domenica 30 giugno 2024

Come toccare Gesù

Sap 1,13-15; 2,23-24 Sal 29 2Cor 8,7.9.13-15 Mc 5,21-43

La nostra fragilità e malattia sembra contraddire il principio di esistenza e di vita. Scrivevo alcuni giorni fa sul mio blog: "La malattia ci colpisce nella nostra integrità esistenziale. La malattia ci svela la nostra insufficienza e fragilità, ci colpisce nella relazione con gli altri, con il nostro corpo e ci riconduce a una umiltà che diversamente smarriamo strada facendo. Con questo non auguriamo mai la malattia a nessuno, ma accogliamo anche ciò che la fragilità può illuminare dell'esistenza. È sulle nostre "malattie" che il Dio di Gesù Cristo si china e ci tocca, è l'incontro esclusivo tra noi, mendicanti di amore e quel Dio a cui dobbiamo l'esistenza."
Questa pagina di vangelo è la più bella espressione dell'intreccio della fragilità umana e del mistero di un Dio che patisce per noi è con noi. L'incontro con il mistero redime anche il tentativo furtivo di guarire all'insaputa di Gesú.
Avvolti dalla fragilità ci riconosciamo tutti impauriti e tremanti, come l'emorroissa, come Giairo e la sua famiglia.
Certamente dal vangelo emerge che di fronte alla malattia, siamo fragili e incapaci di guarire, finora riconosciamo che l'ultima malattia, la morte è per noi fatale e risolutiva dell'esistenza. Ma il Dio della nostra esistenza è il guaritore e datore di eternità.
Ciò che irrompe nell'intreccio tra fragilità e mistero di Gesù, è il suo lasciarsi toccare e il suo volere toccare: chi tocca Dio e chi si lascia toccare vive.
Tre considerazioni:
1) Gesù vuole toccare e lasciarsi toccare per incontrarci, egli in realtà non evita e non esclude. Questo ci educa alla necessità di lasciarci coinvolgere, ci invita a farci vicini, a farci accanto.
2) Gesù nel toccare condivide la sua vita, esprime il suo desiderio di guarire, e vuole che chi è toccato senta in sé che è guarito del tutto.
3) Essere toccati, toccare ... anche se tante volte “frequentiamo” il Signore, senza però realmente toccarlo, o lasciarci toccare da lui ... i Sacramenti ...
Tutto questo è molto bello e coinvolgente perché ci rivela, ci fa conoscere ed entrare a contatto col mistero di Dio-amore, con il suo cuore, i suoi sentimenti, la sua volontà, perché suggerisce come noi dobbiamo maturare e alimentare i nostri sentimenti, la volontà e il nostro cuore.
Il toccare di Gesú e il lasciarsi toccare, ci invita a stare allo scoperto di fronte alla nostra fragilità. Dice il Cardinal Pizzaballa che il vangelo oggi ci apre la porta verso un tempo nuovo: un tempo in cui lasciar cadere ogni nostro sentimento di indegnità, ogni nostro timore, ogni meccanismo inconscio che ci porta a pensare di dover guadagnare la salvezza con i nostri sforzi, per credere che, in Gesù, la relazione filiale con Dio ci è data gratuitamente, è un dato di fatto, e si tratta solo di aprirgli sempre di più il cuore. Si apre il cuore quando gli portiamo ogni nostro desiderio di salvezza e di vita. E se è vero che Lui sempre ascolta, tanto più ascolta quando non gli portiamo solo il nostro dolore, ma anche quello di chi abbiamo a cuore. Ora toccati da Gesú lasciamoci prendere per mano e camminiamo ancora con lui.

sabato 29 giugno 2024

Su di te fonderó la mia Chiesa

2Tm 4,6-8.17-18 e Mt 16,13-19

Quale è il senso e il perché della Chiesa per Gesú? Quando pensiamo alla Chiesa questa domanda occorre che emerga con tutta la sua emergenza. Per Gesù la Chiesa ha a che fare con il Regno di Dio,  con la felicità dei figli e soprattutto con la pienezza della vita. Se riduciamo la Chiesa a una istituzione, ci accontentiamo dei certificati per i Sacramenti, ma ci priviamo del mistero. Gesù su Pietro costruisce la possibilità che sempre nel tempo dell'umanità ci sia un Segno che realizzi efficacemente la verità di Dio e dell'uomo. La Chiesa non traduce il nostro bisogno religioso e neppure l'esigenza spirituale. La Chiesa pur con tutta la sua veste umana e fragile è la certezza che il mistero di Dio è toccabile, concreto e accessibile.


venerdì 28 giugno 2024

Oltre ogni purificazione

2Re 25,1-12 e Mt 8,1-4

La malattia ci colpisce nella nostra integrità esistenziale. La malattia ci svela la nostra insufficienza e fragilità, ci colpisce nella relazione con gli altri, con il nostro corpo e ci riconduce a una umiltà che diversamente smarriamo strada facendo. Con questo non auguriamo mai la malattia a nessuno, ma accogliamo anche cio che la fragilità può illuminare dell'esistenza. È sulle nostre "malattie" che il Dio di Gesù Cristo si china e ci tocca. L’incontro tra il lebbroso e Gesù è l'incontro esclusivo tra noi, mendicanti di amore e quel Dio a cui dobbiamo l'esistenza.


giovedì 27 giugno 2024

Signore Signore ... e poi

2Re 24,8-17 e Mt 7,21-29

Lo chiamavano "Signore, Signore", e poi sono così distanti da una relazione vera con Lui. Il rischio è per tutti noi ed è quello di costruire relazioni fatte di parole senza vita. Cosa occorre per crescere nell'amicizia con il Signore? Occorre mettersi prima di tutto mettersi in ascolto. E l'ascolto non è fatto di parole ma di intensità del comunicare: in forma ampia e profonda. L’amicizia con Dio è cosa seria, non è quella dei social che si chiede e si accetta, si mette e si toglie nel giro di un click. L'amicizia con il Signore nasce nell'esperienza di una vita, nel succedersi delle scelte di amore e fedeltà.


mercoledì 26 giugno 2024

Dal frutto ci riconosceranno

2Re 22,8-13;23,1-3 e Mt 7,15-20

Ci sono opere, azioni anche belle ma che nel tempo non portano frutti buoni ... quindi occorre fare attenzione alle opere, non ai frutti. C'è una grande differenza fra opere e frutti. Ce lo spiega molto bene San Paolo quando descrive lebopere della carne e i frutti dello spirito. La vita da discepolo è un continuo discernimrnto di opere e futti, al punto che le opere mostrano la loro caducita nel tempo, mentre i frutti si percepiscono come un dono per sempre, che sempre esprime verità e giustizia. Il discernimento è il vero riconoscimento.

martedì 25 giugno 2024

Prove che costruiscono

2Re 19,9-11.14-21.31-35.36 e Mt 7,6.12-14

Passare attraverso una porta stretta necessità di uno sforzo. Prima di tutto perché la porta stretta ti obbliga a farti piccolo per passare, quasi a ridimensionarti. Inoltre la porta piccola ci costringe a ridimensionare il superfluo che ci accompagna. Quindi metaforicamente la porta stretta dice digiuno, spirito di sacrificio, capacità di distacco dalle cose; mentre la porta larga al contrario dice pigrizia, lassismo, comodità della vita… Ma a guardare bene non è detto che tutto questo sia solo una privazione perché in realtà facciamo verità in noi e rispetto agli altri.



lunedì 24 giugno 2024

Un nome straordinario

Is 49, 1-6 e Lc 1,57-66.80

La liturgia di oggi è dedica alla solennità di San Giovanni Battista, ma di lui a differenza di tutti gli altri Santi festeggiamo la sua nascita in terra. Ma della sua nascita il vangelo ci racconta ben poco, mentre si sofferma sul nome: "... sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Il nome che Elisabetta impone con determinazione rappresenta per tutti uno spiraglio di luce di speranza nella storia di ognuno di noi. Giovanni significa infatti, dono o grazia di Dio. Giovanni ci garantisce nella nostra unicità rispetto a Dio Padre, cosi come Giovanni è dono, ogni figlio di Dio rappresenta una irruzione di grazia nell'insieme di ciò che esiste.

domenica 23 giugno 2024

Coraggio nella tempesta

Gb 38,1.8-11 Sal 106 2Cor 5,14-17 Mc 4,35-41

 

Dopo aver ascoltato il cuore del pensiero di Gesù attraverso le parabole, Gesù invita tutti a muoversi, a non restare fermi sulla propria riva, e ci da’ il buon esempio: invita i discepoli, quelli più vicini, quelli che ha scelto, quelli a cui "in privato spiegava ogni cosa", ad andare dall'altra riva, a raggiungere la sponda pagana del Lago.

Il vangelo ci racconta come questo attraversamento non è privo di difficoltà e di situazioni non sempre, facili da vivere e accettare.

Una difficoltà in partenza all'imbarco:

"Presero Gesù così come era ...": caricarono Gesù sulla barca con tutti i suoi pensieri, le sue proposte ... le sue parabole ... Un carico di novità, di richieste alla conversione della vira, dei cuori, degli atteggiamenti. Gesù è un invito a fare del regno di Dio la novità a cui aderire. I discepoli questo non lo capiscono ancora, fanno fatica a vivere tutto ciò che Gesù propone.

Gesù dorme nella tempesta:

Come è possibile dormire in una tempesta? Forse perché la tempesta, la fatica a raggiungere la sponda opposta, la preoccupazione per le cose che cambiano, non è di Gesù, ma è dei discepoli. I discepoli sono nella tempesta, Gesù è sereno nel voler attraversare il lago e raggiungere tutti coloro che ancora non hanno potuto ascoltare la proposta del regno di Dio.

La tempesta smaschera le nostre ipocrisie da pii e devoti.

Gesù smaschera le nostre piccole e grandi paure di fronte alla sua chiamata a seguirlo, anche in questo attraversamento del lago. C'è un regno da annunciare e da vivere...

La nostra preoccupazione, deve incentrarsi su come fare vangelo (il regno di Dio) in quella distanza che ci separa da coloro che sono abbandonati o isolati sulla soglia della nostra chiesa, in strada, nelle carceri e negli ospedali, aprendoci e andando incontro ai nostri fratelli e sorelle. Si tratta di immergere le nostre realtà nello spirito di Cristo, incrociare il vangelo con la vita quotidiana, cioè, intessere Cristo con tutte le realtà terrene, soprattutto lì dove si formano i nuovi racconti di vita, e dove la passione dell'uomo ha bisogno di toccare la passione di Cristo.

Portare il regno significa smascherare le vecchie e nuove schiavitù che feriscono l’uomo e la donna, specialmente oggi che vediamo rinascere discorsi xenofobi, e promuovono una cultura basata sull’indifferenza e la chiusura, come pure sull’individualismo e l’espulsione. Occorre risvegliare in noi discepoli l'entusiasmo del regno di Dio.

Annunciare il regno significa contrastare l'anti-regno.

Il regno di Dio è come il seme di senape, piccolo gettato nell'orto di questo nostro mondo ... la Chiesa ne è segno profetico ... Ma è proprio a partire dalla realtà che facciamo esperienza dei segni dell'anti-regno. Di tutto ciò che si oppone e distruggere il regno. A partire dalla tempesta delle nostre resistenze e incomprensioni circa la Parola di Gesù, e a seguire delle nostre paure. Annunciare il regno di Dio, raggiungere l'altra riva significa prima di tutto confrontarci con le fragilità, con la diversità e l'inclusione. Non si vive l’annuncio del regno stando sulla nostra sponda a guardare l'orizzonte immaginando altre “sponde” senza raggiungerle.

Anche oggi, che ci sentiamo nella tempesta, pieni di paura e con dubbi che sorgono a ogni colpo di vento. Ma Gesù ci mostra come la fede in lui supera ogni nostra fragilità e ci riconduce alla sua chiamata a seguirlo ogni momento con coraggio e speranza.

 

sabato 22 giugno 2024

Priorità

2Cr 24,17-25 e Mt 6,24-34

Gesù con questo Vangelo ci vuole parlare dell’oggi; è un vangelo attualissimo, considerando l'ansia e le preoccupazioni della vita quotidiana.
Gesù ci dice: "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia. Il resto vi sarà dato in aggiunta." Cioè semplicemente ci chiede di mettere in ordine le cose: prima di pensare al cibo, al vestito o al futuro, viviamo l’oggi della vita, riconosciamo il dono che riceviamo dal donatore e allora saremo certi che nulla ci potrà mai mancare. Non permettiamo alle cose di avere il sopravvento sull’essenziale, sulla nostra eternità.

venerdì 21 giugno 2024

Gli occhi del cuore

2Re 11,1-4.9-18.20 e Mt 6,19-23

Due "detti' di Gesù che legati insieme determinano una comprensione originaria della nostra esistenza. Siamo fatti per essere in relazione con il mondo; il guardare ci apre non solo alla conoscenza esteriore ma pure alla rielaborazione interiore: "lampada del corpo è l'occhio e se l'occhio è chiaro tutto il corpo sarà nella luce", tutto ciò che viene filtrato ed elaborato dall'occhio può influenzare il nostro interno. È dal di dentro che costruisco lo sguardo sulle cose. Ed è nel mio interno che idealmente pongo il cuore, cioè il luogo del mio tesoro.

giovedì 20 giugno 2024

Dio è Padre

Sir 48,1-14 e Mt 6,7-15

Il nostro Dio non è il Dio dei pagani che si invoca a forza di parole. Gesù ci dice che il volto di Dio è quello di un Padre. Con questa parola cambia tutto. Cambia radicalmente il modo in cui credere in Dio. La preghiera non è fatta più di parole, ma di presenza, di vicinanza, di tenerezza, di sguardi, di fiducia, di un'intima relazione con colui dal quale sai di essere amato come può essere amato un figlio. Se Dio è Padre la nostra religione no può essere un rito o una liturgia, ma occorre essere figli, prendere consapevolezza di essere figli, amati, desiderati fortemente voluti da un Padre.

mercoledì 19 giugno 2024

Cosa avviene nel segreto?

2Re 2,1.6-14 e Mt 6,1-6.16-18

Posso fare tante cose belle, ma ad un certo momento mi devo chiedere: perché faccio queste cose? Gesù in questo discorso mette in crisi anche le cose buone. Mette in discussione pure l’elemosina, il digiuno e la preghiera. Perché prego? Perché faccio l’elemosina? Perché digiuno? La cosa più importante nel mettere in discussione è smascherare l'ipocrisia religiosa che sorprendentemente cresce proprio nell'orto della Chiesa.

martedì 18 giugno 2024

Come amare?

1Re 21,17-29 e Mt 5,43-48

Non possiamo amarci solo tra noi cristiani, rinchiusi nella nostra dorata comunità, o in una scelta esclusiva evv selettiva. Ma poi cosa significa amare in modo di essere “perfetti come il Padre”.
Forse occorre chiarire cosa significa amare per un discepolo di Gesú? Essere perfetti nell'amare, non è una questione motivata moralmente ... non si ama per essere bravi christiani. Per Gesù amare ha voluto dire preferenza per i peccatori; non un amore eroico, ma fragile; un amare senza pregiudizio un amore spesso non corrisposto. Ma all’ora di che perfezione stiamo parlando? La perfezione è amare  ache ciò che può sbagliare. Amare è perdonare le nostre imperfezioni e quelle degli altri.

lunedì 17 giugno 2024

Un taglione amorevole

1Re 21,1-16 e Mt 5,38-42

Nella mondo biblico la legge del taglio e era una norma che tendeva a regolare e superare le logiche di vendetta. Infatti la vendetta a quei rischiava di essere sproporzionata, implacabile e feroce. Quindi la legge aiutava a non esagerare. Nel Vangelo questa norma ormai di consuetudine viene rielaborata in chiave positiva e propositiva. Gesù ci fa capisce che il male genera male e il bene non vien fuori da una spirale di violenza. Per porre fine al male occorre opporgli il bene; se al male rispondi con il male, … ne vien fuori solo male.




domenica 16 giugno 2024

Alla ricerca del regno perduto?

Ez 17,22-24 Sal 91 2Cor 5,6-10 Mc 4,26-34


Anche nella preghiera del Padre Nostro chiediamo venga il regno ... ma oltre a qualche idea astratta, cosa significa questa espressione così antica: "regno di Dio".
Se il regno è una istituzione, un altro organismo per esprimere storicamente la presenza di Dio, forse dovrei dire che non mi interessa. Ecco allora che diviene indispensabile capire cosa intendeva dire Gesù con l'espressione regno di Dio, quindi da non intendersi in senso anti romano, come forse tanti a quel tempo lo interpretarono.
Partendo dalle immagini, comprendiamo che il regno esprime il modo in cui Dio si comunica nella storia e nel tempo.
La stessa immagine della parabola non vuole darci una definizione rigida, ma suscitare in noi la comprensione di come è quando il regno si realizza in noi e nella nostra vita. Quando e come questo regno di Dio assume concretezza.
Un primo livello di comprensione è legato all'immagine che va compresa nel suo insieme come un tutt'uno...
Poi non si può capire Cristo senza il regno che egli è venuto a portare. Ne consegue che la missione sulla terra di ogni cristiano «è inseparabile dalla costruzione del regno». Identificarsi con Cristo e i suoi desideri implica, per i cristiani, «l’impegno a costruire, con lui, questo regno di amore, di giustizia e di pace per tutti». «Ci si santificherà solo consegnandoci corpo e anima per dare il meglio di noi in tale impegno».
A camminare sulla via della santità, che ha il nome e il volto di Gesù Cristo, siamo chiamati tutti. E la strada da percorrere è quella delle Beatitudini. Il regno dei cieli, infatti, è per coloro che non pongono la loro sicurezza nelle cose, ma nell’amore di Dio; per coloro che hanno un cuore semplice e umile e non presumono di essere giusti e non giudicano gli altri; per coloro che sanno soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce; per coloro che non sono violenti ma misericordiosi e cercano di essere artefici di riconciliazione e di concordia. Le Beatitudini «sono lo specchio in cui guardarci, quello che ci permette di sapere se stiamo camminando nel sentiero giusto: uno specchio che non mente».
Ecco allora che il regno rivela alcune caratteristiche, il regno non vuole essere o instaurare una istituzione ma si rende evidente in una relazione:
- con Cristo;
- con la Parola;.
- con la Chiesa.

sabato 15 giugno 2024

Invece di giurare, scegli!

1Re 19,19-21 e Mt 5,33-37

Il giuramento esprime una sottile tentazione di autosufficienza ovvero una volontà esclusiva di potere. Nel giuramento si vuole superare ogni forma di debolezza e scarsa autonomia; nel giuramento io stesso mi elevato garanzia delle mie affermazioni di fronte alla debolezza di chi mi ascolta. Nel giuramento ti propongo di confidare nelle mie possibilità come se tutto dipendesse da me, ma nella vita accadono sempre cose che ti superano e che ti spiazzano. Gesù sembra volerci mettere di fronte a una evidenza e concretezza estremamente umana: la nostra vita è fatta di scelte concrete, non di pensamenti e ripensamenti, di buone o cattive intenzioni, di giuramenti e di spergiuri.

venerdì 14 giugno 2024

Il peccato nel pensiero

1Re 19,9.11-16 e Mt 5,27-32

Prima di ogni azione, il peccato è generato nella mente, nei desideri, nelle intenzioni. Questa consapevolezza la esprimiamo anche nel "confesso" all'inizio della messa quando nell'atto penitenziale diciamo: "confesso a Dio onnipotente in pensieri, parole, opere ed omissioni". Anche il pensiero quindi rientra nei peccati da confessare?
Seconndo le parolevdi Gesù: “Dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi [violenze], adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze [bugie], diffamazioni …” Il peccato di pensiero consistema nel legarsi affettivamente a quell'idea, a quella immagine sapendo che non è il mio bene, eppure nel pensiero la assecondo.

giovedì 13 giugno 2024

Ma io vi dico ...

1Re 18,41-46 e Mt 5,20-26

"Ma io vi dico ..." Gesù non vuole assolutamente negare i comandamenti, ma si pone nella condizione di dire qualcos’altro di più radicale e più profondo. Ma io vi dico: non basta non uccidere. Ci vuole qualcos’altro.
Gesù va alle radici del male, la radice del male è l’ira e l’ira è il principio dell’omicidio, l’ira è un sentimento/agito, un “movimento contro” che io sento, un contro l’altro che percepisco contro di me. Quindi l’altro non è colui che consideri subito l’avversario, l’antagonista? È istintivo, è così. Quindi il problema è guarire il nostro cuore perché l’altro sia il mio fratello.

mercoledì 12 giugno 2024

Esistenza di Gesù

1Re 18,20-39 e Mt 5,17-19

Pochi giorni fa su "Avvenire" un articolo riproponeva un confronto con una teoria di un filosofo che negava l'esistenza di Gesù. Certamente non si può risolvere la questione con esternazioni ideologiche, ma per comprendere il "caso Gesù" occorre uno studio approfondito delle fonti e della realtà storica di appartenenza. Il Vangelo di Matteo di oggi, ci fornise subito una chiave di lettura: "in Gesù si compie e realizza la legge mosaica e la profezia", cioè Gesù è il compimento della promessa che è in origine di Israele. Non si può scindere Gesù da questo suo retroterra di origine.

martedì 11 giugno 2024

DNA della missione

At 11,21-26;13,1-3 e  Mt 10,7-13

Un cristiano che non evangelizza non ha senso. E come si evangelizza?
Dire che il Regno è vicino significa guardare con speranza alla nostra vita e dare speranza a tutti coloro che incontriamo. Ma che cos'è che mi fa andare avanti che mi apre alle possibilità dell'annuncio? E’ Gesù, è lui che dobbiamo testimoniare e annunciare, è nel suo nome che dobbiamo "guarire e consolare". E’ Lui il senso del nostro vivere, la speranza contro ogni disperazione.

lunedì 10 giugno 2024

Beati quando vi perseguiteranno ...

1Re 17,1-6 e Mt 5,1-12

Vivere il presente, porta con sé l'incognita di doversi confrontare con il le esperienze generate dal male. Sono oltre 365 milioni i cristiani nel mondo che subiscono persecuzione per la loro fede. Oltre 5000 coloro che nella persecuzione, nell'ultimo anno, hanno trovato la morte. Per un cristiano la persecuzione non può essere vista come un incidente di percorso, ma è condizione in cui il discepopo di Cristo, si scontra con il male e, come il suo maestro vive su di sé il segno contraddittorio della croce, luogo d’incontro tra l’ingiustizia dell’uomo e la giustizia di Dio, ma noi sappiamo che “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio”, perché anche la quotidianità va redenta,con la nostra vita.

domenica 9 giugno 2024

Un cristianesimo fuori di sé stesso....

Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35

La lettura continua di Marco ci porta pogressivamente ad accostarci a Gesù e a rispondere alla sua chiamata a seguirlo, confrontandoci con le situazioni vissute da lui stesso, attualizzando il tempo della predicazione.
Soggi siamo ancora all’inizio della narrazione di Marco, immediatamente la chiamata di Levi ...Ed ecco che i gesti e le parole di Gesù, creano sconcerto tra coloro che lo incontrano. Tutti faticano a capire chi è questo Gesù, così fuori dagli schemi, così imprevedibile. A lui si rimprovera di non essere come ce lo siamo immaginato, come vorremmo che fosse, è un Messia che non aderisce all’idea che ci siamo fatta di Lui. Marco ci dice che Gesù era diventato una persona nota, conosciuta: la fama dei suoi miracoli si era diffusa, per cui dove Lui si fermava, lì si radunava molta folla. E aggiunge una nota interessante: la folla che si radunava era tanta che Gesù e i suoi discepoli “non potevano neppure mangiare”.
Ciò che emerge nella fatica del quotidianotidiano è un Gesù incomunicabile che non riesce più a sfondare i pregiudizi, e che non convince più rispetto alla novità di vita che porta. In definitiva non c'è adesione rispetto alla proposta.
Abituati a pensare rispetto a un modello passato, le parole di Gesù oggi sembrano incontrare solo refrattarietà, una durezza culturale e sociale che da tempo non si sperimentava. La stessa impermeabilità che era all'origine della predicazione, così come ce la presenta Marco: Gesù risulta un satana, un imbarazzante maestro che porta fuori dall'istituzione religiosa per come la si conosce; oppure semplicemte è un pazzo un fuori di sé e dalla vita della gente comune.
Dietro queste situazioni estreme ci sta il rapporto/confronto con il Vangelo, con ilsuo annuncio. Oggi giorno non riusciamo a trovare la porta giusta per far risplendere Cristo, il problema allora è proprio il nostro e non di questa cultura. Essere dei Cattolici vuol dire essere aperti a tutte le espressioni culturali, perché occorre raccogliere da ciascuna ogni singolo frammento della bellezza di Cristo per ricondurli all'unità. Essere chiesa è comunità èun po l'immagine di Gesu che guardaxattornoa lio e dice: ecco mia madee,ecco i moei fratell, ... chi fa la volontá del Padre mio ecc...
Gesù insegnacalla Chiesa e a tutti noi come guardarci intorno, nel tentativo estremo di cercare il contatto, intercettando lo sguardo, gli occhi della gente, come a voler leggere dentro ognuno la disponibilità ad accoglierlo.
Gesù ci dice che a lui appartiene chi è disposto a correre il rischio di passare come chi sceglie la “spazzatura” e gli scarti del mondo, di essere preso per un pazzo scatenato, di essere un incontenibile ed ingenuo folle.
Forse per troppo tempo abbiamo inteso come cattolico, solo quella forma ed espressione nella cultura che si realizzava un certo modo di esprimere il "Cristo" ... un modo esclusivo, imprrmeabile e refrattario al confronto ... cisiadeguava ad essere credenti e cristiani upin un certo modo!
Ora sembra che sia è la cultura attiale, lo stile di vita della gente, impermeabile e refrattario al mostero di Cristo, al Vangelo ... mi sembra che si siano generate distanze incolmabili. Di fronte a tuttoquestocosa occorre fare cone Chiesa, come conunita?
Occorre spendere tempo per gridare che quel cattolicesimo del passato si è perso, perchè ha generato e proposto un Cristoche oggi è incomuicabile, lo ha reso un idolo che sostituisce Cristo vero.
Il confronto con la quotidianità ci chiede:
1) di aprirci alla esperienza della misericordia, che è quella del perdono del Signore, un perdono che desidera raggiungere tutti, prendendo coscienza delle durezze umane che escludono e respingono il perdono ... l'odio fratricida, la guerra, l'intolleranza ...
2) capacità relazionale: chi entra nella relazione con il Signore, si spalanca una possibilità relazionale infinita e ricchissima, dove siamo per il Signore, nonché gli uni per gli altri, fratelli, sorelle e madri.
In tutto questo scimpiglio oscomoaginazione della realtà occorre tenere ferma una immagine, quel.a dell'uomo più forte ... Noi dobbiamo continuare a custodire quel legame che il signore ore vuole realizzare lui è il più forte che vuole legarci a lui, per garantici la vita rispetto a ogni satana, a ogni divisore e a ogni pazzo, che vuole disperdere le nostre speranze di felicità.

sabato 8 giugno 2024

Cercatori del Dio bambino

Is 61,10-11 e Lc 2,41-51

Gesù si è perso o erano i suoi genitori che lo avevano perso? Lui era perfettamente al suo posto ad occuparsi delle cose del Padre suo. Al contrario erano i suoi genitori ad averlo perso. Forse anche a noi capita di perdere Gesù tra le mille preoccupazioni e i problemi quotidiani. Ecco che come Giuseppe e Maria corriamo a cercarlo perché il rischio è perdere la cosa più bella della nostra vita. Questo vangelo è un nvito a fare d i noi dei cercatori di Dio.

venerdì 7 giugno 2024

Ho visto il suo cuore

Os 11,1.3-4.8-9 e Gv 19,31-37

Che cos'è il Sacro Cuore di Gesù, che festeggiamo oggi? È il cuore nuovo offerto per noi, affinché possa abitare nel nostro per dare vita al nostro organismo spirituale per farci rivivere nella pienezza della vita. Il cuore di Gesù è fisico spirituale, e nell'insieme il cuore è elemento vitale, sia dell'una come dell'altra. Il cuore è indispensabile per la vita! 
Ma il cuore rimanda anche ad altro da noi. È immersione nei sentimenti, affetti e soprattutto nell'amare il cuore diviene il centro pulsante. Queste suggestioni di  sfondo ci aprono quindi ad una considerazione di fede. Se il battito del cuore è segno dello spirito in noi, possiamo supporre che nel nostro cuore abiti lo spirito di Cristo, a cui apparteniamo.

giovedì 6 giugno 2024

Amare ci fa solo bene

2Tm 2,8-15 e Mc 12,28-34

Quando amare è una priorità, non siamo troppo lontano dal Regno dei cieli. Amare significa non anteporre nulla all'altro, è darsi tutto per l'altro in una relazione che assorbe tutto e sacrifica tutto. È questa esperienza di gratuità che permette di crescere nell'arte di amare al punto estremo in cui l’amore si trasforma dal donare al donarsi. Amare non è fare sacrifici per amore ma essere sacrificio. In realtà amare ti permette di capire che non dai niente se non dai tutto!

mercoledì 5 giugno 2024

Mi basta un Dio vivente

2Tm 1,1-3.6-12 e Mc 12,18-27

Quando riflettiamo sull'eternità, sul dopo morte, in realtà trasferiamo in quelle riflessioni le nostre aspettative, sicurezze e paure; come se tutto dovesse proseguire secondo un nostro schema e in base alla realtà attuale. Ma in Paradiso tutto ciò, non avrà alcun senso, perché non esisterà più il mio e il tuo, ma tutti saremo in Cristo. Questa nuova dinamica di appartenenza sbarazzerà i nostri piccoli calcoli e i nostri bisogni egoistici, perché l’amore di Gesù ci farà amare in una libertà infinita. Sognare e pensare al Paradiso, è semplicemente prendere coscienza che le nostre logiche o aspettative  terrene sono perdenti. 

martedì 4 giugno 2024

A Dio non si paga nessun tributo

2Pt 3,11-15.17-18 e Marco 12,13-17

Pagare le tasse non è il vero motivo per cui Marco ricorda questo avvenimento; l'evangelista ci fa capire quale fremito ha percorso il cuore e la mente del Signore di fronte alla meschinità di certe provocazioni. Il vero problema che Gesú smaschera è un altro, riguarda le nostre priorità, i nostri attaccamenti; Gesù ci chiede a chi vogliamo dare il cuore della nostra vita: a chi vogliamo appartenere? Potete anche pagare il tributo ai potenti della terra, dice Gesù, ma solo a Dio vanno rese lode e gloria. A Cesare si pagano le tasse, ma a Dio si consegna la vita. 
 

lunedì 3 giugno 2024

Figlio amato = escluso

2Pt 1,2-7 e Mc 12,1-12

Nulla di strano in questa Parabola, nulla di diverso da quanto nella realtà possiamo vedere e sperimentare: Non c’è nessun riguardo, nessuna tutela o privilegio per il Figlio di Dio. Il vero problema che Gesù mette in evienza in questo racconto è l'egoismo: pensare prima di tutto al mio bene, il progettare secondo la mia volontà e mettendomi ben poco in ascolto della volontà del Padre; pensare che l’eredità sia tutta mia. Ma questo è il pensiero comune del nostro tempo: tutto è nostro, tutto ci appartiene ... e colui che è "Signore della vigna" lo "gettiamo fuori dalla vigna”.

domenica 2 giugno 2024

La messa è il sacrificio di donarsi

Es 24,3-8 Sal 115 Eb 9,11-15 Mc 14,12-16.22-26

Che cosa è la "messa" per me?

Oggi a questa domanda devo dare una risposta ... la più vera possibile!

Chiarire a me stesso il mio rapporto con la "messa" ... mi servirà anche per comprendere questa solennità della Chiesa che celebriamo. La solennità è nata nel periodo medievale, era un periodo difficile, nel quale si metteva in discussione la presenza reale del Signore nelle specie del pane e del vino, si metteva in discussione il senso stesso dell’eucarestia. Una tentazione ricorrente che anche oggi riaffiora anche nella vita delle nostre comunità e soprattutto nella vita dei singoli battezzati. Oltre al fascino che ancora esercita la "prima comunione" nell'immaginario infantile, e nel modo in cui i genitori e le famiglie vivono questo sacramento, ogni rilevanza dell'eucaristia sembra svanire nella maturità umana dei battezzati. A questo minimismo e irrilevanza aggiungiamo pure che siamo forse tentati di ridurre l'eucaristia solo a un momento conviviale, ad un incontro comunitario. Dal valore e da ciò che rappresenta la messa ne deriva anche la consistenza e rilevanza del mio rapporto con l'Eucaristia oggi.

Tornando all'origine della solennità, quando papa Urbano IV istituì la Solennità nella chiesa si metteva in discussione la presenza reale di Gesú nel pane e nel vino. Oggi la lontananza dei cristiani dalla messa genera di conseguenza un allontanamento dalla padola di Dio e anche dal pane del cielo. L'allontanamento causa di irrilevanza e del venir meno della fede come priorità della vita e dell'esistenza.

La solennità rimette ancora oggi al centro della attenzione dei fedeli il segno eucaristico come priorità nella vita e della fede. Vivere la messa è fare eucaristia è quindi esprimere un atto di fede in un rivelarsi di Dio che chiede fiducia. Dio si rivela all'uomo (Abramo, Mosè ecc...) e chiede di fidarsi delle sue parole ... 

Parole che ridisegnano il rapporto con il mistero della vita e dell'esistenza. La Messa diviene l'occasione della lode a Dio, ma ora, per via di Gesù è anche il banchetto celeste, la Pasqua eterna! Il Dio che si fa carne e dona la vita per noi resta con noi, nel pane celeste, che nutre la nostra fame di vita. Da questo pane-presenza discende che non c’è comunità senza eucaristia. Di più: l’Eucarestia forma la comunità. L'Eucaristia è il punto di partenza della vita comunitaria. Da lì si attinge la forza di donarsi l’uno all’altro. Nel celebrare il sacrificio di Cristo per la vita del mondo acquista senso anche il sacrificio di ciascuno. È lì, nella celebrazione, che si aprono per noi gli occhi per vedere cieli e terra nuovi, per imparare lo stile di Dio, che è quello di donare la vita all’altro, di amarsi gli uni gli altri.

sabato 1 giugno 2024

E ... le nostre pretese

Gd 1,17.20-25 e Mc 11,27-33

Tutto nel Tempio funzionava come un orologio svizzero, tutto nel culto è attestato, provato e documentato ... nulla per scribi e farisei deve essere lasciato alla libera intuizione del fedele. Poi arriva Gesú,  questo maestro della Galilea e scompagina tutto, egli si opponeva a chi in tutti i modi vuoleva fare della religione un un ambito sigillato e autorizzato.
Nelle nostre parrocchie ancora troppo spesso ci confrontiamo con le nostre rigidita e la nostra fame di regole o di patenti di ortodossia. Cerchiamo di non trasformatci in super-devoti ovvero scribi e farisei del nostro tempo.