domenica 9 giugno 2024

Un cristianesimo fuori di sé stesso....

Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35

La lettura continua di Marco ci porta pogressivamente ad accostarci a Gesù e a rispondere alla sua chiamata a seguirlo, confrontandoci con le situazioni vissute da lui stesso, attualizzando il tempo della predicazione.
Soggi siamo ancora all’inizio della narrazione di Marco, immediatamente la chiamata di Levi ...Ed ecco che i gesti e le parole di Gesù, creano sconcerto tra coloro che lo incontrano. Tutti faticano a capire chi è questo Gesù, così fuori dagli schemi, così imprevedibile. A lui si rimprovera di non essere come ce lo siamo immaginato, come vorremmo che fosse, è un Messia che non aderisce all’idea che ci siamo fatta di Lui. Marco ci dice che Gesù era diventato una persona nota, conosciuta: la fama dei suoi miracoli si era diffusa, per cui dove Lui si fermava, lì si radunava molta folla. E aggiunge una nota interessante: la folla che si radunava era tanta che Gesù e i suoi discepoli “non potevano neppure mangiare”.
Ciò che emerge nella fatica del quotidianotidiano è un Gesù incomunicabile che non riesce più a sfondare i pregiudizi, e che non convince più rispetto alla novità di vita che porta. In definitiva non c'è adesione rispetto alla proposta.
Abituati a pensare rispetto a un modello passato, le parole di Gesù oggi sembrano incontrare solo refrattarietà, una durezza culturale e sociale che da tempo non si sperimentava. La stessa impermeabilità che era all'origine della predicazione, così come ce la presenta Marco: Gesù risulta un satana, un imbarazzante maestro che porta fuori dall'istituzione religiosa per come la si conosce; oppure semplicemte è un pazzo un fuori di sé e dalla vita della gente comune.
Dietro queste situazioni estreme ci sta il rapporto/confronto con il Vangelo, con ilsuo annuncio. Oggi giorno non riusciamo a trovare la porta giusta per far risplendere Cristo, il problema allora è proprio il nostro e non di questa cultura. Essere dei Cattolici vuol dire essere aperti a tutte le espressioni culturali, perché occorre raccogliere da ciascuna ogni singolo frammento della bellezza di Cristo per ricondurli all'unità. Essere chiesa è comunità èun po l'immagine di Gesu che guardaxattornoa lio e dice: ecco mia madee,ecco i moei fratell, ... chi fa la volontá del Padre mio ecc...
Gesù insegnacalla Chiesa e a tutti noi come guardarci intorno, nel tentativo estremo di cercare il contatto, intercettando lo sguardo, gli occhi della gente, come a voler leggere dentro ognuno la disponibilità ad accoglierlo.
Gesù ci dice che a lui appartiene chi è disposto a correre il rischio di passare come chi sceglie la “spazzatura” e gli scarti del mondo, di essere preso per un pazzo scatenato, di essere un incontenibile ed ingenuo folle.
Forse per troppo tempo abbiamo inteso come cattolico, solo quella forma ed espressione nella cultura che si realizzava un certo modo di esprimere il "Cristo" ... un modo esclusivo, imprrmeabile e refrattario al confronto ... cisiadeguava ad essere credenti e cristiani upin un certo modo!
Ora sembra che sia è la cultura attiale, lo stile di vita della gente, impermeabile e refrattario al mostero di Cristo, al Vangelo ... mi sembra che si siano generate distanze incolmabili. Di fronte a tuttoquestocosa occorre fare cone Chiesa, come conunita?
Occorre spendere tempo per gridare che quel cattolicesimo del passato si è perso, perchè ha generato e proposto un Cristoche oggi è incomuicabile, lo ha reso un idolo che sostituisce Cristo vero.
Il confronto con la quotidianità ci chiede:
1) di aprirci alla esperienza della misericordia, che è quella del perdono del Signore, un perdono che desidera raggiungere tutti, prendendo coscienza delle durezze umane che escludono e respingono il perdono ... l'odio fratricida, la guerra, l'intolleranza ...
2) capacità relazionale: chi entra nella relazione con il Signore, si spalanca una possibilità relazionale infinita e ricchissima, dove siamo per il Signore, nonché gli uni per gli altri, fratelli, sorelle e madri.
In tutto questo scimpiglio oscomoaginazione della realtà occorre tenere ferma una immagine, quel.a dell'uomo più forte ... Noi dobbiamo continuare a custodire quel legame che il signore ore vuole realizzare lui è il più forte che vuole legarci a lui, per garantici la vita rispetto a ogni satana, a ogni divisore e a ogni pazzo, che vuole disperdere le nostre speranze di felicità.

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