venerdì 30 settembre 2022

Amarezza e speranza

Giobbe 38,1.12-21;40,3-5 e Luca 10,13-16

Due città Corazìn e Betsaida - citate sia qui in Luca come anche in Matteo -, individuando un triangolo che si completa con Cafarnao, la zona in cui, come dice l'evangelista Matteo, sono avvenuti il maggior numero di miracoli; si tratta dell'area sul lago di Galilea in cui si  concentra l'azione di annuncio del Regno di Dio, da parte di Gesù.
Convergono infatti in queste zone le varie indicazioni dei Vangeli sia canonici che apocrifi. È proprio da queste indicazioni che iniziamo a realizzare l'amaro rimprovero a queste città, per la loro mancata conversione. È da queste parole che comprendiamo la conversione come novità di vita che scatta dall'incontro con Gesù stesso. È la "parola, il verbo" fatto carne che ci rivela la nostra piena identità, ed appartenenza al suo stesso mistero di amore. La durezza del cuore, la resistenza alla conversione si manifestano nell'ipocrisia di una fede fatta di osservanza per alcuni, per altri nell'indifferenza e irrilevanza di ciò che è Gesú. Nelle parole di Gesu, non c'e solo rimprovero e amarezza, ma anche incoraggiamento (Sodoma e Gomorra) a rendere la nostra vita occasione di novità, fervore e adesione alla sua Parola e al suo amore.



giovedì 29 settembre 2022

Il tuo esistere è "mistero" come un angelo

Daniele 7,9-10.13-14 e Giovanni 1,47-51
Festa dei Santi Arcangeli


A me piace pensare la nostra realtà come parte di un universo in cui tutto è relazione col creatore, e che, ciò che sperimentiamo, è il frutto di una mediazione storica e culturale, ma che non è esaustiva della comprensione di tutto ció che esiste. È in questa prospettiva che mi piace collocare anche gli angeli e gli arcangeli, non come figure mitologiche e fantastiche ma come parte della creazione di Dio. Detto questo la figura di Natanaele è molto interessante, perché rivela ciò che ciascuno rappresenta in ordine alla propria relazione con Dio, e quanto ancora ciascuno è mistero non conosciuto. L’incontro personale col Maestro diventa per Natanaele l’opportunità di accogliere la sua storia e mettersi in un cammino nuovo, una spinta che lo porta a fidarsi di quelle parole così straordinarie: "vedrai cose più grandi diqueste"; e per tutti: "vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo"; una voce che ti porta a farti inseguire i tuoi sogni, anche se ti chiedono di andare su strade che mai avresti pensato di percorrere. Si tratta di aprire gli occhi alla propria vita e lasciare che i sogni non siano interpretati, ma vissuti, anche quando fare questo costa fatica, quella di trovarti anche tu sotto la croce.

mercoledì 28 settembre 2022

Per salire a Gerusalemme occorre attrezzarsi.

Giobbe 9,1-12.14-16 e Luca 9,57-62

Dopo il vangelo di ieri, oggi la parola vuole attrezzarci per la "gioiosa" salita a Gerusalemme. L'indurimento del voto del Signore non è caparbietà, ma determinazione nell'abbandono alla volontà del Padre; non è certo un abbandono facile e disinvolto, ma proprio perchè avviene in un quotidiano di umana fragilità e difficoltà, porta in sé anche tante fatiche e reazioni di autodifesa. Ma Gesù è certo che nessuna fatica deve scardinare la sua fiducia nell'amore del Padre. D'altronde nella sua vita questo abbandono si è consolidato e costruito in più momenti e occasioni: proprio nell'incertezza delle prove la roccia della fede in Yhwh lo ha sostenuto; nel suo andare a Cafarnao, Gesù ha compreso la forza di quel Regno dei cieli, che egli sentiva dentro di sé e che andava proclamando in ogni occasione; come anche la tentazione di tornare a Nazaret, di tornare indietro, si è fatta concreta e reale proprio anche nel tentativo di sua madre di riportarlo a casa, ma l'opera di Dio ha una prospettiva che è sempre meglio e attrattiva di ciò che è passato, di ciò che ci lasciamo dietro.

martedì 27 settembre 2022

Risolutamente insieme ...

Giobbe 3,1-3.11-17.20-23 e Luca 9,51-56

Gesù prende la decisione irrevocabile di salire a Gerusalemne ... cioè di abbracciare fino in fondo la volonta del Padre.
Per Gesù è chiaro l'obiettivo da raggiungere, il traguardo che ha di fronte a sé ...
Gesù, con questo suo atteggiamento, dice anche a noi, ai suoi discepoli, di metterci  nella stessa sequela. È una domanda esplicita: vuoi venire con me a Gerusalemme? Anche a noi chiede di salire a Gerusalemme, di entrare nella città santa. È importante salire a Gerusalemme, perché essa é figura e meta gioiosa di ugni uomo.
Questo salire, non dipende dal consenso o dal sostegno di chi è con noi o accanto a noi.
Anche se troveremo resistenze; anche se non si vorrà più essere parte di questa compagnia che è la Chiesa, Gesù sempre chiede di seguirlo con decisione e determinazione. Egli chiede di seguirlo, abbracciando quelle condizioni che traducono, oggi nella vita, la volontà del Padre: non avere una dimora stabile (itineranza); sapersi distaccare dagli affetti umani (libertà di amare); non cedere alle nostalgie del passato (discernimento positivo in avanti).

lunedì 26 settembre 2022

Nessuno incaselli Gesù

Giobbe 1,6-22 e Luca 9,46-50

Per secoli, essere Chiesa ha voluto dire omologare, inglobare, evangelizzare per convertire le masse senza preoccuparsi di rendere le coscienze consapevoli di una vera conversione del cuore. Oggi emerge una coscienza molto diversa e matura dell'essere Chiesa, una diversità che si incarna nel modo di essere pastori: "il pastore deve andare incontro ad ogni persona, deve avere compassione di chi è ferito, ed essere misericordioso". Papa Francesco chiede ai pastori di oggi uno sguardo nuovo: amare, accogliere e abbracciare anche tutte le diversità, ogni tipo di diversità. Ma forse è proprio questo che intendeva Gesú nel dire "chi non è contro di voi, è per voi", e soprattutto in quel bambino che rappresenta l'immagine di una umana e corretta tenera accoglienza.

domenica 25 settembre 2022

L'abisso che ci separa

Am 6,1.4-7; Sal 145; 1 Tm 6, 11-16; Lc 16,19-31

Un povero e un ricco e in mezzo un abisso. Ecco oggi è questo che vorrei mettere davanti a noi, gli abissi: distanze sovrumane invalicabili o anche i muri che costruiamo gli uni di fronte agli altri.
Il povero Lazzaro è condannato da una profonda indigenza a vivere come uno scartato, un messo fuori ai margini, un intoccabile che non esiste, ... alla porta e nella compassione dei cani.
Il ricco è condannato da una grande ricchezza a vivere isolato, trincerato, asserragliato nella sua ricchezza senza poterla condividere, ma bramoso di custodirla per sé stesso, vive solo per, e con la ricchezza, incapace di uno sguardo che abbracci il mondo che gli permetta di andare oltre il suo piccolo mondo di privilegio
Bene la vita del povero e del ricco sono esperienza in cui si condanna un uomo a mettersi dietro un muro ... un muro di separazione, generato nella vita, che diviene un muro che è come un abisso, e alla lunga insuperabile.
È questa la triste esperienza che oggi giorno viviamo, immersi in questa globalizzazione che sembra aver tutto messo in comune, e avvicinato ma in realtà evidenzia proprio il "grande abisso” che giorno dopo giorno viene scavato tra le persone. Un mondo il nostro fatto di fossati che ci separano.
Questi muri sono il frutto delle nostre debolezze e delle nostre fragilità umane, dei limiti e delle inconsistenze.
A volte mi fermo a pensare a quel muro che tante volte ho visto e attraversato nei checkpoint ... il muro tra Israele e Palestina...
Visto da Israele è un muro di difesa, contro i terroristi arabo-islamici, un muro per proteggere cittadini inermi, e per garantire uno Stato nato nel sangue di uno sterminio, e che nel tempo è caduto più volte nella contraddizione della storia, dove chi è vittima si trasforma in carnefice.
Visto dalla Palestina, il muro è una ferita nel cuore di una terra che non deve essere divisa, è il segno di una oppressione pari a certi campi di concentramento già sperimentati più volte nella storia. È un muro di umiliazioni di tanti Palestinesi che per poter vivere devono ogni giorno andare al lavoro in Israele e sottoporsi a snervanti e continui controlli di identità per il semplice fatto di essere palestinesi. È un muro che divide arbitrariamente e che alimenta la divisione e inimicizia.
Chi costruisce muri, diviene sordo al lamento del povero, alla fragilità del fratello, lo scavalca ogni giorno come si fa con una pozzanghera. Il muro ci impedisce di fermarci, di chinarci l'uno verso l'altro e soprattutto di toccarci; il muro separa e rende invisibile la realtà dell'altro al punto da rendere ciechi gli occhi del cuore. Quanti invisibili nelle nostre parrocchie, nei nostri paesi!
L’abisso tra il povero Lazzaro e il ricco epulone è un muro che non fa esistere l'uno per l'altro; è un muro che genera dei rifiuti umani, delle nullità. Chi non accoglie l’altro, in realtà isola se stesso, è lui la prima vittima - in eterno - del “grande abisso”, dell’esclusione.
Per demolire i muri occorre vedere, commuoversi, scendere, toccare, verbi umanissimi, affinché la nostra terra sia abitata non dalla ferocia ma dalla tenerezza.
Non sono i miracoli a cambiare la nostra storia, non le apparizioni o segni miracolosi, la terra è già piena di miracoli, piena di profeti, dice il Signore: hanno i profeti, ascoltino quelli; hanno il Vangelo, lo ascoltino! Di più ancora: la terra è piena di povertà e di ricchezza, di poveri Lazzaro e di ricchi epuloni, ma ciò che forse ci sfugge è accorgerci che l’altro esiste», dell'altro ci è chiesto di averne cura. Solo così tutto sarà diverso.

sabato 24 settembre 2022

Ti consegni nelle nostre mani

Qoelet 11,9-12,8 e Luca 9,43-45

Quelle parole di Gesù per noi risuonano come una profezia di ciò che sarebbe accaduto, e forse anche, lo sono … Ma certamente in quel contesto particolare della predicazione del Regno dei Cieli, Gesù invita tutti a valutare la possibilità e capacità di dare la vita per gli altri, come Lui stava facendo. Ma è solo in questa prospettiva che possiamo comprendere un Dio che si mette nelle nostre mani!
Un Dio che si consegna agli uomini!
Con le idee che abbiamo quando mai avremmo dato credito ad “uno” che diceva di essere il Figlio di Dio e che avrebbe dovuto soffrire molto!!!
Nelle nostre orecchie, dal papa fino all’ultimo battezzato, dovrebbero risuonare forte le parole di Gesù per metterci sempre più in ascolto. Solo ascoltandoci potremo metterci nella disposizione per ritrovare la vera essenza della missione della Chiesa che, sull’esempio del suo fondatore, si “consegni nelle mani degli uomini”.

venerdì 23 settembre 2022

Soffrire, rifiutato, ucciso, risorgere

Qoelet 3,1-11 e Luca 9,18-22

"Le folle, chi dicono che io sia?" Siamo forse di fronte a una crisi di identità di Gesù? Il Signore ha bisogno di ritrovare consenso attorno a sé per motivarsi? L'idea della folla è quella di una massa informe, ma è la percezione dei singoli che Gesù chiede ai discepoli di riconoscere. Ogni singolo uomo ha una idea di Gesù, perché ogni idea corrisponde al modo in cui ognuno ha realizzato l'incontro con il figlio dell'uomo. Infatti la risposta dei discepoli è una rassegna di espressioni personali: "alcuni ...; alcuni...; alcuni...".
Quando diciamo che abbiamo incontrato Gesù, significa prima di tutto che in noi è nato il desiderio, la curiosità di Lui, è accaduto a tanti suoi contemporanei, e nel tempo continua ad accadere a tanti altri. È da questo desiderio di Lui che si forma in noi la risposta al "cosa dici di me"; una risposta che oggi non può essere slegata dall'esperienza del soffrire, dall'essere rifiutato e scartato, dal venire messo in croce e dal risorgere il terzo giorno. Lasciamoci coinvolgere dal suo modo di incontrarci, riconosciamo la sua insolita iniziativa e non poniamo resistenze quando lo riconosciamo coinvolto, appassionato, e innamorato, proprio di noi.

giovedì 22 settembre 2022

La tristezza di un uomo potente

Qoelet 1,2-11 e Luca 9,7-9


Che personaggio ambiguo, sembra un potente di quella terra di Galilea ma in realtà mostra tutta la sua fragilità prima di fronte al Battista, e ora di fronte a Gesù.
Che cosa mette in crisi Erode? Indubbiamente la forza della profezia, essa non si controlla con il potere, con la violenza, con la speculazione intellettuale, perché la profezia è la vita stessa di chi ha ricevuto dal Padre questa missione o vocazione.
Erode è un uomo prigioniero della sua storia e della sua genealogia, questo gli impedisce di aprirsi a una fede autentica, ma si limita a una fede sterile fatta di un sentito dire, di abitudini e alla fine diventa solo curiosità morbosa.
Erode antipa, per questo sarà sempre un uomo infelice, perché pur avendo ascoltato il Battista e aver sentito parlare di Cristo, non è riuscito ad uscire dai propri schemi e incontrare Gesù, custodirlo, stare ai suoi piedi, ai piedi di un amico, ai piedi di un amato.

mercoledì 21 settembre 2022

La forza degli sguardi

Efesini 4,17.11-13 e Matteo 9,9-13
San Matteo Apostolo

Lo sguardo di Gesù, uno sguardo che si traduce in un invito: "seguimi!" Che strana sensazione essere guardati da Lui, uno sguardo che non ti lascia indifferente: … che cosa vuole da me?
In realtà mi immagino che lo sguardo di Gesù sia stato solo la conclusione di una serie di sguardi di Matteo che seduto al suo banco delle imposte era continuamente distratto da quel Maestro di Galilea, che parlava, incontrava gente lungo il molo...
Matteo ripetutamente ha fissato lo sguardo verso Gesù, nel tentativo di intercettare il suo; ed ecco che Gesù prima di andarsene volge il suo sguardo proprio su di lui, su Matteo il pubblicano. È un attimo, ma è uno sguardo d’amore; uno sguardo per chi non ha nulla da perdere perché escluso da tutti; quello sguardo di Gesù gli cambia la vita, tutta la vita. Lasciamoci guardare dal Maestro … Lasciamo che lo sguardo dei fratelli raggiunga il nostro cuore …

martedì 20 settembre 2022

Chi è fuori e chi dentro

Proverbi 21,1-6.10-13 e Luca 8,19-21

Due versetti, descrivono un momento critico della vita di Gesù, un momento del sottofondo relazionale con la sua famiglia di origine. Siamo a Cafarnao, nel pieno - potremmo dire - della popolarità: la gente affolla le strade vicine alla casa di Simone il pescatore, al punto che nessuno riesce a passare, a entrare e a muoversi nei dintorni.
Sembrerebbe che tra Gesù e la sua famiglia, ora ci sia un distacco, una separazione causata e garantita della folla, presente e pressante; come anche una distanza dovuta alla convinzione che Gesù sia "fuori di testa", sia impazzito, visto ciò che va dicendo e facendo. Questa è la lettura umana, ciò che comprende il nostro modo di intendere.
Per Gesù invece tutto questo esprime il nuovo rapporto che si genera con lui nell'ascoltarlo. È la sua parola che stabilisce relazioni intime e viscerali - al pari di quelle di sangue - relazioni che si fondano nella conversione della vita; si generano nella fede che Lui provoca ascoltandolo. Anche Maria, sua madre, portata a Cafarnao per convincere il figlio a tornare a Nazaret, in realtà si scopre ancora più intima al figlio proprio grazie a quella Parola che lei stessa ha accolto per generarlo nel suo grembo - quella risposta di Gesù risuona in lei come le Parole dell'Angelo -. È La Parola che ci fa madri e fratelli ... ci genera e ci unisce.

lunedì 19 settembre 2022

Venire in piena luce

Proverbi 3,27-34 e Luca 8,16-18

Oggi è una bella giornata, il sole brilla di una calda luce che riflette e esalta la bellezza di ciò che esiste attorno a noi. Proviamo a chiudere gli occhi e comprendere l'effetto della tenebra, della cecità ... Ecco sempre stando alla finestra, percepiamo una presenza senza senza poterne essere parte, intuiamo qualcosa e dubitamo della sua presenza. La luce accende il mondo di meraviglia nuova ogni giorno. Venire in piena luce, significa partire da questa esperienza esistenziale e riconoscere che la luce guida i nostri passi ogni giorno; la luce avvicina e colma il baratro della solitudine; la luce predispone alla comunione e alla relazione.
Gesù ci insegna che Dio è luce ed è chiarezza, Lui stesso afferma: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gesù non parla di sé come se fosse una metafora, ma come la luce vera, chi viene a lui viene in piena luce.






domenica 18 settembre 2022

Amministratori della vera ricchezza

Am 8,4-7; Sal 112; Tm 2,1-8: Lc 16,1-13

Oggi siamo messi di fronte allo sfumare della ricchezza a causa delle oscillazioni di borsa, come anche alla esorbitante e altrettanto scandalosa speculazione dovuta al costo del gas che sta arricchendo alcuni a discapito di tantissimi altri.
È questa realtà che ci pone di fronte a una domanda: esiste una vera ricchezza da amministrare?
Come e cosa vuol dire amministrare la vera ricchezza?
Oggi mi sento proprio nei panni giusti, questo vangelo lo percepisco vero e calzante proprio anche per me, perché a me, è affidato il compito di amministrare tanto; tanto di quello che è il patrimonio della Chiesa imolese.
Premetto che amministrare può portare a vivere una vera aridità, l'aridità che deriva dalla ricchezza che non ha sentimenti; l'aridità che occupa tutto lo spazio del cuore, una aridità che trova casa nella soddisfazione e nella gratificazione del potere che deriva dal profitto. Quando sei amministratore della ricchezza, sei simpatico a molti, in tanti ti sorridono ...
L'aridità si esprime nella durezza, nella autoreferenzialità; l'aridità di chi amministra è immersione in tutte quelle cose che insieme riempiono e distraggono; aridità è insensibilità e blocco dei sentimenti, degli affetti; è allontanamento da un amore che coinvolge, che ti mette in discussione. È questa l'aridità che deriva dalla ricchezza.
A guardare bene l'amministratore della parabola, vive uno spazio di aridità, è lontano dagli altri debitori; vive lo svuotamento della sua relazione con Dio Padre. È un amministratore arido perché ha smarrito il suo essere prima di tutto un figlio che amministra ciò che il Padre amando gli dona. Questa parabola segue immediatamente quella dei due figli ... Ecco che l'aridità snatura il senso vero dell'amministrare.
Solo dopo aver sperimentato cosa significa amministrare ... si comprende, che tutto ciò che ci è dato è contingente e funzionale alla realtà creata, ma non è sufficiente a riempire il desiderio, la sete di amore e di infinito che resta in noi. Un bisogno che appartiene alla nostra natura umana, una condizione tipica dell'uomo che è in cammino nella compagnia di Dio. Direbbe sant'Agostino che il nostro cuore è inquieto fintanto che non riposa nel Signore.
Gesù nella parabola, ci racconta di una vera ricchezza. A quale ricchezza si riferisce?
Esiste una ricchezza che è difficilmente esprimibile, in termini di reddito e di profitto, ma che colgo essere la vicinanza di Dio. La percepisco come relazione con Gesù, è la pienezza di amore che lui rappresenta, una ricchezza che attrae, perché completa. Ecco questa è la mia vera ricchezza da amministrare con saggezza. La sua parola è come il buono del Tesoro in cui investo tutto me stesso, e che produce una cedola di amorevolezza. Amministrare questa ricchezza significa nel concreto staccare delle cedole di amore, che sono le nostre relazioni umane vere, le amicizie.
È infatti nell'amicizia, è nella vita comunitaria, è nella fraternità che si mette in gioco tutta la vera ricchezza del nostro essere uomini e donne.
L'amministratore della parabola ci fa capire come occorre usare ciò che è patrimonio reale, economico, per procurarsi il vero patrimonio, quello delle relazioni umane: farsi degli amici: - "Siediti e scrivi cinquanta, prendi la ricevuta e scrivi ottanta" -. L'amministratore ha capito dove e come investire per creare reddito, reddito di amicizia.
Gesù ci assicura che servono amici e relazioni buone nella vita, che solo questi possono darti un futuro, addirittura “nelle dimore eterne”. Che per Gesù non significa spostare tutto a dopo la morte, ma l’amicizia è ciò che rende la vita vera, già da ora, qui tra noi, la rende autenticamente umana.
Ed ecco allora questo comandamento: fatevi degli amici, persino con la disonesta ricchezza.
È con questo spirito che oggi dobbiamo essere amministratori di ciò che viviamo e che ci è affidato: anche in questa unità pastorale, superando anacronistici campanilismi e quelle chiusure egoistiche che sono gli interessi pastorali aridi e sterili, che nulla hanno che fare con la volontà di Dio ma solo con i nostri pensieri confusi e piccoli.

sabato 17 settembre 2022

Una semina spettacolare

1 Corinzi 15,35-37.42-49 e Luca 8,4-15

Quante volte queste parole le abbiamo ascoltate con la preoccupazione di individunare in noi la condizione migliore dove il seme potesse portare frutto ... Una preoccupazione morale; una preoccupazione produttiva, redditività ... da contabili.
Ma se ci mettiamo in ascolto di questa parabola come la descrizione della semina, percepiamo prima di tutto lo sforzo del seminatore, e la sproporzione tra il seme gettato e il seme che porta frutto. Il seminatore non si scoraggua, non viene meno al suo compito di gettare il seme della parola. Questa immagine deve farci capire che il senso ultimo è la mietitura, ma il senso primo è la semina, come gesto gratuito abbondante e gratuito. Coltiviamo la certa speranza che nonostante rovi e le difficoltà, nonostante il nostro essere fragili, non è necessario cedere allo scoraggiamento. È questa consapevolezza che ci rende fecondi dell’amore e della speranza che Dio stesso ha avuto oggi e da sempre nei nostri riguardi.



venerdì 16 settembre 2022

Una Chiesa femminile

1 Corinzi 15,12-20 e Luca 8,1-3

Una caratteristica della comunità cristiana è data dalla presenza preponderante del genere femminile. Forse nulla di strano se leggiamo con attenzione questi tre versetti: “C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni”. Ma ancora nella Chiesa, molte situazioni della vita ecclesiale escludono la donna. Perché non ricordare invece, che Gesù non ha mai escluso le donne dai suoi viaggi, dalle sue missioni, dal suo apostolato, anzi, come dice il testo, stavano con loro e li servivano. Le donne esprimono in modo esplicito che servire significa donarsi prioritariamente a Gesù, senza vergogna, senza paura per quello che si è ed offrire gratuitamente agli altri l’amore immenso e gratuito che si è ricevuto.

giovedì 15 settembre 2022

Beata Vergine Addolorata

Ebrei 5,7-9 e Giovanni 19,25-27

Sono tutte e tre sotto la croce ... le "tre Marie" ... quasi a rinnovare tutte insieme quel Sì alla volontà di Dio che in quel momento pasava nella carne crocifissa di Gesù. Ma di quale volontà si tratta ... come è possibile che la volontà di amare si concretizzi nella croce e nella sofferenza. Forse non comprendo fino in fondo il senso delle parole pronunciate da Gesù in croce, ma veramente intuisco che hanno un valore unico: "Madre, ecco tuo figlio", e a Giovanni: "Ecco tua madre". Parole che risuonano come un testamento estremo di Gesù, che esprime il suo amore a Maria, sua madre. Parole che scendono nella nostra intimità lì dove riconosciamo il volto di quella donna che ci ha generato, e a quel volto associamo ora quello di Maria Made del Figlio di Do; di Maria di Cleopa che ha dato se’ stessa a servizio del Signore e di Maria di Magdala, che come Giovanni è colei che ha intuito la forza dell'amore che Gesù viveva.
Oggi insieme alle tre Marie siamo invitati a stare pure noi sotto la croce, perché solo da questa visuale possiamo conoscere sempre meglio Gesù.

mercoledì 14 settembre 2022

Esaltazione della Santa Croce

Numeri 21,4-9 e Giovanni 3,12-17

La storia di Gesù, rappresenta per alcuni di noi un avvenimento molto lontano, per altri una vicenda che si adombra di fantasioso mistero ... come è possibile che tutto l'esistente possa esprimersi, rivelarsi e concentrarsi in una esperienza così marginale e irrilevante? Come conciliare questa apparente distanza tra il mistero eterno di Dio e la fragilità umana. Nelle parole di Giovanni: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna", raccogliamo la convinzione che i contemporanei di Gesù hanno realizzato di lui. Queste parole significano che l'uomo non è semplicemente il frutto maturo della evoluzione, ma che già appartiene a Dio nel precedere l'atto creativo.
Ecco allora che dall'incarnazione al mistero della croce tutto esprime come "Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". La croce di cui oggi facciamo memoria è in questo senso un segno piantato sul mondo per ricordarci che siamo amati e salvati dal sangue di Cristo, cioè che - in un modo o in un altro - apparteniamo a Dio.

martedì 13 settembre 2022

Ho fede nella vita

1 Corinzi 12,12-14.27-31 e Luca 7,11-17

Dopo aver guarito il servo/amico del Centurione e aver lodato la fede di quel soldato romano, l'evangelista Luca, ci racconta come Gesù, di sua iniziativa, opera la risurrezione di un ragazzo morto.
Forse non è un semplice caso questa successione narrativa. Forse Luca vuole portarci a ciò che è il cuore della nostra fede in Gesù. Non crediamo in Gesú per i suoi miracoli di guarigione, ma per la sua relazione con la vita. Se il Centurione ha una fede così grande da potersi esprimere nella piena fiducia in ciò che Gesú puo fare, di fronte a questo ragazzo morto siamo portati a misurarci con ciò per cui è data la fede: "sia che viviamo, sia che muoriamo, noi siamo del Signore".
È di fronte alla morte, come nostro limite assoluto, che ha origine la fede nel Signore. Già in questo racconto Luca ci dice che la nostra vita sembra non avere un senso, quando le cose e le persone a noi più care si allontanano da noi, quando con la morte sembra non esserci più la speranza. È in questa deriva che Gesù si propone come nostra fede; egli tocca la bara che a volte prende la forma della nostra vita, ci guarda con grande compassione, ci rialza e ci restituisce, anche ora la vita.

lunedì 12 settembre 2022

Il valore delle relazioni

1 Corinzi 11,17-26.33 e Luca 7,1-10

Chi ha negli occhi le immagini dei resti "imponenti" della Sinagoga di Cafarnao, sa bene che non si tratta di quella esistente al tempo di Gesù, ma certamente il vangelo ci testimonia una presenza sinagogale, importante, contestuale al culto del Tempio in Gerusalemne. Questo per dire che se a Gerusalemme c'è il culto solenne e secondo la Legge, in Galilea, dove Gesù predicava e a Cafàrnao, esiste un contesto cultuale, già profondamente legato alla Sinagoga.
È in questo quadro che emerge la figura del Centurione, un romano, un non ebreo, un pagano; molto rispettoso del senso religioso. Ciò che emerge in tutta questa narrazione è il posto preminente che hanno le relazioni umane. Gesù, ciò che fa, lo compie a partire dal contesto umano delle relazioni esistenti: il servo (amico) stava per morire; per il Centurione era un servo molto caro; i Giudei intercedono per lui presso Gesú; il Centurione ama la gente di Cafàrnao. La ricchezza delle relazioni scava profondamente nell'intimo delle persone al punto che il Centurione percepisce la propria "indegnità" come una forma di rispetto per quel maestro di Galilea, che è rimasto ammirato dalla sua fede così grande.

domenica 11 settembre 2022

Terza guerra mondiale

Es 32,7-11.13-14; Sal 50; 1 Tm 1,12-17; Lc 15, 1-32

Questo è il nostro tempo: dopo il crollo delle ideologie, dopo lo tsunami della globalizzazione e della digitalità, ci avventuriamo nella terza guerra mondiale; tutti contro tutti, cioè nella ricerca di sfuggire alla povertà economica e di salvaguardare dei diritti e dei privilegi di parte a danno dei nostri fratelli.
Terza guerra mondiale: ovvero la guerra tra gli uomini che hanno perso Dio.
Se Israele si era pervertito e aveva abbracciato il vitello d'oro; in questo nostro tempo di guerra mondiale; l'uomo non ha più bisogno di un Dio da abbracciare e a cui affidarsi; Dio non serve, Dio non è necessario, non sappiamo cosa farcene, non abbiamo bisogno di portarlo in battaglia come un simulacro, e neppure di chiedergli di benedire le nostre armi, tecnologicamente troppo avanzate ...
Ecco, finalmente ci siamo riusciti, abbiamo perso Dio. Non lo abbiamo semplicemente tradito o abbandonato, lo abbiamo proprio perso.
Ecco allora che la pagina del vangelo di questa domenica è fondamentale per chi si lascia interrogate circa la propria fede.
Io pecora mi sono persa ...
Io moneta mi sono persa...
Io figlio mi sono perso ...
In realtà sembra di essere di fronte alle sconfitte di Dio. Ma la parabola non è un semplice racconto, essa descrive il modo di reagire rispetto alla sconfitta.
Ed ecco che Dio è un pastore che sfida il deserto; è una donna non si dà pace per la moneta che non trova; è un padre tormentato, che non si arrende e non smette di sperare e vegliare.
Noi possiamo aver perso Dio, ma lui non ci perderà mai.
Quella pecora sembrava uguale a tutte le altre 99, oppure poteva apparire più stupida o sprovveduta, ma per il pastore è l'unica pecora che gli manca.
Quella moneta poteva essere una di tante, forse di neanche troppo valore, ma per quella donna rappresentava una ricchezza speciale e indispensabile, irrinunciabile.
Quel figlio non era come tutti gli altri, e quel padre, neppure lui è come gli altri padri. Quel figlio è amato ...
Il figlio è per definizione amato, ogni figlio lo è, e quel padre è proprio speciale perché è l'unico Padre che abbiamo nel cielo.
A Dio non interessa il motivo per cui ci siamo messi nei guai, neppure il motivo di questa assurda guerra tra fratelli; a Dio interessa che ci lasciamo trovare, che ci lasciamo cercare, che ci lasciamo abbracciare.
È sufficiente che compiamo un primo passo nella direzione buona. Ciascuno di noi può camminare, ma Dio corre. L’uomo si avvia, Dio è già arrivato e ci attende.
Trovare Dio significa vivere con lui e tra di noi una relazione nuova e vera, come quella che Gesù racconta con le parabole. La sua stessa relazione di figlio con il Padre.
Quando il nostro rapporto con Dio è umanamente vero e non una idolatria religiosa, allora non saremo dei sottomessi al mistero incommensurabile di un Dio lontano, ma sapremo amarlo da innamorati.
È questa la condizione per cui l'uomo, che è figlio, vive in pienezza la sua natura, cioè vive in pienezza quella festa per cui è stato creato.
Vivere la festa, e non la contrapposizione di una guerra nella ricerca di una vittoria. Quella vittoria non sarà mai una festa, ma sarà il frutto del sangue innocente versato ingiustamente. Sarà il frutto di uomini traditi nella loro identità e dignità.
Trovare Dio, deve essere per tutti noi la possibilità di godere di un abbraccio e di un padre scandalosamente buono …, così eccessivo, così esagerato. Dobbiamo desiderare questo Dio con tutto noi stessi.

sabato 10 settembre 2022

Mettere o non mettere in pratica

1 Corinzi 10,14-22 e Luca 6,43-49

Mettere in pratica ciò che dice il maestro è garanzia di un fondamento roccioso. A noi forse, questa solidità non sempre sembra tale, ma questo dipende dal nostro adattamento alle logiche del mondo, che travisano la percezione della roccia.
Chi si mette in ascolto del Signore è come chi scava a lungo in sé stesso. A volte gli sembra di brancolare nel buio; ci si sente spesso come sconfitti; è un lavoro che resta spesso nascosto. Ma da questa umiltà sorgono forze fondamentali per un edificio di fede e di amore incrollabili, come la roccia su cui costruire la casa.
Ascoltare, agire, scavare in profondità: queste sono le caratteristiche proprie di un cuore buono, di un cuore che custodisce un tesoro, di un cuore cristiano: non basta ascoltare la parola, ma bisogna viverla. La sorpresa più bella è che dall'ascolto viene la vicinanza col verbo che si è fatto carne. Ecco come Gesù si fa attivamente presente nella nostra vita.

venerdì 9 settembre 2022

Tra trave e pagliuzza, la certezza di chi seguire

1 Corinzi 9,16-19.22-27 e Luca 6,39-42

Sono sempre stato portato a riflettere - rispetto a questo vangelo - al senso della misericordia e alla lettura del proprio vissuto, circa il giudizio, spesso ingiusto, che esprimo sui fratelli; ma oggi sono colpito una suggestione particolare!
Mettiamo caso che Gesù, nel metterci in guardia dai nostri giudizi ingiusti voglia darci un ulteriore elemento e criterio di lettura: l'accompagnamento della nostra vita a chi è affidato? Il discernimento dei pensieri e delle scelte con chi lo compiamo?
Sono il suo pensiero, i suoi sentimenti, quella luce che fa breccia nella quotidiana cecità che inevitabilmente ci conduce a inciampare gli uni sugli altri?
Quel discepolo che non è più del maestro, sono proprio io, nel tentativo di confermarmi al Signore per dare alla mia vita la bella occasione di manifestare l'opera di Dio, senza per questo perdere il gusto della volontà e della libertà.
Ecco che, per non essere maestri accecati dai nostri giudizi, dobbiamo riconoscere la nostra fragilità, vederla bene, offrirla al Signore e chiedere misericordia.

giovedì 8 settembre 2022

Natività di Maria. Chi è Maria?

Michea 5,1-4 e Matteo 1,1-16.18-23

Dobbiamo liberare la mente da tante sedimentazioni che nel tempo, forse hanno messo in ombra l'originalità di una ragazza di un villaggio sconosciuto della Galilea di 2000 anni fa. Il mistero dell'Incarnazione, per come lo conosciamo e comprendiamo sembra fagocitare prima Maria e poi Giuseppe; ma tornare alla origine del mistero significa ricollocare nella storia della creazione ciò che di più immenso e incommensurabile essa abbia mai potuto ospitare. L'incarnazione sembra quasi essere qualcosa di divino che stravolge l'umano, ma se siamo concreti e attenti alla narrazione della scrittura dovremo ricrederci molto, perché, in realtà tutto si concreta come un Bambino che ha bisogno di essere accolto nell'amore responsabile di due giovani. In realtà tutto il mistero di "gloria" della Notte Santa è contorno alla centralità del pianto di un neonato.
Maria è con Giuseppe parte del mistero perché in modo singolare e personale sono disposti ad accoglierlo e a far crescere quella creatura che per loro è un dono inaudito e insperato, qualcosa di molto uguale a ogni Maria e Giuseppe di ogni tempo che accolgono il loro figlio. È in questa prospettiva genuina e "normale" che possiamo rappresentarci anche la natività di Maria, senza adombrarla di mitologie e tradizioni allegoriche. Pensare Maria è recuperare una giovane, educata secondo i canoni culturali del popolo di Israele, con spiccata sensibilità all'ascolto della Parola e alla scuola dell'amore che pone sempre prima il prossimo e Dio rispetto ai personali progetti di vita.

mercoledì 7 settembre 2022

Un proclama sociale: beatitudine

1 Corìnzi 7,25-31 e Luca 6,20-26

Oggi, queste parole risuonano ancora per la loro lettura efficace della realtà. Di fronte alle tante promesse elettorali e agli altrettanti programmi di governo, un credente ascoltando le parole di Gesù, non credo possa guardare con indifferenza la realtà in cui vive, ma di conseguenza assumere con responsabilità le scelte che le parole del Signore ispirano.
Il discorso della Montagna non è solo un bel discorso di catechesi da oratorio, ma la provocante testimonianza di una vita pienamente vissuta nella ricerca del Regno dei cieli, della giustizia e della misericordia. Gesù ha portato al massimo livello ciascuna delle beatitudini, fino alla morte e alla morte di Croce, affrontata per darci la salvezza. La beatitudine si sprigiona nello stare con perseveranza nelle "criticità" dell'uomo, per rappresentare l'amorevolezza del Padre; così ha fatto Gesù!
La giustizia sociale è per Gesù la conseguenza della fratellanza vissuta tra i figli di Dio. Una visuale capace di porre povertà e ricchezza in una dinamica positiva e non in una semplice contrapposizione, pena sarebbe la pienezza dei "guai", ossia la maledizione che deriverebbe dall'odio, dalla sopraffazione e dall'ingiustizia.

martedì 6 settembre 2022

Cosa significa vocazione?

1 Corinzi 6,1-11 e Luca 6,12-19

Per tanti, vocazione significa progetto di vita, per altri significa consacrazione religiosa o scelta matrimoniale, per altri ancora resta un grande interrogativo senza risposta.
Per me la vocazione è tornare a questa pagina a di vangelo: mi immagino Gesù che mi parla ancora, e con amichevole franchezza mi dice: Seguimi, vieni a me. Vocazione è avvicinarsi al Signore con una apertura senza precedenti, prendere sul serio il battesimo e la scelta di fede e di amore che ne consegue. Scelta di fede che illumina la mente, e esperienza di amore che abita il cuore, sentimenti e desideri.
Questo vangelo infatti ci racconta come in origine la vocazione non è semplicemente una scelta che riguarda i dodici apostoli, ma è il frutto della preghiera di Gesù, che chiede la libertà di accoglierlo e di stare con lui; è da questa relazione che nasce il miglior progetto di vita. Vorrei proprio che molti si lasciassero interrogare dalla preghiera di Gesù e dal suo desiderio di vicinanza.

lunedì 5 settembre 2022

Irrilevanza del sabato o della domenica?

1 Corinzi 5,1-8 e Luca 6,6-11


Scribi e Farisei vivono nell'irrilevanza del sabato e nella piena mistificazione del giorno del Signore. Il giorno di Dio e del riposo è per loro il giorno del divieto, del no per una osservanza sterile della legge. Questa rilettura e attualizzazione del sabato svuota il riposo di Dio, di ogni rilevanza religiosa e sacrale e disintegra quel legame tra Dio creatore e uomo creatura che aveva nel riposo lo spazio della gioia e della festa.
Gesù nel guarire l'aridità dell'uomo, una aridità conseguente a questa durezza di interpretazione della Legge, ristabilisce il sabato come spazio di santificazione. Egli smaschera la pochezza e l'avarizia dei Farisei e la sterilità dell'intelligenza degli Scribi, 
Gesù vuole santificare il sabato e onorarlo come culmine della Creazione cioè della relazione vivificante tra il divino e l'umano.
Come sarebbe bello se anche la nostra domenica invece di essere un obbligo di precetto fosse espressione di questa relazione vivificante.


domenica 4 settembre 2022

Impariamo il discernimento

Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 1,9-10.12-17; Lc 14,25-33

Ma se uno non mi ama più di quanto ami padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle e perfino la propria vita, non può… Ma se uno non ci riesce? Anche Pietro ci ha messo un bel po' per riuscire a maturare il suo amore per Gesù ...
Ed è un Vangelo esigente ... Fino anche a dire che se uno non mi ama più della propria vita…
Ma tutto questo spostamento di attenzione nel "più", non è una diretta provocazione al discernimento della vita? Un discernimento che mette in luce, che chiarisce, che rivoluziona, che trasfigura ed accende ...
Amare con tutto il cuore, non significa esclusività.
Amerai Dio con tutto il cuore, non significa amerai solo lui.
Ma significa prima di tutto fare discernimento in noi stessi circa il nostro modo di amare ... esclusivo, egoista, possessivo, superficiale, ecc...
Discernere è un atto importante che riguarda tutti, perché capire cosa e perché facciamo ... è parte essenziale della vita. In tutto questo si concretizza il progetto di vita, ma anche la nostra relazione con Dio.
Nel Vangelo, Gesù ci provoca nel discernimento in molteplici immagini tratte dalla vita ordinaria; ed è in questo quotidiano che ci mettiamo in gioco nelle nostre scelte. Ci vuole intelligenza, perizia ma anche volontà per fare una buona scelta
Ecco allora che l'immagine del vangelo di oggi, con la costruzione della torre, e con la battaglia imminente, ci pone di fronte all'urgenza del discernimento, del decidere.
Ma è proprio in questo sforzo personale che emerge come il discernimento apre alla pienezza della vita, alla gioia di realizzare il progetto migliore possibile, e soprattutto alla concomitante presenza della volontà di Dio che si lega alla nostra volontà.
Prendere una giusta decisione, dopo un opportuno discernimento, è fare esperienza di questo incontro con la volontà di Dio: del tempo con l’eterno.
Ecco allora che quel tradizionale "buon senso" altro non era che il discernimento, frutto della riflessione della mente e del cuore, che ciascuno dovrebbe fare prima di prendere una decisione.
È in questa dinamica di discernimento e di scelte che si inserisce Gesù e il discernimento della vita: cioè come posso seguirlo nelle vicende di cui sono protagonista?
Ecco che per seguire Gesù bisogna andare oltre ogni aspettativa ed interesse personale, e occorre essere disponibili a mettersi in gioco per fare la volontà di Dio.
È in questa dinamica che dobbiamo riflettere a quanto sta avvenendo nelle nostre comunità. Non si tratta solo di aggiustamenti istituzionali o di riorganizzare il territorio in base alle forze disponibili, ma di unire a tutto questo l'urgenza di un cambiamento a partire dal discernimento comunitario che ora si rende sempre più necessario, non certo per tutelare interessi di parte, ma per individuare dove il Signore conduce questa porzione di Chiesa.

sabato 3 settembre 2022

Raccogliamo spighe e le mangiamo

1 Corinzi 4,6-15 e Luca 6,1-5

Gesù non vive una condizione separata dalla nostra, non è un extra terreste caduto dal cielo, ma la sua incarnazione esprime tutto il suo essere come noi e sottolinea la bontà della nostra unanità e ugualmente la complessità di tutti i nostri bisogni umani; Lui stesso li vive. Ciò significa che tutte le necessità umane sono comprese e amate dal creatore, da Dio padre, che è Signore della storia e che, da padre, mette i propri figli prima di qualsiasi regola o legge: Davide, che è il prediletto (questo è il significato del nome), può infatti mangiare i pani dell'offerta ...
I farisei, questa posizione dell’uomo non la comprendono; non riescono ad adattarsi a una realtà in cui il Padre, si coinvolge oltre, e superando una legge, che a dire dei farisei sarebbe proprio una sua limitazione.
Ma è proprio nelle parole di Gesù la catechesi sul tempo e di come viverlo con fede. Dio ha creato il tempo per amore dell’uomo, e il sabato, non certo per un riposo passivo, ma perché l’uomo potesse desiderare l’eternità e così sperare nel futuro.

venerdì 2 settembre 2022

Digiuno e vino buono.

1 Corinzi 4,1-5 e Luca 5,33-39

È strano come ai due estremi di questo brano di Vangelo troviamo il digiunare e il vino gradevole. Un accostamento dirompente nel cui interno si cela una evidente esperienza critica.
Il digiuno, o il mangiare, non sono il punto della fede; non possiamo formalizzare la vita di fede nell'osservana di norme e precetti, o di sterili penitenze. Il punto centrale della fede è stare con Gesù. Non si può amare, come chiede il maestro, ripetendo stanchi rituali. Un sì a Gesù è un sì ad un vero itinerario di novità e di grazia, paragonabile alla sorprendente vitalità del vino nuovo o la gradevolezza di quello vecchio.
L'immagine del vino, esuberante e forte, è immagine dell’amore che ci chiama a corrispondere amando nei modi e nei momenti più vari e diversi. È questo amore che rende il nostro quotidiano lo spazio dell'esperienza della fede, dove non si possono mettere in atto mezze misure o mediocri rattoppi. Non è questa esigenza ciò che è di fronte alla Chiesa oggi?

giovedì 1 settembre 2022

Chiamati … dal Maestro

1 Corinzi 3,18-23 e Luca 5,1-11

A volte nella nostra ingenuità, risolviamo la chiamata alla sequela in un modo molto romantico e fantasioso … forse un poco troppo …
In verità questa pagina di Vangelo ci presenta la progressione di una amicizia tra Gesù e Simone a partire proprio dall’incontro nell’esperienza quotidiana della pesca.
Si passa infatti da Gesù, al Maestro, al Signore. Ma in questa progressione è Simone che matura e si addentra, fidandosi, nella amicizia cercata da Gesù. Tanto che quella relazione diviene rivelativa della nuova identità di Simone, del suo essere pietra, ossia Pietro. È in questa nuova veste esistenziale che è possibile accogliere nella vita la chiamata, la propria vocazione. Incontrare Gesù significa lasciare che l’incontro ci cambi … ci provochi …
Passo dopo passo, giorno dopo giorno, ciascuno deve sperimentare la pesca con il maestro: straordinario mistero …