martedì 31 ottobre 2023

La speranza dei cristiani

Romani 8,18-25  Luca 13,18-21

Che cosa è la speranza che tutto pervade? Per un cristiano papa Francesco la definisce come “l’aria che respira”. La speranza è vivere protesi verso la rivelazione del Signore, verso l’incontro con il Signore”. La speranza è infatti “come buttare l’ancora all’altra riva” e attaccarsi alla corda. La speranza è sapere che non possiamo fare il nido qui: la vita del cristiano è "in tensione verso". Se un cristiano perde questa prospettiva, la sua vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono. Un cristiano che non è capace di essere proteso, di essere in tensione verso l’altra riva, gli manca qualcosa: finirà corrotto. Per lui, la vita cristiana sarà una dottrina filosofica, la vivrà così, lui dirà che è fede ma senza speranza non lo è.

lunedì 30 ottobre 2023

Il nostro pedigree

Romani 8,12-17 e Luca 13,10-17

Lo Spirito ci rende figli e come tali possiamo rivolgerci a Dio, trovando in Lui lo sguardo del padre e l’abbraccio della madre. È un rapporto e una consapevolezza quotidiana, carnale, dove l’amore per ciò che siamo supera ogni paura e inadeguatezza. Il padre, il babbo,  rappresenta l'immagine piu eloquente e vera di ogni bisogno e senso di identità. Credo sia il modo più bello che abbiamo per guardare Dio, che è, sì, altissimo e onnipotente, ma anche meravigliosamente umano. Eppure, troppo spesso, ci dimentichiamo di essere stati fatti figli, e ci affranchiamo dalla paternità preferendo la condidzione di orfani. E purtroppo gli effetti devastanti di questo affiancamento autogenerato sono sotto i nostri occhi: lo smarrimento della identità, di ogni mistero,  della dignità e della fratellanza.

domenica 29 ottobre 2023

Un amare impossibile

Es 22,20-26; Sal 17; 1Ts 1,5c-10;Mt 22,34-40

Gli ultimi avvenimenti in Israele si aggiungono alle tante situazioni nel mondo, dove prevalgono le spirali di odio, violenza e crudeltà che sembrano inarrestabili. Venerdì abbiamo pregato, ci siamo inginocchiati davanti a Dio per chiedere pace. Siamo tutti scossi per quello che sta accadendo in Israele e nei Territori palestinesi; ciascuno di noi si sente partecipe e nello stesso tempo ci sentiamo impotenti e attoniti. Che cosa ha a che fare questo dramma con noi?
E cosa occorre fare per poter stare davanti a tutto questo?
Che cosa dice alla mia vita, al mio presente, al mio destino?
Una domanda la farei: Maestro che cosa devo fare?
Se non è chiaro che il primato dell'amore serve a renderci umani, forse le parole del Signore quando parla dei nemici, toglie ogni dubbio su quale atteggiamento e modalità relazionale deve avere ogni suo discepolo: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. (…) Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. (…) Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo (…)”».
Parole incredibili e assurde come il primato dell'amore. Sembrano le parole di un pazzo. Chi può amare il proprio nemico? Come si può amare chi ha ucciso tuo figlio, violato tua madre, rapito il tuo amico? Chi ti ha sorpreso nel tuo riposo, quando meno ti aspetti una violenza.

È umanamente impossibile, e il fallimento dei tentativi per una soluzione diplomatica lo dimostra. Eppure, queste sono le uniche parole diverse, vere. Le uniche parole che sono intrise di speranza, per una pace impossibile.
Le uniche parole che sono piene di amore incondizionato e non di odio. Le uniche parole che promettono una ricompensa e non una vendetta. In realtà, sono le uniche parole ragionevoli di fronte all’irrazionalità del comportamento bestiale degli uomini.
Maestro, qual è il comandamento grande?
Domanda seria, alla quale Gesù risponde ma, come al suo solito, al di fuori dagli schemi, proponendo una parola che tra le Dieci Parole (nella legge) non c’è. Comincia con un verbo al futuro, una prospettiva da scegliere e costruire: come se volesse dirci: senza amore non c’è futuro, senza amore ci distruggeremo. È tutto qui il Vangelo. Cosa serve amare? Serve a guarire la vita e le sue ferite.
Sapere quale sia il più importante comandamento significa aver capito quale amare è l'unica strada verso una vita buona, verso una vita bella. Non si tratta tanto di assolvere un dovere, un precetto o di avere dei comportamenti corretti, ma di saper scegliere la strada della vita. Dobbiamo crederci che per vivere bene, per avere una vita bella occorre saper amare.
Non amare è solo un lento morire. Chi non ama muore lentamente; chi non freme non ama; chi non sente in se stesso la vita dell'altro, non ha ancora fatto realmente esperienza di amare. In queste poche righe di Matteo, ci viene chiaramente detto che Gesù inventa una legge che prima non c'è. Gesù ci ricorda ciò di cui siamo fatti e da cui veniamo. Veniamo generati dall'amore di Dio e siamo fatti per amarci ... quando lo dimentichiamo, è il male, il peccato che prevale in noi, sono le logiche razionali perverse che non lasciano scampo, ma che hanno solo il sapore della morte.
Ecco allora quanto è importante amerai Dio con tutto il cuore ... con tutta l'anima e con tutte le forze ... e il prossimo come te stesso, l'inganno è proprio questo: pensare di poter amare Dio senza amare i fratelli ... diversamente saremo tutti umanamente degli sconfitti.

sabato 28 ottobre 2023

Veniamo edificati ...

Efesini 2,19-22 e Luca 6,12-19

Non solo siamo petre vive ... ma siamo pietre che edificano in Cristo il suo stesso corpo ... 
Ma cosa edifichiamo realmente? O meglio forse non comprendiamo che uniti a Cristo sempre edifichiamo?
Il Regno, il suo Corpo, la Chiesa, la nostra comunità  ... Questi pochi versetti ci mostrano come dovrebbe essere la nostra comunità: un edificio che si costruisce e s’innalza su Cristo, pietra angolare, per essere la sua abitazione fin da quaggiù per lo Spirito. Ed è in questo edificare che si raggiunge il senso e la pienezza della realtà che viviamo.
Oggi poi solo chi edifica in Cristo è costruttore della vera Pace,che è solo il Sigmore: una pace gratuita, garantita dalla presenza di lui che è la nostra pace’; ed è ancora Lui che l’ha fatta, e ne ha pagato l’intero prezzo.

venerdì 27 ottobre 2023

Una certa ... infelice schizzofrenia

Romani 7,18-25 e Luca 12,54-59

Quello che sperimentiamo in noi è una lotta impari che, se dovessimo combattere da soli, non ci vedrebbe vincitori. Ecco che allora questo brano, ci offre una via di comprensione. Bene e male convivono in noi, anzi il bene non abita in noi, ma solo il suo desiderio, nostalgia del Bene da cui siamo stati plasmati. In noi abita il peccato, capace di soggiogarci, al punto da farci pensare di operare il bene. Ma se facciamo attenzione in noi stessi, scopriamo che questa dicotomia è sintomo di una grande infelicità, che non ci abbandona mai. L'unica via possibile di liberazione è Gesù, che per amore nostro, fa suo il nostro corpo di morte, lasciandosi inchiodare ad una croce.

giovedì 26 ottobre 2023

L'antidoto al male

Romani 6,19-23 e Luca 12,49-53

Paolo scrive che, grazie al battesimo, siamo stati liberati dal peccato e possiamo raccogliere il frutto della nostra santificazione. Ora, guardando alla nostra vita, nonostante la liberazione donataci con il battesimo, il peccato è sempre dietro l’angolo, anzi non è dietro, è proprio davanti a noi, ci andiamo spesso a sbattere, perché non è per nulla discreto o timido, ma sembra proporsi ogni giorno con una certa insistenza.
Viene spontaneo chiedersi: dove sono i frutti che la grazia di Dio ci ha concesso liberandoci? Forse ocorre capire che quel frutto di grazia non è magico, ma va mangiato, usato, sfruttato ... Anche solo piccole decisioni e scelre di bene possono rendere molto operativo il dono della grazia!

mercoledì 25 ottobre 2023

A chi vogliamo obbedire?

Romani 6,12-18 e Luca 12,39-48

Obbedire ... tema ed esperienza molto controversa. Nella vita si passa da una obbedienza all'altra; sin da bambini a quando si è vecchi. L'obbedienza in realtà deve divenie la via maestra per gustare la libertà, altrimenti le regole sono solo restrizioni invece di dare una possibilità buona e realizzata alla mia umanità. Cosa significa obbedire alla grazia? “Noi non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia”. Non obbediamo  per mortificare la nostra vita, ma per stare nell’abbraccio di colui che ci salva, come un bimbo tra le braccia di un padre. Un abbraccio protettivo e fecondo, non asfissiante e restrittivo. L’obbedienza non è costrizione: le regole servono come orizzonte per non smarrire questa l"evidenza della libertà e della grazia.

martedì 24 ottobre 2023

Peccato e salvezza

Romani 5,12.15.17-19.20-21 e Luca 12,35-38

Quindi è tutta colpa di Adamo se siamo peccatori. Sarebbe troppo comodo ... forse è più corretto dire che siamo corresponsabili del peccato e che lo portiamo e diffondiamo nel mondo. In una realtà sempre più connessa, come quella che viviamo, non possiamo dirci estranei a nulla. Rimanere inermi di fronte al male, quello lontano come quello vicino, è un modo per essere corresponsabili dell’avanzare della morte e del peccato. Per fortuna anche la salvezza non da via di scampo: è sempre una questione di corresponsabilità.

lunedì 23 ottobre 2023

Convinto delle promesse

Romani 4,20-25 e Luca 12,13-21

La fede di Abramo non sembra avere cedimenti, tant’è che si dice che è "pienamente convinto"... Abramo sa che Dio è un Dio fedele, che rispetta la Parola data, "che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento". Ma questa fede certa non è solo una questione personale, in ragione delle relazioni comunitarie profonde di amore e amicizia, il bene e la fede di uno diventano ricchezza per tutti, si propagano, diventano fertili, infatti san Paolo dice che la fede di Abramo "non è soltanto per lui che è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi", così come l’Amore di Gesù che ha dato tutto di sé per noi ci ha salvati tutti, non solo gli amici suoi contemporanei, ma tutti. 

domenica 22 ottobre 2023

XXV di Sacerdozio



Cosa significa la parola sacerdote?

Sacerdote vuol dire, in generale, capacità totale di sacrificio, dedizione assoluta, abnegazione ammirevole. Caspita quanto impegna!!!

Oggi c'è molta delusione circa il sacerdozio!

In questi ultimi 20 anni, l'immagine ha perso di nitidezza, gli scandali sessuali, gli abusi e la pedofilia; la compiacenza col potere e la ricchezza, il venir meno della fedeltà alla Chiesa Sposa di Cristo e ai propri Vescovi, rispetto ai quali ci si è legati con vincolo di obbedienza ...
Tutto questo credo abbia portato a una certa diffidenza e distanza umana e affettiva per ciò che il sacerdote rappresenta.

Siamo tutti umani e la prima reazione è quella della pelle, cioè l'empatia o l'antipatia ... Questa è una delle esperienze che ho fatto in questi 25 anni spostandomi con molta facilità tra una comunità e l'altra, tra un incarico e l'altro.

Torniamo a noi: che cosa può spingere un uomo, un giovane (a quel tempo avevo 25 anni) a una scelta di vita tanto assoluta e controcorrente rispetto a un modo di vita secolarizzato, come scegliere di mettersi interamente a servizio di Cristo?

É possibile accettare il celibato?
Scegliere di non avere una donna da amare e dei figli a cui dare la vita, deve felicemente interagire con la dimensione degli affetti ...
Forse alcuni pensano che sia solo questione di una pulsione sentimentale, ma vi assicuro che è ben di più: è una questione esistenziale.
L'affetto ci genera umanamente, e la sua maturazione umana e spirituale rappresenta la sorgente intima della relazione con Cristo, con la Chiesa e con i fratelli.
È una maturazione o un cambiamento continuo ed esigente, che si concretizza attraverso sconfitte e cadute, si alimenta di incoraggiamenti e di abbracci come in tutte le vere relazioni. Si impara a proprie spese che non si può essere dei zitelli, come neppure degli zii d’America, e ma si fa esperienza di quanto sia necessario amare, ed esprimere amore per essere fecondi nell'amare Cristo e la Chiesa; nell'amare il proprio sacerdozio; ecco allora che non è solo una scelta coraggiosa, ma è una scelta che abbraccia tutta l’esistenza … e per sempre.

E ora torniamo alla scelta di essere sacerdote di Cristo, oggi giorno è una scelta poco convenzionale e a tratti decisamente sorprendente.
Dal suo inizio, e tutt’oggi, la vocazione, la chiamata personale, è densa di difficoltà e di dubbi, che vanno riconosciuti, essi fanno parte della mia umanità: anche io sono un essere umano in carne ed ossa, e come tutti sono pienamente coinvolto nel tentativo di risolvere il senso di ciò che vivo e faccio, questo però cercando di restare fedele a tutte le promesse che nelle mani del vescovo dei suoi successori in un giorno solenne della mia giovinezza ho fatto: promessa di predicare il vangelo e la dottrina cattolica; celebrare i misteri di Cristo, l’eucaristia e la riconciliazione; di pregare per il popolo di Dio e la promessa di filiale rispetto e obbedienza al vescovo.

Oggi la vocazione al sacerdozio rappresenta un'enorme sfida umana in sé stessa.
Il rapporto con il mondo secolare e con la diffusa indifferenza religiosa; la interculturalità e il pluralismo religioso; le comunità cristiane in cui non si vive più la passione del vangelo perché si sono adagiate alla prassi religiosa dimenticando la missionarietà; tutto questo può rappresentare una fatica, ma in tutto questo si sviluppa l'amorevole predilezione e che il Signore mi ha fatto.

In tutto questo si incontrano uomini e donne che sono in ricerca, che chiedono ascolto e vicinanza; in tutto questo si riscoprono essenziali le parole che Gesù diceva ai discepoli e alla gente; in tutto questo diviene chiaro quanto sia necessaria la verità e la
salvezza.
Ed ecco che la quotidianità di un Sacerdote (anche la mia) è piena di impegni, di relazioni e di incontri ... come pure di grazia da donare e condividere: di misericordia e perdono di pane e vino ... di vita eterna.
Mi accorgo che col passare degli anni, sono passato dalla spavalderia giovanile piena d'energia a una età più matura che mi porta a riflettere su ciò che continua a dare sale alla mia vocazione di prete, e che per essere Sacerdote sia necessario un quotidiano rinnovamento.
Un quotidiano dialogo con il Signore, un dialogo fatto di ascolto della sua parola e fatto di quelle parole sul pane e il vino ...
corpo e sangue per essere parte di un sacramento e di un sacrificio segno di salvezza ... fatto in memoria del Signore.

Una dolce memoria!

Di chi è il tuo cuore?

Is 45,1.4-6; Sal 95; 1 Ts 1,1-5; Mt 22,15-21

In queste domeniche la Parola del Vangelo ci ha portato in vario modo a confrontarci con il Regno dei cieli. Noi, come anche i giudei e i discepoli al tempo di Gesù abbiamo reagito in modo diverso, in ragione della nostra storia ed esperienza, come del nostro essere coinvolti col maestro di galilea. Oggi il vangelo ci porta a prendere una decisione: tu quale rapporto hai con il Regno dei cieli? Ne sei parte oppure no!

Breve introduzione: è una vicenda triste quella narrata oggi nel Vangelo, è la storia di un intrigo, di una trappola, di un inganno.

Discepoli dei Giudei e sostenitori di Erode, pur di togliere di mezzo Gesù, hanno accettato anche di compiere un sacrilegio, quello di portare nel tempio, un luogo Santo, il luogo di Yhwh, il segno pagano dell’idolatria romana, una moneta dell'imperatore con la sua effige. Che tristezza ... 

Una moneta che per un ebreo credente rappresenta il segno della loro schiavitù. Ma in realtà essi si sono già assoggettati, si sono resi schiavi di quel regno di Roma, e lo usano per i loro scopi ingiusti e criminali.

La risposta o la proposta di Gesù, non è solo un modo molto scaltro di sfuggire a una trama malvagia, ma diventa occasione per lui per porre una domanda a loro come a tutti noi: tu a chi appartieni, di chi vuoi essere?

In realtà ciascuno di noi, anche chi lo nega, ha sempre bisogno di appartenere a qualcuno. Nessuno di noi basta a sé stesso, ma ha bisogno di dare senso al proprio bisogno esistenziale, cioè corrispondere al per chi esisto? Che significa anche: a chi appartengo, per chi sono importante? 

Se la risposta fosse: per nessuno ... sarei solo un disperato, la vita una continua insoddisfazione, o anche un accettare un non senso e una non finalità di ciò che esiste; quindi una non appartenenza.

E io a chi appartengo?

Allora di fronte a questa disputa, io a chi appartengo? Forse alle cose, alla ricchezza, al potere, al pensiero dominante, oppure ai miei sogni, ai legami vitali, o all’amore che provo per qualcuno? Forse posso anche dire che appartengo a Dio che mi ama, a quel Dio per il quale sono prezioso?

I sostenitori di Erode e i discepoli dei farisei pongono a Gesù una di quelle domande taglienti che fanno impennare lattenzione di tutti, e in realtà stanno chiedendo a Gesù: e tu che sembri così libero e dici le cose come stanno, a chi appartieni realmente?

Quale risposta posso dare? A chi restituisco la moneta della mia effige, della mia iscrizione? A chi appartiene la moneta che io sono?

Credo che per ciascuno la propria vita sia lo spazio delle appartenenze, non riesco a pensare una esistenza per sé stessi.

In conclusione.

In un passo della lettera ai Romani ricordo che dice: "Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore."

Di chi è dunque il mio cuore? Se vivere è restituire vita, cioè offrirla ai fratelli; è spenderla con impegno nel collaborare alla creazione; è donarla a chi amiamo, ciò significa che viviamo per restituire amore a chi con l’amore ci ha fatto e ci fa vivere. ed ecco che nel restituirti a Dio, nel dare a Dio te stesso, cioè ciò che è suo, otterrai ancora te stesso, e sarai parte di quel Regno dei cieli che altro non è che la tua felicità realizzata: sarai vigna del Signore, sarai frutti abbondanti raccolti a suo tempo, sarai vignaiolo felice sempre del lavoro affidato ... sarai del Signore è questo ti basterà per sempre.

sabato 21 ottobre 2023

Fede e Promesse

Romani 4, 13.16-18e Luca 12,8-12

Come possiamo descrivere la fede di Abramo? Una fede a partire dalla scoperta di Dio, da una relazione strana che sente nascere in lui. Abramo non solo dice di credere ... e ci arriva con fatica e in tanti anni ... ma questo non vli impedisce di dare gloria a Dio; lo esalta e riconosce tutta la sua grandezza. La sua fede non sembra essere tentennante, perché Abramo ha sperimentato che Dio è un Dio fedele, che rispetta la Parola data, e “che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.” La fede in Dio allora si lega alla promessa della discendenza, ad essere Padre di una moltirudine. Abramo ha fede in questa promessa pur senza minimamente vederne i segni nel tempo.

venerdì 20 ottobre 2023

Il primato della fede

Romani 4,1-8 e Luca 12,1-7

In questo passo di Romani, Paolo ci ricorda che Dio stesso ci ha creati come cosa molto buona, e che proprio per questo, non siamo noi a renderci giusti, ma è Lui che ci giustifica, che ci fa giusti. È lui solo che per amore ricopre i nostri peccati, e per farlo non aspetta le nostre buone opere, non può aspettare perché il suo amore per noi è urgente, e perché sa che le opere buone sgorgano dal sentirsi amati e non il contrario. Solo se accogliamo questo cambio di mentalità possiamo comprendere che tutto ciò che Dio compie e per portaci a fidarci di lui, a farci suoi collaboratori, riconoscendo che il primato è suo, è lui che ispira i nostri pensieri, fa luce sui nostri passi e ci indica il sentiero. È Lui che guida le nostre mani, è lui il primo ... in lui la nostra fede.

giovedì 19 ottobre 2023

Più che giustificati ... amati

Romani 3,21-30 e Luca 11,47-54

L'osservanza della Legge non ci avrebbe resi così giusti come il dono della grazia! Indipendentemente dalla Legge ci ha donato Gesù Cristo, è Lui “la giustizia di Dio”.. ma facciamo attenzione, non la giustizia del tribunale, ma la giustizia che è capace di renderci “giusti”, ovvero di giustificarci, farci-giusti “gratuitamente per la sua grazia”. A noi è chiesto solo di aprire le mani, e con esse il cuore e la mente o, se volete, tutto di noi, tutta la nostra vita per accogliere questo dono di grazia...  Mi piace l’idea di pensare che il dono di grazia non copre semplicemente ciò che siamo e facciamo, ma è un dono di amore che fa fiorire tutto di noi ... proprio tutto a vita nuova.No 

mercoledì 18 ottobre 2023

Tutti mi hanno abbandonato

2 Timoteo 4,10-17 e Luca 10,1-9 - San Luca evangelista

Fino alla fine della sua vita, Paolo ha una priorità: l’annuncio della Parola. Ed è proprio nella consapevolezza degli ultimi tempi che Paolo, in una esortazione tutta sua fatta di volti e persone, esprime tutto il suo amore per la comunità, la sua fede stabile e la certezza nella giustizia di Dio e nella vita eterna. Nelle sue parole si concretizza Gesù, che spesso è stato duro, ma gli ha insegnato la carità. Tutto questo è la sua eredità, è ciò che lascia a Timòteo. Possiamo noi essere Timòteo? Possiamo raccogliere l’eredità e la testimonianza di Paolo? Abbiamo la forza per portare la Parola? È un tempo così lontano, o anche noi possiamo raccogliere ciò che l'apostolo ha vissuto?

martedì 17 ottobre 2023

Scandalosi

Romani 1,16-25 e Luca 11,37-41

Perché vergognarsi del Vangelo? Per Paolo è impensabile vergognarsi delVangelo, cioè di una “bella notizia”? Proviamo a pensare un attimo: quand’è che ci vergogniamo? Succede quando pensiamo o facciamo qualcosa che temiamo che gli altri giudichino come qualcosa di brutto, che non va fatto e che non va pensato.
Ma noi, siamo convinti di poter affermare: "Io infatti non mi vergogno del Vangelo", o siamo come coloro che in fondo non hanno il coraggio di fare del vangelo la "bella notizia" della loro vita. A questo punto lo scandalo la scarsa coerenza, la scarsa incisività.

lunedì 16 ottobre 2023

E noi chi siamo

Romani 1,1-7 e Luca 11,29-32

La lettera ai Romani inizia con la presentazione di Paolo. Chi è Paolo?
Paolo si autodefinisce - perché si sente - "servo" di Cristo Gesù; come pure "apostolo" non per scelta, ma "per chiamata"; Paolo si sente "scelto" e non che “ha scelto”. L’azione di Dio in lui coincide con la sua vocazione, e la sua vocazione è "annunciare il vangelo di Dio". Ma Paolo è solo all'inizio, poi si va a pienezza a favore di Gesù! Tutto di Paolo ci parla di Gesù: "nato dal seme di Davide", "costituito Figlio di Dio", "Gesù Cristo nostro Signore". Ed è proprio da lui che Paolo ribadisce di aver ricevuto la grazia di essere apostolo.
Anche noi siamo allo stesso tempo ogni giorno apostoli e destinatari dell’annuncio. Ed è bello che Paolo ci ricordi che siamo "chiamati da Gesù Cristo", cioè c’è qualcuno che ci sta chiamando perché ci sta attendendo, e ci attende perché ci ama.

domenica 15 ottobre 2023

“Venite alla festa!”

Is 25, 6-10; Sal 22; Fil 4, 12-14.19-20; Mt 22, 1-14

“Venite alla festa!”
Questo invito che il re rivolge a tutti è un appello rivolto oggi, a me.
Ma è così difficile rispondere all'invito?
Credo che le durezze sperimentate da Gesù al suo tempo non siano poi molto diverse da quelle che oggi segnano oggi certe esperienze di Chiesa e anche di nostre comunità.
Che cosa rifiutavano dell'annuncio del regno dei cieli, scribi, farisei sacerdoti e capi del popolo?
Rifiutavano un Dio, vicino, misericordioso, capace e desideroso di fare festa con ogni uomo, un Dio che non si risolve nelle regole moralistiche o nei molti precetti religiosi, un Dio che non si di mentica di pubblicani, prostitute e peccatori... Non si dimentica di chi è scartato, abbandonato ai crocicchi delle strade.
Oggi non è forse ancora una lontananza, quasi indifferenza colpevole, una dimenticanza rispetto alla possibilità di un Dio che si prende cura di noi, e che desidera legare la sua grazia alle nostre scelte di vita.
Dobbiamo prendere coscienza che il restare fuori, il rigettare, il rifiutare è il risultato di una scelta da parte di chi ha ricevuto un invito, e noi lo abbiamo ricevuto ... 
Nella parabola - l'invito -, ha tre caratteristiche: la gratuità, la generosità e l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: gli invitati optano per un rifiuto a prescindere dall'invito, non sono toccati minimamente dalla proposta, forse neppure hanno ponderato il valore della festa e ciò che l'invito rappresentava. Essi hanno semplicemente scelto di fare altro, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio. Un poco equivoca la nostra indifferenza, il nostro fastidio...
Quante volte noi rigettiamo gli inviti, anche in comunità, anche qui in parrocchia ...
Guardiamo le caratteristiche dell'invito?
Gratuità: nulla nell'invito mi parla di contraccambio; la bontà di Dio è all'origine della gratuità: la sua amicizia, la sua gioia, la stessa salvezza che mi dona è gratuità.
Ma noi mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi e anche quando il Signore ci chiama, tante volte sembra che ci dia fastidio. Ed ecco che il no, le nostre idee prevalgono rispetto alla disponibilità che l'invito richiede.
L'esperienza della gratuità dovrebbe essere ciò che normalmente caratterizza le nostre relazioni in parrocchia. Il nostro servizio gli uni per gli altri, in nostro prenderci cura della comunità ...
La generosità: è l'abbondanza del banchetto, tutto è pronto ... ciò che Dio prepara é un abbondante banchetto, dice Isaia, ed anche la parabola, ma io sono capace di realizzare o condividere il banchetto con e per i miei fratelli; sono disposto a organizzare una festa che coinvolga, accolga, sia gioia e conforto per i mie fratelli tutti?
In realtà nel banchetto, io, spesso e volentieri metto poco o nulla ... forse solo i rimasugli di ciò di cui io mi sono avidamente nutrito ...
Risultato non mi interessa il banchetto della vita della comunità ..., ma anche nulla mi interessa di ciò che Dio prepara per me: il banchetto della parola e della eucaristia ... Come sono diventato arido!
Universalità: una visuale che abbraccia tutto e soprattutto tutti, nel tentativo di condividere non di dividere; di fare festa per imparare ad abbracciare anche chi è straccione e vagabondo nei crocicchi della storia. Che fatica facciamo pure noi ad accogliere e ad amare in modo universale.
Per vivere fino in fondo la festa diceva Benedetto XVI, “C’è una condizione per restare a questo banchetto di nozze: indossare l’abito nuziale […] Cos’è questo abito nuziale? San Gregorio Magno spiega che quel commensale ha risposto all’invito di Dio a partecipare al suo banchetto, ha, in un certo modo, la fede che gli ha aperto la porta della sala, ma gli manca qualcosa di essenziale: la veste nuziale, che è la carità, l’amore”.
E sarà stato uno shock per quell'uomo, “amico”, entrare e vedere che chi banchettava con il Re erano buoni, cattivi, peccatori, prostitute, insomma tutti gli “scarti” della società…
Forse quell’uomo non ha creduto a ciò che vedeva; non è possibile che un re inviti a palazzo straccioni e vagabondi.
È il nostro dramma ... Per assurdo ci estraniamo dall’amore, non ci diamo questa ulteriore ma necessaria possibilità per essere Regno dei cieli.

sabato 14 ottobre 2023

Giorni di giudizio

Gioele 4,12-21 e Luca 11,27-28

In Gioele il giorno del giudizio di Dio non tarderà ad arrivare, con tutto ciò che comporta. Questo è il modo di porsi di tutto l'antico testamento. Nel Nuovo Testamento, invece, il giudizio si impone come venuta del Figlio di Dio e del suo sacrificio in croce, da cui matura la consapevolezza che la salvezza è conseguente all'adesione all’amore di Dio, e da come incontriamo questo amore. Dio ci mette di fronte alle conseguenze dell'amore, sapendo che lui ci ha amati per primo e che l'amore ci trasformerà in figli di Dio, e diventerà di per sé il giudizio sulla nostra vita.

venerdì 13 ottobre 2023

Il giorno del Signore

Gioele 1,13-15;2,1-2 e Luca 11,15-26

Per chi crede, il Signore è venuto, viene continuamente, e verrà per giudicare il mondo e salvarci. In un simile contesto «il giorno del Signore» è un‘espressione privilegiata, abbreviata talvolta in «il giorno» o «quel giorno» oer indicare un evento storico, il giorno per eccellenza, che vede il trionfo di Dio, è il giorno consacrato in modo speciale al suo  culto.  Una delle caratteristiche del profeta Gioele, consiste nel fatto che egli parla del giorno del Signore, che si sta per abbattere come una devastazione dall’Onnipotente. Il giorno del Signore quindi non deve intendersi come quello del giudizio e della condanna: sarà quello in cui Dio "farà i conti" con noi, e sulla bilancia metterà il suo grande amore per noi e le nostre deboli risposte, ma dalla stessa parte del piatto.

giovedì 12 ottobre 2023

Arriva il Messia

Malachia 3,13-20 e Luca 11,5-13

L’arrivo del Messia in un modo tutto speciale va vissuta anche oggi con una  predisposizione d’animo tutta speciale: l’incontro con Lui va preparato!
Il Messia che Dio ci ha mandato, verrà ancora a cambiare i nostri cuori con la Parola e lo Spirito: è la Parola di Dio che come un fuoco purifica e converte i nostri cuori e ci insegna a vivere secondo Dio. Preparare il cuore alla sua venuta vuol dire saper attendere e perseverare nell’ascolto della sua Parola. Anche oggi le nostre comunità hanno bisogno del fuoco dello Spirito e della Parola per essere "cambiate" e rese adeguate altempo che viviamo.

mercoledì 11 ottobre 2023

La logica di Dio è la misericordia

Giona 4 1-11 e Luca 11,1-4

Giona scandalizzato è un profeta la cui profezia non si realizza: Ninive non sarà distrutta, Dio ha avuto misericordia, ma Giona non ci sta, egli ha preannunciato la distruzione, e questa non viene. Lui non riesce a perdonare gli abitanti di Nìnive per ciò che hanno fatto in passato. Non riesce a capire che il Signore, che è stato tanto buono con lui, che non lo ha abbandonato neppure quando egli è fuggito, vuole perdonare anche chi ha fatto ben peggio di lui. La logica divina è difficile da accettare. Possa questa misericordia plasmare le nostre vite, e questa pagina della Scrittura ci ricordi sempre che con Dio combattiamo il male, non le sue vittime.

martedì 10 ottobre 2023

Chiamati ancora

Giona 3,1-10 e Luca 10,38-42

Questa volta Giona parte alla volta di Ninive ed inizia la sua predicazione. Dio non ha scelto male il suo servo, Giona è davvero un bravo profeta e il popolo di Ninive lo ascolta! Il testo ci dice che per attraversare Nìnive occorrono tre giorni, ma quando Giona ha percorso solo un terzo della città, già le persone si convertono. Anche noi spesso sentiamo che la società in cui viviamo non è giusta, eppure il libro di Giona ci parla di un mondo che può cambiare se anche solo un uomo risponde alla chiamata del Signore.
Oggi, il Signore, per cosa ci chiama?

lunedì 9 ottobre 2023

Le nostre fughe da Dio

Giona 1,1-2,1-11 e Luca 10,25-33

Giona è un profeta molto particolare, non è coraggioso, non ha la forza di Elìa, che riesce a rimanere saldo, ma alla chiamata del Signore fugge il più lontano possibile. Giona tratteggia una fugura profondamente umana. La vicenda di Giona è la storia di ogni discepolo infedele, come quando anche noi preferiamo voltarci e andarcene, poiché temiamo cosa potrebbe accadere, temiamo di perdere qualcosa di noi stessi; temiamo di essere giudicati dal mondo e fuggiamo. Eppure Giona ama Dio nonostante la paura di obbedirgli, perché perché sa di essere amato da Lui. Spesso nella vita ci capita di viaggiare lontano dal Signore che ci ha chiesto di seguirlo, eppure non per questo lui ci abbandona, perché a Dio non basta salvare Ninive, ma vuole salvare anche Giona.

domenica 8 ottobre 2023

Gesù fa fruttare

Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43

Dopo aver ascoltato questa parabola, chissà cosa si è smosso nel cuore di tanti, visto che Matteo ci informa che iniziano a prendere provvedimenti contro Gesù ...

Certamente è una immagine molteplice, cupa e affettiva insieme; la parabola è dura, sanguinaria ... ma emerge anche qualcosa di bellissimo cioè che a Gesù piace la vigna, amava le vigne, come già i profeti, lo si capisce fin dalle prime battute: un uomo, con grande cura, piantò, circondò, scavò, costruì. Gesù osserva l’uomo custode della vigna che ne diventa sfruttatore e predatore, ma al tempo stesso racconta come Dio non si arrende e prosegue nel suo intento ... quale è questo intento?

Il vino, sono convinto che l'intento di Dio è il vino della gioia, della letizia della vita, quel vino che nella Messa si offre con grande devozione: "il frutto della vite e del lavoro dell'uomo ... lo presentiamo a te perché diventi per noi bevanda di salvezza".

Questa parabola mi suggerisce un'immagine straordinaria: c'è una città antica nel deserto del Negev, una città che è stata abbandonata nel 6 secolo, è una città del regno nabateo, Avdat, sulla via carovaniera dell'area, che portava anche l'incenso dall'Oman a tutto il mondo antico.

Una città antica che ha una caratteristica, è nel deserto, ma attorno alla città coltivavano la vite, e le vigne producevano abbondantissimi grappoli ...

In città vicino alle mura, c'è un tino pubblico dove per uve venivano pigiate con i piedi di tutti ... che bello, la vendemmia era una azione collettiva e pubblica di tutta la città ... la pigiatura dei grappoli per produrre abbondante il frutto della vite: il vino. Mi piace pensare quale gioia il momento della vendemmia, quale gioia andare nei terreni curati e irrigati, dove le vigne, sotto quel sole caldo del deserto producevano i grappoli gustosi ... la vendemmia si rivela il tempo del frutto, tempo della gioia e della festa.

Di fronte a questa immagine mi chiedo, ma se la vigna oggi è la Chiesa, o la nostra comunità è importante che sia curata, che sia custodita con amore da noi, con la stessa premura del padrone della vigna.

Primo concetto la cura della comunità ... come io me ne prendo cura?

Con le chiacchiere, con la critica con il giudizio ... con l'indifferenza e l'astensione, questo è ciò che fanno i vignaioli omicidi ... spesso ogni siamo proprio così, invidiosi gli uni degli altri e in questo modo uccidiamo la vigna del Signore.

La cura deve essere quella pazienza buona che costruisce, accoglie, consola e anche soffrendo la fatica genera relazioni buone e sane, aperte al confronto e alla presenza di Dio, e a come lui si mostra dentro la nostra comunità. Abbiamo letto  cosa dice Paolo agli Efesini .. quello è l'atteggiamento da imitare per esprimere la cura della vigna che c'è la chiesa, che è la nostra Parrocchia.

Secondo concetto raccogliere il frutto ...

Per molto tempo ho pensato che il frutto fosse il grappolo buono: le nostre opere, il nostro agire ... ma ora sono convinto che il vero frutto della vite è il vino ... che è la bevanda di salvezza, un frutto di vita per l'eternità...

Ecco che mi chiedo la nostra umanità, il nostro esserci è frutto di vita, noi siamo solo operai della vigna e anche frutti che pigiati danno il vino della vita ... se noi siamo unito a Cristo non possiamo non essere frutto di vita ... per il mondo, per la Chiesa è fra di noi.

Ma ci pensate, ciascuno può essere frutto vivo per la moglie, per i figli, per gli amici, per il proprio parroco, al lavoro, a scuola, al bar ... il nostro esistere uniti Gesù è Frutto.
Dio, in questa vigna, in questa nostra comunità ci offre una casa di cui prenderci cura, e dove possiamo essere veramente noi stessi e trovare una vera intimità con lui, perché la nostra vita sia feconda e porti frutto e possiamo provare l’estasi della vera gioia, il vino buono dell’eternità.

sabato 7 ottobre 2023

Lo scandalo del soffrire

Baruc 4,5-12.27-29 e Luca 10,17-24

Perché pensiamo che il Signore ci affligga? Generalmente abbiamo ben in mente i giorni, le persone, i luoghi che hanno segnato la nostra vita; situazioni che esprimono il dolore, anche quello profondo ... Sono sofferenze che chiedono risposte a domande pesanti e spesso difficili. É il tempo della prova, del buio più difficile, anche e insieme un tempo di grazia? È possibile affermare che dove c’è una morte, una sconfitta, un dolore c’è sempre una rinascita? Sono domande aperte sull'esistenza di ciascuno di noi, sono interrogativi che ci chiedono di guardare la vita alla luce della grazia di Dio. La nostra vita si compone come un puzzle di tessere complesse e cariche di attesa e desiderio ma comunque tutto “disegnato” dal Signore.

venerdì 6 ottobre 2023

Il disonore sul volto

Baruc 1,15-22 e luca 10,13-16

Il disonore è la conseguenza della perdita di dignità, di valore personale, di considerazione sociale e riconoscimento di valore morale; potremmo definirlo come privazione del rispetto dovuto, della considerazione, della stima degli altri.
Quante volte con ostinazione non abbiamo voluto ascoltare la voce di Gesù. L’autodeterminazione è veramente un’arma a doppio taglio. Di fronte a questa ostinazione, Dio si mostra più ostinato di me. Tanto mi ama da lasciarmi sempre la libertà; tanto mi ama, a tal punto che mi aspetta in tutte le pieghe e gli angoli della vita, che non scorrono mai lineari.  Mi sento, sempre aspettato e accolto, solo per questa sua misericordia riesco a ridire il mio sì quotidiano.

giovedì 5 ottobre 2023

Sottomessi gioiosi della parola

Neemia 8,1-4.5-.7-12 e Luca 10,1-12

La Parola è all’inizio di tutto. Con la Parola l’universo ebbe inizio. Con la Parola noi tutti abbiamo avuto un inizio. Siamo le storie che abitano in noi. Se le parole che abitano in noi formano storie belle, saremmo anche noi belli e buoni. Le più belle storie della Bibbia sono state raccontate dal Signore, egli era un grande narratore e le parabole evangeliche che di storico hanno poco o quasi niente, rimangono immortali, perché si svolgono in un infinito presente che assume lo spazio fisico della Scrittura.
Le Sacre Scritture per molto tempo sono state solo storie raccontate oralmente, prima di essere trasformate in testi triti e riscritti le cui “storie” sono creature del tempo, emissarie dell’Eterno.

mercoledì 4 ottobre 2023

Vantiamoci della croce

Galati 6,14-18 e Matteo 11,25-30

San Francesco d'Assisi

Volendo tradurre “quanto a me” potremmo anche dire, "per quanto mi riguarda", la croce è la mia gloria, per cui solo del Signore crocifisso posso vantarmi. L’uomo che ha incontrato Gesù, sperimenta nella sua croce la massima espressione di ciò che Dio opera nell’umanità del suo Figlio. Affidandoci al mistero della Pasqua di Gesù, egli trova in essa il suo vanto, ovvero la possibilità di dare a Dio ciò che è di Dio: la nostra salvezza. Spostando l’asse di attenzione da me a Cristo, riesco ad accogliere il senso del sacrificio della sua croce, e di ciò che ci ha procurato. La croce fa morire il proprio egoismo, l’uomo vecchio che continuamente recalcitra in noi e, nella fede, ci si affida completamente a Dio. Non mi vanterò di quello che faccio io, ma di ciò che ha fatto Cristo per me.

martedì 3 ottobre 2023

Anch’io voglio venire!

Zac 8,20-23  e Luca 9,51-56 

Dio è il pastore universale, egli  vuole radunare la folla dispersa, non rendendola tutta uguale, con un’unica lingua e visione, ma con la molteplicità dei colori delle persone, con i dialetti, le lingue e le diverse tradizioni. È presente un Dio pastore che guida e sorregge, un Dio che attrae con il suo amore incondizionato. Ama ogni suo figlio, nella sua diversità. “Anch’io voglio venire!”. Queste sono le parole che escono dal cuore di chi ha trovato ciò che aspettava da sempre.
Bisogna mettere molto impegno per ridare speranza a chi l’ha persa, è un’opera che solo il Signore compie, cancella le tenebre e porta la luce nel cuore. 

lunedì 2 ottobre 2023

Un angelo come amico

Esodo 23,20-23 e Matteo 18 1-5.10

Figure mitologiche, di tradizione o fantasia?
Nel testo biblico certamente una presenza singolare, come ci testimonia il libro dell’Esodo che, dando voce a Dio, afferma: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui.. Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari». Che meraviglia: il nostro cammino verso la pienezza della vita,  on è un andare solitario ma affiancati da una presenza celeste! Insomma, mentre ci apprestiamo a vedere il volto di Dio, siamo affiancati da qualcuno di così speciale che tale volto lo vede già..   

domenica 1 ottobre 2023

Il "sì" nella vita di tutti i giorni

Ez 18,25-28; Sal 24; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32  

Gesù non dialoga semplicemente, non insegna soltanto, ma accetta il confronto serrato con il mondo, e in particolare con quel mondo che resiste alle sue parole, che è scettico rispetto ai segni, che è indifferente circa il mistero ... Questa pagina del vangelo descrive e racconta lo scontro tra Gesù e i Sacerdoti e i capi dei Giudei. Ma cosa mette in evidenza questo scontro?

Forse semplicemente la fatica di vivere per il regno e la conversione, il cambiamento o trasformazione che richiede. 

Di fronte ai nostri NO, che sono NO al Regno, e di fronte ai SI che sono per il regno, proviamo a rivedere la nostra vita e correggiamo personalmente e come comunità, tante condizioni che ci impediscono o limitano il coraggio di assumere seriamente e con amorevole cura e impegno "il lavoro" del Regno.

In altre parole, il "SI" ci fa vivere nello Spirito del Risorto, il "NO" ci chiude nel nostro egoismo.

Il si è apertura, il no è chiusura. Ogni apertura produce la Chiesa, ogni chiusura genera un morire in noi stessi, e il morire della comunità. Il SI, è proposta, è innovazione, è entusiasmo e meraviglia ...

Il no è egoismo, è isolamento è rinuncia al mistero che ci attende.

Ecco allora, chi ha il coraggio di cambiare la sua vita e di vivere secondo il vangelo, cioè secondo Gesù?

È vivere secondo il Vangelo, quando ciò che nella mia vita si coinvolge con Gesù è solo quella frazione di tempo che sono 45 minuti della Messa della domenica? Si perché ammettiamolo, oltre a questo tempo nel resto della vita, Dio è un esodato.

Nel vangelo, Gesù non vuole fare l’elogio delle prostitute e dei peccatori, ma l’elogio di chi ha il coraggio di cambiare vita, di chi ha il coraggio di dirgli concretamente dei si.

Gesù elogia chi ha il coraggio di passare da un “NO” ad un “SI”.

Gesù elogia chi, di fronte alle difficoltà o ad un problema, ha il coraggio di rimboccarsi le maniche e di fare qualcosa.

Oggi potremmo dire che quelle prostitute e quei pubblicani sono il simbolo di tutti coloro che cercano la realizzazione di una umanità più piena, si impegnano e lottano per una società più giusta.

Non una comunità virtuale, tantomeno ideale, astratta o puramente spirituale, ma chi con il suo si, costruisce la comunità a partire dal servire la comunità; genera relazioni buone; edifica il Regno e la Chiesa di Cristo.

Il passaggio dal NO al SI, dal rifiuto alla proposta, significa passare dall'essere credente al diventare credente credibile.