domenica 11 giugno 2023

Corpus Domini

Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

"Nel 1263, nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena, avvenne un prodigioso miracolo eucaristico. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, in pellegrinaggio verso Roma, mentre spezza l’Ostia consacrata viene attraversato dal dubbio circa la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. In quell’istante dall’Ostia escono alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale. Un anno dopo nel 1264, Papa Urbano IV, con la bolla “Transiturus” istituisce la Festa del Corpus Domini per tutta la cristianità, per ricordare il prodigioso segno e per rinsaldare la fede nella presenza reale di Gesù nell’eucaristia".
È evidente che in un contesto di società cristiana quel segno accaduto a Bolsena, quella Processione che diviene atto pubblico di fede nella presenza reale di Gesù hanno un senso e un significato ben precisi.
Ma nel nostro contesto di società post-cristiana?
Si perché ci piaccia o no, dopo la secolarizzazione dovuta all'affrancarsi del mondo moderno; dopo la scristianizzazione generata dall'esodo del sacro; e la globalizzazione che ci ha aperto a una visione mondiale, ci ritroviamo immersi nel post-cristianesimo. E i segni non comunicano più lo stesso significato e senso.
Occorre uno sguardo attento a ciò che trasmettiamo oggi con i nostri segni ... forse modalità un poco vecchie che non comunicano più un significato a tutti comprensibile ... certe processioni pubbliche sembrano esprimere l'arrivo dei marziani, o un frammento di un vecchio film storico, o nel migliore dei casi di don Camillo e Peppone.
In questo nostro tempo, se quella farina impastata con acqua non è solo un pezzo di pane che rappresenta un simbolo di un avvenimento passato - l'ultima cena con Gesù -, quasi fosse un reperto che richiama la memoria ... Ma è Gesù stesso che in forza delle sue parole, nella consacrazione quel pane è la sua persona; allora occorre che ragioniamo sul fatto che quel pane è Gesù stesso, è lui, in tutto ... non è un'immagine, ma è una persona, ed è presente e reale ...
Nel modo in cui mi comporto con una persona, un amico o un conoscente, almeno in modo analogo dovrei comportarmi con Gesù, in ciò che lo rappresenta, in modo reale e personale...quel pane è persona ... se questo è vero, questo fa la differenza.
Questo segno del pane a cui tutti noi cristiani siamo stati iniziati durante la nostra fanciullezza, oggi ci domanda: Chi sono; cosa sono, per te?
Gesù, in ciò che i vangeli ci raccontano è molto chiaro, non solo per ció che è l'ultima cena, ma soprattutto per ció che ha detto di sé stesso nei vari passaggi tra miracoli del pane e discorsi sulla vita, fino alle apparizioni del risorto ... a Emmaus e sul lago di Galilea.
Il Signore non si presenta come un obbligo morale, o un impegno esistenziale, un ricordo passato, ma un incontro di amorevole presenza ...
Certamente è anche importante il fare memoria il ricordare, altrimenti cadiamo nell’oblio che è la radice di tutti i mali, cioè nella dimenticanza o perdita di noi stessi e della nostra identità.
Gesù vuole essere dono, vita eterna donata a ciascuno uomo. Egli è il dono di Dio, un donarsi che significa darsi totalmente, cioè disperdersi dentro le sue creature come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo.
Mangiare e bere Cristo - ci ha detto Paolo - non è «fare la comunione» ma è «farmi comunione con Lui». Il Verbo si è fatto carne perché la carne è venuta a prendere dimora in noi.

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