giovedì 29 febbraio 2024

Quando la misericordia bussa

Geremia 17 5-10 e Luca 16,19-31

C'è un uomo ricco e chiuso nel suo piccolo mondo: il mondo dei banchetti, dei vestiti, della vanità, degli amici, del divertimento; un uomo chiuso in una bolla di vanità. Non ha capacità di guardare oltre il suo mondo, non pensa per esempio ai bisogni di tanti altri, ma solo a lui, alle sue ricchezze e alla sua bella vita. C'è un uomo - Lazzaro - che bussa alla porta della nostra bella vita ... Bussa al nostro cuore per smuoverlo! Ma quel bussare è opera di Dio, è il segno della sua misericordia anche per l'uomo ricco. I poveri Lazzari sono la misericordia di Dio per tutti noi ricchi.


mercoledì 28 febbraio 2024

La croce e la vita

Geremia 18,18-20 e Matteo 20,17-28

L'impressione, leggendo i vangeli, è che Gesù parla e, se ascoltato, generalmente, non è capito. Eppure Gesù ha parlato chiaro: Solo con il cammino della croce si conquista la resurrezione. Ecco che il calice della passione bisogna berlo anche se è un calice amaro. In realtà gli evangelisti ci rivelano aspetti inediti, ma veritieri del gruppo di coloro che Gesù ha scelto e delle persone che ruotano loro attorno. Ma anche questo è importante per comprendere che questo gruppo di amici, sono simili a noi, per cui non dobbiamo scandalizzarci, ma crescere ulteriormente nella maturazione umana e di fede.

martedì 27 febbraio 2024

Io Fariseo

Isaia 1,10.16-20 e Mt 23,1-12

Anche io come prete sono seduto sulla cattedra di Mosè, oggi quelle parole, Gesù le dice a me. Proviamo tutti a fare un esercizio di inversione di prospettiva, riguardo l’interpretazione del Vangelo. Gesù dice: "Dicono e non fanno". E noi facciamo quello che diciamo? Quando Gesù dice che leghiamo fardelli pesanti non siamo noi i primi a farlo? Pensate a quando un genitore dice al figlio di andare a Messa e lui per primo non ci va. E di fardelli ne buttiamo tanti sulle spalle degli altri ... Pensate quando mettiamo il muro di silenzio di fronte a qualcuno, quale fardello gli buttiamo addosso e in quel momento. Oggi proviamo a sentirci noi quei farisei ipocriti. Faremo un bel bagno di umiltà.

lunedì 26 febbraio 2024

Giudizio di misericordia

Daniele  9,4-10 e Luca 6,36-38

Il cristiano  di cui parla il vangelo è responsabile dei propri atti e di quelli degli altri. Ma si deve fermare a giudicare questi. Non può identificare il peccato con il peccatore, l’uomo con il suo errore; o meglio deve dare sempre possibilità al peccatore di riscattarsi dal peccato. Questo significa non giudicare. Papa Francesco ci ricorda che: Serve una chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia non è possibile inserirsi in un mondo di “feriti” che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore. Il giudizio è un grembo fecondo di abbondanza.

domenica 25 febbraio 2024

Esperienza di bellezza

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10

Prima considerazione
Da inizio anno pastorale, il venerdì pomeriggio lo dedico alla confessione dei ragazzi del catechismo, in modo che prendano contatto e confidenza con l'esercizio della coscienza e si rendano capaci di un minimo discernimento tra il bene e il male...
Venerdì scorso in una confessione un ragazzino mi confida che gli capita di avere dubbi sull'esistenza di Dio.
Meno male, finalmente qualcuno che si fa delle domande...
Meno male, finalmente qualcuno che mette in discussione con il suo dubbio quanto gli abbiamo trasmesso in questi anni ... e ci rimanda la nostra inadeguatezza a rappresentare Dio e a parlare di Dio.
Seconda considerazione
Una storiella … accaduta veramente alla cassa del supermercato Conad Campanella sabato 17 febbraio.
“… la signora alla cassiera: ieri sera li ha visti per la strada … 
C’era uno con una luce in testa e un crocione ... e dietro un gruppo di gente strana … 
Mi sono spaventata … sarà mica una strana setta …
Volevo chiamare i Carabinieri …”
La cassiera risponde: “… si si, pure io li ho visti… si si una setta … anche io avrei chiamato i Carabinieri …”
Ma guarda quella gente strana eravamo noi per la via Crucis e quello con la luce in testa ero proprio io …

Mio commento: è palese la scarsa incisività delle nostre iniziative parrocchiali, i nostri segni del sacro non riescono più a comunicarlo … non hanno fascino, non bellezza, non c'è stupore e meraviglia in ciò che facciamo. 
Amara considerazione: la parrocchia nel nostro territorio è ormai irrilevante rispetto alla vita reale…

1) C'è tra noi, in questa parrocchia, la convinzione di non aver bisogno di imparare, che siamo già formati e che quello che dovevamo sapere l'abbiamo già imparato.
Per questo ci limitiamo ai riti di precetto o a vivere una fede fatta di devozioni. Inoltre il rapporto con la Parola sembra essere un corollario della Messa domenicale, ma non esiste l'idea della meditazione, della lettura biblica, del confronto tra vita e scrittura.
2) Cosa di bello siamo capaci di condividere con gli altri del nostro incontro sul monte con il Signore? Esiste un momento della nostra vita in cui abbiamo fatto esperienza della bellezza di Dio?
3) Si è parlato per tanto tempo di necessità di evangelizzare, o meglio di una nuova evangelizzazione, ma forse il vero problema siamo noi che dobbiamo rievangelizzarci
I problemi non sono solo quelli fuori di noi, ma sono nel nostro interno, siamo noi che esprimiamo il cuore della Chiesa; se il nostro cuore è arido, freddo, e non accogliente, se non abbiamo vita spirituale e interiore, quale esperienza di fede comunichiamo, quale bellezza esprimiamo? Infatti è condizione indispensabile per portare il Vangelo ad altri averlo dentro di sé, non solo tra le mani o nella mente: nessuno dà ciò che non ha.

Come comunicare la bella immagine di Gesù?
Nel tempo ci siamo accorti che Gesù lo abbiamo rivestito come un manichino di vestiti diversissimi, per secoli con il vestito della sola fede dogmatica; poi con quello della sola ricerca scientifica e storica; poi con quello della sociologia e psicologia applicata alla realtà; ecc ...: Gesù, un manichino pronto a indossare il vestito che la moda del momento impone.
Ma quale è la bella immagine di Gesú, se non quella della trasfigurazione, occorre lasciare che lo Spirito ci accompagni sul monte e che nella nube riempia di presenza la nostra esistenza. 
La bellezza luminosa di Gesù nasce dall'accoglierlo nella vita, nel radicare il vangelo in noi, le sue parole e i suoi sentimenti.
Non ci sono parole capaci di spiegare, a raccontare, l'immagine dell'incontro col Signore: il silenzio custodisca quella luce radiosa, la protegga e le permetta di straripare fuori da dentro di noi. 
Ma per fare esperienza di bellezzadobbiamo salire sul monte è avvicinarci un po’ a Dio. Gesù anche lui sale il monte e come allora portò i tre discepoli, oggi conduce ciascuno a fare la stessa esperienza ... stare con lui trasfigurato.
Oggi trasfigurato dalla sofferenza di tanti fratelli, ma anche lo stesso volto di bellezza che ci ispira la gloria della Risurrezione. Dunque, Gesù annuncia la sua morte, li porta sul monte e fa vedere loro cosa succederà dopo, la Risurrezione. La bellezza luminosa di Gesú non è un fenomeno fisico, ma esistenziale ed è la certezza che il Signore Risorto non permette al buio della morte di avere l’ultima parola.
Oggi ci sentiamo smarriti, incapaci di reagire di fronte  a questo dramma sicuro della guerra, ci sentiamo impauriti di fronte ai grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte; e nella fede, spesso inciampiamo. 
A maggior ragione anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende lampi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla vittoria pasquale. La bellezza di ciò che è sul monte attraverso noi appartiene alla realtà che vediamo. Per evangelizzarci lasciamoci portare sul monte della bellezza.
Salire sul monte non è dimenticare la realtà; pregare non è mai evadere dalle fatiche della vita; la luce della fede non serve per una bella emozione spirituale. Siamo chiamati a fare esperienza dell’incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque. 

sabato 24 febbraio 2024

Chi è capace di amare?

Deuteronomio 26,16-19 e Matteo 5,43-48

Chi è capace di amare i nemici e addirittura quelli che ci perseguitano? E poi ancora: "siate perfetti come il Padre vostro è perfetto".
Di fronte a queste richieste e/o proposte non resta che fare un umile passo indietro, se restiamo imbrigliati dall'amore morale. Ma in realtà la vita cristiana - che non è una prassi religiosa - è una esperienza esistenziale in cui si impara ad amare di più, in cui occorre amare di più...: "amare di più uguale essere perfetti". L'amore che Gesù ha preferito è l'amore fatto di lacrime e di sconfitte. Altro che perfezione moraleggiante!


venerdì 23 febbraio 2024

Mettiti d'accordo con (l'avversario) tuo fratello.

Ezechiele 18,21-28 e Matteo 5,20-26

La radice del male si trova dentro di noi e si rivela in quegli atteggiamenti che sfuggono nostro autocontrollo. "Non uccidere” è il comandamento che vieta il male più grande che l'uomo può compiere - oggi pienamente disatteso -. Gesù aggiunge una cosa dicendo “ma io vi dico”: Gesù non solo ci dice che uccidere, fare la guerra santa è peccato,  è male, ma ci dice che radice del nostro male  è l’ira. L’ira è il principio dell’omicidio, l’ira è un “movimento contro” che io sento, contro l’altro che suppongo sia contro di me. L'ira e il disprezzo annullano la dignità di essere figli e fratelli. Quindi il problema non è uccidere ma è guarire il nostro cuore dall'ira, dal disprezzo e dalla rabbia affinhé l’altro sia "il fratello".

giovedì 22 febbraio 2024

Ti riconosco

1Pietro 5,1-4 e Matteo 16,13-19

Chi sei tu per me?  Il maestro chiede di essere riconosciuto, perché il riconoscimento esprime un valore aggiunto alla conoscenza; permetti di gustarla in profondità; esprime anche quel sentire affettivo, quel gusto amicale, e la comunicazione di bene, condizioni che solo il riconoscimento, come fosse un ritorno sulla conoscenza, permette di realizzare. Il rischio, infatti, è quello di conoscersi, ma non di riconoscersi. Ed è un rischio reale se il vangelo arriva a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ed egli risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete". Per entrare nella realtà nuova del Regno, occorre riconoscere Gesù.

mercoledì 21 febbraio 2024

Riconosco i segni?

Gio 3,1-10 e Luca 11,29-32

I segni li chiediamo quando non riconosciamo e quando siamo nel buio della fede. Riconoscere significa saper leggere la realtà e riuscire a fare discernimento con la memoria della fede. Allora non hai bisogno di chiedere segni, perchè il vero segno è quello che ti accade e che riconosci quando è accaduto e lo riconosci con stupore. Quando gli angeli annunciano ai pastori la nascita di Gesù parlano di un segno: un bambino avvolto in fasce in una mangiatoia: Salgono a Betlemme e vedendo il bambino nella stalla, fanno memoria di ciò che nella fede avevano giá accolto con timore e gioia grande e di fronte a cquel bambino il timore e la gioia riconoscono il segno e si trasformano in meraviglia e stupore. Questo è riconoscre il segno di Dio!

martedì 20 febbraio 2024

Originalità o verità?

 Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-15

O è una genialità della fantasia religiosa spirituale di Gesú,  oppure è la più grande verità, cioè che Dio ci è Padre. Dio etero, Dio presenza, Dio altissimo, Dio onnipotente ... e fosse anche Dio nei mille modi pissibili di definirlo, ma mai si sarebbe potuti arrivare a questa espressione così semplice per bellezza e meraviglia: Dio è Padre.  Gesù ci svela il volto di Dio come quello di un Padre. Questo cambia tutto. La preghiera non è fatta più di parole, ma di sguardi, di fiducia, di un intima vicinanza con colui che ci ama e che non smetterà mai di farlo. Se Dio è Padre non servono i capricci rituali religiosi come quelli dei farisei, ma serve l’essere figli, prendere consapevolezza di essere figli, amati, desiderati fortemente voluti da un Dio che ci è Padre.

lunedì 19 febbraio 2024

Come guardare la realtà?

Levitico 19,1-2.11-18 e Matteo 25 31-46

Dove riconoscere il Signore? Occorre guardare Gesù nell’affamato, nel carcerato, nel malato, nel nudo, in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia. Guardare Gesù in questi fratelli e sorelle nostri; guardare Gesù in quello che è solo, triste, in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio, in quello che ha bisogno di fare strada con lui in silenzio perché si senta in compagnia. Guardare Gesù e riconoscerlo ... proprio quelle condizioni di umana esperienza di vita ... al punto toche anche chi guarda me possa vedere e riconoscere Gesú.

domenica 18 febbraio 2024

Le meraviglie del deserto quaresimal

Gen 9,8-15; Sal 24; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

Marco non ci racconta le tentazioni, né il dialogo di Gesù con il tentatore. L’accento è posto su: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”. Sembrerebbe quasi che annunciare il regno di Dio sia il frutto dell'esperienza contenuta tra la tentazione, ovvero la scoperta e il riconoscimento della fragilità, del limite, del peccato e del male e in opposto riconoscere la vicinanza di Dio, della misericordia, il prendersi cura con amorevole tenerezza di Padre di tutti noi suoi figli. È da questa tensione che si diventa annunciatori del regno di Dio.Lo spazio fisico in cui nasce questa capacità di annuncio è il deserto: lo Spirito spinge Gesù nel deserto, nel luogo della prova e della tentazione, perché la Parola ascoltata dal Padre aveva bisogno di scendere nella sua carne, nella sua vita. Anche noi possiamo dire che di fronte a decisioni importanti, cambiamenti di rotta o momenti di crisi, dovremmo lasciare che lo Spirito ci spinga nel deserto. Gesù aveva bisogno di andare nel deserto a cercare la sua anima, per stare un po’ in solitudine, per dialogare in maniera profonda con il Padre. Gesù inizia un lungo viaggio alla ricerca di se stesso, alla ricerca di suo Padre, della sua strada, del suo volto, della sua Parola. Porta domande e cerca risposte. Prega, in silenzio, in attesa, desidera. Lui sa di essere amato dal Padre. Lo ha sentito nel profondo. Ora cerca la sua strada e si addentra nella solitudine del deserto. Si chiede e chiede a Dio Padre quale fosse la sua missione; chiede come portarla a termine e come, dopo 30 anni a Nazareth, iniziare il cammino. Qualcosa finiva e qualcos’altro cominciava. Il deserto sono, come per noi, i giorni nei quali Gesù sente il Padre dire: “Tu sei il mio amato figlio, mio figlio prediletto". Ma sono pure i giorni della tentazione, dell'inquietudine, nei quali, non sempre si ascolta il Padre; giorni di silenzio e di ricerca; giorni di fame e di sete. Per Gesù è stato un momento di rottura. La Parola ascoltata è entrata a contatto con la sua vita. È in tale prova che si capisce se la Parola è la forza che ci sorregge, se “tiene” realmente, se resiste, se è vera. Lì si vede se davvero ci fidiamo di Dio, se nel momento della prova continuiamo ad ascoltare e a fidarci, oppure se scegliamo altre strade, se preferiamo una scorciatoia, se facciamo da noi stessi. Gesù aveva bisogno di silenzio e solitudine per guardarsi dentro, chissà quante cose si saranno detti Gesù e suo Padre in privato! Inoltre avrà avuto paura. Si sarà sentito solo e avrà rimpianto la sua famiglia. Avrà avuto così tante domande su di Lui e il desiderio di partire per compiere la volontà del Padre ... Il deserto è allora un momento cruciale nella vita di ogni persona. Egli aveva bisogno di confrontarsi con il Padre, confrontarsi con se stesso e chiedersi: "Chi sono io?”. Qual è la mia missione?”. Egli ha passato ciò che passiamo noi e così ci può indicare la strada. Infatti una cosa è la teoria della nostra fede, la professione del nostro credere. Altra cosa è l’incontro della fede con gli eventi della vita, quando non sempre o non subito la Parola sembra combaciare con ciò che ci accade. È in quel deserto della vita e nel silenzio interiore che Gesù, lentamente impasta la propria vita con la fede nel Padre, con quelle Parole frutto di un dialogo intimo e personale. Tutto questo, nasce normalmente quando l'uomo si pone di fronte all'immensità del deserto. È in quello spazio che l'umano impara a volare alto, a gustare la libertà, e la parola diviene capace di speranza per tutti coloro che ascoltano: “Convertitevi e credete nel Vangelo”. Convertirsi, infatti è una grande parola di speranza, è la possibilità offerta a tutti di iniziare una vita nuova. Nel deserto Gesù sperimenta che questo è stato possibile per Lui, ed ora lo annuncia a tutti.

sabato 17 febbraio 2024

Un peccatore che si converte

Luca 5,27-35

La Quaresima è tempo in cui il nostro essere peccatori è condotto a conversione, è il tempo di agire ed è insieme tempo per fermarsi. È il tempo in cui rinunciare agli idoli per fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne dei fratelli. Un peccatore pentito è un uomo che sa fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il smaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore, nel quale e dal quale ogni peccatore ritorna a nascere alla vita.

venerdì 16 febbraio 2024

Smettiamo di fare finti digiuni

Matteo 9,14-15

La Quaresima è il deserto, è lo spazio del digiuno da cio che è il nostro peccato. É lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava. Nella Quaresima troviamo nuovi criteri di giudizio e se tutti ci lavoriamo, una comunità con cui inoltrarci su una strada mai percorsa.
Il digiuno é l'arma per lottare contro gli idoli, contro la menzonga. Gli idoli sono le cosolazioni che ci tengono schiavi delle nostre seduzioni, il potere, il possesso di cose e persone, l'essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti.

giovedì 15 febbraio 2024

Seguire Gesù oggi!

Luca 9,22-25 

Nel nostro tempo, in molti sperimentiamo un deficit di speranza. Si tratta di un impedimento a sognare, c'è un inversione pericolosa che ci conduce ad accettare possibile brancolare nel buio delle diseguaglianze e dei conflitti. Si tratta di un cristianesimo triste.
È un tempo di transizione in cui per seguire Gesù dobbiamo superare lo schema tradizionale del rapporto Chiesa-mondo, tipico del Concilio Vaticano II, a favore di un approccio più diretto, Vangelo e uomo, Vangelo e vita personale.

mercoledì 14 febbraio 2024

Mercoledì delle ceneri 2024

Cfr Messaggio del Papa 

Dio ci educa attraverso la forza dell'amore a una vera libertà umana. I dieci comandamenti sono il decalogo della liberazione da ogni umana schiavitù. La liberazione è la libertà non si esauriscono in un singolo evento,  ma maturano in un cammino. Delle fatiche di questo cammino ce ne accorgiamo quando ci manca la speranza e vaghiamo nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa verso cui tendere insieme. La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore. Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita.


Sento il bisogno di libertà o mi accontento di trastullarmi nelle mie schiavitù? Sono disposto a migliorarmi o mi adagio alla prassi della mia vita? Se non sono disposto, tanto vale non iniziare nessun cammino di conversione. 

martedì 13 febbraio 2024

C'è lievito e lievito

Giacomo 1,12-18 e Marco 8,14-21

C'è  un lievito che moltiplica il pane della vita e c'è un lievito che moltiplica il possesso, il potere, e la manipolazione della fede.
Ciò che ci impedisce di capire che l’unico pane vero è sulla barca ed è il pane della vita, è il lievito dei farisei e di Erode.
Il lievito dei farisei ed il lievito di Erode è il tentativo di possedere Dio … e se non riesci a possedere Dio allora possediamo le cose; usiamo il potere per arrogarci la pretesa religiosa di condizionare la vita delle persone. Che brutta cosa ... il lievito che moltiplica il pane della vita moltiplica l'amore, la condivisione e la comunione.

lunedì 12 febbraio 2024

Un lungo sospiro

Giacomo 1,1-11 e Marco 8,11-13

Forse Dio elargisce segni a richiesta? Forse si concede ad ogni desiderio umano? Forse cede di fronte ai capricci dei suoi figli?
La generazione che pretende segni dice Gesù è proprio quella che non li avrà. Ma non per una ripicca nei loro confronti, ma perchè è una generazione chiusa nella propria pretesa. Chi non si accorge dei segni che Gesù ha compiuto e che continua a compiere, ha già in mente il segno che vuole, quindi ogni altra manifestazione sarebbe inadeguata alla loro attesa. Chi pretende un segno è un pò come chi mette una moneta nel distributore delle merendine per ricevere ciò che desidera, ciò che piace. Questo non è un segno capace di  stupire.

domenica 11 febbraio 2024

Il dovere della libertà

Lv 13,1-2.45-46 Sal 31 1Cor 10,31-11,1 Mc 1,40-45

Concludiamo questo periodo del Tempo Ordinario con questo brano di Vangelo, prima di immergerci a partire da mercoledì nel Tempo Forte della Quaresima.
Un brano particolare che ci conduce a contatto con un lebbroso.
L'immagine è già ricca di senso e di drammatica fragilità umana: un uomo malato, fragile, sofferente, solo ... additato da tutti come colui che è colpito dalla malattia perché ha peccato. È un uomo impuro separato da Dio; 
lontano da tutti; il suo male è segno del suo peccato che lo conduce progressivamente alla morte. Il suo corpo, la sua vita sono segno di corruzione e di disfacimento ... non c'è speranza. L’uomo, malato di lebbra, era un uomo escluso dal culto, dalle relazioni, dalla vita del popolo di Israele. Della Legge doveva osservare solo le norme che decretavano la sua esclusione.
La guarigione di cui Gesù è originale forza risanante è un nuovo inizio, in realtà è la conversione, cioè, realizza e permettere nella propria carne la vita nuova che opera la salvezza.

Gesù lo sana, lo rende idoneo per rientrare di nuovo nella vita del popolo, il lebbroso guarito può rientrare in una vita adulta e responsabile. È di nuovo un uomo libero di vivere ... gli è data la possibilità di vivere!

C'è un dialogo breve e fondamentale tra il lebbroso e Gesù: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»

Ma in questa risposta di Gesù non c'è solo il suo desiderio di guarire il lebbroso, ma anche tutte le conseguenze che la guarigione porta con sé, cioè la responsabilità di una vita nuova, libera dal male e capace di sperimentare amore e compassione ... perché frutto sperimentato di una compassione gratuita del Signore. Ogni salvato, ogni liberato dal male porta con sé la salvezza che è innanzitutto una responsabilità esigente, che impegna la vita a fare di ogni possibilità un dovere. Da guarito, purificato e salvato, puoi fare il meglio di te stesso!

Questo passaggio è forse il più difficile, perchè corrisponde alla guarigione del cuore, la nascita di una coscienza “purificata”, capace di obbedire alla Legge dell’amore, è un processo lungo e a volte doloroso, non esente da cadute e da errori.

Il nostro mondo, la mostra vita. la nostra realtà porta in sé la lebbra del male, l'esclusione, la guerra, lo scarto dei fratelli, la negazione dei diritti, l'inganno delle relazioni e tanto altro ...

Di fronte a tanta fragilità, non possiamo non sentirci sconvolgere le viscere, come a Gesù di fronte al lebbroso. Gesù si commuove, sente compassione e lo tocca. Tocca l’intoccabile, toccando ama, amando lo guarisce. Dio guarisce con una carezza.

Prendere il vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo. E tutti quelli che l’hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi di questo mondo, amando e toccando, immergendosi nella realtà sono stati artefici di salvezza. Gesù guarisce il lebbroso perché gli vuole bene. La lebbra del mondo, il male che c'è nel mondo sarà pienamente redento solo dall'amore che avremo gli uni per gli altri. Oggi di quanto amore c'è bisogno?

Di fronte al male che ovunque si manifesta ... solo l'amore garantisce la salvezza!

sabato 10 febbraio 2024

Digiuni verremmo meno lungo il cammino

1Re 12,26-32; 13,33-34 e Marco 8,1 -10

Forse non sarà mai possibile stabilire se quel giorno Gesù ha fatto il miracolo di moltiplicare il pane e i pesci, oppure ha fatto una meticolosa azione di suddivisione del pane disponibile. Ma questo restando mistero, in realtà, nulla toglie a senso che questo segno/miracolo/azione rappresenta.  Quel pane è arrivato a tutti, semplicemente perché Gesù ha insegnato a condividerlo, ma non solo, quel pane - che è suo dono - ci insegna a fare tesoro di Gesù, senza di lui la nostra fede non "cammina", e la nostra esistenza umana si svuota e viene meno. In quel deserto, quelle persone hanno imparato la condivisione e come aiutarsi tra di loro; hanno imparato a riconoscere ciò che per la loro vita era essenziale.

venerdì 9 febbraio 2024

Tutti muti, tutti sordi

1 Re 11,29-32; 12,19 e Marco 7,31-37

Uno stupore mi ha sorpreso all'improvviso quando quella "suorina" alla Scuola Effetà di Betlemme concluse la testimonianza dicendo: "anche io ero sordomuta" e ora vi parlo.
Un sordo muto porta un dolore enorme, perchè il suo è un dolore muto, inespresso. Non può parlare di sè, non può raccontarsi. Un dolore di cui non si puo dire ... è assurdo; un dolore vissuto nella solitudine è tremendo. È come avere sempre un nodo in gola e mai riuscire in nulla se non pianti muti. Il sordo muto è simbolo di una umanità ferita che grida silenziosamente ad un salvatore. E il salvatore Gesù capisce che sulla terra i "figli" sono i figli dello stesso Padre che è nei cieli. Siamo tutti da salvare, dal primo uomo fino all’ultimo di questa drammatica ma meravigliosa nostra storia. Gesù facci ascoltare ... facci parlare.

giovedì 8 febbraio 2024

Figli e cagnolini

1Re 11,4-13 e Marco 7,24-30

Una incertezza accompagna Gesù nel suo andare verso le zone diTiro e Sidone: annunciare la Parola anche ai pagani, che cosa avrebbe provocato in israele?
Ma è la fragilità umana e l’umiltà di una madre che sblocca  ogni resistenza e incertezza. 
Come essere il messia di Israele quello atteso da generazioni, il preannunziato dai grandi profeti e nello stesso tempo rispondere a una richiesta che nasce dal cuore dell'umanità che ora grida con la voce di questa donna?
Questa donna, senza cedere, senza protestare o arrabbiarsi, si è ripresentata a Gesù dicendogli semplicemente: "Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli". Il regno, Israele, le profezie, l'attesa sono una tavola in cui si trovano insieme figli e cagnolini.

mercoledì 7 febbraio 2024

Catechesi occasionate

1 Re 10,1-10 e Marco 7,14-23

Gesù stesso che vuole condividere e comunicare, non aspetta tempo,  ma di fronte a una situazione prontamente interagisce. Potremo definirla una catechesi occasionata, come nel vangelo di oggi, dopo il confronto, forse duro, con scribi e farisei. Questo scontro diventa l'occasione per parlare del male. Il male è dentro di noi? Ma come ci è entrato il male nel cuore dell’uomo? Il grande problema del male non lo risolviamo in due righe del "custodire la parola". Gesù però mi insegna una realtà che non posso negare: la responsabilità rispetto al peccato è solamente la mia. 


martedì 6 febbraio 2024

Una legge di verità

1Re 8,22-23.27-30 e Marco 7,1-13

Credo che con Gesù Cristo abbiamo fatto un salto nel porre l’uomo, la persona sopra la legge. Ma attenti perché anche nel nostro contesto cristiano non siamo ancora capaci di gustare la libertà a cui Cristo ci ha chiamato. Pensiamo all'eccesso di tradizionalismo e devozione di cui la prassi di fede è ancora per molti unica espressione della propria fede, al punto da generare eccessi di scrupoli e "nevrosi". Ma a Gesù non interessano i sabati, i rosari e le ripetute devozioni, per il Signore sei tu ciò che gli interessa. È in questa prospettiva liberante che potremo finalmente realizzare in noi la volontà di Dio, e adempiere realmente la legge.

lunedì 5 febbraio 2024

Quel lembo ci attrae

1 Re 8,1-7.9-13 e Marco 6,53-56

Una folla innumerevole che si stringe attorno a Gesù e c'è chi cerca di toccare il lembo del suo mantello e quanti lo toccavano, dice il Vangelo, venivano salvati. Sembra proprio che alla gente non basta vedere Gesù, vuole toccarlo.
Ma gli basta anche un pezzo di stoffa purché appartenga a Lui. Cosa rivela il gesto? Quanti anche oggi cercano di toccare l’umanità di Cristo? E non gli bastano i sacramenti. Hanno bisogni di segni sacri ... quel lembo del mantello. L’uomo ha bisogno di segni tangibili, di toccare, di odorare, di sperimentare un contatto. Toccare quando non si trasforma in superstizione o feticismo esprime il bisogno di concretezza e di relazione profonda, intima.

domenica 4 febbraio 2024

TOCCARE E PREGARE

Gb 7,1-4.6-7   Sal 146   1Cor 9,16-19.22-23   Mc 1,29-39


Oggi siamo messi di fronte alla quotidianità della vita di Gesù. Sembra che l'evangelista Marco voglia darci una idea di estrema prossimità di Dio alla nostra vita; Dio è nella nostra quotidianità... ed è in questa prossimità che Dio va accolto e riconosciuto.

Gesù è il modo di questa prossimità.

Una presenza - quella di Dio - che anima la nostra quotidianità - non solo quella narrata nel vangelo – ma perché è il laboratorio del Regno, dove il mondo di Dio si misura con il mondo del dolore, della fragilità, della possibilità e della fede?

Il vangelo disegna tre situazioni:

- la strada; Gesù è a Cafarnao ed incontra gente nella città dell'uomo;

- la casa - di Simone ... o della suocera - gli spazi della intimità, della famiglia, delle relazioni strette;

- la folla è la gente che sta attorno in attesa ... la messe è tanta ...

Con una frase possiamo dire che tutto ciò che occupa il cuore dell’uomo, la sua vita di tutti i giorni, entra nel rapporto con Dio.

Ciò che caratterizza l'atteggiamento di Gesù è farsi vicino, alla gente per la strada, alla suocera nella casa, ai malati sulla porta alla sera. Farsi accanto, farsi vicino è il modo in cui Dio sceglie di entrare in relazione con noi, d'altronde questo è il frutto immediato della incarnazione... dire che il verbo si fa carne significa che la Parola di Dio diviene parte delle nostre parole e della nostra vita.

Che cosa succede se mi lascio interrogare da queste Parole?
Incontrare; toccare; annunciare:

1) Gesù vuole incontrare, non evita e non esclude. Questo ci educa alla necessità di lasciarci coinvolgere, ci invita a farci vicini, a farci accanto.

2) Gesù nel toccare condivide la sua vita, esprime il suo desiderio di guarire, e vuole che chi è toccato senta in sé che è guarito del tutto.

Essere toccati, toccare ... non è sufficiente, molti si accalcano … ma pochi sono toccati.

Tante volte “frequentiamo” il Signore, senza però realmente toccarlo, o lasciarci toccare da lui.

Tutto questo è molto bello e coinvolgente perché ci rivela, ci fa conoscere ed entrare nel suo cuore, nei suoi sentimenti, nella sua volontà, perché suggerisce come noi dobbiamo maturare e alimentare i nostri sentimenti, la volontà e il nostro cuore.

In tutto questo, Gesù ci dimostra cosa significa che il regno il regno si è fatto vicino.

Essere vicini ha un profondo valore teologico.

Ecco perché è estremamente importante essere vicini alle situazioni di fragilità e di sofferenza dei nostri fratelli ... dimostriamo così concretamente che il regno di Dio è vicino ... proprio in quel "si avvicinò e la prese per mano": mano nella mano.

Ma accanto a questa immagine di vicinanza, Marco ci rivela qualcosa che solo pochi hanno visto: Gesù che pregava. Gesù si prendeva cura della sua vita spirituale ... prima dell'alba se ne va nel deserto da solo per stare con il Padre.

È una provocazione fortissima per tutti noi. Ci interpella sulla nostra vita spirituale.

Ci interpella sul nostro cercare momenti di solitudine e di intimità con Dio. Noi soli, noi io e lui ...

Questo ci provoca una domanda sulla qualità della nostra vita spirituale ... se l'abbiamo una vita spirituale ...
Poi sul modo in cui ce ne prendiamo cura ...

Su come la alimentiamo...

Educarsi alla spiritualità significa dare del nostro tempo a Dio ... non riempiendolo di parole ma dando tempo perché Dio sia presente.

Trovare Dio, cercare Gesù ... non sono espressioni illusorie. Se vogliamo trovare Dio, allora, dobbiamo imparare a cercarlo in quell’“altrove” che è la nostra fragilità, perché è lì che Lui viene a cercarci, ovvero nella solidarietà che nasce tra le persone quando tutte prendono contatto con la povertà, con la fragilità che le abita.
La nostra relazione con Dio ha questa enorme possibilità, quella di essere una relazione familiare, in cui possiamo parlargli e possiamo portargli tutto ciò che abbiamo a cuore.

E se è vero che Lui sempre ascolta, tanto più ascolta quando non gli portiamo solo il nostro dolore, ma anche quello di chi abbiamo a cuore.



sabato 3 febbraio 2024

Accogliere il sacro

Luca 2,22-40

Una immagine affascinante, due anziani e un bambino ... Due anziani e una famiglia, quella di Nazareth. Due anziani che testimoniano che  è possibile riconoscere il sacro nascosto o compreso nella realtà umana e nella quotidianità. Ciascuno di noi porta in sé stesso l'impronta di ciò che è sacro, la porta perché siamo immagine di Dio, ma ciò che forse non ci riesce con immediata facilità è leggere e riconoscere la sacralità. Essere anziani significa essere esperti della vita umana ed esperti dello Spirito, significa fare memoria dell'agire di Dio nella storia ed essere quindi capaci di decodificare nella vita di ogni giorno la sacralità di ogni essere umano.

venerdì 2 febbraio 2024

Riposarsi per affrontare la missione

Marco 6,30-34

Gesù cerca un luogo solitario per far riposare i suoi, per condividere con loro le fatiche pastorali; la fatica dell'annunciare. Ovunque Gesù incrocia scenari difficili; ma Gesù ha verso tutti uno sguardo di compassione. Compatire, patire con. Gesù abbraccia questa umanità, così come gli si presenta. Gesu ci insegna che l'umano si regge sul prendersi cura gli uni degli altri. Probabilmente è questa la strada: annunciare il Regno, formare le coscienze, educare i giovani.

giovedì 1 febbraio 2024

La missione insieme

Marco 6,7-13

Come si fa a convertire, a scacciare i demoni, a ungere e guarire gli infermi? Si fa, e si riesce sempre, se si è radicati in Cristo: se pieni solo di Lui. Tutto ciò che esprime il vangelo si realizza insieme a Gesù. 
Insieme a Lui si converte e ci si converte perché Gesù è amore che convince e trasforma; insieme a lui si scaccia il male perché il male soccombe di fronte al volersi bene e nel sostenersi a vicenda. Insieme a Lui si è realmente mandati ... è Lui che ci manda, ci accompagna, ci attende alla fine.