domenica 31 dicembre 2017

Genesi 15,1-6; 21,1-3 / Salmo 104 / Ebrei 11,8.11-12.17-19 / Luca 2,22-40
Santa Famiglia di Nazareth
Una famiglia ... cristiana

La famiglia dei cristiani è il luogo privilegiato della benedizione di Dio, questo non dobbiamo mai dimenticarlo. La famiglia è per sua natura segno efficace di un dono di Dio: la fecondità e sacralità dell'amore e della vita umana.
È straordinario pensare come tale grazia sia affidata è custodita in tanta fragilità. Non esiste una motivazione precisa di questa situazione! Semplicemente la grazia è data in forza dell'essere famiglia; ma proprio la famiglia che è soggetta alla realtà del tempo, alla fragilità e alla corruzione del peccato.
Una famiglia in quanto Cristiana si recupera alla grazia in forza dell'essere cristiana.
Papa Francesco ci può aiutare a mettere alcuni punti fermi:
COSA E’ UNA FAMIGLIA CRISTIANA?
La famiglia è più di ogni altro il luogo in cui, vivendo insieme nella quotidianità, si sperimentano i limiti propri e altrui, i piccoli e grandi problemi della coesistenza, dell’andare d’accordo.
LA FAMIGLIA CRISTIANA LO E’ NONOSTANTE LE IMPERFEZIONI
Non esiste la famiglia perfetta, ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva. Per questo la famiglia in cui, con i propri limiti e peccati, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono.
NELLA FAMIGLIA CRISTIANA SI IMPARA …
Il perdono, che è una dinamica di comunicazione, una comunicazione che si logora, che si spezza e che, attraverso il pentimento espresso e accolto, si può riannodare e far crescere. Un bambino che in famiglia impara ad ascoltare gli altri, a parlare in modo rispettoso, esprimendo il proprio punto di vista senza negare quello altrui, sarà nella società un costruttore di dialogo e di riconciliazione.

sabato 30 dicembre 2017

1 Giovanni 2,12-17 e Luca 2,36-40
Il "mondo" passa con la sua concupiscenza.


Che cosa è la concupiscenza? 
In poche parole direi che la concupiscenza è il desiderio, la brama elevata a struttura che determina le scelte e le inclinazioni rispetto al raggiungimento di un piacere derivato dalla sensualità, dai beni materiali, o anche da una condizione morale.
Il mondo con la sua concupiscenza non è la creazione, ma la struttura di desiderio che è originata nel mondo creato e si pone in alternativa al Regno dei Cieli.
Del desiderio del mondo, Giovanni, intuisce che si consuma in se stesso; invece il Regno dei Cieli, che si origina nella volontà di Dio, la quale dura in eterno.
Giovanni si preoccupa dei suoi figli, di coloro che sono giunti alla fede per la sua testimonianza e la Parola che lui ha annunciato.
A i giovani come agli adulti, suggerisce di custodire il legame con Gesù per non soccombere al maligno.
Cosa significa per me custodire il legame con Gesù?
Cosa vuole dire per me purificare il desiderio e gestire la concupiscenza del mondo?

venerdì 29 dicembre 2017

1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35
Rivelazione permanente e progressiva


"Le tenebre hanno accecato i nostri occhi?" Ho trasformato in domanda la parte conclusiva della prima mietitura di oggi, perché in questo modo è certamente più incisiva rispetto alla vita di ciascuno, aiutandoci a prendere coscienza delle nostre durezze. Esistono infatti situazioni in cui ci illudiamo di essere nella luce, ovvero ci atteggiamo e asseriamo di essere nella luce di Cristo, ma nello stesso tempo non vogliamo risolvere "il non amore" che rappresenta quella tenebra che non ci da gustare fino in fondo la rivelazione del Signore.
È questa la nostra infelicità vivere in noi la contraddizione del non amare. San Giovanni non ha dubbi al riguardo: l'amore ai fratelli è condizione essenziale della conoscenza/rivelazione del Signore Gesù.
Oggi per sciogliere il nodo del "non amore" mi metto di fronte a Gesù crocifisso ... chiedendo la grazia di essere guarito nel mio orgoglio e nella mia presunzione di essere giusto e nella verità.

giovedì 28 dicembre 2017

1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 2,13-18
La strage degli innocenti ...


L'uccisione dei bambini di Betlemme ai tempi della nascita di Gesù getta un velo di crudeltà umana sul natale del Signore.
Ma la strage degli innocenti di allora, si prolunga nel tempo, fino ai giorni nostri ...
La strage degli innocenti continua nel mare che separa la costa dell'Africa dalla Sicilia. La strage degli innocente continua nei percorsi che attraverso il deserto portano migliaia di uomini donne e bambini, in Libia, dove li attendono carceri, campi profughi e scafisti ...
La strage degli innocenti continua nei sentieri di montagna che dall'Oriente si insinuano nelle montagne della Turchia, dove solo i più forti arrivano a "destinazione".
La strage degli innocenti continua nelle vite spezzate di migliaia di bambini concepiti per immaturità umana e degrado esistenziale ma poi scartati per la mancanza della cultura della vita. La strage continua nell'uccisione dei "figli di Dio" da parte di un mondo incapace di accogliere ...
«Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».

mercoledì 27 dicembre 2017

1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8
Trilogia dell'amore


La prima conclusione del Vangelo di Giovanni (il capitolo 20) quella più antica, ci propone tre modi di amare Gesù, Maria Maddalena colei che ha pianto, bagnato con le lacrime, profumato e asciugato i piedi del Signore; Pietro che sempre ha difeso Gesù anche da se stesso; Giovanni che ha scrutato e custodito con amorevole affetto ogni momento della vita del Signore. Sono questi i testimoni credibili della Risurrezione. Quel mattino del giorno dopo la Pasqua essi corrono al sepolcro per vedere non la semplice realtà della tomba vuota, ma vedono con amore i segni che Gesù risorto ha lasciato loro: le bende (i teli) posti là come svuotati del loro prezioso contenuto (il corpo di Gesù) e il sudario piegato con cura in un luogo a parte; una rassicurante conferma che colui che è risorto si comunica con un gesto di attenzione e cura. I gesti, i segni di Gesù sono come autografi, sono la sua firma: come a Cana dopo aver cambiato l'acqua in vino, Gesù segue il destino di quelle anfore: "portatene al maestro di tavola"; come la figlia di Giairo: la prese per mano ...; come alla moltiplicazione dei pani: ordinò di raccogliere i pezzi avanzati in delle ceste ... Gesù lascia nei segni una traccia di amorevole cura e attenzione all'uomo. Anche in questa pagina di Vangelo, conclusiva di Giovanni, egli si prende cura con amore dei suoi discepoli, perché nell'amore di lui possano testimoniare che lui è vivo, è risorto.

martedì 26 dicembre 2017

Atti 6,8-10.7,54-59 e Matteo 10,17-22
Festa di Santo Stefano primo martire
Fissando lo sguardo al cielo ...

Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, «non c’è posto nell’alloggio» (Lc 2,7). Questa frase del Mesaggio di Natale 2017 (urbi et orbi) di papà Francesco è il miglior commento per questo giorno dopo il Natale, per la festa di Santo Stefano protomartire. Occorre non disperdere il senso del Natale nella "smobilitazione" umana, sentimentale e psicologica che sembra essere  la condizione di normalità a seguito di un evento consumato. Il Natale non si consuma il Natale si celebra, e dalla celebrazione scaturisce la comprensione nuova della realtà: uno sguardo disincantato rispetto al modello culturale e di sviluppo che determina l'attuale degrado sociale. Il nostro sguardo allora non può che essere rivolto al cielo nel tentativo estremo di contemplare Gesù. Quel Gesù bambino che potremmo anche vedere coronato di spine; un bambino che si carica delle spine del nostro vecchio mondo. Il Natale non toglie l'impegno e la fatica di essere dei testimoni di Gesù.

lunedì 25 dicembre 2017

Isaia 9,1-6 / Salmo 95 / Tito 2,11-14 / Luca 2,1-14
NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA SANTA NOTTE

Da quattro settimane uno sparuto gruppo di cristiani, giorno per giorno si è messo in cammino per prepararsi a celebrare il Natale di Dio, così come già da circa 1800 anni la Chiesa Cattolica sta proponendo, insegnando e facendo.
Per noi sembra ovvio, festeggiare il Natale, sembra quasi normale ... Così normale che il Natale si festeggia anche senza Gesù - direbbe Papa Francesco -
Che cosa abbiamo dimenticato?  Che cosa occorre ricordare? Parole come queste ci possono aiutare a non perdere la memoria!
In questa notte splendida di luce e di chiaror
il nostro cuore trepida: è nato il Salvator!
Un bimbo piccolissimo le porte ci aprirà
del cielo dell’Altissimo nella Sua Verità. 

Svegliatevi dal sonno, correte coi pastor:
è notte di miracoli di grazia e di stupor!
Asciuga le tue lacrime, non piangere perché
Gesù nostro carissimo è nato anche per te. 

In questa notte limpida di gloria e di splendor
il nostro cuore trepida: è nato il Salvator!
Gesù nostro carissimo le porte ci aprirà,
il Figlio dell’Altissimo con noi sempre sarà!
Abbiamo dimenticato che il Natale è "il fatto che accadde a Betlemme di Giudea", quando Giuseppe e la sua sposa Maria vi salirono per il censimento?
È lì in quella grotta che anche oggi noi veneriamo, che nacque il Signore, in quel punto preciso della terra, quel punto che noi oggi prostrati baciamo. Perché quel punto è il luogo è il tempo in cui Dio Padre stabilisce una relazione nuova e per sempre, con gli uomini: Dio viene sulla nostra terra attraverso Gesù. Questa cosa è Vertiginosa! Non si può che restare stupefatti davanti a questo mistero. Un mistero, non una fantasia, che diventa concreto e reale mediante la nostra carne.
Una carne fatta di relazioni vive; fatta di amici; fatta di famiglia; fatta di parrocchia; fatta di Chiesa; è fatta di desiderio; fatta di lavoro; fatta di fatica;  fatta di impegno ... Gesù diventando bambino fa' della nostra carne un mistero. È per questo che non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo avvilire tutto ciò che è capace di rivelare la nostra carne umana.
Mi auguro, che accogliere Gesù in questa Notte Santa, sia per molti l'occasione per stringersi in un'abbraccio di vera pace, abbattendo i muri di separazione; che si è disposti a rinunciare all'orgoglio e alle nostre piccole vendette e pretese. 
Mi auguro che le nostre famiglie, siano luogo che accoglie, andando oltre le fragilità, anzi riconoscendo le fragilità e il peccato che vi si annidano, per cambiare, e così accogliere quella famiglia di Nazaret che deve trovare  Betlemme, la sua grotta la sua casa ... In noi.
Il Natale sia in famiglia, sia l'occasione di capire che è importante CELEBRARE il Natale perché significa renderlo attuale oggi nella nostra storia e nella nostra vita. Significa fare un atto di fede che ha il sapore dell'amore, della pace della verità di noi stessi, perché sia gli angeli del cielo, sia gli uomini sulla terra possano cantare ... "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini, che egli ama".

domenica 24 dicembre 2017

2 Samuele 7,1-16 / Salmo 88 / Romani 16,25-27 / Luca 1,26-38
L'angelo fu mandato in Galilea ... Oggi è mandato a me!

Quarta domenica di avvento. La parola che caratterizza questa quarta domenica e questa settimana - ultima di avvento che però non c'è, perché già stanotte sarà Natale -è "accogli". Questa situazione particolare pone una urgenza inaudita: non c'è tempo per indugi e tentennamenti: "ora, accogli".
Questo accogli pone immediatamente una domanda: "cosa accogliere?" 
La risposta più banale sarebbe il Signore che nasce! Ma questa sarebbe solo una risposta banale ... Oggi si accoglie ciò che abbiamo vissuto in questo tempo di avvento, e in particolare di avvento in famiglia: "Sveglia, cammina, cerca ... ora accogli".
(...) In realtà corro il rischio, di non accogliere proprio nessuno ... E di lamentarmi solo della celebrazione del Natale perché è lunga e tradizionale, e perché sono dovuto andare a messa sia la domenica che il lunedì, e sarà un accogli ma senza coinvolgimento o sentimento ... Ma il Natale non è sentimento o coinvolgimento emotivo.
Il Natale è "accogliere" come fa', vive e insegna Maria.
Il brano del Vangelo di Luca, L'annunciazione si potrebbe trasformare in "l'accogli di Maria". Come dice l'inno del vespro del tempo di avvento"Accogli nel tuo grembo o Vergine Maria il Verbo di Dio Padre"
Per essere cristiani oggi, non abbiamo altra possibilità; di fronte alla scristianizzazione della nostra cultura occidentale; di fronte al progressivo paganesimo di ritorno dei battezzati; di fronte all'indifferenza rispetto il mistero; Dio manda l'angelo Gabriele a riproporre a ciascuno la stessa promessa fatta a Maria "il Signore è con te ..." 
Accogliere significa: "il Signore è con te!"
Se per Maria, accogliere e vivere "il Signore è con te!" ha significato lasciare che tutto di lei fosse di Dio, al punto da offrire la sua stessa carne per fare carne al mistero del Verbo incarnato; se ha significato lasciarsi fare, plasmare dalla Parola e dalle promesse fatte ai padri, che cosa significa per noi oggi accogliere "il Signore con te"?
Per me significa accettare che la vita sia essere accanto a lui sulla croce; accogliere le prove del presente, la fragilità le lotte e le ingiustizie subite e sentirle come le spine della sua corona, quelle spine che lui ha portato per tutti ma anche ore me.
Accogliere Lui è accogliere nel mio grembo, nella mia carne Gesù, grazie alla mia famiglia, grazie alla comunità, grazie alla Chiesa che mi porta costantemente Gesù.

sabato 23 dicembre 2017

Malachia 3,1-4.23-24 e Luca 1,57-66
O Emmanuele, Dio con noi, attesa dei popoli e loro liberatore:
vieni a salvarci con la tua presenza.

Sabato, terza settimana di avvento. "Giovanni è il suo nome" ... ovvero "Dio ha avuto misericordia". È questo il significato letterale del nome Giovanni. In tutta la discendenza di Elisabetta e Zaccaria, fino ad Aronne, nessuno ha mai portato quel nome; come a dire: "nessuno ha mai potuto sperimentare la pienezza della Misericordia di Dio.
"Che sarà mai questo bambino?" La risposta è nel suo nome: quel bambino è la misericordia di Dio, cioè la condizione che prepara la pienezza del tempo, il banchetto nuziale, la gloria (Shekinà) come presenza ...
Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito. Questo dono è preparato nell'esperienza della Misericordia, cioè di un amore che perdona, di un amore che riconcilia. Quale è la via che Dio prepara davanti a sé? Non c'è dubbio, non è una via di moralità, non una via di sapiente conoscenza, non una via di giustizia, me è una via Santa: è la strada della sua Misericordia. L'apparire della Misericordia non lascia possibilità di dubbio, è l'appello del Signore alla nostra personale conversione per amore di Lui. Ecco forse è proprio questo il nostro limite, pensare prima di tutta la conversione per amore nostro; occorre invece di purificare noi stessi, fondere noi stessi, affinare noi stessi per comprendere la nostra conversione per amore Suo.

venerdì 22 dicembre 2017

1 Samuele 1,24-28 e Luca 1,46-55
O Re delle genti e pietra angolare della Chiesa:
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.

Venerdì, terza settimana di avvento. È interessante lo sguardo di Maria sulla realtà, così come Luca c'è lo propone: è uno sguardo che coglie Dio nel suo agire per Lei e per chi lo teme (chi lo ama).
Nonostante tutte le fatiche, i limiti, le fragilità e nonostante anche tutti i progetti raggiunti, e le convinzioni che ci accompagnano, Maria ci insegna riconosce sette espressioni dell'agire di Dio:
- ha spiegato la potenza del suo braccio - nel senso che tutto è sostenuto dalla Sua volontà;
- ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore - come il vento del mattino che spazza il cielo per renderlo terso e accogliente del sole;
- ha rovesciato i potenti dai troni - per ricordare a tutti noi l'umiltà di che non vuole essere primo ma ultimo;
- ha innalzato gli umili - attirandoli a sé, collocandoli nel suo cuore;
- ha ricolmato di beni gli affamati - donandoci il pane del cielo, il pane per la nostra fame di vita eterna;
- ha rimandato i ricchi a mani vuote - disilludendoci della ricchezza; ci insegna la gratuità e la gratitudine, non il possesso e la cupidigia delle cose e delle persone;
- ha soccorso Israele, suo servo - Lui non è mai venuto meno al patto stabilito con Abramo, Isacco e Giacobbe (Israele).
Maria si sente totalmente sostenuta dalla grazia e dalla Misericordia di Dio, proprio in forza della presenza attiva del Signore. È un esercizio di Lettura della realtà che ci permette di riconoscere le sue opere anche per noi, nonostante tutto il resto ...

giovedì 21 dicembre 2017

Cantico 2,8-14 e Luca 1,39-45
O Emmanuele, nostro re e legislatore:
vieni a salvarci, Signore, nostro Dio.

Giovedì, terza settimana di avvento. "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?" Queste parole di Elisabetta - riportate dall'evangelista Luca - ci propongono immediatamente alcune idee di straordinaria bellezza:
- la contemplazione del mistero;
- i destinatari della grazia.
Benedetta Tu Maria! Occorre infatti che tutte le generazioni ti dicano beata per questa tua benedizione! La pienezza di gioia di Maria si esprime in una vita beata cioè una vita che compie la volontà di Dio. Essere benedetti non significa essere dei privilegiati rispetto agli altri, ma essere di quelli che di fronte alla Parola di Dio, alle sue Chiamate, sono disposti a dire dei Sì.
Elisabetta, viene colta da una gioia incontenibile e da una meraviglia in attesa grazie alla visita di Maria. Elisabetta riconosce in Maria un "dono" inatteso! Questa condizione suscita in lei una domanda: "perché sei venuta da me?"
Maria rappresenta la via più breve attraverso la quale Dio raggiunge Elisabetta e ciascuno di noi, in ogni tempo. Esistono molte strade, ma Maria è la scorciatoia di Dio per chiedere a ciascuno di noi di prendere tra le braccia suo Figlio Gesù. Maria lo fece da subito: nella Parola (verbo); alla nascita a Betlemme; tante volte nella sua storia di madre ... fino alla croce, quando deposto il Signore dalla croce con Pietà ne pianse il corpo straziato.

mercoledì 20 dicembre 2017

Isaia 7,10-14 e Luca 1,26-38
O Chiave di Davide, che apri le porte del Regno dei cieli:
vieni, e libera l’uomo prigioniero che giace nelle tenebre.

Mercoledì, terza settimana di avvento. Le incursioni dell'arcangelo Gabriele! L'evangelista Luca usando un genere narrativo particolarmente "popolare" condivide con i piccoli, i poveri e gli umili, una idea che suscita le vertigini del nostro spirito e della nostra ragione: ciò che è Dio, ed è di Dio nasce con tutto il suo mistero nella nostra umanità, quindi in e per ogni  uomo! È forse per questo, che molti credenti vivono il Natale del Signore come una "quasi favola" senza prendere coscienza di un mistero divino che esiste attraverso la nostra umanità. A Maria, l'arcangelo Gabriele, non dice solo parole, ma rende efficace nel tempo e nella storia "la potenza dell'Altissimo; il mistero che la avvolge, la copre!" In verità Maria risponde con un SÌ che non è solo libertà di scelta o disponibilità, ma è il SÌ di un desiderio immenso di essere parte del mistero stesso del creatore, essere partecipe alla salvezza di tutto. La nostra umanità, non solo è Salvata dal Verbo di Dio, ma dalla creazione in poi, attende in ogni esistenza e in ogni tempo che il mistero del Verbo Incarnato si rinnovi e la chiami a farne parte.

martedì 19 dicembre 2017

Giudici13,2-7.24-25a e Luca 1,5-25
O Radice di Iesse, che t’innalzi come segno per i popoli:
vieni a liberarci, non tardare.

Martedì, terza settimana di avvento. "Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio".
L'evangelista Luca in queste parole rompe ogni indugio e titubanza; ciò che accade non è un avvenimento straordinario non identificabile. Ciò che accade è volontà di Dio, è la sua libertà, è la concretezza del suo "mistero".
Come siamo "sciocchi" - noi Cristiani - quando dubitiamo che anche oggi nella nostra storia, nella nostra vita, Dio opera e rende concreta la Salvezza donata nel suo Figlio.
Così come per  Anna, madre di Sansone (Prima Lettura); come pure per Zaccaria ed Elisabetta (Vangelo); anche per noi, è la nostra vita che diviene capace del mistero di Dio. Dio agisce la salvezza, a partire dall'esperienza stessa dell'uomo. Ma a questo corrisponde una predisposizione, non si tratta di una Salvezza calata dall'alto. È la nostra possibilità di amare (ben oltre il sentimento) che tradisce la nostra correlazione all'amore che salva.
Zaccaria è una bella immagine di un Cristiano "muto", di un cristiano che ha paura di amare Dio e di corrispondere al suo amore.
Oggi mi astengo da "ciò che rende impuro il mio amare", cercherò di essere fedele all'amore che salva.

lunedì 18 dicembre 2017

Geremia 23,5-8 e Matteo 1,18-24
O Signore, guida della casa d'Israele, che hai dato la Legge a Mosè sul monte Sinai: vieni a liberarci con braccio potente. (Antifona maggiore)

Lunedì, terza settimana di avvento. Il sonno di Giuseppe è uno spazio di libertà. Nel sonno, e attraverso il sogno, Giuseppe si ritrova nella proposta di Dio, quella stessa proposta/rivelazione fatta ad Abramo, Isacco e Giacobbe. Infatti è dal sonno che Giuseppe recupera la forza, la possibilità e la volontà di compiere la volontà di Dio fino in fondo. Nel sonno Giuseppe è introdotto nell'ascolto delle parole del Profeta, ma nel sonno è la sua stessa vita che ricompone ciò che è accaduto: la vicenda di Maria; l'obbedienza alle leggi e precetti; il desiderio messianico, tutto questo, attraverso il sonno, viene assunto liberamente da Giuseppe come condizione della sua vita. E Giuseppe, "quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa". Quando la realtà ci spaventa, quando la vita ci sembra più pesante delle nostre possibilità, allora è il momento di vivere l'esperienza del sonno come affidamento alla "grazia di Dio"; e del Sogno come "ascolto di una parola irrevocabile". Solo in questo modo mi sentirò libero ma compreso nella grazia che salva.

domenica 17 dicembre 2017

Isaia 61,1-2.10-11 / Salmo Lc 1 / 1 Tessalonicesi 5,16-24 / Giovanni 1,6-8.19-28
Il CRISTO MAGNETICO

Terza domenica di Avvento, oggi la nostra candela ci dà questa indicazione: dopo la sveglia (prima domenica); dopo il mettersi in cammino (seconda domenica) ora è il "cerca"! È il tempo di cercare, e come immagine ci consegna una bussola.
Non è un cercare a caso, è un cercare orientato! Per chi non lo sapesse, la bussola ha un  ago magnetico orientato sempre verso il nord ... La stella polare ...
In questa terza domenica di avvento, più che mai dobbiamo comprende dove viene attratto l'ago della bussola, dove ci orienta ...
Il Vangelo ci mostra come questo cercare il Cristo, il Messia, il Profeta, cercare Elia ... è un cercare di molti ... Giovanni Battista, risponde con determinazione: "io non lo sono" ma ugualmente con altrettanta precisione risponde: "In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo". 
Giovanni ci introduce in un cercare una presenza, cercare la sua presenza in mezzo a noi. È proprio questa provocazione di Giovanni che deve scuotere la nostra apatia di cercatori di Dio.
Siamo forse troppo distratti dal seguire una chiara indicazione per un NORD Magnetico che mi mostra il Signore
Esiste un NORD che fa per me è che è fonte della gioia, come quella gioia propria di chi trova ciò che è più prezioso? 
Ora è tempo di passare dal cercare al riconoscere. Dal cercare al trovare! Vivo tantissime esperienze che mi indicano un Nord ... E tanti di noi sono impegnati al massimo in questa ricerca. Ma ora occorre riconoscere che esiste un NORD SPECIALE ed è il NORD che indica l'essere intorno a questo altare. La vera gioia è essere con Gesù, non solo averlo cercato, e ora, è averlo trovato, averlo ascoltato, mangiato, pregato, agito ... Allora ecco la nostra Domenica è il nostro Nord magnetico, il nostro Signore che viene!
È il signore verrà propio in una domenica cristiana e sarà tale se sarà una domenica con la Messa, dove Gesù vuole essere cercato nelle sue parole, gustato nel suo corpo (pane e vino); trovato nella nostra comunità, che ha bisogno di essere amata ... La mia comunità la mia famiglia, i miei amici ... Quando scopriremo che la bussola migliore di tutte è la nostra "comunità a Messa",  conosceremo sempre come orientarci al Cristo Magnetico.

sabato 16 dicembre 2017

Siracide 48,1-11 e Matteo 17,10-13
Un venire che è un ... divenire ...

Sabato, seconda settimana di avvento; inizio della novena del Santo Natale. Non sono preso da un ripianto di tradizionalismo, ma semplicemente sto cercando di indurvi a scandire il tempo dell'avvento del Signore come un venire progressivo, giorno per giorno, nel divenire quotidiano della vita.
La domanda che i discepoli fanno a Gesù è l'estremo tentativo da parte loro per capire cosa stava avvenendo, nel divenire della loro vita. Il Profeta Elia, di cui la tradizione ebraica narrava la sua ascensione al cielo, in un carro di fuoco, era entrato nelle tradizioni escatologiche come colui che, tornando, avrebbe inaugurato i tempi messianici. È in questa prospettiva che i discepoli comprendono che Giovanni Battista rappresenta il compimento di quella attesa. Noi, alle soglie del Natale non possiamo stare in una fabulosa illusione di una nuova nascita del Signore! Nella celebrazione del suo Natale, aspiriamo alla nascita nuova di tutto ciò che è di Dio e che gli appartiene. La venuta messianica inaugura nel tempo la salvezza realizzata nella passione, morte e risurrezione di Gesù. Se questa consapevolezza per noi non ha nessun sapore ... Ben poco serve mangiare il panettone, avrebbe solo il sapore del "natale commerciale" (cfr. Cardinale Giacomo Biffi).
Oggi imparo a fare mio lo scandire del tempo, come occasione per gustare il divenire del Signore.

venerdì 15 dicembre 2017

Isaia 48,17-19 e Matteo 11,16-19
A chi paragonare questa generazione?

Venerdì, seconda settimana di avvento. A cosa, o chi paragonare la nostra generazione? Quella contemporanea a Gesù viene bollata con l'immagine di chi non si lascia scalfire né dall'austerità e dal richiamo alla conversione della vita, di Giovanni Battista; ma neppure dalla compassione e vicinanza di Gesù alla nostra condizione dei peccatori.
È una generazione che non vuole mettersi in discussione, non vuole mettersi in gioco rispetto alla novità di una proposta di esistenza.
Forse le cose non sono poi così cambiate, forse resta questa inerzia rispetto alla provocazione che il Vangelo ha in sé: "preparare la via al Signore", è in sé invito alla introspezione circa le proprie scelte e in pari tempo proposta per una rinnovato "fare".
Cosa rappresenta l'elemento di svolta? Questo elemento di svolta sarebbe riconoscere l'opera di Dio come salvezza. Riconoscere il modo in cui oggi Dio mi salva.
Oggi Dio salva l'uomo, ancora, attraverso Gesù, attraverso la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione. Oggi appoggerò il mio capo sul petto di Cristo, per ascoltare "il battito del suo cuore" per me. Si tratta di darsi un tempo di intimità spirituale sotto la croce.

giovedì 14 dicembre 2017

Isaia 41,13-20 e Matteo 11,11-15
Il testimone del regno

Giovedì, seconda settimana di avvento. Il brano del Vangelo di oggi ci mette in relazione con l'esperienza di Giovanni: lui visto come ultimo dei profeti della Legge antica e primo dei profeti del Regno, vive il dramma di una doppia testimonianza, quella di esprimere l'attesa di chi ha preceduto il Cristo e di chi si mette in cammino verso il regno a partire da Cristo. Ma in entrambe le visuali, Giovanni vive un dramma: imprigionato e non riconosciuto come profeta di Isrele; schiacciato dalle reistenze che nascono verso il regno di quel messia che si vuole osteggiare e condannare a morte.
La visione che Gesù ha di lui è però chiarissima: egli è quell'Elia che deve venire per aprire il tempo nuovo, quello redento, il tempo che sta "sotto la croce". Per questo essere un testimone di Cristo va ben oltre il fare o dare una testimonianza. Giovanni è testimone perché con la sua vita dimostra la sua appartenenza a Gesù nella concretezza degli avvenimenti di cui non solo è partecipe, ma di cui è anche causa.
Con la mia vita quale appartenenza dimostro? Con le mie scelte dimostro la mia relazione con il Signore? O esprimo tiepidezza nei miei comportamenti e a fatica faccio scelte che dicono il mio essere cristiano davanti agli altri? Le scelte di un cristiano quali sono?

mercoledì 13 dicembre 2017

Isaia 40,25-31 e Matteo 11,28-30
Santa Lucia, vergine e martire
Il sostegno nella fatica!

Mercoledì, seconda settimana di avvento. "Nella fatica, riposo; nella calura, riparo; nel pianto, conforto"; con queste parole dell'inno allo Spirito Santo, il Signore impegna sé stesso ad agire nella vita dei suoi discepoli. Non può esistere esperienza di vita vissuta nella fede, esclusa dalla sua consolazione. Non si è esentati dalla fatica, dal pianto, dalla prova, ma in ogni circostanza, si è educati, per la fede che professiamo alle virtù del Signore stesso. L'umiltà e la mitezza di cuore svelano il volto profondo di Gesù; sono esse la sua stessa forza. Non vi fidate nella forza del corpo; né in quella della mente e neppure della scaltrezza della vita; la forza del Signore la sua consolazione ci rende invincibili, quando siamo deboli, o meglio, quando riconosciamo di essere deboli, quando riconosciamo di non bastare a noi stessi, allora, "Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile ...". Oggi inizio questo giorno affidandomi a lui, mettendo da parte l'orgoglio di "farmi da solo" e desiderando di fare la sua volontà, sarà questa la sua forza e consolazione: "Imparate da me ...".

martedì 12 dicembre 2017

Isaia 40,1-11 e Matteo 18,12-14
Lo smarrimento dei piccoli...

Martedì, seconda settimana di avvento. Lo smarrimento è la condizione costante della vita umana. È conduzione di chi cerca Dio ed è cercato da Dio. Lo smarrimento è conseguenza del nostro ragionare e del nostro vivere. Non esiste infatti situazione della vita che di per sé sia garanzia di verità e assoluta e risoluzione di ogni problema. Lo smarrimento è l'altra medaglia della nostra possibilità e libertà umana. Tutto questo smarrimento è in realtà ricerca di Dio.
A questa ricerca corrisponde la volontà di Dio che nessuno dei suoi piccoli vada perduto, nel senso che nulla del nostro smarrimento possa essere condizione di alienazione da Lui. Il cercarci di Dio è quindi parte e conseguenza del nostro smarrimento. All'incarnazione corrisponde Dio in ricerca di accoglienza; alla Parola del Vangelo corrisponde Dio in ricerca di ascolto; ai Sacramenti corrisponde Dio in ricerca di una vita dove dimorare; all'essere Chiesa corrisponde Dio in ricerca della gioia del suo gregge; all'essere discepolo corrisponde Dio in cerca dei suoi piccoli: non ne vuole perdere neppure uno.
Per ovviare allo smarrimento ... Lasciamoci cercare dal Signore non mettiamo sempre le nostre resistenze davanti a Lui.

lunedì 11 dicembre 2017

Isaia 35,1-10 e Luca 5,17-26
"Alzati e cammina ..."

Lunedì, seconda settimana di avvento. È bello ascoltare questa frase del Signore: "dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua"; è bello perché significa che per Gesù anche noi siamo destinatari di una possibilità, quella di riprendere il cammino.
In quella casa, forse la stessa di Simone (Pietro) a Cafarnao, noi attorno a Gesù rischiamo di essere paralizzati come gli Scribi e i Farisei. Paralizzati dai nostri giudizi, dalle nostre idee e convenzioni, impermeabili agli insegnamenti del maestro, e ormai con una fede gelida, che non si scalda con la sua Parola. Quanta durezza, quanta freddezza, quanta cecità nel loro guardare e ragionare ...
C'è una cosa strana in questa narrazione di Luca, l'uomo paralizzato non dice nulla, solo una descrizione sommaria del gesto di "prendere il lettuccio e di glorificare Dio".
Questo ci permette di "postare" noi le nostre parole. Sono io colui che si sente dire da Gesù: "Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati!" Sono io che posso rispondere al Signore!
Oggi prendo una iniziativa che è quella di chiamare il mio confessore e di fissare un tempo adeguato per confessare i miei peccati (le mie paralisi) e potermi alzare e camminare nuovamente.

domenica 10 dicembre 2017

Isaia 40,1-11 / Salmo 84 / 2 Pietro 3,8-14 / Marco 1,1-8
"Mettiti in cammino ..."

Seconda Domenica di avvento, ci concentriamo sul Vangelo, sulla conversione che rappresenta l'indicazione precisa e senza mezzi termini per raggiungere il "giardino di Dio". (leggi la storia allegata nel commento)
Giovanni Battista chiedeva un’immersione in segno di morte al passato …"di conversione", cioè cambiamento di vita, affinché i peccati fossero perdonati.
Il cambiamento di condotta di vita ottiene il condono di tutte le colpe,  quindi è un atto esteriore per indicare un profondo cambiamento interiore.
È questa proposta che continuamente, nella nostra vita, rappresenta ciò che ci fa nuovi e non ci lascia radicare nel nostro peccato, nel nostro uomo vecchio.
Convertirsi significa avere il coraggio di mettersi in cammino, dopo essersi svegliati, occorre mettersi in cammino. Occorre uscire da noi stessi e andare da Giovanni a dirgli che noi vogliamo essere immersi nel Giordano, vogliamo chiedere il perdono dei mostri peccati, perché la conversione passa da questo riconoscimento.

I peccati sono quelli che facciamo in famiglia, e che spesso non riusciamo nemmeno a riconoscere: sono i mostri egoismo, sono le nostre durezze, sono le parole che feriscono, sono muri che alziamo gli uni verso gli altri, le polemiche sterili, le pigrizie e i menefreghismi ... Sono la 'infedeltà verso Dio e la Chiesa;  sono l'aridità della vita Cristiana e l'avere relegato nel dimenticatoio gli impegni battesimali e della cresima. Sono l'esaltazione delle sensualità quando è assunta come criterio delle nostre soddisfazioni, per nutrire l'appetito dei sensi senza educarci all'amore pieno che è passione e carità insieme.
Giovanni ci immergerebbe nell'acqua del Giordano ma poi ci direbbe: figliolo, ma tu sei già stato immerso nel sangue di colui che è più forte di me, tu sei già nella possibilità di camminare nella novità di Cristo! Cosa aspetti? La mappa per trovare la strada del giardino ti è già stata data ...
Allora non resta altro che mettersi in cammino, attraversando il deserto della aridità della vita per poter giungere in quelle oasi di pace e di gioia dove dissetarci del dono che Gesù fa di sé: una di queste oasi si chiama "Domenica"! Ma è proprio in questa oasi dello Spirito che riprendo forza e il mio piccolo cuore di uomo si infiamma del fuoco di amore che è Gesù: "lui ci immergerà nello Spirito Santo e nel fuoco".

sabato 9 dicembre 2017

Isaia 30,19-26 e Matteo 9,35-10,1.6-8
«Questa è la strada, percorretela»

Sabato, prima settimana di avvento. Quante volte diciamo, o sentiamo dire: "Come posso fare la volontà di Dio?" Oppure: "Ma quale sarà poi la volontà di Dio?"
Stando in ascolto della Parola, non è poi così difficile declinare la propria vita senso la "volontà di Dio"! Isaia rivela una la necessità di aderire alla strada che è la "fedeltà a Dio" "anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione", ma sarà proprio la fedeltà alla sua alleanza, alle sue parole che permetterà di vedere il suo volto: "il tuo maestro non si terrà nascosto".
Per comprendere meglio e in dettaglio questa fedeltà ascoltiamo il maestro nelle parole del Vangelo: egli ci crede di essere operai per la messe del Signore. Essere operai significa agire in funzione della volontà di Dio (tutti, non solo preti e suore); significa esercitare la compassione, il prendersi cura delle malattie e infermità che limitano l'essere messe del Signore.
Oggi, è sabato, inizio con la preghiera. Inizio stando di fronte a Dio dicendo il mio Si, nel fare la sua volontà; cioè mi concedo uno spazio di preghiera, non di corsa, non rubato tra le altre mille priorità, ma uno spazio in cui io offro a Dio il mio esserci per lui, come lui, fedele per sempre è per me.

venerdì 8 dicembre 2017

Genesi 3,9-15.20 / Salmo 97 / Efesini 1,3-12 / Luca 1,26-38
Solennità dell'Immacolata Concezione di Maria
Cosa rappresenta Maria per Dio?

La chiesa celebra la solennità con la liturgia, e da gloria a Dio per Maria come immacolata, senza peccato ... Ma in tutto questo mi sorge una domanda: "Cosa rappresenta Maria per Dio? Al punto di essere così  importante anche per noi?
Vorrei dare questa risposta: Maria è un dono speciale di Dio a ciascun uomo.
Ecco, proprio così, Maria è un dono che Dio fa a me oggi, ma è un dono speciale ... Che mi introduce in una realtà completamente nuova, il "nuovo inizio".
Ma per rispondere a questa domanda, occorre seguire il filo conduttore della liturgia della parola di questa Solennità.
Nel racconto di Genesi, siamo messi di fronte all'esperienza del peccato, e a un frutto speciale, un dono che l'uomo fatto a immagine e somiglianza del creatore, non ha avuto la pazienza di lasciarsi donare: il frutto della conoscenza del bene e del male. Quel dono è stato sottratto all'amore di Dio per noi ... Ed ecco, che è divenuto peccato, cioè un tradimento dell'amore. Ma fintanto che non ne fossero pronti, era meglio che quel dono fosse custodito e riservato.
Mi immagino quanto desiderio buono ha suscitato in Adamo ed Eva quel frutto ... Ed è su quel desiderio che Satana pone l'inizio della caduta della nostra fragilità.
Ciò che avrebbe portato a compimento la nostra natura umana, tramite la conoscenza morale e il dono della vita di Dio, diviene condizione della nostra fragilità del nostro affrancarci da Dio, in un atto di adolescente superficialità.
(...)
Quel frutto bello alla vista è buono da mangiare è Maria.
C'è un momento in cui Maria diviene frutto della grazia, è il momento in cui dice il suo sì al Signore. Nell'istante in cui si consegna al mistero, la luce dello Spirito entra nel suo cuore, e tutto diventa fare la volontà di Dio. In quella volontà Maria ritrova sempre se stessa, e disperde ogni timore, supera la paura e viene rivestita di una veste di grazia.
Tutto ha di nuovo inizio ... con Maria ... Ma anche noi attraverso il nostro Sì diveniamo parte di quel nuovo inizio.
La nostra esistenza si riveste di grazia, di gioia vera, la gioia di appartenere a qualcuno, a Dio. Non siamo più soli e smarriti ...
Abbiamo mai provato di dire qualche Sì a Dio? Sappiamo riconoscerne le conseguenze?
Quando ho pronunciato il mio ultimo Sì a Dio? Forse mai ... O forse non ancora ...

giovedì 7 dicembre 2017

Isaia 26,1-6 e Matteo 7,21.24-27
Ascoltare ... e costruire!

Giovedì, prima settimana di avvento. Il cuore del brano di Isaia di oggi è: "Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna". Già la roccia ha in sé il carattere della durezza, della stabilità e solidità, in più il profeta trasferisce nella similitudine il concetto di eternità, cioè di realtà che non verrà mai meno, ma non solo che durerà fino alla fine tutto, ma che c'è in senso assoluto e per sempre. Per questo il profeta chiede di porre in Dio ogni fiducia: "Confidate", cioè avere piena fiducia, ma anche consegnarsi/affidarsi con fiducia. È questo ultimo senso che emerge dal Vangelo di Matteo. Gesù non chiede di adeguarci alle sue parole, a un ascolto che ci performi la mente e l'intelligenza. Gesù non si accontenta delle nostre parole che non corrispondono alla vita: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore ..."
Gesù propone la "consegna del fare". Chi vuole fare la volontà del Padre, prima di tutto si consegna al Padre per essere edificato con Cristo nella solidità della casa costruita sulla roccia. La consegna è uno degli aspetti più difficili/complessi dell'esperienza della fede.
Oggi ha chi mi consegno? Alle solite dinamiche relazionali complicate di ieri? Mi consegno al mio orgoglio? Mi consegno alla mia pigrizia? Alla mia superbia? Alla sensualità degli affetti? Alla mia avarizia? 

mercoledì 6 dicembre 2017

Isaia 25,61-10 e Matteo 15,29-37
"Quanti pani avete?"

Mercoledì, prima settimana di avvento. Il monte di cui parla Isaia è il monte del Signore, il monte del sacrificio di Isacco, il monte del Tempio, il monte alla cui base è costruita la città di Gerusalemme (sig. recinto di pace). Una immagine che supera ogni ideologia e ogni tempo; una immagine trascendente della realtà del cielo, lì dove, in Paradiso, Dio si metterà a servire ogni figlio, ogni uomo, che Lui ama. Gerusalemme non è una capitale dei regni degli uomini, non potrà mai esserlo; essa è e sarà sempre, la città di Dio.
Mentre il Vangelo di oggi, ci dona il carattere di questa giornata: oggi è la nostra relazione con il pane di Gesù ad essere presa in considerazione. Quel pane su cui si rende grazie, quel pane che viene spezzato, quel pane che viene donato e distribuito. Oggi mi procurerò quel pane, per accogliere in me il gusto del cielo, il sapore di Gerusalemme, e la persona stessa del Signore che viene.
Gerusalemme, il pane ... Tutto ci dice come il nostro limite, la nostra insufficienza attende di essere riempita da Dio.

martedì 5 dicembre 2017

Isaia 11.1-10 e Luca 10,21-24
Noi siamo il frutto della lode a Dio!

Martedì, prima settimana di avvento.Cosa videro e ascoltarono i discepoli?
Videro i segni da Lui compiuti, ma non solo i segni! Videro la tenerezza di Dio nei gesti di misericordia del loro Maestro. Videro come è possibile avvicinarsi al l'umanità di ciascuno per liberarla dal peccato (fragilità/limite/colpa) e nello stesso tempo lasciare libero l'uomo di corrispondere, a suo modo, a tanto amore.
Che cosa ascoltarono? Ascoltarono la Parola! Ascoltarono la parola di Dio: "Adamo, dove sei?"
Ogni parola del Vangelo è gioia dell'incontro tra Dio e l'uomo, perché è la domanda di Dio in cerca dell'uomo. Non c'è esperienza più bella e gratificante che essere cercati e desiderati. La Parola è desiderio di noi, da parte di Dio; un desiderio espresso nelle parole di vita del suo Figlio.
Noi siamo nella possibilità di vedere e ascoltare, come i discepoli, ma anche la conseguenza del rendimento di grazie al padre di Gesù, frutto della sua preghiera.
Oggi anch'io nella preghiera accolgo Gesù, e offro a Dio la Lode, attraverso anche uno solo dei miei amici che mi da la gioia di vedere e ascoltare, con la sua vita, il Signore che viene cioè che mi si fa accanto.

lunedì 4 dicembre 2017

Isaia 2,1-5 e Matteo 8,5-11
Ti scopro Signore, obbediente alle mie parole!

Lunedì, prima settimana di avvento: oggi assumiamo i sentimenti del centurione, assumiamo la sua tenerezza, assumiamo il suo mettersi a cuore un servo (amico), assumiamo il suo atteggiamento di umiltà di fronte al Signore, assumiamo anche quella sua fede, quella che Gesù riconosce come "grande". 
Il centurione non si cura del suo ruolo, del suo stato di ufficiale dell'esercito romano; non si cura di cosa diranno i giudei; non si cura di quello che penseranno coloro che lo conoscono; egli a Gesù non chiede nulla, solamente offre la sua  preoccupazione per un amico che sta male e che soffre terribilmente. Il centurione, ha scoperto la sua impotenza; quella di non poter fare nella. Questa è spesso anche la nostra verità, quella che descrive il nostro limite, ed è proprio di fronte al nostro limite che Gesù prende l'iniziativa è "viene". Gesù viene per dimorare sotto il nostro tetto!
Ed ecco che nonostante in non esserne degni di lui, Gesù viene. Egli viene per guarire le nostre durezze e infermità in cambio del nostro orgoglio! Quando non abbiamo più nulla da difendere, Gesù viene! Quando non abbiamo più nulla da pretendere, Gesù viene!  

domenica 3 dicembre 2017

Isaia 63,16-64,7 / Salmo 79 / 1 Corinzi 1,3-9 / Marco 13,33-37
Avvento: impariamo a stare a mani vuote!


A mani vuote (Silvano Fausti)
Ai tempi di Erode, la notte in cui nacque Gesù, gli angeli portarono la buona notizia ai pastori. C'era un pastore poverissimo, tanto povero che non aveva nulla. Quando i suoi amici decisero di andare alla grotta portando qualche dono, invitarono anche lui. Ma lui diceva: "Io non posso venire, sono a mani vuote, che posso fare?".
Ma gli altri tanto dissero e fecero, che lo convinsero.
Così arrivarono dov'era il bambino, con sua Madre e Giuseppe.
Maria aveva tra le braccia il bambino e sorrideva, vedendo la generosità di chi offriva cacio, lana o qualche frutto.
Scorse il pastore che non aveva nulla e gli fece cenno di venire.
Lui si fece avanti imbarazzato.
Maria, per avere libere le mani e ricevere i doni dei pastori, depose dolcemente il bambino tra le braccia del pastore che era a mani vuote...

Cosa significa essere a mani vuote?
Significa vivere questo avvento nella prospettiva delle mani vuote ...
Per me significa imparare a vegliare con le mani vuote, attendendo con desiderio e con amore che lui le riempia venendo.
Avvento significa: mettere da parte tutto ciò che è stato; significa rinunciare ad avere ragione; significa liberarsi di complessi e pregiudizi; significa iniziare a guardare verso un orizzonte che non è il mio ma è quello di Dio.
Questo lo posso fare a partire da una semplice constatazione, tutto ciò che mi è dato nella vita mi serve per imparare l'attesa, la sua attesa.
Anche la mia famiglia serve per imparare ad attendere il Signore che viene; anche la mia comunità serve per imparare ad attendere ...; anche le mie amicizie, il mio lavoro, la mia squadra dello sport serve per imparare ad attendere ... Con perseveranza, desiderio e gioia la venuta del Signore.
A mani vuote ... Senza pretese ... Segno di questo avvento può essere il riconciliarci con la nostra vita e con gli altri, non alimentare dissapori, giudizi e critiche, ma esercitarci ad accogliere l'altro con mani aperte e senza pretesa ... Allo stesso modo in cui devo imparare ad accogliere il Signore.
Questa settimana, vegliare significa essere attenti nel dare nuovo inizio a questo stile!

sabato 2 dicembre 2017

Daniele 7,15-22 e Luca 21,34-36
Il timore di comparire davanti al figlio dell'uomo ...

Una frase, quella del Vangelo di oggi, che rischia di essere compresa come una minaccia, quasi come un avvertimento, un monito coercitivo.
C'è un senso positivo, salvifico in queste parole?
La vita cristiana non si può piegare alla mondanità e a tutti i compromessi di un'etica o morale umana. Questo non per integralismo, ma perché il cristianesimo è alternativo ed è una novità rispetto alle logiche di peccato del nostro mondo.
Credo che l'evangelista, vivendo a contatto con delle persone di cui capiva la fragilità, voglia usare la minaccia di comparire impreparati davanti al Figlio dell'uomo, per suscitare il ricordo immediato di ciò che è la verità del Vangelo e della vita cristiana. Il Vangelo di Luca, è la narrazione di una "grande misericordia", una grazia che si vive e si condivide protesi con il desiderio e le attesa alla piena venuta del Figlio dell'uomo.
Il mio desiderio del Figlio dell'uomo, la mia attesa del suo giorno, è più grande di ogni minaccia? 

venerdì 1 dicembre 2017

Daniele 7,2-14 e Luca 21,29-33
Quando vedrete accadere queste cose ....

Il capitolo 21 di Luca è una narrazione in cui la realtà presente "impatta" con Gesù stesso, divenendo lo spazio in cui leggere i "segni della vicinanza del Regno".
Infatti, non troveremo nel Vangelo una data in cui poter affermare "quando verrà il regno di Dio"; ma dalla narrazione passiamo capire che il tempo del regno corrisponde alla capacità di discernere i segni del suo divenire.
Anche questa generazione, come qualsiasi altra, è posta nella condizione di comprendere e discernere il germogliare del fico e degli altri alberi. Questo per farci comprendere che la venuta del regno non è un evento conclusivo ma un evento progressivo. "Il regno" si rivela e manifesta nella storia e nel tempo, per cui la sua vicinanza è data dal riconoscimento del suo dispiegarsi come salvezza. Cioè: ogni volta che riconosco Gesù e le sue parole come vere e concrete nella mia vita, io stesso faccio esperienza della vicinanza del regno di Dio, in ciò che io stesso sono; questo è vero e progressivo perché le sue parole non vengono mai meno: "le mie parole non passeranno!"