trasformato l'approccio alla fede, smarrendo così l'esperienza della conversione e della testimonianza della fede. San Paolo, con la sua stessa vita ci dice come la conversione ha un costo, è il valore che siamo disposti a dare al Signore risorto.

mercoledì 24 gennaio 2018

2 Samuele 7,4-17 e Marco 4,1-20
Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani
Se non comprenderete questa parabola ...

Che bella! Che bella questa pagina di Vangelo. Questo è il primo commento. Alcuni potrebbero replicare: "Come che bella! Ma se è sempre la stessa parabola trita e ritrita ..."
Eppure nella brevità e sintesi del Vangelo di Marco, qui deve esserci qualcosa di importantissimo, visto che si dilata nel descrivere e riportare: l'antefatto, la parabola, la spiegazione e i commenti del Signore.
Dopo avere Ascoltato partirei proprio dal commento del Signore: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?"
Il punto di partenza è "l'Ascoltate". Ciò significa non volere capire o dare una nostra spiegazione, ma prima di tutto fare spazio in noi alla parabola e alla spiegazione, che in questo caso non è una esegesi, ma ciò che Gesù stesso, per la Parola del Vangelo ci consegna per la nostra vita. Ascoltare permette di fare chiarezza; permette di vedere come il diavolo occulti o rapisca  la Parola anche ogni domenica durante la Messa; come la Parola sparisca dalla strada della mia vita appena "vado in pace". Ascoltare permette di percepire la fragilità del nostro spessore spirituale. Ascoltare ci apre lo sguardo sul nostro "Io prevaricatore" sulla parola. Ascoltare ... già Ascoltare produce frutto in me ... Perché chi Ascolta è già terreno buono, che diventa più buono.

martedì 23 gennaio 2018

2 Samuele 6,12-15.17-19 e Marco 3,31-35
Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani
La volontà di Dio!

La prima immagine di oggi è rivolta alla città di Davide, Gerusalemme. Davide ha conquistato la città, la Rocca di Sion, ma quella conquista non è piena fintanto che l'Arca del Signore non viene trasportata nella tenda del convegno che Davide ha fatto piantare in città. Quando l'Arca viene collocata al suo posto, Yhwh dimora nella città e la Gloria di Dio riempie Gerusalemme; ora Gerusalemme è città del grande Re, è la città di Dio per sempre.
La seconda immagine è legata alla comprensione di quel "fare la volontà di Dio". Non credo riconducibile il fare al compiere delle azioni. Fare la volontà non si riduce quindi ad un agire concreto. Quel fare è più un esistere, un vivere nella volontà di Dio (all'interno). I parenti di Gesù sono "fuori", essi esistono fuori ... al di fuori della volontà di Dio, perché non "Ascoltano". La gente che si è radunata attorno a Gesù è entrata mediante l'Ascolto nel fare la volontà di Dio. Ma quel fare non è un agire, è un essere, un dimorare nell'ascolto, è vivere di ascolto.

lunedì 22 gennaio 2018

2 Samuele 5,1-7.10 e Marco 3,22-30
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
Il falsificatore ...

Chi e cosa è il demonio, il Satana? La risposta immediata può essere solo: colui che distrugge l'unità, la comunione. Ma come fa a distruggere l'unità è la comunione?
Attraverso la menzogna, la falsità. Quando si occulta la verità, oppure quando la verità non è più riconosciuta, essa viene sostituita immediatamente da ciò che è falsamente vero. In questa offerta, il demonio, Satana si offre come nuovo e risolutivo interlocutore.
Ci si sentirà sostenuti e consolati rispetto a noi stessi; ci si scoprirà approvati e giustificati; ci si riconoscerà come vittime degli altri, della loro ingiustizia; si finirà per ergere sé stessi, i propri pensieri e le proprie idee ad assoluto: a cuore del cuore di tutto, e ci illuderà di essere nella verità. Ecco che la falsità che genera divisione pone l'Io personale come idolo di Dio. L'opera del divisore è conclusa, è fatta come è accaduto in origine, sostituire Dio con l'immagine di se stessi. Io, "fatto a immagine e somiglianza di Dio", ho assunto l'immagine come Dio. Ma quella immagine non può salvarmi, quella è l'immagine della debolezza della fragilità. Questa condizione corrisponde alle parole del Vangelo: "Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa".
Dove risiede l'origine della forza se non nella comunione con Cristo?

domenica 21 gennaio 2018

Gioele 3,1-5.10 / Salmo 24 / 1 Corinzi 7,29-31 / Marco 1,14-20
Lasciarsi pescare per poter essere pescatori!

Questo Vangelo non è per aspiranti preti o seminaristi e nemmeno dedicato a frati e suore ... Questo Vangelo descrive una condizione di vera amicizia tra Gesù e quei discepoli che si sono lasciati pescare da lui e hanno imparato a essere pescatori di uomini.
Allora queste parole ascoltate sono per tutti, per tutti i discepoli del Signore.
A tutti è rivolta la richiesta (non l'invito) a convertire la vita.
A tutti, allora attraverso Gesù, oggi attraverso la Chiesa, il regno di Dio si fa vicino.
A tutti è chiesto di seguire il Maestro; a tutti è chiesto di permettere al Signore di accompagnare il cammino della quotidianità.
A tutti è chiesto di non rimandare ad altra occasione il mettersi in gioco per il Signore.
A tutti ... perché il regno dei cieli non è fatto né per frati, preti e suore e neppure da frati, preti e suore.
Ciascuno deve sentire questo Vangelo come una chiamata particolare, un essere pescati da Gesù per poter imparare cosa vuole dire essere pescatori di uomini.
Imparare a vivere l'esperienza umana in connessione con il mistero di Dio.
Pescati da Gesù ...
Un primo aspetto per comprendere cosa significa seguire Gesù è proprio questo. Il Signore di fa conoscere attraverso una vita di quotidianità. La Galilea diventa la realtà, non la regione geografica, ma la quotidianità della vita, le relazioni, le amicizie, il lavoro, gli sguardi, le parole, tutto ciò di cui è fatta la nostra vita di tutti i giorni. 
Il Vangelo lo dice tra le righe: Gesù ha stretto amicizia con alcuni coetanei, forse un po' più giovani di lui, erano pescatori, e tra le tante esperienze fatte insieme, perché non ammettere che Simone e Andrea abbiano insegnato a Gesù a gettare la rete e a pescare. Ma in questa conoscenza reciproca ci si scopre e ci si condivide sempre di più. A Simone e Andrea si uniscono anche Giacomo e Giovanni, soci e amici.
È a loro che Gesù rinnova la stessa proposta che in quei giorni ripeteva, percorrendo, forse inascoltato, le vie di Cafarnao: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo". (...)
Ma d'altronde questo è solo l'inizio, il nuovo inizio di tutto.
Ogni storia personale con Gesù inizia così:
Si parte dalla iniziativa del Signore che ti raggiunge nella terra di Galilea; si prosegue mettendosi in gioco nella amicizia, nella fiducia, nelle scelte di fondo che facciamo. Poi si prosegue camminando con Lui, non per lui, ma con lui ... Nonostante tutto si cammina con lui. Non è che Gesù ci manda allo sbando, alla rinfusa ... Egli condivide il cammino, quando questo è gioia, fatica e anche fosse dolore, lui lo ha già vissuto in sé stesso. Questa è la garanzia che non verremo mai schiacciati.

sabato 20 gennaio 2018

2 Samuele 1,1-27 e Marco 3,20-21
È fuori di sé!

La descrizione di Marco, circa la vita di Gesù e dei discepoli è sintetica è bello stesso tempo molto chiara: Gesù si sposta da un luogo all'altro, è accolto nelle case ed ovunque si è a conoscenza della sua presenza la gente si raduna per mettersi in ascolto delle sue parole, al punto che tutto ciò che è la normalità della vita quotidiane ne viene sconvolta. Effettivamente Gesù è completamente "fuori di sé"! È completamente assorbito dalle relazioni, dal predicate, dal consolare, dal compiere segni e guarigioni.
Ma questo modo di vivere, questo modo di porsi del Signore,  non è compreso dagli altri,  al punto che "i suoi" vorrebbero andarlo a prendere per ricondurlo alla "normalità".
Ma il Vangelo è tutt'altro che normale ... Il Vangelo può permettersi anche gesti e espressioni che superano i vincoli che noi stessi mettiamo al rivelarsi della Parola di Dio.
L'originalità del Vangelo è quella di essere fuori dagli schemi! Ma non è forse questo che più ci affascina della rivelazione cristiana? Ogni volta che anche noi usciamo dagli schemi "religiosi", percepiamo nell'essere fuori, la novità e verità profonda delle Parole del maestro. Questa è la sana pazzia di chi crede!

venerdì 19 gennaio 2018

1 Samuele 24,3-21 e Marco 3,13-19
Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani
Quell'istituzione ... rimane!

Ogni volta che rileggo questo brano del Vangelo di Marco, sento quanto la scelta di Gesù, di legare a se i didici, perché stesero con lui, e per mandarli a predicare e a sconfiggere Satana, mi apre la mente a una comprensione stupenda della salvezza. C'è un segno che è di Cristo, e ci ripropone la sua volontà e il suo amore (potere), che si pone nella storia umana, e vi rimane per sempre: "costituì i dodici"; li fece dodici, e ne seguono i nomi e di alcuni le caratteristiche indicative. Questo costituire è ben altra cosa  rispetto al semplice nominare, è altro rispetto a una investitura divina. Gesù li costituisce, li pone segno di sé stesso, in ciò che lui stesso ha compiuto nella sua esistenza terrena. I dodici sono quindi "Segno Sacro" (sono segno del consacrato del Signore), sono segno di quella Chiesa sacerdotale, profetica e regale, che opera per sempre le azioni necessarie alla salvezza del mondo, attuando in ciò la stessa redenzione sgorgata dal sacrificio di Cristo sulla croce.
A volte noi minimizziamo e annulliamo la sacralità dei segni e di ciò che il Signore ha posto come sua volontà, ma questo svilimento non fa bene alla nostra umanità, la impoverisce e la umilia nella sua capacità di essere mistero di Dio.

giovedì 18 gennaio 2018

1 Samuele 18,6-9; 19,1-7 e Marco 3,7-12
Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani
In Galilea si fa unità!

Due richiami mi offrono oggi le letture:
- il primo, è l'atteggiamento di Gionata per difendere l'amico Davide: "parlerò in tuo favore a mio padre". L'intervento benevolo di Gionata salva la vita di Davide dal l'intenzione di Saul di volerlo uccidere. La capacità persuasiva del bene per gli amici, per i fratelli, è capace di generare e custodire la vita. Ogni divisione si supera per mezzo dello sguardo di benevolenza, quando il si sospetto viene abbandonato per il bene dell'altro.
- il secondo, è legato alla concretezza della Galilea - "una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui" -, dove si sperimenta la profonda diversità di popoli e culture, ma dove si amplifica anche come l'unità e la comunione non sono frutto di sforzi umani e di progetti di pacificazione: Il cuore dell'unità è il Signore. È la sua attrazione (attrattiva) che fa scoprire l'unità. Ci si ritrova uniti attraverso di lui. Quando perdiamo questo sguardo degli occhi e del cuore, è il nostro stesso guardare che genera divisione, perché sottolinea solo le diversità e alimenta le divisioni.

mercoledì 17 gennaio 2018

1 Samuele 17,32-51 e Marco 3,1-6
Memoria di Sant'Antonio abate
La vita e la vittoria

Tre idee mi balenano oggi, in questa cara memoria di un Santo, tra i più antichi, ma anche tra i più conosciuti nel popolo cristiano. Prima idea: siamo di fronte a un Santo venerato per chiedere la sua protezione sulle campagne e sugli animali, ma nella Chiesa, conosciuto prima di tutto per la sua carità verso i poveri, la sua lotta nei confronti del demonio (del male) e la sua profonda vita spirituale declinata nella preghiera e nella solitudine del deserto. Un Padre della Chiesa e della vita di preghiera, del monachesimo e come fautore del dialogo interiore con Dio.
Seconda idea: oggi è la giornata di preghiera per il dialogo tra Ebrei e Cristiani. "Traiamo, quindi, il nostro nutrimento dalle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avuto un rapporto teso, ma che adesso sono fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura. (...) È bene che dove se ne veda l'opportunità si creino possibilità anche pubbliche di incontro e confronto che favoriscano l'incremento della conoscenza reciproca, della stima vicendevole e della collaborazione anche nello studio stesso delle Sacre Scritture» (Benedetto XVI).
Terza idea: il precetto del sabato, per come era vissuto, tradiva l'originalità del riposo di Dio. La nostra domenica non è riproduzione di un precetto, ma è giorno di vittoria della vita sulla morte, del bene sul male. È vittoria della fede sulla nostra stessa incredulità.
Quando chi dice di essere cristiano non vive la domenica come "Giorno del Signore", vive già ora la sua stesa morte, viene una alienante lontananza da Dio. La domenica senza Dio, è come essere già collocati della eternità senza la sua presenza: ci si svuota della speranza di felicità.

martedì 16 gennaio 2018

1 Samuele 16,1-13 e Marco 2,23-28
Lo Spirito irruppe su Davide ...

"Eccolo è lui, ungilo!" Con questo ordine Dio garantisce la sua fedeltà alle promesse fatte ad Abramo, a Isacco e Giacobbe. Se nell'antichità la promessa si realizzava attraverso l'unzione di un "prediletto" (perché tra i suoi figli mi sono scelto un re), in Cristo questa unzione diviene predilezione per ogni uomo, e quel segno dell'unzione fata dal  profeta, per consacrare il re, diviene il medesimo segno che consacra ogni discepolo di Cristo. Questo segno prefigura, anticipa e profetizza per sempre il compimento e la piena realizzazione della salvezza per tutti i popoli. Ciò che mi suscita commozione e stupore è la Parola "irruppe". Infatti in altre traduzione si legge: "si posò sopra ...", cosa ben diversa dall'irruppe. Nella consacrazione mediante l'unzione ciascuno di noi, è travolto da una piena, dallo straripare della grazia, dall'abbondanza dei doni della presenza di Dio. Si apre una "falla" negli argini della storia e della vita personale, irreparabile. Ogni tentativo di arginare lo Spirito con i nostri mezzi umani, che in questo caso sono la mancanza di amore a Dio, il peccato, la codardia, la non testimonianza ... si mostreranno alla fine inefficaci. L'irruzione dello Spirito, infatti, è"da quel giorno in poi" ... in eterno! Questo è il gustare le cose di Dio, dimorare nelle due cose!

lunedì 15 gennaio 2018

1 Samuele 15,16-23 e Marco 2,18-22
Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re!

Quale è la verità è la qualità del nostro senso religioso? Anche Saul, di fronte a Samuele, giustifica il suo operato, ma la formalità del suo agire non garantisce la verità, per cui le parole di Samuele risuonano come un monito per tutti i credenti: "Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti".
Obbedienza e docilità, sono queste le qualità fondanti il vero senso spirituale, non la mera osservanza di una prassi religiosa.
Obbedienza nella sua più piena comprensione: fare e vivere ciò che si ascolta.
Docilità intesa come esperienza di chi si conforma con sollecitudine alla volontà di chi lo guida, lasciarsi condurre senza opporre resistenza.
Ascoltare il Signore, ascoltarlo come Parola esplicita del Vangelo, come voce della coscienza e lasciarsi condurre al compiere e al fare la Parola, superando le resistenze della presunzione e dell'orgoglio, superando la mediocrità dell'ipocrisia. Il vero senso religioso in questo modo costruisce e traduce la mia relazione con Dio. Il vero senso religioso rappresenta la novità quotidiana dell'essere di Cristo;  è il vino nuovo, è il superamento di ogni rattoppo.

domenica 14 gennaio 2018

1 Samuele 3,3-10.19 / Salmo 39 / 1 Corinzi 6,13-15.17-20 / Giovanni 1,35-42
Cerco Gesù ...

(...)
PRIMA LETTURA: IMPARIAMO AD ASCOLTARE DIO
Samuele, per primo, deve imparare ad ascoltare per dialogare con colui che lo chiama: "In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore".
Come posso mettermi in ascolto del Signore, come conoscerlo, e come ascoltare il suo chiamarmi?
Bè, Samuele vive una condizione ben definita, una condizione oggi a dir poco rifiutata se non ampiamente disattesa: stava nella casa e nelle cose del Signore!
- Se io non prego mai, cioè non dedico mai un poco di me stesso per il Signore ...
- Se io non vado mai a Messa, e se ci vado non vivo ciò che faccio, cioè non permetto al Signore di avvicinarsi a me nella sua parola (vangelo) e nel suo corpo (Eucaristia) ...
- Se io al mattino quando mi sveglio, vado in bagno e guardandomi allo specchio, non riconosco il volto di un cristiano ...
SONO NEI GUAI!
Allora, devo scoprire come ascoltarLo... Devo affrancarmi da una società di "Sordi" con gli auricolari e le cuffiette, che fanno dei telefonini la fonte dell'unica voce che rimbomba nel cuore e nel cervello!
(...)
IL VANGELO: ECCO L'AGNELLO DI DIO
La pagina del Vangelo mi provoca molto, ma in particolare su due aspetti:
1) le parole di Gesù: "Cosa cercate?" Sono una domanda che risuona spessissimo nella mia vita. Una domanda alla quale cerco di rispondere, nonostante la fatica di dovere dare spazio a una risposta che spesso è soffocata dalle mie cose, che sono sempre più importanti di tutto il resto ...
2) le parole di Giovanni Battista: "Ecco l'agnello di Dio"
Ogni domenica mi viene detta quella stessa frase ... Oggi quella frase si consegna a me con la stessa intenzionalità di quella situazione passata: "E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù."
Se rimango indifferente all'Agnello di Dio ... SONO NEI GUAI ...
Dopo l'Agnello di Dio, ci può essere solo il seguirlo e il dimorare con Lui; l'andare e vedere ... Per Andrea e l'altro discepolo, erano le quattro del pomeriggio ... Per me che ora è?

sabato 13 gennaio 2018

1 Samuele 9,1-10,1 e Marco 2,13-17
Una scelta obbligata ...


Continuando nella lettura del libro di Samuele, ci troviamo oggi di fronte alla consacrazione (unzione di Saul) del primo re di Israele. Un evento che segna la sconfitta del popolo che si auto impone una schiavitù è una appartenenza. Come tutti gli altri popoli, rinnegando l'unica e definitiva regalità di Dio sul suo popolo. Ma nella vicenda, potremo dire, umana, sappiamo come la storia della salvezza trova breccia per dilagare ancora, attraverso il re Davide, prefigurando il messia e la regalità dell'unto del Signore. Dio non disprezza le scelte degli uomini, ma in quelle scelte obbligate, pone, nonostante tutto, il dispiegarsi della sua volontà di salvezza.
Questa prospettiva apre la storia, anche la nostra vicenda personale, alla possibilità di essere teatro della rappresentazione della salvezza. Forse non è corretto paragonare la storia e la vita a una rappresentazione, ma considerando quanto noi tutti, per primi, siamo attori di noi stessi, Dio nei panni di un grande drammaturgo, entra in scena, quasi obbligato da un "copione" che si intitola il "coraggio e la misericordia".

venerdì 12 gennaio 2018

1 Samuele 8,4-22 e Marco 2,1-12
Hanno rigettato me ...

Continua la narrazione attraverso il Primo libro di Samuele della storia della salvezza. Dopo le sconfitte, e il confronto con la realtà, è il momento in cui il popolo di Israele vuole affrancarsi dal proprio Dio, prendere le distanze, viene superata e negata la condizione di affidamento e di comunione. Quante volte anche noi abbiamo gridato al Signore perché venisse in nostro aiuto, perché di desse la forza di affrontare difficoltà e paure. Eppure nonostante le esperienze vissute, la tentazione di affrancarsi da lui si nasconde dietro ogni vicenda è situazione di vita. Non è questa l'esperienza della nostra quotidiana realtà?
Quando va bene, abbiamo rilegato Dio alla pura religiosità domenicale, incuranti di una relazione che invece va custodita e curata con l'appartenenza e l'affidamento.
Anche noi rigettiamo Dio, imponendogli un esodo dalle nostre scelte perché vogliamo essere come tutti gli altri, "come gli altri popoli" ... omologati alla massa!
Ma in verità non potrà mai essere così, perché siamo suoi e sua proprietà. Questa appartenenza non si può affrancare, ma si può solo strappare, generando quella ferita mortale che è la vita priva di fede e della presenza di Dio. Quanta solitudine esistenziale si incontra ogni giorno, quanta mancanza di senso in giovani e adulti, quanta tristezza accompagna il susseguirsi dei giorni di tanta gente? L'illusione di una vita migliore se priva di trascendenza, dimostra una vita in cui viene rigettata la consolazione cristiana e la stessa beatitudine che deriva dal gusto delle realtà eterne.

giovedì 11 gennaio 2018

1 Samuele 4,1-11 e Marco 1,40-45
Sconfitte brucianti ...


Nella prima lettura di oggi, viene narrata la sconfitta di Israele ad opera dei 5 principi filistei, una sconfitta bruciante perché anche l'Arca del Signore fu presa.
Questo avvenimento rappresenta un'esperienza stranissima; infatti Israele aveva fatto arrivare nel suo accampamento l'Arca, confidando nella sua presenza per avere forza e sconfiggere i filistei.
Continuando nella lettura, si comprende come gli israeliti, ma anche i filistei, usino dei segni della presenza di Yhwh puramente come idoli. Non c'è fede in Dio, non c'è affidamento alla sua presenza (gloria), ma solo idolatria, cioè uso della divinità per la propria necessità e utilità.
La vicinanza della Gloria, cioè la presenza di Dio, non motiva la vittoria o la semplice compensazione di fronte alle nostre sconfitte, debolezze e fragilità. Credo invece che la sconfitta delle nostre pretese e dei nostri progetti, appartengono alla presenza di Dio nella nostra vita. Fare esperienza della gloria libera da strumentalizzazioni, permette di vivere un vero affidamento: il coraggio di stare con Dio anche nella sconfitta. La sconfitta è solo l'altra faccia della vittoria, ma la volontà di Dio le comprende entrambe; alla sua "gloria" appartiene sia alla vittoria che alla sconfitta.

mercoledì 10 gennaio 2018

1 Samuele 3,1-20 e Marco 1,29-39
Ciascuno riconosca la sua chiamata!

La bellissima pagina della vocazione del giovane Samuele, apre questa nostra giornata, a suggerirci uno stile di attenzione al modo in cui Dio si avvicina a ciascuno per quella che noi definiamo in modo generico la "chiamata".
In realtà occorre fare almeno due osservazioni preliminari:
- anche questi, per noi, sono giorni in cui "La parola del Signore è rara" ... "le visioni non sono frequenti";
- anche per noi è vero, che "non abbiamo ancora conosciuto il Signore ..."
Occorre liberarsi da ogni pregiudizio per riconoscere la "rarità" della Parola, la sua preziosità e la sua puntualità. Il Signore mi si accosta, ma mai secondo la pre-percezione che io ho di Lui, cioè secondo il mio progetto di vita. La mia autodeterminazione mi fa dire: "va a dormire, non ti ha chiamato nessuno".
La mia risposta al Signore che rinnova ogni giorno il suo affacciarsi alla mia esistenza è la conseguenza della conoscenza, dell'essere "suo servo" in "ascolto".
Il servo in ascolto: ascolta per fare la volontà del suo Signore, ma soprattutto l'ascolto è lo spazio della conoscenza del suo Signore. Nell'ascoltare Eli comprende che il Signore chiamava Samuele; nell'ascolto, Samuele, riconosce una presenza, riconosce che il Signore è con Lui.

martedì 9 gennaio 2018

1 Samuele 1,9-20 e Marco 1,21-28
Poi fece questo voto ...

La preghiera di Anna davanti al Signore (Yhwh) è una dolce espressine di umiltà: "sono la tua schiava, non dimenticarti della mia afflizione". Anna non chiede semplicemente un figlio, ma chiede a Dio tutto ciò che il figlio rappresenta: il senso e il compimento della sua esistenza. Anna affida al Signore la piena, la realizzazione della sua vita. Anna non vuole continuare a essere una donna infelice, per cui si appella alla misericordia di Dio, perché nella fede, ella sa, che Dio opera la salvezza, di questo ne è certa!
La nostra vita, spesso, è il luogo di tante difficoltà, di tanti dubbi e afflizioni, ma proprio per questo la preghiera fatta con umiltà e non pretesa, pone Dio nella condizione di donare pace e di rivelarsi come misericordia: amore che corrisponde. Non si tratta di ottenere ciò che si desidera, ma la preghiera diviene lo spazio della consolazione di Dio, lo spazio in cui l'amore si genera e sostiene nella fede.
Nel Vangelo, Marco ci racconta cosa accadde a Cafarnao, nella Sinagoga: Gesù offre un insegnamento nuovo e ne mostra la potenza. L'evangelista Giovanni ci riferirà che - in quella stessa Sinagoga - Gesù spiega come la potenza del suo insegnamento diviene pane, cibo per la vita del discepolo, per essere "comunione", consolazione è soprattutto pienezza di vita.

lunedì 8 gennaio 2018

1 Samuele 1,1-8 e Marco 1,14-20
C'è una malattia gravissima nella nostra quotidianità!

Iniziamo il cammino "ordinario" di questo nuovo anno. La prima Lettura ci narra le vicende della vita "normale" di Elcaná e delle sue due mogli. Una narrazione che ci riporta alla quotidianità, con tutto ciò che la caratterizza: dalle esperienze religiose alle fatiche dovute a ostilità e gelosie. Ma la vita quotidiana non esclude l'agire di Dio. La sua volontà si rende attiva ed evidente unitamente alla libertà e alla volontà dell'uomo. Non c'è opposizione tra due volontà, quando si persegue la verità  è il desiderio di felicità.
Il Vangelo, anche questo ci narra la quotidianità, che non viene stravolta dalla presenza di Gesù, ma viene arricchita da una domanda del Signore: "Seguimi"!
Più che domanda, l'espressione è un imperativo interrogativo. Gesù si presenta con tutta la forza e l'urgenza del seguirlo. Non è possibile pensare di seguirlo tenendo i piedi in due staffe, o cercando una personale realizzazione parallela o alternativa all'incontro con lui. Chi ha dato ascolto alla chiamata (Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni), subito lo seguirono! Ma cosa li ha convinti a seguire Gesù? Forse l'amicizia, forse l'entusiasmo per un giovane rabbi? Credo, semplicemente il desiderio di CONVERSIONE.
Conversione come apertura a ciò che rinnova la vita; conversione come cambiamento; conversione come ascolto della Parola; conversione come contagio dalla malattia del regno dei cieli.

domenica 7 gennaio 2018

Isaia 55,1-11 / Salmo da Is 12 / 1 Giovanni 5,1-9 / Marco 1,7-11
Festa del Battesimo del Signore
Immersione profonda ...

Battesimo: potrebbe essere come "Immergersi nelle acque profonde" dove viene meno anche la luce del sole, dove il mondo marino assume tutta la sua preponderanza, credo che come minimo susciti un senso di timore è anche di paura.
Timore come reazione per ciò che non conosci; paura come conseguenza del tuo stesso limite e incapacità di disporre di ciò in cui sei immerso.
Vivere il nostro battesimo come una immersione nel mare, come una immersione profonda, credo ci manchi a tutti, ma forse esprime ciò che Giovanni il Battezzatore intendeva nel dire: " Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo".
(...) Nel Battesimo di Gesù ci viene rivelata la novità del nostro battesimo: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento".
Il battesimo allora è immersione profonda nel mistero stesso di Dio, immersione nello Spirito Santo.
(...) Come abbiamo travisato il nostro battesimo ... Abbiamo sempre creduto una cosa, ci hanno insegnato degli orpelli, ma nessuno ce lo ha mai illustrato come immersine profonda nello spirito Santo: amore del Padre e suo compiacimento verso ciascun figlio.
Pensiamo un attimo: "Io che non l'ho ascoltato se non con distrazione la sua Parola; io che me ne sono andato sbattendo più volte la porta; io che l'ho anche tradito la sua fiducia ... Ebbene in quella "immersine profonda" sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta che sono io? Eppure è così, è Parola di Dio, rivelativa del suo cuore segreto. Ed è una parola detta per sempre.
(...) La conseguenza del battesimo è solamente è necessariamente una vita Santa. Essere immersi nello spirito Santo, ci rende capaci di una vita Santa; e di scegliere il criterio della Santità come condizione di esistenza.
Ci sono tanti giovani Santi che ci confermano la possibilità e la gioia di essere Santi: Alberto Marvelli; Chiara Luce Badano; Pier Giorgio Frassati; Chiara e Francesco d'Assisi; Mighel Pro; Gemma Galgani; Rolando Rivi ecc...
Vivere da Santi! Cioè facendo a volontà di Dio; cioè cercando nel quotidiano di essere discepoli del Signore, con amore e fedeltà a Lui. Essere santi è fare con passione la volontà di Dio ...
... Non è impossibile, è condizione di riuscita della vita secondo il Vangelo!
Che bello pensare al nostro fonte battesimale come sorgente della santità in questa comunità parrocchiale di ....

sabato 6 gennaio 2018

Isaia 60,1-16 / Salmo 71 / Efesini 3,2-6 / Matteo 2,1-12
Solennità dell'Epifania
Come vivere la manifestazione del Signore?


Vorrei che oggi le Parole della Liturgia non fossero il copione di una sacra rappresentazione ma che risuonassero con la potenza della voce di Dio e fossero le voce della sua manifestazione.
La prima lettura è una profezia di Isaia che dice che a un dato momento "il Dio con noi" si rende visibile, e diviene luce nella tenebra, una luce così brillante che tutti i popoli cammineranno alla Sua luce.
Sarebbe bello che oggi nelle nostre famiglie volessimo metterci anche noi alla Sua luce, per godere almeno per un momento del suo splendore: ciò significa rinunciare per un momento a noi stessi, alle nostre pretese, ai nostri pregiudizi, alle nostre durezze. Rinunciare ai nostri piccoli conflitti, imparare la pazienza di volersi bene perché siamo tutti dei poveretti. Riconoscere che la tenebra è la mia durezza e rigidità; la tenebra è quando non sono disposto a rinunciare alle mie pretese.
È possibile un minuto soltanto mettere da parte il peggio di noi, per lasciare che la luce ci illumini nel cammino che porta a Lui? Che soddisfazione vedere che la comunione, la pace, la gioia sono a portata di mano, ogni volta che sono disposto a rimettere tutto in gioco; ogni volta che rinuncio alle chiusure verso gli altri e imparo a rieducare me stesso.
La seconda lettura ci ricorda una cosa che forse non abbiamo ben capita: "a tutti noi, battezzati e popolo di Dio è affidato il mostro della grazia, cioè la rivelazione di Dio."
La forza delle profezie, la verità del Vangelo, la grazia dei sacramenti ... Tutto ciò che riguarda il mistero di Dio oggi ci è affidato e si rivela attraverso la nostra esperienza e vita quotidiana.
Credo proprio che oggi dobbiamo passare dalle immagini alla concretezza, noi siamo fatti per essere sua manifestazione.
Il Vangelo ci mostra "I Magi", essi hanno seguito la Sua stella. I Magi hanno scrutato le scritture; i Magi sono venuti qui per adorarlo ... Ma i Magi son pure ripartiti per i loro paesi, cioè hanno ripreso un cammino a partire da quel bambino, da quell'adorazione.
Forse ci manca questo in famiglia ... Non riusciamo a pensare la nostra famiglia come luogo e spazio in cui abita il mistero. Forse l'abbiamo troppo avvilita con la nostra mediocrità, svuotata del mistero di essere un segno sacro; troppe volte ci siamo scontrati senza poi chiedere il perdono reciproco.
Ecco che Epifania del Signore Significa riprendere il cammino, come i Magi, perché anche io come loro ho adorato il bambino, ho visto, ho creduto, ho amato, ho condiviso con il Signore la scoperta di Dio attraverso quella "Santa famiglia" ... Immagine ora riflessa della mia famiglia. Ho imparato a vedere nella umanità di chi ho attorno la stessa umanità del Signore Gesù ... 
Se adoro la sua, umanità, devo adorare anche quella di mio padre, di mia madre, di mio figlio e mia figlia, di mio marito e di mia moglie. In questo modo scoprirò che nelle relazioni umane si tocca il mistero dell'incarnazione del Verbo.

venerdì 5 gennaio 2018

1 Giovanni 3,11-21 e Giovanni 1,43-51
Non sono figlio unico ...

"... quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli!" Questa espressione della 1 Giovanni è particolare, vuole dire che come Gesù è morto per noi? Così anche noi dobbiamo morire per i nostri fratelli? Oppure significa che in conseguenza della fede, dobbiamo donarci, consumarci per i nostri fratelli?
"Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità." Questa espressione successiva mi sembra appropriata per comprendere in modo corretto. "Dare la vita", "donare la vita" è da comprendersi come: fino anche a permettere la vita del mio fratello. Non lasciarlo morire nel mio orgoglio, bella mia rigidità e nella mia presunzione di giustizia. Quando nella mia vita nego la vita dell'altro, quando gli dico "non ho bisogno di te", oppure "non ho bisogno che ti ci sia", in quell'istante tolgo la vita al mio fratello. "La verità dei fatti" invece è quella di riconoscere, anche nella fatica delle relazioni, il dono che è il mio fratello, sempre. Quel dono (il fratello) va amato con i fatti e nella verità: come Gesù ha amato dando la vita ai fratelli: Lui ci ha dato realmente vita!
Non chiudiamo il nostro cuore, evitiamo di sottrarci all'amore di Dio per noi!

giovedì 4 gennaio 2018

1 Giovanni 3,7-10 e Giovanni 1,35-32
In noi dimora un germe divino ...

1 Giovanni distingue nettamente tra i figli del diavolo e i figli di Dio: "chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello".
Praticare la giustizia significa compiere le stesse opere di Giustizia del Signore: "Chi pratica la giustizia è giusto com'egli [Gesù] è giusto".
Da queste poche parole si comprende la necessità di una famigliarità intensa, profonda e continua con il Signore. Ciò che viene narrato nel Vangelo è l'avvenimento che inaugura questa famigliarità. La nostra esperienza di fede non può limitarsi a un atto di ragionevolezza, e neppure alla celebrazione della liturgia; queste sono espressioni seconde del dimorare presso il Signore. La nostra fede si genera nello stare con Lui. Stare con lui implica una condizione della realtà: significa tempo dedicato a Lui (compagnia); significa conoscenza della sua Parola (lettura); significa ascolto della sua Persona (meditare e gustare); significa cambiamento (la mia vita per Lui).
Spesso confondiamo il dimorare presso Lui con l'essere a conoscenza conoscenza di Lui ...

mercoledì 3 gennaio 2018

1 Giovanni 2,29-3,6 e Giovanni 1,29-34
Ecco l'agnello di Dio


Se ieri con le "Letture" abbiamo riflettuto sull'Anticristo, oggi la testimonianza di 1 Giovanni e del Battista ci introducono nella conoscenza/manifestazione di Cristo. In 1 Giovanni ci viene detto che "lui si manifestò per togliere il peccato"; è questa la causa dell'incarnazione mostrare nella sua Umanità Santa, la nostra condizione di figli  di Dio, e lo siamo realmente in forza del suo grande amore. Un amore che è capace di togliere il peccato del mondo, ciò significa: fare della propria Umanità Santa il dono, il sacrificio, che immerge nello Spirito Santo, che fa nuove tutte le cose. È questa la prospettiva che accompagna la vita di chi crede e di chi lo ha "conosciuto". Cosa significa rende nuove tutte le cose attraverso un cammino di compimento nel tempo e nella storia? Significa vivere giorno dopo giorno con la certa manifestazione del Figlio di Dio. Anche dentro le più intricate vicende umane, nelle desolazione e nelle angosce, è Gesù, il figlio di Dio che si accompagna nel cammino, "è Lui il per sempre!".

martedì 2 gennaio 2018

1 Giovanni 2,22-28 e Giovanni 1,19-28
Chi è l'anti-Cristo?

"Figlioli, chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio." La negazione dell'uomo, della sua dignità rivela il vero volto dell'anticristo. Nelle vicende umane degli ultimi secoli, ogni volta che si è scarnificato l'uomo rispetto a una ideologia, si è manifestata la negazione di Dio. Oggi, questa negazione non passa attraverso una ideologia sociale o politica, ma attraverso la soggettivazione della coscienza: ogni uomo è fautore della propria etica, della propria "Legge" e della propria morale. L'uomo non si pone davanti all'albero della conoscenza del bene e del male, interrogando se stesso di fronte alla rivelazione di Dio o meglio di fronte al mistero, ma ricercando nella propria coscienza interiore il lume della verità oggettiva: si auto fonda per assumere come criterio ciò che essa stessa idealizza in base alla soggettività del momento, più o meno condizionata dalla realtà circostante. Oggi l'uomo moderno pretende di assumere come criterio e assoluto sé stesso la risposta al "chi sei tu" e al "cosa di dici di te stesso". La risposta è la negazione di essere uomo, per assumere ancora una volta il concetto di essere Dio, essere in se stesso il tutto universale. L'anticristo è la negazione della nostra relazione attraverso il Figlio (Cristo), con Padre (Dio). L'anticristo è una sorta di schizofrenia antropologica, negazione e contemporaneamente esaltazione di sé stessi.

lunedì 1 gennaio 2018

Numeri 6,22-27 / Salmo 66 / Galati 2,16-21 / Luca 2,16-21
Maria Madre di Dio
La paura di dover cambiare ...

(...) Il messaggio del Papa per la 51^ giornata mondiale della pace mette in evidenza (...) un mondo lacerato da guerre regionali; esaltazioni e atti di forza; da interessi di parte e di lobby economiche; in un mondo in cui 250 milioni sono i migranti, di cui 22 milioni sono i profughi; dove la speranza per una vita migliore spinge a lasciare la terra per raggiungere un luogo a cui affidare il futuro, a costo della stessa vita. (...) Resta solo una domanda: "Perché?"
Solo la paura ci blocca di fronte a un mondo che soffre e che spera.
La paura di perdere i nostri privilegi e i nostri diritti ... La paura di perdere identità ... E per noi cristiani, la paura legata all'integralismo e alla impossibile integrazione del diverso, dell'altro ...
Occorre non solo fare chiarezza! La dottrina sociale della Chiesa ci aiuta a farla in un modo esemplare attraverso il principio di "Bene Comune", che se applicato e vissuto in tutto, garantisce ogni uomo, a partire da noi stessi fino all'ultimo profugo e disperato di questa terra.
Dobbiamo lasciare che la storia della salvezza vibri nella nostra vita e nella nostra carne. E si diffonda il suono dela Pace.
C'è un luogo sulla terra che è da sempre il segno della Pace fra gli uomini e del riscatto da ogni male che Dio realizza nel donarci suo Figlio: è Gerusalemme!
La città Santa, la città di Dio; immagine sulla terra della Nuova Gerusalemme del cielo, dove trova realizzazione ogni anelito di pace. (...)
Gerusalemme è capitale, si ma della salvezza per tutti i popoli. Gerusalemme è la città che ha visto scendere le lacrime dal volto del Signore. È la città in cui la pienezza del tempo - citata dalla Lettera ai Galati - trova la sua piena realizzazione nella passione, morte e risurrezione di Cristo. Gerusalemme è immagine della Misericordia di Dio per tutti gli uomini e per tutti i secoli. Gerusalemme è città Santa, non è città di qualcuno in particolare. (...)
Oggi un cristiano deve ripetere le stesse parole che Dio affidò agli angeli per i pastori di Betlemme: "Vi annuncio una grande gioia ... questo è il segno, troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia" a questo fa seguito l'annuncio di pace: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". (...)
A te Maria Madre di Dio chiediamo l'aiuto che i figli chiedono alla Madre. Abbiamo bisogno di imparare a tenere "largo il cuore" della nostra vita, perché ogni volta che si chiude, la nostra vita diventa dura e sterile, incapace di accogliere, incapace di costudire, incapace di integrare ... incapace di amare. Tu che sei Madre dell'Amore di Dio per noi, sei Madre di Gesù Figlio unigenito del Padre, metti in noi il desiderio dello stesso Amore di cui tu sei la Madre, e che ti ha affascinato fin dalla tua giovinezza.

Buon Nuovo Anno!