domenica 19 novembre 2023

Un talento di desiderio

Pro 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30

Spesso siamo di fronte a queste parole di Gesù chiedendoci: "Che cosa ne ho fatto dei doni che Dio mi ha affidato?"

Oppure ci viene chiesto di discernere tutti i talenti che ci sono stati dati ...

Ma perché a me solo pochi talenti e ad altri tanti di più?

Perché a me si, e a qualche disabile nulla?

In realtà sono giunto alla conclusione che non siano domande pertinenti col senso delle parole di Gesù rispetto a questa parabola ...

Sono convinto che Gesù stia ancora parlando del Regno dei cieli ... e in verità sta dicendo che ora in questo momento il Regno dei Cieli chiede di essere rendicontato. Il tempo è finito, cioè iltempo esprime il suo frutto ... e lui sta tornando …

Ma cosa significa far fruttare un talento? E' proprio necessario e perché?

Sono convinto che la parabola voglia suggerire invece queste domande, queste prese di consapevolezza ... o meglio questa scoperta del trascendente, del mistero ...

Ma cosa me ne faccio di Dio? Di tutto quanto Dio mi affida?

Posso vivere senza di Lui?

Cosa cambia nella mia vita se Lui c'è?

Se nella mia esistenza c'è il suo donarsi a me?

Questa parabola non è una favola, ma proviamo proprio a pensare come se Gesù, ora,  in questo nostro tempo, ci chiedesse di rendere conto del dono di Dio che ci è stato dato. Il dono di Dio ... Dio stesso, tutto sé stesso, la totalità della sua ricchezza, la sua stessa vita, il suo stesso amare ...

Quei talenti, non sono delle doti umane da fare fruttificare, ma è Dio stesso che si dona a noi, ... e io ... cosa ne faccio?

Credo che l’affidamento di questo “talento” ci sia stato dato nell'esperienza del desiderio, nel desiderare dell'umano, nel desiderio di Lui.

Ecco allora: "Cosa ne ho fatto; cosa ne sto facendo dello spazio esistenziale del desiderio di Dio".

Con il termine “desiderio”, possiamo abbinare: la voglia del momento, ma forse non è questo il desiderio nella sua accezione più vera. Oppure il desiderio come conseguenza di un bisogno ... anche in questo caso siamo lontani dalla genesi del desiderio. oppure possiamo legare il desiderio a un senso di pienezza che non si realizza, uno slancio verso un compimento, una attesa di pienezza non conclusa. Ecco questo già mi piace di più!

La parola "desiderare" viene dal latino: de-sidus, che significa “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, cioè la mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita. Ecco che il desiderio evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Una persona che non desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta.

Ecco che nella parabola il desiderio ha a che fare col dono di Dio, la scoperta del talento come ciò che può dare pienezza alla nostra vita.

"(...) A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. (...) Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro."

E li regola in uno strano modo, infatti quanto uno “guadagna” nella vita, facendo fruttificare il seme di vita eterna che il Padre ha messo in ciascuno, quello rimane suo. Nessuno restituisce i talenti, nessuno consegna il ricavato.

Dio non ci toglie ciò che di bello è cresciuto nella nostra vita grazie al suo dono.

Lui non ci dà i suoi doni per richiederceli indietro aumentati, ma perché la sua presenza nella nostra vita cresca insieme a noi, e perché crescendo, ci porti all’incontro con Lui.

Ecco allora che diventa importante chiederci: Come ho custodito realizzato il desiderio, il mistero che mi è stato affidato?

“Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (...)”. 

I primi due hanno capito e osato, il terzo ha avuto paura e ha seppellito la sua vita: non ha dato al desiderio lo spazio per realizzarsi, non ha avuto cura del desiderio.


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