domenica 22 ottobre 2023

Di chi è il tuo cuore?

Is 45,1.4-6; Sal 95; 1 Ts 1,1-5; Mt 22,15-21

In queste domeniche la Parola del Vangelo ci ha portato in vario modo a confrontarci con il Regno dei cieli. Noi, come anche i giudei e i discepoli al tempo di Gesù abbiamo reagito in modo diverso, in ragione della nostra storia ed esperienza, come del nostro essere coinvolti col maestro di galilea. Oggi il vangelo ci porta a prendere una decisione: tu quale rapporto hai con il Regno dei cieli? Ne sei parte oppure no!

Breve introduzione: è una vicenda triste quella narrata oggi nel Vangelo, è la storia di un intrigo, di una trappola, di un inganno.

Discepoli dei Giudei e sostenitori di Erode, pur di togliere di mezzo Gesù, hanno accettato anche di compiere un sacrilegio, quello di portare nel tempio, un luogo Santo, il luogo di Yhwh, il segno pagano dell’idolatria romana, una moneta dell'imperatore con la sua effige. Che tristezza ... 

Una moneta che per un ebreo credente rappresenta il segno della loro schiavitù. Ma in realtà essi si sono già assoggettati, si sono resi schiavi di quel regno di Roma, e lo usano per i loro scopi ingiusti e criminali.

La risposta o la proposta di Gesù, non è solo un modo molto scaltro di sfuggire a una trama malvagia, ma diventa occasione per lui per porre una domanda a loro come a tutti noi: tu a chi appartieni, di chi vuoi essere?

In realtà ciascuno di noi, anche chi lo nega, ha sempre bisogno di appartenere a qualcuno. Nessuno di noi basta a sé stesso, ma ha bisogno di dare senso al proprio bisogno esistenziale, cioè corrispondere al per chi esisto? Che significa anche: a chi appartengo, per chi sono importante? 

Se la risposta fosse: per nessuno ... sarei solo un disperato, la vita una continua insoddisfazione, o anche un accettare un non senso e una non finalità di ciò che esiste; quindi una non appartenenza.

E io a chi appartengo?

Allora di fronte a questa disputa, io a chi appartengo? Forse alle cose, alla ricchezza, al potere, al pensiero dominante, oppure ai miei sogni, ai legami vitali, o all’amore che provo per qualcuno? Forse posso anche dire che appartengo a Dio che mi ama, a quel Dio per il quale sono prezioso?

I sostenitori di Erode e i discepoli dei farisei pongono a Gesù una di quelle domande taglienti che fanno impennare lattenzione di tutti, e in realtà stanno chiedendo a Gesù: e tu che sembri così libero e dici le cose come stanno, a chi appartieni realmente?

Quale risposta posso dare? A chi restituisco la moneta della mia effige, della mia iscrizione? A chi appartiene la moneta che io sono?

Credo che per ciascuno la propria vita sia lo spazio delle appartenenze, non riesco a pensare una esistenza per sé stessi.

In conclusione.

In un passo della lettera ai Romani ricordo che dice: "Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore."

Di chi è dunque il mio cuore? Se vivere è restituire vita, cioè offrirla ai fratelli; è spenderla con impegno nel collaborare alla creazione; è donarla a chi amiamo, ciò significa che viviamo per restituire amore a chi con l’amore ci ha fatto e ci fa vivere. ed ecco che nel restituirti a Dio, nel dare a Dio te stesso, cioè ciò che è suo, otterrai ancora te stesso, e sarai parte di quel Regno dei cieli che altro non è che la tua felicità realizzata: sarai vigna del Signore, sarai frutti abbondanti raccolti a suo tempo, sarai vignaiolo felice sempre del lavoro affidato ... sarai del Signore è questo ti basterà per sempre.

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