venerdì 17 maggio 2024

Amare e riconoscere

At 25,13-21 e Gv 21,15-19

Il dialogo tra Gesù risorto e Simone, sul lago di Galilea, rappresenta l'apice o la conclusione di un itinerario rivelativo da parte del Signore. 
Il Risorto si dispone a favore di una maturazione progressiva e fondamentale: quella della sua propria identità filiale, lasciando Simone libero “aggiornare” la sua personale esperienza.  Centrale in questa progressione è la relazione di amore: nell'amare si svelano le identità più vere, umane e divine.

giovedì 16 maggio 2024

Conoscere nel dialogo

At 22,30;23,6-11 e Gv 17,20-26

Anche noi dobbiamo riconoscere un particolare rapporto tra la Chiesa (popolo/comunità  e non come istituzione) e il  Regno di Dio, in cui gli uomini saranno definitivamente raccolti nell’unità. L'essere della Chiesa come tale ne costituisce come un anticipo e una figura, che si manifesta principalmente nell'esperienza del dialogo, capace di dolcezza e di rispetto; una Chiesa che vive l'accoglienza non come sincretismo o proselitismo, ma come capacita di relazione con ogni uomo, indipendentemente dalla sua cultura, religione e orientamento ideale. Una Chiesa così non si sentirà come una cittadella assediata da nemici da combattere per difendersi, ma si sentirà sempre piu realtà che esprime il Regno di Dio nel tempo.

mercoledì 15 maggio 2024

Consacrati per il mondo

At 20,2838 e Gv 17,11-19

Ciò che Gesù rivela attraverso le sue parole è la nostra appartenenza al mistero di Dio. Egli vuole farci capire che Dio è nostro Padre e che la nostra origine e il nostro fine è lui. Cosacrati per il mondo è un modo per condensare insieme appartenenza e libertà; alterità e natura, vuol dire pienezza della relazione. Siamo consacrati perché figli e fratelli; per essere "sacramento", cioè segno efficace della paternità di Dio. Gesù è venuto a manifestare e rivelare tutto questo, cioè ad aprire il nostro cuore a comprendere la nostra vera identità. E questo é il fine ultimo della nostra consacrazione, della nostra appartenenza al mistero di Dio: "perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia".

martedì 14 maggio 2024

Amici miei ...

At 1,15-17.20-26 e Gv 15,9-17

Gesù manifesta il suo amore per noi nella forma dell’amicizia perché in quella relazione di amicizia mette il dono della propria vita per noi. Ecco che la sua amicizia è vera e totalmente inclusiva, perché mira a inserire gli amici nella relazione che lui stesso ha con il Padre. Inqu4sta relazione di amicizia si impara a fare dell'amore il principio trasformate e generativo della vita. Il discepolo di Gesù non dovrebbe avere nemici, perché ogni nemico é potenzialmente trasformato in amico dall’amore. 
Quanto siamo distanti da questo comando di Gesù: quante divisioni tra noi, anche dentro la nostrza comunità cristiana; divisioni che causano crepe a volte difficili da colmare!

lunedì 13 maggio 2024

Abbiate pace in me

At 19,1-8 e Gv 16,28-33

Gesù conosce il cuore dei discepoli e anche la fragilità della loro fede, che si scontra con lo scandalo della croce e deve passare attraverso una dispersione, secondo il disegno misterioso delle Scritture, egli sarà lasciato solo dai suoi, misterioso passaggio di scandalo, difficoltà e scoraggiamento, ma è la premessa della pace e della gioia duratura, perché fondata sulla resurrezione.
Ogni volta che pensiamo di essere “arrivati”, il Signore, con un po’ di ironia, ci fa comprendere che la fede vera è molto oltre le nostre limitate comprensioni o i nostri sentimenti spirituali. 

domenica 12 maggio 2024

Ascendere per rimanere

At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

I brani di Vangelo che abbiamo ascoltato in questo tempo pasquale ci hanno ripetuto più volte che Gesù è venuto a portare la vita in abbondanza, a donare la pace vera, a lasciarci la sua gioia. 

Ma dove trovare tutto questo? Come si realizza questa promessa? 

La liturgia di oggi è il Vangelo ci raccontano il ritorno di Gesù al Padre: al v.19 leggiamo infatti che il “Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra del Padre”. In realtà cosa rappresenta tutto questo se non la conclusione di un tempo ben definito e storicamente concreto, esperienza della comunità  delle origini, il tempo in cui il risorto ha fatto vita con loro, comunione con loro. L'Ascensione rappresenta la conclusione di quella esperienza, ma non l'assenza o la separazione da Gesù.

Gesù ha compiuto la sua missione, ha dato la vita per i suoi amici, ha aperto a una relazione di amore e di fiducia con il Dio Padre. Da ora inizia il tempo in cui egli agisce insieme con loro e conferma la sua Parola con i prodigi operati dai discepoli. Ora inizia il tempo in cui il regno di Dio è per tutti e il vangelo ha come destinatari ogni uomo e donna.

È il tempo in cui colui che parte ... rimane!

Il suo partire non equivale al nostro rimanere senza di Lui. Anzi, proprio la sua ascesa al cielo è ciò che gli permette di abitare ovunque sulla terra. Perché  questo compito, missione e vocazione il Signore affida  ai suoi e ad ogni discepolo.

Il Signore lascia la terra e i discepoli possono portare ovunque la sua presenza. 

Questo è il grande mandato dei discepoli del Signore.Come è possibile questa vocazione:

1) Amando tutti, amando anche questo mondo così ingiusto e scellerato ... Amare significa avere passione per ogni uomo, alimentare il desiderio che tutti siano salvati.

2) I segni che compiamo devono portare la vita e non la morte. La missione dei discepoli nel mondo consiste nel sottrarre potere alla morte, nello strappare alla morte la capacità di tenere prigionieri gli uomini. 

3)Credere in lui, avere fede in lui ... capace di vincere ogni morte e forza mortifera. Ecco che la nostra gioia è piena quando il dono di Dio per la nostra vita non si ferma a noi, ma, attraverso di noi, raggiunge i nostri fratelli. Oggi, smettiamo di fissare il cielo come se qualcosa dovesse cadere dall’alto e iniziamo a occuparci della terra: il Risorto è all’opera. Che c’è? Ancora non lo vediamo?


Ascensione

Sappiamo che moriremo tutti, anche l’universo. passando per i buchi neri e giungendo allo zero assoluto. Forse resteranno fotoni vaganti, ma in un universo freddo e ormai spento. È la morte termica, ed è dovuta a quanto descritto nel secondo principio della termodinamica. In questo principio abbiamo riscoperto così una verità decisiva, che la scienza racconta a modo suo: nulla di quanto è sotto i nostri occhi è eterno. Neppure l’universo. Tutto ha una fine. La celebrazione dell’Ascensione di Gesù, che la Chiesa ci propone questa domenica, ci dice però che tutto ha, soprattutto, un fine. (…) Gesù torna al Padre e dona una pace unica perché si mette alle spalle la morte, ogni morte, ogni nulla. Apre la strada che porta all’oltre. (…) Se l’idea di morire assale il nostro cuore e l’idea che l’intero universo si spegnerà, se il futuro o il presente sono silenzio e inerte freddo, con l’Ascensione celebriamo l’evento decisivo che porta l’umano dalla terra al Cielo, direttamente nel cuore della Trinità, dove né ladro, né tignola, né principi della termodinamica possono strapparci via. (…) La nostra speranza non è nei cieli ma “nei cieli dei cieli”. L’inizio del tutto che si muove inesorabilmente verso la fine di tutto ha trovato un fine per tutto che tutto riassume e glorifica al di là dello spazio e del tempo. Un nuovo cosmo, un nuovo ordine, che risponde alla relazione e non alla connessione, all’amore perpetuo come unica forza gravitazionale che tiene insieme quanto non si allontana più. L’Ascensione è la storia di un rapimento verso l’oltre e l’Altro, un rapimento d’amore di un corpo ferito dal male ma non vinto dal nulla. Un calore che non tende a un equilibrio di morte ma che si rigenera continuamente nella dinamica del dono di sé in un equilibrio di vita, per sempre. Per te.

sabato 11 maggio 2024

La vera gioia

At 18,23-28 e Gv 16,23-28

Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. È questo il desiderio di Dio Padre per ciascuno dei suoi figli. Non è una gioia del mondo, o che consola le nostre fragili umanità. È la sua gioia, quella del figlio dell’uomo, nel cui nome emerge il nuovo senso delle cose, il senso del vivere e dell'esistere per sempre nella risurrezione del corpo, come condizione di eternità. È questa possibilità e prospettiva che viene sussurrata al nostro cuore nell'inimicizia con Gesù salvatore!

venerdì 10 maggio 2024

In attesa di nascere

At 18,9-18 e Gv 16,20-23

L’immagine del parto è molto significativa, e coglie in profondità da un lato la drammaticità della nostra condizione umane, come anche il dono di vita eterna che ci è connaturale in quanto amati e creati dal Padre. Cristo, nel suo passaggio attraverso la morte ci conduce al dono di una vita nuova, di cui faremo misteriosamente esperienza. Questa immagine ci conduce a una nuova logica e interpretazione della nostra esistenza e delle realtà in cui viviamo. Noi tutti quanti ci troviamo come dentro un grembo materno, che ci sta partorendo con dolore ad una vita più bella e più piena. Tutte le sofferenze, dolori, fatiche, limiti, difficoltà che incontriamo a livello personale e sociale non sono altro che le doglie del parto della creazione che geme e soffre finché non sia avvenuta la nascita definitiva dei figli di Dio.

giovedì 9 maggio 2024

Un poco per tutti

At 18,1-8 e Gv 16,16-20

I discepoli di Gesù hanno vissuto il mistero del suo non esserci a partire dall'esperienza della morte in croce e della sua resurrezione il terzo giorno. Così anche la consegna dello Spirito non è per Gesù solo l’atto di spirare, ma molto più, esso è l'atto di consegnare, donare la vita, la sua, agli uomini. Come lo vediamo? Lo vediamo nell’agonia nell’orto, lo vediamo legato, condotto da Anna e da Caifa, lo vediamo giudicato, sputacchiato, condannato, ucciso e morto. E poi da li a poco ... non lo vediamo più. Ma è anche il tempo della gioia senza fine. Della gioia della risurrezione. Non è mai facile comprendere questi tempi e la loro successione; quando vivremo anche noi il tempo della partenza, e comprenderemo il significato del suo andarsene, allora gusteremo la conseguenza della vita nuova donata dallo Spirito.

mercoledì 8 maggio 2024

Tutto ciò che è del Padre è mio

At 17,15.22-18,1 e Gv 16,12-15

Difficilmente si riesce a comprendere la "grandezza" del vivere la fede in Cristo. Questo è vero per i primi discepoli, come pure per noi oggi.  La testimonianza di Giovanni, chiama in causa lo Spirito: ricevendo il dono dello Spirito, siamo condotti, nel tempo, ad approfondire la verità del mistero di Gesù e a comprenderne l’immenso significato.
Lo Spirito conduce chi crede e la Chiesa nella sua globalità, dentro la storia, e nella verità tutta intera, che si dischiude nel tempo. Questo significa che anche nella Chiesa c’è un progresso, una crescita, che attraversa la storia e permette una sempre più profonda comprensione del mistero di Cristo. Ecco perché non dobbiamo temere i tempi di transizione: cambiamenti inevitabili, cioè novità dello Spirito.

martedì 7 maggio 2024

Tristezza salutare

At 16,22-34 e Gv 16,5-11

Di fronte alle parole di Gesù i discepoli fanno esperienza della tristezza. Una situazione nuova, dovuta al fatto di doversi abituare ad un nuovo modo di entrare in relazione con il maestro, non più nella carne ma attraverso lo Spirito Santo. Anche per noi la tristezza può essere un indicatore importante, per allontanarci da ciò che ci impedisce di conoscere Gesù in modo nuovo e abituarci a cercare interiormente l’azione dello Spirito.  Solo il distacco da certe forme, possessive, che rischiano di ingombrare il nostro cuore, conduce a seguire meglio lo Spirito Santo. Certi cambiamenti, certi distacchi, a volte così dolorosi, alla lunga possono risultare davvero provvidenziali!

lunedì 6 maggio 2024

Attenzione, pericolo di scandalo

At 16,11-15 e Gv15,26-16,4

Che strano accostamento: quando verrà il Paraclito (lo Spirito) ci sarà anche la possibilità dello scandalo. Lo Spirito darà testimonianza di Gesù. Occorre allora che ciascuno lasci risuonare nella propria vita credente quel soffio dello Spirito che è la vita quando è secondo la Parola. Occorre lasciarsi raggiungere dal vento dello Spirito; è come se nella vita si aprisse una porta, una volta per tutte, esperienza scandalosa per molti e anche impossibile ma nello stesso tempo, così eminentemente umana, quando la Parola assume la centralità della vita, spesso così difficile da intendere,  è in questa tensione che ci si scandalizza.

domenica 5 maggio 2024

Mistagogica ... sconosciuta

At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1 Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

Il vangelo di questa domenica del tempo di Pasqua ci mette di fronte a tre situazioni, se vogliamo camminare nella vita cristiana. È la sesta domenica di Pasqua, ci avviamo alla conclusione del tempo mistagogico per coloro che (adulti) hanno ricevuto il battesimo la notte di Pasqua. Un tempo nel quale riconoscere la bellezza e nel quale iniziare a dare testimonianza della propria scelta per Gesú. È il tempo liturgico attraverso il quale siamo messi nella condizione di accostare da vicino il mistero di Dio e il "rinascere dall'alto che fa di noi dei salvati".
Il vangelo ci offre tre situazioni che accompagnano la scelta di seguire Gesù, e la "sequela"in generale; situazioni che possono realmente rileggere come condizione del cammino di chi ricevuto il Battesimo e quotidianamente si trova a vivere nel mondo la propria sequela a Cristo e il modo di attualizzarla.
Sentirsi amati; la gioia cristiana è la certezza di essere stati scelti.
Sentirsi amati è la conseguenza di essere in relazione autentica con Gesù risorto. Ci sono troppi battezzati che non si sentono amati, e sono cristiani dal volto triste e dalla vita spenta. Le parole di Gesù circa il suo modo di amarci sono di immediata concretezza: "Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”.
Si rimane nell'amore solo quando lo si corrisponde; l’unica garanzia di rimanere nell’amore del Signore è amare il proprio fratello, nella totale gratuità.  La gratuità dell'esperienza di amare è ciò che Gesù sperimenta come amore del padre per lui, ed è il suo modo di amare i suoi discepoli e chi incontrava ogni giorno .... L’amore del Signore, è vero, è credibile, quando si trasforma in atteggiamenti di servizio nei confronti degli altri. L’amore, quindi, non rimane un sentimento, ma ha bisognosi concretezza, una concretezza che rende più bella la vita, mia e dell'altro.
La gioia cristiana. La caratteristica del credente è la gioia, una gioia che non dipende dalle circostanze della vita, se le cose mi vanno bene o mi vanno male, se gli altri mi vogliono bene o non me ne vogliono, questa gioia è interiore è la conseguenza del mio donarmi agli altri; è la conseguenza del  vivere relazioni di vicinanza e di comunione. La gioia si genera ogni volta che attraverso forme nuove e inedite di servizio, di collaborazione, di condivisione, di generosità, vivo il comandamento che Gesú ci ha lasciato: "amatevi come io vi ho amato". Vi ho detto queste cose perché la mia gioia” – è la gioia stessa di Gesù, e Gesù è Dio, quindi è una gioia divina – “sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Quindi l’esperienza di amare genera la gioia del e nel cuore credente.
Siamo stati scelti. Non è un privilegio essere cristiani ... essere scelti, ma indubbiamente rappresenta una condizione di straordinaria possibilità di fare di tutta la nostra vita, di tutta la nostra esistenza un unico frutto di bellezza e di bontà inestimabile. Siamo scelti per "andare" e portare frutto.
La relazione di Gesù con i suoi discepoli non è quella di amicizia: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto”. Il ‘portare frutto’ è condizionato dall’ ‘andare’. Non è un rimanere statici, rimanere fermi ad attendere che gli altri vengano da noi, ma è ‘andare’. E dove bisogna andare? Certamente verso chi vive forme di esclusione, e tutti coloro che nella vita ancora non hanno incontrato il Signore.
 


sabato 4 maggio 2024

Di chi siamo?

At 16,1-10 e Gv 15,18-21

Di quale mondo parla Gesù quando afferma che noi discepoli non siamo del mondo? Forse dobbiamo rinnegare il mondo in cui viviamo? E perché il mondo dovrebbe odiarci? Insomma quale idea di mondo ha in mente Gesù?
Per Gesù il discepolo troppo attaccato al mondo perde il senso del suo esistere e, inoltre, verrà criticato, scartato e odiato dallo stesso mondo a cui si era affidato, legato. Quello stesso mondo ora trascinerà il discepolo nel vortice del nulla, dove scompare appunto la scena di questo mondo. Anche questo nostro mondo, così civilizzato e avanzato, sarà lo stesso mondo che ci sovrasterà, se non saremo noi stessi a fare del mondo uno spazio nuovo e migliore.

venerdì 3 maggio 2024

Santi Filippo e Giacomo

 1 Cor 15,1-8 e Gv 14,6-14

Siamo di fronte alle affermazioni che Gesù fa di sé stesso e del suo rapporto con il Padre: Non si può giungere al Padre e conoscerlo se non si conosce Gesù, l’unica via per arrivare al Padre. C’è una presenza del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre che è coessenziale ai due. È la logica dell’amore, la dialettica dell'amore che unisce al punto che l’uno è nell’altro e l’altro è nell’uno, ci si appartiene reciprocamente. Mistero dell'esistenza in Dio, e del suo essere l'amore che tutto muove e che supera ogni logica puramente creaturistica.


giovedì 2 maggio 2024

Un amore gratis

Atti 15,7-21 e Giovanni 15,9-11

Vi ho amato con lo stesso amore con cui sono amato dal Padre. Qual è questo amore in cui Gesù ci dice di rimanere per avere la sua gioia? Qual è questo amore? È l’amore che ha origine nel Padre, perché «Dio è amore». Questo amore di Dio, del Padre, come un fiume scorre nel Figlio Gesù e attraverso di Lui arriva a noi sue creature. Egli dice infatti: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi». L’amore che Gesù ci dona è lo stesso con il quale il Padre ama Lui: amore puro, incondizionato, amore gratuito. Non si può comprare, è gratuito. Donandolo a noi, Gesù ci tratta da amici – con questo amore –, facendoci conoscere il Padre, e ci coinvolge nella sua stessa missione per la vita del mondo. (Papa Francesco)

mercoledì 1 maggio 2024

A ragion del vero

Genesi 1,26-2,3 e Matteo 13,54-58

Stupore e meraviglia lo hanno preceduto ma appena giunto a casa sua, tra la sua gente, Gesú non viene riconosciuto: la meraviglia viene soppiantata dall’incredulità e quindi dallo scandalo. Perché secondo la loro logica non gli pare vero che un Messia fosse così, come quel Gesú che ben conoscevano!
Lo scandalo è facile pure per noi, nella pretesa di ragionare a tutti i costi il mistero di un Dio che si fa uomo. C'è una indagine che si fa solo con la fede: la profondità del nostro essere creature amate da Dio ... Anche questo è irrazionale e scandaloso