domenica 24 settembre 2023

La vera ministerialità e missionarietà

Is 55,6-9; Sal 144: Fil 1,20c-24.27a; Mt 20,1-16

 

Come capire e attualizzare questa bellissima parabola nella nostra realtà?

Forse significa che dobbiamo riferirci al reddito di cittadinanza o quello minimo universale garantito?

O al concetto più lavoratori meno lavoro per tutti?

O addirittura che non esiste alcun merito da riconoscere?

E perché non potrebbe intendersi nell'ottica di un indiscusso potere dell'imprenditore?

Tutte riletture che troverebbero un comprensibile riscontro ... se non fosse che Gesù sta parlando con Pietro che gli ha appena chiesto quale corrispettivo gli spetta per averlo seguito in quella avventura.

Ecco stiamo parlando di Chiesa, di quella comunità di discepoli che Gesù ha chiamato a sé e che ancora continua a chiamare nei secoli.

Cosa significa essere una Chiesa di chiamati?

(Vado a chiedere alla gente: "Quando, Gesù ti ha chiamato? Che ora era? Che lavoro ti ha chiesto di fare? Che lavoro/occupazione svolgi nella Chiesa?)

In realtà a me sembra che la parabola getti luce su "Ministero e Ministerialità" parole che hanno a che fare col servire nella Chiesa e al servire della Chiesa.

Tutti noi siamo dei chiamati non da un'agenzia di collocamento, ma a vivere nella Chiesa le conseguenze del nostro battesimo.

Da quando Gesù ci manda nel mondo, a partire dal nostro battesimo, in realtà manda la Chiesa. La Chiesa è fatta per evangelizzare, è la sua missione e la sua missionarietà.

A partire da Gesù, fin dall'inizio, è chiaro che la missionarietà, è andare verso l'altro, per annunciare il Regno dei Cieli, agire il Regno di Dio fra di noi.

Siamo Chiesa a partire dal nostro battesimo, e siamo Chiesa nel mondo, non separata dal mondo. Infatti la Chiesa è quella parte di mondo che guarda a Gesù come salvatore. Ecco ciò di cui siamo missionari, non di noi stessi e delle nostre convinzioni.

La Chiesa e la comunità fin dalle origini, sono la culla dei ministeri, dove ciascuno portava ciò che gli viene riconosciuto dall'apostolo per rendere concreto il servizio ai fratelli.

Ecco allora come questa pagina del vangelo, va ben oltre una semplice corrispondenza alla Chiamata a lavorare in parrocchia ..., ma come esaltazione di chi "lavora per il Signore".

Il cristiano nella comunità mette a disposizione il proprio dono, San Paolo li chiamerà carismi alcuni di questi dono sono messi a disposizione con continuità. I ministeri Istituiti o di fatto non sono sostitutivi ma integrativi di quello Ordinato.

I ministeri nel continuo riferimento alla Parola e all'Eucaristia, rendono evidente che la comunità Cristiana non si autogenera da sola, ma che è convocata e mandata da Cristo. Ecco il Ministero Ordinato è memoria del ministero stesso di Cristo. Nel ministero ordinato è Cristo che Pasce, è Cristo risorto che riconferma e che chiama. E' Cristo che rianima, suscita, pasce nel ministero la Chiesa ... perché è la sua Chiesa, non la nostra Chiesa.

La parola di Dio, di Cristo dice il lettore, deve risuonare allora ogni giorno nella vita ..

L'eucaristia che è il corpo di Cristo vivo e risorto, dice l'accolito deve essere espressione sempre dell'amorevolezza di Dio ... sempre

I ministri ci aprono alla comprensione del dono e dei doni dei carismi che Dio suscita nella Chiesa

Parlare di ministero e ministerialità è parlare di futuro ... non tanto per necessità, ma per entusiasmo ...

il futuro della Chiesa sarà quello di una Chiesa sempre più fraterna, sempre più aperta al ministro, i propri doni materiali, psico affettivi, tutto ciò che in noi è carisma è opera dello spirito per il bene comune, esprimerà una libera e vera comunione, al punto che più ministeri ci saranno più ci saranno anche vocazioni al ministero ordinato.

Ecco allora il bellissimo punto di contatto, Dio è talmente grande nella sua bontà che sempre, a ogni ora chiama a farci responsabili e parte attiva e viva di un ministero che è servire nel bene e nella carità la Comunità Cristiana in modo da poter servire i fratelli, ovunque.

il nostro ministero, non corrisponde a far contento il proprio parroco, ma a corrispondere al desiderio di Cristo di incontrare ogni uomo, di accogliere con cuore aperto gli ultimi che, proprio in quanto tali, desiderano incontrarlo e riconoscerlo con sete ardente.
E' proprio strano questo padrone ... che di nuovo “uscì verso le nove del mattino” ...

Ormai quelli che aveva assoldato erano sufficienti per lavoro, ma il padrone non guarda la propria necessità, ma guarda il bisogno degli operai.

Predilige la pienezza del lavorare nella vigna al risultato della vendemmia.

Ecco allora che “Ne vide altri che stavano in piazza disoccupati”, disoccupati non perché non vogliano lavorare, ma perché non hanno trovato lavoro, e “disse loro: andate anche voi nella vigna”.

Ripeto, non lo fa per la propria necessità, ma per i loro bisogni. E con questi non accorda un denaro, ma dice “quello che è giusto ve lo darò”, nessuno deve stare in ozio o senza essere "preso a giornata”: “andate anche voi nella vigna”.

Di fronte alla nostra ministerialità, nulla conta circa la retribuzione.

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