domenica 4 giugno 2023

Trinità oggi

Es 34,4-6.8-9; Dan 3, 52-56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18

Al numero 233 del catechismo della Chiesa Cattolica è detto che i cristiani sono battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”; poi al numero 277 si aggiunge che non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.

La Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in sé stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina.

Tutta la storia della salvezza (dal peccato e dalla morte) è la storia del rivelarsi all'umanità del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Troppo spesso noi stiamo di fronte a Dio non come cristiani, ma come gli ebrei o come i musulmani. Ci ostiniamo a parlare con Dio - un solo Dio - senza renderci conto che questo Dio, pur essendo totalmente uno, è anche Trinità.

Oggi, celebrare questa solennità ci porta a ripensare al nostro modo di percepire, capire e comprendere il mistero di Dio.

Quando sono in Terra Santa, quando mi trovo a Gerusalemme e incontro un mussulmano mi interroga il suo modo di percepire un Dio che per lui può essere solo unico; come pure quando incrocio ebreo, che mi evita, pure di non incrociare il mio sguardo, perché ritenuto un eretico e causa di impurità; eppure tutti ritorniamo quel Dio unico, Dio di Abramo; Dio dei Padri e dei Profeti, Dio di Mosé e pure Dio di Gesú.

Gesù non ha spiegato Dio, non ha definito un dogma, non stabilito dei principi. Gesù invece ci ha parlato del Padre; di sé stesso come Figlio, e dello Spirito dell’amore, lo Spirito Santo.

Ma anche l'Antico Testamento ci parla di Dio. L'immagine del Dio sul monte, così come Mosè ha sperimentato rischia di essere inadeguata.

Ad alcuni farebbe comodo un Dio solitario e inaccessibile, per altri sembrerebbe solo un anacronismo. Un'immagine che va resa chiara soprattutto per il grande contenuto di comunione che rivela: "il signore cammina in mezzo a noi, e fa di noi la sua eredità".

Un Dio vicino che cammina ... cosa significa? Cosa significa oggi nella indifferenza trasversale che viviamo?

Anche nel vangelo siamo immersi nella esperienza di vicinanza.

Il dialogo tra Gesù e Nicodemo ne è il chiaro esempio.

Nicodemo va da Gesù di notte, per paura di essere visto dai suoi colleghi che provano fastidio per questo nuovo Rabbi senza diploma, che viene da una Nazaret da niente, da una Galilea dei pagani, da cui non è mai venuto fuori nulla di buono, figuriamoci un profeta.

Eppure lui, è stato toccato, affascinato da quel maestro di Galilea che mette in pratica i comandamenti e i precetti in un modo nuovo: polemico circa le decime per il tempio; che  si intrattiene con le prostitute e mangia con i peccatori.

Quando Gesù parla di Dio gli si illumina il volto, pare che lo veda con gli occhi. Gesù è libero e innamorato di un Dio che chiama Abbà, lo chiama suo Padre.

Ecco, Gesù ha spostato l’attenzione dalla Legge di Dio al volto di Dio. Siamo abituati a spiegare alla gente quello che deve fare per Dio, e Gesù spiega quello che Dio fa per l’uomo. Nicodemo è rimasto toccato proprio da questo agire, dal fare di Dio per noi.

Ma oggi, quale Dio ci affascina? Il Dio raccontato da Gesù o un altro Dio?

Ma anche la nostra comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, quale Dio rivela?

La bellezza di Dio rivelata da Gesù non risiede in una perfezione che Dio Padre sa benissimo che non potremmo raggiungere mai, ma la vera bellezza è fatta di quel completo affidamento della nostra vita, con le sue gioie e le sue ferite, alla sua misericordia, è fidarsi che Lui può e vuole amarci e salvarci, appena gliene diamo la possibilità.

 

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